a scUola di relazioni Umane

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a scUola di relazioni Umane
Catia Almeida, Celimontano
Attività di volontariato a Capo Verde
50°
1959/60 • 2009/10
A scuola di relazioni umane
Portoghese, ventiquattrenne, lo scorso anno ha frequentato Celimontano, per il programma Erasmus.
Catia è studentessa di Medicina a Lisbona, iscritta all’ultimo anno: «Avevo deciso di trascorrere il periodo di Erasmus a Roma e volevo alloggiare in una residenza; a Lisbona abito vicino alla Residenza
Alamos e allora lì ho chiesto indicazioni».
D
Com’è stato l’impatto romano?
Mi sentivo persa, non conoscevo una parola di italiano. Ci
ho messo cinque ore, con il dizionario al fianco, a compilare il
test di ammissione per la residenza. Ne è valsa la pena. Sentivo
le matricole già come sorelle dai primi giorni.
D
Come sei stata aiutata?
Gli incarichi mi hanno aiutato moltissimo. Speravo di non
dover organizzare i compleanni. Sono una persona timida e
sapevo che non ci sarei mai riuscita. Era l’ultima cosa che volessi
fare. E invece mi è toccato proprio quell’incarico.
Eravamo in tante. Ogni mese ricorrevano più compleanni. Si
pensava alle esigenze, ai gusti delle persone festeggiate, le idee
erano sempre tante. È stata una cosa piccola che però m’ha fatto
uscire da me stessa per pensare alle altre. Sono riuscita a vincere
la mia timidezza con teatri, giochi, spettacoli. Non mi sentivo
più straniera, estranea. Mi sono ripetuta: valgo quanto le altre.
Mi hanno subito fatto sentire in famiglia”.
D
Qualcosa che ti è costato?
Ognuno ha la sua stanza. Ci sono poi gli spazi condivisi.
Ricordo che la sera alle undici parlavo con il mio fidanzato a
Lisbona attraverso Skype. E tutte le altre mi chiedevano di far
silenzio. Ho imparato il rispetto per gli altri.
Dovevo lasciare la camera libera alle nove per le pulizie.
Tante volte mi costava, soprattutto quando dovevo preparare gli
esami. Ma ho imparato il rispetto per il lavoro degli altri, i tempi.
Ho capito che il mondo non gira intorno a me.
Fondazione Rui
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a tu per tu
i n t e r v i st e
Un’altra cosa era arrivare in tempo per il pranzo o la cena.
Quand’ero a casa mia, finivo il capitolo prima di mettermi a
tavola. Invece lì dovevo lasciare a metà una pagina. Non volevo
fare tardi. Tante volte avrei preferito studiare piuttosto che
partecipare alla tertulia. Mi sono accorta che la formazione non
può solo essere scientifica e medica. Senti parlare di tutto, dalle
amiche di giurisprudenza, lettere. Ti confronti. Sviluppi non
solo la parte scientifica. A una tertulia Maria ha raccontato la
vita di Jane Austen. L’altro giorno qui a Lisbona ho visto un film,
ho riconosciuto la vita della Austen e ho ricordato quella serata.
Mi piaceva stare in portineria.
Mi dava gioia essere la prima
a sorridere alle ragazze che
tornavano stanche dall’università.
D
Insomma anche dalle cose che costano a livello
personale si può ricavare un insegnamento che vale?
Soprattutto dentro quelle cose che costano impari di più e cresci. Questo mi ha fatto uscire dal mio guscio e ho capito che ci
sono anche gli altri, nelle cose piccole.
D
Un incarico che ti piaceva particolarmente?
Mi piaceva molto badare alla portineria. Essere la prima
persona a sorridere alle ragazze che tornavano stanche dall’università mi dava una bella gioia.
D
Per te è stato anche un modo per conoscere l’Italia?
Ho imparato molti paesaggi italiani perché c’erano ragazze
di tutt’Italia e ognuno raccontava delle sue cose locali. Ho visitato tante città, ma il principale turismo è stato dentro le persone
che ho conosciuto. Mi ha trasformato. Ho dovuto imparare
molto anche del Portogallo per poterlo presentare. Tutte erano
interessate molto alla mia cultura.
D
Ci sono state difficoltà oggettive?
Se non fossi stata a Celimontano non avrei neanche finito
l’Erasmus. Il primo mese è stato difficilissimo. Non capivo una
parola a lezione, non riuscivo a parlare italiano. In residenza mi
sentivo a casa, tra sorelle. Mi hanno fatto sentire importante.
Mio padre era preoccupato per questo mio viaggio in Italia, ma
quando ha visitato la residenza e ha conosciuto le persone che
la abitavano si è convinto ed era molto felice per me.
D
Hai qualcosa di divertente da raccontare?
C’era lo stupidario: si scrivevano cose divertenti successe a
ognuna di noi. Ora lo faccio a casa mia e mi diverto molto.
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D
Gli incontri con i professionisti, con il mondo del
lavoro, ti hanno lasciato qualcosa?
Ricordo un professore e manager che ci ha parlato del precariato
del lavoro e della crisi economica in atto. Mi ha fatto comprendere cose che prima non capivo.
D
Un corso che ti è rimasto impresso?
Un corso che mi ha aiutato a vedere i film in una prospettiva nuova è stato quello di Marta Brancatisano sull’antropologia
delle relazioni. Ogni mese si vedeva un film e lo si commentava.
Si finiva per parlare di quelle problematiche anche a tavola.
Questo ti faceva pensare. Ho copiato questo sistema a Lisbona
con le amiche: un modo originale per affrontare i vari problemi,
partendo dal commento di un film.
D
Quali film avete visto?
Espiazione, L’amore non va in vacanza, Il matrimonio
di Tuja, Le vite degli altri. Dovevamo poi scrivere una tesina
relativa ai film visionati. Nel corso di questo lavoro abbiamo
imparato ad avere uno sguardo critico, come leggere un film, il
valore antropologico dei racconti e come possiamo identificarci
nei personaggi. Mi ha aperto un mondo.
D
Perché?
I racconti ti mettono in contatto con esperienze umane
di altre persone. Un film dunque ci può rendere più umani. Ci
fa sviluppare emozioni. La domanda era: ma questo film ti ha
emozionato, ti ha fatto sentire emozioni? E quale personaggio ti
ha suscitato questo? Ti sei calata nei suoi panni? Hai visto cose
della tua vita? Si può imparare dalla vita di un personaggio.
Siamo capaci di sentire con i suoi sentimenti. Che cosa vuole
dire questo film e che cosa portiamo a casa.
Poi abbiamo scoperto il valore dei chiaroscuri, dei paesaggi,
della musiche, i particolari. Per esempio in Casablanca: il modo
in cui Bogart beve il suo caffè è un’immagine che ha appassionato intere generazioni. Altro pregiudizio stroncato: ho sempre
pensato che Shall we dance fosse un filmetto, mentre ora invece
l’ho visto con altri occhi. Le relazioni umane si imparano come
la medicina, come la matematica.
D
Hai portato con te in Portogallo altri insegnamenti
provenienti dalla tua vita in residenza?
Per esempio le diversità tra uomo e donna. Che la fedeltà è
possibile. E soprattutto che il matrimonio è per la vita. Nel corso
dottrinale sulla preghiera ogni quindici giorni ci insegnavano
come si prega: e questo mi ha aiutato moltissimo.
Mi è costato tornare a casa, ma quando sono tornata erano in
molti a dirmi: sei più italiana, sei più bella, aperta. I portoghesi
hanno un carattere più chiuso.