Pensioni, la vera truffa all`Inps: gli assegni di accompagnamento

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Pensioni, la vera truffa all`Inps: gli assegni di accompagnamento
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Pensioni, la vera truffa all'Inps: gli assegni di accompagnamento - G. Villa - Il Giornale -30-04-10
Assorbono più di due terzi della spesa, assegnate anche se il reddito è alto, toccano a chi è invalido al
100%. Finiscono spesso a chi non ne ha bisogno
Indennità di accompagnamento uguale possibile truffa in agguato. Sta qui, nell'ampia zona d'ombra
coltivata per anni, con la cura che si riserva agli affari redditizi, da politici spregiudicati, da medici
compiacenti e dalla criminalità organizzata, la massima criticità di un sistema che, fino all'altro ieri,
erogava pensioni di invalidità senza grandi possibilità di verifiche.
Ed è su questo fronte di guerra che l'Inps della riforma, l'Inps del presidente Mastrapasqua, sta
concentrando i suoi sforzi per raggiungere la massima trasparenza nelle erogazioni dei sussidi. Ma non è
impresa facile se lasciamo parlare i numeri. E i numeri ci dicono che, anche quest'anno, sui 16,7 miliardi
di euro di spesa prevista per l'assistenza dall'Inps, oltre 12 miliardi saranno assorbiti dall'assegno di
accompagnamento. Un assegno che, lo ricordiamo, viene erogato in presenza di una invalidità del 100
per cento, che significa non autosufficienza, impossibilità di muoversi e di nutrirsi. Ma un assegno che,
ecco il fertile terreno in cui si è mossa per anni la compagnia del malaffare, viene concesso, al contrario
della pensione di invalidità, indipendentemente dal reddito del richiedente. Il sussidio di
accompagnamento, in altre parole, spetta al povero come al ricco.
Ma restiamo ai numeri. Nel 2002 le pensioni di invalidità erogate erano 672.248 con un importo medio
del sussidio di 223.07 euro, mentre le indennità di accompagnamento erano 1.094.537 per un importo
medio mensile, intascato dal beneficiario, di 403.5 euro. Numero totale delle due prestazioni: 1.766.785.
Importo complessivo medio mensile erogato: 334.84 euro. Come si può notare il divario fra l'entità delle
due prestazioni era già ampio otto anni fa. Ed è continuato a crescere tanto che a fine 2009 si è arrivati a
832.566 pensioni di invalidità per un importo medio erogato di 258.01 euro, contro 1.804.828 assegni di
accompagnamento distribuiti, per un importo medio di 455.91 euro. Tirando le somme, pensioni di
invalidità e indennità accompagnamento sono in totale 2.637.394, con un importo complessivo medio
mensile erogato di 393.43 euro.
In un mondo che ha bisogno di certezze, la prima certezza, per rispetto ai veri invalidi, è quella di
arrivare a concedere, solo a chi ne ha realmente bisogno, il sussidio. O, meglio, i sussidi, perché
l'assegno di accompagnamento, come dicevamo, si aggiunge automaticamente alla pensione di invalidità
quando questa è del cento per cento. All'Inps, quando li scovano, preferiscono diplomaticamente
chiamarli ex invalidi invece di falsi invalidi. Fatto sta che, archiviati i 200mila controlli dell'anno passato,
che hanno portato a smascherare trentamila scrocconi, quest'anno sotto la lente d'ingrandimento,
imposta dalla decenza prim'ancora dell'onestà, saranno in centomila a tremare e di questi, almeno
ventimila, quindi un invalido su cinque, per ribadire il concetto, non passeranno «l'esame dell'obbligo»
per poter continuare a godere dei benefici. «La cosa più importante adesso - ama ripetere il presidente
Antonio Mastrapasqua - è evitare di laureare nuovi falsi invalidi».
Ma che dove e come è nato l'esercito dei falsi invalidi che rappresenta oggi una pesantissima zavorra nel
bilancio statale? Il dove si può ben individuare in quell'iter estenuante (tredici passaggi per 345 giorni di
media, che arrivavano a quasi due anni in Sicilia) che si doveva percorrere, fino a due anni fa, per
ottenere una pensione di invalidità. Una paradossale trafila: domanda all'Asl, visita medica, trasmissione
del verbale all'Inps, verifica della commissione periferica del ministero del Tesoro, esame del verbale da
parte dell'Inps. A questo punto, a seconda del giudizio dell'istituto di previdenza, ulteriori accertamenti
oppure trasmissione del verbale all'Asl e quindi l'ok dell'ente concessore. Che in molti casi erano Comune
o Provincia. Enti dove le connivenze, il voto di scambio, le clientele hanno dettato legge da sempre,
specialmente al Sud.
In ogni caso tante, troppe stazioni di sosta che, se da un lato punivano i veri invalidi (stando alle
statistiche, su dieci malati di tumore, sette morivano prima di ricevere l'assegno) dall'altro hanno
permesso agli imbroglioni e ai disonesti di organizzarsi al maglio. Di fatto la mancanza di controlli
incrociati fra i vari organismi e l'assenza di un numero di protocollo unico per ogni singola pratica è stata
la solida base che ha favorito l'illegalità. Curioso notare anche che le commissioni di verifica delle
invalidità sono sempre state pagate a cottimo: 7 euro a pratica per ognuno dei quattro medici, tre dei
quali nominati dal direttore generale dell'Asl, a sua volta scelto dai politici. Se si calcola che in certi casi,
soprattutto nelle regioni del Sud, le commissioni arrivavano a esaminare anche quaranta pratiche a
seduta, basta fare una semplice moltiplicazione per considerare a ragione la «questione invalidi», fino a
prima della riforma, un'attività redditizia, che a un medico poteva assicurare 280 euro in mezza giornata.
Che sulla giostra della disonestà girassero, almeno fino all'altro ieri, soldi e voti di scambio l'ha
confermato il pentito Alessandro Galante al giudice palermitano Sergio Demontis. Una pratica di falsa
invalidità può costare anche seimila euro. Secondo la dettagliata ricostruzione che Galante ha reso negli
interrogatori il meccanismo funziona così: a metterlo in moto è il collettore delle domande, di solito un
politico o un medico ben «ammanigliato». Chi procura i sussidi irregolari si divide i soldi degli arretrati,
cioè il credito accumulato dall'assistito dal momento della domanda a quello del riconoscimento
dell'invalidità, mentre il falso invalido incasserà, ovviamente, il suo bell'assegno futuro quando comincerà
ad arrivare.
Drammaticamente chiaro. Come le cifre, altre cifre illuminanti, che sintetizzano la battaglia dei controlli
effettuati dall'Inps nel 2009: 16.404 giudizi medico legali conclusi con la non conferma dei requisiti
sanitari e 4.652 revoche degli assegni a «invalidi» che pur convocati non si sono presentati alla visita
medica di controllo. Probabilmente, supponiamo, perché troppo impegnati a fare jogging o a scalare
montagne.