160 - Adolescenti e adulti competenti

Transcript

160 - Adolescenti e adulti competenti
Dr. Fabrizio Boninu, Psicologo – Psicoterapeuta, Piazza Salento 7, Cagliari
160 - Adolescenti e adulti competenti
Spesso sento dire che non è facile che gli
adolescenti comunichino con gli adulti, che non si riesce a comprendere cosa vogliano, che
dicano di volere qualcuno che li ascolti ma che non sembrino poi in grado di comunicare.
Eppure, e ne parlo anche per esperienza diretta, spesso accade la ‘magia’ per la quale lo stesso
adolescente che non comunica, che non ascolta, che non condivide, elegga un adulto
conosciuto come tramite personale tra il suo mondo e l’altro, quello adulto, che consideri degne
di attenzione le sue parole e presti ascolto ad esse. Come si spiega la ‘magia’? Cosa fa si che
questo rapporto possa essere costruito? Vi riporto in merito il passo di un testo che descrive
molto bene quello di cui sto parlando. Il libro è di Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra con
grande esperienza col mondo adolescenziale. Nel testo si delinea la differenza di rapporto di
ragazzi con adulti ‘qualsiasi’, ai quali stentano a riconoscere un ruolo e, dunque, li appiattiscono
in un ‘tutto indifferente’, e adulti competenti, adulti coi quali entrano in relazione, si aprono
condividendo le loro paure e le loro vite. Cosa fa di un adulto un adulto competente?
Sostanzialmente la competenza è data dalla possibilità che gli adulti hanno di credere in quello
che fanno, che siano in grado di mettersi in gioco e di relazionarsi con empatia all’altro. Nel
brano, come vedrete, si fa riferimento agli insegnanti, ma credo che il discorso sia estensibile
ad ogni tipo di categoria.
Eccovi il brano:
Generalmente per gli adulti la spavalderia degli adolescenti fragili è intollerabile. Non riescono
ad apprezzarla e a divertirsi alle loro gag, perché al fondo delle comunicazioni c’è una certa
dose di implicita denigrazione. Gli adolescenti di oggi affrontano gli adulti senza riconoscere
loro alcun significato simbolico e senza regalare al ruolo sociale che svolgono un’importanza
che meriti deferenza è timore reverenziale. Se gli adulti vogliono essere rispettati, è necessario
che facciano o dicano qualcosa di interessante qui e ora, nella diretta interazione con
l’adolescente e il suo gruppo. Ottengono rispetto e confidenza solo se hanno saputo dimostrare
di conoscere il loro mestiere e di sapere spiegare bene a cosa serva la loro funzione. Che si
tratti di un genitore o di un’insegnante, di un poliziotto o di un medico, di un educatore o di un
allenatore il fatto che abbia l’età che ha e indossi quel ruolo, o eserciti quell’arte, o quel
mestiere non gli regala alcuna importanza particolare agli occhi della tua spavalderia
adolescenziale. Gli adolescenti sono portati a dare del tu a chiunque, convinti che non sono le
differenze visibili quelle che contano, ma le competenze relazionali. Se poi un poliziotto o un
prete, un allenatore o un assistente sociale dimostra sul campo di essere competente, allora si
aprono trattative molto interessanti e gli spavaldi sono disponibilissimi all’ascolto.
Sarebbe utile ed interessante riuscire a capire le caratteristiche che deve avere un adulto per
essere ritenuto ‘competente’ dagli spavaldi. È infatti molto complicato capire quali possano
essere i motivi che fanno sì che fra un centinaio di docenti di una scuola solo quattro o cinque
Blog Lo Psicologo Virtuale: fabrizioboninu.blog.tiscali.it
Dr. Fabrizio Boninu, Psicologo – Psicoterapeuta, Piazza Salento 7, Cagliari
vengano ritenuti competenti. Sembra che l’amore che un insegnante manifesta per la propria
materia sia molto apprezzato (…) purché comunichi la convinzione quasi delirante che quella
disciplina sia fondamentale per la crescita e la realizzazione piena del sè: a queste condizioni
viene posta la premessa affinché quell’insegnante sia ammesso al concorso per l’elezione al
ruolo educativo di adulto competente. (…) Anche un certo livello di curiosità da parte del
docente è generalmente molto apprezzato, purché sia fine a se stesso e sincero, non intrusivo e
pettegolo. Agli spavaldi piace che il loro insegnante dimostri interesse per certe piccole vicende
della loro vita, per alcuni incomprensibili riti della loro generazione, a cospetto dei quali gli
adulti generalmente provano totale disinteresse. L’adulto competente, invece, se chiede è
perché vuole capire, e quindi ammette di non sapere. E’ chiaro che non pretende di sapere
ancor prima di aver chiesto delucidazioni. Se la domanda è pertinente, e documenta un certo
rispetto per gli usi e costumi generazionali, allora gli spavaldi raccontano e spiegano bene,
aprendo uno spazio ed un tempo di confronto educativo sulla quotidianità di enorme interesse
ed utilità. Questo dimostra sul campo quanto sia utile ed interessante un confronto
democratico fra la cultura adolescenziale e quella adulta. Ovviamente la spavalderia pone delle
condizioni che non sono facilmente accettabili da ogni tipo di adulto, poiché pretende che
dietro non vi sia alcun pensiero pedagogico o di curiosità intrusiva o di manovra seduttiva per
carpire benevolenza d’ascolto a favore della propria disciplina.
Una volta deciso che hanno di fronte un adulto competente, gli adolescenti fragili e spavaldi ne
fanno un uso intensivo, dimostrando quanto sia reale e profonda la loro motivazione ad
attrezzare una relazione funzionale col mondo adulto e come sia cruciale per loro sentirsi in
relazione. Quando viene stabilita una relazione educativa gli spavaldi accettano anche livelli
molto elevati di dipendenza e ne sono consapevoli, perché la fiducia che sperimentano li
autorizza a ritirare la denigrazione preventiva che è generalmente inalberano.[1]
Sarebbe da rivedere, dunque, il concetto che gli adolescenti non vogliano parlare con gli adulti.
Anzi, credo sia per loro fondamentale riuscire a stabilire un rapporto costruttivo con uno di loro,
un adulto che possa insegnare con l’esempio piuttosto che salendo in cattedra, che
chieda perché interessato e non per ribadire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, che sappia
ascoltare piuttosto che proclamare, che sia disposto a mettersi in gioco, che accetti il moto
ondivago delle relazioni con un adolescente. Questo fa di un adulto un adulto competente per
me. Con sempre maggior allarme mi rendo conto di quanto siano assenti figure adulte con
queste caratteristiche nel mondo adolescente e mi chiedo quanto gli adulti siano disposti a
mettersi in discussione, arrivando ad intuire come la mancanza di dialogo tra generazioni stia
diventando drammaticamente sempre più pesante.
[1] Pietropolli Charmet, G., Fragile e spavaldo, Editori Laterza, Roma, 2008, pag 116 e seg.
Blog Lo Psicologo Virtuale: fabrizioboninu.blog.tiscali.it