Lufer: in Basilicata tra le due coste
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Lufer: in Basilicata tra le due coste
PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE Lufer: in Basilicata tra le due coste di Marie Vida L’allevamento di Palmino Ferramosca a Tramutola, in provincia di Potenza, a metà tra le coste del Tirreno e dello Ionio, sfrutta al meglio le sue opportunità e si pone come realtà economicamente sostenibile e salvaguardia del territorio, confrontandosi con il mondo globale della selezione delle vacche da latte. “B asilicata coast to coast” è un film di Rocco Papaleo, attore e regista lucano, uscito qualche anno fa e racconta del viaggio in Basilicata di un gruppo di artisti, a piedi e a cavallo, appunto “da costa a costa”. È stato girato anche a Tramutola, proprio a metà tra le due coste, in val d’Agri, dove si trova l’azienda di Palmino Ferramosca. La val d’Agri è un altopiano a 750 metri s.l.m. e lungo una ventina di chilometri, che fu bonificato negli anni cinquanta ed è in buona parte irriguo. Come tutta la regione, è un territorio molto bello dal punto di vista ambientale, ricco di storia, di tradizione e di una fiorente produzione agricola. “Il nostro limite – dice Palmino – è che siamo in una zona poco densamente popolata, a 70 km da Potenza e a 100 km sia dalle coste dello Jonio che quelle del Tirreno. Quindi dobbiamo noi raggiungere i mercati per vendere i nostri prodotti.” 8 BIANCONERO . SETTEMBRE 2013 Palmino Ferramosca con la moglie Esterina Bertucci ed i figli Francesco Luigi e Paolo. L’azienda Lufer si trova nella alta valle d’Agri, nel comune di Tramutola, in contrada Lagarone. Sopra: Il fertile altopiano irriguo dell’Alta Valle dell’Agri, nel sud ovest della Basilicata, circonda l’azienda agricola della famiglia Ferramosca. Negli anni cinquanta Luigi Ferramosca, padre di Palmino, iniziò da una piccola proprietà che si è sviluppata progressivamente negli anni con l’acquisizione di altro terreno, la costruzione di stalle, strutture e abitazioni dei conduttori, oltre a varie innovazioni tecnologiche e scelte strategiche, come i pannelli solari e l’impianto a biogas, che verrà costruito a breve L’azienda agricola Ferramosca ruota intorno all’allevamento bovino, per il quale, su 35 ettari, 21 irrigui, sono prodotti mais per insilato, triticale, due tagli di foraggio, miscuglio di avena e loietto e cinque tagli di erba medica. A volte, secondo l’andamento climatico, il primo o l’ultimo taglio vengono fasciati. L’allevamento porta il prefisso Lufer – prefisso che nasce dalle iniziali di Luigi Ferramosca, padre di Palmino – ed ha intrapreso con decisione la strada del miglioramento genetico per la sessantina di Frisone e lo stesso numero di Brune in mungitura. Le Frisone hanno chiuso il 2012 con una media produttiva di 10.846 kg La stalla costruita nel 2003 è una struttura in ferro che alloggia vacche e bestiame giovane, Frisone e Brune, in numero pari. La sala mungitura 8+8 è dotata di un sistema di rilevamento dati sensibili del latte durante mungitura, (pesatura, conducibilità, velocità di mungitura, etc). L’azienda ha partecipato dal 2001 ad un progetto di confronto tra i vari sistemi di rilevazione dati in mungitura svolto dall’Università della Basilicata e coordinato da Associazione Allevatori di Potenza, che ha introdotto e impostato l’azienda sull’uso di strumenti tecnologici per una sempre maggiore efficienza di gestione. La qualità dei foraggi è stata un altro obiettivo intrapreso dall’azienda, oltre alla genetica e alla gestione della mandria. Palmino Ferramosca sottolinea che i risultati raggiunti dal suo allevamento si devono anche alla consulenza dell’Associazione Regionale Allevatori ed alla sensibilità della Regione Basilicata, che hanno sostenuto notevoli programmi di miglioramento e che, nonostante la situazione di crisi, continuano a portare avanti gli impegni presi di latte – 3,57% di grasso e 3,33% di proteine – con un trend costante di crescita quantitativa e qualitativa negli anni. Le Frisone sono Rank 93 con PFT medio 770 ed hanno ottimi dati gestionali, a cominciare dal Linear score cellule di 1.99, 132 giorni parto-concepimento e 51% di vacche gravide alla prima fecondazione. Palmino Ferramosca sottolinea che i risultati raggiunti, dal punto di vista gestionale, sono frutto di grande collaborazione con i servizi e la consulenza della Associazione Regionale Allevatori della Basilicata, di cui è attualmente presidente. È anche consigliere dell’Associazione Nazionale Bruna Italiana e dell’Associazione Italiana Allevatori. n Quando e come è iniziata la vostra attività di maggiore selezione genetica? Nel 2008, l’aumento del prezzo del latte aveva lasciato qualche guadagno in più in azienda e mi ha spinto ad investire per poter avere in stalla maggiore opportunità di selezione negli animali. Mi fu proposto l’acqui- sto di quattro embrioni di Million, in convenzione con il programma Royal del Ciz: fummo fortunati, con quattro gravidanze, da cui nacquero quattro vitelli, tre maschi ed una femmina. I tre maschi ora sono sottoposti a prova di progenie, al Ciz e a Inseme. La femmina è Lufer Royal Million Beeze che ha GPFT 2104 ed ha partorito naturalmente una vitella di Attila. In tempi successivi acquistai un altro gruppo di embrioni di Jordan, discendenti dal ramo canadese e da quello americano della Leadman Mae: dal ramo canadese è nata una vitella di Bronco Lufer, Bronco Ellen ET, mentre dalla linea americana, il maschio Lufer Royal Jordan Lagarone – dal nome della nostra contrada – è entrato al Centro Genetico, e la femmina Lufer Royal Jordan Lucy, che ha GPFT 2039, il prima possibile sarà sottoposta ad ET. n Ha fatto test genomici ad altri animali? Ad una nostra vacca, Lufer Patron Patrizia, un animale di 11 anni che sta Il caseificio aziendale lavora settimanalmente una quarantina di quintali di latte in mozzarelle fior di latte, caciocavallo e caciotte. Spiega Palmino Ferramosca: “La maggior parte del latte viene conferito come latte di Alta Qualità alla cooperativa di commercializzazione “Nuova Latte” di Eboli (Salerno), mentre il formaggio prodotto da noi lo vendiamo direttamente ai consumatori, nel punto vendita in azienda, nei mercatini di Campagna Amica e Italialleva e nei negozi specializzati” ancora in stalla e rappresenta quello che è il mio obiettivo di selezione, una vacca longeva, che ha partorito ogni anno, con una mammella a posto. I dati genomici non sono altissimi, ma mi riprometto di testare le sue figlie. Abbiamo intrapreso la strada della genomica e la stiamo seguendo, allo stesso modo, anche con la Bruna. Mi aspetto di anticipare i risultati rispetto alle prove di progenie, che si vedono dopo 4 anni, spero che l’attendibilità dei dati salga ancora. Tra gli obiettivi che ci eravamo posti c’è anche sviluppare un mercato di vendita di embrioni, una strada che sicuramente intraprenderemo in un prossimo futuro. n Quali caratteristiche cerca nei tori? Lasciato da parte il latte, per il quale tutte le Frisone hanno già raggiunto una buona predisposizione, guardo nel lineare dei tori la trasmissione di mammelle corrette, arti e, come dicevo, longevità. I caratteri sanitari sono sempre importanti: è vero che ci sono gli indici per misurarli, ma credo che siano molto legati all’ambiente e, se ci sono condizioni estreme in stalla, certamente non possono fare miracoli. Quanto alla bella morfologia, se c’è, va bene, ma la mia selezione non va esclusivamente in quella direzione. Visto il buon trend della nostra genetica italiana BIANCONERO . SETTEMBRE 2013 9 sto usando molto Mascalese, Eudon, Mincio, Glauco, Attila, tori genomici e molti figli di Shottle, Bolton, Mtoto. n La sua vacca ideale è cambiata nel tempo? È cambiata la mia filosofia della vacca ideale negli ultimi anni, ora sono contento di avere animali di taglia media, più funzionali, rispetto a quelli di grandi dimensioni, che hanno difficoltà nelle cuccette. Siamo passati alle cuccette con paglia dalla lettiera permanente, quando abbiamo ristrutturato la stalla nel 2003, e abbiamo costruito una struttura in ferro di 2.400 metri quadri, dove sono alloggiate insieme vacche e il bestiame giovane. La scelta del ferro è stata fatta perché il costo sia della stalla che delle fondamenta era più conveniente rispetto al cemento armato. n Quali sono le innovazioni che hanno maggiormente influito sulla sua azienda? Direi senz’altro il carro miscelatore, con l’adozione del sistema di alimentazione unifeed, che ha cambiato in meglio le prestazioni della mandria, come produzione e costanza della qualità e della quantità del latte. L’altra è aver lavorato sulla qualità dei foraggi, seguendo i consigli dei tecnici della Associazione Allevatori, che ci hanno consentito di avere foraggi che oggi sono particolarmente curati e anche di poter monitorare la qualità del latte, sotto l’aspetto sia qualitativo che sanitario, e questo aiuta moltissimo la gestione della stalla. Ci aiuta pure il poter accedere alle informazioni che ci arrivano dal mondo zootecnico, tramite la stampa specializzata, specifica del settore. n Che sfide comporta fare latte nella sua zona? Noi produttori di latte non ci possiamo misurare con nessun altra industria, con un prezzo del latte predeterminato e non in mano nostra. Negli ultimi tempi non ci sono stati aumenti, mentre tutti i costi di produzione, dalle materie prime all’energia alla manodopera, alla tassazione (IMU, etc) sono aumentati. La sfida per tutti gli allevatori da latte e, a maggior ragione quelli lucani, è migliorare la qualità e la quantità del prodotto, abbassare il costo della 10 BIANCONERO . SETTEMBRE 2013 razione e aumentare il benessere animale, che fa durare a lungo gli animali e diminuisce le perdite per patologie. Facciamo un prodotto di qualità riconosciuta, ma chi acquista non l’apprezza adeguatamente, anche se noto che la grande distribuzione stia rivedendo questo aspetto e credo che in futuro valorizzerà sempre più il nostro prodotto, mettendo in evidenza la provenienza italiana. Un aspetto sul quale possiamo ancora lavorare è cercare di accorciare la filiera, sul concetto del km 0, che fornisce ottime opportunità, non ancora concretamente sviluppate. Per quel che riguarda il mio allevamento, destiniamo il latte alla produzione di Alta Qualità, attraverso la cooperativa di commercializzazione “Nuova Latte” di Eboli (Salerno) ed una parte viene trasformata nel caseificio in azienda in caciotte, mozzarelle, fior di latte, che sono vendute nel nostro spaccio, nei mercati contadini e in negozi specializzati. n Quali traguardi si pone per il prossimo futuro? Conto di aumentare il benessere degli animali e migliorare ancora la gestione dei capi che abbiamo, senza agire sulle dimensioni aziendali, perché questo comporterebbe investimenti in molti campi. Il concetto di benessere animale, che a molti è sembrato un’imposizione della Comunità Europea, ritengo sia invece un’opportunità per l’allevatore per migliorare le prestazioni riproduttive e produttive della sua mandria. Credo nelle energie alternative, ho già un impianto solare ed ho ottenuto la connessione per un impianto di biogas di 100 KWh, proporzionato alla misura delle deiezioni aziendali, con una minima integrazione esterna. Sono convinto che, in agricoltura, si possa integrare il reddito di un azienda di non grandissime dimensioni, intervenendo su diversi livelli, rendendo più efficiente la mandria, facendo selezione genetica, trasformando una parte del latte, ricorrendo alle energie rinnovabili per la contribuzione ed il risparmio sui costi della bolletta. Per la produzione casearia, il mio motto è “arrivare sul mercato con la qualità”, producendo bene un prodotto di nicchia e cercando di venderlo al meglio possibile.