II neologismo nel latino medievale. Sondaggi nella documentazione

Transcript

II neologismo nel latino medievale. Sondaggi nella documentazione
II neologismo nel latino medievale.
Sondaggi nella documentazione
lessicografica
Nel millennio medievale la lingua latina accolse un numero immenso di
neologismi, subendo in questa vicenda una sorta di terremoto in evoluzioni
varie e complesse, determinate da molti fattori in azione nel mutare dei tempi
e dei luoghi. Usando il termine neologismo, occorre tener conto di questo
continuo evolversi dei lemmi, perché i vocaboli di nuova formazione si affian­
cavano alla massa di quelli già in uso da tempo subendo però trasformazioni di
varia natura e in continuazione, senza dire della complessa vicenda attraverso
la quale il patrimonio linguistico della latinità mutava così da giungere, in varie
fasi, agli esiti degli idiomi di tipo romanzo o germanicol.
Per avere un’idea dell’enorme ambito di questi fenomeni occorre riflettere ai
fattori di novità che, sia nell’alto sia nel basso medioevo, premevano sulla
mentalità e sulle certezze dando vita a nuovi concetti e, quindi, a nuovi voca­
boli. Accanto alle grandi trasformazioni impresse nella lingua latina dalla cogitatio fidei e dalla prassi liturgica del mondo cristiano, si pensi a quelle prodotte
dall’evoluzione del diritto e delle istituzioni, come anche dal fervore della vita
intellettuale, soprattutto nelle università2.
Va da sé che la lessicografia mediolatina va studiata e interpretata alla luce
di queste complesse vicende, essendo nata dallo sforzo degli intellettuali
dell’età di mezzo di raccogliere e di organizzare secondo determinati criteri
tutto il patrimonio linguistico della latinità, tenendo conto - soprattutto nei
primi secoli del secondo millennio - sia del tesoro lessicale formatosi dall’età
classica in poi, sia delle nuove formazioni linguistiche di impronta romanza o
germanica, a cui vediamo dedicati addirittura lessici bilingui3 o, almeno una
1 Cfr, soprattutto per l’ambito romanzo, A. Z a m b o n i , «Dal latino tardo agli albori romanzi :
dinamiche linguistiche della transizione », in Morfologie sociali e culturali in Europa fra tarda anti­
chità e alto medioevo, Spoleto, 3-9 aprile 1997, t. II, Spoleto, 1998 (Settimane di studio del Centro
Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 45), p. 619-702.
2 A. M a r in o n i , « D u glossaire au dictionnaire », Quadrivium 9 (1968) p. 132 : «Des ferments
neufs et vigoureux agitent la vie publique, un souffle d’énergies qui stimule la pensée et l’action
accroît l’économie, et la richesse multiplie et agrandit les villes, les orne d’édifices sacrés et
profanes. Au sein de cette tension spirituelle plus forte, le sentiment linguistique lui-même exige
une correction formelle ».
3 Per degli esempi cfr. Duo glossaria : Anonymi Montepessulanensis Dictionarius. Le glossaire
latin-français du ms. Montpellier H236, ed. A. G ro n d eu x - Glossarium Gallico-Latinum. Le glos-
120
GIUSEPPE CREMASCOLI
certa attenzione anche in quelli solo latini, ove talora si incontrano questi voca­
boli utilizzati per rendere comprensibili lemmi della latinità4. Anticipando dei
dati, vogliamo però subito dire che questo sforzo di adunare nelle grandi
raccolte lessicografiche medievali i neologismi in circolazione o registrati in
precedenti glossari incontrò difficoltà notevolissime, perché in più di un caso si
trattava di lemmi provenienti dalle lingue bibliche o dal greco, corrotti e non
più compresi o deformati per complesse vicende della tradizione ma accettati e
ritenuti degni di far parte di una raccolta lessicografica. Solo per questo - e lato
sensu - se ne può far cenno in un discorso sui neologismi.
Ho avuto modo di trattare di questi monstra della lessicografia medievale5 e
qui elenco alcuni casi, solo a titolo di esempio e per dar chiarezza all’esposi­
zione. Fra i lemmi che rimandano all’ambito biblico, cito il caso siginus,
accompagnato in Uguccione da Pisa dalla spiegazione purgamentum et sordes
metallorum 6. Si tratta di un esito con fattura, almeno esternamente, latina di un
termine ebraico, che Girolamo, commentando Isaia, riconduce alla forma sigim
e definisce rubigo metallorum sive purgamento et sordes, quae igne excoquuntur1. Siginus, trasmesso in questa forma da Uguccione da Pisa, va, ovvia­
mente, soggetto ad ulteriori trasformazioni. In Papias, per far degli esempi e
fruendo della documentazione di cui disponiamo, già si era registrata la variante
sigenis, mentre in Angelo Senisio, autore del Declarus composto nel 1348 e
tramandato in un unico manoscritto, si legge signius 9.
Lemmi di questo tipo passavano da un glossario all’altro senza entrare
nell’uso vivo degli autori e del linguaggio. Nasce da ciò il tentativo, qualche
volta documentato nella storia della tradizione lessicografica, di spezzare questa
saire français-latin du ms. Paris Lat. 7684, ed. B. M er r il e e s - J. M o n f r in , Tumhout, 1998 (CCCM,
Series in-4°, II) - Der lateinisch-althochdeutsche Text der St. Galler <Abrogans>-Handschrift.
Transkription, ed. S. S o n d e r eg g e r , in Das älteste deutsche Buch. Die <Abrogans>-Handschrift der
Stiftsbibliothek St. Gallen. Im Facsimile herausgegeben und beschrieben von B. B isc h ö fe - J. D u f t
- S. S o n d e r eg g e r , St. Gallen, 1977, p. 139-308.
4 F. B iv il l e , «Qui vulgo dicitur ... Formes ‘vulgaires’ de la création lexicale en latin», in Latin
vulgaire - latin tardif IV. Actes du 4e colloque international sur le latin vulgaire et tardif Caen,
2-5 septembre 1994, ed. L. C allebat , Hildesheim-Zürich-New York, 1995, p. 193-203.
5 G. C r e m a sc o l i , « Tra i monstra della lessicografia medievale », in La critica del testo medio­
latino. Atti del Convegno (Firenze, 6-8 dicembre 1990), ed. C. L e o n a r d i , Spoleto, 1994 (Biblioteca
di « Medioevo latino ». Collana della « Società intemazionale per lo studio del medioevo latino » 5),
p. 203-214.
6 Hugucionis Pisani Derivationes, Ms. Firenze, Laurenziano Plut. XXVII sin. 5 [anast. Firenze,
Accademia della Crusca, 2000], v. coquo, fol 17vb : «hec scoria e, purgamentum et sordes metal­
lorum quod de ferro excoquitur, idem etiam hic siginus ». E’ anche possibile - e forse più fondata
- la lettura figinus. Siginus è comunque attestato in altri mss., fra cui il Paris, Bibl. Nat., lat. 15462,
fol. 30ra e Milano, Bibl. Ambr., C 82 inf., fol. 37va.
7 S. Hieronymi presbiteri Commentarium in Esaiam, I, 22, ed. M. A d r ia e n , Tumhout, 1963
(CCSL 73), p. 21, 5-8: « Versum sit in scoriam, quod Hebraice dicitur sigim: rubigo videlicet
metallorum, sive purgamenta et sordes, quae igne excoquuntur ».
8 Papias, Elementarium doctrinae rudimentum, Venetiis, 1496 (anast. Torino, 1966), p. 320a:
« Sigeni purgamenta metallorum in igne sive rubigo ».
9 Angeli de Senisio Declarus, Ms. Palermo, Bibl. Naz., IV, H, 14, fol. 27v : « Signius signii,
masculin! generis, id est rubigo metallorum vel sordes vel purgamentum in igne ».
IL NEOLOGISMO NEL LATINO MEDIEVALE
121
sorta di fossilizzazione, per ridare al lemma un significato noto e vivo nell’uso.
Per un esempio cito la glossa affodillum albutium ovi, accolta e trasmessa, pur
con varianti, da vari lessici10. Il lemma, posto in elenco fra i vocaboli inizianti
per ajf, è ormai distinto dalle glosse asphodillum albutium. Asphodillos haerba
quam Latini albuciam vocant, registrate da Papias11, ed è incomprensibile e
inverificabile. Anche ad albutium bisognava ridonare un senso, ed è per questo
che gli si affiancò il genitivo ovi.
Fra i neologismi - se così possono essere chiamati - da ricondurre a matrice
greca, va segnalato cantes, in uso per indicare sia le fistulae organorum sia le
dee ornamentorum, accompagnato, nei lessici, da una citazione di Marciano
Capella, ove di esse si legge: «quicquid apprehenderant venustabant12». Il
passo proviene dal De nuptiis Philologiae et Mercuri e sul lemma cantes si
registra omnium codicum consensus13. Scegliendolo per il testo critico, gli
editori notano in apparato che già ntWedido princeps si era provveduto,
secondo gli usi di allora, a sostituirlo con charités, essendo l’incomprensibile
cantes l’esito corrotto del vocabolo che indica le dee della bellezza14.
Più sorprendenti sono i casi in cui i lessici registrano vocaboli di nuova
fattura, legittimandoli con l’indicazione della derivado nominis e senza
comprendere che essi non sono che l’esito corrotto di lemmi provenienti non da
lingue ignote e in disuso, ma proprio dal latino. Ciò avviene per anger, tra­
smesso con il senso di spatharius e illustrato con una derivado da ango, perché
chi porta la spada la tiene angenter, id est stricdm. Così in Osbemo15, mentre
in altri lessici il ventaglio dei significati si fa ancora più ampio ed è puntiglio­
samente descritto e spiegato16. Anger, in cui i lessicografi medievali hanno
creduto, è, in realtà, l’esito corrotto di armiger, documentato con molte incer­
10 Osbemi Derivationes, ed. P. B u s d r a g h i - M. C h ia b ò - A. D essí F u l g h er i - P. G atti a z z a c a n e - L. R o b e r t i , sotto la direzione di F. Bertimi e V. U ssa n i jr., Spoleto, 1996 (Biblio­
teca di « Medioevo latino », 16, 1-2), p. 70, 576 : « Affodillum, albucium ovi ». - Hugucionis Pisani
Derivationes... cit., 2rb: «Affodillum, albutium ovi». - Angeli de Senisio Declarus..., fol. 9r:
« Affodillum, -li, neutri generis, id est albucies ovi ».
11 Papias, Elementarium... cit., p. 32a.
12 Osbemi Derivationes... cit., p. 106, C ii 35 : « Item a cano pluraliter cantes ium .i. fistule
organomm in quibus cantus temperatur et ut Martiano placet Cantes dicuntur dee omamentorum,
unde idem ait : quippe ille Cantes dicebantur, et quicquid apprehenderant venustabant ». Il passo si
legge anche in Hugucionis Pisani Derivationes... cit., fol. llrb con le seguenti varianti: dicuntur]
sunt ; omamentorum] organomm ; apprehenderant] apprehendantur.
13 II passo riferito nella precedente nota si legge in Martiani Capellae De nuptiis Philologiae et
Mercurii, ed. A. D ic k , Lipsiae, 1925, II 132, p. 58, 718, con questa nota nell’apparato critico,
riguardo a Charites/Cantes : « Charités : ed. pr. cantes : omnium codicum consensus ».
14 Oltre al dato riferito nella nota precedente, ecco quanto si legge nell’apparato dell’edizione
critica del De nuptiis Philologiae et Mercurii, curata da J. Willis, Leipzig, 1983, p. 41, sempre
riguardo a Charités : « Chantes ed. pr. cantes libri ».
15 Osbemi Derivationes... cit., v. ango, p. 18, A ix 35 : «et hic anger ris .i. spatarius eo quod
angenter .i. strictim spatam teneat» e p. 51, 134: « anger, spatarius qui angit .i. stringit spatam ».
Vistosa la corruzione del lemma nelle Glossae Vaticanae raccolte nel Corpus Glossariorum Lati­
norum, ed. G . G o e t z , III, Lipsiae, 1892 (anast. 1965), p. 509, 73 : « aamger spatarius ».
16 Per un esempio cfr. Hugucionis Pisani Derivationes... cit., v. ango, fol. 4rb : «hic anger, -ris
id est spatarius eo quod angentim, id est stricte, spatam teneat ; et hic anger, -ris id est cruciator, et
hic anger, -ris genus serpentis quia anguiose et tortuose incedat».
R. M
122
GIUSEPPE CREMASCOLI
tezze in Papias come sinonimo di spatarius nella successione alfabetica dei
lemmi iniziami con a m 17, e distinto da anger, registrato a suo luogo con il
significato di cruciator vel serpens18.
Va da sé che l’intento di questa esposizione è solo quello di illustrare, con
alcuni esempi, i risultati di sondaggi compiuti nei lessici mediolatini per
cogliere i segni di una vicenda complessa e plurisecolare, nella quale si verifi­
carono moltissimi casi di nuove formazioni verbali sotto l’influsso di tanti e
svariati fattori. Per una completa visione del problema con ampie e accurate
analisi di tanti di questi lemmi provenienti da ogni dove, qui si rimanda al
primo volume del monumentale Handbuch zur lateinischen Sprache des Mittelaters di Peter Stotz19. Ci si consenta, se mai, di segnalare - sempre nell’am­
bito della lessicografia - l’attenzione data ai termini del diritto longobardo, già
inseriti nei testi legislativi composti in latino soprattutto da Rotati e da Liutprando, accolti e spiegati in molti glossari e in lessici di grande impegno, come
nelle Derivationes di Uguccione da Pisa20 o nel Declarus di Angelo Senisio,
pur composto per essere d’aiuto alle esigenze linguistiche di chi si iniziava al
latino in Sicilia21. Questi vocaboli longobardi conservano la loro speciale fisio­
nomia anche nei lessici mediolatini, ove vanno, anzi, soggetti a nuove e
continue variazioni e corruttele. Solo in alcuni casi si vede lo sforzo del lessi­
cografo di ricondurre il vocabolo longobardo alla dignità del modulo letterario
latino, con ritocchi nella struttura e applicando delle desinenze. Per un esempio
si veda la vicenda di gafan, termine accompagnato nell’editto di Rotati
da questa spiegazione: «id est coheres », e del quale nell’edizione critica del
citato testo è indicata la variante gafandus 22. Le due lezioni vanno soggette ad
ulteriori vicende nei manoscritti delle Derivationes di Uguccione da Pisa. In
quello di cui dispongo, si legge : « Gafandus idest habens gaipham idest coherens 23 ».
Insistendo nei sondaggi nella lessicografia medievale ci troviamo in più di
un caso di fronte a quella che fu definita « la création de néologismes latins qui
17 Papiae Elementarium. Littera A, ed. V. d e A n g e l is , Milano, 1978 (Testi e documenti per lo
studio dell’antichità 58, 2) p. 216, 99: « amger vulgo spatarius », con, in apparato, le varianti
amiger e l’esatto armiger.
18 Ibid., p. 253, 115 : « Anger cruciator vel serpens ».
19 P. S to t z , Handbuch zur lateinischen Sprache des Mittelalters, I, Einleitung, Lexikologische
Praxis, Wörter und Sachen, Lehnwortgut, München, 2002 (Handbuch der Altertumswissenschaft II
5, 1), p. xxxi-723.
20 G. C r e m a sc o l i , «Termini del diritto longobardo nelle ‘Derivationes’ e il presunto vocabo­
lario latino-germanico di Uguccione da Pisa», Aevum 40 (1966) p. 53-74.
21 A. M a r in o n i , Dal ‘Declarus’ di Angelo Senisio. I vocaboli siciliani, Palermo, 1955 (Colle­
zione di testi siciliani dei secoli xiv e xv, 6), p. xxiv-xxv : « Il Senisio, come il Balbi, obbedisce
invece soltanto ad un’esigenza pratica: creare uno strumento di facile consultazione, offerto (a
differenza del Catholicon) a una cerchia di uomini, che si iniziano al latino o comunque non lo
posseggono in profondità ».
22 Edictus Rothari, ed. F. B l u h m e , Hannoverae, 1868 (anast. 1965) (MGH, Leges, IV), 247,
p. 60 : « Nulli liceat alium pro alio pignerare, excepto ilio qui gafan (gafandus tra le varianti) esse
invenitur, id est coheres parens proximior, qui illi ad hereditatem, si casus evenerit, venturus est ».
23 Hugucionis Pisani Derivationes... cit., fol. 35va.
IL NEOLOGISMO NEL LATINO MEDIEVALE
123
ne sont que l’habillage, sous une forme latinisante, d’un terme vulgaire24 ». Fra
i molti casi che potrebbero essere segnalati25, mi sembra significativo, per l’in­
flusso esercitato dal volgare nel costituirsi della forma latina, quello offerto
dalla glossa Ascolium, asclouch, accolta alla lettera A nel lessico trasmesso dai
tre manoscritti monacensi segnalati da Augusto Marinoni26 ed ora studiati per
una progettata edizione critica27. Documentazione sulla glossa è fornita dal
Diefenbach che rimanda all’hochdeutsch aschlouch, 28 da dove, con il lemma
ascolium di cui è la spiegazione, si deve risalire ad ascalonius, -a, -um, appli­
cato a cepa da molti autori de re coquinaria, come si legge nel Thesaurus
Linguae Latinae alla v. Ascalon, ove sono indicati anche gli esiti di ambito
italico, francese, ispanico, cioè, rispettivamente, scalogno, échalote, escaloña.
I lessicografi del medioevo ebbero dunque attenzione alle novità linguistiche
che si determinavano all’interno e a fianco del thesaurus elaborato dalla latinità
nei secoli, facendo ad esse spazio nelle raccolte curate per delineare i tratti della
lingua sempre usata nella liturgia e nella scuola, ma ormai insidiata dai nuovi
idiomi vivi nell’uso e in cammino verso la conquista di sempre maggior dignità
letteraria. Si elaboravano, per questo, dizionari bilingui, perché ormai ai lemmi
latini occorreva affiancare, nelle glosse, le spiegazioni in volgare. Si pensi alla
fioritura dei vocabolari latino-germanici Ex quo 29, e alla forte presenza, anche
nei lessici solo latini, di prestiti dal volgare, come avviene, ad esempio, per i
vocaboli siciliani accolti nel Declarus di Angelo Senisio e segnalati da Augusto
Marinoni30.
Va anche notato che questi lessicografi avvertirono, a un certo punto, l’esi­
genza di prestare attenzione a categorie speciali di vocaboli, nuovi e di partico­
lare difficoltà, sempre più in uso e provenienti da ambiti di cultura ignoti alla
latinità classica. Mosso da questa esigenza, Guglielmo Bretone diede vita ad un
lessico di speciale struttura rispetto a quelli di Papias, Osberno e Uguccione da
24 C. PiGNATELLi, « Les glossaires bilingues médiévaux : entre tradition latine et développement
du vulgaire», Revue de linguistique romane 257-258 (2001) p. 87.
25 Per l’ambito soprattutto lombardo cito il saggio di A. M a r in o n i , « Vocaboli volgari di un
glossario latino di Bartolomeo Sachella », in Saggi e ricerche in memoria di Ettore Li Gotti, II,
Palermo, 1961, p. 1-38 (estratto).
26 A. M a r in o n i , « D u glossaire... » cit., p. 136: «Mais, à un certain moment, paraît un recueil
de « Derivationes » qui nous a été conservé dans trois mss. de Munich (17151-53-94) du xne siècle,
qui se divise en deux parties intitulées respectivement « Expositiones », qui sont un simple glos­
saire, et « Derivationes » du type que nous venons d’examiner».
27 La raccolta anonima di expositiones e di derivationes dei tre mss. citati nella precedente nota,
è di grande interesse per la documentazione relativa al destino subito dai lemmi latini in zone
periferiche rispetto al centro della latinità, ove i lessicografi registravano accanto al vocabolo latino
il corrispondente termine in uso nell’idioma locale, di area germanica per quanto attiene al mate­
riale linguistico trasmesso dai nostri tre manoscritti. La raccolta è ora allo studio della Dott. Valen­
tina Lunardini, in vista di una futura edizione critica.
28 L. D ie f e n b a c h , Glossarium Latino-Germanicum mediae et infimae aetatis, Frankfurt a. M.,
1857 (anast. 1997), A 21 bv., v. Aldonium: «Ascolium... hochdeutsch ascholouch ». - Oggi : Scha­
lotte.
29 Da citare almeno K. G r u b m ü l l e r , Vocabularius Ex quo. Untersuchungen zu lateinisch-deut­
schen Vokabularen des Spätmittelalters, München, 1967.
30 Cfr. supra, n. 21.
124
GIUSEPPE CREMASCOLI
Pisa, orientato a un ambito ben preciso del linguaggio, trattandosi di una
Summa composta per esporre expositiones vocabulorum Biblie31. Nella
premessa l’autore dichiara infatti: « Difficiles studio partes quas biblia gestat /
pandere32 ». La Bibbia, come è noto, offre un quadro sterminato di vocaboli
propri, che funzionano, in verità, come neologismi rispetto al sistema linguis­
tico della latinità di conio classico. Guglielmo Bretone sembra avvertire il
problema, anche se poi, nell’impianto dell’opera, segue altre vie, rispettando i
criteri ormai consolidati della tradizione lessicografica, che imponeva di proce­
dere con uno sguardo d’insieme, sottolineando, cioè, certi aspetti, ma con l’ob­
bligo di documentare in tutta l’ampiezza il patrimonio linguistico della lati­
nità33.
Con scelta ancor più radicale il benedettino Osbemo tende a non accogliere
nella sua opera i neologismi di matrice biblica o cristiana, come avviene, per
far degli esempi, con abba, abbas, diaconus e con lo stesso Iesus, lemmi tra­
smessi invece e spiegati da altri autori34. Forse un esempio di purismo lingui­
stico, ma è certo che i lessicografi medievali, di fronte alle grandi trasforma­
zioni che il latino andava subendo, ebbero solo il tempo e la possibilità di
registrare alcune delle novità che si stavano determinando sia nel latino sia
negli idiomi che andavano prendendo vita. Soprattutto in certe fasi della storia
il lessico di ogni lingua muta e si rimodella con ritmi che non è facile irreggi­
mentare, come avviene, del resto, per la realtà e per la vita.
Giuseppe
C r e m a sc o l i
31 Guillelmi Britonis Summa sive Expositiones vocabulorum Biblie, ed. L. W. D a ly B. A. D aly , voll. 2, Padova, 1975 (Thesaurus mundi. Bibliotheca scriptorum Latinorum mediae et
recentioris aetatis 15).
32 Ibid., I, p. 3, 1-2.
33 Cfr. G. C r e m a s c o li , «La Bibbia nella ‘Summa’ di Guglielmo Bretone », in La Bibbia del x i i i
secolo. Storia del testo, storia dell'esegesi, ed. G. C r e m a s c o l i - F. S a n t i , Firenze, 2004 (Millennio
medievale 49 - Atti di Convegni 14), p. 81-92.
34 Come si documenta in G. C r e m a s c o l i , « Intorno alle ‘Derivations’ di Osbemo di Glou­
cester», in Miscellanea di studi in memoria di Cataldo Roccaro = Pan. Studi del Dipartimento di
Civiltà Euro-Mediterranee e di Studi Classici, Cristiani, Bizantini, Medievali, Umanistici 18-19
(2001), soprattutto al paragrafo «L’ambito delle omissioni », p. 172-174.