Alberto Ongaretto VB gin INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA

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Alberto Ongaretto VB gin INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA
Alberto Ongaretto VB gin
INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA
LILIANA POLI
Il suo calmo e dolce sorriso riesce in qualche
modo a rassicurarmi e mi fa capire che non
ero io quello interrogato. Ci sediamo e in
modo gentile, la professoressa mi fa segno di
procedere:
“Nel corso della scuola secondaria, che cosa
l’ha portata a scegliere, come scuola
superiore, il liceo classico?”
“ Alle medie si faceva latino molto bene e ciò
mi ha dato modo di scoprire la mia vocazione
per le materie umanistiche.”
Liliana Poli, nota insegnante di latino e greco
presso il liceo classico Balbo di Casale
Monferrato, mi accoglie in una classe in cui
regna quiete e silenzio, causa versione di
latino, luogo perfetto per un’intervista.
Sono abbastanza nervoso, mi tremano le
mani all’idea di intervistare un’insegnante
che non conosco. Penso: “ se sbagliassi
qualcosa, se non avessi abbastanza riposte
per scrivere un buon tema e se scrivessi un
tema che in qualche modo possa offendere
la professoressa?”. Giungo sulla soglia della
porta, mi appello alle mie abilità e
competenze scolastiche, che mi rassicurano e
busso…
“Avanti!” esclama il docente.
Mi sale un groppo lungo la gola, che non
riesco proprio a mandare giù, mi faccio
coraggio ed entro…
“Buongiorno, sono qui per l’intervista”.
“Benissimo ti stavo aspettando!”.
“Qual era la sua lingua preferita: latino o
greco?”
“Non saprei… a dire la verità, preferisco
greco, è meno logico e lascia più spazio a
creatività e intuizione, rispetto al latino che è
invece più schematico e rigoroso.
“Che cosa l’ha portata a scegliere questo
lavoro?”
“Ritengo sia molto importante mantenere il
contatto con i ragazzi giovani, l’interazione e
lo scambio che si ottiene comunicando con le
nuove generazioni dà energia vitale e
permette di rimanere ancorata alla realtà,
che muta sempre. Questo lavoro mi permette
di fare tutto ciò.”
“Può descrivere le principali differenze tra il
metodo scolastico adottato dai professori
del suo tempo e il modo di insegnare di
oggi?”
“Ai miei tempi il rapporto tra insegnante e
studente era assolutamente rigido e verticale,
il modo di insegnare era più freddo e
metodico rispetto a oggi. I docenti erano
comunque molto preparati.”
“Fantastico,
veramente
affascinate.
Passiamo ora alla prossima domanda: Se
non avesse deciso di insegnare, che cosa
avrebbe scelto come altro lavoro?”
“Non so dirti un lavoro preciso, sicuramente
non avrei lavorato in modo isolato, o dentro
un ufficio, ma, come ho detto prima, a
contatto con le persone. Inoltre non avrei mai
scelto un lavoro che implicasse l’uso
ricorrente di materie scientifiche, non mi
sono mai piaciute.”
“Il metodo che lei ha adottato è molto
diverso da quello adottato dagli insegnati
del suo tempo?”
“Il metodo è ovviamente cambiato; tutto era
lasciato al lavoro del singolo individuo,
mentre oggi sia la scuola come istituzione, sia
i docenti sono psicologicamente più
collaborativi nei confronti degli alunni.
Ringrazio i miei insegnanti del passato, che mi
hanno fatto capire la cosa più importante:
suscitare l’attenzione, l’interesse e la passione
di chi ti sta davanti e sicuramente coinvolgere
l’individuo nella lezione.”
“Che tipo di rapporto ha con gli studenti?”
“… dovresti chiedere a loro! … Dal mio punto
di vista, chiedo ai miei alunni estrema e
reciproca lealtà. Un buon rapporto deve unire
severità e vigore a una grande disponibilità e
collaborazione da entrambe le parti.”
“Si è sempre trovata bene in questo
istituto?”
“Assolutamente sì. Imparando a conoscere i
docenti, ho acquisito nuove capacità di
insegnamento e nuovi approcci con gli
studenti. Tra tutti gli insegnanti c’è un ottimo
rapporto e un dialogo continuo. L’intesa che
ho stabilito con loro non vive solo all’interno
dell’istituto, ma anche in ambienti esterni,
stringendo nuovi rapporti di amicizia.
“Questa era l’ultima domanda, la ringrazio
molto per il tempo che mi ha dedicato,
arrivederci.”
“Ciao, buon intervallo!”