Principali malattie infettive del cane trasmesse da vettore
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Principali malattie infettive del cane trasmesse da vettore
Finito di stampare nel mese di dicembre 2009 Realizzazione editoriale, grafica e impaginazione: Imagine srl - Gallarate Principali malattie infettive del cane trasmesse da vettore. Manuale clinico-terapeutico - Valentina Foglia Manzillo, Gaetano Oliva. Codice 82541617 Omaggio per i Sigg. Medici Veterinari Principali malattie infettive del cane trasmesse da vettore Manuale clinico-terapeutico Valentina Foglia Manzillo Gaetano Oliva Animal Health Principali malattie infettive del cane trasmesse da vettore Manuale clinico-terapeutico Valentina Foglia Manzillo Gaetano Oliva Animal Health Prefazione Le malattie trasmesse da artropodi vettori nel cane (Canine Vector Borne Diseases - CVBD) costituiscono uno dei capitoli più affascinanti e complessi della medicina interna, particolarmente importanti anche in virtù del risvolto zoonosico che ne caratterizza alcune. I cambiamenti micro e macro-climatici degli ultimi decenni, gli adattamenti di ospiti e vettori alle mutate condizioni ambientali, il ruolo sociale del cane nei paesi industrializzati (compagno di viaggio... compagno di vita), i sempre più frequenti spostamenti umani ed animali intereuropei ed intercontinentali, rappresentano solo alcuni dei fattori alla base del costante aumento di queste malattie. Per questo motivo, abbiamo ritenuto utile fornire al Medico Veterinario uno strumento di agile consultazione, per richiamare alla mente in maniera ‘istantanea’ le principali nozioni clinico-terapeutiche delle CVBD. Ci rendiamo perfettamente conto che racchiudere in poche pagine tutte le informazioni che sarebbero necessarie al clinico per la diagnosi e la terapia delle CVBD è praticamente impossibile ed è comunque lontano dallo scopo che ci siamo prefissi. Il presente manuale pertanto deve essere inteso esclusivamente come un ‘memorandum’ che aiuti il Medico Veterinario ad orientarsi nella sfida diagnostica di tali patologie. Oltre ad attingere alla nostra esperienza clinica e scientifica, molto di quanto descritto nel testo è frutto di diversi incontri internazionali (CVBD World Forum Symposium), nei quali un gruppo di esperti provenienti da varie parti del mondo, con cadenza annuale, si riunisce per fare il punto sulle varie CVBD. Ai Colleghi del CVBD World Forum va un sentito ringraziamento per l’estrema qualità delle loro ricerche scientifiche che costituiscono la base di buona parte dell’attuale aggiornamento clinico. Per rendere più agevole la consultazione del testo e per non allontanarsi dall’obiettivo iniziale, la bibliografia inserita, necessariamente non completa, vuole rappresentare esclusivamente uno stimolo ad approfondire le tematiche trattate e non un puntuale riferimento ai singoli aspetti descritti. Ci scusiamo in partenza con gli Autori che non sono stati citati. Il nostro sforzo non sarebbe stato possibile senza il supporto dell’azienda Bayer che desideriamo vivamente ringraziare, in particolare nella persona del Dr. Diego Gatti*. È auspicabile che questo manuale contribuisca ad appassionare sempre più i Colleghi allo studio e alla risoluzione delle problematiche connesse alle CVBD. Restiamo a disposizione per qualunque richiesta di chiarimento e, soprattutto, saremo ben felici di ricevere proposte di collaborazione nell’approfondimento di casi clinici correlabili a CVBD. Gli Autori Dr.ssa Valentina Foglia Manzillo Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Napoli Federico II (email: [email protected]) Prof. Gaetano Oliva* Ordinario di Clinica Medica Veterinaria, Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Napoli Federico II (email: [email protected]) *Membro del CVBD World Forum Zecche Anaplasmosi granulocitica 9 Babesiosi canina 13 Borrelliosi17 Ehrlichiosi monocitica canina 21 Encefalite da zecche (TBE) 25 Hepatozoonosi canina 28 Rickettsiosi31 Trombocitopenia ciclica infettiva 34 INDICE Zecche Anaplasmosi granulocitica 9 Babesiosi canina 13 Borrelliosi17 Ehrlichiosi monocitica canina 21 Encefalite da zecche (TBE) 25 Hepatozoonosi canina 28 Rickettsiosi31 Trombocitopenia ciclica infettiva 34 Flebotomi Leishmaniosi canina 39 Pulci Bartonellosi47 Tabelle 53 9 Anaplasmosi granulocitica da Anaplasma phagocytophilum Agente patogeno Anaplasma phagocytophilum, batterio Gram negativo dell’Ordine Rickettsiales, a localizzazione obbligatoria intracellulare (granulociti neutrofili). Sotto la denominazione attuale di Anaplasma phagocytophilum sono compresi tre batteri prima classificati come Ehrlichia equi, Ehrlichia phagocytophila e il batterio responsabile della HGE (Human Granulocytic Ehrlichiosis). Anaplasma phagocytophilum, pertanto, è da ritenere l’unico agente responsabile dell’Anaplasmosi granulocitica, nell’uomo e negli animali. Immagine gentilmente concessa dal Prof. Gad Baneth, Hebrew University, Israel Figura 1: Morula di Anaplasma phagocytophilum in un granulocita neutrofilo Vettore Zecche del genere Ixodes, in Italia Ixodes ricinus (Figura 2). Figura 2: Ixodes ricinus Distribuzione Ixodes ricinus è distribuita in tutte le regioni italiane. A differenza di Rhipicephalus sanguineus, Ixodes ricinus trova il suo habitat naturale nei boschi e negli ambienti rurali, con grande capacità di attaccare diversi ospiti animali, domestici e selvatici, compreso l’uomo. Diagnosi Segni clinici Il periodo di incubazione dopo l’esposizione alla zecca è di circa 7-14 giorni. In letteratura è riportata una maggiore incidenza della malattia nei cani di 8 anni o più, in particolare nei Golden retrievers e nei Labrador. La sintomatologia è associata alla fase acuta dell’infezione, caratterizzata dalla batteriemia. La gravità dei segni clinici può variare notevolmente e durare da uno a più giorni. I sintomi più frequentemente riportati sono febbre alta, letargia, anoressia, dolorabilità muscolare, poliartrite e riluttanza al movimento. Raramente sono descritti segni gastrointestinali (vomito, diarrea), respiratori (tosse, polipnea) e nervosi (atassia, crisi convulsive, ottusità mentale). Come per l’Ehrlichiosi, la fase acuta può decorrere in forma asintomatica. Modalità di trasmissione La trasmissione avviene attraverso la zecca. Dopo un pasto di sangue infetto i batteri penetrano all’interno della cellula ospite sotto forma di fagosomi quindi si moltiplicano per scissione binaria formando grossi corpi inclusi (morule, Figura 1). La successiva morte della cellula ospite causa il dissolversi della morula, la liberazione dei batteri nel sangue periferico e l’infezione di altri granulociti neutrofili. Tempi di trasmissione Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere il batterio all’ospite vertebrato. I tempi riportati in letteratura sono di circa 24 ore. A differenza dell’Ehrlichiosi non è descritta una fase clinica subacuta-cronica. È vero, tuttavia, che sperimentalmente è stata dimostrata la possibilità di infezione cronica (carrier asintomatici del batterio), fino ad un anno dall’infezione acuta. Il ruolo dei portatori cronici in natura, e la possibilità che gli stessi esprimano sintomatologia, è tuttora oggetto di studio. Ricorda che Recenti lavori siero-epidemiologici confermano la presenza di Anaplasma phagocytophilum su tutto il territorio italiano, sia negli animali domestici che selvatici. Dagli stessi animali sono stati identificati (PCR) diversi ceppi batterici, la cui patogenicità, per gli animali e per l’uomo, è ancora oggetto di studio. A dispetto di una siero-prevalenza relativamente elevata in alcune regioni, i casi clinici descritti nel cane in Italia sono estremamente rari. Ciò porta a ritenere che la malattia sia sottostimata. Esami di laboratorio Prevenzione óEsame emocromocitometrico: moderata o grave trombocitopenia. La neutropenia è rara. Sul vettore óEsami ematobiochimici: aumento dei livelli sierici dell’ALP, ipoalbuminemia (legata allo stato febbrile), iperfibrinogenemia. Test diagnostici óDiagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione Diff-Quick. L’identificazione delle morule all’interno del citoplasma dei granulociti neutrofili è possibile durante la fase acuta dell’infezione, quando i batteri sono numerosi. Le morule sono raramente evidenti in soggetti con infezione cronica o portatori asintomatici. A volte l’identificazione delle morule può essere eseguita anche su strisci ottenuti da liquido sinoviale. óTest di immunofluorescenza indiretta (IFAT) o ELISA per la ricerca di anticorpi anti-A. phagocytophilum. La cross-reattività tra A. phahgocytophilum ed altri agenti patogeni trasmessi da zecche, in particolare Ehrlichia canis, è considerata poco frequente. Pertanto, i cani che esibiscano segni clinici acuti ed alterazioni di laboratorio riferibili a patologie trasmesse da zecche ma che risultino sieronegativi per Ehrlichia canis, dovrebbero essere sottoposti a test specifici per Anaplasma phagocytophilum. I titoli anticorpali considerati positivi, in presenza di sintomatologia, sono superiori od uguali a 1:80; la siero conversione durante la fase acuta è considerata specifica. óPCR: per identificare il DNA del batterio. Può essere una metodica utile per differenziare le infezioni da Anaplasma da quelle sostenute da Ehrlichia. È sufficientemente dimostrato che la PCR eseguita su sangue può risultare negativa in soggetti sani sieropositivi, poiché il batterio può circolare in maniera intermittente nel sangue periferico. Diagnosi differenziale Ehrlichiosi, Borrelliosi, Babesiosi. I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe essere ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascelle, testa, torace. Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca (Figura 3). Figura 3: Distacco di una zecca con pinzetta Vaccini Non esistono vaccini disponibili. 11 Terapia In generale, la terapia per l’Anaplasmosi non differisce da quella per l’Ehrlichiosi. In letteratura esistono tuttavia alcune variazioni riguardanti il dosaggio e i tempi di somministrazione della Doxiciclina che resta il farmaco di elezione. Il protocollo più riportato è: Doxiciclina: 5-10 mg/kg, per os, SID o BID, per 30 giorni. I segni clinici scompaiono di solito in 24-48 ore e la prognosi è eccellente. Non è noto se la terapia sia sufficiente ad eradicare definitivamente il batterio dall’organismo. Suggerimenti pratici Nei cani esposti alle zecche, in particolare quelli che vivono o soggiornano in aree rurali/boschive, la febbre elevata, associata a segni di zoppia (a volte un solo arto, in maniera intermittente), deve sempre far sospettare l’infezione da Anaplasma. In corso di Ehrlichiosi e di Leishmaniosi, infatti, la zoppia legata all’artropatia da immunocomplessi è quasi sempre afebbrile o è tipica della fase cronica (Ehrlichiosi). Zoonosi Anaplasma phagocytophilum è patogeno per l’uomo. Il ruolo del cane e di altri animali domestici (cavallo, bovino, pecora) quali reservoir attivi del batterio è tuttora sotto indagine. La malattia nell’uomo è caratterizzata da febbre, malessere generale, cefalea, mialgia, altralgia. Anche nell’uomo possono manifestarsi disturbi neurologici. Letture consigliate: Alleman AR, WamsleyHL. An update on anaplasmosis in dog. Veterinary Medicine. 2008; 212-220. Torina A, Alongi A, Naranjo V, Scimeca S, Nicosia S, Di Marco V, Caracappa S, Kocan KM, de la Fuente J. Characterization of Anaplasma infections in Sicily, Italy. Ann N Y Acad Sci. 2008 Dec; 1149:90-3. Ebani V, Cerri D, Fratini F, Ampola M, Andreani E. Seroprevalence of Anaplasma phagocytophilum in domestic and wild animals from central Italy. New Microbiol. 2008 Jul; 31(3):371-5. Greig B., Armstrong PJ. Canine Granulocytotropic Anaplasmosis. In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006. 13 Babesiosi canina Agente patogeno (In Italia) Babesia canis canis, Babesia canis vogeli protozoi del genere Babesia sottotipo Babesia canis a localizzazione intraeritrocitaria (Figura 1). N.B. Recentissimamente, è stato segnalato il primo caso di infezione da Babesia gibsoni in Italia, in un cane affetto da sintomatologia in parte sovrapponibile a quella da Babesia canis. La reale diffusione di Babesia gibsoni nel nostro Paese è ancora da investigare. Figura 1: Babesia canis spp. Vettore (In Italia) Rhipicephalus sanguineus (Babesia canis vogeli) (Figura 2), Dermacentor reticulatus (Babesia canis canis). Figura 2: Rhipicephalus sanguineus Distribuzione Come già descritto, Ripicephalus sanguineus (Figura 2) è distribuita su tutto il territorio Nazionale; Dermacentor reticulatus è segnalata solo in alcune aree del Nord Italia. cani da combattimento. Questo dato viene portato a supporto della possibilità di trasmissione attraverso lo scambio sangue/sangue provacato da ferite da combattimento. Tempi di trasmissione Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere il protozoo all’ospite vertebrato, solitamente oltre le 24 ore. È utile ricordare che i tentativi di rimozione meccanica delle zecche, eseguiti con manualità e mezzi non idonei, possono ‘disturbare’ l’insetto favorendo il rigurgito di agenti patogeni. Diagnosi Segni clinici Il periodo di incubazione dopo l’esposizione alla zecca è di circa 7-21 giorni. La gravità dei segni clinici varia in dipendenza della sottospecie di Babesia canis in causa; solitamente l’infezione da Babesia canis canis è più grave di quella causata da Babesia canis vogeli. Modalità di trasmissione La trasmissione avviene attraverso la zecca. È possibile la trasmissione per via transtadiale e per via transovarica, per cui le zecche rimangono infettanti in qualunque stadio (larva, ninfa, adulto) e per diverse generazioni (l’infezione può rimanere attiva all’interno della popolazione di zecche per oltre 5 anni senza che venga compiuto un pasto di sangue su cani infetti). Dopo il pasto di sangue infetto, i protozoi penetrano all’interno dei globuli rossi dell’ospite recettivo dove si dividono per scissione binaria, per poi abbandonare la cellula e parassitare altri eritrociti. Altre vie di trasmissione Le trasfusioni di sangue possono costituire un potenziale pericolo, per cui i donatori dovrebbero essere testati accuratamente. Babesia gibsoni è molto frequente (non in Europa) nei Babesia canis canis: i segni clinici sono correlati all’emolisi acuta. Febbre, anoressia, depressione del sensorio, mucose pallide/itteriche e splenomegalia rappresentano i segni clinici più frequentemente riportati. Babesia canis vogeli: i segni clinici, non differenti da queli sopra riportati, sono di solito di più lieve entità o assenti. L’infezione può decorrere anche in forma sub-clinica o cronica. I cani che guariscono, infatti, anche dopo trattamento terapeutico, possono diventare portatori di Babesia (infezione cronica). Cani con infezione sub-clinica possono andare incontro ad una riacutizzazione della patologia in seguito a stress, terapie immunosoppressive, malattie concomitanti. Il ruolo del cane come ‘carrier asintomatico’ è dimostrato. Nelle fasi croniche o di portatore sano, può esserci solo un calo delle prestazioni (cani da caccia). La sintomatologia può essere inoltre complicata anche da co-infezioni con altri patogeni trasmessi da zecche. Fre- quenti sono le co-infezioni con E. canis. Esami di laboratorio óAnemia rigenerativa (di solito macrocitica-ipocromica, con dimostrazione di reticolocitosi), trombocitopenia, aumento di ALT, ALP, Bilirubina totale, Urea. óPCR: per identificare il DNA del protozoo e distinguere le diverse specie di Babesia. Diagnosi differenziale Ehrlichiosi, Leishmaniosi, Anaplasmosi, Epatozoonosi, Anemia emolitica autoimmune ed immunomediata. óEsame delle urine: bilirubinuria, emoglobinuria, proteinuria, cilindri granulari. Prevenzione óIn virtù della presenza di anticorpi anti-emazie, il test di Coombs può risultare positivo. I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe essere ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Le alterazioni clinico-patologiche variano a seconda della gravità dell’infezione e della fase acuta o cronica. Ricorda che La trombocitopenia è molto frequente! L’anemia mostra segni di rigenerazione solo dopo 3-4 giorni! L’aumento della bilirubina non è sempre rilevabile! Ci può essere aumento degli enzimi muscolari (CPK)! Test diagnostici óDiagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione Diff-Quick. L’identificazione del protozoo all’interno del citoplasma dei globuli rossi è relativamente semplice. I parassiti generalmente sono visibili solo durante la fase acuta. óTest di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la ricerca di anticorpi anti-Babesia canis nel siero. Non è considerata una metodica diagnostica utile in corso di infezioni acute, poiché la comparsa dei segni clinici di solito precede quella degli anticorpi e non permette di differenziare le diverse specie di Babesia. Può essere un mezzo affidabile per svelare parassitemie occulte soprattutto in aree non endemiche. Sul vettore Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascelle, testa, torace. Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca. Vaccini In Europa è registrato un vaccino nei confronti di Babesia canis spp. ottenuto da colture cellulari. Il vaccino non previene l’infezione ma rende meno severa la parassitemia e limita la gravità dei segni clinici. La protezione vaccinale è assicurata solo nei confronti dei ceppi omologhi. Terapia Imidocarb diproprionato: 5.0 - 6.6 mg/kg i.m. o s.c., da ripetere dopo 2-3 settimane. 15 L’imidocarb è attivo, allo stesso dosaggio, nei confronti di Ehrlichia canis. Al contrario, l’imidocarb non è attivo nei confronti di Babesia gibsoni, il cui trattamento d’elezione è rappresentato dalla combinazione tra l’Atovaquone e l’Azatromicina. Il trattamento terapeutico non consente la guarigione parassitologica. Nei casi gravi e complicati è necessario associare alla terapia anti-Babesia una adeguata terapia di supporto (fluido terapia, trasfusione di sangue, ecc.). Nessun trattamento è in grado di eliminare definitivamente il parassita, per cui i soggetti infetti diventano portatori cronici e potenziali serbatoi di infezione. Suggerimenti pratici Eseguire sempre un accurato esame microscopico dello striscio di sangue periferico. Escludere le possibili co-infezioni. Zoonosi Le specie più frequentemente coinvolte nella babesiosi umana sono Babesia microti e Babesia divergens, entrambe non segnalate nel cane. In alcune zecche raccolte in Emilia Romagna, è stata segnalata la presenza di Babesia microti-like (Theileria annae), patogena per il cane ma non considerata patogena per l’uomo (allo stato attuale). Letture consigliate: Trotta M, Carli E, Novari G, Furlanello T, Solano-Gallego L. Clinicopathological findings, molecular detection and characterization of Babesia gibsoni infection in a sick dog from Italy. Vet Parasitol. 2009 Nov 12; 165(3-4):318-22. Cassini R, Zanutto S, Frangipane di Regalbono A, Gabrielli S, Calderini P, Moretti A, Tampieri MP, Pietrobelli M. Canine piroplasmosis in Italy: epidemiological aspects in vertebrate and invertebrate hosts. Vet Parasitol. 2009 Oct 28; 165(1-2):30-5. Solano-Gallego L, Trotta M, Carli E, Carcy B, Caldin M, Fur- 17 Borrelliosi (Malattia di Lyme) Agente patogeno (In Italia) Borrelia burgdorferi, batterio dell’ordine Spirochetales, più vicino al gruppo dei Gram negativi, ma non classificabile in esso con sicurezza. Il complesso Borrelia burgoderferi ‘sensu lato’ comprende altri batteri patogeni per l’uomo e per altri animali: Borrelia burgdorferi ‘sensu strictu’, Borrelia afzeli e Borrelia garinii. Il complesso Borrelia burgdorferi ‘sensu lato’ è responsabile della malattia di Lyme nel cane e nell’uomo, anche se la reale patogenicità di Borrelia afzeli e Borrelia garinii per il cane è ancora oggetto di discussione. Altre specie di Borrelia sono state identificate sia nell’uomo che nelle zecche vettrici; la loro patogenicità per il cane non è nota. La grande variabilità di specie potrebbe spiegare, almeno in parte, le differenti manifestazioni dell’infezione e della malattia nel cane. Vettore (In Italia) Zecche del genere Ixodes, in Italia Ixodes ricinus. Ixodes ricinus è distribuita in tutte le regioni italiane. A differenza di Ripicephalus sanguineus, Ixodes ricinus trova il suo habitat naturale nei boschi e negli ambienti rurali, con grande capacità di attaccare diversi ospiti animali, domestici e selvatici, compreso l’uomo. Nei Paesi del Nord Europa viene sempre più frequentemente riportato l’adattamento di Ixodes ricinus in ambienti urbani. Distribuzione Il complesso Borrelia burgdorferi ‘sensu lato’ è presente in Italia, come dimostrato dagli isolamenti ottenuti in pazienti umani e dal costante ritrovamento del DNA del batterio nelle zecche della specie Ixodes ricinus, in diverse regioni del nostro Paese. A dispetto di ciò e, nonostante la frequente segnalazione di sieropositività (la cui specificità non sempre è attendibile) nel cane, non esistono descrizioni bibliografiche relative all’isolamento di Borrelia burgdorferi nel cane in Italia, né in soggetti infetti né in cani che esprimano segni clinici riferibili a malattia di Lyme. Modalità di trasmissione fetti non sviluppa segni clinici. La prima manifestazione clinica, purtroppo quasi mai rilevabile, è un rash cutaneo, spesso transitorio, che si sviluppa nella zona di puntura della zecca. Tale manifestazione è descritta frequentemente nell’uomo, con progressiva estensione nella zona coinvolta o ad altre zone del corpo (eritema migrante) (Figura 1). In condizioni naturali non è noto il tempo di incubazione; sperimentalmente gli anticorpi compaiono dopo 4-6 settimane dalle punture infettanti, e i segni clinici si sviluppano entro i 5 mesi. I più frequentemente riportati sono: febbre (a volte intermittente), zoppia (uno o più arti coinvolti), linfadenopatia, malessere generalizzato. Caratteristicamente, la zoppia può risolversi spontaneamente (nella maggioranza dei casi) dopo 3-4 giorni, e ricomparire ogni 2-4 settimane per 2-3 volte. In rari casi sono stati descritti disturbi neurologici e coinvolgimento miocardico, riportati anche nell’uomo. La trasmissione avviene attraverso la zecca. Anche le ninfe sono infettanti; la trasmissione trans-ovarica non è considerata una via importante per il mantenimento dell’infezione nelle zecche. Gli ospiti naturali della Borrelia sono piccoli roditori selvatici che costituiscono i serbatoi principali. I batteri penetrati nella cute dell’ospite vengono veicolati ai linfonodi regionali e disseminati in tutto l’organismo. La batteriemia è scarsa, per cui si ritiene che le manifestazioni cliniche siano dovute ad aberrazioni della risposta immunitaria. Tempi di trasmissione Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere il batterio all’ospite vertebrato. Si pensa che la zecca debba rimanere attaccata almeno 24 ore per trasmettere Borrelia burgdorferi, ma recentemente è stato evidenziato che le zecche, il cui pasto di sangue venga interrotto o disturbato, possono trasmettere l’infezione anche in meno di 16 ore. Diagnosi Segni clinici Anche nei Paesi dove sono segnalati casi clinici di malattia di Lyme nel cane, un’elevata percentuale di soggetti in- Immagine gentilmente concessa dal Prof. A. Cascio, Università di Messina. Figura 1: Eritema migrante Importante: Lo sviluppo di artrite cronica, caratteristica dell’uomo, a distanza di anni dall’episodio acuto, è ancora oggetto di studio nel cane. Esami di laboratorio Non sono riportate alterazioni ematologiche od ematobiochimiche indicative di malattia di Lyme. Alcuni cani possono mostrare proteinuria, in seguito al danno glomerulare. Test diagnostici óTest di immunofluorescenza indiretta (IFAT) o ELISA per la ricerca di anticorpi anti-Borrelia burgdorferi. Solo in presenza di segni clinici riportabili alla malattia di Lyme (febbre, zoppia intermittente, rash cutaneo) questi test sono considerati attendibili e comunque non sufficienti per una diagnosi definitiva. Gli anticorpi possono persistere per anni, sia negli animali guariti spontaneamente, sia in quelli sottoposti a terapia antibiotica. óWestern Immunoblot: tecnica molto specifica, utilizzata in laboratori specializzati, a scopo di ricerca o per la conferma della siero-positività ottenuta con IFAT o con Elisa. óColtura batterica: riservata solo a laboratori specializzati per la conferma diagnostica definitiva, da campioni biologici (cute, liquido o membrane sinoviali). Ha lo svantaggio di richiedere terreni selettivi speciali e tempi di crescita molto lunghi (6-8 settimane). óPCR: per identificare il DNA del batterio da differenti matrici tissutali. È una metodica altamente specifica e sensibile, di solito integrata con le tecniche prima indicate. Diagnosi differenziale Anaplasmosi granulocitica, Ehrlichiosi, Hepatozoonosi. Prevenzione Sul vettore I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe essere ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascelle, testa, torace. Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca. Vaccini Ad oggi sono presenti sul mercato mondiale 6 vaccini, alcuni dei quali disponibili anche in Europa. Tali vaccini sono di solito costituiti da antigeni delle proteine di superficie (OSP A). La loro efficacia non è certa né assoluta, in virtù della presenza di diverse ‘genospecie’ presenti in Europa ed in virtù del loro particolare meccanismo d’azione (interferenza del trasferimento del batterio dall’intestino della zecca alle ghiandole salivari) che prevede quote elevate e costanti di anticorpi presenti in circolo. Terapia Il trattamento antibiotico può variare da caso a caso, in dipendenza di numerosi fattori. L’antibiotico di scelta è la doxiciclina, 10 mg/kg BID, per 30 giorni. In alternativa, possono essere utilizzati l’amoxicillina, 20 mg/kg TID, l’azitromicina, 25 mg/kg SID per 10-20 giorni. Questi antibiotici, somministrati per OS, vengono di solito suggeriti durante la fase acuta della malattia. In caso di manifestazioni articolari o in caso di manifestazioni neurologiche (rare nel cane), vengono consigliate la Penicillina G, 22.000 U/kg E.V. TID per 14-30 giorni o le Cefalosporine di 3° generazione, 20-25 mg/kg, SID, BID 19 o TID a seconda della sostanza utilizzata, per 14-30 giorni. Ricorda che I cani restano portatori asintomatici del batterio, anche dopo successo terapeutico. Suggerimenti pratici La malattia di Lyme è una patologia molto complessa, la cui diagnosi eziologica definitiva è riservata a pochi centri specializzati. Il trattamento antibiotico precoce dopo esposizione alle zecche (profilassi) può mascherare la comparsa di anticorpi e rendere più difficoltosa la diagnosi. Il riscontro nel cane esposto alle zecche di segni clinici riportabili a malattia di Lyme (febbre, zoppia intermittente), in assenza di modificazioni dell’esame ematologico ed ematobiochimico – aspetto molto importante -, deve indurre il clinico ad approfondimenti diagnostici presso centri specializzati in malattie trasmissibili da artropodi vettori. Zoonosi Il cane non è un serbatoio attivo per l’uomo e non elimina nell’ambiente esterno il batterio. Al contrario, così come in numerose altre malattie trasmesse da zecche la siero prevalenza nel cane è utile per verificare la presenza del batterio in una determinata area. Nell’uomo, la malattia è a volte molto grave, ad esordio simil-influenzale ma con temute complicazioni articolari, neurologiche e cardiache. Letture consigliate: Wormser GP, Schwartz I. Antibiotic treatment of animals infected with Borrelia burgdorferi. Clin Microbiol Rev. 2009 Jul; 22(3):38795. Greene CE, Straubinger RK. Borreliosis. In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006. Straubinger RK, Rao TD, Davidson E. Protection against tick-transmitted Lyme disease in dogs vaccinated with a multi-antigenic vaccine. Vaccine. 2002; 20: 181-193. 21 Ehrlichiosi monocitica canina Agente patogeno Ehrlichia canis, batterio Gram negativo dell’ordine Rickettsiales (Figura 1), a localizzazione obbligatoria intracellulare (monocitilinfociti, raramente granulociti neutrofili). Vettore (In Italia) Rhipicephalus sanguineus. Figura 1: Morula di E. canis in un linfocita Figura 2: Cluster di zecche Distribuzione Tempi di trasmissione Rhipicephalus sanguineus è una zecca largamente distribuita su tutto il territorio Nazionale. Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere il batterio all’ospite vertebrato. I tempi medi riportati in letteratura variano da alcune ore a 24-48 ore. Diagnosi Segni clinici Clinicamente si distinguono 3 forme: acuta, subclinica, cronica. Forma acuta: si manifesta circa 1-3 settimane dall’infezione ed è caratterizzata da febbre alta (anche superiore a 40°C), letargia, anoressia, congiuntivite, linfoadenomegalia, splenomegalia. Importante: La fase acuta può risolversi spontaneamente nell’arco di 1-2 settimane, anche in assenza di un trattamento terapeutico specifico. Modalità di trasmissione Fase subclinica: La zecca femmina assume E. canis quando il pasto di sangue avviene durante la fase acuta della malattia. Una volta infettata, la zecca trasferisce Erhlichia canis ad altri cani, durante i pasti successivi. Dopo aver eseguito il pasto di sangue, la zecca è capace di deporre un enorme numero di uova (superiore a 5000). Nel caso dell’Ehrlichiosi, il batterio viene trasmesso per via transtadiale e, probabilmente, per via transovarica, per cui le zecche sono infettanti in qualunque stadio (larva, ninfa, adulto). Le zecche, sul cane, tendono a raggrupparsi (cluster, Figura 2) rendendo possibile il trasferimento di microrganismi da zecche infette a zecche sane (co-feeding). dopo circa 2-4 settimane si sviluppa la forma sub-clinica durante la quale l’animale si presenta apparentemente sano. Questa fase può durare mesi o addirittura anni. Alcuni soggetti immunocompetenti possono eliminare il parassita durante questo periodo, altri, invece, possono entrare nella fase cronica dell’infezione. Altre vie di trasmissione Le trasfusioni di sangue possono costituire un potenziale pericolo, per cui i donatori dovrebbero essere testati accuratamente. Curiosità óLa zecca può trasmettere Ehrlichia canis anche dopo 5 mesi dal distacco dal cane! ó Non si conosce la percentuale di cani che passa dalla fase acuta-subacuta a quella cronica, né i fattori che incidono in tale evenienza. óLa gravità delle manifestazioni cliniche può essere legata alla patogenicità del/dei ceppo/i in causa. Fase cronica: Test diagnostici caratterizzata da letargia, perdita di peso, anoressia, linfoadenomegalia, disturbi dell’emostasi (rinorragia), splenomegalia, uveite, artropatie, nefropatie, disturbi neurologici (non frequenti), febbre (non frequente e di solito non così elevata come nella fase acuta). óTest di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la ricerca di anticorpi anti-Ehrlichia canis nel siero. La positività sierologica può però persistere anche dopo trattamento terapeutico o guarigione spontanea e non sembra essere direttamente correlata con la presenza di segni clinici di Ehrlichiosi, specialmente in aree endemiche. In questi soggetti, il titolo anticorpale generalmente si riduce progressivamente fino a scomparire nell’arco di 6-9 mesi. Allo stesso tempo, però, l’infezione può persistere in soggetti trattati e clinicamente asintomatici nei quali la positività sierologica rimane stabilmente presente anche per anni. Altro limite è rappresentato dalla cross reattività sierologica con altre specie di Ehrlichia. Titoli anticorpali bassi (vicini al valore soglia del laboratorio) sono esclusivamente indicativi dell’avvenuta esposizione al batterio. Nella quasi totalità dei casi, non hanno significato clinico. Esami di laboratorio óFase acuta: piastrinopenia, ipergammaglobulinemia. óFase subclinica: nulla di rilevabile o può persistere una lieve piastrinopenia. óFase cronica: piastrinopenia, aumento delle proteine totali, proteinuria, aumento di ALT, ALP, urea, creatinina. In alcuni casi, l’aumento delle gamma globuline (Figura 3) può esprimersi con un picco monoclonale, tanto da simulare una neoplasia del sistema ematopoietico (mieloma). γ β2 β1 α1 α2 Figura 3: Tracciato elettroforetico Nei casi più gravi si può instaurare una marcata depressione midollare per cui la piastrinopenia può essere accompagnata da leucopenia ed anemia non rigenerativa (pancitopenia). Ricorda che La piastrinopenia non è ‘sinonimo’ di Ehrlichiosi ma si evidenzia in numerosi stati patologici. Le zecche possono trasmettere patogeni diversi durante lo stesso pasto di sangue per cui è necessario escludere patologie che si manifestino con segni clinici ed alterazioni clinico-patologiche sovrapponibili. óPCR: per identificare il DNA specifico di E. canis da campioni biologici, generalmente sangue. óDiagnosi microscopica: su strisci di sangue, buffy coat, midollo osseo, milza colorati con Diff-Quick. L’identificazione delle morule di Ehrlichia all’interno delle cellule mononucleate, relativamente semplici (Figura 1) da riconoscere ma considerate un reperto poco frequente, è possibile solo durante la fase acuta dell’infezione. óEsami colturali per l’isolamento di E. canis da sangue (disponibile solo in pochi laboratori). Diagnosi differenziale Leishmaniosi, Anaplasmosi, Babesioni, Epatozoonosi, Linfoma. Prevenzione Sul vettore I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe esse- 23 re ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Vaccini Non esistono allo stato attuale formulazioni vaccinali di provata efficacia. Terapia Doxiciclina: 10 mg/kg s.i.d., x os, per 28 giorni (terapia d’elezione). Tetraciclina cloridrato: 10 mg/kg s.i.d., x os, per 28 giorni. Carbesia: 5 mg/kg i.m., gg 1 e 15. Quando si è instaurata la fase cronica con grave depressione midollare, la terapia può anche non avere effetto. II cane, inoltre, non sviluppa un’immunità protettiva nei confronti di E. canis per cui, dopo l’eliminazione del batterio in seguito al trattamento terapeutico, può andare incontro a re-infezioni. Suggerimenti pratici Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascella, testa, torace. Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca. Zoonosi Il cane non rappresenta un rischio per l’uomo. L’unico reale pericolo di infezione per l’uomo è frequentare ambienti infestati da zecche. Ripicephalus sanguineus si adatta a tutti gli ambienti peri-domestici e domestici nei quali vive il cane. E. canis non è considerata patogena per l’uomo. Letture consigliate: Mekuzas Y, Gradoni L, Oliva G, Foglia Manzillo V, Baneth G. Ehrlichia canis and Leishmania infantum co-infection: a 3-year longitudinal study in naturally exposed dogs. Clin Microbiol Infect. 2009 Mar 26. Baneth G, Harrus S, Ohnona FS, Schlesinger Y. Longitudinal quantification of Ehrlichia canis in experimental infection with comparison to natural infection. Vet Microbiol. 2009 May 12; 136(34):321-5. Epub 2008 Dec 3. Shipov A, Klement E, Reuveni-Tager L, Waner T, Harrus S. Prognostic indicators for canine monocytic ehrlichiosis. Vet Parasitol. 2008 May 6; 153(1-2):131-8. Epub 2008 Jan 17. Neer TM, Harrus S. Canine Monocytotropic Ehrlichiosis and neorickettsiosis. In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006. Neer TM, Breitschwerdt EB, Greene RT, Lappin MR. Consensus statement on ehrlichial disease of small animals from the infectious disease study group of the ACVIM. American College of Veterinary Internal Medicine. J Vet Intern Med. 2002 May-Jun; 16(3):309-15. 25 Encefalite da zecche (TBE) Agente patogeno Flavivirus, famiglia Flaviviridae, comunemente chiamati ARBOvirus (Arthropod Borne Virus). Da ricordare che a questa famiglia appartiene il virus della West Nile Disease. Vettore (In Italia) Ixodes ricinus (Figura 1). Figura 1: Ixodes ricinus Distribuzione In Italia sono segnalati focolai sporadici in Toscana, Trentino, Bellunese e Carso triestino. La patologia è endemica in tutto l’Est-Europa. Il periodo di incubazione è di circa 7-14 giorni. Sono descritte diverse forme cliniche: óCani asintomatici. óCani con quadro clinico severamente compromesso: febbre alta, mioclonie, convulsioni, emi o tetraparesi, iperestesia, deficit multiplo dei nervi cranici. I segni clinici sono generalmente progressivi e solitamente i cani muoiono o vengono soppressi entro 4-7 giorni. óCani che sviluppano una grave encefalite ad esito a volte mortale. Esami di laboratorio Gli esami ematobiochimici non evidenziano alterazioni degne di nota. Test diagnostici óIsolamento del virus dal sangue periferico, dal liquido cefalorachidiano o dai tessuti post - mortem. óImmunofluorescenza indiretta per la ricerca di anticorpi anti-virus TBE. Modalità di trasmissione La trasmissione avviene attraverso la puntura di zecche infette, nelle quali il virus replica attivamente. Il reservoir più importante è rappresentato da piccoli roditori selvatici (arvicole). Tempi di trasmissione Non è noto il tempo necessario affinché la zecca possa trasmettere il virus durante il pasto di sangue. Diagnosi Segni clinici Nel cane la patologia è molto rara. Alcuni casi sono stati segnalati recentemente in Europa centrale e, curiosamente, soprattutto in soggetti di razza Rottweiler. óDimostrazione di IgM. óPCR per l’amplificazione del DNA o del RNA virale da sangue o liquor. Diagnosi differenziale Anaplasmosi, Cimurro. Prevenzione Sul vettore I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe essere ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascelle, testa, torace. 27 Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca. Vaccini Non esistono vaccini disponibili per il cane. Esiste, invece, un vaccino per l’uomo, oltre ad una preparazione di immunoglobuline da utilizzare come misura profilattica post-esposizione al rischio di contagio (puntura di zecche in focolai endemici). Terapia Non esiste un protocollo terapeutico ottimale e standardizzato per la TBE. Il trattamento può essere solo di supporto. Suggerimenti pratici La sintomatologia neurologica è particolarmente acuta. Ricordare quali sono i focolai presenti in Italia ed in Europa. Zoonosi Il cane infetto non rappresenta un reservoir d’infezione per la zecca né un veicolo di trasmissione per l’uomo. La TBE è una malattia in costante monitoraggio nell’uomo, poiché appare in espansione anche verso i paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo. Particolari precauzioni devono essere prese per le categorie a rischio (campeggiatori, cacciatori, guardie forestali…) che si rechino in zone endemiche. Letture consigliate: Kunze U. ISW TBE. Tick-borne encephalitis: From childhood to golden age does increased mobility mean increased risk? Meeting report of the 11th meeting of the International Scientific Working Group on Tick-Borne Encephalitis (ISW-TBE. Vaccine. 2009 Nov 26. Carpi G, Bertolotti L, Rosati S, Rizzoli A. Prevalence and genetic variability of tick-borne encephalitis virus in host-seeking Ixodes ricinus in northern Italy. J Gen Virol. 2009 Dec; 90(Pt 12):2877-83. Tipold A, Vanderelde M. Tick borne infections. In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006. Leschnik MW, Kirtz GC, Thalhammer JG. Tick-borne encephalitis (TBE) in dogs. Int J Med Microbiol. 2002 Jun; 291 Suppl 33:66-9. 28 Hepatozoonosi canina Agente patogeno (In Italia) Hepatozoon canis, protozoo della famiglia Hemogregarinidae, parassita obbligato dei leucociti e delle cellule del sistema reticolo endoteliale. Vettore (In Italia) Rhipichephalus sanguineus (Figura 2). Figura 1: Gametocita di Hepatozoon canis all’interno di un granulocita neutrofilo Figura 2: Rhipicephalus sanguineus Distribuzione Rhipichephalus sanguineus è una zecca largamente distribuita su tutto il territorio Nazionale. Probabilmente, anche altre zecche di specie diverse possono essere serbatoio d’infezione. infiammatori. La forma che si ritrova in circolo, all’interno dei neutrofili, è la forma sessuata (gametocita). Diagnosi Segni clinici La severità dei segni clinici è legata al grado di parassitemia ed alle eventuali infezioni concomitanti. Percentuali variabili tra il 5 e il 10 % dei neutrofili parassitati (la maggior parte dei casi) corrispondono a segni clinici lievi o assenti. Quando la parassitemia è elevata i segni clinici più frequentemente riportati sono: modesto rialzo febbrile, letargia, perdita di peso, linfoadenopatia, mucose pallide e dolorabilità muscolare. Importante: Segni clinici muscolo-scheletrici di particolare gravità e coinvolgimento cardiaco sono riportati in letteratura ed attribuiti pressoché esclusivamente a Hepatozoon americanum, una specie isolata in USA e non segnalata in Europa. Esami di laboratorio Modalità di trasmissione La trasmissione avviene attraverso la zecca. In questo caso però non è il morso di una zecca infetta a causare l’inoculazione dell’agente patogeno ma l’ingestione accidentale di una zecca parassitata (contenete una oociste di H. canis). È possibile la trasmissione per via transtadiale. Altre vie di trasmissione ó Esame emocromocitometrico: anemia normociticanormocromica, occasionalmente rigenerativa. Neutrofilia (infrequente, ma in alcuni casi molto elevata), solo in caso di gravi parassitemie. La trombocitopenia è segnalata in special modo nei soggetti co-infetti con Ehrlichia canis. ó Esami ematobiochimici: iperglobulinemia, ipoalbuminemia, aumento di CPK ed ALP. Test diagnostici Tempi di trasmissione ó Diagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione Diff-Quick. L’identificazione dei gametociti all’interno dei neutrofili (occasionalmente nei monociti) è piuttosto facile (Figura 1) ma non frequente in caso di parassitemia bassa. Allo stato attuale la trasmissione durante il pasto di sangue non è considerata una via d’infezione. Il ciclo del parassita, una volta ingerito, è particolarmente complesso, con invasione di tutti gli organi e tessuti da parte delle forme asessuate (merozoiti) che provocano fenomeni ó Gli anticorpi anti–H. canis possono essere identificati mediante test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) o metodica ELISA. In virtù della facile identificazione del parassita, specialmente in corso di malattia, tali metodiche vengono utilizzate solo ai fini epidemiologici. È possibile la trasmissione transplacentare o attraverso la predazione di ospiti intermedi o portatori sani. 29 ó PCR: per identificare il DNA del protozoo. Metodica non routinaria, riservata di solito ai fini scientifici. Diagnosi differenziale Leishmaniosi, Ehrlichiosi, Anaplasmosi, Babesiosi. Prevenzione Sul vettore I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe essere ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Suggerimenti pratici Eseguire sempre un accurato esame microscopico dello striscio di sangue periferico in tutte le patologie trasmesse da artropodi vettori. Il riscontro periferico di H. canis può a volte essere un reperto occasionale. Escludere le possibili co-infezioni, o al contrario, verificare attentamente gli strisci periferici in caso di mancata o parziale risposta alla terapia nei confronti delle altre patologie descritte nel testo. Zoonosi L’Hepatozoonosi non è considerata una zoonosi. Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascelle, testa, torace. Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca. Vaccini Non sono attualmente disponibili vaccini. Terapia Imidocarb dipropionato 5-6 mg/kg ogni 14 giorni, S.C. o I.M. fino alla scomparsa del parassita alla lettura dei vetrini. In alcuni casi, è stata associata la doxiciclina, alla dose di 10 mg/kg die, per 21 giorni. L’eliminazione di H. canis dal sangue periferico può richiedere a volte tempi più lunghi di trattamento. Letture consigliate: Sasanelli M, Paradies P, Lubas G, Otranto D, de Caprariis D. Atypical clinical presentation of coinfection with Ehrlichia, Babesia and Hepatozoon species in a dog. Vet Rec. 2009 Jan 3; 164(1):22-3. Marchetti V, Lubas G, Baneth G, Modenato M, Mancianti F. Hepatozoonosis in a dog with skeletal involvement and meningoencephalomyelitis. Vet Clin Pathol. 2009 Mar; 38(1):121-5. Epub 2008 Oct 28. Li Y, Wang C, Allen KE, Little SE, Ahluwalia SK, Gao D, Macintire DK, Blagburn BL, Kaltenboeck B. Diagnosis of canine Hepatozoon spp. infection by quantitative PCR. Vet Parasitol. 2008 Oct 20; 157(1-2):50-8. Epub 2008 Jul 17. Baneth G. Hepatozoon canis infection. In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006. 31 Rickettsiosi Agente patogeno (In Italia) Il genere Rickettsia include numerose specie di batteri responsabili di gravi patologie sia nell’uomo che nel cane, tra questi in particolare i batteri del gruppo ‘spotted fever’ e del gruppo ‘typhus’. I batteri del gruppo thyphus sono rappresentati principalmente da R. prowazekii e R. typhi e non sono considerati patogeni per il cane. Il gruppo spotted fever comprende più di 20 specie e, tra queste, R. rickettsii, responsabile della Rocky mountain spotted fever e R. conorii agente causale della Mediterranean spotted fever. Nel cane è riconosciuto un ruolo patogeno per R. rickettsii, agente eziologico di una patologia molto grave ma non presente in Europa e per R. conorii, la cui patogenicità, ad oggi, sembra essere molto limitata e comunque non ancora sufficientemente studiata. Vettore (In Italia) R. conorii è trasmessa da R. sanguineus (Figura 1). Figura 1: Rhipicephalus sanguineus Distribuzione Diagnosi differenziale Non presente in Italia. Ehrlichiosi, Anaplasmosi, Babesiosi. In virtù della non presenza in Italia ed in Europa (ad oggi) di R. rickettsii, nel seguente paragrafo sarà descritta solo la patologia indotta da R. conorii, recentemente segnalata in Italia. Modalità di trasmissione La trasmissione avviene attraverso punture di zecche infette. Le zecche agiscono da vettore e da reservoir; è possibile infatti sia la trasmissione transtadiale che transovarica. Tempi di trasmissione Non è noto il tempo necessario affinché la zecca durante il pasto di sangue riesca a trasmettere l’agente patogeno al cane. Diagnosi Segni clinici Nonostante la sieroprevalenza riportata nel cane in Italia sia elevata (26-60%), i casi di malattia causata da R. conorii descritti in letteratura sono sporadici. I segni clinici principali sono rappresentati da uno stato febbrile acuto e letargia; a volte dolore articolare e risentimento linfonodale. Prevenzione Sul vettore I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe essere ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascelle, testa, torace. Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca (Figura 2). Esami di laboratorio Le principali alterazioni di laboratorio riscontrate nei 3 casi descritti sono: trombocitopenia, anemia, lieve aumento dei valori degli enzimi epatici, ipoalbuminemia. Test diagnostici ó Test di immunofluorescenza indiretta per la ricerca di anticorpi anti-Rickettsia conorii. Come precedentemente riportato la siero-prevalenza in Italia è alta ma la presenza di titoli anticorpali non corrisponde alla dimostrazione di una malattia in atto. Nei casi clinici descritti, è stata dimostrata sia l’avvenuta siero-conversione che la presenza di un alto titolo di anticorpi IgM. ó PCR: per l’identificazione del DNA specifico di R. conorii. Figura 2: Distacco di una zecca con pinzetta 33 Vaccini Non sono disponibili vaccini. Terapia Doxiciclina 10 mg/kg, per os, SID; per 4 settimane. L’efficacia del Ceftriaxone è in discussione. Suggerimenti pratici Curiosamente gli unici 3 casi descritti al mondo (Sicilia) sono stati riscontrati in 3 Yorkshire terrier. Non è noto però se vi sia una reale predisposizione di razza. Zoonosi La patologia da R.conorii nell’uomo (Febbre bottonosa del Mediterraneo) è la patologia da zecche più frequentemente segnalata nel nostro Paese, a volte mortale. Il cane non sembra rappresentare un potenziale pericolo per l’uomo; la siero positività nel cane, tuttavia, è molto importante per segnalare la presenza del patogeno in una determinata area. Letture consigliate: Parola P, Socolovschi C, Raoult D. Deciphering the relationships between Rickettsia conorii conorii and Rhipicephalus sanguineus in the ecology and epidemiology of Mediterranean spotted fever. Ann N Y Acad Sci. 2009 May; 1166:49-54. Socolovschi C, Bitam I, Raoult D, Parola P. Transmission of Rickettsia conorii conorii in naturally infected Rhipicephalus sanguineus. Clin Microbiol Infect. 2009 May 7. Solano-Gallego L, Trotta M, Caldin M, Furlanello T. Molecular survey of Rickettsia spp. in sick dogs in Italy. Zoonoses Public Health. 2008 Oct; 55(8-10):521-5. Solano-Gallego L, Kidd L, Trotta M, Di Marco M, Caldin M, Furlanello T, Breitschwerdt E. Febrile illness associated with Rickettsia conorii infection in dogs from Sicily. Emerg Infect Dis. 2006 Dec; 12(12):1985-8. 34 Trombocitopenia ciclica infettiva da Anaplasma platys Agente patogeno (In Italia) Anaplasma platys, batterio Gram negativo dell’ordine Rickettsiales, a localizzazione obbligatoria intracellulare (piastrine) (Figura 1). Vettore (In Italia) Il ruolo della zecca quale vettore di A. platys non è stato definitivamente accertato. Il DNA di A. platys è stato amplificato all’interno di zecche della specie Rhipicephalus sanguineus (Figura 2) e Dermacentor reticulatus, per cui la trasmissione attraverso queste zecche è altamente sospettata. Figura 1: Morula di Anaplama platys all’interno di una piastrina Figura 2: Apparato buccale di Rhipicephalus sanguineus Distribuzione Diagnosi Come già descritto, Rhipicephalus sanguineus è distribuita su tutto il territorio Nazionale; Dermacentor reticulatus è segnalata in alcune aree del Nord Italia. Segni clinici Il tempo di incubazione dopo la puntura della zecca varia da 8 a 15 giorni. Durante l’iniziale fase batteriemica è possibile riscontrare il maggior numero di piastrine parassitate; pochi giorni dopo questa fase, il conteggio totale delle piastrine si riduce drasticamente e i batteri non sono più visibili all’interno delle cellule. Dopo la scomparsa dei microrganismi il numero delle piastrine aumenta rapidamente tornando a valori normali nell’arco di 3 – 4 giorni. La parassitemia ed i successivi episodi di trombocitopenia si ripetono ad intervalli di circa 1-2 settimane. Mentre il primo episodio di piastrinopenia è causato dall’azione diretta del batterio che replica all’interno delle cellule, gli episodi successivi sono da ascrivere principalmente a meccanismi immuno-mediati. Con il passare del tempo, generalmente, gli episodi si fanno meno frequenti e la trombocitopenia diventa lieve. La sintomatologia è legata alla fase batteriemica e alla trombocitopenia. Generalmente i segni clinici sono lievi. In alcuni casi sono descritti sintomi più gravi quali: febbre, letargia, pallore delle mucose, petecchie, epistassi, uveite, linfoadenomegalia. Modalità di trasmissione Dopo un pasto di sangue infetto il batterio penetra all’interno delle piastrine per endocitosi. All’interno delle piastrine si moltiplica per scissione binaria formando una morula. L’apoptosi delle piastrine infettate porta al dissolvimento della morula nel sangue periferico e alla successiva infezione di altre piastrine. Tempi di trasmissione Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la zecca, durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere il batterio all’ospite, tuttavia, si ritiene che siano gli stessi ripotati per Anaplasma phagocytophilum. Sono riportati casi di co-infezione con altri agenti patogeni trasmessi da zecche (Ehrlichia canis, Babesia canis) che possono rendere più gravi le manifestazioni cliniche. Esami di laboratorio ó Esame emocromocitometrico: grave trombocitopenia (< 20.000 piastrine/µl) specialmente durante la fase batteriemica. óEsami ematobiochimici: aumento lieve o moderato delle proteine della fase acuta e delle immunoglobuline e lieve ipoalbuminemia. Test diagnostici ó Diagnosi microscopica: su strisci di sangue con colorazione Diff-Quick. L’identificazione delle morule all’interno delle piastrine può risultare positiva durante la 35 fase acuta dell’infezione, anche se i batteri sono spesso presenti in numero molto ridotto. ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la ricerca di anticorpi anti-A. platys. La cross-reattività tra A. platys ed E. canis non sembra esistere, mentre è frequente nei confronti di A. phagocytophilum. ó PCR: per identificare il DNA del batterio. Può essere una metodica utile per differenziare le infezioni da Anaplasma platys ed Anaplasma phagocytophilum, specialmente quando quest’ultima infezione decorra in forma lieve. Diagnosi differenziale Ehrlichiosi, Anaplasmosi, Leishmaniosi, Babesiosi, Trombocitopenie autoimmuni o immunomediate. Prevenzione Sul vettore I cani dovrebbero essere trattati preventivamente contro le zecche prima dell’inizio della stagione a rischio (fine febbraio-inizio marzo), preferendo prodotti ben tollerati, a lunga persistenza e dotati di attività repellente contro le zecche oltre che acaricida. Il trattamento dovrebbe essere ripetuto per tutto il periodo a rischio, fino alla fine di settembre-novembre, a seconda delle zone. Vaccini Non sono attualmente disponibili vaccini. Terapia In generale, la terapia per l’Anaplasmosi non differisce da quella per l’Ehrlichiosi. Il farmaco di elezione è la Doxiciclina. Il protocollo più frequentemente riportato è 5-10 mg/kg, per os, SID o BID, per 30 giorni. Suggerimenti pratici Importante un’accurata valutazione citologica dello striscio di sangue da ripetere eventualmente a distanza di qualche giorno, per l’identificazione di morule all’interno delle piastrine durante la fase batteriemica Ricordare la possibilità di co-infezioni con Leishmaniosi o con altri patogeni trasmessi da zecche. Specialmente nelle zone italiane dove è segnalata la presenza del batterio (Sud Italia) valutare con attenzione la persistenza di trombocitopenia in seguito a terapia anti - Leishmania. La trombocitopenia (< 20.000 piastrine/µl) durante i primi episodi di parassitemia è grave! Zoonosi Anaplasma platys non è considerato patogeno per l’uomo. Dopo avere frequentato aree a rischio è importante ispezionare se stessi ed il proprio cane. Le zone del corpo preferite dalle zecche per effettuare il pasto di sangue sono inguine, ascelle, testa, torace. Non essendo noti i tempi di trasmissione del patogeno durante il pasto di sangue è buona norma staccare la zecca il prima possibile dal cane facendo attenzione a non lasciare infisso l’apparato buccale nella cute dell’ospite. Utilizzare esclusivamente delle pinzette, effettuando un movimento rotatorio, non premendo eccessivamente sull’addome della zecca. Letture consigliate: Alleman AR, WamsleyHL. An update on anaplasmosis in dog. Veterinary Medicine. 2008; 212-220. Cardoso L, Tuna J, Vieira L, Yisaschar-Mekuzas Y, Baneth G. Molecular detection of Anaplasma platys and Ehrlichia canis in dogs from the North of Portugal. Vet J. 2008 Dec 2. Harvey JW. Thrombocytotropic Anaplasmosis. In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006. Flebotomi Leishmaniosi canina 39 39 Leishmaniosi canina Agente patogeno (In Italia) Leishmania infantum, protozoo della famiglia Tripanosomatidae (Figura 1). Vettore (In Italia) Phlebotomus perniciosus, perfiliewi, ariasi, neglectus (Figura 2). Piccolo insetto ematofago con abitudini prevalentemente notturne. I maschi si nutrono di succhi vegetali, le femmine di sangue. Le femmine pungono esclusivamente nelle ore serali-notturne (tramonto-alba) in un periodo compreso tra la metà di maggio e la fine di ottobre (stagione di trasmissione). Figura 1: Aspirato midollare: amastigoti di Leishmania infantum Figura 2: Phlebotomus perniciosus Distribuzione In Italia sono considerati tradizionalmente endemici i territori costieri del Centro-Sud e le Isole ma, negli ultimi anni, la Leishmaniosi è stata segnalata anche in numerose zone del Nord Italia fino a pochi anni fa ritenute indenni. Le alterazioni climatiche ed ambientali stanno probabilmente influenzando e modificando la biologia del vettore. La volpe ed il lupo, pur essendo ospiti naturali per Leishmania infantum, sembrano avere un ruolo epidemiologico poco importante (lupo) o, comunque, ancora in discussione (volpe). Il gatto può infettarsi ed, occasionalmente, manifestare malattia. Il suo ruolo epidemiologico è incerto. Topi e ratti non sono da considerare serbatoi del parassita. Altre vie di trasmissione È provato che le trasfusioni di sangue possono costituire un potenziale pericolo, per cui i donatori dovrebbero essere testati accuratamente. La via coitale e quella uterina non costituiscono una reale fonte di contagio. Tempi di trasmissione La deposizione del parassita nel derma dell’ospite avviene pressoché immediatamente, anche perché il pasto di sangue si realizza in pochi secondi. La disseminazione del parassita nell’organismo e l’eventuale sviluppo della malattia dipendono dal tipo e dall’efficienza della risposta immunitaria del cane infetto. Curiosità Modalità di trasmissione La Leishmania per completare il suo ciclo biologico necessita di un ospite intermedio, costituito da un vettore ematofago (flebotomo) ed uno definitivo, rappresentato dall’ospite vertebrato. Quando un flebotomo non infetto esegue il suo pasto di sangue su un ospite infetto, ingerisce gli amastigoti (forme non infettanti). All’interno del vettore gli amastigoti subiscono una serie di modificazioni morfologiche fino a trasformarsi nella forma flagellata promastigote (altamente mobile ed infettante). La femmina ematofaga del flebotomo alberga i promastigoti nel proprio apparato digerente e trasmette il parassita durante il successivo pasto di sangue ad animali domestici, selvatici e all’uomo, in cui si sviluppa nuovamente la forma amastigote. Il serbatoio naturale del parassita è il cane. Il vettore esegue un solo pasto infettante per notte per cui avere un cane leishmaniotico in casa non costituisce un reale pericolo per il proprietario. Infatti, se un flebotomo non infetto punge un cane leishmaniotico presente in casa, non potrà trasmettere il parassita all’uomo poiché l’insetto eseguirà il successivo pasto di sangue dopo circa 2 settimane! Durante questo periodo, disturbato dalla luce e dai rumori, il flebotomo tende ad allontanarsi dall’ambiente domestico. Diagnosi Segni clinici Il periodo di incubazione può variare da alcuni mesi ad anni. Lo stato d’infezione (dimostrazione della presenza del parassita) non sempre è seguito da quello di malattia (presenza di segni clinici e/o alterazioni clinico-patologiche). La malattia può decorrere con sintomatologia grave o in forma quasi inapparente. I segni clinici più frequenti sono: aumento di volume dei linfonodi, anoressia, depressione sensoriale, dimagrimento, ipotrofia muscolare, lesioni cutanee (noduli, ulcere, alopecia periorbitale, dermatite esfoliativa), oculari (cheratocongiuntivite, uveite), zoppia, e poliuria-polidipsia (Figura 3). ó Profilo biochimico: aumento delle proteine totali sieriche, ipoalbuminemia, ipergammaglobulinemia, aumento dei valori di urea e creatinina. ó Esame delle urine: proteinuria. Test diagnostici ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la ricerca di anticorpi anti-Leishmania infantum per la determinazione degli anticorpi specifici nel siero. Titoli superiori di 4 volte il valore soglia del laboratorio di riferimento (solitamente 1: 80), in presenza di segni clinici o alterazioni clinico-patologiche confermano lo stato di malattia. Figura 3: Grave stato di dimagrimento ed ipotrofia muscolare in soggetto leishmaniotico Importante: ó È fondamentale differenziare i cani infetti da quelli malati; ó Non esistono segni clinici patognomonici; ó Esistono descrizioni di lesioni ‘atipiche’ in distretti anatomici solitamente non coinvolti (mucosa peniena, lingua, cavità orale). Esami di laboratorio ó Emocromocitometrico: la principale alterazione è l’anemia scarsamente rigenerativa. La trombocitopenia, solitamente lieve, è frequente. óDiagnosi microscopica: su strisci di materiale ottenuto tramite ago-aspirato linfonodale/midollare o da lesioni cutanee si possono evidenziare amastigoti di Leishmania infantum liberi, o all’interno del citoplasma di macrofagi. óPCR: per identificare o quantificare (RT-PCR) il DNA specifico di L. infantum da campioni biologici. Le matrici più utili ai fini diagnostici sono il materiale linfonodale e quello midollare. Nelle aree endemiche la sola positività all’esame PCR, in assenza di titoli anticorpali progressivamente crescenti (siero conversione), non è necessariamente indicativa di una infezione ‘attiva’. óEsami colturali per l’isolamento dei promastigoti di L. infantum da materiale prelevato da linfonodo/midollo osseo (disponibile solo in pochi laboratori). Diagnosi differenziale γ Ehrlichiosi, Babesiosi, Epatozoonosi, Linfoma, Demodicosi. β2 α2 α1 Figura 4: Tracciato elettroforetico β1 Prevenzione Sul vettore L’impiego regolare sul cane di antiparassitari che abbiano attività repellente nei confronti dei flebotomi riduce in 41 modo significativo i rischi di trasmissione della leishmaniosi canina. Poiché nessuna formulazione può garantire una protezione completa, è consigliabile adottare ulteriori precauzioni: ótrattare regolarmente il cane con un prodotto ad attività repellente nei confronti dei flebotomi; óridurre l’esposizione notturna del cane al parassita, evitando lunghe passeggiate serali e provvedendo a ricoverarlo al chiuso durante la notte; óapplicare alle finestre zanzariere dalle maglie fitte (0,4-2 mm); ótrattare l’ambiente impiegando insetticidi ambientali per uso domestico; Nei cani che recidivano più volte è importante utilizzare protocoli diversi da quelli utilizzati in precedenza per evitare fenomeni di chemio-resistenza. Protocollo di riferimento è considerato quello che prevede l’associazione tra antimoniato di N-metilglucamina e l’allopurinolo. Suggerimenti pratici Avere la certezza della diagnosi ed escludere/identificare altre patologie concomitanti. Il monitoraggio sierologico (IFAT) e clinico dei soggetti che vivono o hanno soggiornato in aree endemiche è indispensabile per diagnosticare precocemente la patologia ed ottenere buoni risultati terapeutici. óin caso di soggetti clinicamente sani che vivano o che abbiano soggiornato in aree a rischio è consigliabile sottoporre il cane a un controllo veterinario per l’accertamento diagnostico dopo 4-5 mesi dalla possibile esposizione. I controlli dovrebbero essere effettuati nel periodo Febbraio-Aprile. Eseguire sempre l’esame delle urine negli animali sospetti. La proteinuria è uno dei segni più frequenti (a volte unico segno!) di Leishmaniosi. Vaccini Gli ACE-inibitori costituiscono il trattamento di elezione per la gestione della proteinuria. Pur essendo gli studi sui vaccini in una fase relativamente avanzata, non esistono allo stato attuale formulazioni vaccinali autorizzate in Europa. Terapia Nessun farmaco è in grado di eliminare completamente e definitivamente il parassita dall’organismo di un soggetto infetto. I protocolli terapeutici più frequentemente impiegati sono: Antimoniato di N-metilglucamina: 50 mg/kg BID, s.c., per circa 4-6 settimane, di solito associato ad allopurinolo. Allopurinolo: 10 mg/kg BID, per os, per periodi lunghi, non inferiori a 6 mesi. Miltefosina: 2 mg/kg, SID, con il cibo per 28 giorni, associata ad allopurinolo. Associare sempre terapie collaterali ai farmaci anti-Leishmania, in particolare nelle forme caratterizzate da coinvolgimento renale, oculare, articolare). Zoonosi La trasmissione dell’infezione dall’animale all’uomo si realizza esclusivamente attraverso punture di flebotomi infetti. L’età infantile, la malnutrizione, l’HIV ed altre gravi immunodepressioni rappresentano fattori predisponenti. Nell’uomo l’infezione si manifesta in forma viscerale o cutanea. La forma viscerale è caratterizzata da: febbre irregolare, astenia, anoressia, pallore, splenomegalia, epatomegalia, adenomegalia. La forma cutanea si manifesta con lesioni singole, ulcerate o non, localizzate di solito nella sede di puntura del flebotomo. Il farmaco di elezione è l’Amfotericina B liposomica. Generalmente si ottiene la guarigione clinica e parassitologica. 43 Letture consigliate: Solano-Gallego L, Koutinas A, Miró G, Cardoso L, Pennisi MG, Ferrer L, Bourdeau P, Oliva G, Baneth G. Directions for the diagnosis, clinical staging, treatment and prevention of canine leishmaniosis. Vet Parasitol. 2009 Oct 28; 165(1-2):1-18. Epub 2009 Jun 6. Oliva G, Roura X, Crotti A, Zini E, Maroli M, Castagnaro M, Gradoni L, Lubas G, Paltrinieri S, Zatelli A. Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte II: approccio terapeutico. Veterinaria, Anno 22. Dicembre 2008; n. 6. Castagnaro M, Crotti A, Fondati A, Gradoni L, Lubas G, Maroli M, Oliva G, Paltrinieri S, Solano-Gallego L, Roura X, Zatelli A, Zini E. Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte I: Approccio diagnostico e classificazione del paziente leishmaniotico e gestione del paziente proteinurico. Veterinaria, Anno 21. Giugno 2007; n. 3. Foglia Manzillo V, Restucci B, Pagano A, Gradoni L, Oliva G. Pathological changes in the bone marrow of dogs with leishmaniosis. Vet Rec. 2006 May 20; 158(20):690-4. Oliva G, Scalone A, Foglia Manzillo V, Gramiccia M, Pagano A, Di Muccio T, Gradoni L. Incidence and time course of Leishmania infantum infections examined by parasitological, serologic, and nestedPCR techniques in a cohort of naive dogs exposed to three consecutive transmission seasons. J Clin Microbiol. 2006 Apr; 44(4):1318-22. Pulci Bartonellosi47 47 Bartonellosi Agente patogeno (In Italia) Batteri bacillari Gram negativi del genere Bartonella, famiglia Bartonellaceae. Il genere Bartonella comprende 16 specie, 5 delle quali isolate nel cane: Bartonella vinsonii subsp. berkhoffii, B. henselae, B. clarridgeiae, B. washoensis, e B. elizabethae. Ognuna di queste specie può causare segni clinici nel cane ma B. vinsonii subsp. berkhoffii e B. henselae sembrano essere le più patogene, anche se questo dato è tuttora in studio. In realtà il ruolo patogeno di Bartonella spp nel cane, pur chiaramente dimostrato ed associato ad uno spettro di condizioni cliniche simili a quelle dell’uomo, è ancora oggetto di ricerca. A complicare ulteriormente il quadro, sono le numerose segnalazioni di coinfezioni con altri patogeni, in particolare Ehrlichia e Babesia. Vettore (In Italia) I principali vettori di Bartonelle nel cane sembrano essere le pulci del gatto (Ctenocephalides felis, Figura 1) e le zecche del genere Rhipicephalus (Rhipicephalus sanguineus) ed Ixodes (Ixodes ricinus). In particolare, Bartonella vinsonii subsp. berkhoffi è veicolata da R. sanguineus e Bartonella henselae da Ixodes ricinus e da Ctenocephalides felis. È da tenere presente, comunque, che altri insetti (acari, pidocchi, flebotomi) possono trasmettere Bartonelle in diversi ospiti, uomo compreso. Il ruolo di vettori diversi dalle pulci e dalle zecche, nel cane, non è conosciuto. Figura 1: Ctenocephalides felis Distribuzione In Italia la presenza di Bartonella vinsonii subsp. Berkhoffii e di B. henselae nel cane è descritta anche in recentissimi lavori. Allo stato attuale, però, non esistono nel nostro Paese segnalazioni di casi clinici associati alla presenza di Bartonella. Modalità di trasmissione Anche se non dimostrato con estrema sicurezza, sembra che Bartonella spp. venga trasmessa dal morso di pulci o zecche infette. Il batterio causa un’infezione cronica degli eritrociti e delle cellule endoteliali che può essere ben tollerata anche per periodi molto lunghi dal cane. I fattori che possono scatenare improvvisamente la malattia restano ancora da chiarire. Presumibilmente, come avviene per altri parassiti intraeritrocitari ( Babesia), condizioni favorenti la comparsa di segni clinici possono essere: stress, intenso esercizio fisico, parto, infezioni concomitanti. B. vinsonii berkhoffii è stata spesso associata allo sviluppo di endocarditi soprattutto nei cani di razza grande/gigante (in particolare il Boxer) predisposti a sviluppare patologie valvolari aortiche. Segni clinici quale debolezza, dolorabilità ossea, febbre di origine sconosciuta possono precedere, anche di molti mesi, la diagnosi di endocardite. Le rare infezione da Bartonella henselae descritte in letteratura sono associate alla comparsa di epatiti croniche accompagnate da debolezza, anoressia, perdita di peso, febbre, distensione addominale. Esami di laboratorio Le principali alterazioni riportate in corso di infezione da B. vinsonii berkhoffii sono: anemia e trombocitopenia (frequentemente di origine immuno-mediata), neutrofilia, eosinofilia, emoglobinuria ed ematuria. Le alterazioni ematobiochimiche sono lievi o inesistenti. Nei casi descritti di infezione da Bartonella henselae vengono riportate le seguenti alterazioni di laboratorio: aumento di ALT, ALP, iponatremia, ipocloremia. Test diagnostici Altre vie di trasmissione Ingestione di feci di pulci infette, morsi o graffi ricevuti da gatti infetti. Tempi di trasmissione ó Test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) per la ricerca di anticorpi anti – Bartonella. La presenza di anticorpi può essere positiva sia in soggetti malati che clinicamente sani, quindi un titolo anticorpale positivo testimonia solo l’esposizione all’agente patogeno e non la malattia in atto. Non è noto precisamente il tempo necessario affinché la zecca o la pulce durante il suo pasto di sangue, riesca a trasmettere il batterio all’ospite vertebrato. óPCR: per identificare il DNA di Bartonella spp. da campioni biologici, generalmente sangue, permette di confermare l’infezione in atto. Diagnosi Diagnosi differenziale Segni clinici I segni clinici associati a infezione da Bartonella spp. nel cane possono essere diversi e spesso complicati dalle frequenti co-infezioni (E. canis, Borrelia burgdorferi, Anaplasma phagocytophilum, Babesia). Ehrlichiosi, Borrelliosi, Anaplasmosi, Babesiosi, Anemie e Trombocitopenie immuno-mediate. Prevenzione Sul vettore Oltre alle misure preventive nei confronti delle zecche già riportate nei precedenti capitoli è necessario impostare una corretta prevenzione nei confronti delle pulci attraverso l’utilizzo di insetticidi. Questi prodotti per essere efficaci devono essere dotati di elevata efficacia, rapida attività abbattente (knock-down) e prolungata attività residuale. Le regole principali da seguire perché il controllo delle pulci risulti efficace sono: óDosare accuratamente gli insetticidi/antipulci ed eseguire i trattamenti ad intervalli regolari per assicurare una adeguata durata di efficacia, in particolare nei soggetti con DAP; óEvitare lavaggi frequenti e/o non specifici per cani e gatti che potrebbero alterare il pH cutaneo e produrre un eccessivo dilavamento del sebo cutaneo; óTrattare contemporaneamente tutti gli animali che condividono lo stesso ambiente; óUtilizzare prodotti attivi verso le forme adulte e le forme immature (larve, Figura 2) e, in caso di forti infestazioni, effettuare un idoneo trattamento dell’ambiente circostante l’animale; óProgrammare i trattamenti per tutta la stagione a rischio anche se non sono visibili le pulci e in caso di gravi infestazioni, continuare i trattamenti durante tutto l’arco dell’anno. Figura 2: Larva di pulce emergente dall’uovo Vaccini Non sono disponibili vaccini. Terapia Ad oggi non esiste un protocollo ottimale e standardizzato per il trattamento della Bartonellosi. Un trattamento con antibiotici di almeno 4-6 settimane è necessario per eliminare l’infezione. In letteratura vengono suggeriti i seguenti protocolli terapeutici: Doxiciclina 10-15 mg/kg, per os, BID; per 4-6 settimane. Enrofloxacina 5 mg/kg, per os, BID, per 4-6 settimane. Azitromicina 5-10 mg/kg, per os, SID, per 6 settimane. Suggerimenti pratici Le co-infezioni con altri agenti patogeni trasmessi da zecche sono molto frequenti ed aggravano spesso il quadro clinico del paziente (es: l’infezione da Bartonella spp., in un cane già affetto da Ehrlichiosi, può contribuire alla comparsa di epistassi). La diagnosi ed il trattamento terapeutico nei soggetti affetti da infezioni concomitanti può essere molto difficile. Zoonosi Il cane non sembra rappresentare un potenziale pericolo per l’uomo. L’uomo di solito può infettarsi dal gatto, attraverso ferite accidentali (c.d. malattia da graffio del gatto). 49 Letture consigliate: Diniz PP, Wood M, Maggi RG, Sontakke S, Stepnik M, Breitschwerdt EB. Co-isolation of Bartonella henselae and Bartonella vinsonii subsp. berkhoffii from blood, joint and subcutaneous seroma fluids from two naturally infected dogs. Vet Microbiol. 2009 Sep 18; 138(3-4):368-72. Chomel BB, Kasten RW, Williams C, Wey AC, Henn JB, Maggi R, Carrasco S, Mazet J, Boulouis HJ, Maillard R, Breitschwerdt EB. Bartonella endocarditis: a pathology shared by animal reservoirsand patients. Ann N Y Acad Sci. 2009 May; 1166:120-6. Zobba R, Chessa G, Mastrandrea S, Pinna Parpaglia ML, Patta C, Masala G. Serological and molecular detection of Bartonella spp. in humans, cats and dogs from northern Sardinia, Italy. Clin Microbiol Infect. 2009 May 18. Diniz PP, Billeter SA, Otranto D, De Caprariis D, Petanides T, Mylonakis ME, Koutinas AF, Breitschwerdt EB. Molecular documentation of Bartonella infection in dogs in Greece and Italy. J Clin Microbiol. 2009 May; 47(5):1565-7. Breitschwerdt EB, Chomel BB. Canine Bartonellosis. In: Greene C.E. Infectious diseases of the dog and cat, third edition. Saunders Company, 2006. Tabelle 53 Segni clinici principali riferibili alle patologie descritte nel testo Condizione fisica generale Anoressia A. phagocytophilum p. 9 B. canis spp. Anoressia (fase acuta p. 13 e cronica), dimagrimento (fase cronica) Borrelia spp. Malessere generalizzato p. 17 E. canis p. 21 Anoressia (fase acuta), dimagrimento e ipotrofia muscolare (fase cronica) R. conorii p. 31 A. platys p. 34 L. infantum p. 39 Sensorio Si Depressione Si (fase acuta) > 40° Disturbi neurologici (rari) Si (a volte intermittente) Grave Si depressione (fase acuta) (fase acuta), > 40° depressione (fase cronica) Letargia, perdita di peso, dolorabilità muscolare Letargia Anoressia Anoressia, dimagrimento, ipotrofia/ atrofia muscolare Bartonella spp. Debolezza anoressia, p. 47 perdita di peso Febbre Depressione Convulsioni TBE p. 25 H. canis p. 28 53 Si (elevata) Si (modesta) Cute e annessi Mucose Depressione Occhi Articolazioni Altro Zoppia (intermittente) Pallide/itteriche Splenomegalia Linfoadenopatia Zoppia (uno o più arti coinvolti, intermittente) Petecchie, Pallide Reattività Congiuntivite Zoppia Epistassi ecchimosi (fase cronica) linfonodale (fase acuta), (fase cronica) (fase cronica) (fase acuta) uveite splenomegalia (fase cronica) (più frequente fase cronica) Mioclonia, emi/tetraparesi, iperestesia, deficit multiplo dei nervi cranici Pallide Linfoadenopatia Si Depressione Linfonodi/ milza Linfoadenopatia Dolore articolare Si (ciclica) Dermatite Pallide esfoliativa, ulcere, noduli, onicopatie Si Eritema (a volte data- migrans ta nel tempo) (raro da riscontrare nel cane) Linfo e Congiuntivite, Zoppia splenomegalia uveite Dolorabilità ossea Epistassi Principali alterazioni di laboratorio riferibili alle patologie descritte nel testo Esame emocromocitometrico Esami ematobiochimici A. phagocytophilum p. 9 Moderata o grave trombocitopenia. ·ALP, ipoalbuminemia iperfibrinogenemia B. canis spp. p. 13 Anemia rigenerativa trombocitopenia ·ALT, ALP, bilirubina totale, urea Bilirubinuria, emoglobinuria, proteinuria, cilindri granulari Proteinuria Borrelia spp. p. 17 E. canis p. 21 Esame delle urine Piastrinopenia (fase acuta) Ipergammaglobulinemia (fase acuta) Piastrinopenia o panleucocitopenia (fase cronica) ·proteine totali, inversione A/G, ·ALT, ALP, urea, creatinina (fase cronica) Proteinuria (fase cronica) TBE p. 25 H. canis p. 28 Anemia normocitica-normocromica, Iperglobulinemia, ipoalbuminemia, occasionalmente rigenerativa. ·CPK ed ALP Trombocitopenia (co-infezione con Ehrlichia canis) R. conorii p. 31 Trombocitopenia, anemia Lieve aumento dei valori degli enzimi epatici, ipoalbuminemia A. platys p. 34 Grave trombocitopenia (< 20.000 piastrine/µl) (fase batteriemica) Aumento lieve o moderato proteine della fase acuta ed immunoglobuline, lieve ipoalbuminemia L. infantum p. 39 Anemia scarsamente rigenerativa, trombocitopenia ·urea, creatinina, ·proteine totali, inversione A/G Bartonella spp. p. 47 Anemia e trombocitopenia, neutrofilia, eosinofilia Proteinuria Emoglobinuria, ematuria Test diagnostici specifici riferibili alle patologie descritte nel testo 55 Diagnosi microscopica A. phagocytophilum Sangue/liquido sinoviale (morule all’interno p. 9 dei neutrofili - fase acuta) B. canis spp. p. 13 Sangue (protozoo all’interno degli eritrociti – fase acuta) Borrelia spp. p. 17 IFAT/Elisa PCR Coltura ≥1:80 (titolo IFAT, associato a segni clinici) Sangue Non particolarmente utile durante la fase acuta Sangue Gli anticorpi possono persistere per anni, come per Ehrlichia. Sangue o altre matrici tissutali Sangue ed altre matrici tissutali Prestare molta attenzione alla sensibilità e specificità dei test utilizzati E. canis p. 21 Sangue, buffy coat, midollo osseo, milza (morule all’interno delle cellule mononucleate) Sangue Utili ma riservati Sangue o liquor a laboratori specializzati (dimostrazione di IgM) TBE p. 25 H. canis p. 28 Gli anticorpi possono persistere per anni, sia negli animali guariti spontaneamente, sia in quelli sottoposti a terapia antibiotica Sangue, liquor Sangue, buffy coat, midollo osseo (gametociti all’interno dei neutrofili) R. conorii p. 31 Il titolo positivo non è indice di malattia Sangue Cross- reazione A. phagocytophilum Sangue (differenzia da A. phagocytophilum) A. platys p. 34 Sangue (morule all’interno delle piastrine) L. infantum p. 39 Linfonodo/midollo/lesioni cutanee Importante la titolazione Sangue/midollo/linfonodo (amastigoti liberi o all’interno di per confermare lo stato macrofagi) di malattia Bartonella spp. p. 47 Sangue Il titolo positivo non è indice di malattia Sangue Midollo/linfonodo