Le ricercatrici del centro CREA Alimenti e Nutrizione di Roma
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Le ricercatrici del centro CREA Alimenti e Nutrizione di Roma
Le ricercatrici del centro CREA Alimenti e Nutrizione di Roma, Stefania Ruggeri e Laura Rossi, intervistate su “Il Corriere della Sera”, bocciano le presunte proprietà nutrizionali dei “supercibi” alla moda. A cura dell’Ufficio Stampa I supercibi alla prova Dalle bacche antiossidanti agli omega-3 nelle alghe Gli esperti: più delle mode conta una dieta equilibrata di Stefania Chiale Sette «supercibi» alla lente d’ingrandimento Perché fare attenzione alle calorie quando basta mangiare 100 grammi di bacche di Goji al giorno? Perché — citando Stefania Ruggeri, nutrizionista del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Crea-Nut), docente alla facoltà di Medicina di Tor Vergata — «migliorare il proprio stile di vita se c’è l’alimento che ti salva la vita? Peccato che non esiste: il “supercibo”, da solo, non funziona». La verità è che la nutrizione è una materia complessa e diversa per ciascuno. Una cosa sappiamo: «Con una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura — che sono un concentrato di alcune cose (antiossidanti, fibre, vitamine, minerali, acqua) e un basso contenuto di altre (calorie e grassi) —, niente è un “superfood”», spiega Laura Rossi, specialista in Scienze dell’Alimentazione e ricercatrice Crea-Nut. «Parlare di “superfood” significa fare l’errore di dividere i cibi in “buoni” e “cattivi”. Impegniamoci sulla healthy diet (dieta salutare) piuttosto che sull’healthy food(cibo salutare)». Eppure la moda del momento, come racconta il Guardian, è riempirsi il piatto di toccasana dai nomi esotici o salvati dall’estinzione: «Le persone sono disorientate dall’offerta di cibo: da qui nasce il filone del “supercibo” e del “cibo-diavolo”» sintetizza Lucilla Titta, nutrizionista dell’Istituto Europeo di Oncologia, che ha collaborato al best seller di Eliana Liotta La dieta Smartfood (Rizzoli). Ma è una sintesi efficace per mettere sotto la lente i sette «supercibi» più in voga oggi. 2. Avocado Negli Usa è così alta la richiesta, da aver attirato l’attenzione delle gang criminali messicane. L’avocado spopola anche sulle tavole europee. Attenzione però: «La sua polpa è ricca di acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi — spiega Rossi —, un avocado contiene 231 calorie (la banana 80!)». I grassi dell’avocado sono «positivi per il sistema cardiovascolare — spiega Titta — ma sono gli stessi contenuti nell’olio extravergine o nelle noci. Bacche di Goji 3. Semi di chia Dalla civiltà degli Atzechi i semi di chia sono arrivati alla civiltà del superfood. La proprietà che li rende «super cibi» è l’alto contenuto di acidi grassi omega-3: «Grassi polinsaturi che proteggono da malattie cronico degenerative. Ma che troviamo anche nel pesce, nei semi di lino, nelle noci, nelle nocciole, fonti di omega-3 consigliate. Sono la giusta alternativa per chi è vegetariano, ma per gli altri sono assolutamente sostituibili!», spiega Titta. 4. Alghe «Ci sono cibi dall’alto valore nutrizionale nel caso di alimentazioni sbilanciate. In tutti gli altri casi non sono indispensabili. È il caso delle alghe. Sono ricche di omega-3 che troviamo nel pesce, e non solo» spiega Rossi. «E di sali minerali (calcio e ferro) — aggiunge Titta — ma quante alghe riusciamo a mangiare? Il calcio si trova anche nei semi di sesamo e nelle nostre tradizionali piante aromatiche (rosmarino, salvia, origano)». 5. Bacche di Goji Dal Tibet e dalla Cina le bacche di Goji hanno invaso le credenze degli occidentali. «Contengono antocianine, che hanno potere antiossidante: questa caratteristica li trasforma facilmente in “superfood” — spiega Rossi — senonché le stesse proprietà sono presenti anche nelle melanzane, nei frutti di bosco, nelle ciliegie». Il discorso, dalle bacche, passa alla tendenza «sbagliata di concentrarsi sulla molecola — continua la nutrizionista —: l’effetto protettivo non è dimostrato che venga dalla molecola di per sé, ma dalla molecola all’interno dell’alimento. Le piccole quantità hanno capacità modulatorie, non ci espongono agli eccessi», conclude Rossi. Sono ricche di «proprietà benefiche, come tanti altri frutti — spiega Titta —. Le bacche di Goji sono un concentrato di fibra, come tutta la frutta essiccata. Perché spendiamo 15 euro al pacchetto di bacche anziché comprare i mirtilli essiccati dell’Alto Adige?» si chiede Titta. 6. Cavolo riccio Il kale (in Italia «cavolo riccio», in Puglia, dove si coltiva, «cole rizze») negli ultimi cinquant’anni era talmente bistrattato da diventare un ortaggio a rischio d’estinzione. La rinascita è iniziata a fine XX secolo, oggi in America c’è addirittura un National Kale Day. Perché il cavolo e non i broccoli? «Come tutte le Brassicacee, i cavoli contengono i glucosinolati, che abbassano il rischio di incidenza di tumore al colon, per esempio, e apportano fibre», dice Titta. 7. Melograno Per il melograno il discorso è diverso: «Non è un frutto esotico, non l’abbiamo scoperto negli ultimi anni», attacca Titta. «Contiene antocianine, con effetto documentato sul sistema cardiovascolare. Ma le stesse molecole sono contenute in altra frutta e verdura». E il melograno «costa molto, anche per la lavorazione che richiede. È ottimo, ma non svuoterei il portafoglio alla ricerca di questo cosiddetto “superfood”», commenta Rossi. 8. Barbabietola «E perché mai le barbabietole sarebbero un “superfood”? — si chiede Rossi —. Hanno poche calorie, contengono molta fibra, sicuramente potassio, che abbassa la pressione arteriosa, antiossidanti, ma detto questo le stesse proprietà sono presenti negli spinaci o nei carciofi. Non vedo una ragione specifica per isolare le barbabietole». L’importante, spiega Titta «è inserirle in una dieta equilibrata: come per tutti gli alimenti».