Note per una metodologia di classificazione e studio delle buone

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Note per una metodologia di classificazione e studio delle buone
sistemapiemonte
Note per una metodologia di
classificazione e studio delle Buone Prassi
nell’ambito della Società dell'Informazione
sistemapiemonte.it
OSSERVATORIO ICT DEL PIEMONTE
Note per una metodologia di classificazione e studio delle buone
prassi nell’ambito della Società dell'Informazione
Settembre 2006
A cura di CSP scarl
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SOMMARIO
1.
OBIETTIVO DEL DOCUMENTO..................................................................................................... 3
2.
INQUADRAMENTO ........................................................................................................................... 4
2.1
COSA E’ UNA BUONA PRASSI?......................................................................................................... 6
2.2
BEST, GOOD, LEARNING PRACTICE ................................................................................................... 7
2.3
TRASFERIBILITÀ, DECONTESTUALIZZAZIONE E APPRENDIMENTO..................................... 8
2.4
BENEFICI D’USO DELLE BUONE PRASSI ....................................................................................... 9
2.5
PROPOSTA DI APPROCCIO OPERATIVO ALLE BUONE PRASSI ................................................. 10
2.6
VALUTARE LA BONTA’ DI UNA PRATICA................................................................................... 12
3.
MODELLI DI ANALISI E CLASSIFICAZIONE DI BUONE PRATICHE................................ 14
3.1
BUONI ESEMPI. BANCA DATI ESPERIENZE DI INNOVAZIONE ............................................... 15
3.2
BEEP - BETTER E-EUROPE PRACTICES KNOWLEDGE SYSTEM ............................................................... 18
3.3
OTE- PROGETTO OSSERVATORIO TECNOLOGICO DEL MIUR................................................ 21
3.4
E-GOVERNMENT GOOD PRACTICE FRAMEWORK .................................................................................... 24
3.5
TRASFERIMENTO BUONE PRATICHE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI .............. 28
3.6
PREMI E RICONOSCIMENTI DEL FORUM PA .............................................................................................. 31
3.7
STOCKHOLM CHALLENGE AWARD ........................................................................................................ 34
3.8
INSME - INTERNATIONAL NETWORK FOR SMES – GOOD PRACTICES................................................... 37
3.9
IANIS – INNOVATIVE ACTIONS NETWORK FOR THE INFORMATION SOCIETY ........................................ 40
4.
PROPOSTA METODOLOGICA ..................................................................................................... 42
4.1
5.
SCHEDA DI RILEVAZIONE PRATICHE DELL’ORICT ................................................................. 45
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO ............................................................... 52
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1. OBIETTIVO DEL DOCUMENTO
Il presente documento, realizzato da CSP nell’ambito dell’Osservatorio Regionale ICT
propone una metodologia per la classificazione e la selezione di buone prassi.
Il documento rappresenta un tentativo di problematizzazione sul tema delle buone pratiche.
A questo scopo, in primo luogo si sono messe a confronto definizioni, accezioni diverse e
diversi obiettivi d’uso, seppur limitando il campo agli ambiti della promozione della Società
dell'Informazione e dell’uso delle ICT, oltre che allo sviluppo locale.
Alla fase di lavoro della problematizzazione ha fatto seguito un lavoro di sintesi, finalizzato
alla proposta di una modalità di schedatura ed analisi di buone prassi, funzionale alle
esigenze e agli obiettivi dell’Osservatorio Regionale ICT. Tale proposta metodologica,
stabile per quanto riguarda strumenti descrittivi, è tuttavia meno stabile per quanto riguarda
gli strumenti analitici, è stata applicata ad alcuni casi, che sono allegati al documento.
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2. INQUADRAMENTO
L’Osservatorio Regionale per le ICT ha ritenuto opportuno inserire tra le sue attività
strutturali una ricognizione sistematica di buone pratiche e buoni esempi. A partire dalla
consapevolezza che un utilizzo “retorico” e meramente “promozionale” delle buone pratiche
sia poco adatto alle finalità dell’Osservatorio, il lavoro è stato impostato a partire da una
ricognizione del concetto di buona prassi, di usi e classificazioni autorevoli e dall’avvio di
una riflessione metodologica che inizia a dare i primi frutti.
L’obiettivo dell’Osservatorio Regionale ICT nel censire buone pratiche è riconducibile alla
sua missione generale, ovvero di monitorare e supportare lo sviluppo della Società
dell'Informazione sul territorio regionale. Il focus dell’ORICT è duplice: da un lato il
monitoraggio dello stato dell’arte dell’innovazione in Piemonte, dall’altro il supporto
informativo alla decisione politica per la promozione dello sviluppo della Società
dell'Informazione e la diffusione delle ICT. In questo quadro, tra le diverse attività, la
classificazione delle buone pratiche in particolare punta da un lato alla raccolta di buoni
esempi esterni al territorio piemontese, a cui i decisori locali possano ispirarsi, dall’altro
vuole contribuire con un apporto qualitativo all’attività di monitoraggio della diffusione
delle ICT e della Società dell'Informazione sul territorio regionale.
Che cosa è una buona prassi? Una ricognizione ha messo in evidenza diverse definizioni,
accezioni, logiche di classificazione ed uso. A nostro avviso, posizioni autorevoli sono
quelle dell’Unione Europea (ad esempio dell’E-GOVERNMENT GOOD PRACTICE
FRAMEWORK1), del Formez2, di alcuni progetti finanziati EU focalizzati proprio sulle
buone prassi, in primis BEEP3, di alcune reti internazionali di regioni e amministrazioni
pubbliche nella cui missione è esplicitato lo scambio di buone pratiche, quale ad esempio
IANIS+4, del Dipartimento della Funzione Pubblica del Governo Italiano con l’iniziativa
“BUONI ESEMPI”5. Un’accezione interessante di buona pratica emerge dal Bando
Nazionale per il Riuso delle soluzioni di e-government6. Infine, pur non assumendo l’ottica
della buona prassi, si segnala come attività ormai consolidata di censimento e descrizione di
1
www.egov-goodpractice.org
www.formez.it
3
www.beep-eu.org
4
www.ianis.net
2
5
www.buoniesempi.it.
Il tema del riuso, inteso come modalità di ottimizzazione dei tempi e costi di acquisizione di soluzioni
informatiche, è da tempo presente nella normativa italiana, anche se i casi di effettiva applicazione sono ancora
molto limitati. Il Codice dell’Amministrazione Digitale (D. Lgs. 7 marzo 2005, n. 82) riprende e sistematizza,
integrando e rafforzando il principio, l’importanza del riuso di soluzioni informatiche fra pubbliche
amministrazioni.
6
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progetti ed iniziative regionali il Rapporto Annuale sull’Innovazione in Piemonte, realizzato
a cura di CRC Piemonte nell’ambito di CRCITALIA7.
Gli ambiti nei quali è possibile individuare una buona prassi sono numerosi: si va dalla
progettazione di un processo produttivo, all’organizzazione di una logica di lavoro, alla
predisposizione di una policy, al funzionamento di una partnership, alla raccolta e
all’organizzazione di informazioni e dati, alla realizzazione di infrastrutture e servizi, … Le
buone prassi rilevanti per l’ORICT si riferiscono alla Società dell'Informazione, all’uso ed
alla diffusione delle ICT per lo sviluppo locale. Data la natura pervasiva e trasversale delle
ICT, riportiamo la classificazione dei 25 domini di innovazione proposta da
BUONIESEMPI.IT per riflettere sui campi di applicazione delle buone prassi di nostro
interesse: 1) autonomia e decentramento; 2) comunicazione interna; 3) comunicazione
istituzionale; 4) cooperazione interistituzionale; 5) gestione dati ed informazioni; 6) finanza
innovativa; 7) logistica, patrimonio e servizi interni; 8) miglioramento dei servizi; 9)
normativa a regolamentazione; 10) nuovi servizi; 11) organizzazione; 12) partnership
pubblico-privata; 13) pianificazione strategica; 14) programmazione e controllo; 15) qualità;
16) rapporti con i cittadini; 17) reti e tecnologie; 18) reclutamento ed inquadramento delle
risorse umane; 19) produzione, approvvigionamento, acquisto di risorse e servizi; 20)
semplificazione; 21) soddisfazione dei cittadini; 22) studi, ricerca e sviluppo; 23) sviluppo
professionale delle risorse umane; 24) valutazione e incentivazione del personale; 25)
valutazione delle politiche e degli investimenti pubblici8.
Quali i benefici attesi dall’uso delle buone prassi? In generale, si realizzano benefici dovuti
ad una buona prassi laddove si verificano un trasferimento continuativo di conoscenze,
insieme ad un’attività di osservazione ed apprendimento nei confronti di altri
modelli/iniziative già avviati con successo.
7
8
www.crcitalia.it Il rapporto è giunto nel 2006 alla quarta edizione.
www.buoniesempi.it.
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2.1 COSA E’ UNA BUONA PRASSI?
Selezionando fra le numerose definizioni possibili, una best practice è
“… the best examples of practice, e.g. which methods, tools, organisation, systems,
technology, etc., were used to achieve the excellent performance seen. Such examples
should also imply ease of transference to other situations where users have similar
objectives and should facilitate learning by them. In Beep, best practice is the tool used to
show how the best performers achieve their excellent results. Beep users find best
practice by searching the Knowledge Base using characteristic indicators only, so that
the user seeks inspiration and information. This is looking for Best Practice only and
does not involve Benchmarking. The user is probably looking for ideas and inspiration as
to how to do something he/she has not yet tried, thus has no need of Benchmarking”
[BEEP, GLOSSARY, in “Survey and review of case study resources”, June 20019.
La definizione proposta dall’iniziativa “BUONE PRASSI” promossa dall’organizzazione
Cittadinanzattiva10 ci pare centrare le principali caratteristiche di una buona prassi, per
quanto l’attenzione sia centrata sui diritti di cittadinanza di cui è portatrice l’organizzazione :
“si definisce Buona Pratica ogni iniziativa di successo volta a migliorare
contestualmente l’efficienza (economicità) e l’efficacia (come modalità per soddisfare, in
maniera adeguata, i bisogni e le aspettative dei cittadini) della gestione ed erogazione
dei servizi. Una Buona Pratica è inoltre caratterizzata da cinque requisiti:
1. misurabilità (possibilità di quantificare l’impatto dell’iniziativa)
2. innovatività (capacità di produrre soluzioni nuove e creative per il miglioramento
della qualità dei servizi e per la tutela dei diritti dei cittadini)
3. sostenibilità (attitudine a fondarsi sulle risorse esistenti o capacità di generare essa
stessa nuove risorse)
4. riproducibilità (possibilità di trasferimento e applicazione in luoghi e situazioni diversi
da quelli in cui è stata realizzata)
5. valore aggiunto (impatto positivo e tangibile sui diritti degli utenti e sulla promozione
della partecipazione civica)”11.
L’Università di Pisa, per conto della Regione Toscana, nell’ambito dell’iniziativa “Progetto
per la definizione ed il supporto all’attuazione di un piano per la raccolta delle esperienze e
9
Tratto dal glossario del progetto EU BEEP, www.beep-eu.org/Content/Glossary/GlossaryV5.htm in sintesi,
possiamo affermare che “una best practice rappresenti il migliore esempio di un metodo, di uno strumento, di
una procedura, di un sistema organizzativo, di una policy, di una tecnologia,… impiegati al fine di conseguire
un risultato ottimale, rispetto al contesto nel quale l’iniziativa si inserisce”.
10
www.cittadinanzattiva.it
11
www.cittadinanzattiva.it/content/view/276/214 e www.buoniesempi.it/iniziative.aspx?iniz=BP
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regionali di e-Government”12, propone una definizione di buona prassi riferita al campo
dell’e-Government, ma estensibile al nostro campo di interesse:
“una buona prassi è un esempio di innovazione riuscita, un servizio nuovo o
reingegnerizzato, che “funziona”, che è riusabile o già riusato in altre realtà, che
risponde a precise normative nazionali o internazionali. … le buone prassi tendono
al miglioramento dell’efficienza operativa interna alle singole amministrazioni, al
miglioramento dell’erogazione e della fruizione di servizi per cittadini e imprese, ad
e a assicurare l’integrazione dei servizi e a favorire la cooperazione tra e diverse
amministrazioni, a promuovere il dialogo fra cittadini ed amministrazione, …”,
METODOLOGIA PER LE BUONE PRASSI di E-TOSCANA, p 1.13
2.2 BEST, GOOD, LEARNING PRACTICE
La terminologia per riferirsi alle buone prassi è varia e volutamente, fino a questo punto,
abbiamo utilizzato indistintamente i diversi termini. Si va dalle best alle good practice ed ai
loro corrispettivi in italiano, ai casi di successo (success stories).
Problematizzando la questione terminologica, osserviamo innanzitutto l’opportunità di
privilegiare “good” rispetto a “best”, dal momento che “best” non presuppone margini di
miglioramento e pare attribuire un livello ottimale al caso o alla pratica senza tenere conto
dello specifico contesto in cui si è realizzata14. Uno studio focalizzato sulla riorganizzazione
del back office delle amministrazioni pubbliche esplicita la scelta dell’approccio alle “good”
piuttosto che alle “best practice”, indicando come proprio oggetto di indagine
“high successful practice which represent leading edge experience, though not
necessarily the best, ideal or unproblematic”15
In secondo luogo, riprendendo una riflessione del progetto BEEP, ci pare interessante la
definizione alternativa di “learning practice”: l’identificazione di “best practice” tramite
12
www.e.toscana.it/varie/buoneprassi.shtml
www.e.toscana.it/varie/MetodologiaBuonePrassi.pdf
14
Si ritiene che le buone pratiche siano in generale più agevolmente trasferibili da una realtà ad un’altra,
mentre il concetto di best comporta una più difficile replicabilità al di fuori del contesto in cui si generano.
Citiamo a questo proposito Nicoletta Stame, secondo cui “… niente può essere considerato la cosa
“migliore” per tutte le situazioni, quindi generalizzabile […] ci sono diverse situazioni, e qualcosa che ha
dimostrato d’essere “buono” da una parte potrebbe essere studiato e adattato/imitato altrove per poter
essere utile” (in Rassegna Italiana di Valutazione, n. 28, 2004)
15
Danish Technological Institute, Institute fur Informationmanagment Bremen, “Reorganisation of government
back-offices for better electronic public services”, 2004, p 180.
13
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tradizionali esercizi di benchmarking16 (selezione dei casi a cui viene attribuito punteggio
più alto) ha il limite di prendere in considerazione con difficoltà il contesto di sviluppo del
caso, le necessità degli utenti, i constraint di tipo normativo, oltre alla diversa concezione,
con ampi margini di soggettività, che la nozione di “best” e “successo” ha tra stakeholder e
project manager. Le buone prassi di BEEP sono quindi
“practices which are good for learning17”,
ovvero che non solo hanno raggiunto i propri obiettivi ed hanno avuto impatti positivi nel
loro contesto originale, ma che si propongono anche a decisori, legislatori e progettisti in
contesti geografici ed istituzionali diversi come
“useful learning experiences, which are likely to stimulate creativity, ingenuity18 and
self reflexivity19”
2.3 TRASFERIBILITÀ, DECONTESTUALIZZAZIONE E APPRENDIMENTO
Tutti gli utilizzi più o meno rigorosi di buone pratiche si pongono l’obiettivo della
trasferibilità, ma non sempre ne esplicitano i limiti ed i rischi. Di fatto la trasferibilità diretta
di una pratica, in tutte le sue componenti, è fortemente limitata dalla variazione delle
condizioni di contesto di varia natura (legale-normativo, culturale e linguistico,
organizzativo, …).
Più agevole il trasferimento di una soluzione informatica, che può richiedere adeguamenti
relativamente limitati (prevalentemente scalabilità, customizzazione, …), come presuppone
il già citato Bando Nazionale Italiano per il Riuso delle soluzioni di e-government realizzate
nell’ambito del Primo Avviso Nazionale per l’e-Government.
Non ci si può attendere in altri termini che il trasferimento riguardi intere “pratiche”, quanto
piuttosto che stimoli la creatività, auto riflessione, capacità di diagnosi e di analisi,
consapevolezza di potenziali e criticità, ambiti di conforto con chi affronta sfide e criticità
simili, sebbene in altri contesti.
16
Il benchmarking (espressione sorta in ambito aziendale e successivamente adattata anche ad altri contesti) è
un processo sistematico e continuo di misurazione dei prodotti/servizi/processi mediante il confronto
sistematico con le aziende [istituzioni, enti] che hanno raggiunto livelli d’eccellenza nei vari settori in cui
operano (le cosiddette best in class). L’attività di benchmarking è finalizzata alla misurazione del proprio gap
di prestazioni rispetto all’eccellenza, in vista del successivo raggiungimento della “superiorità”. In linea
generale un’analisi di benchmarking si articola in quattro fasi: conoscere le proprie attività operative,
conoscere le imprese [istituzioni] leader, incorporare il meglio e raggiungere, infine, la superiorità (la
definizione è liberamente tratta dalla sezione “Benchmarking Club” del sito di Business International,
www.businessinternational.it/benchclub/index.html).
17
www.beepknowledgesystem.org/LearningSystem.asp
18
“Ingenutiy” nell’accezione di ingegnosità, abilità inventiva.
19
www.beepknowledgesystem.org/LearningSystem.asp
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La buona pratica quindi, per il massimo sfruttamento del suo potenziale, deve inserirsi in un
contesto articolato di scambio ed apprendimento (ricordiamo l’accezione di “learning
practice” proposta da BEEP), che unisce alla ampia disponibilità di casi analizzati e
consultabili in sistema di conoscenze organizzate, la possibilità di scambio e confronto
(virtuale o diretto fra stakeholder) in comunità di pratica, seminari, attività di mentoring,
peer review, …. Infine, cogliamo l’indicazione che viene ancora da BEEP, secondo cui
l’apprendimento derivante dalle buone pratiche è tanto più efficace e foriero di benefici
quanto più si tratta di apprendimento collettivo e organizzativo, intenzionale, consapevole e
sistematico, basato sul management della conoscenza20.
2.4 BENEFICI D’USO DELLE BUONE PRASSI
Volendo esplicitare quali soggetti e in quali contesti traggono vantaggio dall’uso delle buone
pratiche, si evidenziano le sedi di pianificazione e stesura di politiche e degli interventi di
promozione dello sviluppo, nella gestione di progetti ed iniziative, da parte di decisori e
manager pubblici e privati. In altri termini, le buone pratiche fanno parte integrante della
base conoscitiva per il supporto decisionale e sono utili nella pianificazione e gestione di
politiche ed interventi. Gli utilizzatori delle buone pratiche sono quindi legislatori, decisori
pubblici e privati, progettisti e project manager, indipendentemente dallo specifico dominio
di appartenenza.
Rifacendoci all’e-Government Good Practice Framework21, possiamo citare una serie di
benefici attesi dall’utilizzo di buone pratiche. Si tratta innanzitutto della possibilità di un
vero e proprio trasferimento di esperienze in contesti diversi dall’originale (l’ottica è quella
del Bando Nazionale per il Riuso), per cui, occorre ammetterlo, forti criticità sono legate al
cambiamento di constraint contestuali, specie di tipo normativo, fra realtà diverse. In
secondo luogo, l’approccio buona prassi avvia processi di autoriflessione e apprendimento
all’interno delle organizzazioni e delle istituzioni. In terzo luogo, si evidenziano benefici in
termini di efficienza, ovvero riconducibili ad un utilizzo ottimale delle risorse disponibili,
siano esse economiche, professionali o di tempo: questo si verifica sia in caso di riuso di
soluzioni in contesti diversi, sia nel caso di esame di buone pratiche preliminare o
contestuale alla pianificazione di attività o politiche di sviluppo.
20
www.beepknowledgesystem.org/LearningSystem.asp
21
European Commission, “Framework to reinforce the exchange of good practices in e-Government,”
europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/gpf/doc/good_practices_framework_basel
ine_final.pdf
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2.5 PROPOSTA DI APPROCCIO OPERATIVO ALLE BUONE PRASSI
Come già affermato, il presente documento mira a produrre una metodologia per la selezione
e classificazione di buone pratiche. Quanto fatto finora si inserisce in una più ampia
procedura, su cui il lavoro di definizione è ancora in corso e la cui fattibilità verrà valutata
fra le attività dell’ORICT. Di seguito si delinea una prassi operativa relativa alle buone
prassi (figura 1).
L’approccio parte dalla definizione dell’ambito di interesse e degli obiettivi dell’attività sulle
buone prassi, coerentemente con gli obiettivi generali dell’Osservatorio Regionale ICT. Da
questa prima riflessione, deriva la messa a fuoco dei fattori che rendono rilevanti una prassi
e, di conseguenza, la loro traduzione in descrittori e indicatori, che sono raccolti in una
scheda di classificazione standard da compilare.
FIG. 1. Proposta di approccio alle buone prassi
Segue la fase di raccolta informativa, che è particolarmente delicata. Nel caso in cui la
raccolta sia a carico del gruppo di lavoro sulle buone pratiche, l’attività in prima battuta
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consiste in una ricognizione di materiale pubblico sulla pratica in questione, a partire dal
web. All’occorrenza la raccolta informativa può ampliarsi tramite contatto diretto con
referenti di progetto, ma tendenzialmente il contatto diretto e l’intervista si utilizzano per la
valutazione vera e propria della pratica, che ha un livello di approfondimento molto
maggiore. È possibile attivare meccanismi per cui gli stessi referenti di progetto o gestori di
iniziative e pratiche forniscano spontaneamente informazioni e compilino le schede
descrittive delle prassi: ci riferiamo alla creazione di premi e riconoscimenti, quali la egovernment good practice label22 e la e-health good practice labe23l, entrambe europee, i
premi assegnati annualmente da Forum PA24, o le iniziative varie che contribuiscono
all’alimentazione della base dati buoniesempi.it25. Iniziative internazionali di questo genere,
di particolare successo sono lo Stockholm Challenge Award26 e l’e-Government Good
Practice Framework27.
Il materiale e le informazioni disponibili a valle dell’attività di schedatura possono essere
approfondite, analizzate in un processo di valutazione di impatto o di benchmarking:
entrambe le opzioni richiedono una ulteriore raccolta informativa, basata quantomeno sul
contatto diretto con referenti di progetto e, laddove ritenuto opportuno e possibile,
acquisendo informazioni anche da soggetti attivi nell’ambito dell’iniziativa o da utenti.
Molto utile potrebbe essere l’avvio ed il consolidamento di un rapporto stabile con i referti
di progetto che diventerebbe fonte preziosa di aggiornamento delle informazioni raccolte.
Anche gli output più analitici si prestano alla pubblicazione in varie forme.
Attività varie di valorizzazione dei risultati completano il processo: può trattarsi di
pubblicazioni periodiche, di letture di sintesi trasversali a diverse pratiche analizzate, di
azioni promozionali e di confronto con gli stakeholder e gli interlocutori della singola
pratica.
Nello schema precedente (Fig. 1), si è tentato di rendere evidenti i feedback del processo, le
necessità di periodico aggiornamento di dati ed informazioni rilevate e di periodiche
verifiche dell’allineamento e della coerenza dell’impostazione generale con gli obiettivi
22
europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/egov_good_practice/index_en.htm;
www.egov-goodpractice.eu
23
europa.eu.int/information_society/eeurope/ehealth/index_en.htm
24
www.forumpa.it/forumpa2006/tuttoforumpa/iniziative.html
25
Le principali sono: Buone Pratiche, Certificazioni di Qualità - Selezionate da Buoni Esempi.it, Federculture Premio Cultura di Gestione, Federculture - Premio Cultura di Gestione, Casi di Comunicazione interna Selezionati da Buoniesempi, Cento Progetti, CambiaPA, Punto Egovernment, Casi di e-procurement Selezionati da BuoniEsempi.it, Global Junior Challenge, Casi di Servizi di Igiene Urbana - Selezionati da
Buoniesempi, Ripensare il Lavoro Pubblico, Montagne Sostenibili, PA Aperta, Promoss, ragionando, Premio
Sanità, Sfide, Sportello Impresa, Stockholm Challenge Award, Sviluppo Locale - RAP, Telelavoro nella P.A.,
URP in Viaggio. (http://www.buoniesempi.it/iniziative.aspx)
26
www.stockholmchallenge.se
27
www.egov-goodpractice.org
Pagina 11/54
dell’Osservatorio Regionale e della sua committenza (settori e decisori regionali e locali
impegnati nella pianificazione di iniziative legate alla Società dell'Informazione).
La proposta metodologica del capitolo 4 rende conto del lavoro svolto finora. Come già
affermato in precedenza, il passaggio ad una modalità operativa e sistematica di raccolta,
controllo e aggiornamento delle informazioni, nell’ottica di costituire una vera e propria
banca dati è la fase operativa corrente. In parallelo sono allo studio gli indicatori e la
metodologia di valutazione, mentre la schedatura di buone pratiche è avviata.
2.6 VALUTARE LA BONTA’ DI UNA PRATICA
Particolarmente critico è l’aspetto della valutazione della “bontà” di una “pratica”. Gli
approcci e le metodologie utili a questo scopo possono essere molti e diversi: da quelle
maggiormente soggettive a quelle tecnicamente più rigorose (ad esempio tecniche di
valutazione comparativa quali l’analisi di benchmarking o l’analisi multicriteri). Occorre in
ogni caso tenere presente che la valutazione di una buona pratica implica necessariamente
una componente di soggettività, minore o maggiore, se non altro per quanto riguarda il
metodo impiegato per definizione, classificazione e valutazione.
Per comparare la performance generale di più iniziative/progetti si potrebbe ricorrere alla
costruzione di un indicatore unico che sintetizzi diversi aspetti del loro impatto sul contesto
interessato. Al di là della complessità della messa a punto di un indicatore unico, questo
approccio ha il limite di dare poco spazio all’emersione delle criticità ed ai processi di
apprendimento. Una modalità complementare si ispira alla cosiddetta analisi multicriteri,
secondo cui si valuta una pratica combinando fattori di successo diversi, a cui eventualmente
siano state attribuite rilevanza e reciproca importanza diversa. Questo secondo approccio fa
emergere maggiormente gli elementi di criticità e di forza della singola pratica, anche
rispetto al singolo fattore di successo, rendendo la “good” una “learning practice”.
In generale, i fattori di rilevanza o fattori di successo di una pratica (ed i conseguenti
indicatori) possono essere raccolti in alcuni macro tipi:
•
efficienza: ci si riferisce all’adeguata allocazione iniziale di risorse per il
raggiungimento di obiettivi e all’efficiente utilizzo di tali risorse;
•
performance: ci si riferisce al raggiungimento degli obiettivi (consegna
output/deliverable/risultati previsti, coerenza previsioni-risultati) e del target previsto
(sia in termini quantitativi e sia di tipologia);
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•
impatto: ci si riferisce alle variazioni sul contesto, anche tenendo conto della
situazione controfattuale;
•
sostenibilità: ci si riferisce alla capacità della prassi di fondarsi sulle risorse esistenti,
di generare risorse che ne permettano l’autosostentamento; in particolare, per
iniziative sperimentali, ci si riferisce alla capacità di sopravvivere al termine della
fase di start-up;
•
trasferibilità/riproducibilità: ci si riferisce all’esportabilità della pratica ad altri
contesti geografici, domini tematici, alla predisposizione alla scalabilità
dimensionale, all’adattamento a diversi contesti linguistici e/o culturali, ….
•
innovatività: ci si riferisce alla capacità di produrre soluzioni nuove e creative per il
raggiungimento degli obiettivi prefissati, eventualmente in comparazione con altre
esperienze, esigenze, problematiche simili;
•
visibilità: ci si riferisce alla notorietà acquisita dalla pratica, rilevante in particolare
se si tratta di servizi da promuovere rispetto ad un’utenza o se si tratta di una pratica
sperimentale da trasferire;
•
apprendimento e relazioni: ci si riferisce alla capacità della pratica di veicolare e
ingenerare occasioni di apprendimento o di creare e sedimentare relazioni e contesti
stabili di cooperazione, scambio e apprendimento, sia che avvenga nell’ambito di una
singola organizzazione, sia che avvenga su un territorio, in termini di governance o
di apprendimento istituzionale.
Osserviamo per inciso che il fattore “tempo” possa incidere sulla valutazione di bontà di una
pratica, potendosi distinguere e diversificare effetti immediati e di breve respiro, effetti
latenti ed effetti ritardati di una iniziativa sul suo contesto di riferimento 28:
28
G. Moro (2004), “Interconnessioni tra Valutazione e Sviluppo”, in Rivista Italiana di Valutazione, n. 28.
Pagina 13/54
3.
MODELLI DI ANALISI E CLASSIFICAZIONE DI BUONE PRATICHE
Si è proceduto esaminando varie esperienze di raccolta catalogazione e analisi di buone
prassi, sia nazionali sia internazionali, che sono elencate di seguito e schedate nel prosieguo
del capitolo:
ƒ
Buoni esempi - La banca dati delle Esperienze di Innovazione;
ƒ
BEEP - Better eEurope Practices (Knowledge System);
ƒ
MIUR, Progetto Osservatorio TEcnologico (OTE);
ƒ
Commissione Europea, DG Information Society, e-Government Good Practice
Framework (GPF);
ƒ
ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della FOrmazione professionale dei Lavoratori) –
Ministero del Welfare, “Analisi dell’attuazione dei progetti di trasferimento delle
buone prassi”;
ƒ
Forum PA – Premiazione Progetti;
ƒ
INSME - International Network for SMEs - Good Practices;
ƒ
IANIS – Innovative Actions Network for the Information Society.
Per facilità di lettura, ogni esperienza di classificazione di buone prassi è descritta nelle
pagine seguenti secondo uno schema comune.
ƒ
l’ente che classifica le buone prassi: ossia l’organizzazione che ha il ruolo di
creatore/ideatore della classificazione, che ha predisposto la metodologia di
classificazione, che raccoglie buone prassi;
ƒ
l’oggetto della classificazione: cosa si intende per buona prassi e in quale settore di
intervento si collocano le esperienze esaminate;
ƒ
l’obiettivo della classificazione: a quale scopo viene svolta la classificazione?
ƒ
il livello geografico/territoriale: l’area geografica sulla quale ha effetto l’esperienza
classificata;
ƒ
la metodologia di raccolta delle buone prassi: le informazioni raccolte, gli
strumenti di raccolta, il processo di classificazione;
ƒ
i parametri di valutazione della “bontà” delle prassi: ovvero quali indicatori sono
impiegati, con quali tecniche ed accorgimenti?
ƒ
i punti di forza della metodologia di classificazione.
Pagina 14/54
BUONI ESEMPI. BANCA DATI ESPERIENZE DI INNOVAZIONE
SITO WEB: www.buoniesempi.it 29
ENTE CLASSIFICATORE
La rilevazione è curata da LADAC (Laboratorio per l'Attuazione e la Diffusione del Cambiamento)
nell’ambito di CANTIERI-FORMEZ (www.cantieripa.it). Questa è un’iniziativa promossa dal
Dipartimento della Funzione Pubblica per accelerare e dare concretezza ai processi d’innovazione
nelle PA e finalizzata allo scambio ed alla diffusione di pratiche di successo tra PA italiane.
CANTIERI-FORMEZ promuove la valorizzazione di esperienze di innovazione portate avanti dalla
PA e punta inoltre a favorire la promozione dei processi di cambiamento nelle PA.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
Esperienze di innovazione promosse e realizzate da amministrazioni pubbliche italiane.
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
Buoni esempi è il sito dedicato allo scambio d’esperienze di innovazione. Esso è finalizzato a
valorizzare, e far emergere, azioni sistemiche di diffusione di progetti innovativi. Attraverso
l’aggiornamento della propria banca dati (contenente le schede dettagliate) e la creazione di un
laboratorio tecnologico, si propone di promuovere e orientare la progettualità innovativa sul
territorio.
La classificazione, attiva nella forma attuale da maggio 2003, si suddivide in due versioni. La prima
cataloga le esperienze innovative realizzate dalle PA italiane relativamente ad aree classificate
Obiettivo1 (circa 430 esperienze). La seconda raccoglie sempre esperienze d’innovazione, ma che
prevedono, in aggiunta, una cooperazione a livello europeo (circa 90 esperienze schedate, questa
volta, in lingua inglese). La banca dati di Buoni esempi contiene oltre 1.700 esperienze
d’innovazione sperimentate da diverse amministrazioni pubbliche italiane30.
29
Il sito di BuoniEsempi è stato, a sua volta, insignito del titolo di “Eccellente” dall’Italian Web Awards 2004
nella categoria riservata a siti e portali di enti pubblici italiani (http://2004.premiowebitalia.it).
30
Per il Piemonte sono catalogate 85 esperienze. Fra queste si possono citare: IRIDE (Servizi di
riconoscimento ed abilitazione in rete), Le reti tecnologiche e gli interventi sul territorio, il Progetto Scuole,
GIPS (Guida Interventi Protocollo Servizi Informatizzati), SPAP-SINTESI (Sistema PA Piemonte-Semplice
Integrato Telematico Economico Sussidiario Intelligente), Rupar-Piemonte, i Servizi Telematici per il
cittadino,…
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LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
L’intero territorio nazionale.
METODOLOGIA DI RACCOLTA
La scheda di classificazione è autocompilata dalle amministrazioni; successivamente viene
revisionata dalla redazione di Buoni esempi ai fini della pubblicazione sul portale. Ogni esperienza
dispone quindi di una scheda finale che si compone delle seguenti sezioni:
ƒ
informazioni generali (anagrafica del progetto);
ƒ
sintesi del progetto;
ƒ
approfondimenti (obiettivi, azioni, risultati, destinatari, riduzione dei costi, punti di forza,
criticità, possibile trasferimento dell’esperienza,…).
È inoltre richiesto al soggetto promotore l’invio di ulteriore materiale d’approfondimento sul
progetto. Sul sito è disponibile un Glossario facente capo alle 25 Aree di Innovazione individuate in
cui si possono ripartire i diversi progetti.
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
Ai fini della valutazione delle iniziative, la scheda prevede quattro indicatori di realizzazione,
ƒ
quantificazione e verifica dei risultati;
ƒ
riduzione dei costi del servizio o dell’attività;
ƒ
verifica dell’impatto sui cittadini;
ƒ
sviluppo professionale delle risorse umane.
È principalmente dalla lettura di queste voci che Buoniesempi valuta la “bontà” dell’esperienza. Nel
suo complesso, la scheda (molto dettagliata) si suddivide in circa 45 campi di rilevazione
d’informazioni sul progetto. Tuttavia, solamente dodici voci contribuiscono alla costruzione dei già
citati indicatori di realizzazione. La compilazione di alcune informazioni è inoltre considerata
obbligatoria ai fini della validità finale della scheda.
PUNTI DI FORZA
ƒ
Le esperienze sono catalogate in 25 aree d’innovazione:
Ž
comunicazione interna;
Ž
comunicazione istituzionale;
Ž
cooperazione interistituzionale;
Pagina 16/54
ƒ
Ž
gestione dati e informazioni;
Ž
finanza innovativa;
Ž
logistica, patrimonio e servizi interni;
Ž
miglioramento dei servizi;
Ž
normativa e regolamentazione;
Ž
nuovi servizi;
Ž
organizzazione;
Ž
partnership pubblico-privato;
Ž
pianificazione strategica;
Ž
programmazione e controllo;
Ž
qualità;
Ž
rapporti con i cittadini;
Ž
reti e tecnologie;
Ž
reclutamento ed inquadramento delle risorse umane;
Ž
produzione, approvvigionamento/acquisto di risorse e servizi;
Ž
semplificazione;
Ž
soddisfazione dei cittadini;
Ž
studi, ricerca e sviluppo;
Ž
sviluppo professionale delle risorse umane;
Ž
valutazione e incentivazione del personale;
Ž
valutazione delle politiche e degli investimenti pubblici.
La raccolta delle buone prassi integra una modalità di raccolta basata sull’auto compilazione
con revisione ed esame di materiale aggiuntivo da parte della redazione di Buoni esempi.
ƒ
Sono previsti quattro indicatori di realizzazione (quantificazione e verifica dei risultati;
riduzione dei costi del servizio o dell’attività; verifica dell’impatto sui cittadini; sviluppo
professionale delle risorse umane).
ƒ
La selezione delle informazioni chiave riguardo alla prassi: motivazione, obiettivi, azioni,
risultati, riduzione dei costi, punti di forza, destinatari, criticità (a loro volta suddivise per
intensità del “nodo problematico”).
Pagina 17/54
3.1 BEEP - BETTER E-EUROPE PRACTICES KNOWLEDGE SYSTEM
SITO WEB: www.beep-eu.org e www.beepknowledgesystem.org
ENTE CLASSIFICATORE
Il progetto europeo BEEP è stato finanziato dall’Unione Europea per il periodo 2001-2004,
nell’ambito della priorità IST del Quinto Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo. L’obiettivo di
BEEP consisteva nel creare una metodologia per classificare e comparare best practices e fare
benchmarking di casi di successo riguardanti le ICT, con lo scopo di assistere l’utente a identificare
le carenze, a conoscere le buone prassi riguardanti la Società dell’Informazione e a condividere
conoscenze.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
Sono state classificate esperienze di tutta Europa, afferenti i quattro domini e classificabili come
“learning practice”, ovvero “practices that are good for learning”. I domini di classificazione sono
quattro:
1. lavoro e competenze (work and skills);
2. PMI digitali (digital SME);
3. integrazione sociale (social inclusion);
4. coesione regionale (regional cohesion).
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
BEEP è uno strumento tecnico finalizzato a identificare, valutare e apprendere da esempi di buone
pratiche in differenti campi d’interesse (in prevalenza nell’area sociale, produttiva e tecnologica). Un
database (il BEEP knowledge system) raccoglie i vari casi analizzati.
Forte attenzione è data alla trasferibilità delle pratiche: infatti, un requisito di base per l’inserimento
di un’esperienza nel database consiste nel fatto che il caso-studio possa offrire ad altri attori la
possibilità di apprendere dall’esperienza presentata.
LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
Esperienze da tutta Europa riguardanti sia organizzazioni no profit, sia imprese, sia autorità locali.
L’ambito di riferimento dei casi-studio può essere indifferentemente quello nazionale ovvero quello
locale/regionale.
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METODOLOGIA DI RACCOLTA
BEEP prevede un complesso processo di valutazione del singolo caso-studio. Le informazioni
raccolte sul singolo caso non sono autocompilate da parte del soggetto responsabile ma da un
apposito team di lavoro. Il livello di dettaglio (e la cura) dei dati raccolti è, per ogni caso, piuttosto
approfondito.
Il percorso di classificazione è articolato in quattro passaggi:
1. dettagliata (37 voci) “codifica” del caso (case coding);
2. analisi del caso (background, obiettivi, risorse, attività, risultati, “lezioni apprese”);
3. definizione di parole chiave;
4. valutazione del caso attraverso una “mappa cognitiva”31, volta ad illustrare il contributo delle
policy ICT rispetto agli obiettivi precedentemente individuati.
I casi coprono 4 domini tematici32: work and skills, digital SME; social inclusion; regional
development. A seconda del dominio di classificazione sono inoltre previste due tipologie di scheda
(Full Case Report). Per il dominio “e-Government” la scheda si articola nei seguenti campi: abstract
del caso; descrizione del background; obiettivi; risorse; attività messe in opera; output e risultati;
lezioni che si possono trarre e conclusioni. Per gli altri domini la scheda prevede invece i seguenti
campi: tempistica; contesto territoriale; tipologia e impiego specifico delle ICT; principali promotori;
principali beneficiari, background; obiettivi; attività; output e risultati; lezioni e conclusioni; link e
riferimenti vari.
La seconda sezione della mappa di classificazione della prassi consiste invece in una valutazione
della corrispondenza delle caratteristiche del caso rispetto alla mappa cognitiva (knowledge map)
ideata da BEEP, che prevede l’attribuzione di un punteggio (da 1 a 4) alla rilevanza del caso rispetto
ad ogni fattore chiave. Questa forma di giudizio permette di comprendere, rispetto a quale
caratteristica, il caso può essere maggiormente preso come esempio.
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
Oltre all’ampia descrizione fornita per ogni caso-studio (il Full Case Report), i punteggi di rilevanza,
attribuiti rispetto ai possibili obiettivi, aiutano a comprendere gli aspetti più caratteristici del caso. In
generale la classificazione di una buona pratica avviene in modo qualitativo valutando in particolare
l’impatto della prassi rispetto alla sua evoluzione e agli obiettivi perseguiti. L’attestazione della
31
Accesso previa registrazione a www.beepknowledgesystem.org/SearchDomain.asp.
I domini tematici corrispondono alle sezioni del sito web (www.beepwork.com; www.beepsme.com;
www.beepsocial.com; www.beepregional.com; www.beepgovernment.com)
32
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buona pratica, oltreché su elementi osservabili, è demandata al giudizio del team di esperti su cui
BEEP si appoggia. Il caso, per essere una good practice, deve inoltre dimostrare la sua capacità di
“far apprendere” dall’esperienza stessa.
PUNTI DI FORZA
ƒ La suddivisione dei casi in domini di classificazioni;
ƒ le procedure di valutazione articolare in diversi passaggi;
ƒ la presenza di un team di esperti che organizza le informazioni;
ƒ la differenziazione delle schede-caso finali sulla base del dominio di classificazione
d’appartenenza;
ƒ l’attribuzione di un sistema di punteggi per ogni principale fattore chiave;
ƒ il sistema di management delle conoscenze, che ne consente classificazione, pubblicazione e
messa a disposizione, interrogazione e ricerca. La ricerca può avvenire in base a diversi criteri o
combinazioni di essi, ovvero 1) mappa cognitiva, obiettivi specifici e fattori chiave; 2) parola
chiave; 3) caratteristiche definite del caso (tempistica, contesto territoriale, principali attori,
caratteristiche legate alle ICT,…).
Pagina 20/54
3.2 OTE- PROGETTO OSSERVATORIO TECNOLOGICO DEL MIUR
SITO WEB: www.osservatoriotecnologico.it
ENTE CLASSIFICATORE
MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) - Osservatorio Tecnologico per la
Scuola (OTE) e MIUR - Osservatorio Permanente delle Attrezzature Tecnologiche. Gli obiettivi
dell’OTE sono: il trasferimento tecnologico dai settori più avanzati dell’ICT alle scuole, il
monitoraggio delle tendenze tecnologico-innovative in corso, la diffusione del software open source,
la messa in comune di soluzioni innovative agevolmente adottabili e la promozione della
cooperazione fra scuole, università, ricerca ed imprese innovative.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
L’impiego di soluzioni ICT (ad ogni livello) da parte di tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e
grado dell’intero territorio nazionale, per far emergere i migliori esempi di LAN scolastiche.
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
In realtà bisogna distinguere fra due diverse classificazioni: la “vecchia” e l’attuale. Avviato in forma
sperimentale già dall’a.a. 2000/01, l’Osservatorio è finalizzato ad individuare e valorizzare best
practice di LAN (Local Area Network) scolastiche finalizzate all’impiego dell’ICT (a livello
generico) all’interno degli istituti (vecchia classificazione). La nuova classificazione (da giugno
2005) prevede invece l’individuazione di progetti/esperienze d’uso e di sviluppo di software a codice
aperto da parte delle scuole. Questa rilevazione, integrando le informazioni già raccolte con la
precedente, è maggiormente focalizzata su un particolare aspetto: il tema della diffusione del
software open source all’interno del sistema scolastico.
LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
Intero territorio nazionale.
METODOLOGIA DI RACCOLTA
La rilevazione delle esperienze avviene annualmente tramite la compilazione on line di un
questionario che viene sottoposto a tutte le scuole. Una volta restituiti, i questionari sono esaminati
da gruppo di esperti dell’OTE. I migliori esempi di realizzazioni delle LAN sono quindi pubblicati
sul sito dell’Osservatorio. Per la rilevazione, le scuole sono suddivise in sei differenti categorie:
circoli didattici, istituti comprensivi, istituti principali di I grado, licei, ITC e professionali, istituti
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d’istruzione superiore.
L’obiettivo del questionario è di rendere le diverse pratiche facilmente confrontabili tra loro e, per
agevolare la compilazione dello stesso, è disponibile della documentazione di supporto (guida alla
compilazione, glossario dei termini,…).
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
Per quanto riguarda la vecchia rilevazione, la “bontà” della prassi è giudicata sulla base di alcuni
criteri di valutazione, il primo dei quali è comune a tutte le scuole, mentre gli altri tengono conto
delle differenze fra le sei categorie d’istituti considerati33. Tali criteri sono:
a) richieste/aspetti comuni per tutte le tipologie di istituti scolastici (filtro iniziale); ad es. esiste una
rete locale? E’ utilizzata dagli studenti?,…
b) richieste specifiche per le diverse tipologie di scuole: rapporto massimo PC in rete/studenti (ad es.
massimo 1 PC per ogni 12 studenti nei licei);
c) presenza di un server per convalidare l’accesso degli studenti.
Il questionario è suddiviso in dodici raggruppamenti d’informazioni. A parte i dati generali sulla
scuola, non sono previsti campi aperti, solo risposte multiple, dicotomiche (Si/No) o puntuali
(richiesta di semplici informazioni numeriche).
Le migliori prassi individuate34 sono invitate a presentarsi al TED di Genova, salone annuale sulle
tecnologie per la formazione35. Per ogni categoria di scuola sono stati pubblicati sul sito dell’OTE un
certo numero di good practices. Queste ultime costituiscono soluzioni interessanti ed innovative per
la scuola e mettono in risalto le competenze tecnologiche avanzate.
A differenza della precedente, la rilevazione in uso dal 2005 e che si focalizza sull’utilizzo di
software di tipo opensource, prevede un questionario aperto, contenente, oltre alle consuete
informazioni anagrafiche preliminari, le seguenti voci: stato d’avanzamento dell’esperienza;
motivazioni ed obiettivi del progetto; azioni previste; risultati attesi; risultati già ottenuti;
collegamento con altre esperienze del territorio; compartecipazione di altri soggetti pubblici;
presenza di partner privati; presenza di sponsor; costo generale del progetto.
33
Circoli didattici, Istituti comprensivi, Istituti principali di I grado, Licei, Istituti tecnici e professionali, Istituti
d’istruzione superiore.
34
Per l’anno scolastico 2002-03, l’OTE ha individuato per il Piemonte cinque esempi di good practices:
Quarini, I.C.-Nole, Vittone, Majorana, Pininfarina.
35
TED- Tecnologie ed attrezzature per l’istruzione e l’impresa, www.ted-online.it.
Pagina 22/54
PUNTI DI FORZA
ƒ
La suddivisione in più categorie di classificazione;
ƒ
la forma (rigida e strutturata) del questionario che rende agevole la comparazione fra pratiche;
ƒ
la messa a disposizione di una guida alla compilazione che facilita l’inserimento delle
informazioni;
ƒ
i criteri di valutazione dell’esperienza che si differenziano a seconda della categoria di istituto
scolastico;
ƒ
i campi del questionario non compilati che sono giudicati alla pari di carenze relative alla pratica;
ƒ
organizzazione di un evento (fiera-congresso) con l’obiettivo di mettere in evidenza le buone
pratiche emerse.
Pagina 23/54
3.3 E-GOVERNMENT GOOD PRACTICE FRAMEWORK
SITO WEB: www.egov-goodpractice.org
ENTE CLASSIFICATORE
Commissione Europea, DG Società dell’Informazione e Media36
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
Progetti, strategie e soluzioni di e-government avviate da amministrazioni nazionali, regionali e
locali. I casi sono articolati per:
ƒ
nazione;
ƒ
area d’intervento;
ƒ
fruitori e tipi di servizi;
ƒ
livelli di e-government;
ƒ
modalità d’integrazione e di cooperazione;
ƒ
partnership coinvolta.
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
Raccogliere, catalogare e mettere in evidenza buone pratiche nel campo dell’e-government. Le
pratiche individuate sono organizzate all’interno di un framework comune al fine di facilitarne la
comparazione, l’apprendimento, l’interoperabilità, il trasferimento ed il riuso. Il Good Practice
Framework è supportato da un database di casi di riferimento, al fine di facilitare l’osservazione e
l’imitazione delle migliori pratiche organizzative. Il database rappresenta uno dei maggiori punti di
forza del GPF.
LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
Istituzioni ed organizzazioni di carattere pubblico dell’Unione Europea.
METODOLOGIA DI RACCOLTA
I casi vengono raccolti sulla base di autocandidature ed autocompilazione da parte dei progetti stessi.
L’inserimento di un caso all’interno del framework non implica che questo venga classificato come
36
ec.europa.eu/information_society/index_en.htm
Pagina 24/54
una good practice: per avere tale attestazione è necessaria una valutazione del caso da parte di un
team di esperti.
Il framework di catalogazione è suddiviso nei seguenti elementi base:
ƒ
un template descrittivo comune per tutti i casi;
ƒ
un set di criteri per valutare l’esperienza in esame (qualità, benefici, trasferibilità,…);
ƒ
strumenti a supporto del trasferimento dell’esperienza (risorse, aspetti legali, studi, richiami ad
altre prassi,…);
ƒ
riconoscimenti (label) attributi alle buone pratiche individuate (incentivi, conferenze di
presentazione, eventi,…);
ƒ
un database “intelligente” di individuazione dei casi;
ƒ
altra documentazione a supporto.
Il template di descrizione si articola in otto sezioni:
ƒ
abstract;
ƒ
background (per quale fine è stato avviato il programma? Qual è problema di partenza?
Statistiche di base sul caso);
ƒ
specifici obiettivi che l’esperienza si propone di realizzare;
ƒ
risorse a disposizione (finanziarie, umane, tecnologiche, ICT, strutturali,…);
ƒ
attività ed implementazioni avviate (azioni, attività varie condotte impiegando risorse ICT al fine
di realizzare gli obiettivi stabiliti);
ƒ
risultati (impatto ed effetti sui fruitori del programma, replicabilità dei risultati in contesti simili);
ƒ
lezioni apprese e conclusioni (cosa si può apprendere dall’esperienza e quali avvertenze
sarebbero utili per altre esperienza avviate in altrettanti contesti);
ƒ
indirizzi e link di riferimento (altri studi, bibliografia, altri casi,…).
Sulla base delle informazioni raccolte, per ogni caso viene pubblicata sul sito una scheda che riporta:
sito web e anagrafica, descrizione sintetica, descrizione approfondita, analisi del caso (più
eventualmente documentazione aggiuntiva, “read more”). Per l’Italia sono stati finora schedati 14
casi (fra cui SistemaPiemonte e DSCHOLA37),
Il motore di ricerca del GPF prevede numerose chiavi di ricerca, tra cui nazione, area d’intervento,
fruitori, tipo di servizio, tipo di tecnologia, policy di riferimento, livello di governo, tipo di
37
www.sistemapiemonte.it, www.dschola.it
Pagina 25/54
integrazione, cooperazione e partnership coinvolta,….
Le good practices individuate sono annualmente presentate nel corso di conferenze interministeriali,
al fine di dare loro evidenza e promuovere lo scambio di esperienze ed il riuso delle soluzioni di
maggior successo.
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
Per valutate le pratiche di e-government è stato predisposto un set di criteri di valutazione
(assessment) che tengono conto di aspetti quali la qualità, i possibili benefici e la trasferibilità della
prassi. I criteri di valutazione sono i seguenti:
ƒ
impiego di soluzioni ICT all’interno della pratica (elementi di successo, innovativi e di
economicità);
ƒ
grado di innovatività (cosa ha apportato il caso di nuovo o differente, in cosa si può considerare
un precursore nel suo ambito d’applicazione,…);
ƒ
capacità d’implementare con successo l’iniziativa (il livello di coordinamento fra i diversi
partner, la capacità di rimuovere “barriere”, di gestire il cambiamento, le risorse a disposizione, i
possibili rischi,…);
ƒ
risultati reali ed impatto della prassi (risultati di tipo economico documentabili; altri risultati di
tipo quantitativo e qualitativo,…);
ƒ
visibilità del caso;
ƒ
trasferibilità ed aspetti connessi alle opportunità d’apprendimento (adattabilità, capacità di
stimolare altre esperienze e di individuare linee guida e nuovi approcci ai problemi).
Come riconoscimento dei casi di maggior successo è previsto il conferimento della label eEurope
Awards38, che vuole costituire un incentivo per il soggetto proponente a ulteriori miglioramenti e
contribuire a mettere in evidenza l’esperienza di successo ai fini del trasferimento di conoscenze e
dell’emulazione del modello.
PUNTI DI FORZA
ƒ
Framework comune a tutte le pratiche;
ƒ
essenzialità della classificazione;
ƒ
buona griglia di criteri di valutazione specifici per le iniziative ICT-based;
38
www.e-europeawards.org
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ƒ
“maschera” riassuntiva per ogni singolo caso;
ƒ
cinque principali chiavi di ricerca di una buona prassi;
ƒ
periodiche conferenze internazionali ministeriali (di alto livello) di presentazione dei casi;
ƒ
organizzazione di competizione (eEurope Awards) e attribuzione ai migliori casi di una
“etichetta” di riconoscimento della good practice, che si è mostrata efficace motivazione alla
autocompilazione delle schede.
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3.4 TRASFERIMENTO BUONE PRATICHE DEL MINISTERO DEL LAVORO E
DELLE POLITICHE SOCIALI
SITO WEB: www.welfare.gov.it/EuropaLavoro/Operatori/ProgrammazioneFSE/BuonePratiche
ENTE CLASSIFICATORE
ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori, www.isfol.it) per
conto del Ministero Italiano del Lavoro e del Welfare.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
Pratiche innovative nei processi di formazione e valutazione del livello di penetrazione delle nuove
tecnologie pensate per l’insegnamento e l’apprendimento.
I progetti classificati sono stati analizzati/valutati sulla base dei seguenti criteri:
ƒ
l’oggetto del trasferimento;
ƒ
i soggetti coinvolti;
ƒ
l’intensità dello scambio;
ƒ
il tipo di mainstreaming (orizzontale/verticale).
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
La raccolta e classificazione di buone pratiche nel campo della formazione e dell’apprendimento è
collegata a due bandi di finanziamento, pubblicati nel 2001 dal Ministero del Lavoro-Welfare39.
Uno dei maggiori obiettivi della classificazione risiede nel trasferimento di esperienze e nella
successiva valutazione dei risultati e degli effetti prodotti, in termini di valore aggiunto e di crescita
nel
sistema
della
formazione,
dell’educazione,
delle
tecnologie
dell’insegnamento
e
dell’occupazione.
Le 95 pratiche ammesse al finanziamento riguardano i seguenti ambiti d’intervento: il sistema delle
politiche di formazione professionale e di istruzione ed il sistema delle politiche sociali (occupazione,
inclusione sociale e pari opportunità).
39
Fondo Sociale Europeo, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Programma Operativo Nazionale
“Azioni di sistema”, “Trasferimento di Buone Pratiche”. Avviso n. 1/2001 e Avviso n. 5/2001.
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LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
L’intero territorio nazionale.
METODOLOGIA DI RACCOLTA
La somministrazione/compilazione di un questionario semistrutturato, inviato via mail direttamente
ai promotori della prassi, ed integrato con eventuali telefonate o visite in loco, ha permesso la
costruzione della banca dati (schede progetti). Sono inoltre avvenute due rilevazioni dei progetti: nel
momento della loro approvazione e della loro conclusione. La somministrazione del questionario è
stata in genere preceduta da un’intervista diretta in loco, condotta in prima persona con i responsabili
del progetto.
La struttura delle schede descrittive del progetto si compone delle seguenti parti:
ƒ
dati identificativi (anagrafica) del progetto (titolo, misura, soggetto promotore, partnership,
territori e livelli di governo interessati,…);
ƒ
descrizione dell’eventuale buona pratica originaria (il progetto da cui ha tratto spunto
l’esperienza analizzata);
ƒ
descrizione del processo di trasferimento.
Complessivamente la scheda è suddivisa in sei sezioni: anagrafica, descrizione della buona pratica,
descrizione del processo di trasferimento, soggetti coinvolti / destinatari, attività, risultati / prodotti.
Una buona prassi per essere veramente tale deve dimostrare di possedere alcune caratteristiche
essenziali quali: essere indirizzata a trovare una soluzione ad un determinato problema ed essere
improntata su una procedura standard. Una prassi si può quindi considerare valida se è in grado di
proporre soluzioni e risolvere determinati problemi alla base di un progetto/iniziativa.
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
All’interno del secondo bando una buona pratica è definita tale se: ha favorito la qualificazione del
sistema informativo, migliorato la qualità delle competenze, la permanenza degli individui sul
mercato, promosso l’impiego nei percorsi formativi delle ICT a fini didattici, favorito l’integrazione
dei sistemi dell’istruzione, dell’università, della formazione professionale e del lavoro.
Il primo criterio di ammissibilità affinché un caso sia considerato buona pratica è che rappresenti un
valido esempio di trasferimento dell’esperienza. Uno degli obiettivi principali della rilevazione
consiste infatti nell’individuare punti di forza e criticità della buona prassi per far emergere sia
modalità innovative sia il processo di trasferimento dell’esperienza. Viene inoltre messo in luce come
la buona prassi ha contribuito allo sviluppo di know-how, al miglioramento delle capacità lavorative
ed al consolidamento delle abilità professionali.
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I principali requisiti individuati da ISFOL per accertare la bontà di una prassi sono stati: efficacia,
riproducibilità, trasferibilità e mainstreaming40.
PUNTI DI FORZA
ƒ
Scheda di rilevazione ben strutturata;
ƒ
telefonate o interviste dirette per integrare le informazioni;
ƒ
focus su una rosa di case-study;
ƒ
criteri di valutazione semplici ed intuitivi;
ƒ
possesso di requisiti minimi per partecipare al bando;
ƒ
fattori di ponderazione legati ai criteri di valutazione;
ƒ
due valutazioni successive: una all’approvazione ed una alla conclusione.
40
Mainstreaming indica la capacità di produrre cambiamenti avvertibili presso i destinatari ed il territorio.
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3.5 PREMI E RICONOSCIMENTI DEL FORUM PA
SITO WEB: www.forumpa.it/forumpa2006/tuttoforumpa/iniziative.html
ENTE CLASSIFICATORE
Forum PA è un convegno annuale, di rilevanza nazionale, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio
dei Ministri, che costituisce il principale un punto d’incontro fra PA, imprese e cittadini. Nel corso di
questo appuntamento è presentata una selezione di casi di eccellenza che coinvolgono le PA italiane a
diversi livelli: le migliori pratiche ottengono un riconoscimento di qualità. Ad esempio, per
l’edizione 2006 del Forum PA le aree per la candidatura di buone pratiche al premio erano le
seguenti:
ƒ
PA Aperta (le migliori azioni basate sull’impiego delle ICT per rendere accessibili i servizi delle
PA ai disabili e alle fasce deboli);
ƒ
SFIDE (le migliori politiche di innovazione sul territorio);
ƒ
Premio Regionando (riservato ad azioni regionali su temi diversi ogni anno41);
ƒ
PA Sanità (le migliori azioni nel campo della sanità elettronica).
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
È la creazione di un osservatorio permanente di casi di eccellenza messi in atto da pubbliche
amministrazioni locali e centrali per stimolare il confronto, la valorizzazione, l’apprendimento dalle
esperienze di eccellenza e la loro diffusione sulla stampa accreditata. La pubblicazione delle schede
caso sul portale forumpa.it mette a disposizione una banca dati permanente di buone pratiche.
LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
L’intero territorio nazionale.
METODOLOGIA DI RACCOLTA
La scheda di rilevazione è autocompilata. Ad esempio la scheda del bando “Regionando 2006” si
articola nelle seguenti tre parti:
41
Il focus del premio cambia annualmente. a titolo esemplificativo: REGIONANDO2004. Il ruolo delle regioni
per costruzione dell’Europa; REGIONANDO 2005: Regioni e politiche per la sicurezza;
REGIONANDO2006: Regioni e turismo. Azioni di sistema per promuovere opportunità di sviluppo turistico.
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ƒ
Anagrafica;
ƒ
Aspetti generali (tipologia, status, tempistica, descrizione, motivazioni, obiettivi, azioni, risultati
attesi, risultati conseguiti, punti di forza, eventuali criticità,…);
ƒ
Aspetti specifici (risorse, tipologia di finanziamenti, partnership, modello di cooperazione,
organizzazione, formazione, tecnologie, comunicazione,…).
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
I principali criteri di valutazione sono, per ogni bando, i seguenti
a) Bando PA Aperta:
ƒ
rapporto costi/benefici;
ƒ
estensività dell’azione;
ƒ
efficacia e concretezza dei risultati;
ƒ
accessibilità delle applicazioni;
ƒ
sostenibilità organizzativa;
ƒ
esemplarità e trasferibilità.
b) Bando PA Sanità:
ƒ
innovatività e qualità dell’idea progettuale;
ƒ
efficacia e concretezza dei risultati;
ƒ
rapporto costi/benefici;
ƒ
sostenibilità realizzativi ed organizzativa;
ƒ
livello di benefici per il cittadino / paziente.
c) Bando SFIDE 2006 (criteri di ammissibilità)
ƒ
idea e forza innovativa;
ƒ
realizzabilità dell’idea progettuale;
ƒ
coerenza fra contesto territoriale, obiettivi del progetto e azioni realizzate;
ƒ
capacità di produrre risultati misurabili;
ƒ
l'impatto dell'iniziativa ed il rapporto costi/benefici;
ƒ
capacità di fare rete tra soggetti diversi, pubblici e privati, in alleanze strategiche;
ƒ
capacità di ridurre le barriere amministrative all’impresa e di creare contesti locali in grado di
rispondere alle esigenze del territorio;
Pagina 32/54
ƒ
costituzione di un gruppo di lavoro;
ƒ
trasferibilità i altri contesti territoriali;
ƒ
sostenibilità organizzativa.
d) Bando “Regionando”:
ƒ
innovatività ed originalità dell’idea progetto;
ƒ
collaborazione e capacità di integrazione di soggetti e istituzioni sul territorio;
ƒ
esemplarità e trasferibilità;
ƒ
risultati conseguiti.
PUNTI DI FORZA
ƒ
Forum PA punta molto a dare evidenza alle esperienze di maggior successo ed a farle conoscere
in tutta Italia.
ƒ
I bandi per l’individuazione delle good practice sono stati suddivisi in quattro aree di intervento.
ƒ
La premiazione dei casi d’eccellenza contribuisce a dare ulteriore visibilità alle iniziative avviate.
ƒ
La scheda di rilevazione dedica due sezioni all’organizzazione ed alle forme di comunicazione
previste dall’iniziativa schedata.
Pagina 33/54
3.6 STOCKHOLM CHALLENGE AWARD
SITO WEB: www.stockholmchallenge.se
ENTE CLASSIFICATORE
Lo Stockholm Challange Award è un premio annuale promosso dalla città di Stoccolma a partire dal
1995. La sua originaria denominazione fu Bangemann Challange, dal nome del commissario
europeo, responsabile per le IT, che per primo ne propose la realizzazione. Partner dell’iniziativa
sono Royal Institute of Technology42 (Stoccolma), Stockholm University43, IT University44 (Kista,
Svezia), Sida45 (Swedish International Development Cooperation Agency), la Città di Stoccolma46 e
la multinazionale Ericsson47.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
Sono ammessi a concorrere al premio progetti di diversa natura: quelli promossi a livello regionale,
quelli portati avanti da singole città, quelli presentati da organizzazioni di varia natura sia pubbliche
che private (comprese le ONG), come pure progetti proposti da università. L’unica condizione per la
presentazione dei progetti è che l’impiego delle ICT abbia l’effetto di migliorare le condizioni di vita
dei cittadini e della comunità in cui vivono48.
Nell’ultima edizione (2006), i progetti presentati ai fini dell’attribuzione del riconoscimento sono
stati suddivisi in sei principali categorie:
1. Pubblica Amministrazione (Public Administration)49;
2. Cultura (Culture);
3. Salute (Health);
4. Educazione (Education);
42
www.kth.se
www.su.se
44
www.it-univ.se
45
www.sida.se
46
www.stockholm.se
47
www.ericsson.com
48
In riferimento al Piemonte sono stati schedati i progetti DSCHOLA, Memoria, Reciproche Visioni,
Torinofacile, Centro Risorse Beni Culturali e il programma “Del net”.
49
Ad esempio, progetti che promuovono la governance, l’inclusione sociale, i servizi pubblici, le infrastrutture
di comunicazione.
43
Pagina 34/54
5. Sviluppo economico (Economic Development);
6. Ambiente (Environment).
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
La classificazione punta ad individuare i progetti di maggior successo (le buone pratiche) che
impiegano al meglio le ICT. La giuria del Stockholm Challenge Award, fra tutti i progetti pervenuti,
seleziona i finalisti e li invita all’annuale prestigiosa cerimonia di premiazione.
LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
Nelle prime edizioni, l’estensione territoriale del premio era solamente europea. Dal 1999 la
competizione ha assunto carattere globale.
METODOLOGIA DI RACCOLTA
Per concorre al premio i progetti devono possedere cinque requisiti:
1. dimostrare il modo in cui le ICT sono impiegate al fine di realizzare nuovi e migliori servizi e/o
prodotti a vantaggio dello sviluppo civile;
2. essere avviati ed attivi da almeno tre mesi e aver prodotto risultati ad impatti misurabili;
3. essere ricollegabili e/o supportati da affermate organizzazioni pubbliche o private;
4. essere verificabili;
5. essere liberi da condizionamenti religiosi, politici o di altro genere.
Il modulo di iscrizione alla competizione è autocompilato. Tra i campi del modulo, oltre alla
categoria per la quale si concorre, si segnalano:
ƒ
descrizione del progetto in una sola frase;
ƒ
abstract (max. 200 parole);
ƒ
visione ed obiettivi;
ƒ
applicazioni innovative delle ICT
ƒ
opportunità di accesso ai network di comunicazione (tipologia di network e di accesso, punti di
accesso al network, tipologie di terminali utilizzate e software impiegati o sviluppati ad hoc);
ƒ
impatto sul target group e indicatori utilizzati per misurarlo;
ƒ
trasferibilità e possibili applicazioni del progetto in altri ambiti.
Una sintetica guida facilita la compilazione della scheda. Il portale del Stockholm Challenge Award è
Pagina 35/54
inoltre dotato di un motore di ricerca, che impiega come opzioni di ricerca (oltre la nazione di
appartenenza) sei filtri (categorie, target group, aree urbana/rurale, fonti di finanziamento, possibilità
di accesso a network di comunicazioni e tipo di accesso alla rete).
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
Il conferimento del riconoscimento al progetto è assegnato da un’apposita giuria che, dopo aver
verificato la rispondenza ai criteri di ammissione alla fase finale dello Stockholm Challenge Award,
valuta l’iniziativa in base alla sua capacità di accelerare l’impiego delle ICT a favore del benessere
economico e sociale dei cittadini e della comunità.
PUNTI DI FORZA
ƒ
La suddivisione delle iniziative in categorie distinte costituisce un ausilio nell’individuazione di
una buona pratica fra i progetti con caratteristiche simili.
ƒ
Le regole di ammissione al concorso, rappresentano una buona scrematura dei progetti candidati
ad essere riconosciuti quali buone pratiche.
ƒ
La scheda di rilevazione è sintetica ed individua un numero di caratteristiche fondamentali della
pratica.
Pagina 36/54
3.7 INSME - INTERNATIONAL NETWORK FOR SMES – GOOD PRACTICES
SITO WEB: www.insme.info/page.asp?IDArea=1&page=goodpractices, www.insme.org
ENTE CLASSIFICATORE
INSME, la rete internazionale50 delle PMI, è un’iniziativa finalizzata a rafforzare la cooperazione
trasnazionale e la partnership pubblico-privato nel campo dell’innovazione e del trasferimento
tecnologico a favore delle PMI.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
Le pratiche classificate sono relative a tre domini:
1. intermediari e reti o network di intermediari (che svolgono la funzione di promuovere
l’innovazione delle PMI attraverso il trasferimento tecnologico);
2. programmi ed iniziative (nel campo del trasferimento tecnologico a vantaggio delle PMI);
3. partnership e progetti di trasferimento tecnologico (che promuovono la decentralizzazione e
l’internazionalizzazione degli intermediari creando sinergie e collaborazioni).
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
Facilitare il benchmarking delle strategie politiche, lo scambio di metodologie, la diffusione di
modelli di successo e facilitare l’incontro fra la domanda e l’offerta nel campo dell’innovazione.
Dalla rilevazione delle diverse esperienze innovative, INSME trae un certo numero di indicazioni di
massima per venire incontro alle esigenze delle imprese, proprio in termini di fabbisogno
tecnologico/innovativo, di fattori di successo per trasferire la tecnologia e per sapersi orientare sul
mercato.
LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
Internazionale, nazionale e regionale. L’INSME comprende 75 membri provenienti dai 5 continenti
di cui: 20 autorità governative, 11 organizzazioni internazionali, 6 ONG e 38 rappresentanze che si
occupano di trasferimento tecnologico e di innovazione nelle PMI.
50
In Italia la sede di ISME (riconosciuta quale ONG) è a Roma, presso l’Istituto per la Promozione Industriale
(IPI, www.ipi.it). Oltre all’IPI, anche il Ministero delle Attività Produttive e l’OCED promuovono ISME.
Pagina 37/54
METODOLOGIA DI RACCOLTA
La metodologia impiegata per l’identificazione di una buona prassi prevede tre step:
1. identificazione dei casi;
2. approfondimenti sui casi identificati (questionari, interviste telefoniche,…);
3. interviste sul campo (solo per un numero limitato di casi).
La scheda di classificazione del caso raggruppa le informazioni in otto blocchi:
a) anagrafica;
b) informazioni di registro;
c) origine e storia dell’iniziativa;
d) facts and figures;
e) framework dell’attività principale;
f) aspetti tecnologici;
g) collaborazioni con altri network;
h) modelli di reddito (revenue).
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
Il caso è catalogabile come una buona prassi se possiede le seguenti caratteristiche:
ƒ
potenziale “replicabilità” su larga scala a differenti livelli geografici o settori economici;
ƒ
un rapporto favorevole fra costi e benefici.
Vengono inoltre valutate:
ƒ
offerta di tecnologia e di servizi innovativi (attività rivolte alle imprese, grado d’integrazione dei
servizi rivolti alle PMI,…);
ƒ
sistemi di network (area geografica interessata, collaborazioni con altri network, grado di
internazionalizzazione della strategia,…);
ƒ
orientamento al mercato (strategie di comunicazione, organizzazione interna, modelli di
business,…).
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PUNTI DI FORZA
Il modello di classificazione è stato concepito per individuare esempi di buone prassi
prevalentemente dal lato delle iniziative imprenditoriali (private) a sfondo innovativo, piuttosto che
interventi/policy pubbliche. A differenza di altri modelli, nella rilevazione della prassi viene dato
particolare risalto ai presupposti storici e di contesto alla base dell’avvio dell’esperienza.
La scheda prevede inoltre una voce riguardante gli aspetti tecnologici, distinti a loro volta in
principali tecnologie di rilievo per la diffusione e/o il trasferimento e relazioni/integrazioni con
soggetti sviluppatori di tecnologia.
Viene inoltre sottolineata l’importanza della replicabilità al fine del riconoscimento della buona
prassi e dei possibili spill-over in termini di trasferimento tecnologico che da questa si potrebbero
generare.
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3.8 IANIS – INNOVATIVE ACTIONS NETWORK FOR THE INFORMATION
SOCIETY
SITO WEB: www.ianis.net
ENTE CLASSIFICATORE
Il network europeo di Regioni IANIS+ (Innovative Actions Network for the Information Society) è il
proseguimento dell’azione IANIS, sviluppatasi nel periodo compreso tra ottobre 2002 e settembre
2004 con il supporto della Commissione Europea e di ERIS@ (European Regional Information
Society Association).
Il principale obiettivo di IANIS+ consiste nello sviluppo del networking europeo, fra regioni
impegnate nello sviluppo della Società dell'Informazione, attraverso l’offerta di metodi e di strumenti
per lo scambio di informazioni, esperienze e best practices.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE
Le buone prassi regionali vengono classificate in base a diversi ambiti di studio: e-business, egovernment, e-health, e-infrastructure, e-learning e indicatori e benchmarking. Accanto a queste 6
categorie principali si affiancano anche altri ambiti di interesse quali: accesso e digital divide, econtent, e-inclusion, e-mobility, e-transport, ICT skills, open source, strategie regionali e aree rurali.
OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE
L’azione IANIS+ punta a ricercare, valutare e promuovere le buone pratiche regionali al fine di
rafforzare l’innovazione all’interno dei programmi operativi tradizionali finanziati tramite i fondi
strutturali. Vengono selezionate un ristretto numero di buone pratiche che evidenziano le specificità
delle operazioni regionali in cui vengono applicate. Una selezione delle buone prassi più significative
verrà pubblicata in forma cartacea alla fine del programma di lavoro.
LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE
Fanno parte di questo network 44 Regioni, 5 delle quali non sono membri dell’UE. Per l’Italia,
partecipano Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Abruzzo, Calabria.
Pagina 40/54
METODOLOGIA DI RACCOLTA
La scheda di rilevazione è autocompilata. Si compone di una parte a carattere generale (contenente
informazioni relative al coordinatore, ai partner, al budget, ai beneficiari ecc…) e di una parte più
dettagliata che mira a mettere in luce degli aspetti caratterizzanti del progetto (descrizione, scopo,
obiettivi, fattori innovativi, fattori che hanno determinato la necessità del progetto, aspetti di buone
pratiche, criticità, trasferibilità, sostenibilità ed autovalutazione del progetto).
PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ
Il segretariato di IANIS+, con il parere positivo del comitato di coordinamento, si avvarrà della
collaborazione di un esperto che avrà il compito di identificare, ricercare e analizzare i progetti di
buone pratiche pervenuti, oltre che di comparare tra di loro i casi-studio.
Risultano di particolare rilevanza ai fini della valutazione della buona pratica: gli aspetti innovativi
del progetto, l’identificazione dei fattori critici per il successo del progetto ed eventualmente le
strategie per superare tali criticità, la chiara definizione degli obiettivi del progetto, la sostenibilità e
la trasferibilità.
PUNTI DI FORZA
ƒ
Specificità del tema delle buone prassi presentate in quanto tutte attinenti alla Società
dell’Informazione e ad ambiti ad essa correlati.
ƒ
La suddivisione delle prassi in categorie e dunque facilmente individuabili.
ƒ
La scheda di rilevazione della prassi si presenta ben strutturata (si compone sia di aspetti
qualitativi che quantitativi).
ƒ
Elevato livello di dettaglio della scheda, volta a far emergere non solo aspetti chiave del progetto
ma anche il background ed il contesto in cui si colloca.
ƒ
La presenza di un valutatore esperto esterno dei casi-studio presentati.
ƒ
Pubblicità della buona pratica a livello europeo grazie all’inserimento nel database di IANIS+.
Pagina 41/54
4. PROPOSTA METODOLOGICA
Dopo aver illustrato alcuni sistemi di individuazione e catalogazione di buone prassi viene di
seguito descritta la proposta di metodologia di classificazione per le buone prassi
dell’Osservatorio Regionale ICT per il Piemonte. Si è arrivati alla stesura di una scheda di
rilevazione tramite selezione e sintesi di diversi aspetti presenti nelle metodologie
precedentemente illustrate, proponendosi di valorizzare gli aspetti di maggior successo delle
varie iniziative legate, nello specifico, alla Società dell’Informazione.
L’Osservatorio ICT Piemonte una duplice missione: da un alto si propone di monitorare lo
sviluppo della Società dell'Informazione e la diffusione delle ICT sul territorio regionale,
dall’altro si propone di fornire supporto informativo alla decisione politica per la
promozione dello sviluppo della Società dell'Informazione e la diffusione delle ICT.
Come anticipato, tra le diverse attività dell’Osservatorio ICT Piemonte, la classificazione
delle buone pratiche punta da un lato alla raccolta di buoni esempi di progetti piemontesi a
cui i decisori locali possano ispirarsi, dall’altro vuole contribuire con un apporto qualitativo
all’attività di monitoraggio della diffusione delle ICT e della Società dell’Informazione.
OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE E LIVELLO TERRITORIALE
L’Osservatorio ICT Piemonte si propone di classificare progetti, programmi ed iniziative di
promozione delle ICT e della Società dell'Informazione. La raccolta di buone pratiche si
riferisce sia a casi di eccellenza regionali, sia a casi nazionali ed internazionali che possano
fornire spunti per la pianificazione e la gestione di azioni regionali, in risposta al duplice
obiettivo di cui sopra51. Inoltre, la logica di fondo per la scelta delle BP piemontesi segue
due criteri. Innanzitutto, si è scelto (e si procederà in questa direzione) di mappare casi ed
esperienze afferenti a settori applicativi e domini diversi52, scelti in coerenza con le priorità
comunitarie:
•
pubblica amministrazione e e-government;
•
inclusione (contro il digital divide e per l’alfabetizzazione digitale);
•
imprese e competitività;
•
innovazione e ricerca.
51
Il presente documento riporta in coda solo schedature di buone pratiche piemontesi. le buone pratiche esterne
al territorio regionale verranno affrontate nel successivo periodo di attività dell’Osservatorio.
52
Questa prima indicazione dei possibili domini non esaurisce le possibilità di classificazione né l’articolazione
di alcune iniziative complesse, che si caratterizzano per azioni sinergiche trasversali a più domini.
Pagina 42/54
Il secondo livello di scelta riguarda l’ampiezza dei progetti in rapporto alla loro trasferibilità.
Si tratta di prendere in considerazione sia progetti di ampiezza regionale, sia progetti di
rilevo locale. Per quanto riguarda i primi, si può affermare in generale che la Regione
Piemonte ha assunto il ruolo di promotore dell’innovazione, mettendo a punto e poi a
disposizione di enti di piccole dimensioni (quindi tendenzialmente poco propensi
all’innovazione per limiti di budget, competenze, risorse umane disponibili) soluzioni
scalabili, gratuite o a basso costo e adottando come principio guida la logica del riuso e della
trasferibilità delle soluzioni.
I progetti di ambito locale o che insistono su ambiti subregionali (singoli comuni, comunità
montane, specifici target), sono frutto dell’iniziativa di enti particolarmente innovatori,
indipendentemente dalle loro dimensioni: in questo caso si tratta di buone pratiche
nell’accezione più comune, di iniziative potenzialmente trasferibili e replicabili in contesti
simili: l’Osservatorio si augura in questo caso di poter contribuire alla sedimentazione delle
esperienze e delle conoscenze sul territorio regionale, ai processi di apprendimento
istituzionale a partire dagli innovatori, verso i cosiddetti latecomers.
SCELTA DEI CASI E RACCOLTA INFORMATIVA
Non potendo attivare un meccanismo tipo premio o award, si ritiene non percorribile la
soluzione delle schede autocompilate da parte dei promotori/gestori delle iniziative. Si
ritiene più produttiva una compilazione iniziale a cura dello stesso Osservatorio, prevedendo
forme di validazione delle informazioni da parte dei promotori/gestori delle iniziative.
La prassi di classificazione dei casi prevede quindi:
1. l’individuazione di casi;
2. la raccolta informativa desk-based e una prima scrematura dei casi non adatti agli
obiettivi della classificazione;
3. la validazione delle informazioni raccolte da parte dei promotori
dell’iniziativa/progetto tramite contatto via mail, telefono o intervista (da valutare a
seconda della fattibilità);
4. l’eventuale revisione della schedatura in base ai feedback dei promotori/gestori
dell’iniziativa;
5. la pubblicazione della scheda sulla pagina web dell’Osservatorio (altre forme di
pubblicazione sono da valutare di caso in caso);
6. l’aggiornamento a cadenza indicativamente annuale della scheda.
Pagina 43/54
I criteri per l’avvio della schedatura sono in sintesi i seguenti:
1. progetti o iniziative il cui obiettivo centrale, la cui missione, la cui core activity sia ICTrelated;
2. progetti o iniziative che abbiano interesse locale, ovvero regionale o sub regionale;
3. progetti o iniziative definibili come innovative, perché introducono o usano tecnologie
innovative, oppure perché introducono tecnologie allo stato dell’arte in ambiti o domini o
territori in cui non erano mai state introdotte prima.
Pagina 44/54
4.1 SCHEDA DI RILEVAZIONE PRATICHE DELL’ORICT
1. ANAGRAFICA DEL PROGETTO
Titolo
Acronimo
Sito web
Stato del progetto
In corso
…
Completato
…
Durata
Contesto
programmatico53
Settore
e-gov
…
e-business
…
Monitoraggio e valutazione; indicatori & benchmarking
…
e-health
…
e-infrastructure
…
e-learning
…
Altro (specificare)
…
Logo
COORDINATORE DEL PROGETTO
Nome
Carica
Ente
53
Per compilare “contesto programmatico”: esempi sono Programma Quadro Ricerca e Sviluppo, Patto
Piemonte, Wi-Pie, 1° Avviso Nazionale e-Government. Se non applicabile, indicare semplicemente “iniziativa
regionale”, iniziativa provinciale, o simili.
Pagina 45/54
Telefono
E-mail
BUDGET, PARTENARIATO E BENEFICIARI
Budget
Costo del progetto (in €)
Cofinanziamento UE (in €)
Partner
Beneficiari
Nome
Pubblico
Privato
Ruolo
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
…
Adulti
…
Cittadini
…
Studenti primo e secondo
…
Pazienti
…
Studenti universitari
…
Personale medico
…
Ricercatori
…
Enti locali/regionali
…
Disoccupati
…
Altri enti pubblici
…
Donne
…
PMI
…
Minoranze etniche
…
Industria/commercio
…
Anziani
…
Impiegati
…
Disabili
…
Altro (specificare sotto)
…
ciclo
Pagina 46/54
2. SPECIFICHE DEL PROGETTO
Obiettivi / scopi del progetto (dettagliare)
Descrizione del progetto
Contestualizzazione del progetto
(background e bisogni di partenza che hanno motivato l’avvio dell’iniziativa)
Aspetti innovativi del progetto
Pagina 47/54
(nuovi processi, nuovi metodi, nuove partnership, nuove soluzioni tecnologiche.........)
Pagina 48/54
3. ANALISI DEI PUNTI DI FORZA E DELLE CRITICITÀ
Elencare e descrivere gli aspetti fondamentali per il buon esito del progetto
(l’ammontare del finanziamento, la composizione della partnership, la disseminazione dei risultati, il supporto politico,
chiara allocazione delle risorse........)
1.
Descrizione
2.
Descrizione
3.
Descrizione
Elencare i fattori che hanno contribuito al successo del progetto
1.
Descrizione
Pagina 49/54
2.
Descrizione
3.
Descrizione
Elencare le principali criticità incontrate e spiegare in che modo sono state superate
(es. mancanza di supporto politico, imprevisti di vario tipo, esaurimento delle risorse, scarsa partecipazione della
partnership.....…)
1.
Descrizione
2.
Descrizione
Pagina 50/54
3.
Descrizione
4. RISULTATI
Descrivere i principali risultati / obiettivi raggiunti
(es. impatto positivo sui beneficiari o sul territorio, posti di lavoro creati, miglioramenti in termini di qualità e di
efficienza dei processi)
1.
2.
3.
5. TRASFERIBILITÀ E RIUSO
Elencare quali sono gli aspetti che meglio si prestano ad essere trasferiti ad altri contesti
1.
2.
3.
Pagina 51/54
5.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO
BIBLIOGRAFIA
•
BEEP - Best E-Europe Practices (2003), “Final Project Report” (www.beepeu.org/Beep/HTML/home-fs.htm)
•
Danish Technological Institute, Institute fur Informationmanagment Bremen,
“Reorganisation of government back-offices for better electronic public services”
(http://europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/doc/back_office_r
eorganisation_volume1_mainreport.pdf#search=%22%E2%80%9CReorganisation%20of%2
0government%20backoffices%20for%20better%20electronic%20public%20services%E2%80%9D%22)
•
European Commission, “Framework to Reinforce the Exchange of Good Practices in
eGovernment. A contribution to eEurope 2005”
(www.europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/doc/good_practice
s_framework_baseline.pdf)
•
European Commission, Staff Working Paper (2000), “Summary of Results of Best Practicerelated Activities, in the field of Enterprise Policy”,
(http://europa.eu.int/comm/enterprise/enterprise_policy/competitiveness/doc/sec-20001824_en.pdf)
•
IRE-Rete delle Regioni Innovative (2002), “Verso la definizione di parametri di riferimento
per valutare l’innovazione a livello regionale” (http://www.innovatingregions.org/download/IRE3%5FIT%2Epdf)
•
IRES PIEMONTE (2005), “Percorsi di innovazione delle PMI piemontesi”
(http://213.254.4.222/cataloghi/pdfires/638.pdf#search=%22Percorsi%20di%20Innovazione
%20delle%20PMI%20Piemontesi%20%20Questionario%20%E2%80%9CL%E2%80%99innovazione%20nelle%20PMI%20Piem
ontesi%E2%80%9D).%22)
Pagina 52/54
SITOGRAFIA
•
http://ec.europa.eu/information_society/index_en.htm
•
www.beep-eu.org
•
www.beepgovernment.com
•
www.beepknowledgesystem.org
•
www.beepregional.com
•
www.beepsme.com
•
www.beepsocial.com
•
www.beepwork.com
•
www.buoniesempi.it
•
www.cantieripa.it
•
www.cittadinanzattiva.it
•
www.crcitalia.it
•
www.danishtechnology.dk
•
www.e.toscana.it
•
www.e-europeawards.org
•
www.egov-goodpractice.eu
•
www.egovinterop.net
•
www.formez.it
•
www.forumpa.it
•
www.ianis.net
•
www.iclei.org
•
www.innovation-enterprise.com
•
www.innovazione.gov.it
•
www.insme.info
•
www.ipi.it
•
www.ires.piemonte.it
•
www.isfol.it
•
www.osservatoriotecnologico.it
Pagina 53/54
•
www.sida.se
•
www.stockholm.se
•
www.stockholmchallenge.se
•
www.su.se
•
www.ted-online.it
•
www.un.org
•
www.valutazioneitaliana.it
•
www.welfare.gov.it
Pagina 54/54
Aprile2007
Assistenza tecnica
E-mail: [email protected]
sistemapiemonte.it