Note per una metodologia di classificazione e studio delle buone
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Note per una metodologia di classificazione e studio delle buone
sistemapiemonte Note per una metodologia di classificazione e studio delle Buone Prassi nell’ambito della Società dell'Informazione sistemapiemonte.it OSSERVATORIO ICT DEL PIEMONTE Note per una metodologia di classificazione e studio delle buone prassi nell’ambito della Società dell'Informazione Settembre 2006 A cura di CSP scarl Pagina 1/54 SOMMARIO 1. OBIETTIVO DEL DOCUMENTO..................................................................................................... 3 2. INQUADRAMENTO ........................................................................................................................... 4 2.1 COSA E’ UNA BUONA PRASSI?......................................................................................................... 6 2.2 BEST, GOOD, LEARNING PRACTICE ................................................................................................... 7 2.3 TRASFERIBILITÀ, DECONTESTUALIZZAZIONE E APPRENDIMENTO..................................... 8 2.4 BENEFICI D’USO DELLE BUONE PRASSI ....................................................................................... 9 2.5 PROPOSTA DI APPROCCIO OPERATIVO ALLE BUONE PRASSI ................................................. 10 2.6 VALUTARE LA BONTA’ DI UNA PRATICA................................................................................... 12 3. MODELLI DI ANALISI E CLASSIFICAZIONE DI BUONE PRATICHE................................ 14 3.1 BUONI ESEMPI. BANCA DATI ESPERIENZE DI INNOVAZIONE ............................................... 15 3.2 BEEP - BETTER E-EUROPE PRACTICES KNOWLEDGE SYSTEM ............................................................... 18 3.3 OTE- PROGETTO OSSERVATORIO TECNOLOGICO DEL MIUR................................................ 21 3.4 E-GOVERNMENT GOOD PRACTICE FRAMEWORK .................................................................................... 24 3.5 TRASFERIMENTO BUONE PRATICHE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI .............. 28 3.6 PREMI E RICONOSCIMENTI DEL FORUM PA .............................................................................................. 31 3.7 STOCKHOLM CHALLENGE AWARD ........................................................................................................ 34 3.8 INSME - INTERNATIONAL NETWORK FOR SMES – GOOD PRACTICES................................................... 37 3.9 IANIS – INNOVATIVE ACTIONS NETWORK FOR THE INFORMATION SOCIETY ........................................ 40 4. PROPOSTA METODOLOGICA ..................................................................................................... 42 4.1 5. SCHEDA DI RILEVAZIONE PRATICHE DELL’ORICT ................................................................. 45 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO ............................................................... 52 Pagina 2/54 1. OBIETTIVO DEL DOCUMENTO Il presente documento, realizzato da CSP nell’ambito dell’Osservatorio Regionale ICT propone una metodologia per la classificazione e la selezione di buone prassi. Il documento rappresenta un tentativo di problematizzazione sul tema delle buone pratiche. A questo scopo, in primo luogo si sono messe a confronto definizioni, accezioni diverse e diversi obiettivi d’uso, seppur limitando il campo agli ambiti della promozione della Società dell'Informazione e dell’uso delle ICT, oltre che allo sviluppo locale. Alla fase di lavoro della problematizzazione ha fatto seguito un lavoro di sintesi, finalizzato alla proposta di una modalità di schedatura ed analisi di buone prassi, funzionale alle esigenze e agli obiettivi dell’Osservatorio Regionale ICT. Tale proposta metodologica, stabile per quanto riguarda strumenti descrittivi, è tuttavia meno stabile per quanto riguarda gli strumenti analitici, è stata applicata ad alcuni casi, che sono allegati al documento. Pagina 3/54 2. INQUADRAMENTO L’Osservatorio Regionale per le ICT ha ritenuto opportuno inserire tra le sue attività strutturali una ricognizione sistematica di buone pratiche e buoni esempi. A partire dalla consapevolezza che un utilizzo “retorico” e meramente “promozionale” delle buone pratiche sia poco adatto alle finalità dell’Osservatorio, il lavoro è stato impostato a partire da una ricognizione del concetto di buona prassi, di usi e classificazioni autorevoli e dall’avvio di una riflessione metodologica che inizia a dare i primi frutti. L’obiettivo dell’Osservatorio Regionale ICT nel censire buone pratiche è riconducibile alla sua missione generale, ovvero di monitorare e supportare lo sviluppo della Società dell'Informazione sul territorio regionale. Il focus dell’ORICT è duplice: da un lato il monitoraggio dello stato dell’arte dell’innovazione in Piemonte, dall’altro il supporto informativo alla decisione politica per la promozione dello sviluppo della Società dell'Informazione e la diffusione delle ICT. In questo quadro, tra le diverse attività, la classificazione delle buone pratiche in particolare punta da un lato alla raccolta di buoni esempi esterni al territorio piemontese, a cui i decisori locali possano ispirarsi, dall’altro vuole contribuire con un apporto qualitativo all’attività di monitoraggio della diffusione delle ICT e della Società dell'Informazione sul territorio regionale. Che cosa è una buona prassi? Una ricognizione ha messo in evidenza diverse definizioni, accezioni, logiche di classificazione ed uso. A nostro avviso, posizioni autorevoli sono quelle dell’Unione Europea (ad esempio dell’E-GOVERNMENT GOOD PRACTICE FRAMEWORK1), del Formez2, di alcuni progetti finanziati EU focalizzati proprio sulle buone prassi, in primis BEEP3, di alcune reti internazionali di regioni e amministrazioni pubbliche nella cui missione è esplicitato lo scambio di buone pratiche, quale ad esempio IANIS+4, del Dipartimento della Funzione Pubblica del Governo Italiano con l’iniziativa “BUONI ESEMPI”5. Un’accezione interessante di buona pratica emerge dal Bando Nazionale per il Riuso delle soluzioni di e-government6. Infine, pur non assumendo l’ottica della buona prassi, si segnala come attività ormai consolidata di censimento e descrizione di 1 www.egov-goodpractice.org www.formez.it 3 www.beep-eu.org 4 www.ianis.net 2 5 www.buoniesempi.it. Il tema del riuso, inteso come modalità di ottimizzazione dei tempi e costi di acquisizione di soluzioni informatiche, è da tempo presente nella normativa italiana, anche se i casi di effettiva applicazione sono ancora molto limitati. Il Codice dell’Amministrazione Digitale (D. Lgs. 7 marzo 2005, n. 82) riprende e sistematizza, integrando e rafforzando il principio, l’importanza del riuso di soluzioni informatiche fra pubbliche amministrazioni. 6 Pagina 4/54 progetti ed iniziative regionali il Rapporto Annuale sull’Innovazione in Piemonte, realizzato a cura di CRC Piemonte nell’ambito di CRCITALIA7. Gli ambiti nei quali è possibile individuare una buona prassi sono numerosi: si va dalla progettazione di un processo produttivo, all’organizzazione di una logica di lavoro, alla predisposizione di una policy, al funzionamento di una partnership, alla raccolta e all’organizzazione di informazioni e dati, alla realizzazione di infrastrutture e servizi, … Le buone prassi rilevanti per l’ORICT si riferiscono alla Società dell'Informazione, all’uso ed alla diffusione delle ICT per lo sviluppo locale. Data la natura pervasiva e trasversale delle ICT, riportiamo la classificazione dei 25 domini di innovazione proposta da BUONIESEMPI.IT per riflettere sui campi di applicazione delle buone prassi di nostro interesse: 1) autonomia e decentramento; 2) comunicazione interna; 3) comunicazione istituzionale; 4) cooperazione interistituzionale; 5) gestione dati ed informazioni; 6) finanza innovativa; 7) logistica, patrimonio e servizi interni; 8) miglioramento dei servizi; 9) normativa a regolamentazione; 10) nuovi servizi; 11) organizzazione; 12) partnership pubblico-privata; 13) pianificazione strategica; 14) programmazione e controllo; 15) qualità; 16) rapporti con i cittadini; 17) reti e tecnologie; 18) reclutamento ed inquadramento delle risorse umane; 19) produzione, approvvigionamento, acquisto di risorse e servizi; 20) semplificazione; 21) soddisfazione dei cittadini; 22) studi, ricerca e sviluppo; 23) sviluppo professionale delle risorse umane; 24) valutazione e incentivazione del personale; 25) valutazione delle politiche e degli investimenti pubblici8. Quali i benefici attesi dall’uso delle buone prassi? In generale, si realizzano benefici dovuti ad una buona prassi laddove si verificano un trasferimento continuativo di conoscenze, insieme ad un’attività di osservazione ed apprendimento nei confronti di altri modelli/iniziative già avviati con successo. 7 8 www.crcitalia.it Il rapporto è giunto nel 2006 alla quarta edizione. www.buoniesempi.it. Pagina 5/54 2.1 COSA E’ UNA BUONA PRASSI? Selezionando fra le numerose definizioni possibili, una best practice è “… the best examples of practice, e.g. which methods, tools, organisation, systems, technology, etc., were used to achieve the excellent performance seen. Such examples should also imply ease of transference to other situations where users have similar objectives and should facilitate learning by them. In Beep, best practice is the tool used to show how the best performers achieve their excellent results. Beep users find best practice by searching the Knowledge Base using characteristic indicators only, so that the user seeks inspiration and information. This is looking for Best Practice only and does not involve Benchmarking. The user is probably looking for ideas and inspiration as to how to do something he/she has not yet tried, thus has no need of Benchmarking” [BEEP, GLOSSARY, in “Survey and review of case study resources”, June 20019. La definizione proposta dall’iniziativa “BUONE PRASSI” promossa dall’organizzazione Cittadinanzattiva10 ci pare centrare le principali caratteristiche di una buona prassi, per quanto l’attenzione sia centrata sui diritti di cittadinanza di cui è portatrice l’organizzazione : “si definisce Buona Pratica ogni iniziativa di successo volta a migliorare contestualmente l’efficienza (economicità) e l’efficacia (come modalità per soddisfare, in maniera adeguata, i bisogni e le aspettative dei cittadini) della gestione ed erogazione dei servizi. Una Buona Pratica è inoltre caratterizzata da cinque requisiti: 1. misurabilità (possibilità di quantificare l’impatto dell’iniziativa) 2. innovatività (capacità di produrre soluzioni nuove e creative per il miglioramento della qualità dei servizi e per la tutela dei diritti dei cittadini) 3. sostenibilità (attitudine a fondarsi sulle risorse esistenti o capacità di generare essa stessa nuove risorse) 4. riproducibilità (possibilità di trasferimento e applicazione in luoghi e situazioni diversi da quelli in cui è stata realizzata) 5. valore aggiunto (impatto positivo e tangibile sui diritti degli utenti e sulla promozione della partecipazione civica)”11. L’Università di Pisa, per conto della Regione Toscana, nell’ambito dell’iniziativa “Progetto per la definizione ed il supporto all’attuazione di un piano per la raccolta delle esperienze e 9 Tratto dal glossario del progetto EU BEEP, www.beep-eu.org/Content/Glossary/GlossaryV5.htm in sintesi, possiamo affermare che “una best practice rappresenti il migliore esempio di un metodo, di uno strumento, di una procedura, di un sistema organizzativo, di una policy, di una tecnologia,… impiegati al fine di conseguire un risultato ottimale, rispetto al contesto nel quale l’iniziativa si inserisce”. 10 www.cittadinanzattiva.it 11 www.cittadinanzattiva.it/content/view/276/214 e www.buoniesempi.it/iniziative.aspx?iniz=BP Pagina 6/54 regionali di e-Government”12, propone una definizione di buona prassi riferita al campo dell’e-Government, ma estensibile al nostro campo di interesse: “una buona prassi è un esempio di innovazione riuscita, un servizio nuovo o reingegnerizzato, che “funziona”, che è riusabile o già riusato in altre realtà, che risponde a precise normative nazionali o internazionali. … le buone prassi tendono al miglioramento dell’efficienza operativa interna alle singole amministrazioni, al miglioramento dell’erogazione e della fruizione di servizi per cittadini e imprese, ad e a assicurare l’integrazione dei servizi e a favorire la cooperazione tra e diverse amministrazioni, a promuovere il dialogo fra cittadini ed amministrazione, …”, METODOLOGIA PER LE BUONE PRASSI di E-TOSCANA, p 1.13 2.2 BEST, GOOD, LEARNING PRACTICE La terminologia per riferirsi alle buone prassi è varia e volutamente, fino a questo punto, abbiamo utilizzato indistintamente i diversi termini. Si va dalle best alle good practice ed ai loro corrispettivi in italiano, ai casi di successo (success stories). Problematizzando la questione terminologica, osserviamo innanzitutto l’opportunità di privilegiare “good” rispetto a “best”, dal momento che “best” non presuppone margini di miglioramento e pare attribuire un livello ottimale al caso o alla pratica senza tenere conto dello specifico contesto in cui si è realizzata14. Uno studio focalizzato sulla riorganizzazione del back office delle amministrazioni pubbliche esplicita la scelta dell’approccio alle “good” piuttosto che alle “best practice”, indicando come proprio oggetto di indagine “high successful practice which represent leading edge experience, though not necessarily the best, ideal or unproblematic”15 In secondo luogo, riprendendo una riflessione del progetto BEEP, ci pare interessante la definizione alternativa di “learning practice”: l’identificazione di “best practice” tramite 12 www.e.toscana.it/varie/buoneprassi.shtml www.e.toscana.it/varie/MetodologiaBuonePrassi.pdf 14 Si ritiene che le buone pratiche siano in generale più agevolmente trasferibili da una realtà ad un’altra, mentre il concetto di best comporta una più difficile replicabilità al di fuori del contesto in cui si generano. Citiamo a questo proposito Nicoletta Stame, secondo cui “… niente può essere considerato la cosa “migliore” per tutte le situazioni, quindi generalizzabile […] ci sono diverse situazioni, e qualcosa che ha dimostrato d’essere “buono” da una parte potrebbe essere studiato e adattato/imitato altrove per poter essere utile” (in Rassegna Italiana di Valutazione, n. 28, 2004) 15 Danish Technological Institute, Institute fur Informationmanagment Bremen, “Reorganisation of government back-offices for better electronic public services”, 2004, p 180. 13 Pagina 7/54 tradizionali esercizi di benchmarking16 (selezione dei casi a cui viene attribuito punteggio più alto) ha il limite di prendere in considerazione con difficoltà il contesto di sviluppo del caso, le necessità degli utenti, i constraint di tipo normativo, oltre alla diversa concezione, con ampi margini di soggettività, che la nozione di “best” e “successo” ha tra stakeholder e project manager. Le buone prassi di BEEP sono quindi “practices which are good for learning17”, ovvero che non solo hanno raggiunto i propri obiettivi ed hanno avuto impatti positivi nel loro contesto originale, ma che si propongono anche a decisori, legislatori e progettisti in contesti geografici ed istituzionali diversi come “useful learning experiences, which are likely to stimulate creativity, ingenuity18 and self reflexivity19” 2.3 TRASFERIBILITÀ, DECONTESTUALIZZAZIONE E APPRENDIMENTO Tutti gli utilizzi più o meno rigorosi di buone pratiche si pongono l’obiettivo della trasferibilità, ma non sempre ne esplicitano i limiti ed i rischi. Di fatto la trasferibilità diretta di una pratica, in tutte le sue componenti, è fortemente limitata dalla variazione delle condizioni di contesto di varia natura (legale-normativo, culturale e linguistico, organizzativo, …). Più agevole il trasferimento di una soluzione informatica, che può richiedere adeguamenti relativamente limitati (prevalentemente scalabilità, customizzazione, …), come presuppone il già citato Bando Nazionale Italiano per il Riuso delle soluzioni di e-government realizzate nell’ambito del Primo Avviso Nazionale per l’e-Government. Non ci si può attendere in altri termini che il trasferimento riguardi intere “pratiche”, quanto piuttosto che stimoli la creatività, auto riflessione, capacità di diagnosi e di analisi, consapevolezza di potenziali e criticità, ambiti di conforto con chi affronta sfide e criticità simili, sebbene in altri contesti. 16 Il benchmarking (espressione sorta in ambito aziendale e successivamente adattata anche ad altri contesti) è un processo sistematico e continuo di misurazione dei prodotti/servizi/processi mediante il confronto sistematico con le aziende [istituzioni, enti] che hanno raggiunto livelli d’eccellenza nei vari settori in cui operano (le cosiddette best in class). L’attività di benchmarking è finalizzata alla misurazione del proprio gap di prestazioni rispetto all’eccellenza, in vista del successivo raggiungimento della “superiorità”. In linea generale un’analisi di benchmarking si articola in quattro fasi: conoscere le proprie attività operative, conoscere le imprese [istituzioni] leader, incorporare il meglio e raggiungere, infine, la superiorità (la definizione è liberamente tratta dalla sezione “Benchmarking Club” del sito di Business International, www.businessinternational.it/benchclub/index.html). 17 www.beepknowledgesystem.org/LearningSystem.asp 18 “Ingenutiy” nell’accezione di ingegnosità, abilità inventiva. 19 www.beepknowledgesystem.org/LearningSystem.asp Pagina 8/54 La buona pratica quindi, per il massimo sfruttamento del suo potenziale, deve inserirsi in un contesto articolato di scambio ed apprendimento (ricordiamo l’accezione di “learning practice” proposta da BEEP), che unisce alla ampia disponibilità di casi analizzati e consultabili in sistema di conoscenze organizzate, la possibilità di scambio e confronto (virtuale o diretto fra stakeholder) in comunità di pratica, seminari, attività di mentoring, peer review, …. Infine, cogliamo l’indicazione che viene ancora da BEEP, secondo cui l’apprendimento derivante dalle buone pratiche è tanto più efficace e foriero di benefici quanto più si tratta di apprendimento collettivo e organizzativo, intenzionale, consapevole e sistematico, basato sul management della conoscenza20. 2.4 BENEFICI D’USO DELLE BUONE PRASSI Volendo esplicitare quali soggetti e in quali contesti traggono vantaggio dall’uso delle buone pratiche, si evidenziano le sedi di pianificazione e stesura di politiche e degli interventi di promozione dello sviluppo, nella gestione di progetti ed iniziative, da parte di decisori e manager pubblici e privati. In altri termini, le buone pratiche fanno parte integrante della base conoscitiva per il supporto decisionale e sono utili nella pianificazione e gestione di politiche ed interventi. Gli utilizzatori delle buone pratiche sono quindi legislatori, decisori pubblici e privati, progettisti e project manager, indipendentemente dallo specifico dominio di appartenenza. Rifacendoci all’e-Government Good Practice Framework21, possiamo citare una serie di benefici attesi dall’utilizzo di buone pratiche. Si tratta innanzitutto della possibilità di un vero e proprio trasferimento di esperienze in contesti diversi dall’originale (l’ottica è quella del Bando Nazionale per il Riuso), per cui, occorre ammetterlo, forti criticità sono legate al cambiamento di constraint contestuali, specie di tipo normativo, fra realtà diverse. In secondo luogo, l’approccio buona prassi avvia processi di autoriflessione e apprendimento all’interno delle organizzazioni e delle istituzioni. In terzo luogo, si evidenziano benefici in termini di efficienza, ovvero riconducibili ad un utilizzo ottimale delle risorse disponibili, siano esse economiche, professionali o di tempo: questo si verifica sia in caso di riuso di soluzioni in contesti diversi, sia nel caso di esame di buone pratiche preliminare o contestuale alla pianificazione di attività o politiche di sviluppo. 20 www.beepknowledgesystem.org/LearningSystem.asp 21 European Commission, “Framework to reinforce the exchange of good practices in e-Government,” europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/gpf/doc/good_practices_framework_basel ine_final.pdf Pagina 9/54 2.5 PROPOSTA DI APPROCCIO OPERATIVO ALLE BUONE PRASSI Come già affermato, il presente documento mira a produrre una metodologia per la selezione e classificazione di buone pratiche. Quanto fatto finora si inserisce in una più ampia procedura, su cui il lavoro di definizione è ancora in corso e la cui fattibilità verrà valutata fra le attività dell’ORICT. Di seguito si delinea una prassi operativa relativa alle buone prassi (figura 1). L’approccio parte dalla definizione dell’ambito di interesse e degli obiettivi dell’attività sulle buone prassi, coerentemente con gli obiettivi generali dell’Osservatorio Regionale ICT. Da questa prima riflessione, deriva la messa a fuoco dei fattori che rendono rilevanti una prassi e, di conseguenza, la loro traduzione in descrittori e indicatori, che sono raccolti in una scheda di classificazione standard da compilare. FIG. 1. Proposta di approccio alle buone prassi Segue la fase di raccolta informativa, che è particolarmente delicata. Nel caso in cui la raccolta sia a carico del gruppo di lavoro sulle buone pratiche, l’attività in prima battuta Pagina 10/54 consiste in una ricognizione di materiale pubblico sulla pratica in questione, a partire dal web. All’occorrenza la raccolta informativa può ampliarsi tramite contatto diretto con referenti di progetto, ma tendenzialmente il contatto diretto e l’intervista si utilizzano per la valutazione vera e propria della pratica, che ha un livello di approfondimento molto maggiore. È possibile attivare meccanismi per cui gli stessi referenti di progetto o gestori di iniziative e pratiche forniscano spontaneamente informazioni e compilino le schede descrittive delle prassi: ci riferiamo alla creazione di premi e riconoscimenti, quali la egovernment good practice label22 e la e-health good practice labe23l, entrambe europee, i premi assegnati annualmente da Forum PA24, o le iniziative varie che contribuiscono all’alimentazione della base dati buoniesempi.it25. Iniziative internazionali di questo genere, di particolare successo sono lo Stockholm Challenge Award26 e l’e-Government Good Practice Framework27. Il materiale e le informazioni disponibili a valle dell’attività di schedatura possono essere approfondite, analizzate in un processo di valutazione di impatto o di benchmarking: entrambe le opzioni richiedono una ulteriore raccolta informativa, basata quantomeno sul contatto diretto con referenti di progetto e, laddove ritenuto opportuno e possibile, acquisendo informazioni anche da soggetti attivi nell’ambito dell’iniziativa o da utenti. Molto utile potrebbe essere l’avvio ed il consolidamento di un rapporto stabile con i referti di progetto che diventerebbe fonte preziosa di aggiornamento delle informazioni raccolte. Anche gli output più analitici si prestano alla pubblicazione in varie forme. Attività varie di valorizzazione dei risultati completano il processo: può trattarsi di pubblicazioni periodiche, di letture di sintesi trasversali a diverse pratiche analizzate, di azioni promozionali e di confronto con gli stakeholder e gli interlocutori della singola pratica. Nello schema precedente (Fig. 1), si è tentato di rendere evidenti i feedback del processo, le necessità di periodico aggiornamento di dati ed informazioni rilevate e di periodiche verifiche dell’allineamento e della coerenza dell’impostazione generale con gli obiettivi 22 europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/egov_good_practice/index_en.htm; www.egov-goodpractice.eu 23 europa.eu.int/information_society/eeurope/ehealth/index_en.htm 24 www.forumpa.it/forumpa2006/tuttoforumpa/iniziative.html 25 Le principali sono: Buone Pratiche, Certificazioni di Qualità - Selezionate da Buoni Esempi.it, Federculture Premio Cultura di Gestione, Federculture - Premio Cultura di Gestione, Casi di Comunicazione interna Selezionati da Buoniesempi, Cento Progetti, CambiaPA, Punto Egovernment, Casi di e-procurement Selezionati da BuoniEsempi.it, Global Junior Challenge, Casi di Servizi di Igiene Urbana - Selezionati da Buoniesempi, Ripensare il Lavoro Pubblico, Montagne Sostenibili, PA Aperta, Promoss, ragionando, Premio Sanità, Sfide, Sportello Impresa, Stockholm Challenge Award, Sviluppo Locale - RAP, Telelavoro nella P.A., URP in Viaggio. (http://www.buoniesempi.it/iniziative.aspx) 26 www.stockholmchallenge.se 27 www.egov-goodpractice.org Pagina 11/54 dell’Osservatorio Regionale e della sua committenza (settori e decisori regionali e locali impegnati nella pianificazione di iniziative legate alla Società dell'Informazione). La proposta metodologica del capitolo 4 rende conto del lavoro svolto finora. Come già affermato in precedenza, il passaggio ad una modalità operativa e sistematica di raccolta, controllo e aggiornamento delle informazioni, nell’ottica di costituire una vera e propria banca dati è la fase operativa corrente. In parallelo sono allo studio gli indicatori e la metodologia di valutazione, mentre la schedatura di buone pratiche è avviata. 2.6 VALUTARE LA BONTA’ DI UNA PRATICA Particolarmente critico è l’aspetto della valutazione della “bontà” di una “pratica”. Gli approcci e le metodologie utili a questo scopo possono essere molti e diversi: da quelle maggiormente soggettive a quelle tecnicamente più rigorose (ad esempio tecniche di valutazione comparativa quali l’analisi di benchmarking o l’analisi multicriteri). Occorre in ogni caso tenere presente che la valutazione di una buona pratica implica necessariamente una componente di soggettività, minore o maggiore, se non altro per quanto riguarda il metodo impiegato per definizione, classificazione e valutazione. Per comparare la performance generale di più iniziative/progetti si potrebbe ricorrere alla costruzione di un indicatore unico che sintetizzi diversi aspetti del loro impatto sul contesto interessato. Al di là della complessità della messa a punto di un indicatore unico, questo approccio ha il limite di dare poco spazio all’emersione delle criticità ed ai processi di apprendimento. Una modalità complementare si ispira alla cosiddetta analisi multicriteri, secondo cui si valuta una pratica combinando fattori di successo diversi, a cui eventualmente siano state attribuite rilevanza e reciproca importanza diversa. Questo secondo approccio fa emergere maggiormente gli elementi di criticità e di forza della singola pratica, anche rispetto al singolo fattore di successo, rendendo la “good” una “learning practice”. In generale, i fattori di rilevanza o fattori di successo di una pratica (ed i conseguenti indicatori) possono essere raccolti in alcuni macro tipi: • efficienza: ci si riferisce all’adeguata allocazione iniziale di risorse per il raggiungimento di obiettivi e all’efficiente utilizzo di tali risorse; • performance: ci si riferisce al raggiungimento degli obiettivi (consegna output/deliverable/risultati previsti, coerenza previsioni-risultati) e del target previsto (sia in termini quantitativi e sia di tipologia); Pagina 12/54 • impatto: ci si riferisce alle variazioni sul contesto, anche tenendo conto della situazione controfattuale; • sostenibilità: ci si riferisce alla capacità della prassi di fondarsi sulle risorse esistenti, di generare risorse che ne permettano l’autosostentamento; in particolare, per iniziative sperimentali, ci si riferisce alla capacità di sopravvivere al termine della fase di start-up; • trasferibilità/riproducibilità: ci si riferisce all’esportabilità della pratica ad altri contesti geografici, domini tematici, alla predisposizione alla scalabilità dimensionale, all’adattamento a diversi contesti linguistici e/o culturali, …. • innovatività: ci si riferisce alla capacità di produrre soluzioni nuove e creative per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, eventualmente in comparazione con altre esperienze, esigenze, problematiche simili; • visibilità: ci si riferisce alla notorietà acquisita dalla pratica, rilevante in particolare se si tratta di servizi da promuovere rispetto ad un’utenza o se si tratta di una pratica sperimentale da trasferire; • apprendimento e relazioni: ci si riferisce alla capacità della pratica di veicolare e ingenerare occasioni di apprendimento o di creare e sedimentare relazioni e contesti stabili di cooperazione, scambio e apprendimento, sia che avvenga nell’ambito di una singola organizzazione, sia che avvenga su un territorio, in termini di governance o di apprendimento istituzionale. Osserviamo per inciso che il fattore “tempo” possa incidere sulla valutazione di bontà di una pratica, potendosi distinguere e diversificare effetti immediati e di breve respiro, effetti latenti ed effetti ritardati di una iniziativa sul suo contesto di riferimento 28: 28 G. Moro (2004), “Interconnessioni tra Valutazione e Sviluppo”, in Rivista Italiana di Valutazione, n. 28. Pagina 13/54 3. MODELLI DI ANALISI E CLASSIFICAZIONE DI BUONE PRATICHE Si è proceduto esaminando varie esperienze di raccolta catalogazione e analisi di buone prassi, sia nazionali sia internazionali, che sono elencate di seguito e schedate nel prosieguo del capitolo: Buoni esempi - La banca dati delle Esperienze di Innovazione; BEEP - Better eEurope Practices (Knowledge System); MIUR, Progetto Osservatorio TEcnologico (OTE); Commissione Europea, DG Information Society, e-Government Good Practice Framework (GPF); ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della FOrmazione professionale dei Lavoratori) – Ministero del Welfare, “Analisi dell’attuazione dei progetti di trasferimento delle buone prassi”; Forum PA – Premiazione Progetti; INSME - International Network for SMEs - Good Practices; IANIS – Innovative Actions Network for the Information Society. Per facilità di lettura, ogni esperienza di classificazione di buone prassi è descritta nelle pagine seguenti secondo uno schema comune. l’ente che classifica le buone prassi: ossia l’organizzazione che ha il ruolo di creatore/ideatore della classificazione, che ha predisposto la metodologia di classificazione, che raccoglie buone prassi; l’oggetto della classificazione: cosa si intende per buona prassi e in quale settore di intervento si collocano le esperienze esaminate; l’obiettivo della classificazione: a quale scopo viene svolta la classificazione? il livello geografico/territoriale: l’area geografica sulla quale ha effetto l’esperienza classificata; la metodologia di raccolta delle buone prassi: le informazioni raccolte, gli strumenti di raccolta, il processo di classificazione; i parametri di valutazione della “bontà” delle prassi: ovvero quali indicatori sono impiegati, con quali tecniche ed accorgimenti? i punti di forza della metodologia di classificazione. Pagina 14/54 BUONI ESEMPI. BANCA DATI ESPERIENZE DI INNOVAZIONE SITO WEB: www.buoniesempi.it 29 ENTE CLASSIFICATORE La rilevazione è curata da LADAC (Laboratorio per l'Attuazione e la Diffusione del Cambiamento) nell’ambito di CANTIERI-FORMEZ (www.cantieripa.it). Questa è un’iniziativa promossa dal Dipartimento della Funzione Pubblica per accelerare e dare concretezza ai processi d’innovazione nelle PA e finalizzata allo scambio ed alla diffusione di pratiche di successo tra PA italiane. CANTIERI-FORMEZ promuove la valorizzazione di esperienze di innovazione portate avanti dalla PA e punta inoltre a favorire la promozione dei processi di cambiamento nelle PA. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE Esperienze di innovazione promosse e realizzate da amministrazioni pubbliche italiane. OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE Buoni esempi è il sito dedicato allo scambio d’esperienze di innovazione. Esso è finalizzato a valorizzare, e far emergere, azioni sistemiche di diffusione di progetti innovativi. Attraverso l’aggiornamento della propria banca dati (contenente le schede dettagliate) e la creazione di un laboratorio tecnologico, si propone di promuovere e orientare la progettualità innovativa sul territorio. La classificazione, attiva nella forma attuale da maggio 2003, si suddivide in due versioni. La prima cataloga le esperienze innovative realizzate dalle PA italiane relativamente ad aree classificate Obiettivo1 (circa 430 esperienze). La seconda raccoglie sempre esperienze d’innovazione, ma che prevedono, in aggiunta, una cooperazione a livello europeo (circa 90 esperienze schedate, questa volta, in lingua inglese). La banca dati di Buoni esempi contiene oltre 1.700 esperienze d’innovazione sperimentate da diverse amministrazioni pubbliche italiane30. 29 Il sito di BuoniEsempi è stato, a sua volta, insignito del titolo di “Eccellente” dall’Italian Web Awards 2004 nella categoria riservata a siti e portali di enti pubblici italiani (http://2004.premiowebitalia.it). 30 Per il Piemonte sono catalogate 85 esperienze. Fra queste si possono citare: IRIDE (Servizi di riconoscimento ed abilitazione in rete), Le reti tecnologiche e gli interventi sul territorio, il Progetto Scuole, GIPS (Guida Interventi Protocollo Servizi Informatizzati), SPAP-SINTESI (Sistema PA Piemonte-Semplice Integrato Telematico Economico Sussidiario Intelligente), Rupar-Piemonte, i Servizi Telematici per il cittadino,… Pagina 15/54 LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE L’intero territorio nazionale. METODOLOGIA DI RACCOLTA La scheda di classificazione è autocompilata dalle amministrazioni; successivamente viene revisionata dalla redazione di Buoni esempi ai fini della pubblicazione sul portale. Ogni esperienza dispone quindi di una scheda finale che si compone delle seguenti sezioni: informazioni generali (anagrafica del progetto); sintesi del progetto; approfondimenti (obiettivi, azioni, risultati, destinatari, riduzione dei costi, punti di forza, criticità, possibile trasferimento dell’esperienza,…). È inoltre richiesto al soggetto promotore l’invio di ulteriore materiale d’approfondimento sul progetto. Sul sito è disponibile un Glossario facente capo alle 25 Aree di Innovazione individuate in cui si possono ripartire i diversi progetti. PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ Ai fini della valutazione delle iniziative, la scheda prevede quattro indicatori di realizzazione, quantificazione e verifica dei risultati; riduzione dei costi del servizio o dell’attività; verifica dell’impatto sui cittadini; sviluppo professionale delle risorse umane. È principalmente dalla lettura di queste voci che Buoniesempi valuta la “bontà” dell’esperienza. Nel suo complesso, la scheda (molto dettagliata) si suddivide in circa 45 campi di rilevazione d’informazioni sul progetto. Tuttavia, solamente dodici voci contribuiscono alla costruzione dei già citati indicatori di realizzazione. La compilazione di alcune informazioni è inoltre considerata obbligatoria ai fini della validità finale della scheda. PUNTI DI FORZA Le esperienze sono catalogate in 25 aree d’innovazione: comunicazione interna; comunicazione istituzionale; cooperazione interistituzionale; Pagina 16/54 gestione dati e informazioni; finanza innovativa; logistica, patrimonio e servizi interni; miglioramento dei servizi; normativa e regolamentazione; nuovi servizi; organizzazione; partnership pubblico-privato; pianificazione strategica; programmazione e controllo; qualità; rapporti con i cittadini; reti e tecnologie; reclutamento ed inquadramento delle risorse umane; produzione, approvvigionamento/acquisto di risorse e servizi; semplificazione; soddisfazione dei cittadini; studi, ricerca e sviluppo; sviluppo professionale delle risorse umane; valutazione e incentivazione del personale; valutazione delle politiche e degli investimenti pubblici. La raccolta delle buone prassi integra una modalità di raccolta basata sull’auto compilazione con revisione ed esame di materiale aggiuntivo da parte della redazione di Buoni esempi. Sono previsti quattro indicatori di realizzazione (quantificazione e verifica dei risultati; riduzione dei costi del servizio o dell’attività; verifica dell’impatto sui cittadini; sviluppo professionale delle risorse umane). La selezione delle informazioni chiave riguardo alla prassi: motivazione, obiettivi, azioni, risultati, riduzione dei costi, punti di forza, destinatari, criticità (a loro volta suddivise per intensità del “nodo problematico”). Pagina 17/54 3.1 BEEP - BETTER E-EUROPE PRACTICES KNOWLEDGE SYSTEM SITO WEB: www.beep-eu.org e www.beepknowledgesystem.org ENTE CLASSIFICATORE Il progetto europeo BEEP è stato finanziato dall’Unione Europea per il periodo 2001-2004, nell’ambito della priorità IST del Quinto Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo. L’obiettivo di BEEP consisteva nel creare una metodologia per classificare e comparare best practices e fare benchmarking di casi di successo riguardanti le ICT, con lo scopo di assistere l’utente a identificare le carenze, a conoscere le buone prassi riguardanti la Società dell’Informazione e a condividere conoscenze. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE Sono state classificate esperienze di tutta Europa, afferenti i quattro domini e classificabili come “learning practice”, ovvero “practices that are good for learning”. I domini di classificazione sono quattro: 1. lavoro e competenze (work and skills); 2. PMI digitali (digital SME); 3. integrazione sociale (social inclusion); 4. coesione regionale (regional cohesion). OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE BEEP è uno strumento tecnico finalizzato a identificare, valutare e apprendere da esempi di buone pratiche in differenti campi d’interesse (in prevalenza nell’area sociale, produttiva e tecnologica). Un database (il BEEP knowledge system) raccoglie i vari casi analizzati. Forte attenzione è data alla trasferibilità delle pratiche: infatti, un requisito di base per l’inserimento di un’esperienza nel database consiste nel fatto che il caso-studio possa offrire ad altri attori la possibilità di apprendere dall’esperienza presentata. LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE Esperienze da tutta Europa riguardanti sia organizzazioni no profit, sia imprese, sia autorità locali. L’ambito di riferimento dei casi-studio può essere indifferentemente quello nazionale ovvero quello locale/regionale. Pagina 18/54 METODOLOGIA DI RACCOLTA BEEP prevede un complesso processo di valutazione del singolo caso-studio. Le informazioni raccolte sul singolo caso non sono autocompilate da parte del soggetto responsabile ma da un apposito team di lavoro. Il livello di dettaglio (e la cura) dei dati raccolti è, per ogni caso, piuttosto approfondito. Il percorso di classificazione è articolato in quattro passaggi: 1. dettagliata (37 voci) “codifica” del caso (case coding); 2. analisi del caso (background, obiettivi, risorse, attività, risultati, “lezioni apprese”); 3. definizione di parole chiave; 4. valutazione del caso attraverso una “mappa cognitiva”31, volta ad illustrare il contributo delle policy ICT rispetto agli obiettivi precedentemente individuati. I casi coprono 4 domini tematici32: work and skills, digital SME; social inclusion; regional development. A seconda del dominio di classificazione sono inoltre previste due tipologie di scheda (Full Case Report). Per il dominio “e-Government” la scheda si articola nei seguenti campi: abstract del caso; descrizione del background; obiettivi; risorse; attività messe in opera; output e risultati; lezioni che si possono trarre e conclusioni. Per gli altri domini la scheda prevede invece i seguenti campi: tempistica; contesto territoriale; tipologia e impiego specifico delle ICT; principali promotori; principali beneficiari, background; obiettivi; attività; output e risultati; lezioni e conclusioni; link e riferimenti vari. La seconda sezione della mappa di classificazione della prassi consiste invece in una valutazione della corrispondenza delle caratteristiche del caso rispetto alla mappa cognitiva (knowledge map) ideata da BEEP, che prevede l’attribuzione di un punteggio (da 1 a 4) alla rilevanza del caso rispetto ad ogni fattore chiave. Questa forma di giudizio permette di comprendere, rispetto a quale caratteristica, il caso può essere maggiormente preso come esempio. PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ Oltre all’ampia descrizione fornita per ogni caso-studio (il Full Case Report), i punteggi di rilevanza, attribuiti rispetto ai possibili obiettivi, aiutano a comprendere gli aspetti più caratteristici del caso. In generale la classificazione di una buona pratica avviene in modo qualitativo valutando in particolare l’impatto della prassi rispetto alla sua evoluzione e agli obiettivi perseguiti. L’attestazione della 31 Accesso previa registrazione a www.beepknowledgesystem.org/SearchDomain.asp. I domini tematici corrispondono alle sezioni del sito web (www.beepwork.com; www.beepsme.com; www.beepsocial.com; www.beepregional.com; www.beepgovernment.com) 32 Pagina 19/54 buona pratica, oltreché su elementi osservabili, è demandata al giudizio del team di esperti su cui BEEP si appoggia. Il caso, per essere una good practice, deve inoltre dimostrare la sua capacità di “far apprendere” dall’esperienza stessa. PUNTI DI FORZA La suddivisione dei casi in domini di classificazioni; le procedure di valutazione articolare in diversi passaggi; la presenza di un team di esperti che organizza le informazioni; la differenziazione delle schede-caso finali sulla base del dominio di classificazione d’appartenenza; l’attribuzione di un sistema di punteggi per ogni principale fattore chiave; il sistema di management delle conoscenze, che ne consente classificazione, pubblicazione e messa a disposizione, interrogazione e ricerca. La ricerca può avvenire in base a diversi criteri o combinazioni di essi, ovvero 1) mappa cognitiva, obiettivi specifici e fattori chiave; 2) parola chiave; 3) caratteristiche definite del caso (tempistica, contesto territoriale, principali attori, caratteristiche legate alle ICT,…). Pagina 20/54 3.2 OTE- PROGETTO OSSERVATORIO TECNOLOGICO DEL MIUR SITO WEB: www.osservatoriotecnologico.it ENTE CLASSIFICATORE MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) - Osservatorio Tecnologico per la Scuola (OTE) e MIUR - Osservatorio Permanente delle Attrezzature Tecnologiche. Gli obiettivi dell’OTE sono: il trasferimento tecnologico dai settori più avanzati dell’ICT alle scuole, il monitoraggio delle tendenze tecnologico-innovative in corso, la diffusione del software open source, la messa in comune di soluzioni innovative agevolmente adottabili e la promozione della cooperazione fra scuole, università, ricerca ed imprese innovative. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE L’impiego di soluzioni ICT (ad ogni livello) da parte di tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado dell’intero territorio nazionale, per far emergere i migliori esempi di LAN scolastiche. OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE In realtà bisogna distinguere fra due diverse classificazioni: la “vecchia” e l’attuale. Avviato in forma sperimentale già dall’a.a. 2000/01, l’Osservatorio è finalizzato ad individuare e valorizzare best practice di LAN (Local Area Network) scolastiche finalizzate all’impiego dell’ICT (a livello generico) all’interno degli istituti (vecchia classificazione). La nuova classificazione (da giugno 2005) prevede invece l’individuazione di progetti/esperienze d’uso e di sviluppo di software a codice aperto da parte delle scuole. Questa rilevazione, integrando le informazioni già raccolte con la precedente, è maggiormente focalizzata su un particolare aspetto: il tema della diffusione del software open source all’interno del sistema scolastico. LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE Intero territorio nazionale. METODOLOGIA DI RACCOLTA La rilevazione delle esperienze avviene annualmente tramite la compilazione on line di un questionario che viene sottoposto a tutte le scuole. Una volta restituiti, i questionari sono esaminati da gruppo di esperti dell’OTE. I migliori esempi di realizzazioni delle LAN sono quindi pubblicati sul sito dell’Osservatorio. Per la rilevazione, le scuole sono suddivise in sei differenti categorie: circoli didattici, istituti comprensivi, istituti principali di I grado, licei, ITC e professionali, istituti Pagina 21/54 d’istruzione superiore. L’obiettivo del questionario è di rendere le diverse pratiche facilmente confrontabili tra loro e, per agevolare la compilazione dello stesso, è disponibile della documentazione di supporto (guida alla compilazione, glossario dei termini,…). PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ Per quanto riguarda la vecchia rilevazione, la “bontà” della prassi è giudicata sulla base di alcuni criteri di valutazione, il primo dei quali è comune a tutte le scuole, mentre gli altri tengono conto delle differenze fra le sei categorie d’istituti considerati33. Tali criteri sono: a) richieste/aspetti comuni per tutte le tipologie di istituti scolastici (filtro iniziale); ad es. esiste una rete locale? E’ utilizzata dagli studenti?,… b) richieste specifiche per le diverse tipologie di scuole: rapporto massimo PC in rete/studenti (ad es. massimo 1 PC per ogni 12 studenti nei licei); c) presenza di un server per convalidare l’accesso degli studenti. Il questionario è suddiviso in dodici raggruppamenti d’informazioni. A parte i dati generali sulla scuola, non sono previsti campi aperti, solo risposte multiple, dicotomiche (Si/No) o puntuali (richiesta di semplici informazioni numeriche). Le migliori prassi individuate34 sono invitate a presentarsi al TED di Genova, salone annuale sulle tecnologie per la formazione35. Per ogni categoria di scuola sono stati pubblicati sul sito dell’OTE un certo numero di good practices. Queste ultime costituiscono soluzioni interessanti ed innovative per la scuola e mettono in risalto le competenze tecnologiche avanzate. A differenza della precedente, la rilevazione in uso dal 2005 e che si focalizza sull’utilizzo di software di tipo opensource, prevede un questionario aperto, contenente, oltre alle consuete informazioni anagrafiche preliminari, le seguenti voci: stato d’avanzamento dell’esperienza; motivazioni ed obiettivi del progetto; azioni previste; risultati attesi; risultati già ottenuti; collegamento con altre esperienze del territorio; compartecipazione di altri soggetti pubblici; presenza di partner privati; presenza di sponsor; costo generale del progetto. 33 Circoli didattici, Istituti comprensivi, Istituti principali di I grado, Licei, Istituti tecnici e professionali, Istituti d’istruzione superiore. 34 Per l’anno scolastico 2002-03, l’OTE ha individuato per il Piemonte cinque esempi di good practices: Quarini, I.C.-Nole, Vittone, Majorana, Pininfarina. 35 TED- Tecnologie ed attrezzature per l’istruzione e l’impresa, www.ted-online.it. Pagina 22/54 PUNTI DI FORZA La suddivisione in più categorie di classificazione; la forma (rigida e strutturata) del questionario che rende agevole la comparazione fra pratiche; la messa a disposizione di una guida alla compilazione che facilita l’inserimento delle informazioni; i criteri di valutazione dell’esperienza che si differenziano a seconda della categoria di istituto scolastico; i campi del questionario non compilati che sono giudicati alla pari di carenze relative alla pratica; organizzazione di un evento (fiera-congresso) con l’obiettivo di mettere in evidenza le buone pratiche emerse. Pagina 23/54 3.3 E-GOVERNMENT GOOD PRACTICE FRAMEWORK SITO WEB: www.egov-goodpractice.org ENTE CLASSIFICATORE Commissione Europea, DG Società dell’Informazione e Media36 OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE Progetti, strategie e soluzioni di e-government avviate da amministrazioni nazionali, regionali e locali. I casi sono articolati per: nazione; area d’intervento; fruitori e tipi di servizi; livelli di e-government; modalità d’integrazione e di cooperazione; partnership coinvolta. OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE Raccogliere, catalogare e mettere in evidenza buone pratiche nel campo dell’e-government. Le pratiche individuate sono organizzate all’interno di un framework comune al fine di facilitarne la comparazione, l’apprendimento, l’interoperabilità, il trasferimento ed il riuso. Il Good Practice Framework è supportato da un database di casi di riferimento, al fine di facilitare l’osservazione e l’imitazione delle migliori pratiche organizzative. Il database rappresenta uno dei maggiori punti di forza del GPF. LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE Istituzioni ed organizzazioni di carattere pubblico dell’Unione Europea. METODOLOGIA DI RACCOLTA I casi vengono raccolti sulla base di autocandidature ed autocompilazione da parte dei progetti stessi. L’inserimento di un caso all’interno del framework non implica che questo venga classificato come 36 ec.europa.eu/information_society/index_en.htm Pagina 24/54 una good practice: per avere tale attestazione è necessaria una valutazione del caso da parte di un team di esperti. Il framework di catalogazione è suddiviso nei seguenti elementi base: un template descrittivo comune per tutti i casi; un set di criteri per valutare l’esperienza in esame (qualità, benefici, trasferibilità,…); strumenti a supporto del trasferimento dell’esperienza (risorse, aspetti legali, studi, richiami ad altre prassi,…); riconoscimenti (label) attributi alle buone pratiche individuate (incentivi, conferenze di presentazione, eventi,…); un database “intelligente” di individuazione dei casi; altra documentazione a supporto. Il template di descrizione si articola in otto sezioni: abstract; background (per quale fine è stato avviato il programma? Qual è problema di partenza? Statistiche di base sul caso); specifici obiettivi che l’esperienza si propone di realizzare; risorse a disposizione (finanziarie, umane, tecnologiche, ICT, strutturali,…); attività ed implementazioni avviate (azioni, attività varie condotte impiegando risorse ICT al fine di realizzare gli obiettivi stabiliti); risultati (impatto ed effetti sui fruitori del programma, replicabilità dei risultati in contesti simili); lezioni apprese e conclusioni (cosa si può apprendere dall’esperienza e quali avvertenze sarebbero utili per altre esperienza avviate in altrettanti contesti); indirizzi e link di riferimento (altri studi, bibliografia, altri casi,…). Sulla base delle informazioni raccolte, per ogni caso viene pubblicata sul sito una scheda che riporta: sito web e anagrafica, descrizione sintetica, descrizione approfondita, analisi del caso (più eventualmente documentazione aggiuntiva, “read more”). Per l’Italia sono stati finora schedati 14 casi (fra cui SistemaPiemonte e DSCHOLA37), Il motore di ricerca del GPF prevede numerose chiavi di ricerca, tra cui nazione, area d’intervento, fruitori, tipo di servizio, tipo di tecnologia, policy di riferimento, livello di governo, tipo di 37 www.sistemapiemonte.it, www.dschola.it Pagina 25/54 integrazione, cooperazione e partnership coinvolta,…. Le good practices individuate sono annualmente presentate nel corso di conferenze interministeriali, al fine di dare loro evidenza e promuovere lo scambio di esperienze ed il riuso delle soluzioni di maggior successo. PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ Per valutate le pratiche di e-government è stato predisposto un set di criteri di valutazione (assessment) che tengono conto di aspetti quali la qualità, i possibili benefici e la trasferibilità della prassi. I criteri di valutazione sono i seguenti: impiego di soluzioni ICT all’interno della pratica (elementi di successo, innovativi e di economicità); grado di innovatività (cosa ha apportato il caso di nuovo o differente, in cosa si può considerare un precursore nel suo ambito d’applicazione,…); capacità d’implementare con successo l’iniziativa (il livello di coordinamento fra i diversi partner, la capacità di rimuovere “barriere”, di gestire il cambiamento, le risorse a disposizione, i possibili rischi,…); risultati reali ed impatto della prassi (risultati di tipo economico documentabili; altri risultati di tipo quantitativo e qualitativo,…); visibilità del caso; trasferibilità ed aspetti connessi alle opportunità d’apprendimento (adattabilità, capacità di stimolare altre esperienze e di individuare linee guida e nuovi approcci ai problemi). Come riconoscimento dei casi di maggior successo è previsto il conferimento della label eEurope Awards38, che vuole costituire un incentivo per il soggetto proponente a ulteriori miglioramenti e contribuire a mettere in evidenza l’esperienza di successo ai fini del trasferimento di conoscenze e dell’emulazione del modello. PUNTI DI FORZA Framework comune a tutte le pratiche; essenzialità della classificazione; buona griglia di criteri di valutazione specifici per le iniziative ICT-based; 38 www.e-europeawards.org Pagina 26/54 “maschera” riassuntiva per ogni singolo caso; cinque principali chiavi di ricerca di una buona prassi; periodiche conferenze internazionali ministeriali (di alto livello) di presentazione dei casi; organizzazione di competizione (eEurope Awards) e attribuzione ai migliori casi di una “etichetta” di riconoscimento della good practice, che si è mostrata efficace motivazione alla autocompilazione delle schede. Pagina 27/54 3.4 TRASFERIMENTO BUONE PRATICHE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI SITO WEB: www.welfare.gov.it/EuropaLavoro/Operatori/ProgrammazioneFSE/BuonePratiche ENTE CLASSIFICATORE ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori, www.isfol.it) per conto del Ministero Italiano del Lavoro e del Welfare. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE Pratiche innovative nei processi di formazione e valutazione del livello di penetrazione delle nuove tecnologie pensate per l’insegnamento e l’apprendimento. I progetti classificati sono stati analizzati/valutati sulla base dei seguenti criteri: l’oggetto del trasferimento; i soggetti coinvolti; l’intensità dello scambio; il tipo di mainstreaming (orizzontale/verticale). OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE La raccolta e classificazione di buone pratiche nel campo della formazione e dell’apprendimento è collegata a due bandi di finanziamento, pubblicati nel 2001 dal Ministero del Lavoro-Welfare39. Uno dei maggiori obiettivi della classificazione risiede nel trasferimento di esperienze e nella successiva valutazione dei risultati e degli effetti prodotti, in termini di valore aggiunto e di crescita nel sistema della formazione, dell’educazione, delle tecnologie dell’insegnamento e dell’occupazione. Le 95 pratiche ammesse al finanziamento riguardano i seguenti ambiti d’intervento: il sistema delle politiche di formazione professionale e di istruzione ed il sistema delle politiche sociali (occupazione, inclusione sociale e pari opportunità). 39 Fondo Sociale Europeo, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Programma Operativo Nazionale “Azioni di sistema”, “Trasferimento di Buone Pratiche”. Avviso n. 1/2001 e Avviso n. 5/2001. Pagina 28/54 LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE L’intero territorio nazionale. METODOLOGIA DI RACCOLTA La somministrazione/compilazione di un questionario semistrutturato, inviato via mail direttamente ai promotori della prassi, ed integrato con eventuali telefonate o visite in loco, ha permesso la costruzione della banca dati (schede progetti). Sono inoltre avvenute due rilevazioni dei progetti: nel momento della loro approvazione e della loro conclusione. La somministrazione del questionario è stata in genere preceduta da un’intervista diretta in loco, condotta in prima persona con i responsabili del progetto. La struttura delle schede descrittive del progetto si compone delle seguenti parti: dati identificativi (anagrafica) del progetto (titolo, misura, soggetto promotore, partnership, territori e livelli di governo interessati,…); descrizione dell’eventuale buona pratica originaria (il progetto da cui ha tratto spunto l’esperienza analizzata); descrizione del processo di trasferimento. Complessivamente la scheda è suddivisa in sei sezioni: anagrafica, descrizione della buona pratica, descrizione del processo di trasferimento, soggetti coinvolti / destinatari, attività, risultati / prodotti. Una buona prassi per essere veramente tale deve dimostrare di possedere alcune caratteristiche essenziali quali: essere indirizzata a trovare una soluzione ad un determinato problema ed essere improntata su una procedura standard. Una prassi si può quindi considerare valida se è in grado di proporre soluzioni e risolvere determinati problemi alla base di un progetto/iniziativa. PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ All’interno del secondo bando una buona pratica è definita tale se: ha favorito la qualificazione del sistema informativo, migliorato la qualità delle competenze, la permanenza degli individui sul mercato, promosso l’impiego nei percorsi formativi delle ICT a fini didattici, favorito l’integrazione dei sistemi dell’istruzione, dell’università, della formazione professionale e del lavoro. Il primo criterio di ammissibilità affinché un caso sia considerato buona pratica è che rappresenti un valido esempio di trasferimento dell’esperienza. Uno degli obiettivi principali della rilevazione consiste infatti nell’individuare punti di forza e criticità della buona prassi per far emergere sia modalità innovative sia il processo di trasferimento dell’esperienza. Viene inoltre messo in luce come la buona prassi ha contribuito allo sviluppo di know-how, al miglioramento delle capacità lavorative ed al consolidamento delle abilità professionali. Pagina 29/54 I principali requisiti individuati da ISFOL per accertare la bontà di una prassi sono stati: efficacia, riproducibilità, trasferibilità e mainstreaming40. PUNTI DI FORZA Scheda di rilevazione ben strutturata; telefonate o interviste dirette per integrare le informazioni; focus su una rosa di case-study; criteri di valutazione semplici ed intuitivi; possesso di requisiti minimi per partecipare al bando; fattori di ponderazione legati ai criteri di valutazione; due valutazioni successive: una all’approvazione ed una alla conclusione. 40 Mainstreaming indica la capacità di produrre cambiamenti avvertibili presso i destinatari ed il territorio. Pagina 30/54 3.5 PREMI E RICONOSCIMENTI DEL FORUM PA SITO WEB: www.forumpa.it/forumpa2006/tuttoforumpa/iniziative.html ENTE CLASSIFICATORE Forum PA è un convegno annuale, di rilevanza nazionale, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che costituisce il principale un punto d’incontro fra PA, imprese e cittadini. Nel corso di questo appuntamento è presentata una selezione di casi di eccellenza che coinvolgono le PA italiane a diversi livelli: le migliori pratiche ottengono un riconoscimento di qualità. Ad esempio, per l’edizione 2006 del Forum PA le aree per la candidatura di buone pratiche al premio erano le seguenti: PA Aperta (le migliori azioni basate sull’impiego delle ICT per rendere accessibili i servizi delle PA ai disabili e alle fasce deboli); SFIDE (le migliori politiche di innovazione sul territorio); Premio Regionando (riservato ad azioni regionali su temi diversi ogni anno41); PA Sanità (le migliori azioni nel campo della sanità elettronica). OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE È la creazione di un osservatorio permanente di casi di eccellenza messi in atto da pubbliche amministrazioni locali e centrali per stimolare il confronto, la valorizzazione, l’apprendimento dalle esperienze di eccellenza e la loro diffusione sulla stampa accreditata. La pubblicazione delle schede caso sul portale forumpa.it mette a disposizione una banca dati permanente di buone pratiche. LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE L’intero territorio nazionale. METODOLOGIA DI RACCOLTA La scheda di rilevazione è autocompilata. Ad esempio la scheda del bando “Regionando 2006” si articola nelle seguenti tre parti: 41 Il focus del premio cambia annualmente. a titolo esemplificativo: REGIONANDO2004. Il ruolo delle regioni per costruzione dell’Europa; REGIONANDO 2005: Regioni e politiche per la sicurezza; REGIONANDO2006: Regioni e turismo. Azioni di sistema per promuovere opportunità di sviluppo turistico. Pagina 31/54 Anagrafica; Aspetti generali (tipologia, status, tempistica, descrizione, motivazioni, obiettivi, azioni, risultati attesi, risultati conseguiti, punti di forza, eventuali criticità,…); Aspetti specifici (risorse, tipologia di finanziamenti, partnership, modello di cooperazione, organizzazione, formazione, tecnologie, comunicazione,…). PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ I principali criteri di valutazione sono, per ogni bando, i seguenti a) Bando PA Aperta: rapporto costi/benefici; estensività dell’azione; efficacia e concretezza dei risultati; accessibilità delle applicazioni; sostenibilità organizzativa; esemplarità e trasferibilità. b) Bando PA Sanità: innovatività e qualità dell’idea progettuale; efficacia e concretezza dei risultati; rapporto costi/benefici; sostenibilità realizzativi ed organizzativa; livello di benefici per il cittadino / paziente. c) Bando SFIDE 2006 (criteri di ammissibilità) idea e forza innovativa; realizzabilità dell’idea progettuale; coerenza fra contesto territoriale, obiettivi del progetto e azioni realizzate; capacità di produrre risultati misurabili; l'impatto dell'iniziativa ed il rapporto costi/benefici; capacità di fare rete tra soggetti diversi, pubblici e privati, in alleanze strategiche; capacità di ridurre le barriere amministrative all’impresa e di creare contesti locali in grado di rispondere alle esigenze del territorio; Pagina 32/54 costituzione di un gruppo di lavoro; trasferibilità i altri contesti territoriali; sostenibilità organizzativa. d) Bando “Regionando”: innovatività ed originalità dell’idea progetto; collaborazione e capacità di integrazione di soggetti e istituzioni sul territorio; esemplarità e trasferibilità; risultati conseguiti. PUNTI DI FORZA Forum PA punta molto a dare evidenza alle esperienze di maggior successo ed a farle conoscere in tutta Italia. I bandi per l’individuazione delle good practice sono stati suddivisi in quattro aree di intervento. La premiazione dei casi d’eccellenza contribuisce a dare ulteriore visibilità alle iniziative avviate. La scheda di rilevazione dedica due sezioni all’organizzazione ed alle forme di comunicazione previste dall’iniziativa schedata. Pagina 33/54 3.6 STOCKHOLM CHALLENGE AWARD SITO WEB: www.stockholmchallenge.se ENTE CLASSIFICATORE Lo Stockholm Challange Award è un premio annuale promosso dalla città di Stoccolma a partire dal 1995. La sua originaria denominazione fu Bangemann Challange, dal nome del commissario europeo, responsabile per le IT, che per primo ne propose la realizzazione. Partner dell’iniziativa sono Royal Institute of Technology42 (Stoccolma), Stockholm University43, IT University44 (Kista, Svezia), Sida45 (Swedish International Development Cooperation Agency), la Città di Stoccolma46 e la multinazionale Ericsson47. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE Sono ammessi a concorrere al premio progetti di diversa natura: quelli promossi a livello regionale, quelli portati avanti da singole città, quelli presentati da organizzazioni di varia natura sia pubbliche che private (comprese le ONG), come pure progetti proposti da università. L’unica condizione per la presentazione dei progetti è che l’impiego delle ICT abbia l’effetto di migliorare le condizioni di vita dei cittadini e della comunità in cui vivono48. Nell’ultima edizione (2006), i progetti presentati ai fini dell’attribuzione del riconoscimento sono stati suddivisi in sei principali categorie: 1. Pubblica Amministrazione (Public Administration)49; 2. Cultura (Culture); 3. Salute (Health); 4. Educazione (Education); 42 www.kth.se www.su.se 44 www.it-univ.se 45 www.sida.se 46 www.stockholm.se 47 www.ericsson.com 48 In riferimento al Piemonte sono stati schedati i progetti DSCHOLA, Memoria, Reciproche Visioni, Torinofacile, Centro Risorse Beni Culturali e il programma “Del net”. 49 Ad esempio, progetti che promuovono la governance, l’inclusione sociale, i servizi pubblici, le infrastrutture di comunicazione. 43 Pagina 34/54 5. Sviluppo economico (Economic Development); 6. Ambiente (Environment). OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE La classificazione punta ad individuare i progetti di maggior successo (le buone pratiche) che impiegano al meglio le ICT. La giuria del Stockholm Challenge Award, fra tutti i progetti pervenuti, seleziona i finalisti e li invita all’annuale prestigiosa cerimonia di premiazione. LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE Nelle prime edizioni, l’estensione territoriale del premio era solamente europea. Dal 1999 la competizione ha assunto carattere globale. METODOLOGIA DI RACCOLTA Per concorre al premio i progetti devono possedere cinque requisiti: 1. dimostrare il modo in cui le ICT sono impiegate al fine di realizzare nuovi e migliori servizi e/o prodotti a vantaggio dello sviluppo civile; 2. essere avviati ed attivi da almeno tre mesi e aver prodotto risultati ad impatti misurabili; 3. essere ricollegabili e/o supportati da affermate organizzazioni pubbliche o private; 4. essere verificabili; 5. essere liberi da condizionamenti religiosi, politici o di altro genere. Il modulo di iscrizione alla competizione è autocompilato. Tra i campi del modulo, oltre alla categoria per la quale si concorre, si segnalano: descrizione del progetto in una sola frase; abstract (max. 200 parole); visione ed obiettivi; applicazioni innovative delle ICT opportunità di accesso ai network di comunicazione (tipologia di network e di accesso, punti di accesso al network, tipologie di terminali utilizzate e software impiegati o sviluppati ad hoc); impatto sul target group e indicatori utilizzati per misurarlo; trasferibilità e possibili applicazioni del progetto in altri ambiti. Una sintetica guida facilita la compilazione della scheda. Il portale del Stockholm Challenge Award è Pagina 35/54 inoltre dotato di un motore di ricerca, che impiega come opzioni di ricerca (oltre la nazione di appartenenza) sei filtri (categorie, target group, aree urbana/rurale, fonti di finanziamento, possibilità di accesso a network di comunicazioni e tipo di accesso alla rete). PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ Il conferimento del riconoscimento al progetto è assegnato da un’apposita giuria che, dopo aver verificato la rispondenza ai criteri di ammissione alla fase finale dello Stockholm Challenge Award, valuta l’iniziativa in base alla sua capacità di accelerare l’impiego delle ICT a favore del benessere economico e sociale dei cittadini e della comunità. PUNTI DI FORZA La suddivisione delle iniziative in categorie distinte costituisce un ausilio nell’individuazione di una buona pratica fra i progetti con caratteristiche simili. Le regole di ammissione al concorso, rappresentano una buona scrematura dei progetti candidati ad essere riconosciuti quali buone pratiche. La scheda di rilevazione è sintetica ed individua un numero di caratteristiche fondamentali della pratica. Pagina 36/54 3.7 INSME - INTERNATIONAL NETWORK FOR SMES – GOOD PRACTICES SITO WEB: www.insme.info/page.asp?IDArea=1&page=goodpractices, www.insme.org ENTE CLASSIFICATORE INSME, la rete internazionale50 delle PMI, è un’iniziativa finalizzata a rafforzare la cooperazione trasnazionale e la partnership pubblico-privato nel campo dell’innovazione e del trasferimento tecnologico a favore delle PMI. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE Le pratiche classificate sono relative a tre domini: 1. intermediari e reti o network di intermediari (che svolgono la funzione di promuovere l’innovazione delle PMI attraverso il trasferimento tecnologico); 2. programmi ed iniziative (nel campo del trasferimento tecnologico a vantaggio delle PMI); 3. partnership e progetti di trasferimento tecnologico (che promuovono la decentralizzazione e l’internazionalizzazione degli intermediari creando sinergie e collaborazioni). OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE Facilitare il benchmarking delle strategie politiche, lo scambio di metodologie, la diffusione di modelli di successo e facilitare l’incontro fra la domanda e l’offerta nel campo dell’innovazione. Dalla rilevazione delle diverse esperienze innovative, INSME trae un certo numero di indicazioni di massima per venire incontro alle esigenze delle imprese, proprio in termini di fabbisogno tecnologico/innovativo, di fattori di successo per trasferire la tecnologia e per sapersi orientare sul mercato. LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE Internazionale, nazionale e regionale. L’INSME comprende 75 membri provenienti dai 5 continenti di cui: 20 autorità governative, 11 organizzazioni internazionali, 6 ONG e 38 rappresentanze che si occupano di trasferimento tecnologico e di innovazione nelle PMI. 50 In Italia la sede di ISME (riconosciuta quale ONG) è a Roma, presso l’Istituto per la Promozione Industriale (IPI, www.ipi.it). Oltre all’IPI, anche il Ministero delle Attività Produttive e l’OCED promuovono ISME. Pagina 37/54 METODOLOGIA DI RACCOLTA La metodologia impiegata per l’identificazione di una buona prassi prevede tre step: 1. identificazione dei casi; 2. approfondimenti sui casi identificati (questionari, interviste telefoniche,…); 3. interviste sul campo (solo per un numero limitato di casi). La scheda di classificazione del caso raggruppa le informazioni in otto blocchi: a) anagrafica; b) informazioni di registro; c) origine e storia dell’iniziativa; d) facts and figures; e) framework dell’attività principale; f) aspetti tecnologici; g) collaborazioni con altri network; h) modelli di reddito (revenue). PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ Il caso è catalogabile come una buona prassi se possiede le seguenti caratteristiche: potenziale “replicabilità” su larga scala a differenti livelli geografici o settori economici; un rapporto favorevole fra costi e benefici. Vengono inoltre valutate: offerta di tecnologia e di servizi innovativi (attività rivolte alle imprese, grado d’integrazione dei servizi rivolti alle PMI,…); sistemi di network (area geografica interessata, collaborazioni con altri network, grado di internazionalizzazione della strategia,…); orientamento al mercato (strategie di comunicazione, organizzazione interna, modelli di business,…). Pagina 38/54 PUNTI DI FORZA Il modello di classificazione è stato concepito per individuare esempi di buone prassi prevalentemente dal lato delle iniziative imprenditoriali (private) a sfondo innovativo, piuttosto che interventi/policy pubbliche. A differenza di altri modelli, nella rilevazione della prassi viene dato particolare risalto ai presupposti storici e di contesto alla base dell’avvio dell’esperienza. La scheda prevede inoltre una voce riguardante gli aspetti tecnologici, distinti a loro volta in principali tecnologie di rilievo per la diffusione e/o il trasferimento e relazioni/integrazioni con soggetti sviluppatori di tecnologia. Viene inoltre sottolineata l’importanza della replicabilità al fine del riconoscimento della buona prassi e dei possibili spill-over in termini di trasferimento tecnologico che da questa si potrebbero generare. Pagina 39/54 3.8 IANIS – INNOVATIVE ACTIONS NETWORK FOR THE INFORMATION SOCIETY SITO WEB: www.ianis.net ENTE CLASSIFICATORE Il network europeo di Regioni IANIS+ (Innovative Actions Network for the Information Society) è il proseguimento dell’azione IANIS, sviluppatasi nel periodo compreso tra ottobre 2002 e settembre 2004 con il supporto della Commissione Europea e di ERIS@ (European Regional Information Society Association). Il principale obiettivo di IANIS+ consiste nello sviluppo del networking europeo, fra regioni impegnate nello sviluppo della Società dell'Informazione, attraverso l’offerta di metodi e di strumenti per lo scambio di informazioni, esperienze e best practices. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE Le buone prassi regionali vengono classificate in base a diversi ambiti di studio: e-business, egovernment, e-health, e-infrastructure, e-learning e indicatori e benchmarking. Accanto a queste 6 categorie principali si affiancano anche altri ambiti di interesse quali: accesso e digital divide, econtent, e-inclusion, e-mobility, e-transport, ICT skills, open source, strategie regionali e aree rurali. OBIETTIVO DELLA CLASSIFICAZIONE L’azione IANIS+ punta a ricercare, valutare e promuovere le buone pratiche regionali al fine di rafforzare l’innovazione all’interno dei programmi operativi tradizionali finanziati tramite i fondi strutturali. Vengono selezionate un ristretto numero di buone pratiche che evidenziano le specificità delle operazioni regionali in cui vengono applicate. Una selezione delle buone prassi più significative verrà pubblicata in forma cartacea alla fine del programma di lavoro. LIVELLO GEOGRAFICO/TERRITORIALE Fanno parte di questo network 44 Regioni, 5 delle quali non sono membri dell’UE. Per l’Italia, partecipano Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Abruzzo, Calabria. Pagina 40/54 METODOLOGIA DI RACCOLTA La scheda di rilevazione è autocompilata. Si compone di una parte a carattere generale (contenente informazioni relative al coordinatore, ai partner, al budget, ai beneficiari ecc…) e di una parte più dettagliata che mira a mettere in luce degli aspetti caratterizzanti del progetto (descrizione, scopo, obiettivi, fattori innovativi, fattori che hanno determinato la necessità del progetto, aspetti di buone pratiche, criticità, trasferibilità, sostenibilità ed autovalutazione del progetto). PARAMETRI DI VALUTAZIONE BONTÀ Il segretariato di IANIS+, con il parere positivo del comitato di coordinamento, si avvarrà della collaborazione di un esperto che avrà il compito di identificare, ricercare e analizzare i progetti di buone pratiche pervenuti, oltre che di comparare tra di loro i casi-studio. Risultano di particolare rilevanza ai fini della valutazione della buona pratica: gli aspetti innovativi del progetto, l’identificazione dei fattori critici per il successo del progetto ed eventualmente le strategie per superare tali criticità, la chiara definizione degli obiettivi del progetto, la sostenibilità e la trasferibilità. PUNTI DI FORZA Specificità del tema delle buone prassi presentate in quanto tutte attinenti alla Società dell’Informazione e ad ambiti ad essa correlati. La suddivisione delle prassi in categorie e dunque facilmente individuabili. La scheda di rilevazione della prassi si presenta ben strutturata (si compone sia di aspetti qualitativi che quantitativi). Elevato livello di dettaglio della scheda, volta a far emergere non solo aspetti chiave del progetto ma anche il background ed il contesto in cui si colloca. La presenza di un valutatore esperto esterno dei casi-studio presentati. Pubblicità della buona pratica a livello europeo grazie all’inserimento nel database di IANIS+. Pagina 41/54 4. PROPOSTA METODOLOGICA Dopo aver illustrato alcuni sistemi di individuazione e catalogazione di buone prassi viene di seguito descritta la proposta di metodologia di classificazione per le buone prassi dell’Osservatorio Regionale ICT per il Piemonte. Si è arrivati alla stesura di una scheda di rilevazione tramite selezione e sintesi di diversi aspetti presenti nelle metodologie precedentemente illustrate, proponendosi di valorizzare gli aspetti di maggior successo delle varie iniziative legate, nello specifico, alla Società dell’Informazione. L’Osservatorio ICT Piemonte una duplice missione: da un alto si propone di monitorare lo sviluppo della Società dell'Informazione e la diffusione delle ICT sul territorio regionale, dall’altro si propone di fornire supporto informativo alla decisione politica per la promozione dello sviluppo della Società dell'Informazione e la diffusione delle ICT. Come anticipato, tra le diverse attività dell’Osservatorio ICT Piemonte, la classificazione delle buone pratiche punta da un lato alla raccolta di buoni esempi di progetti piemontesi a cui i decisori locali possano ispirarsi, dall’altro vuole contribuire con un apporto qualitativo all’attività di monitoraggio della diffusione delle ICT e della Società dell’Informazione. OGGETTO DELLA CLASSIFICAZIONE E LIVELLO TERRITORIALE L’Osservatorio ICT Piemonte si propone di classificare progetti, programmi ed iniziative di promozione delle ICT e della Società dell'Informazione. La raccolta di buone pratiche si riferisce sia a casi di eccellenza regionali, sia a casi nazionali ed internazionali che possano fornire spunti per la pianificazione e la gestione di azioni regionali, in risposta al duplice obiettivo di cui sopra51. Inoltre, la logica di fondo per la scelta delle BP piemontesi segue due criteri. Innanzitutto, si è scelto (e si procederà in questa direzione) di mappare casi ed esperienze afferenti a settori applicativi e domini diversi52, scelti in coerenza con le priorità comunitarie: • pubblica amministrazione e e-government; • inclusione (contro il digital divide e per l’alfabetizzazione digitale); • imprese e competitività; • innovazione e ricerca. 51 Il presente documento riporta in coda solo schedature di buone pratiche piemontesi. le buone pratiche esterne al territorio regionale verranno affrontate nel successivo periodo di attività dell’Osservatorio. 52 Questa prima indicazione dei possibili domini non esaurisce le possibilità di classificazione né l’articolazione di alcune iniziative complesse, che si caratterizzano per azioni sinergiche trasversali a più domini. Pagina 42/54 Il secondo livello di scelta riguarda l’ampiezza dei progetti in rapporto alla loro trasferibilità. Si tratta di prendere in considerazione sia progetti di ampiezza regionale, sia progetti di rilevo locale. Per quanto riguarda i primi, si può affermare in generale che la Regione Piemonte ha assunto il ruolo di promotore dell’innovazione, mettendo a punto e poi a disposizione di enti di piccole dimensioni (quindi tendenzialmente poco propensi all’innovazione per limiti di budget, competenze, risorse umane disponibili) soluzioni scalabili, gratuite o a basso costo e adottando come principio guida la logica del riuso e della trasferibilità delle soluzioni. I progetti di ambito locale o che insistono su ambiti subregionali (singoli comuni, comunità montane, specifici target), sono frutto dell’iniziativa di enti particolarmente innovatori, indipendentemente dalle loro dimensioni: in questo caso si tratta di buone pratiche nell’accezione più comune, di iniziative potenzialmente trasferibili e replicabili in contesti simili: l’Osservatorio si augura in questo caso di poter contribuire alla sedimentazione delle esperienze e delle conoscenze sul territorio regionale, ai processi di apprendimento istituzionale a partire dagli innovatori, verso i cosiddetti latecomers. SCELTA DEI CASI E RACCOLTA INFORMATIVA Non potendo attivare un meccanismo tipo premio o award, si ritiene non percorribile la soluzione delle schede autocompilate da parte dei promotori/gestori delle iniziative. Si ritiene più produttiva una compilazione iniziale a cura dello stesso Osservatorio, prevedendo forme di validazione delle informazioni da parte dei promotori/gestori delle iniziative. La prassi di classificazione dei casi prevede quindi: 1. l’individuazione di casi; 2. la raccolta informativa desk-based e una prima scrematura dei casi non adatti agli obiettivi della classificazione; 3. la validazione delle informazioni raccolte da parte dei promotori dell’iniziativa/progetto tramite contatto via mail, telefono o intervista (da valutare a seconda della fattibilità); 4. l’eventuale revisione della schedatura in base ai feedback dei promotori/gestori dell’iniziativa; 5. la pubblicazione della scheda sulla pagina web dell’Osservatorio (altre forme di pubblicazione sono da valutare di caso in caso); 6. l’aggiornamento a cadenza indicativamente annuale della scheda. Pagina 43/54 I criteri per l’avvio della schedatura sono in sintesi i seguenti: 1. progetti o iniziative il cui obiettivo centrale, la cui missione, la cui core activity sia ICTrelated; 2. progetti o iniziative che abbiano interesse locale, ovvero regionale o sub regionale; 3. progetti o iniziative definibili come innovative, perché introducono o usano tecnologie innovative, oppure perché introducono tecnologie allo stato dell’arte in ambiti o domini o territori in cui non erano mai state introdotte prima. Pagina 44/54 4.1 SCHEDA DI RILEVAZIONE PRATICHE DELL’ORICT 1. ANAGRAFICA DEL PROGETTO Titolo Acronimo Sito web Stato del progetto In corso Completato Durata Contesto programmatico53 Settore e-gov e-business Monitoraggio e valutazione; indicatori & benchmarking e-health e-infrastructure e-learning Altro (specificare) Logo COORDINATORE DEL PROGETTO Nome Carica Ente 53 Per compilare “contesto programmatico”: esempi sono Programma Quadro Ricerca e Sviluppo, Patto Piemonte, Wi-Pie, 1° Avviso Nazionale e-Government. Se non applicabile, indicare semplicemente “iniziativa regionale”, iniziativa provinciale, o simili. Pagina 45/54 Telefono E-mail BUDGET, PARTENARIATO E BENEFICIARI Budget Costo del progetto (in €) Cofinanziamento UE (in €) Partner Beneficiari Nome Pubblico Privato Ruolo Adulti Cittadini Studenti primo e secondo Pazienti Studenti universitari Personale medico Ricercatori Enti locali/regionali Disoccupati Altri enti pubblici Donne PMI Minoranze etniche Industria/commercio Anziani Impiegati Disabili Altro (specificare sotto) ciclo Pagina 46/54 2. SPECIFICHE DEL PROGETTO Obiettivi / scopi del progetto (dettagliare) Descrizione del progetto Contestualizzazione del progetto (background e bisogni di partenza che hanno motivato l’avvio dell’iniziativa) Aspetti innovativi del progetto Pagina 47/54 (nuovi processi, nuovi metodi, nuove partnership, nuove soluzioni tecnologiche.........) Pagina 48/54 3. ANALISI DEI PUNTI DI FORZA E DELLE CRITICITÀ Elencare e descrivere gli aspetti fondamentali per il buon esito del progetto (l’ammontare del finanziamento, la composizione della partnership, la disseminazione dei risultati, il supporto politico, chiara allocazione delle risorse........) 1. Descrizione 2. Descrizione 3. Descrizione Elencare i fattori che hanno contribuito al successo del progetto 1. Descrizione Pagina 49/54 2. Descrizione 3. Descrizione Elencare le principali criticità incontrate e spiegare in che modo sono state superate (es. mancanza di supporto politico, imprevisti di vario tipo, esaurimento delle risorse, scarsa partecipazione della partnership.....…) 1. Descrizione 2. Descrizione Pagina 50/54 3. Descrizione 4. RISULTATI Descrivere i principali risultati / obiettivi raggiunti (es. impatto positivo sui beneficiari o sul territorio, posti di lavoro creati, miglioramenti in termini di qualità e di efficienza dei processi) 1. 2. 3. 5. TRASFERIBILITÀ E RIUSO Elencare quali sono gli aspetti che meglio si prestano ad essere trasferiti ad altri contesti 1. 2. 3. Pagina 51/54 5. BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO BIBLIOGRAFIA • BEEP - Best E-Europe Practices (2003), “Final Project Report” (www.beepeu.org/Beep/HTML/home-fs.htm) • Danish Technological Institute, Institute fur Informationmanagment Bremen, “Reorganisation of government back-offices for better electronic public services” (http://europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/doc/back_office_r eorganisation_volume1_mainreport.pdf#search=%22%E2%80%9CReorganisation%20of%2 0government%20backoffices%20for%20better%20electronic%20public%20services%E2%80%9D%22) • European Commission, “Framework to Reinforce the Exchange of Good Practices in eGovernment. A contribution to eEurope 2005” (www.europa.eu.int/information_society/activities/egovernment_research/doc/good_practice s_framework_baseline.pdf) • European Commission, Staff Working Paper (2000), “Summary of Results of Best Practicerelated Activities, in the field of Enterprise Policy”, (http://europa.eu.int/comm/enterprise/enterprise_policy/competitiveness/doc/sec-20001824_en.pdf) • IRE-Rete delle Regioni Innovative (2002), “Verso la definizione di parametri di riferimento per valutare l’innovazione a livello regionale” (http://www.innovatingregions.org/download/IRE3%5FIT%2Epdf) • IRES PIEMONTE (2005), “Percorsi di innovazione delle PMI piemontesi” (http://213.254.4.222/cataloghi/pdfires/638.pdf#search=%22Percorsi%20di%20Innovazione %20delle%20PMI%20Piemontesi%20%20Questionario%20%E2%80%9CL%E2%80%99innovazione%20nelle%20PMI%20Piem ontesi%E2%80%9D).%22) Pagina 52/54 SITOGRAFIA • http://ec.europa.eu/information_society/index_en.htm • www.beep-eu.org • www.beepgovernment.com • www.beepknowledgesystem.org • www.beepregional.com • www.beepsme.com • www.beepsocial.com • www.beepwork.com • www.buoniesempi.it • www.cantieripa.it • www.cittadinanzattiva.it • www.crcitalia.it • www.danishtechnology.dk • www.e.toscana.it • www.e-europeawards.org • www.egov-goodpractice.eu • www.egovinterop.net • www.formez.it • www.forumpa.it • www.ianis.net • www.iclei.org • www.innovation-enterprise.com • www.innovazione.gov.it • www.insme.info • www.ipi.it • www.ires.piemonte.it • www.isfol.it • www.osservatoriotecnologico.it Pagina 53/54 • www.sida.se • www.stockholm.se • www.stockholmchallenge.se • www.su.se • www.ted-online.it • www.un.org • www.valutazioneitaliana.it • www.welfare.gov.it Pagina 54/54 Aprile2007 Assistenza tecnica E-mail: [email protected] sistemapiemonte.it