giornata formativa
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Società Italiana di Chirurgia della Mano g i o r n ata formativa airM Viterbo 9 ottobre 2015 atti congresso Il Comitato scientifico e la segreteria organizzativa non sono responsabili di eventuali errori, refusi o inesattezze. Indice Società Italiana di Chirurgia della Mano giornata formativa airM Viterbo 9 ottobre 2015 atti del congresso venerDI’ 9 OTTOBRE 2015 Aula 6 09:30-10:15 Trattamento dell’epicondilalgia nello sportivo Luigi Di Filippo, Alessandria_________________________________________________________ pag. 4 10:15-11:00 Proposta di nuova strategia riabilitativa in casi di instabilità del polso: case report Fabio Frigerio, Milano______________________________________________________________ pag. 5 11:30-13:00 L’impiego dello splinting per il ritorno all’attività sportiva in paziente affetto da lesione radicolare del plesso brachiale Francesco Casalgrandi, Modena_____________________________________________________ pag. 6 Boxer’s Knuckle in atleta professionista di Kick Boxing: dalla sala operatoria al Ring Beatrice Galluzzi, Pisa______________________________________________________________ pag. 7 La lesione delle pulegge nella mano del free climber: valutazione e trattamento riabilitativo Giulia Pompili, Grosseto____________________________________________________________ pag. 8 Lesione ad asola in una giocatrice olimpionica di pallanuoto Assunta Riva, Genova______________________________________________________________ pag. 9 Frattura 1° metacarpo in pilota di Formula 2 Stefania Paparo, Milano____________________________________________________________ pag. 10 Società Italiana di Chirurgia della Mano Trattamento riabilitativo post-chirurgico dopo politrauma di polso in motociclista professionista Emilio Laurino, Roma______________________________________________________________ pag. 12 Un legamento alle Olimpiadi Elena Marta Mancon, Milano________________________________________________________ pag. 13 4 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso TRATTAMENTO DELL’EPICONDILALGIA NELLO SPORTIVO Luigi Di Filippo, PT, OMT, CO Docente c/o Master TMAF Univ TorVergata Roma Dirigente Nazionale Gis Sport AIFI (GISSPT) Epicondilalgia Laterale di Gomito (Lateral Elbow Tendinopathy) meglio conosciuta anche come “Tennis Elbow” è una delle più comuni condizioni dolorose croniche del sistema muscolo-scheletrico che colpisce il gomito e che genera dolore significativo, disabilità e perdita della capacità produttività. Approssimativamente 40% delle persone hanno una LET ad un certo punto della propria vita. È più comunamente presente negli uomini e donne tra i 35 e i 54 anni. La prevalenza della LET è tra l’1% e il 3% della popolazione generale e 4-7 ogni 1000 pazienti si reca da uno specialista a causa di tale problematica. Più del 50% dei tennisti hanno esperienza di dolore al gomito e il 75%80% di questi dolori sono attribuibili a LET. La valutazione del tratto cervicale e toracico e i Test Neurodinamici del N.Radiale possono essere utili nell’identificazione della sorgente del dolore. La gestione della LET è stata ampiamente investigata con pubblicazioni di più di 200 articoli e Review Sistematiche; il trattamento conservativo è raccomandato come primo approccio per il trattamento della LET. Nella gestione della LET è importante considerare la gestione dell’esercizio e del carico come elementi chiave con l’aggiunta di Terapie Fisiche con scopo di velocizzare il recupero funzionale. Il ruolo dell’esercizio terapeutico nel management della LET dovrebbe comunque ancora essere approfondito e chiarito che includa il dosaggio e la tipologia ottimale dell’esercizio per i soggetti con medio, moderato e severi sintomi di LET. C’è bisogno pertanto di ulteriori studi di qualità per indagare gli effetti dell’esercizio e il ruolo che ha la supervisione dell’esercizio nel determinare la giusta compliance del paziente. Grazie alle attuali conoscenze sullo studio dei processi del dolore, così come i cambiamenti locali della matrice tendinea, il Fisioterapista, che utilizza un approccio basato sul ragionamento clinico del management di tutte le condizioni muscolo-scheletriche, ha buone probabilità di gestire il paziente con LET attraverso il trattamento conservativo il quale rimane il miglior approccio per chi soffre di tale problematica. 5 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso Proposta di nuova strategia riabilitativa in casi di instabilità del polso: case report ¹Frigerio F. , ²Pezzella G. ¹Terapista Occupazionale, libero professionista in Milano ²Medico chirurgo, Istituto Auxologico Italiano, Polo chirurgico “Capitanio”, Milano INTRODUZIONE Una nuova strategia di trattamento riabilitativo è stata proposta, nel corso degli ultimi 18 mesi, a 11 soggetti con presenza di instabilità di polso post-traumatica o post-chirurgica. Il razionale che sta alla base di tale tentativo rieducativo risiede nel fatto che, una parte di pazienti che si presentano all’attenzione del professionista sanitario, necessita di recuperare, oltre le normali B/ADL, anche specifiche I/ADL professionali/sportive in cui l’attività dell’articolazione radio-carpica è normalmente in sovraccarico funzionale. MATERIALI E METODI Il trattamento ha previsto tre principali tecniche riabilitative unite in stretta sinergia: 1) elettrostimolazione neuromotoria sul gruppo muscolare dei flessori all’epicondilo mediale, alternata con la stimolazione a fasi del gruppo muscolare degli estensori all’epicondilo laterale; 2) esercizi di propriocezione neuromotoria per stimolare la percezione di posizione segmentaria della mano attraverso percorsi a bersaglio con puntatore laser, con e senza supporto visivo; 3) semplici esercizi isotonici/isometrici domestici a frequenza giornaliera, con resistenze elastiche, più l’utilizzo di tablet/smartphone per la trasformazione propriocettiva dello stimolo di forza. Gli esercizi domestici, a frequenza giornaliera, sono la sintesi casalinga del lavoro svolto con il terapista con frequenza mono-bisettimanale. RISULTATI E CONCLUSIONI L’indagine svolta è di tipo qualitativo sui singoli pazienti. La soddisfazione percepita dai pazienti (VAS 0-10) ed una scala analogica per il dolore (VAS 0-10) sono, ad oggi, gli indicatori out come del trattamento di questo studio pilota che ha coinvolto 11 soggetti in esiti post-traumatici e post-chirurgici di instabilità radio-carpica. I sintomi iniziali di instabilità sono stati in tutti i casi abbastanza gravi da aver limitato quasi totalmente i soggetti nelle proprie attività lavorative/sportive per un periodo che raggiungeva anche i 12 mesi di cronicità. Tutti i soggetti sono tornati alla normale funzione dopo il trattamento proposto con un numero medio di 6 sedute (da 3 a 10). La scala VAS a fine trattamento per il dolore ha riportato un punteggio medio di 1 (da 0 a 2). La scala VAS per la soddisfazione personale del paziente ha invece riportato, quasi specularmente, un punteggio medio di 9 (da 8 a 10). 6 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso L’impiego dello splinting per il ritorno all’attività sportiva in paziente affetto da lesione radicolare del plesso brachiale Francesco Casalgrandi FT Paolo Boccolari Servizio Semplice di Riabilitazione della Mano Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Modena INTRODUZIONE Le lesioni del plesso brachiale sono condizioni estremamente invalidanti per una persone, lo sono ancora di più se il soggetto in questione è uno sportivo, amatore o professionista. Le cause più frequenti di lesione al Plesso, sono da imputare ad incidenti motociclistici (95% dei pazienti da noi valutati, riportavano lesione al plesso a causa di una caduta in moto) Il meccanismo di lesione può avvenire per tre motivi: frattura scomposta della clavicola e/o eccessiva distensione della spalla durante la caduta. In questi primi due traumi vengono interessati prevalentemente i tronchi nervosi ascellari e retroclavicolari. Il terzo tipo di trauma consiste nel contraccolpo che riceve il collo, quando il soggetto indossa il casco (da Moto o Bicicletta) in questa terza condizione, l’interessamento del plesso avviene a livello delle radici, con avulsione delle stesse dal midollo. MATERIALI E METODI Il paziente riportato nella relazione fa parte di quei soggetti con trauma da casco (caduta in bicicletta) Soggetto di 50 anni con caduta in bicicletta, riportando politrauma (fratture omero a dx e femore a sx, trauma chiuso con pneumotorace e avulsione radicolare al plesso dell’arto di sx. A 4 mesi di distanza dal trauma il paziente è stato operato per tentativo di ricostruzione del plesso. Dall’esplorazione chirurgica si è evidenziata l’irreparabile danno alle radici C6 C7 C8 D1. Si è quindi proceduto con la neurorrafia termino terminale del nervo spinale e sovrascapolare, 4 innesti di 6 cm tra C5e il ramo anteriore del TPS, innesti prelevati dal nervo cutaneo mediale della sura a dx. Il trattamento riabilitativo post-op è iniziato 4 settimane, mediante sedute di kinesiterapia passiva, idrokinesiterapia, ENMS, sedute con il TO. Tra le esigenze emerse immediatamente dal paziente, la principale era quella di ritornare ad andare in bicicletta, sia da corsa che MTB. La collaborazione tra TO e Fisio del servizio di riabilitazione della mano del Policlinico, ha portato alla fabbricazione di diversi ausili, sia statici che dinamici, per cercare di rimettere in sella il paziente. Differentemente dalle solite relazioni, abbiamo pensato di girare un video con la cronostoria del nostro ciclista, in modo da mostrare i passi compiuti prima di raggiungere la discesa finale. DISCUSSIONI Dopo 5 anni dal trauma, il paziente è riuscito a recuperare una qualità di vita pressoché identico alla condizione precedente, con la solo differenza che i tempi per svolgere determinate azoni si sono dilatati. CONCLUSIONI Abbiamo preferito lasciare esprimere le conclusioni direttamente dal paziente attraverso il video GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso 7 BOXER’S KNUCKLE IN ATLETA PROFESSIONISTA DI KICK BOXING: DALLA SALA OPERATORIA AL RING Beatrice Galluzzi Pisa Introduzione Trattamento terapeutico di un atleta professionista di kick boxing che ,durante un incontro, nello sferrare un pugno diretto, subiva un trauma al II raggio della mano destra in corrispondenza della seconda articolazione metacarpofalangea con lesione della bandelletta sagittale del cappuccio degli estensori sul versante ulnare in zona 5. Valutazione A circa un anno dal trauma iniziale, il paziente presentava: all’esame obiettivo: tumefazione in corrispondenza della articolazione metacarpo falangea del secondo dito in zona estensori V. Visibile deviazione radiale del tendine estensore durante la flessione della articolazione metacarpo falangea. Alla palpazione dolorabilità locale . è stata eseguita ecografia che mostrava la distrazione della capsula articolare a livello della capsula articolare a livello della MF per la presenza di liquido corpuscolato al suo interno. è stato somministrato test VAS per la valutazione del dolore con risultato 10 e test PRWHE con valutazione 19.5. Il punteggio totale PRWHE corrisponde alla somma del dolore più il punteggio di funzione, ed è massimamente pari a 100, in cui il dolore e la disabilità sono ugualmente ponderati. Trattamento Il paziente a circa un anno dal trauma viene sottoposto a intervento chirurgico di sutura della bandelletta sagittale ulnare del cappuccio estensorio e ripristino del corretto centramento del tendine estensore. All’intervento fa seguito un protocollo riabilitativo personalizzato: in seconda giornata post-chirurgica viene confezionato splint su misura dinamico con MF bloccata a 20° di flessione1. lo splint permette la flessione attiva della IFP con blocco della stessa a 30°di flessione ed estensione passiva tramite il ritorno elastico dello splint a 0°. Al paziente viene data indicazione di indossare lo splint 24 ore su 24 con il compito di eseguire 10 flessioni della IFP ogni ora per 3 settimane2. Dopo due settimane dall’intervento il paziente viene desuturato. è così possibile iniziare il massaggio della cicatrice e le tecniche di mobilizzazione passiva e attiva della stessa. In quarta settimana il paziente abbandona lo splint e inizia il recupero articolare e del gesto atletico, sia in piscina con esercizi specifici di impatto progressivo, sia in palestra sino a dare i primi colpi diretti su superfici non ammortizzate. Al programma riabilitativo specifico per la mano è stato associato il mantenimento della forma fisica mediante un programma d’allenamento specifico. In ottava settimana inizia i primi scontri diretti di allenamento sul ring e a 5 mesi dall’intervento il primo incontro ufficiale. Risultati Per la valutazione dei risultati ci siamo avvalsi di scala VAS e test PRWHE. Dopo 2 settimane dall’intervento chirurgico la scala VAS pari a 10 e test PRWHE pari a 24 (18 per il dolore e 6 per la funzione). A quattro settimane scala VAS pari a 5 e test PRWHE pari a 7 (4 per il dolore e 3 per la funzione). A otto settimane scala VAS pari a 0 e test PRWHE pari a 0.5 (0 per il dolore e 0.5 per la funzione); quindi totale remissione dei sintomi e nessuna disabilità nelle attività della vita quotidiana. Conclusioni: Questo tipo di lesioni anche se non frequentissime obbligano l’atleta ad uno stop forzato e spesso si perde del tempo prezioso tentando trattamenti conservativi poco efficaci. Infatti un chiaro consenso esiste nel dire che rotture del cappuccio degli estensori nel pugile sono ottimamente trattate con tecniche chirurgiche. Per queste lesioni solitamente croniche e comunque severe, il trattamento conservativo è un irreale opzione3, 4. Questo case report vuole essere un esempio di come l’immediata attivazione di un protocollo personalizzato sperimentale di mobilizzazione precoce in seguito all’intervento chirurgico, abbia permesso il ritorno sul ring dell’atleta in competizioni ufficiali dopo soli 5 mesi dall’intervento stesso. Questo risultato è specifico per questo paziente e non può essere generalizzato nel resto dei pazienti fino a che future ricerche non verranno condotte in questo senso. Bibliografia 1 2 3 4 M.T. Botta , M.I. Rossello La riabilitazione della mano, Masson, p. 122, 2004 C.Cooper foundamentals of hand therapy, Elsevier p.327, 2007 C.P.Melone, et al. Disabling hand injuries in boxing: Boxe’s knuckle and traumatic carpal Boss, Clin. Sports Med 28 (2009) 609-621 S.L.Hame, Boxer’s Knuckle in the professional athlete, The American Journal of sports medicine, vol.28, no. 6, (2000) 8 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso La lesione delle pulegge nella mano del free climber: valutazione e trattamento riabilitativo Giulia Pompili Grosseto INTRODUZIONE Nel free climbing la lesione acuta più frequente è la rottura di una puleggia. Questo infortunio è peculiare e unico degli arrampicatori e la sua incidenza nei climbers agonisti è pari al 19-26%. Le pulegge più soggette a rottura sono A2 e A4 di terzo e quarto dito, in particolare il terzo, essendo più lungo degli altri, è quello che sviluppa maggior forza a livello dell’estremità distale. Nell’arcuare gli appigli con le dita su piccole superfici queste pulegge sopportano grandi attriti e tensioni, il più delle volte prossime alla loro soglia di rottura. La lesione di una puleggia dipende sempre dalla tecnica e dal tipo di presa effettuata dal climber. Da alcuni studi è emerso che la presa in crimp grip sembra essere la più traumatica per la puleggia A4. La scelta del tipo di trattamento da applicare dipende sempre dal grado di lesione, in particolare l’approccio chirurgico viene riservato solamente per le rotture singole o multiple delle pulegge A2-A3-A4 ma sempre abbinate a un danno dei muscoli lombricali o dei legamenti. Il trattamento conservativo prevede un periodo variabile di immobilizzazione per mezzo di taping o anelli di termoplastico a protezione della puleggia lesionata e supporto del complesso anatomico interessato. MATERIALI E METODI Il nostro paziente giunge all’osservazione con diagnosi di lesione di grado 2 della puleggia A4 del terzo dito mano destra, manifestando il classico segno del bow stipping dopo un trauma verificatosi durante il tiraggio di una presa monodito svasa su parete rocciosa. Sottoponiamo il paziente ad anamnesi e valutazione fisioterapica, effettuata tramite un goniometro di precisione, test della sensibilità superficiale, pinch test, Jamar test e somministrazione delle scale di valutazione VAS e DASH. Attraverso questi strumenti si viene a delineare un quadro clinico che comprende alterazione del ROM articolare, deficit di forza della muscolatura intrinseca della mano e dell’apparato flessore delle dita, deficit di sensibilità superficiale, dolore accompagnato dai restanti sintomi infiammatori, notevole limitazione allo svolgimento delle ADL e delle attività professionali, impossibilità ad eseguire l’attività sportiva. RISULTATI Il trattamento riabilitativo ha avuto una durata di un mese per un totale di 10 sedute fisioterapiche. Il primo obiettivo è stato quello di contrastare e ridurre i sintomi dell’infiammazione combinando l’uso della terapia fisica (ultrasuono in acqua e laserterapia), del bendaggio drenante (coban) e del massaggio. Una volta ridotta la sintomatologia (gonfiore e dolore) che rendeva impossibile la flessione delle dita abbiamo incentivato la mobilizzazione (attiva-assistita, attiva) e un leggero lavoro di rinforzo della muscolatura intrinseca della mano. Dopo aver recuperato un ROM articolare pari a quello della mano controlaterale abbiamo iniziato un programma di esercizi per il recupero della forza (plastilina con diversa resistenza, prese in catena cinetica chiusa/aperta, rinforzo di tutto l’arto superiore con elastici), accompagnato da una rieducazione propriocettiva. Durante tutto il periodo riabilitativo è stato applicato un kinesio tape volare al fine di migliorare la vascolarizzazione dei tessuti e un Buddy Loop come sostegno meccanico. L’ultima fase del programma riabilitativo ha previsto una serie di esercizi mirati al recupero del gesto tecnico, all’educazione del paziente allo stretching e alla prevenzione di ulteriori infortuni grazie anche all’applicazione di un taping a sostegno delle pulegge. CONCLUSIONI Il protocollo riabilitativo applicato per questa lesione di grado 2 della puleggia A4 ha dato esiti significativi relativamente al recupero del ROM articolare, del deficit muscolare e della sensibilità ma ancora di più per il celere recupero della totale autonomia nello svolgimento delle ADL e dell’attività lavorativa. In tempi alquanto moderati il paziente è riuscito a praticare nuovamente l’attività sportiva, conscio di nuovi strumenti, misure e accortezze per la prevenzione di eventuali infortuni. I risultati ottenuti sono in linea con i dati della letteratura scientifica, il trattamento conservativo ha permesso il recupero di circa l’80% della funzionalità e della perfomance sportiva nell’arco di 8 settimane. Un follow up a distanza di 12 mesi dalla fine del trattamento riabilitativo ha permesso di oggettivare il totale recupero di qualsiasi attività ed ha constatato l’assenza di ulteriori patologie a carico dell’arto superiore, espressione dell’efficacia delle misure preventive alle quali il nostro paziente era stato istruito. 9 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso Lesione ad asola in una giocatrice olimpionica di pallanuoto Assunta Riva Fisioterapista AIRM, libera professionista www.fisioterapistariva.com Genova Introduzione La lesione ad asola o “en boutonniére” è una deformità delle dita lunghe caratterizzata da flessione dell’interfalangea prossimale ed iperestensione dell’interfalangea distale. Questa lesione è molto frequente nelle attività sportive a seguito di un trauma diretto dorsale del dito a livello dell’articolazione interfalangea prossimale oppure ad un trauma che provoca una flessione violenta del dito, mentre questo si trova in una posizione di estensione. Materiali e metodi Una pallanuotista professionista di anni 29 si è lesionata la bandelletta centrale ed il legamento collaterale ulnare della IFP del terzo dito mano sinistra durante un’azione di gioco. Il trattamento è stato immediato e conservativo, con tutori confezionati su misura ed esercizi specifici. Inoltre è stata sperimentata una combinazione di tutori in materiali termoplastici differenti che hanno permesso di proseguire senza interruzioni l’attività sportiva agonistica. Risultati L’atleta ha recuperato in modo pressoché totale la funzionalità e il range di movimento sia passivo che attivo del dito. L’utilizzo di materiali termoplastici differenti ha permesso all’atleta un immediato rientro agli allenamenti e alle partite. Conclusioni La lesione en “boutonniére” è molto frequente negli sportivi. Una diagnosi precoce ed un immediato intervento della lesione sono determinanti affinché la deformità non peggiori progressivamente e diventi non più correggibile in modo conservativo. Le tecniche ed i materiali ad oggi disponibili possono permettere, in casi selezionati, di trattare e risolvere la lesione senza interruzione dell’attività agonistica. 10 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso FRATTURA 1° METACARPO IN PILOTA DI FORMULA 2 Stefania Paparo Milano F.O., classe 1988, pilota di automobilismo nel campionato GP2 series: vanta una completa carriera nelle monoposto iniziata dalle formule addestrative e arrivata a sfiorare la Formula 1 con la GP2 Series. Prima di iniziare la sua carriera agonistica, O. ha gareggiato nei kart per un certo numero di anni, finendo sesto nel Campionato europeo di categoria ICA Junior nel 2003 e vincendo il Campionato Italiano ICA junior nello stesso anno. Nell’ottobre del 2008 O.i fa il suo debutto nella formula A1 Grand Prix correndo per la scuderia italiana alla prima gara nella stagione 2008-2009 al circuito di Zandvoort nei Paesi Bassi. Tra i principali risultati il secondo posto finale nella Euroseries 3000 del 2008 con due vittorie e il terzo posto nell’anno successivo, oltre alla vittoria e ai sette podi conquistati in Auto GP. Nell’aprile 2010, ha guidato per la scuderia francese Tech 1 Racing nella fase finale dei test pre-campionato della GP3 Series presso il circuito di Catalogna. Nell’ottobre 2010 ha guidato per la prima volta un’auto della Formula Renault 3.5 nei test per per le scuderie Fortec Motorsport e ISR Racing al circuito di Aragón. Dal 2013 il suo impegno si è spostato su gare di durata di livello internazionale, dove si è distinto con alcuni podi nella FIA GT Series e con performance di alto livello nella Blancpain Sprint Series. 2011: Durante gara su pista ha avuto incidente automobilistico con conseguente frattura scomposta del 1° metacarpo mano destra. Intervento chirurgico il 19/7/2011: In anestesia di plesso e pneumoischemia alla radice dell’arto, incisione al margine dorso-radiale del 1° metacarpo, dieresi dei piani, dislocando medialmente il piano tendineo. Esposizione della rima di frattura. Si procede a sua riduzione sotto controllo scopico. Sintesi con placca a 8 fori e 7 viti. Buona la riduzione e la stabilità ottenuta anche alle porve amplioscopiche dinamiche. Sutura per piani. Emostasi. Sutura. Bendaggio. Indicazioni post operatorie: FISIOTERAPIA: mobilizzazione attiva immediata 2 sedute al giorno per due settimane. TUTORE: tutore removibile dedicato con inclusi polso, TM e MF. OBIETTIVI Inizio immediato della mobilizzazione attiva di tutte le articolazioni del primo raggio sotto soglia del dolore, con particolare attenzione al recupero del ROM di MF e IF nell’ottica di garantire poi una presa stabile e funzionale sul volante utilizzato dal paziente nella sua pratica sportiva. Studio di tutore funzionale dedicato da indossare come protezione durante gara automobilistica avvenuta due settimane dopo intervento chirurgico. MATERIALI E METODI T0 Giorno successivo all’intervento Misurazioni MF 10/0 IF 30/-6 K 5 Inizio mobilizzazione attiva sotto soglia del dolore di TM, MF e IF Tutore removibile da togliere solo per esercizi ed igiene quotidiana di protezione con MF 0°, IF libera Esercizi di mobilizzazione attiva in F/E di polso in tenodesi Esercizi di mobilizzazione attiva TM in tutti i piani di movimento Esercizi di mobilizzazione attiva cauta di MF e IF in F/E con particolare attenzione al reclutamento di ELP/ EBP/ALP a diverse lunghezze T1 7 giorni RX e medicazione Misurazioni MF 30/0 IF 30/-8 K6 Trattamento cicatrice con particolare attenzione a scollamento dai piani profondi, con utilizzo di trazioni dinamiche su ELP. Confezionamento tutore funzionale sotto guanto di guida con prototipo del volante che il paziente ha preso dalla propria automobile: training alla guida Proseguimento esercizi di mobilizzazione attiva impostati 11 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso T2 4 settimane RX e controllo Misurazioni MF 34/0 IF 38/-6 K 7 Progressivo svezzamento del tutore di protezione: mantenimento di schiniere di protezione la notte e durante l’attività sportiva Esercizi propedeutici al rinforzo della presa con rinforzo di mm OPPONENTE, 1° IOD, ABP - Recupero ROM completo MF - Recupero estensione completa IF per aderenza al piano sottocutaneo dell’EPL - Utilizzo di cerotto di silicone con posologia notturna per trattamento cicatrice T3 8 settimane RX e controllo Misurazioni MF 38/0 IF 40/-6 K 8 Abbandono del tutore di protezione Confezionamento tutore statico progressivo per recupero ultimi gradi flessione completa MF RISULTATI La mobilizzazione attiva immediata concessa dalle indicazioni post operatorie e l’utilizzo di un tutore funzionale dedicato confezionato sotto il guanto sul volante usato dal paziente hanno consentito un repentino ritorno all’allenamento e alle gare su pista dopo solo due settimane dall’intervento chirurgico. Alla fine del trattamento il paziente ha raggiunto un completo recupero del ROM del primo raggio con le seguenti misurazioni: MF 42/0 IF 48/-2 K 9 e il mantenimento di una presa stabile e funzionale adeguata alla performance richiesta dalla sua attività sportiva. CONCLUSIONI Riteniamo che la gestione del paziente sportivo debba necessariamente avere un’èquipe dedicata che sappia seguire in modo attento il recupero della performance nell’attività sportiva, con un costante monitoraggio chirurgo-paziente-terapista. La costruzione del tutore dedicato ha consentito in questo caso fin da subito il ritorno all’allenamento sportivo e alla gara su pista proteggendo e posizionando in modo corretto il segmento operato. 12 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso Trattamento riabilitativo post-chirurgico dopo politrauma di polso in motociclista professionista: Case Report Laurinio E, Pellizzaro F, Colaiacovo G, Centaro S. Le lesioni della mano e del polso sono tra le più frequenti a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, sia nei giovani che nell’anziano. Nei giovani tali lesioni sono spesso causate da traumi subiti durante attività sportive come il motociclismo, l’equitazione, il rugby, la lotta o lo sci. L’evoluzione del danno può essere molto invalidante sia per quanto riguarda le attività di vita quotidiana che per lo svolgimento di una performance sportiva. Il trattamento, sia chirurgico che riabilitativo, diviene quindi molto importante, in quanto deve impedire una limitazione funzionale che andrebbe ad inficiare con lo svolgimento della normale vita quotidiana e della pratica sportiva. MATERIALI E METODI In questo studio abbiamo riportato il caso di un pilota di moto 2 di 26 anni, il quale in seguito ad una caduta ha riportato un politrauma all’arto distale sinistro (frattura scomposta dell’ulna distale, frattura scomposta dello stiloide ulnare, lesione completa del tendine estensore ulnare del carpo, lesione del 50% del tendine estensore proprio del 5° dito, lesione completa del tendine estensore proprio del 2°, lesione del 50% del ventre muscolare dell’estensore comune delle dita). Il paziente è stato operato d’urgenza mediante ORIF per fratture dell’ulna, tenorrafia per quanto riguarda l’estensore del 5° dito e il flessore ulnare del carpo, sutura del musco estensore comune delle dita, mentre l’estensore proprio del 2° dito è stato suturato sull’estensore comune delle dita a causa di una perdita tendinea di 3 cm. E’ stato dimesso con valva gessata che posizionava il polso a 20° di estensione e le dita in estensione. Il trattamento riabilitativo è iniziato circa 3 settimane dall’operazione. Dopo aver rimosso la valva gessata e confezionato un tutore statico palmare di polso è stata effettuata la valutazione tramite scale e misurazioni. Da una prima analisi è subito emerso che l’obiettivo principale del paziente era quello di tornare in moto. Il protocollo riabilitativo si è incentrato sul raggiungimento precoce dell’obiettivo del paziente, mediante chinesiterapia attiva e passiva, scollamento della cicatrice e terapie fisiche. DISCUSSIONE A due mesi dall’incidente, il paziente è tornato a guidare la moto, partendo da una di piccola cilindrata in modo tale da non avere grosse sollecitazioni. Continuando la riabilitazione e aumentando un po’ per volta il tempo di permanenza in sella il paziente è riuscito, dopo 3 mesi dall’incidente, a tornare nuovamente a gareggiare nei circuiti internazionali ad alti livelli. CONCLUSIONI Il lavoro di equipe, un buon intervento chirurgico e un programma riabilitativo mirato, sono molto importanti per il raggiungimento di un obiettivo. In questa nostra esperienza, abbiamo constatato come i processi biologici di guarigione siano importanti e vadano rispettati. La cosa più importante è mettere al centro del progetto il paziente, in modo tale da capire le sue esigenze e sfruttare al massimo la sua forza di volontà. 13 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso UN LEGAMENTO ALLE OLIMPIADI Elena Marta Mancon Milano Introduzione M.T. è uno schermidore italiano della specialità della spada. Ai mondiali di San Pietroburgo, in Russia, T. nel 2007 aveva conquistato un nono posto nella spada individuale e un brillante argento con la squadra. Nel 2008 a Kiev, in Ucraina, ha conquistato un bronzo agli Europei nella prova a squadre. Nella stagione 2007/08 l’atleta trevigiano si è imposto in tre prove di spada in Coppa del Mondo: a Tallinn(Estonia), Berna (Svizzera) e Montreal (Canada). Ai giochi olimpici di Pechino 2008 ha battuto nettamente in finale il francese Fabrice Jeannet per 15-9, portando all’Italia la prima medaglia d’oro dell’edizione e riportando in azzurro l’oro nella spada individuale, che mancava all’Italia da Roma 1960 quando a vincere fu Giuseppe Delfino. Nella stessa edizione dei Giochi ha fatto parte della squadra azzurra di spada che ha ottenuto la medaglia di bronzo. Nel 2009, al Mondiale di scherma di Antalya, ha vinto l’argento nella gara individuale di spada. Allenato, a inizio carriera, da Ettore Geslao, maestro della società sportiva Lame della Marca Trevigiana, si trasferisce poi con Angelo Mazzoni, presso il Circolo Schermistico del Giardino. È tuttora atleta del CSAeronautica Militare. 2012: Il paziente ha subito in fase di attacco con la spada un trauma al 2° dito della mano destra con conseguente lesione del legamento collaterale radiale della articolazione metacarpofalangea. Dopo intervento subito in acuto presso altra struttura, il paziente viene inviato alla nostra U.O.C. per revisione lesione legamentosa. Viene operato in data 14/03/2014 per LESIONE INVETERATA DEL LEGAMENTO COLLATERALE RADIALE DELLA SECONDA ARTICOLAZIONE METACARPOFALANGEA DELLA MANO DESTRA. In sede operatoria si rileva elongazione del legamento e si procede pertanto a ritensionamento e reinserzione dello stesso con n. 2 ancorette MiniMytek riassorbibili previa cruentazione con fresa della superfocie ossea metacarpale in cui vengonoinfisse. Viene eseguita stabilizzazione temporane adell’articolazione metacarpale con n.1 filo di Kirschner 1.2, infisso transarticolare. Si allestisce poi flap capsulare di rinforzo per il legamento inserito, sutura di rinforzo del 1° muscolo interosseo e sutura dell’espansione retinacolare dell’apparato estensore del 2° raggio. FISIOTERAPIA: inizio mobilizzazione protetta dopo 30 giorni dall’intervento chirurgico. TUTORE: tutore fisso antibrachiometacarpelale con inclusi 2° e 3° dito in sindattilia completa per quattro settimane. OBIETTIVI Viene accordato con il Terapista della Mano il protocollo riabilitativo personalizzato per una rapida e funzionale ripresa dell’attività agonistica. Il programma è stato impostato con l’obiettivo di proteggere il legamento, ma evitando l’instaurarsi di danni secondari da immobilizzazione e per consentire una rapida ripresa funzionale e sportiva. L’allenamento non viene mai sospeso, ma mantenuto con utilizzo di tutore di protezione; viene sospeso solo l’uso della spada per 4 settimane, nelle quali il paziente segue allenamento personalizzato in palestra. MATERIALI E METODI T0 Intervento Chirurgico Tutore antibrachiometacarpale con inclusi 2° e 3° dito in sindattilia completa Mantenimento allenamento aerobico e di potenziamento globale in palestra T1 4 settimane Tutore removibile tipo schiniere con sindattilia completa 2° e 3° dito da rimuovere solo per esercizi ed igiene personale. 14 GIORNATA FORMATIVA AIRM - atti del congresso Inizio della mobilizzazione attiva solo di IFP e IFD in F/E Trattamento cicatrice prestando attenzione al suo scollamento dai piani profondi Utilizzo di cerotto di silicone a posologia notturna Inizio dell’attività agonistica di allenamento senza pesi e mantenendo il tutore di protezione T2 6 settimane Rimozione del filo di K in sala operatoria Mantenimento del tutore di protezione solo per attività a rischio e sportiva Inizio della mobilizzazione attiva dell’articolazione MF solo in F/E Proseguimento allenamento in palestra T3 8 settimane Inizio mobilizzazione dell’articolazione metacarpofalangea anche in deviazione radiale e ulnare Esercizi propriocettivi di controllo dei movimenti dell’articolazione metacarpofalangea ES di rinforzo della mm intrinseca in particolare del I Interosseo dorsale a rinforzo della DR del 2° dito T4 10 settimane - Valutazione e studio dell’impugnatura della spada - Ideazione e confezionamento di tutore funzionale dedicato - Training del gesto sportivo e ripresa dell’attività agonistica con spada evitando lo scontro diretto con l’avversario. RISULTATI La presa in carico in un Reparto specializzato e il lavoro d’équipe in stretta collaborazione tra Chirurgo e Terapista della Mano hanno consentito un lavoro efficace sia in termini di tempi che di risultati. Il confezionamento di splint su misura, dapprima di protezione e poi funzionali dopo attenta valutazione del gesto atletico nella pratica sportiva agonistica, ha consentito di non sospendere gli allenamenti, fondamentale non solo per il mantenimento muscolare e fisico, ma anche psicologicamente per un paziente sportivo ad alti livelli. Sono stati eseguiti esercizi mirati al recupero del movimento e della forza, ma anche esercizi propriocettivi ideali per il gesto atletico richiesto. Alla fine del trattamento il paziente ha raggiunto un completo recupero del ROM del secondo raggio, con forza massimale e resistenza nel mantenimento della posizione di impugnatura della spada anche in attacco e difesa in gara e quindi di una presa stabile e funzionale adeguata alla performance richiesta dalla sua attività sportiva. Conclusioni Riteniamo che la gestione del paziente sportivo debba necessariamente avere un’èquipe dedicata che sappia seguire in modo attento il recupero della performance nell’attività sportiva, con un costante monitoraggio chirurgo-paziente-terapista. La valutazione e lo studio del gesto atletico ha consentito la costruzione di uno splint funzionale dedicato permettendo il ritorno all’allenamento sportivo e alla gara mantenendo comunque una protezione delle strutture operate.