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P RO F E S S I O N I S T I I N C R E S C I TA nella composizione delle controversie relative alle operazioni di mercato. Philippe Marini ha inoltre fatto parte del Consiglio di vigilanza di Guyenne et Gascogne S.A. fino ad aprile 2010. Jean-Baptiste de Franssu è Presidente di Incipit, società di consulenza del settore fusioni e acquisizioni da lui fondata nel 2011, nonché amministratore non esecutivo di Acofi Sca, Petercam S.A. e Tages LLP. Da luglio 2014 ricopre il ruolo di Presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR). Dopo la laurea all’Esc Group Business School di Reims e la specializzazione in scienze attuariali presso l’Istituto Pierre e Marie Curie, Jean-Baptiste de Franssu inizia la sua carriera come redattore finanziario presso la pubblicazione economica francese Investir. Nel 1987 diventa Amministratore di TGF, controllata dell’istituto finanziario pubblico francese Caisse des Dépôts et Consignations. Nel 1990 assume la direzione di Invesco Europe e dal 2000 fino a ottobre 2011 fa parte del comitato di gestione di Invesco Worldwide. Nel 2007, Jean-Baptiste de Franssu è stato eletto Vicepresidente dell’Efama (associazione europea per la gestione di asset e fondi), da lui presieduta dal 2009 al 2011. Javier Valle dg prodotti grande pubblico di L’Oréal Javier Valle assume l’incarico di Direttore Generale della Divisione Prodotti Grande Pubblico di L’Oréal Italia che, con i marchi L’Oréal Paris, Garnier, Maybelline NY, Essie, Frank Provost e NYX, ha il primato consolidato nel comparto beauty della grande distribu- di esperienza in Coca Cola e Yoplait. Assunto in L’Oréal Spagna nel 2000 come National Key Account Garnier, ha poi ricoperto ruoli di crescente responsabilità in Spagna e Francia fino alla Direzione Commerciale L’Oréal Paris in Messico. Dopo oltre 10 anni di esperienza nel Gruppo, è stato promosso Direttore Generale Cpd (Mass Market) di L’Oréal Portogallo, posizione che adesso lascia per il nuovo ruolo in Italia. zione nel nostro paese. Valle, 44 anni, nato in Spagna, è laureato in Business Administration all’European Business School di Madrid. Ha maturato 7 anni Enrico Agabiti Rosei nuovo presidente di Esh Enrico Agabiti Rosei è il nuovo Presidente della European Society of Luigi Lucini nel management team di Banca Leonardo Luigi Lucini, 58 anni, è entrato a far parte del management team di Banca Leonardo, con un focus sul rafforzamento della capacità commerciale del Gruppo, in particolare sul recruiting di professionisti qualificati da inserire nel team di Wealth Management del Gruppo. Lucini, che risponderà al responsabile dell’Area Wealth Management Gianluca Attimis e vanta una consolidata esperienza nel settore, arriva da Banca Generali dove è stato Responsabile per lo sviluppo della clientela istituzionale. In precedenza Lucini è stato per oltre dieci anni Managing Director del Credit Suisse Italy Private Banking, dove ha ricoperto a lungo il ruolo di Direttore Commerciale. Lunedì 22 Giugno 2015 L 51 Hypertension (Esh). Agabiti Rosei è il Direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università di Brescia e del Dipartimento di Medicina della Azienda Spedali Civili di Brescia. È stato, negli scorsi anni, Presidente della Società Italiana della Ipertensione Arteriosa (Siia) e del Working Group on Hypertension and the Heart della European Society of Cardiology. Rossi e Cameroni entrano nel team di Lamanik Lemanik, società leader nel settore dell’asset management, rafforza la propria squadra con Paolo Rossi, Product Development, e Alessandro Cameroni che, già parte del team di gestione del comparto lemanik Selected Bond, ne acquisisce ora la responsabilità. Cameroni, 49 anni, è laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano, ha una profonda conoscenza del settore obbligazionario europeo. Prima di entrare in Lemanik, Alessandro ha lavorato in Cariplo e in Intesa Sanpaolo, per poi passare in Vegagest, dove ha sviluppato la specializzazione sul tasso fisso, coprendo tutta la gamma di fondi offerti, dai monetari, agli Internazionali e ai Paesi Emergenti. Paolo Rossi, 35 anni, entra a far parte del team Lemanik. Paolo, laureato in Economia politica all’Università Bocconi di Milano, ha una significativa esperienza nel settore dell’Asset Management. Prima di raggiungere Lemanik, Paolo ha lavorato per Monte dei Paschi am, Bnp Parisbas AM e Aureo Gestioni, per poi approdare a Ubi Pramerica come Senior product e Sales manger. FOCUS ItaliaOggi intervista l’avvocato Enzo Caputo con swiss-banking-lawyers.com GLI ITALIANI SEDOTTI E ABBANDONATI DALLA SVIZZERA A vvocato Caputo il suo studio principale è a Zurigo. Come sta vivendo la Svizzera la fine del segreto bancario? R. Se solo pochi anni fa qualcuno avesse previsto la fine del segreto bancario sarebbe stato preso per pazzo. Gli USA sono stati i primi a mettere le banche svizzere sotto torchio. Per la prima volta nella storia bancaria svizzera l’UBS ha fornito i dati di 4500 conti bancari violando la legge sul segreto bancario. Questa settimana anche l’Austria ha dichiarato la rinuncia al segreto bancario. Stiamo vivendo un cambiamento epocale. Quello che sembrava impossibile è divenuto realtà. Non solo la Svizzera, ma tutto il mondo sta cambiando diventando trasparente a scapito della privacy. D. E le banche svizzere come si stanno comportando con i clienti italiani? R. Le banche svizzere, ancora poco tempo fa, rassicuravano i clienti che la Svizzera non avrebbe mai abolito il segreto bancario. Hanno convinto i clienti a lasciare i propri capitali nelle loro casse. Prima hanno steso tappeti rossi invitando gli investitori a portare e lasciare i propri soldi in Svizzera e ora, che tutto è cambiato, hanno voltato le spalle ai clienti. Molti nostri clienti ci riferiscono di sentirsi criminalizzati. Infatti, i nostri clienti non hanno più la possibilità di parlare con il banchiere di fiducia, ma solo con funzionari del compliance che nulla sanno di loro: si sentono abbandonati e traditi. D. Che cosa devono temere le banche? R. Le banche coinvolte nell’evasione devono temere conseguenze devastanti. Gli “whistle-blowers” (i delatori), hanno venduto le evidenze documentali del chiaro coinvolgimento delle banche nell’evasione. L’inizio si deve a Bradley Birkenfeld, che ha venduto informazioni compromettenti all’IRS (fisco USA), ricevendo un compenso di 104 milioni di dollari. Il “Non Prosecution Program for Swiss banks” costringe le banche a pagare multe astronomiche. Credit Suisse, UBS, Pictet, BSI e altre sono sotto indagine. Istituti storici, come la banca Wegelin fondata nel 1741, non riuscendo a sostenere le pesanti sanzioni comminate, sono state costrette a chiudere. È dunque ragionevole ritenere che lo stato italiano chiederà conto alle banche svizzere della loro condotta. D. Avvocato Caputo, Lei negli anni si è occupato della regolarizzazione delle attività illecitamente detenute all’estero da americani, spagnoli, olandesi, tedeschi e francesi. In particolare il riferimento più fulgido è alla VD americana (OVDP). L’esperienza americana può insegnarci qualcosa? R. Le analogie fra la OVDP (Offshore Voluntary Diclosure Program) degli USA e la VD italiana sono molte. Ma devo rilevare anche alcune differenze che sono forse alla base della limitata adesione rispetto alle aspettative. Come l’aver posto limiti temporali all’adesione, cosa che non è prevista nel caso americano e il fatto che ci siano ancora nodi da sciogliere, uno fra tutti la questione del raddoppio dei termini. Negli USA la legge ha avuto un enorme successo, malgrado le sanzioni fossero più pesanti. L’attività degli americani non si è limitata all’OVDP. Con il già citato Non Prosecution Program, il fisco statunitense, sta facendo cassa costringendo le banche svizzere a fornire i nomi degli evasori in cambio di sconti sulle multe. D. Ci può fare un esempio? R. Un esempio è la “leaver list”. Si tratta di una lista con i nomi di tutti i clienti che hanno chiuso i conti e trasferito i capitali in altri lidi. La lista comprende tutti coloro che hanno lasciato la banca dal 1 agosto del 2008 in poi. La cosa deve far riflettere. I cittadini americani che, sentito odore di bruciato, hanno pensato di salvarsi spostando i capitali, magari in paesi esotici, ora hanno di che aver paura. La domanda da porsi è: si può escludere che anche l’Italia segua l’esempio e in futuro non avvii azioni simili costringendo le banche svizzere a fornire delle “leaver list”, con i nomi di chi ha chiuso il conto in anni passati? Io, per esperienza, credo di no. D. Ragion per cui, oltre a quelle già conosciute, non esistono alternative alla VD, e spostare i capitali è un rischio enorme.. giusto? R. Esatto. Ma c’è di più. Un altro rischio concreto è che anche l’Italia, come stanno facendo gli USA, faccia pressioni sul governo elvetico mediante richieste di gruppo. Per esempio chieda i nomi di tutti quelli che hanno preso la residenza in Svizzera in questo periodo e avvii indagini sui loro conti. No, non c’è alternativa. E capire gli scenari globali, può fare la differenza. Avv. Enzo Caputo Caputo & Partners AG Am Paradeplatz - Talstr. 20 - CH - 8001 Zurigo www.swiss-banking-lawyers.com www.voluntary-disclosure-italiana.it +41 442124404 Tutti i dati e le informazioni contenuti nel presente focus sono stati forniti dall’azienda, che ne garantisce la correttezza e veridicità, a soli fini informativi