significato e valore del gioco in ambito scolastico

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significato e valore del gioco in ambito scolastico
I.D. Educazione Fisica
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SIGNIFICATO E VALORE DEL GIOCO IN AMBITO SCOLASTICO
Paolo Baldini
Insegnante di Educazione Fisica
Definizione:
Il gioco è evento naturale, è spontaneo per i componenti delle specie (umana compresa), che attraverso esso interagiscono inizialmente con la cultura di appartenenza, introiettandone regole, valori, comportamenti, contratti sociali,
che in tal modo non si limitano ad essere appresi ma divengono assimilati e autenticamente vissuti.
Le sue componenti essenziali sono:
- uno spazio ed un tempo, che delimitano la cornice entro la quale il gioco ha valore
- un contratto, ossia una impalcatura di regole più o meno complesse, ma da tutti create e condivise (per i
giochi di squadra)
- il rischio, l’azzardo e infine
- la sospensione del giudizio.
In uno spazio preciso, per un tempo limitato e solo per coloro che hanno sottoscritto quel contratto, ha senso
ciò che si sta per fare.
IL GIOCO È SPONTANEO E SI FA SOLO PER LIBERA SCELTA.
Qual è lo scopo?
SCOPO DEL GIOCO È... GIOCARE!
Il gioco non ha uno scopo, un fine che non sia quello di giocare. Chi gioca non lo fa per imparare, per ottenere un risultato, né si gioca per vincere: si gioca solo per il piacere di farlo. Proprio questa caratterizzazione fa
sì che giocando si riescano ad accettare regole e persone, a sperimentare situazioni di rischio, a mettere alla
prova le proprie capacità, ecc. In quello spazio e per quel tempo limitato si può rischiare perché se si sbaglia è
solo un gioco, non c’è paura di giudizio da parte di nessuno, non si lotta per un premio; si crea, in altre parole l’ambiente più adatto per poter sperimentare, provare e riprovare, combinare abilità ed esperienze già acquisite trovandone forme nuove o scartandone di non efficaci.
IL GIOCO NON È UN’ATTIVITÀ MA UN MODO DI PRATICARE TUTTE LE ATTIVITÀ (Intuizione
di Emilio Baumann: “TUTTI GLI ESERCIZI DI GINNASTICA possono farsi argomento a giuoco”).
Il gioco cambia con l’età sotto molteplici aspetti:
• cambiano i giochi
• negli stessi giochi si immettono complicazioni via via crescenti
• aumenta il numero dei partecipanti coinvolti per lo stesso scopo
• le regole diventano più simili alle norme del vivere reale
Allontanamento dal reale
Più piccoli: maggiori gli aspetti
di fantasia.
Più grandi: maggiori gli aspetti
di realtà
Abilità richieste
Poche e semplici
Capacità combinatorie
Molte, raffinate e adattate alle
diverse situazioni
Rapporto tra i giocatori
Giocatore / se stesso
Prova
Giocatore/i contro altro/i
Opposizione, verifica di sè
Giocatore/i con l’altro/i
Collaborazione
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Sarebbe opportuno e molto utile poter condurre uno studio per riuscire a capire QUALI GIOCHI SONO
ADATTI PER OGNI ETÀ. Purtroppo le possibilità di ricercare, in questo periodo e per questa materia, sono
una chimera irraggiungibile e così ognuno può esprimere la propria opinione dandole valore di scienza. Poco
consola che anche molti anni fa fosse proprio così.
GIOCO E GINNASTICA NELLA STORIA.
Chiunque abbia pensato che la discussione sui rapporti tra ginnastica propriamente detta e giuochi sia cosa
recente, che essa sia stata causata dal progressivo ingresso delle Istituzioni Sportive nella scuola, o dalla convinzione sempre più diffusa secondo la quale le ore di Educazione Fisica devono servire soprattutto per ricreare i
ragazzi dalle fatiche delle discipline cosiddette intellettuali, che li costringono a molte ore di banco e di sedia,
dovrà ricredersi.
La discussione infatti era già molto accesa negli ultimi anni del secolo decimo nono.
Nel 1905 Emilio Baumann, nel suo “Progetto di Regolamento Generale per l’Attuazione della L. 7 Luglio 1878”,
in un breve excursus storico nel quale ripercorre in sintesi la storia del rapporto tra “necessità di movimento”,
“gioco” e “ginnastica”, dopo aver ricordato che già a fine Settecento, con l’istituzione delle prime scuole, venne
riconosciuta la necessità per i ragazzi di avere degli spazi per il “movimento muscolare”, e come presto si fosse
riconosciuto “non essere tutte queste occasioni di moto sufficienti a muovere la gioventù, come il collocarla entro una
biblioteca non è sufficiente a farla studiare” (p.12), ricorda come già il pedagogista Enrico PESTALOZZI (1746
– 1827) e gli altri educatori d’inizio secolo “riconobbero la necessità di completare i giuochi ricreativi con la ginnastica” : ragion per cui, continua il Baumann, “la propaganda fatta da alcune celebrità scientifiche a favore dei
giuochi inglesi in opposizione alla ginnastica propriamente detta non è in alcun modo giustificata stando la teoria e
la pratica dell’esercizio corporale contro di essi; ed i fatti hanno resistito sempre alle ciance” (p.20).
E tuttavia egli riconosce al giuoco un valore importante anche all’interno dei programmi ginnastici, se è vero
che pochi anni dopo, nel suo Manuale di Ginnastica per uso delle insegnanti elementari (parte I, Capo X), ne
trova addirittura una definizione, lo analizza e ne riconosce i vantaggi.
“Per giuoco intendiamo gara fra due o più partiti a chi supera l’altro in una data qualità, fisica o intellettuale o
morale […] Analizzando profondamente la natura dei giochi e degli esercizi, l’antropologia e prima di essa l’esperienza fanno riconoscere che non sono uguali e che i vantaggi degli uni sono piuttosto verso l’ente collettivo, quello
degli altri verso l’ente individuale […] Tutti gli esercizi di ginnastica, nessuno escluso, possono farsi argomento a giuochi e per conseguenza l’essenziale è che si sappia far giuocare la scolaresca […] Tutta la sostanza del gioco sta nella
gara e nient’altro che questa … non vi è dunque bisogno di alcuno istrumento speciale per far giuocare la scolaresca:
tutta la difficoltà è nel saperla far giocare. I giochi possono essere di CORSA, con la CORDA LUNGA, con la
PALLA, di LOTTA (solo per i maschi)”.
D’altronde già nel 1865 Rodolfo OBERMANN, nel suo “Manuale completo di Ginnastica Educativa, ad uso
delle scuole primarie, mediane e superiori”, pubblicato per incarico della Società Ginnastica di Torino aveva dedicato ai giuochi gli ultimi due capitoli, dividendoli in giuochi senza attrezzi e con attrezzi ed elencandone un
buon numero.
I giochi appartengono quindi fin dall’inizio alla storia della ginnastica, e li ritroviamo, tra l’altro con poche
variazioni, in tutti gli autori successivi.
GINNASTICA E GIOCHI OGGI.
Quale valore assume oggi il gioco e quale dovrebbe essere il rapporto con la ginnastica all’interno di un progetto complessivo di formazione che abbia come scopo “il conseguimento ed il mantenimento della buona
salute”?
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Stabilito che si tratta di due campi di esperienza differenti, che entrambi giocano un ruolo nella formazione di
ogni individuo, che non possono sovrapporsi né tanto meno sostituirsi, cosa possiamo fare?
1 Dare stimoli e occasioni di gioco a tutti i bambini (o giovani). Ciò significa creare SPAZI attrezzati fuori e
dentro la scuola e al contempo dare TEMPO per poterli utilizzare, anche da soli e tutti i giorni; non pretendere che le già esigue ore dedicate alla Educazione Fisica assolvano anche a questa funzione.
2 L’insegnante di Educazione Fisica, nelle sue ore di Ginnastica, può attingere a piene mani dai contenuti dei
giochi di movimento e dispensarli come insegnamenti, selezionandoli secondo la loro difficoltà rispetto
all’età e alle capacità della scolaresca e adattandoli agli obiettivi che si è posto.
3 Del gioco utilizzare alcune caratteristiche come metodo (modo) di lavoro. Ad esempio far lavorare gli allievi in una situazione di “giudizio sospeso”, in modo da creare l’ambiente più favorevole perché TUTTI possano beneficiare dei contenuti proposti, farli propri, compiere passi avanti nella loro formazione e trarne
soddisfazione e gioia.
Non dobbiamo mai dimenticare che il nostro scopo finale è quello di far praticare la ginnastica per tutta la vita,
in quanto essa è indispensabile per “il conseguimento ed il mantenimento della buona salute”, per tutte le persone.