Il padre - Cinema Verdi

Transcript

Il padre - Cinema Verdi
Cineforum G. Verdi
www.cineverdi.it
Il padre
(The Cut)
CAST TECNICO ARTISTICO
Regia
Fatih Akın
Sceneggiatura
Fatih Akın, Mardik
Martin
Fotografia
Rainer Klausmann
Montaggio
Andrew Bird
Musiche
Alexander Hacke
Distribuzione
BIM Distribuzione
Paese
Germania 2014
Durata
138’
INTERPRETI E PERSONAGGI
Tahar Rahim
Nazaret Manoogian
Simon Abkarian
Krikor
Arsinée Khanjian Mrs. Nakashian
Hindi Zahra
Rakel
George Georgiou Vahan
Makram Khoury
Omar Nasreddin
“Non smetteremo di esplorare. E alla fine di
tutto il nostro andare ritorneremo al punto di
partenza, per conoscerlo per la prima volta”
T. S. Eliot
La tematica del viaggio si sa, è uno dei
topoi più abusati nella narrazione cinematografica: viaggio come agnizione,
viaggio come scoperta di se stessi o
ancora, viaggio come ricerca; ed è proprio quest’ultima l’interpretazione che
meglio descrive l’avventura dell’armeno
Nazareth, giovane marito e padre di
famiglia, vittima, assieme a tutto il suo
popolo, di uno dei genocidi più feroci e
brutali del secolo scorso.
Così, in una notte del 1915, la polizia
turca fa irruzione nelle case della città di
Mardin, in una serrata “caccia all’arme-
41°° anno
9°° film
no”: l’uomo, nella confusione e nel caos,
viene separato dalle figlie, che teme
perdute per sempre.
Inizia qui un cammino tortuoso per Nazareth, intessuto di umiliazione e schiavitù. Vera regressione allo stato brado,
conseguenza di un nefasto ideale politico-culturale, poi convertito in sangue e
lacrime ai danni di una comunità inerme.
Il regista Fatih Akim firma, con Il padre,
l’ultimo tassello della sua “trilogia
sull’Amore, la Morte ed il Diavolo”:
iniziata nel 2004 con La sposa turca, in
cui l’amore funge da fulcro dell’intera
pellicola, per proseguire con il ritratto
ambivalente e metamorfico della morte
ne Ai confini del Paradiso (2007), fino ad
arrivare a quest’ultima ultima fatica di
celluloide, presentata alla 71ªMostra
internazionale d'arte cinematografica di
Venezia. Il diavolo assume qui i connotati del sopruso, della ferocia umana
verso altri simili. Emblematiche le parole
dello stesso Akim: “Il padre affronta
l’omicidio di massa e la paura di confrontarsi con esso. Originaria
Originariamente è un’ansia esistenziale che inizia nel momento
in cui si taglia il cordone ombelicale.”
Si vuole far riflettere lo spettatore non
dunque sulla mera dimensione politica
che ha provocato un tale atto: non c’è
volontà di dipingere un quadro d’insieme
esaustivo, che possa portare ad un’empatia totalizzante verso questo“soykırım”
(genocidio), ma ci si focalizza sul particolare, a discapito dell’universale.
La dimensione vincitrice è ancora quella
umana, impersonata da Nazareth, vero
e proprio Odisseo moderno, comunque
capace di innalzarsi ad emblema del suo
popolo quando serve.
A fungere da sfondo a questa sua av-
Il padre
ventura, che potremmo definire “protoepica”, una vasta gamma di ambientazioni antitetiche, tanto diverse quanto
saldamente interconnesse: dall’arido
deserto turco, alle acque dell’Oceano
Atlantico, sino alle ferrovie del nuovo
continente.
Parole e dialoghi risultano subordinati
all’impatto visivo ed emotivo: le immagini
ed i nobili sentimenti che muovono
l’azione scenica godono di una muta
loquacità; e Nazareth, eroe taciturno e
silente dell’intera vicenda, è la prova che
si può essere eloquenti anche solo con
uno sguardo.
Ad una tematica così delicata ed
ambientazioni suggestive, si aggiunge
una sceneggiatura ferrea e compatta,
frutto di un lavoro a quattro mani tra il
regista tedesco e lo scrittore armeno
Mardik Martin.
Le scelte tecniche dietro la macchina da
presa avvalorano lo stile minimale già
sperimentato dal regista: un approccio
prettamente pragmatico il suo, in cui la
narrazione vince sul tecnicismo; come
pragmatiche sono le scelte di Montaggio: lunghe sequenze descrittive, seppur
contaminate da flashback allucina(n)ti.
Ne consegue un ritmo disteso ma
regolare, capace di carpire l’attenzione e
l’emotività dello spettatore senza cali
d’attenzione (nonostante i quasi 140
25 - 26 - 27 - 28 novembre 2015
minuti di filmico).
Nota d’encomio finale va a Tahar Rahim,
attore francese che presta il volto a
Nazareth: vero e proprio one man show
dell’intera pellicola, il giovane Rahim
regala un’interpretazione incredibilmente
vivida ed intensa, la cui carica patetica si
miscela alla perfezione con la tematica
d’impianto.
Il caparbio equilibrio (quasi) alchemico
raggiunto da Akim nella realizzazione de
Il padre,(equilibrio ottenuto da un sapiente dosaggio di sentimentalismo,
suspense e ritratto storico), poggia le
sue radici su un manicheismo sociologico imperfetto, ma più che mai attuale: i
confini tra il Bene ed il Male, tra ciò che
è giusto e sbagliato, appaiono sempre
meno netti e precisi, in un miscellaneo in
cui vittime e carnefici non sono poi così
facili da distinguere; ed in questo
scenario hobbesiano, di homo homini
lupus, se si vuole sopravvivere non resta
che aggrapparsi ad un sentimento puro
ed ancestrale, quale l’amore di un padre
per le sue figlie. (Con)Vincente.
Simone Filippini
[email protected]
Cineforum G. Verdi
www.cineverdi.it
Il regista
Fatih Akın
nato il 25 agosto 1973
ad Amburgo (Germania)
41°° anno
9°° film
L’attore
alcuni tra i film più importanti
(2009) Soul kitchen
(2007) Ai confini del paradiso
(2004) La sposa turca
(2002) Solino
(2014) Samba
(2013) Il passato
(2011) Il principe del deserto
(2009) Il profeta
da una intervista al regista
25 - 26 - 27 - 28 novembre 2015
La locandina
Tahar Rahim
nato il 4 luglio 1981
a Belfort (Francia)
alcuni tra i film più importanti
Il genocidio degli armeni in Turchia è senza
dubbio un tabù assoluto. Perché ha scelto
questo tema per il suo nuovo film Il padre?
Non sono stato io a scegliere il tema: possiamo dire che è stato il tema a scegliere me.
I miei genitori sono turchi, dunque si tratta di
un argomento che mi interessa, soprattutto
per il fatto che sia tabù. Una cosa proibita
cattura sempre la mia attenzione e mi spinge
a saperne di più, a prescindere da quale sia
l’argomento. Ho scoperto molti temi che non
sono ancora stati affrontati e risolti.
Perché pensa che sia ancora così difficile per
i turchi confrontarsi con questa parte della
loro storia?
Il padre
Il prossimo film
Premi e riconoscimenti
Presentato in concorso alla 71
Mostra del Cinema di Venezia
In concorso anche al prestigioso
Toronto Film Festival
Voti film rassegna
Se la popolazione di un intero paese subisce
sistematicamente
istematicamente le menzogne degli storici e
dei governi, se generazione dopo generazione
si sente ripetere: “È una bugia. Non è
successo davvero”, allora non può che
interiorizzarlo, ed è questo che è accaduto
alla maggior parte delle persone in Turchia.
I genitori, i libri di scuola e i giornali non
avevano mai dato loro una versione diversa
dei fatti. Per questo non posso rimproverarli.
Ma non sono d’accordo con i politici che
affermano che dovremmo lasciare la storia
agli storici. La storia è nostra, è della gente,
appartiene a tutti.
•
•
•
•
•
•
•
•
La teoria del tutto
La famiglia Belier
Suite Francese
L’ultimo lupo
Still Alice
La regola del gioco
Nessuno si salva da solo
Mia madre
di Paolo Sorrentino
Italia – drammatico – 118’
Fred e Mick, due vecchi amici, sono in vacanza
in un elegante albergo ai piedi delle Alpi in
compagnia di Leda, figlia di Fred. Mick è un
regista che sta ancora lavorando. Fred è un
direttore d’orchestra in pensione. Guardano
con curiosità e tenerezza alla vita dei loro figli,
ancora confusi. Superbe le interpretazioni di
Harvey Keitel e, soprattutto, Micheal Caine.
La parola al pubblico
4,44
4,41
4,29
4,08
4,06
3,90
3,29
3,06
Inviate i vostri commenti al 348 - 5603580
LA REGOLA DEL GIOCO
“Siamo pedine di un Risiko, guidati da oscure mani
di potenti che coprono di menzogne la realtà a
favore della ragione di stato. La verità vi farà liberi… ma quanto costa questa libertà? Chi di noi ha il
coraggio di difenderla sempre a costo di quello che
ci è più caro? Gary Webb … fuori dalla regola del
gioco per rimanere se stesso, regola di vita.”
“Dopo aver visto il film-denuncia La regola del gioco ho cercato una frase che mi desse un po’ di luce
in questi tempi e il Vangelo mi ha suggerito questa: ‘siate astuti come serpenti e semplici come
colombe’.”
“Nella triste settimana della strage di Parigi un
film che ci stimola ad andare oltre le apparenze.”