Fondo Italo Zannier, oltre 1000 immagini dall`Ottocento a oggi

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Fondo Italo Zannier, oltre 1000 immagini dall`Ottocento a oggi
in vetrina — 
Fondo Italo Zannier,
oltre 1000 immagini
dall’Ottocento a oggi
La Fondazione di Venezia
presenta il progetto di
valorizzazione della fototeca
I
16 MAGGIO scorso, presso la propria sede, la Fondazione di Venezia ha presentato il progetto di conservazione, catalogazione e valorizzazione del «Fondo Italo
Zannier», acquistato nel corso del 2007.
Si tratta di una raccolta di enorme valore, composta da
oltre 1000 fotografie originali, dall’Ottocento fino ai giorL
lo Zannier ha voluto donare alla Fondazione.
Il progetto di valorizzazione della fototeca – è stato detto durante la conferenza stampa di presentazione alla quale (oltre a molti esponenti delle istituzioni cittadine e allo
stesso Zannier) hanno preso parte anche i famosi fotografi Fulvio Roiter e Luca Campigotto – verrà condotto dalla
Fondazione con l’assistenza di Contrasto, società esperta
del settore della fotografia d’autore e considerata una delle più importanti agenzie fotografiche nel panorama italiano, in collaborazione con lo stesso Zannier e con Forma –
Centro Internazionale di Fotografia, il più importante centro espositivo dedicato alla fotografia oggi in Italia.
Durante questi mesi sono inoltre state avviate le operazioni di inventariazione del fondo fotografico, mentre
si stanno pianificando specifiche attività di promozione
e valorizzazione, tra le quali eventi espositivi in grado di
raccontare la particolare natura di questo fondo, che nasce
dalla passione di Zannier per il mondo della fotografia soprattutto italiana.
La catalogazione della biblioteca è invece curata dal-
in vetrina
Gianni Berengo Gardin, Nomadi, 1985, Trento
ni nostri, e di una biblioteca tematica di circa 10000
volumi, opuscoli, riviste e
documenti.
Alla raccolta di fotografie e materiale librario si
aggiungono inoltre un
consistente numero di documenti e lettere sul tema
della storia e della tecnica
fotografica, raccolti in oltre cinquant’anni di lavoro, e alcune macchine fotografiche d’epoca che Ita-
Italo Zannier nasce a Spilimbergo (Pordenone) nel 1932. A Venezia si
iscrive alla facoltà di Architettura. Intraprende la strada della fotografia,
divenendo il principale animatore del Gruppo friuliano per la nuova fotografia. A partire dagli anni sessanta la sua attività si concentra sulla didattica della fotografia. Insegna all’Istituito universitario di architettura, alla facoltà di Lettere dell’Università di Ca’ Foscari, al Dams di Bologna, alla Facoltà di Beni culturali di Ravenna e alla Cattolica di Milano.
Membro della «Société européenne d’histoire de la photographie», presidente dei comitati scientifici del Museo di storia della fotografia Alinari di Firenze e del Centro di ricerca e archiviazione della fotografia di
Lestans – da lui fondato nel 1994 – Zannier si dedica anche a un’intensa attività espositiva curando decine di mostre, e si cimenta nella realizzazione di opere di sintesi e antologiche diventate altrettanti manuali
di storia della fotografia. Nel 2004 viene insignito della laurea ad honorem dall’Università di Udine per il fondamentale apporto dato alla storia e alla diffusione della cultura della fotografia e per l’impegno profuso nella conservazione e valorizzazione del patrimonio fotografico.
la Fondazione di Venezia
secondo i criteri tecnici e
scientifici adottati dalla biblioteca di Storia del Design dello Iuav. E sarà infatti proprio la biblioteca
universitaria, a conclusione dei lavori, ad accogliere in comodato l’intero patrimonio librario, consentendone la consultazione
da parte di studenti e studiosi in materia. (i.p.) ◼
 — in vetrina
La terza edizione
del Premio
«Francesco Geminiani»
A
di Umberto Forni
in vetrina
ME NON piacciono i concorsi. Ne ho tentato uno da
ragazzo senza molta convinzione arrivando penultimo, e adesso che sono dietro il tavolo della giuria
sto peggio di quando concorrevo, perché c’è troppa tensione nell’aria, un clima adatto più a un passante incrociato o
a una volée che a un bel respiro o a un ritardando. Si sa che
Umberto Forni, organista e
la partita si gioca in gran parvicepresidente del Comitato
te sui nervi: il concorrente saluta appena ed evita di incroorganizzatore del Premio
«Francesco Geminiani» (cfr.
ciare lo sguardo col nemico.
VeneziaMusica e dintorni n.
«Suono come se non ci foste»
20, p. 52) racconta in prima
o «adesso vi faccio vedere
persona le due giornate della
io» generalmente funzionamanifestazione veronese che si
no come un buon servizio,
è svolta il 7 e 8 giugno scorso
ma c’è il rischio che la giuria
con un’ampia partecipazione
non resti presa dall’esecuziodi giovani musicisti da tutte
ne, o che infastidita da trople parti del mondo.
pa sicumera si metta a cercare il pelo nell’uovo; «chissà se
piacerà la mia sarabanda così
lenta» o qualsiasi altro dubbio prima o poi porterà a sbagliare qualcosa, esattamente come nel tennis.
Tanta concentrazione non fa bene alla musica e a chi l’ascolta; in più la cache del commissario è presto piena, e tanto peggio se il livello è tanto alto da non poter escludere subito questo o quel concorrente.
Bene, voi tutti conoscete la sonata «Arpeggione» di Schubert: mi auguro che possiate conoscere presto anche Aine
Suzuki, la giovane vincitrice della viola alla terza edizione del
Premio «Francesco Geminiani», che ha attaccato il tema con
un tempo così giusto e con un fraseggio così naturale da non
poter domandare di meglio. La giapponesina in poche battute ha neutralizzato tutta l’adrenalina cattiva del concorso regalandoci di fatto la Musica. Poi ha continuato con la Sonata
di Shostakovich ed è riuscita a rendere in qualche modo interessante il Capriccio di Vieuxtemps, dimostrando straordinarie capacità! Aine, già allieva di una delle migliori scuole di
Tokyo, sta proseguendo gli studi al Royal College of Music di
Londra. Da settembre e per almeno due anni potrà suonare
la bella viola di Celestino Farotto del concorso, che come ormai si sa non mette in palio concerti o borse di studio ma il
comodato gratuito di preziosi strumenti di liuteria italiana.
È difficile per un giovane musicista dotarsi di uno strumento di qualità, perché il mercato della liuteria è da sempre
popolato da esperti, collezionisti e speculatori tutti interessati a tenere alti i prezzi. Il premio è nato dalla munificenza
di un mio amico musicofilo che non senza stress si è avventurato in questo mondo acquistando quattro violini, due viole e due violoncelli da dare in uso ai vincitori. Pensato all’ini-
Il Premio concede
in comodato gratuito ai vincitori
preziosi strumenti di liuteria italiana
Liù Pelliciari
Takao Hyakutome
Olga Kysla
Paolo Bonomini
Aine Suzuki
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«Arlecchino domani»
Laboratorio internazionale
di commedia dell’arte
L
SCUOLA D’ARTE Drammatica «Paolo Grassi», con
il contributo della Fondazione di Venezia – che diffonderà l’intero progetto agli utenti di «Giovani a
Teatro» – ospita nei suoi luoghi un laboratorio internazionale di commedia dell’arte: dal 7 al 18 luglio maestri e allievi si daranno convegno in un alternarsi di seminari, lezioni-spettacolo, dimostrazioni di lavoro esemplificative delle tante trasformazioni della maschera.
«La Commedia dell’Arte torna a casa, alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi», dice Maurizio Schmidt,
direttore della Scuola. «È qui che molti decenni fa, sotto la guida di Giorgio Strehler e Jacques Lecoq, lo studio
della maschera visse un momento magico. Fu qui che
Arlecchino fece una delle ultime tappe del suo affascinante viaggio, un viaggio senza fine in cui ha attraversato i secoli e l’Europa. Emigrando ha cambiato tante volte i connotati, strapazzando con la sua arguta ignoranza tutte le lingue che incontrava. Sapiente solo nell’arte
della sopravvivenza, ha conquistato le platee di tutto il
mondo. Ci piaccia o no, la sua è diventata nei secoli l’immagine stessa dell’italianità».
La metafora del viaggio in Europa di Arlecchino e del
suo incontro con le
altre culture costituisce la trama nascosta
Milano
dell’evento, che riScuola d’Arte Drammatica
percorrerà le cinque
«Paolo Grassi»
strade di Arlecchino:
7-18 luglio
il profi lo milanese si
incrocerà con la via
di Parigi, la via di
Napoli, quella di
Venezia, e infine con
la quinta via, quella
del Mediterraneo.
La quarta via è dedicata alla città riconosciuta quale «residenza» di Arlecchino,
quella Venezia che,
tanto nella tradizione
quanto nel teatro contemporaneo, ha interpretato un ruolo fondamentale nella commedia dell’arte. Carlo Boso, Eleonora Fuser, Carmelo Alberti, L’Istituto della commedia delMarcello Bartoli
l’arte internazionale (Icai) di Gianni
De Luigi, la compagnia Pantakin, Donato Sartori, Pierre Byland, Erhard Stiefel, Mario Gonzalez, Stefano Perocco di Medusa, Marco Sgrosso ed Elena Bucci sono
i protagonisti di questo viaggio all’interno del percorso veneziano di Arlecchino, parte di quel territorio teatrale veneto con cui la Fondazione di Venezia ha attivato da tempo una relazione di collaborazione. (i.p.) ◼
A
in vetrina
zio per gli allievi dei corsi superiori dei nostri Conservatori,
a quattro anni dalla sua istituzione il Premio «Francesco Geminiani» è conosciuto in tutta Europa, un po’ per il sito internet visitato migliaia di volte e un po’ per il passaparola dei
giovani musicisti che si perfezionano nelle migliori accademie. Per questa edizione il limite d’età era fissato a 24 anni e
le domande venivano accettate in ordine di arrivo, a partire
dalle ore 0:00 del 7 aprile.
All’una di notte erano già arrivate sette mail, e due giorni dopo le domande di iscrizione per il violoncello erano 14,
quasi il doppio del numero massimo stabilito dalla Commissione istitutrice del premio. Poiché tutti i concorrenti erano
particolarmente motivati e agguerriti, la gara per il violoncello, un Gaetano Vinaccia del 1886, è stata forse la più accesa.
È risultato vincitore Paolo Bonomini di Brescia, alla vigilia
del suo diciannovesimo compleanno.
La scuola violoncellistica italiana è di altissimo livello: infatti secondo è arrivato Amedeo Cicchese, di Campobasso,
e senza far torto a Paul Michael Van Houtte (Nuova Zelanda, 1985) e alla bulgara Lora Marinova, rispettivamente terzo e quarta, ci piace ricordare Valeria Sirangelo, Marco dell’Acqua, Alex Jellici e Ivan Leon, un giovane colombiano che
studia a Parma con Enrico Contini, che ha eseguito in maniera molto convincente Alone di Giovanni Sollima.
Eccellente la prestazione di Liù Pellicciari, vincitrice del
violino di Otello Bignami «Cristina II», prima ex aequo con
Takao Hyakutome, un fuoriclasse giapponese che si sta perfezionando al Conservatorio di Maastricht. Poiché Takao
possiede già un eccellente violino italiano dei primi del Novecento un altro dalle stesse qualità non gli serve: la menzione speciale si aggiunge al suo ricco carnet di medaglie e potremo ascoltarlo presto a Verona in un concerto con «I Virtuosi Italiani».
Il violino di Genuzio Carletti allora è andato alla terza classificata, Olga Kysla, di Kiev, attualmente iscritta alla Hochschule für Musik und Theater Felix Mendelssohn Bartoldy
di Lipsia.
Infine a Sara Marzadori, che frequenta il IX corso di Viola al Conservatorio di Bologna, la più giovane concorrente
del Premio, verrà assegnata una viola di Giacomo e Leandro Bisiach.
Bellissima la sua musica, la Suite n. 5 di Bach e la Sonata
in mi bemolle maggiore di Brahms, e meritatissimo il suo
premio.
Veni, vidi, vici avrà pensato Paolo Bonomini, che dopo l’esecuzione è partito come un razzo. Invece Olga Kysla è rimasta fino alla fine ad ascoltare gli altri concorrenti, lì con la sua
valigia, con gli occhi sgranati, in una parola: felice.
Al momento della proclamazione dei vincitori la più emozionata era Carla Lencioni, la segretaria del Premio, cui va il
merito di un’organizzazione perfetta sotto ogni punto di vista. Per questo suo impegno ha potuto sentire sì e no l’ultimo
concorrente; rimasta fuori dalla sala per tutto il tempo arrotando il suo inglese ha avuto modo di conoscere «i ragazzi»
come li chiama lei, e di affezionarsi a tutti.
Man mano finivano le prove il clima si rasserenava e aumentava la confidenza: al di là del risultato tutti ringraziavano della bella esperienza, entusiasti della sede, la sala dei concerti di Casa Boggian del nostro Conservatorio, degli accompagnatori Annalisa Londero e Federico Donadoni straordinariamente bravi, e della città di Verona.
Lukas Kmit, il violista slovacco arrivato terzo, intende partecipare alla prossima edizione del Premio tra due anni. Ha giurato solennemente che si metterà subito a studiare l’italiano. «Me too! Me too!» il rincalzo di Mattew David Glossop. (Manchester, Uk) ◼
Ruzzini Palace Hotel
★★★★
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