Vieni e seguimi.qxp - Francescani dell`Immacolata
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Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 1 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E “Vieni e seguimi” AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C C E Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 2 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 1 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E PADRE STEFANO MARIA MANELLI, FI C “Vieni e seguimi” CASA MARIANA EDITRICE Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 2 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E IV edizione settembre 2010 “Vieni e seguimi” © 2010 Casa Mariana Editrice, Frigento (AV) Con approvazione ecclesiastica La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie) nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i paesi. C CASA MARIANA EDITRICE © 2010 Via Piano della Croce, 6 83040 Frigento (AV) Tel./Fax: 0825/444415 e-mail: [email protected] Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 3 PREFAZIONE C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E «Vieni e seguimi» (Mc 10,21). «Ecco, vengo, o Signore!...» (Eb 10,7). La vita dell’uomo è chiusa in queste due battute, di cui la prima è di Dio, la seconda è dell’uomo. Domanda e risposta. Ove la domanda rimanesse senza risposta che vita sarebbe quella dell’uomo? Sarebbe una vita fallita e triste. Il Vangelo riferisce, appunto, la mancata risposta del giovane ricco alla chiamata di Gesù, e conclude che il giovane si allontanò da Gesù «triste» (Mt 19,22). Gesù è amore, è gioia, è vita. Quando Lui sceglie “i suoi” è per comunicare a loro in esclusiva tutto il suo amore, la sua gioia, la sua vita. Chi non risponde, chi non l’accetta, si condanna da sé, come il giovane ricco, alla “tristezza” della vita Forse a questo punto può venire in mente qualche riflessione feconda. Ad esempio: la presenza di tanta “tristezza” nella vita degli uomini – al di là della fatua appariscenza dei loro paradisi artificiali – non dipenderà forse dalla mancata risposta di molte creature alle chiamate del Signore? Sembra proprio di sì. Un’altra riflessione. L’amore verginale, la consacrazione a Dio, la vita religiosa, sono sorgenti di pace, di gioia, di virtù nell’uomo e fra gli uomini. Il giovane ricco che non corrispose alla chiamata di Gesù se ne 3 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 4 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E andò “triste” e portò la sua “tristezza” fra gli uomini. Chi invece risponde e “segue Gesù” si riempie di gioia, e porta con sé, e dona agli uomini la sua gioia. Pensiamo a san Francesco d’Assisi, san Filippo Neri, santa Teresina... Per questo la Chiesa tripudia per gli “eletti”, per i consacrati, e il suo tripudio si spande su tutta la terra. Giovane che leggi, ragazzo e ragazza che sei, a te sono offerte queste pagine, alla tua “vocazione”, al tuo destino. Non a caso il Signore ti fa capitare questo libretto fra le mani: esso ti può condurre alla «scoperta» di un tesoro forse sepolto nel campo inesplorato del tuo cuore: il “tesoro nascosto” della sacra vocazione. Se lo scoprirai, non indugiare, non perdere tempo, ma affrettati a “vendere tutto” per possedere quel tesoro (Mt 13,44). E quanta ricchezza e gioia, allora, sgorgheranno dal tuo cuore e dalla tua vita, allietando tutta la Chiesa terrestre e celeste! La Madonna sia la stella che ti guidi sui passi di Gesù. 4 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 5 QUALE VOCAZIONE? C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Qual è la tua vocazione? Ai ragazzi e alle ragazze capita ogni tanto di sentirsi rivolgere questa domanda. E si vede subito che, quasi sempre, è una domanda a sorpresa, che li mette in qualche imbarazzo per rispondere; intuiscono con rapidità che è una domanda seria, ma di solito non sanno che cosa rispondere e cercano di cavarsela con un evasivo «chi lo sa?», «ci penserò», «vedrò in seguito»... Forse non hanno mai riflettuto seriamente sulla parola “vocazione”, e a sentirsela dire così, di colpo, sembra loro una parola piuttosto strana e misteriosa. Che cos’è la vocazione? La parola “vocazione” deriva dal latino vocare, che significa chiamare. Perciò diciamo che ogni vocazione è una chiamata fatta all’uomo. Da chi viene questa chiamata? Questa chiamata viene da Dio, che è il Padrone della vita e della morte dell’uomo, è Colui che ci dona l’essere e ci conserva nell’essere, per cui noi «in Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). A che cosa ci chiama Dio? Dio chiama ogni uomo anzitutto alla vita, e poi a una missione da compiere nella vita per santificarsi in modo da meritarsi il Paradiso. Scriveva molto bene sant’Ignazio di Loyola: «L’uomo è stato creato per lodare, prestare ossequio e servire Iddio nostro Signore, e così, salvare l’anima sua; le 5 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 6 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E altre cose che sono sulla faccia della terra sono create per l’uomo e per aiutarlo al conseguimento del fine per cui è stato creato». Questa vocazione alla vita e alla santità è la vocazione universale, è la vocazione di ogni uomo che viene alla luce sulla terra. In quanto “chiamata” a una missione santificatrice, da realizzare lungo l’arco dell’esistenza, la vocazione determina quindi il giusto stato di vita che ogni uomo deve far suo. Perciò, chi si sente chiamato al matrimonio ha la vocazione a sposarsi e deve vivere nello stato matrimoniale; chi si sente chiamato al Sacerdozio deve vivere la sua vocazione nello stato Sacerdotale; chi si sente chiamato alla vita consacrata deve rispondere abbracciando lo stato religioso; chi si sente chiamato alla vita missionaria deve far sua la vita missionaria. In senso molto più largo, inoltre, si può considerare “vocazione” anche la chiamata a una delle tante professioni o attività degli uomini specialmente per coloro che, pur senza consacrarsi a Dio, rimangono celibi e nubili dedicandosi interamente ed esclusivamente alla loro professione di medico, insegnante, artista, contadino, meccanico... Tutti i ragazzi e le ragazze hanno la loro personale “vocazione” da realizzare nella vita per raggiungere il Regno dei cieli. Tutti hanno una chiamata da Dio a cui rispondere e corrispondere fedelmente per salvarsi. Certo non è facile discernere la vera vocazione, per una giusta scelta da fare. Ma è necessario farlo, 6 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 7 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E perché è cosa che riguarda il destino temporale ed eterno di ogni uomo. Il papa Giovanni Paolo II ci ammonisce con la sua solita saggezza paterna: «Ognuno, specialmente se giovane, deve porsi con consapevolezza la domanda fondamentale della propria esistenza cristiana: “A che cosa mi chiama Dio?”». Forse non sono per niente pochi coloro che questa «domanda fondamentale» non se la pongono affatto e vivono alla giornata, come si dice, affidandosi al caso, avanzando a casaccio, con una superficialità che fa paura. Quanti sono coloro – ad esempio – che prima di sposarsi hanno riflettuto sulle parole di san Paolo: «Sposarsi è bene; non sposarsi è meglio» (1Cor 7,38)? Quanti fidanzati e sposati si sono preoccupati di verificare se Dio ha donato loro ciò che è «meglio» (consacrarsi) anziché ciò che è solo «bene» (sposarsi)? Un giorno non lontano, forse, si troveranno con una vita insignificante addosso e si sentiranno spinti tormentosamente – ma troppo tardi – a chiedersi che cosa Dio voleva veramente da loro. Somigliano a quella buona e anziana signora che, durante il viaggio, in pieno oceano Atlantico, chiede finalmente all’ufficiale di bordo: «Scusi, per favore: è proprio questa la nave per l’America?». Quanti amari rimpianti spesso si sentono fare sul grave sbaglio di non aver considerato bene la strada da scegliere! Quante vite sciupate per quella mancata «domanda fondamentale» o da farsi a tempo giusto! Aveva 7 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 8 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E ragione Seneca di affermare che tanti uomini «una parte della vita la sciupano a fare il male; la parte maggiore la sciupano a non far niente; il resto lo sciupano a fare tutt’altro di quel che si dovrebbe fare...». Perciò sant’Alfonso, riferendo in un suo scritto il pensiero del Padre Granata che definisce la scelta dello stato di vita «la ruota maestra di tutta la vita», così commenta saggiamente: «Come negli orologi, guastata la ruota maestra, è guastato tutto l’orologio, così nell’ordine della nostra salvezza, sbagliata la scelta dello stato, sarà sbagliata tutta la vita». Ogni ragazzo e ragazza mediti seriamente su questa esortazione di san Paolo: «Vi esorto, fratelli..., non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). Attenti, quindi a porsi seriamente quella «domanda fondamentale» che esige una risposta altrettanto «fondamentale» capace di farmi vivere gli anni di vita terrestre in ascesa verso il Regno dei cieli, qualunque sia lo stato di vita che Dio abbia stabilito per me. Scultoreamente, sant’Agostino scriveva: «Viviamo inutilmente la nostra vita, se non la utilizziamo a meritare la vita eterna». Ricordiamo l’esempio di san Francesco Saverio. Era studente a Parigi. Era un giovane brillante. Aspirava con passione a restaurare la grandezza del suo nobile casato decaduto. Viveva solo per questo. Un giorno incontrò sant’Ignazio di Loyola, che fu suo 8 8-09-2010 9:56 Pagina 9 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp «Ognuno, specialmente se giovane, deve porsi con consapevolezza la domanda fondamentale della propria esistenza cristiana: “A che cosa mi chiama Dio?”». Giovanni Paolo II Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 10 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E compagno di camera e di studio. Da sant’Ignazio il giovane Francesco Saverio sentì ripetersi a più riprese queste parole vigorose del Vangelo: «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua?» (Mt 16,26). Questa frase sull’inizio lasciò indifferente il brillante Francesco Saverio. Ma via via gli scavò nel cuore e fecondò in lui la scelta di Dio e il rifiuto del mondo con tutte le sue seduzioni. Anziché restaurare un casato decaduto, si dedicò alla costruzione del Regno di Dio nelle anime degli infedeli, lavorando con passione incredibile nella lontana Asia, divenendo il celeste Patrono delle missioni d’oriente. C Giovane che leggi, rifletti su te stesso. Non lasciarti abbagliare dalle seduzioni delle creature o dagli impulsi dei sensi: Guarda innanzi, guarda lontano, pensa all’eternità. «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la sua anima?» (Mt 16,26). È un segno di chiamata capire il valore dell’anima da salvare e da santificare, andando là dove si può garantire meglio la propria crescita spirituale fino alla misura di Cristo (cf Ef 4,13). 10 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 11 SEGNI E... SOGNI C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Non raramente i segni di una vocazione appaiono molto presto, fin dalla prima infanzia. Ne abbiamo esempi belli e convincenti, come leggiamo in questa piccola raccolta di testimonianze, fatta da uno studioso contemporaneo. San Paolo della Croce, fin da piccolo, riuniva nella casa sua a Ovada i fratellini e le sorelline; poi predicava con tanta unzione la Passione di Gesù che tutti ne piangevano di commozione. Preludeva al Predicatore appassionato di Gesù crocifisso, al Fondatore, all’Apostolo che convertì una moltitudine di peccatori. Santa Teresa di Gesù, da bambina faceva alle monache con le fanciullette della sua età: insegnava loro i punti della meditazione, il modo di stare raccolte, di fare il ritiro... E le compagne seguivano puntualmente i suoi avvisi. In tal modo passò la prima giovinezza della grande Riformatrice del Carmelo. San Giuseppe Cottolengo, ancora fanciullo, fu sorpreso un giorno dalla mamma, mentre misurava in lungo e in largo le stanze della casa. - Che cosa vuoi fare? – gli chiese. - Sto calcolando quanti letti per malati ci possono entrare... Più tardi Iddio si servì di lui per fondare la “Piccola Casa della Provvidenza”. E non si sa che Napoleone, da ragazzo faceva alle barricate di neve coi coetanei, formava due squadre e 11 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 12 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E le disponeva in battaglia; e che la vittoria era sempre del gruppo comandato da lui? Lacordaire, fanciullo di quattro anni, saliva sopra una sedia in casa, e si dava a predicare con tanta foga, da impensierire i genitori. - Non posso calmarmi! – diceva – Si fanno troppi peccati, troppi peccati! Il beato Luigi Guanella (1915), Fondatore dei “Servi della Carità”, dediti alla cura dei derelitti e degli scemi, si divertiva un mondo con la sorellina Caterina, a raccogliere del terriccio in una cava della roccia che essi avevano riempito di acqua. Rimescolando acqua e terra per farne una poltiglia, dicevano: - Quando saremo grandi, faremo così la minestra ai poveri. Giuseppe Verdi, a sette anni, restava estatico nel sentire suonare il violino da un cencioso ambulante. Questi disse un giorno ai genitori: - Fategli studiare la musica: non v’accorgete che la sente?... Guglielmo Marconi, da giovinetto, passava giornate intere a comporre e scomporre macchine, specialmente quelle elettriche» (FR. REMO DI GESÙ, Virtù in esempi v. I, p. 966). Possiamo dire che tali ragazzi sono veramente fortunati, forse più privilegiati degli altri e di solito destinati a compiti o imprese eccezionali. Ma ciò non è di tutti, è certo. Ordinariamente i segni di una vocazione maturano e appaiono via via con la crescita degli anni. I sogni dorati della fanciullezza e quelli audaci dell’adolescenza cedono il posto alla ricerca e alla verifica paziente di un ideale, di un modello di vita da realizzare con dedizione e sforzi costanti. 12 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 13 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Quante volte, allora si scopre... il contrario di ciò che si pensava o si desiderava prima! Si pensi, ad esempio, a san Francesco d’Assisi, giovane brillante, già incamminato sulla strada della gloria umana e delle ricchezze terrene, trasformato poi dalla chiamata di Dio in un uomo tutto evangelico, povero, umile e crocifisso come Gesù Cristo. Il papà e la mamma di santa Teresina invece, prima di incontrarsi, amarsi e sposarsi, credevano sinceramente di essere fatti per la vita religiosa in monastero. Fecero la domanda di ingresso al monastero, furono esaminati in profondità, e furono rimandati a casa perché seguissero la strada comune del matrimonio, nel quale si santificarono, donando alla Chiesa quel fiore celestiale di bimba che divenne santa Teresina. In altri casi, poi, c’è chi fin da piccolo scarta espressamente l’ideale di seguire Gesù, ma tale ideale si fa poi deciso e potente. Fu il caso di sant’Andrea Fournet. Da ragazzo, egli ricevette molte raccomandazioni dalla mamma di pensare al Sacerdozio e di orientarsi su quella strada. Ma il ragazzo, quasi per tacita protesta, scrisse sulla copertina di un suo libro: «né prete, né frate». Che cosa avvenne, però? Egli diventò un bravo militare, e avrebbe continuato la carriera militare se, nella fedeltà alla preghiera quotidiana e conservando la bontà dei costumi, non avesse avvertito sempre più imperiosa dentro di sé la «chiamata» di Dio. Allora depose la divisa militare, affrontò gli studi, diventò prete, e diventò Santo, moren13 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 14 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E do a 80 anni, dopo aver compiuto eroismi di bene che solo Dio poté enumerare. Per la vocazione sacra in particolare, bisogna guardarsi dai “fuochi di paglia” di un entusiasmo occasionale e dalle infatuazioni passeggere, che possono avere tutta l’apparenza di una vocazione ardente. Interessante, a questo proposito, fu ciò che successe a san Bernardino da Siena, prima di diventare francescano. Quando egli conobbe gli Eremiti di sant’Agostino, ne rimase così colpito che decise lì per lì di dedicarsi alla vita eremitica, trasportato dall’entusiasmo giovanile. Ma era solo un sogno. Egli stesso ne parlò in una predica, dicendo: «Mi venne la volontà di vivere come un angelo, non più come un uomo... Mi venne il pensiero di vivere di acqua e di erbe e pensai di andarmene in un bosco... E così deliberai di fare e, per vivere secondo Iddio, deliberai anche di comperare una Bibbia... e di cominciare a provare la vita che volevo tenere. E me n’andai fuori di Porta Follonica, e cominciai a cogliere una insalata di cicerbita e altre erbucce e non avevo né pane, né sale, né olio... E, col nome di Gesù benedetto, cominciai con un boccone di cicerbita e messamela in bocca cominciai a masticarla. Mastica, mastica, essa non poteva andare giù. Non potendola ingoiare, io dissi: “Cominciamo a bere un sorso d’acqua”. Mieffe! l’acqua se n’andava giù, e la cicerbita rimaneva in bocca. In tutto io bevvi parecchi sorsi d’acqua con un boccone di cicerbita, e non la potei ingoia14 8-09-2010 9:56 Pagina 15 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp «Mi venne la volontà di vivere come un angelo, non più come un uomo...». C San Bernardino da Siena Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 16 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E re. Sai che ti voglio dire? Con un boccone di cicerbita io allontanai ogni tentazione; perché certamente io conosco che quella era tentazione». Ben diverso, invece, fu ciò che accadde a santa Francesca Saverio Cabrini, quando era piccina. Un giorno ascoltò un missionario che parlava della vita missionaria in Cina. Quel discorso accese nel cuore della bimba l’ideale missionario, che le resterà impresso nel cuore fino alla morte. Spontaneamente la piccina cominciò e continuò a orientare i suoi giochi, i suoi sacrifici, le sue preghiere, tutto per la vita missionaria. Le piaceva giocare alle bambole – come ad ogni bambina –, ma le vestiva tutte da monacelle. Le piaceva giocare alle barchette di carta, e le riempiva di tante violette che raffiguravano tante suore missionarie in partenza per le terre infedeli. Aveva saputo che in Cina non c’erano i... dolci italiani, e allora decise di abituarsi subito a non mangiarli più. Nelle sue preghiere, il ricordo e la supplica per le missioni non potevano mancare mai. Così maturò, fin dall’infanzia, costante e armoniosa, la vocazione religiosa di questa grande apostola. Bisogna stare attenti, però, a non cadere nell’altro eccesso: ossia quello di evitare i “sogni” e i “fuochi di paglia”, pretendendo di provare costantemente il trasporto sensibile, l’entusiasmo, il fervore bruciante per la vita consacrata a Dio. Al contrario ascoltiamo ciò che insegna, con la sua grande saggezza, san Francesco di Sales: «Per avere un segno di una buona vocazione, non è necessaria 16 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 17 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E una costanza che sia sensibile, ma che sia nella parte superiore dello spirito; perciò non si deve giudicare falsa la vocazione se capita che il chiamato non provi più quei sentimenti sensibili che ebbe al principio, e anzi senta tali ripugnanze e raffreddamenti, che è portato talvolta a vacillare, parendogli che tutto sia perduto; basta che la volontà resti costante nel non abbandonare la divina chiamata; e basta che vi rimanga qualche affezione verso di quella. Per sapere se Dio vuole che uno sia frate o suora, non bisogna aspettare che Dio stesso gli parli o gli mandi un Angelo dal cielo a significargli la sua volontà. Né è necessario un esame di dieci Dottori per vedere se la vocazione si debba seguire o no: ma bisogna corrispondere e coltivare il primo moto dell’ispirazione, e poi non pigliarsi fastidio, se vengono disgusti e raffreddamenti; perché facendo così non mancherà Iddio di far riuscire tutto a gloria sua». C Giovane che leggi, osserva e ascolta attentamente. Forse in te ci sono segni di una “scelta” da parte di Dio, ma tu li tieni nascosti, sepolti sotto una crosta di attrazioni diverse, che ti propongono un cammino nel mondo. Forse tu aspetti segni straordinari di chiamata da parte di Dio, mentre il Signore vuole chiamarti alla maniera ordinaria, delicata e soave. Sta attento! Ripeti spesso come san Paolo, come san Francesco d’Assisi: «Signore, che vuoi che io faccia?», e metti in ascolto il tuo cuore, aperto a compiere incondizionatamente il suo Volere. 17 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 18 LE DUE VOCAZIONI C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Le vocazioni fondamentali per l’uomo sono due: la vocazione al matrimonio e la vocazione alla consacrazione a Dio (sacerdozio, vita religiosa, vita missionaria). Scriveva già a suo tempo il grande sant’Atanasio: «Due sono gli stati di vita e gli orientamenti fondamentali: quello comune e adatto alle tendenze della vita umana, ed è il matrimonio; l’altro angelico e apostolico, incomparabilmente più elevato: lo stato di verginità e di vita monastica». Potremmo dire senz’altro, però, che il termine “vocazione” nel suo senso più stretto esprime la chiamata speciale di Dio al Sacerdozio e alla vita religiosa. Quando si parla di “vocazione”, cioè, si intende sempre parlare della vocazione sacra. Perché? Per la semplice ragione che la chiamata al matrimonio è chiamata nativa, ordinaria, comune, essendo iscritta nella carne e nel sangue dell’uomo; si può dire che è data già per scontata e ha via libera nella vita dell’uomo. La vocazione sacra, invece, esige un intervento speciale di Dio che sospinge dall’alto e verso l’alto, che conduce espressamente sulla strada della consacrazione. «Non a tutti è dato» – disse Gesù, parlando appunto della consacrazione a Dio – ma solo a quelli che Dio sceglie e chiama espressamente (Mt 19,11). Del resto, l’esempio della chiamata di Gesù esplicita, diretta, personale, noi la troviamo nel Vangelo solo riguardo agli Apostoli («Seguitemi») e al giovane ricco 18 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 19 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E («Vieni e seguimi»), ed è sempre una chiamata alla consacrazione, una chiamata che in un certo senso si inserisce a sorpresa nel corso ordinario della vita di un uomo, una chiamata voluta espressamente da Gesù: «Non voi avete scelto Me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16). Ogni ragazzo e ragazza, ogni giovane, ogni uomo in cerca della sua strada, prima della scelta di uno stato di vita, deve esaminare attentamente quale delle due vocazioni ha ricevuto dal Signore: «Rendetevi conto della vostra vocazione», ammonisce san Paolo (1Cor 1,26). Non si può andare alla leggera o alla cieca in una cosa così importante, come la scelta dello stato di vita. Giustamente san Gregorio Nazianzeno affermava che «sbagliata la vocazione, tutto è sbagliato nella vita, tutto va male». E san Filippo Neri raccomanda con saggezza che «per eleggere lo stato di vita ci vuole tempo, consiglio e orazione». Quanta incosciente superficialità, invece, è evidente in molti giovani che si decidono al matrimonio, senza capire letteralmente nulla della «chiamata» di Dio alla grande missione da svolgere nel matrimonio! E così abbiamo tanti matrimoni di lacrime e rovine. Di solito, inoltre, non si esamina pressoché mai se la propria vocazione possa essere quella sacerdotale o religiosa. Sono in tanti, purtroppo, quelli che escludono per principio ogni possibilità di essere chiamati da Dio alla vita consacrata a Lui. Molti poi hanno persino... orrore e terrore di una eventuale vocazione sacra. Vogliono solo i beni terreni e le creature da go19 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 20 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E dersi in questo mondo, e basta. Non vedono, né ammettono altro. Eppure lo Spirito Santo ammonisce proprio i giovani con forza: «Dico a voi giovani... il mondo passa con le sue concupiscenze», mentre solo «chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1Gv 2,17). Quanti giovani che si sposano (magari a 18 anni) sono sicuri di fare la volontà di Dio? Quanti di loro, invece, si sono fatti travolgere dalle concupiscenze della carne, mentre erano chiamati da Dio a una vita superiore, alla consacrazione?... San Giovanni Bosco, con la sua straordinaria esperienza di vita in mezzo ai giovani, poteva affermare che «un terzo dei giovani porta in germe la vocazione sacerdotale e religiosa». E allora..., come mai i sacerdoti, i religiosi, i consacrati sono così pochi nel mondo? Si vede che l’incorrispondenza alla chiamata di Dio è davvero grande. Ma che cosa sarà al giudizio di Dio, quando tanti scopriranno di avere sbagliato vocazione e di non essersi neppure accorti del dono sublime della chiamata di Dio alla vita consacrata? Bisogna finirla con i falsi e puerili pregiudizi contro la vocazione. Si teme che la vita sacerdotale e la vita religiosa siano vita da... prigionieri per i vincoli sacri con cui la creatura si lega al suo Signore, e non ci si accorge – incredibilmente – che maggiori e più numerose sono le schiavitù nella vita secolare (lavoro, famiglia, sesso, divertimenti, fumo, sport...) a servizio non di Dio, ma di 20 8-09-2010 9:56 Pagina 21 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp C Dico a voi giovani... il mondo passa con le sue concupiscenze mentre solo chi fa la volontà di Dio rimane in eterno. (cf 1Gv 2,17) Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 22 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E padroni spesso tutt’altro che meritevoli. San Paolo si gloriava – giustamente – di essere «prigioniero di Cristo»; ma come potrebbe qualcuno gloriarsi di essere «prigioniero» del suo ufficio o del padrone di fabbrica o del direttore di lavoro, degli interessi materiali o degli impulsi sessuali?... A san Francesco di Assisi, mentre correva verso le Puglie per combattere a servizio di Gualtiero di Brienne, il Signore chiese: «Francesco... che cosa è meglio, seguire il servo o il padrone?». «Il Padrone» – rispose san Francesco –. «E allora, perché corri dietro al servo?» – riprese il Signore. Francesco capì, e chiese subito di rimando: «Signore, che vuoi che io faccia?...». «Torna ad Assisi» – gli disse il Signore. Sia ben chiaro, quindi: chi ha la vocazione è chiamato a seguire e servire il Padrone, è scelto da Lui e viene legato a Lui con i vincoli della consacrazione. Vincoli benedetti e fecondi! Vincoli di puro amore, di infinito amore, perché è infinito Colui che ci ama e che ci assicura: «Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,28-30). Se proprio vogliamo, ecco la testimonianza di due grandi «prigionieri»: un prigioniero di Cristo, san Leonardo da Porto Maurizio, francescano, celebre predicatore; un prigioniero della carne e delle creature, Wolfango Goethe, celebre poeta tedesco. «Ho 72 anni – esclamava san Leonardo da Porto Maurizio – e non sono mai stato infelice neppure un’ora...» (nonostante i travagli di un apostolato infaticabile). 22 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 23 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E «Ho 72 anni – esclamò pure Wolfango Goethe – e non sono stato mai un’ora felice...» (nonostante tutte le coppe di piaceri e voluttà carnali). Diceva molto bene un altro umile e santo francescano, san Serafino da Montegranaro: «Non darei un palmo del mio cordone per tutti i beni del mondo»; e ciò perché, come afferma san Bernardino da Siena: «Quando un’anima comincia a gustare Gesù, si disgusta necessariamente del mondo». Ma già il Salmista cantava e profetava a suo tempo: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore...» (33,9), «Quanto sono amabili le tue dimore, o Signore...» (83,1), «Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi!» (83,5). C Giovani, attenti a non sbagliare! «La vocazione – diceva il papa Paolo VI – è una grazia che non è di tutti; ma può essere ancora oggi di molti. Di molti giovani forti e puri, di molte anime che hanno l’ansia della bellezza superiore della vita, l’ansia della perfezione, la passione della salvezza dei fratelli». Preghiamo che sia così. Forse qualcuno che ora ode questa nostra umile voce di fuori, sente la voce regale di Gesù? Preghiamo che sia così: la nostra benedizione è su quanti «ascoltano la parola di Dio e la custodiscono». 23 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 24 IL DONO PIÙ GRANDE C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Quando gli Apostoli dissero schiettamente a Gesù che, se il matrimonio impone i doveri così gravi dell’unità e dell’indissolubilità è meglio non sposarsi, Gesù rispose senza mezzi termini che la vita consacrata a Dio non è possibile a chiunque, ma solo «a coloro a cui è concesso» (Mt 19,11). La vocazione alla vita consacrata per il Regno dei cieli, quindi, è un dono speciale, un dono personale, un dono privilegiato concesso da Dio non ai più, ma ai meno. E nessuno può darselo da sé, perché «non voi avete scelto Me – dice Gesù – ma Io ho scelto voi» (Gv 15,16). Anche san Paolo avrebbe desiderato che tutti gli uomini vivessero come lui nello stato di consacrazione a Dio. Anch’egli arrivò a scrivere: «Non sei sposato?... Non cercare di sposarti!» (1Cor 7,27), e altrove dice che «sposarsi è bene, non sposarsi è meglio» (1Cor 7,38). Perché? Perché con la vita verginale il cuore è «indiviso» nell’amare Dio, nel piacere a Lui e nel dedicarsi alle cose divine conservando «la santità del corpo e dello spirito» (1Cor 7,34). Tuttavia lo stesso san Paolo deve concludere che «ognuno resti in quella vocazione a cui è stato chiamato» (1Cor 7,20), proprio perché i doni più alti non sono per tutti, ma solo per coloro che «Egli stesso vuole» (Mc 3,13). Gesù, inoltre, ha magnificato il dono della vocazione alla vita verginale consacrata come una realtà 24 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 25 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E del Paradiso, una ricchezza del Regno dei cieli, un anticipo in questo mondo della vita celeste, una incarnazione di vita angelica sulla terra: «I figli di questo mondo si sposano e si maritano... I figli della resurrezione, invece, saranno come gli Angeli di Dio» (Lc 20,34-5). Ha ragione perciò sant’Ambrogio di esclamare: «Se gli Spiriti beati sono i vergini del cielo, i vergini sono gli Angeli della terra»... E ancora: «La verginità che rende l’uomo simile agli Angeli è quel che vi ha di più bello nella natura umana. Ma nei vergini c’è qualcosa che non si trova negli Angeli: questi non hanno corpo, mentre nei vergini è proprio il corpo che diventa lo strumento del trionfo». E san Cipriano con pari ardore scrive: «Custodite, o vergini, custodite ciò che siete. Custodite quello che sarete... Voi avete già in questo mondo la gloria della resurrezione». È questa la realtà di grazia sublime della vita consacrata a Dio, della vita religiosa: le creature diventano «come gli Angeli di Dio nel cielo» (Mt 22,30). E questa angelicità noi la vediamo realmente splendere in figure come san Francesco d’Assisi, santa Chiara, sant’Antonio, santa Caterina, san Luigi, santa Bernardetta, san Giovanni Bosco, santa Teresina, santa Gemma, san Massimiliano M. Kolbe... Quanto «candore di luce eterna» (Sap 7,26) in queste figure di nostri fratelli e sorelle consacrati a Gesù! Perciò chi ha il dono eccelso della vocazione religiosa non esiti a lasciare tutto per consacrarsi a Dio, per 25 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:56 Pagina 26 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E donarsi a Gesù in totalità di se stesso, con il cuore «indiviso», in santità «di corpo e di spirito» (1Cor 7,34). Gesù stesso ci assicura: «Chi avrà abbandonato la casa... avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,29). Chi si consacra a Dio, chi si dona a Gesù lasciando tutto per Lui è come chi lascia le apparenze per la realtà, secondo la parola di san Paolo: i beni visibili (casa, lavoro, padre, madre...) sono caduchi; i beni invisibili (Dio, la grazia, le anime, il Regno dei cieli) sono la realtà perenne. Quando san Francesco d’Assisi riuscì a disfarsi di ogni bene terreno e di ogni creatura (anche del papà), potette esclamare con ardore estatico: «Dio mio e mio tutto». Si era liberato di alcune creature, e ora possedeva il Tutto. Così è la vita religiosa, questo è lo stato dei consacrati nei monasteri e nei conventi, negli eremi e nelle case religiose. San Basilio commenta: «In questo stato privilegiato si fa un felice e ammirabile scambio: si danno le cose della terra per quelle del cielo; le cose passeggere per quelle eterne; beni di nessun valore per beni inestimabili». E il grande sant’Agostino confessa candidamente che «le parole umane non possono celebrare degnamente la vita religiosa. Quando mi provo a farlo, mi sento costretto al silenzio, perché sono incapace di esaltare una vita tanto sublime e angelica». In più c’è da riflettere su di una realtà di grazia legata alla verginità consacrata: ossia, ogni anima vergine consacrandosi diventa «Sposa di Cristo», come canta la Liturgia della Chiesa. Gesù stesso si è 26 8-09-2010 9:57 Pagina 27 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp «Essere tua sposa, Gesù..., essere, per l’unione con Te, madre delle anime». C Santa Teresa di Gesù Bambino Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 28 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E chiamato Sposo delle vergini prudenti nella parabola delle dieci vergini (cf Mt 25,1ss). Il profeta Isaia scriveva già a suo tempo: «Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così per te gioirà il tuo Dio» (Is 62,5). Verginità e sponsalità divina, verginità e gioia divina, verginità e maternità spirituale: vanno tutte insieme. L’angelica santa Teresina scriveva con la sua solita grazia: «Essere tua sposa, Gesù..., essere, per l’unione con Te, madre delle anime». Quale incanto di amore celestiale nella vita di una vergine consacrata! Questo ha insegnato sempre la Chiesa. Il papa Pio XII nella splendida enciclica sulla “Sacra Verginità” e nei discorsi alle anime consacrate ha svolto meravigliosamente questi temi, chiamando le vergini consacrate «vere spose del Signore», sulla scorta dei Santi Padri che hanno considerato le vergini “spose di Cristo” nel senso più vero e più alto. San Metodio d’Olimpo, ad esempio, così fa pregare una vergine consacrata: «O Cristo tu sei tutto per me. Io mi conservo pura per Te e, portando una lampada splendente, vengo incontro a Te, o Sposo mio». A questo punto credo che non diremo più esagerata santa Maria Maddalena de’ Pazzi, la mistica del Carmelo, quando afferma che «la vocazione religiosa è la grazia più insigne che Dio possa fare a un’anima dopo il santo Battesimo». Né di conseguenza, è esagerato san Luigi Orione quando scrive: «Avrei a grande grazia se Gesù volesse 28 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 29 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E concedirmi, per le vocazioni, di andare mendicando sino all’ultimo della mia vita». Inoltre, a questo proposito, sarà bene rivolgere ai genitori cristiani le ispirate parole del papa Pio XII: «Qualora Iddio vi facesse un giorno l’insigne onore di ricercarvi uno dei vostri figli o delle vostre figlie per il suo servizio, sappiate dunque apprezzare il valore e il privilegio di tanta grazia, per il figlio o per la figlia eletta, per voi e per la famiglia vostra. È un gran dono del cielo che entra nella vostra casa...». Quando il papà di santa Teresina sentì dirsi dalla figlia Celina che anch’ella voleva consacrarsi tutta a Gesù nella vita verginale del Carmelo, disse commosso alla figlia: «Vieni, andiamo a ringraziare Gesù Sacramentato dei favori che concede alla nostra famiglia e dell’onore che mi fa scegliendosi delle spose in casa mia! Sì, il buon Dio mi fa un grande onore prendendosi le mie figlie». C Tu, giovane che leggi, entra nel tuo cuore, raccogliti in preghiera, ascolta, ascolta, ascolta... Forse Gesù ti ha scelto, ti ha prediletto, ti chiama, ti sta chiamando – «vieni! seguimi!» (Mt 19,21) – ti sta facendo il dono più grande che ti renderà come un «Angelo di Dio nel cielo» (Mt 22,30). 29 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 30 SACERDOTE DI GESÙ C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Se la vita religiosa è una vita angelica – «come gli Angeli di Dio nel cielo» (Mt 22,30) – la vita sacerdotale deve essere vita più che angelica, perché il Sacerdote ha il potere e la missione di compiere ciò che neppure gli Angeli possono fare. Dopo Dio, infatti, solo il Sacerdote ha il potere e la missione di trasformare il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Gesù, di rimettere i peccati ad ogni peccatore pentito. Con il Sacerdozio l’uomo supera ogni vertice di potere e di grandezza creata. Entra nell’increato, nel divino, nella stessa Persona divina di Gesù: diventa Gesù che transustanzia il pane e il vino, che toglie i peccati da ogni anima, che ammaestra, guida e conduce a salvezza. Forse per questo il Sacerdote è venerato dallo stesso suo Angelo Custode, che sta alla sua sinistra anziché alla sua destra, e gli dà la precedenza, come ci assicura san Francesco di Sales. Il Sacerdote riproduce Gesù, continua e prolunga la stessa missione salvifica di Gesù, ha lo stesso destino pasquale di Gesù: crocifissione e risurrezione. Così parla Gesù ai suoi primi sacerdoti: «Venite, vi farò pescatori di uomini...» (Mt 4,19). «Come il Padre ha mandato Me, così Io mando voi» (Gv 20,21). «Prendete... questo è il mio Corpo... questo è il calice del mio Sangue» (Mt 26,26). «A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, a chi non li rimetterete non sa- 30 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 31 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E ranno rimessi» (Gv 20,23). «Andate, ammaestrate tutte le genti...» (Mt 28,19). «Chi ascolta voi, ascolta Me, chi disprezza voi, disprezza Me» (Lc 10,16). «Hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). «Voi non siete di questo mondo, come Io non sono di questo mondo... Perciò il mondo vi odia...» (Gv 17,14; 15,19). Noi non possiamo che smarrirci se pensiamo alla realtà sovrumana del Sacerdozio. Possiamo forse intuirla riflettendo che san Francesco d’Assisi, tutto serafico e celestiale, non ebbe il coraggio di ricevere il Sacerdozio, e volle restare Diacono. E dalla storia dei Santi Padri sappiamo che anche sant’Efrem restò sempre e solo Diacono, che sant’Agostino pianse amare lagrime il giorno dell’Ordinazione sacerdotale, che san Giovanni Crisostomo e sant’Ambrogio si andarono a nascondere e si resero irreperibili per non farsi consacrare vescovi. Nel suo celebre Dialogo, santa Caterina da Siena scrisse che, riguardo ai sacerdoti, un giorno l’Eterna Sapienza le disse: «Apri l’occhio dell’intelletto tuo, e riguarda in me, sole di giustizia. Allora vedrai i gloriosi ministri, i quali, avendo mirato il sole, hanno preso la condizione del sole!». Il santo Curato d’Ars diceva che se Dio ci illuminasse sul valore del Sacerdozio, nessuno oserebbe farsi consacrare Sacerdote. Ugualmente, se si conoscesse il valore della Santa Messa, né il Sacerdote oserebbe celebrarla né il fedele ascoltarla. «Tutte le buone opere unite insieme – cercava di spiegare il santo Curato – 31 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 32 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E non valgono quanto il Sacrificio della Messa, perché quelle sono opere di uomini, mentre la Messa è opera di Dio. Anche il martirio non è nulla in confronto: il martirio è il sacrificio dell’uomo a Dio, mentre la Messa è il sacrificio di Dio per l’uomo!...». Celebrare la Santa Messa, rimettere i peccati, donare il Corpo e Sangue di Gesù alle anime, spezzare il pane della Parola di Dio a ogni uomo: tutto ciò costituisce una missione di somma importanza per tutto il Corpo Mistico di Cristo. Anche l’ultimo e più sconosciuto Sacerdote della terra – come poteva apparire san Giovanni Maria Vianney, allorché si recò nel paesello di Ars – è artefice di opere prodigiose nel dispensare «i misteri divini» (1Cor 4,1), incrementando la vitalità delle membra del «Corpo di Cristo che è la Chiesa» (Col 1,24). Ad ogni Sacerdote, in verità, si possono applicare le parole divine del salmista: «Ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2,8). È proprio così. Due esempi più recenti fanno comprendere la verità di queste parole in maniera luminosa. San Massimiliano Maria Kolbe, l’umile e ardente figlio di san Francesco, non è forse diventato una figura di Sacerdote amato e venerato da tutto il mondo? Non ha forse egli fondato due meravigliose cittadelle dell’Immacolata, una in Polonia e una in Giappone? Non è stato forse proclamato dal papa Giovanni Paolo II «Protettore speciale dei nostri tempi»? San Pio da Pietrelcina non meno umile e ardente figlio di san Francesco, non ha forse avuto una «clientela mondiale», come disse il papa Paolo VI? Non è stato forse vero che le 32 8-09-2010 9:57 Pagina 33 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Con il Sacerdozio l’uomo supera ogni vertice di grandezza creata. Entra nell’increato, nel divino, nella stessa Persona di Gesù. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 34 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E genti «andavano a lui da ogni parte» (Mc 1,45), sul Gargano? Non ha forse egli dato vita a due mirabili opere, la Casa Sollievo della sofferenza e i Gruppi di Preghiera? I poteri più divini, le realtà più sublimi si trovano nel cuore e nelle mani di ogni Sacerdote. Leggiamo che cosa scriveva sul Sacerdozio, nel suo diario personale un santo Sacerdote, Don Giuseppe Canovai, nostro contemporaneo, morto a soli 34 anni: «Sento fremere, palpitare in me immenso, augusto, celeste, il potere del Sacerdozio; lo sento travalicare i limiti della mia anima, giungere fino ai cieli, cui dona la pace del perdono e la parola della vita, spingersi fino alle soglie della morte, ove salva nella effusione universale della misericordia crocifissa. Esso sboccia come un albero secolare che ha le sue chiome nei cieli, ai piedi della Croce dalle zolle bagnate dal sangue di Dio; e le anime redente lo rallegrano con le gioie della vita». I sacerdoti sono le creature più indispensabili della terra, le più salutari e benedette. Per quanto deboli e difettosi essi hanno sempre il potere di donare la grazia, di donare il Pane di vita eterna, di donare la Parola del Signore, di confortare gli ammalati, di sostenere i moribondi, di illuminare e guidare gli erranti. Senza la grazia, senza l’Eucaristia, senza la Parola del Signore come potremmo noi vivere rettamente e salvarci per l’eternità? «Lasciate un paese per vent’anni senza sacerdote – diceva giustamente il santo Curato d’Ars – e gli uomini adoreranno le bestie!». 34 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 35 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E È vero. È talmente vero, che non può esserci disgrazia o castigo peggiore per una nazione, per una Diocesi, quanto la diminuizione dei Sacerdoti; non può esserci calamità maggiore per la cristianità e per la società che la diminuizione dei Sacerdoti. E se non si arriva a comprendere questo è segno che il processo di scristianizzazione marcia a vele spiegate accecando le menti, ottenebrando ogni ideale specialmente nei giovani, i quali preferiscono restare masse enormi di disoccupati e scalmanati, anziché chiedersi seriamente se non siano chiamati dal Signore in un campo ben più fecondo e prezioso: il campo del Regno di Dio nei fratelli, specialmente in quelli più poveri, oppressi, disperati... È veramente doloroso constatare come tanti giovani disoccupati si consumano nell’infelicità e nell’ozio vagabondo, mentre potrebbero essere portatori di Dio agli uomini, degli uomini a Dio e di Dio a Dio. «Il Sacerdozio – scrive splendidamente sant’Efrem – è nella Chiesa come un volo d’aquile, che lasciano la terra e salgono audacemente verso Dio. Nei potenti loro artigli portano le cose sacre dell’umanità e le depongono ai piedi del trono della maestà divina. Di là riportano sulla terra le cose sacre di Dio, per santificare le anime che vorranno accostarsi ai venerandi misteri di cui è dispensatore». Giovane che leggi, sappi riflettere: nell’Italia dell’800, con parecchi milioni di abitanti in meno, erano oltre 150.000 Sacerdoti. Nell’Italia di oggi, con parecchi milioni di abitanti in più, i Sacerdoti sono poco più di 30.000, e le conseguenze evidenti sono l’ateismo di 35 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 36 E massa, il calo pauroso della pratica dei Sacramenti, l’ignoranza religiosa più crassa, la corruzione galoppante, l’approvazione di leggi degradanti e assassine (divorzio, aborto, droga...). C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C Giovane che leggi, rifletti. Mancano «operai nella messe». Entra dentro di te. Prega, e ascolta, ascolta, ascolta il Signore. Forse Egli ti chiama, ti ha scelto, ti vuole rendere «sale della terra e luce del mondo» (Mt 5,13), ti vuol fare «pescatore di uomini» (Mc 1,17). Forse, meditando queste pagine, potrai sentirti dire nel cuore: «Il Maestro è qui e ti chiama» (Gv 11,28). 36 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 37 CHI PUÒ ESSERE CHIAMATO DA GESÙ? C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E «Parroco, io voglio farmi suora...». «Oh bella!... proprio tu, Maria Bertilla, che sei buona a nulla?...». «Ma io mi sforzerò di imparare a fare qualcosa». «Va’ va’, piccola “gnocca”, cosa vuoi che se ne facciano di te le suore?...». Così andò il primo incontro fra il Parroco e la ragazzetta Maria Bertilla Boscardin, quando questa manifestò la sua vocazione a diventare suora . Qualche giorno dopo, però, il Parroco, preso dallo scrupolo, fece richiamare Maria Bertilla e le chiese: «Dimmi con sincerità: sei proprio decisa a farti suora?». «Sì, Parroco». «Senti proprio che Gesù ti chiama a diventare per sempre sua sposa?». «Sì, Parroco». «Ma tu sai almeno pelare le patate?...». «Sì, Parroco». «Ebbene, vuol dire che andrai in convento a pelare le patate». Così Maria Bertilla poté entrare fra le Suore Dorotee, in convento, e la povera “gnocca”, entrata per pelare le patate, diventò una splendida santa tutta candore e sacrificio. Dopo questo esempio, se ci chiediamo: «Chi può essere chiamato da Gesù?», dobbiamo rispondere: tutti possono essere chiamati, perché non c’è categoria di 37 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 38 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E persone che non possa ricevere la grazia della vocazione. Il Signore conosce tutti e può chiamare chiunque. «Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome» (Sal 146,4). Il Vangelo, infatti, ci dice che Gesù chiamò a seguirlo giovani e adulti, pescatori e operai, impiegati e disoccupati. San Giovanni Evangelista era giovane. San Pietro era adulto maturo. Ambedue erano pescatori. San Matteo invece era impiegato all’ufficio delle imposte. San Paolo lavorava le stuoie. C’è poi da ricordare gli operai disoccupati, quelli chiamati all’ultim’ora di cui parla Gesù nella parabola (Mt 20,1-16). Lungo i secoli di storia del Cristianesimo, Gesù ha chiamato a seguirLo anche i ragazzi e gli anziani, uomini e donne, innocenti e peccatori, fra tutte le categorie di ogni ceto sociale. Erano ragazzi san Benedetto, san Tommaso d’Aquino, san Luigi Gonzaga, san Pio X, san Massimiliano M. Kolbe, sant’Agnese, santa Bernardetta, santa Teresina... Erano adolescenti sant’Antonio di Padova, san Gerardo Maiella, san Gabriele dell’Addolorata, san Giovanni Berchmans, san Giovanni Bosco, santa Caterina da Siena, santa Veronica Giuliani, santa Maria Bertilla... Erano giovani sant’Antonio Abate, san Bernardo, san Francesco d’Assisi, san Francesco Saverio, sant’Alfonso de’ Liguori, santa Scolastica, santa Chiara, santa Margherita Alacoque... 38 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 39 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Erano adulti gli Apostoli (eccetto san Giovanni Evangelista), sant’Agostino, sant’Ignazio di Loyola, san Camillo de Lellis, santa Maria Maddalena, santa Maria Egiziaca, santa Margherita da Cortona, la beata Angela da Foligno... Gesù non fa riserve per nessuno. Chiama con sovrano amore e libertà; chiama chi vuole, quando vuole e come vuole. È solo Lui che «ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri...» (Ef 4,11). È Lui che ha chiamato alcuni a diventare celebri Pontefici, come san Gregorio Magno e san Leone Magno, o celebri Dottori della Chiesa come san Tommaso e san Bonaventura; ha chiamato altri ad essere umili e mirabili fraticelli come san Felice e san Crispino; ha chiamato alcune ragazze ad essere geniali fondatrici come santa Teresa d’Avila e santa Giovanna Antida o ad essere dolci e angeliche suore come santa Bernardetta e santa Maria Bertilla. Se proprio volessimo scoprire una certa sua preferenza, dovremmo dire che Gesù preferisce gli umili, gli indotti, i deboli, secondo quel pensiero di san Paolo: «Non sono molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili» (1Cor 1,26). Ma è soprattutto nel cuore dei ragazzi e dei giovani che ordinariamente Dio depone il germe della vocazione, perché «a dodici anni – afferma Alfonso Gratry – si capiscono le cose sublimi e generose che a quarant’anni non si capiscono più». 39 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 40 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Anche il papa Giovanni Paolo II, in un discorso sulla vocazione, afferma che «Dio chiama tutti a una missione, chiama a tutte le età, chiama in modo speciale i giovani», e con accento vigoroso continua: «Giovani, adesso è la vostra ora! Tocca a voi rispondere. La vita è un dono di Dio. Se Cristo vi chiama a essere suoi collaboratori non esitate un attimo a dire il vostro generoso Sì. Se vi parlo di consacrazione totale a Dio nel sacerdozio, nella vita religiosa, nella vita missionaria, è perché Cristo chiama a questa straordinaria avventura molti tra voi!». Alcuni esempi splendidi del nostro tempo confermano, ancora di più, questa verità della chiamata dei giovani alla vita consacrata a Dio. San Massimiliano Maria Kolbe, figura splendida di santo francescano e mariano, aveva poco più di dieci anni quando studiava privatamente, per andare avanti negli studi. Un giorno, ascoltando una predica, sentì l’annuncio dell’apertura di un seminario francescano, per ragazzi aspiranti a seguire san Francesco d’Assisi. Illuminato interiormente, chiese subito di poter entrare in quel seminario. Fu accontentato. Entrò in seminario, andò avanti, e divenne figlio di san Francesco, cavaliere folle d’amore all’Immacolata, martire della carità nel campo della morte di Auschwitz, dove offrì la sua vita in cambio di quella di un papà di famiglia nel 1941. San Pio da Pietrelcina, altra figura gigantesca di santo francescano, anch’egli, poco più che decenne, durante una predica sentì la spinta a consacrarsi a 40 8-09-2010 9:57 Pagina 41 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp C «Dio chiama tutti a una missione, chiama a tutte le età, chiama in modo speciale i giovani». Giovanni Paolo II Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 42 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Dio e si impegnò a fare tutti gli studi con lezioni private, per poter entrare a quindici anni nel Noviziato dei cappuccini diventando talmente simile al Padre Serafico da essere insignito anch’egli delle sacre stimmate di Gesù, che tenne per 50 anni, fino alla morte, avvenuta nel 1968. Santina Campana, questo delizioso gioiello di fanciulla, possiamo dire che fin dal Battesimo sia cresciuta talmente “tutta di Gesù” che ben merita di stare accanto a santa Teresina e a santa Gemma Galgani. La sua vocazione è stata il naturale sboccio di una rosa e di un giglio, dal profumo fragrante intensissimo. A diciotto anni è novizia, vero angelo di amore e di candore. Ma non concluderà il suo noviziato che in Paradiso, dopo tre anni di dolori lancinanti, morendo come una piccola e ardente Sentinella della Croce, nell’anno santo 1950. Considerando i giovani, inoltre, e la predilezione di Gesù per essi, dobbiamo anche dire che c’è in loro una generosità e un ardimento non riscontrabile in altre età della vita. Essi sanno essere generosi nell’amare con totalità, sanno essere ardimentosi nel voler fare anche eroismi. Certamente, quando sono sinceri e decisi, non gradiscono né ammettono mezze misure o compromessi nella fedeltà agli impegni d’amore. Essi intuiscono con lucidità che l’amore grande e forte è legato al sacrificio grande e forte. Gesù ci ha amato con la sua totale immolazione cruenta. E noi? Leggiamo su di una rivista sacerdotale che una volta «una Superiora Carmelitana descriveva a un gruppo 42 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 43 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E di giovani giapponesi convertite, la vita del Carmelo: lunghe preghiere, rigidi digiuni, vita dura...». Gli occhi di quelle figliuole brillavano di gioia. Tuttavia la Superiora disse, a un certo punto, che la rigorosa regola carmelitana sarebbe stata un po’ attenuata per loro, non abituate a simili penitenze. La luce si spense negli occhi di quelle giovani, che si guardarono l’un l’altra molto deluse. Poi una si fece coraggio e, a nome di tutte, disse: «Madre, saremmo tanto contente di seguire la Regola senza attenuazioni perché vogliamo amare molto il Signore». Per questo il papa Paolo VI in un discorso ai giovani rivolgeva loro parole forti e rigorose come queste: «Giovani, sapete che Cristo ha bisogno di voi? Sapete che la sua chiamata è per i forti, è per i ribelli alla mediocrità e alla viltà della vita comoda e insignificante?». C Giovane che leggi, rifletti e medita. Anche tu, proprio tu, puoi essere chiamato da Gesù. Vorrai preferire alla sua chiamata le lusinghe di una creatura o dei beni terreni? Non essere insensato. Chi può amarti di più, il Creatore o la creatura? Se Gesù ti chiama, avrai l’infinito bene nel tuo cuore, tua proprietà e ricchezza. 43 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 44 CHE SIGNIFICA “SEGUIRE GESÙ”? C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Significa vivere la stessa vita di Gesù. Ossia una vita verginale, povera, obbediente. Questa è la vita di consacrazione a Dio, che si vive soprattutto nei luoghi consacrati a Dio: seminari, monasteri, conventi, case religiose sia di uomini che di donne. San Benedetto e santa Teresa, san Gerardo e santa Bernardetta, vissero la vita di Gesù nelle loro case religiose, dopo aver lasciato tutto, proprio tutto per Gesù. Lo stesso fecero i santi Preti, che non vissero in convento, ma imitarono Gesù con la loro vita splendente di virtù: tali furono, ad esempio, il santo Curato d’Ars, san Giuseppe Cafasso, san Pio X. “Seguire Gesù”, quindi, non è un linguaggio astratto, ma è un’espressione che significa concretamente menare la stessa vita di Gesù vergine, povero e obbediente fino alla morte; corrisponde, cioè, a “vivere Gesù”, e a viverlo totalmente, unicamente, esclusivamente. Nella vita di san Paolo della Croce leggiamo che questo giovane ardente e puro dovette sostenere dure battaglie, per difendere la sua vocazione a “seguire Gesù”. Specialmente uno zio parroco voleva che il nipote si sposasse. Gli promise, per questo, tutti i suoi beni in eredità. Gli trovò lui stesso una giovane brava, bella e ricca. D’accordo con i familiari, gli presentarono que- 44 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 45 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E sta giovane come fidanzata, sperando finalmente che il giovane cedesse e accettasse di sposarsi. Ma il giovane Paolo non intendeva assolutamente rinunciare a “seguire Gesù” per una creatura. Di fronte al pericolo, si attaccò ancora più al Crocifisso con preghiere e lacrime ardenti. E quando lo zio, un giorno, volle portarlo a visitare la ragazza, Paolo si ricordò dell’esempio di san Francesco di Sales, e di fronte alla ragazza rimase con gli occhi bassi, muto e assorto nell’orazione del cuore. Lo zio parroco morì, e realmente gli lasciò in testamento tutti i suoi beni, purché si sposasse. Ma Paolo fece subito la rinunzia legale all’eredità dello zio, tenendo con sé solo il Breviario per recitare la preghiera della Chiesa. Significativa fu, in quella occasione, la sua preghiera di rinuncia ad ogni bene per seguire Gesù e possedere Lui solo: «Signor mio Crocifisso, io mi protesto che di questa eredità non voglio altro che questo Breviario. Tu solo mi basti. Tu solo sarai il mio amore ora e sempre». Ancor più drammatico, in questo senso, fu ciò che accadde a san Francesco d’Assisi. Giovane ardente e brillante, egli era partito da Assisi per andare nelle Puglie a combattere al seguito di Gualtiero di Brienne, aspirando a diventare cavaliere e a passare nella categoria dei nobili. Ma a Spoleto, Francesco ebbe una visione, e sentì rivolgersi questa domanda cruciale: «Francesco, Francesco, che cosa è meglio: seguire il servo o il padrone?». Francesco non ebbe esitazioni e rispose: «Segui45 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 46 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E re il padrone». «E allora – continuò la voce – perché lasci il padrone per seguire il servo?». A questo punto, Francesco, illuminato, chiese: «Signore, che vuoi che io faccia?». Ecco che cosa significa “seguire Gesù”. Significa «seguire il Padrone», anziché il servo. Ogni uomo, qualunque uomo non può essere che un «servo» rispetto al «Creatore», e si capisce allora quale differenza sterminata ci sia fra il seguire, donarsi, legarsi a un «servo», e il seguire, donarsi, legarsi al «Creatore», al «Padrone». Una buona mamma di famiglia una volta, così parlava alla figlia adolescente: «Figlia mia, se ti consacri a Gesù, sarai la Sposa di Gesù; se sposi un uomo, sarai la serva di un uomo». Questo è il linguaggio della sapienza cristiana. Ogni giovane e ogni ragazza dovrebbero rendersi conto di questa realtà, prima di decidere il proprio avvenire. Ogni giovane e ogni ragazza dovrebbero ricordare e proporre a se stessi l’interrogativo fondamentale: «È meglio seguire il servo o il Padrone?». È meglio donarsi a una creatura o al Creatore? È meglio seguire un uomo o seguire Gesù? Nella vita di san Vincenzo Maria Strambi leggiamo che un giorno questo giovane, per comunicare al padre la sua decisione di entrare fra i Passionisti, si presentò e gli disse: «Papà, voglio prendermi la mia eredità». Il padre rimase sorpreso a tali parole che suonavano strane sia perché Vincenzo era il figlio unico, sia perché non c’era nessun motivo che le giustificasse. Gli disse, quindi, che, essendo unico erede, tutto il patrimonio della famiglia era già esclusivamente suo. 46 8-09-2010 9:57 Pagina 47 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Moltissimi ragazzi e ragazze, pieni di vita, a volte anche pieni di doti e di ricchezze terrene, rinunciano generosamente a tutto per “seguire Gesù”. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 48 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Ma Vincenzo non si diede per convinto, e ripeté la domanda: «Papà, voglio la mia eredità». Nel ripetere queste parole, però, si inginocchiò davanti a un Crocifisso e disse al padre: «Ecco, padre mio, l’eredità che vi domando di prendermi. Io non voglio avere altra eredità che Lui, Gesù Crocifisso. Lui solo voglio seguire, per Lui vivere e morire». A questo punto, il papà pianse di consolazione, abbracciò il figlio e lo esortò a prendersi quell’eredità per seguire Gesù in vita e in morte. Pensiamo anche alle moltissime ragazze, piene di vita e di grazia, a volte piene anche di doti e di ricchezze terrene, che rinunciano generosamente a tutto per “seguire Gesù”, per essere totalmente di Gesù, con il cuore “indiviso”, con l’anima e il corpo verginali, vere spose angeliche del Verbo Incarnato. Ricordiamo, ad esempio, santa Veronica Giuliani, energica lottatrice contro gli allettamenti dei beni materiali della famiglia e contro le lusinghe delle creature che volevano distoglierla dal “seguire Gesù”. I giovani che la corteggiavano la seguirono fin sulla porta della clausura, nell’estremo tentativo di fermarla: ma la giovane intrepida, sulla porta della clausura, si voltò e gettò il fascio di fiori che portava esclamando: «A te, mondo seduttore, questi fiori che presto appassiscono!». Lei, vergine piena di grazia, si donava tutta a Gesù, per unirsi e identificarsi a Lui, fino alla mistica crocifissione cruenta dell’anima e del corpo, per la salvezza delle anime. Anch’ella portò per lunghi anni le stimmate di Gesù nel corpo, crocifissa d’amore per l’Amore crocifisso. 48 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 49 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E A questi ideali, a queste altezze vertiginose dell’amore divino sono chiamati gli eletti a “seguire Gesù”. E che cosa ci può essere di più alto sulla terra? Gesù è tutta la vita, la perfezione, la santità. Chi segue Gesù, vivendo la sua stessa vita verginale, povera e obbediente, può riempirsi di tutta la vita divina, elevarsi a ogni perfezione, trasfigurarsi in pienezza di santità. Basta guardare, ad esempio, a san Francesco di Assisi, santa Chiara, santa Caterina, san Luigi, sant’Alfonso, san Giovanni Bosco... Signore Gesù, come dobbiamo ringraziarTi di aver chiamato molti a seguirti! Come dobbiamo ringraziarTi perché continui a chiamare molti a seguirti, senza guardare né a meriti, né ad altro: scegli perché vuoi dare all’uomo anche l’onore di imitarti in tutto. E sappiamo che chiami molti, nonostante la mancata risposta di tanti. Che tristezza! Si preferisce seguire la propria testa e la testa di un’altra creatura, anziché “seguire Gesù”! Si preferisce vivere come i poveri uomini, si preferisce imitare la vita ordinaria delle creature, anziché vivere Gesù, imitare e riprodurre la Sua vita, come ha fatto un san Francesco di Assisi e ogni altro santo. Quanta stoltezza, Signore! Ma continua a chiamare: ti preghiamo... C Giovane che leggi, rifletti attentamente. Vale anche per te l’interrogativo fondamentale che trasformò il giovane Francesco nel sublime san Francesco d’Assisi: «Signore, che vuoi che io faccia?». Non evitare questo interrogativo, perché sarà sempre vero 49 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 50 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E che solo “servire a Dio è regnare”, e se Gesù vuole chiamarti a “seguirlo” per farti “regnare” già su questa terra, sarebbe vera pazzia non volerne sapere per legarti alla servitù di una creatura, sapendo bene che «sono un soffio i figli di Adamo, una menzogna tutti gli uomini...» (Sal 61,10). “Seguire Gesù”, invece, è seguire Colui che è «la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6). 50 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 51 PERCHÉ GESÙ CHIAMA ALCUNI A SEGUIRLO? C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Gesù chiama per amore. Gesù ama con infinito amore. Egli è infinitamente felice perché è infinito amore. E vuole che anche noi arriviamo alla sua felicità infinita dice san Bernardo. Ma come arrivare a questa felicità d’amore divino, se non possedendo l’amore divino in pienezza di vita d’amore illimitato e totale? Ecco perché Gesù chiama i «suoi» a seguirlo sulla strada dell’amore verginale, totalitario, senza riserve. Questa strada è la sua stessa vita, è la sua stessa Persona, è Gesù stesso: «Io sono la via» (Gv 14,6). Consacrarsi a Gesù, quindi, significa amare e imitare perfettamente Lui, assimilandolo in misura tale da trasformarsi in Lui, identificarsi a Lui. Pensiamo a san Paolo quando arriva a dire: «Il mio vivere è Cristo» (Fil 1,21), e «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). Pensiamo a san Francesco d’Assisi che seguì e si conformò talmente a Gesù, da arrivare alla somiglianza anche fisica con Lui Crocifisso. E come san Francesco, ci furono santa Veronica Giuliani, santa Gemma Galgani, san Pio da Pietrelcina. Ma ogni santo è una copia perfetta di Gesù, come apparve evidente, ad esempio, in parecchi episodi della vita di santa Caterina o del santo Curato d’Ars. Una volta capitò a sant’Antonio di Padova di apparire con il volto acceso e straziato del Crocifisso, facendo un’impressione terribile su chi lo vide. 51 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 52 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Quel volto del Crocifisso rivelò anche esternamente, per attimi, come sant’Antonio fosse nell’intimo trasfigurato in Gesù, «configurato alla sua morte» (Fil 3,10). Vivere vergine come Gesù, povero come Gesù, obbediente come Gesù: questa è la chiamata alla vita religiosa, a una vita d’amore divino, così radicale e totale come quello vissuto dall’umanità di Gesù, a cui tutti dobbiamo conformarci, perché è questo il nostro sublime destino, voluto da Dio Padre: «Diventare conformi all’immagine del Figlio suo» (Rm 8,29). Se poi il Signore chiama al Sacerdozio, gli eletti diventano anche Sacerdoti come Gesù, altri Gesù, con i suoi divini poteri di consacrare, di amministrare la grazia, di dispensare i misteri divini, di annunciare la Parola di Dio. Quale grandezza e potenza d’amore in Gesù che chiama i suoi consacrati! Solo l’amore spiega l’esistenza della vita religiosa e del sacerdozio sulla terra. Ogni altra spiegazione dipenderà sempre da questa. E la risposta dei «chiamati», ugualmente, dovrebbe essere anzitutto una risposta d’amore riconoscente e generoso, ardente e fedele. Che dire, invece? Bisogna purtroppo ammettere che, oggi soprattutto, sono parecchie le defezioni fra i consacrati. Non solo diminuiscono le vocazioni, ma ci sono parecchi che hanno rinnegato la loro consacrazione a Dio. Non possiamo nasconderci che c’è stata una vera ecatombe di vocazioni sacerdotali e religiose, su cui pesano le tremende parole di Gesù: «Chi mette mano all’aratro e si volge indietro non è degno del 52 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 53 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Regno dei cieli» (Lc 9,62). Il demonio, il mondo, la carne – i tre nemici mortali dell’uomo – hanno travolto e distrutto un numero impressionante di consacrati, con grande scandalo e gravi scompigli tra i fedeli. La prima reazione, al solito, di fronte allo scandalo di un consacrato che tradisce l’amore di Gesù, è una critica amara e spietata. A volte si impreca e si maledice, restando con la fede scossa e minacciando persino di perderla. Ma non è giusto tutto questo. Perché? Perché dovremmo anzitutto farci un esame di coscienza. Di fronte alle critiche rivolte ai sacerdoti fuori strada, san Nicolao della Flüe, Patrono della Svizzera, così ribatteva con coraggio e lealtà: «E tu, quante volte hai pregato per la santità dei sacerdoti?... E dimmi: che cosa hai fatto per ottenere alla Chiesa buone vocazioni?... ». Si potrebbe anche rispondere come rispondeva il celebre oratore e statista cattolico, Donato Cortes, a chi gli parlava delle defezioni fra i sacerdoti: «Di fronte alle eccezioni (i sacerdoti fuori strada), vedo uno stuolo immenso di anime coerenti a prezzo di sangue; e mi rifiuto di perdere la confidenza negli apostoli, per il fatto che tra essi ci fu un Giuda». Si rifletta, inoltre, che i consacrati sono la parte più preziosa di tutta la Chiesa perché sono chiamati da Gesù a essere l’ossatura della Chiesa. Senza di essi, la Chiesa non può reggersi, e per questo tutti siamo tenuti a sostenerli con le nostre preghiere e con i nostri sacrifici, perché essi non ci manchino, perché non 53 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 54 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E vengano meno, perché ci siano sempre di guida e di aiuto a salvarci, perché siano sempre «sale della terra e luce del mondo» (Mt 5,13). Il celebre Bing Crosby, diventato fervente cattolico, scrisse una volta un articolo in cui espresse queste convinzioni che certamente fanno onore ad una fede leale e coraggiosa: «Nel mio libro queste sono le mie stelle: il sacerdote, le suore, i religiosi. Sono essi che fanno la storia. Quanto a noi, gente del cinema e di Hollywood, facciamo i nostri affari e guadagnamo denaro; dopo un po’ di tempo ce ne andiamo, il denaro svanisce, e di noi non resta niente. Ma questi altri fabbricano i regni spirituali, edificano e rafforzano le idee che influenzeranno le generazioni per molti anni». Una bimba entra in una chiesa con la mamma, vede una grande grata e sente le monache che pregano in coro. Domanda alla mamma: «Che cosa fanno le monache?». «Le monache – risponde la mamma – pregano per noi, affinché non sbagliamo la strada che ci porta in Paradiso». È proprio così. I consacrati, gli eletti del Signore sono i battistrada per il Regno dei cieli. Se vengono meno loro, se essi non vogliono più “seguire Gesù”, noi ci troveremo sbandati, come «pecore senza pastore» (Mc 6,34), in pericolo serio di smarrirci lontani dalla via della salvezza. Realizzare «l’amore sommo a Dio», come insegna anche il Concilio Vaticano II, e per questo amore a Dio operare all’edificazione della Chiesa e alla salvezza eterna dei fratelli: ecco il “perché” Gesù chiama al54 8-09-2010 9:57 Pagina 55 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Gesù chiama i «suoi » a seguirlo sulla strada dell’amore verginale, totalitario, senza riserve. Questa strada è la sua stessa vita, è la sua stessa Persona. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 56 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E cuni a seguirlo più perfettamente su una strada speciale, intima, riservata solo ai «suoi», a quelli che «egli stesso volle» (Mc 3,13). E gli «eletti» hanno svolto nella Chiesa e per la Chiesa il compito loro assegnato di incarnare Gesù nei suoi vari aspetti. Ad esempio, Gesù Sommo Pontefice, in san Pietro e san Pio X; Gesù Pastore, in sant’Alfonso de’ Liguori; Gesù Sacerdote, nel santo Curato d’Ars; Gesù Maestro, in sant’Agostino e san Tommaso; Gesù che predica in sant’Antonio e san Bernardino; Gesù contemplativo, in san Bernardo e santa Teresa; Gesù fra gli ammalati, in san Camillo e santa Maria Bertilla; Gesù fra i ragazzi, in san Giovanni Bosco e santa Maria Mazzarello; Gesù fra i poveri, in san Vincenzo de’ Paoli e in san Luigi Orione; Gesù che rimette i peccati, in san Leopoldo e in san Pio da Pietrelcina; Gesù che ama sua Madre, in san Luigi Grignion di Montfort e in san Massimiliano M. Kolbe; Gesù che ama la Chiesa, in san Gregorio VII e santa Caterina. C Giovane che leggi, rifletti nel tuo cuore. Non ami tu la perfezione dell’amore? Ma dove la troverai? Non certo in una creatura, anch’essa fragile e limitata. Ascolta Gesù che dice «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto..., vieni e seguimi» (Mc 10,21). Ascolta in profondità queste parole divine. Le ascoltarono gli Apostoli e dopo di loro schiere di santi e sante in ogni tempo: san Benedetto e santa Scolastica, san Bernardo e santa Geltrude, san Francesco e santa Chiara, sant’Antonio e santa Caterina, sant’Ignazio e santa 56 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 57 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Teresa, san Giovanni Bosco e Santa Bernardetta, fino a san Massimiliano M. Kolbe, a san Pio da Pietrelcina, e alla beata Madre Teresa di Calcutta... Vuoi trovarti in loro compagnia? 57 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 58 PERCHÉ GESÙ CHIAMA SOLTANTO ALCUNI? C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Non c’è che una risposta: Gesù chiama soltanto alcuni, per una misteriosa predilezione d’amore. Ogni altra risposta cadrebbe nel vuoto. Perché Gesù ha prediletto i dodici Apostoli? Perché ha prediletto san Giovanni fra i dodici? Perché ha amato particolarmente Lazzaro, Maria e Marta? La risposta è sempre una sola: per una misteriosa predilezione d’amore. Al giovane del Vangelo, che chiese a Gesù quale fosse la via della perfezione, Gesù, prima di rispondergli, «guardatolo, lo amò», e poi gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto..., poi vieni e seguimi» (Mc 10,21). Prima di chiamare, quindi, Gesù guarda e ama colui che vuol chiamare. Questo sguardo e questo amore sono un mistero del suo Cuore. Il papa Paolo VI ha definito appunto «un mistero» la scelta di alcuni da parte di Gesù. Ed è vero. Non sappiamo e non possiamo dire altro. C’è un ragazzo timido e fragile: Gesù lo predilige e lo sceglie fra tanti ragazzi. È san Domenico Savio. C’è un giovane ardente, proteso verso l’avvenire: Gesù lo vuole per la sua gloria, e lo chiama a sé. È san Gabriele dell’Addolorata. C’è una ragazza spensierata e pura, che pensa al suo futuro sognando: Gesù la predilige e la sceglie per sua sposa e madre di molte anime. È santa Chiara d’Assisi. 58 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 59 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E C’è un uomo maturo, navigato negli affari e nelle vicende di questo mondo: Gesù lo chiama a navigare sulla barca di Pietro, per essere «pescatore di uomini» (Mt 4,19). È sant’Ignazio di Loyola. C’è un operaio, un contadino, uno studente, un professionista.. che sembrano andare sicuri per la loro strada: Gesù li ferma, li ama, li invita, li sollecita: «se vuoi esser perfetto...». È san Felice da Cantalice, san Camillo de Lellis, san Francesco Saverio, sant’Alfonso de’ Liguori. C’è una donna che porta avanti un gran lavoro dentro e fuori casa: Gesù l’attira al suo Cuore, le svela l’amore infinito, le offre una vita di carità nell’immolazione della pura contemplazione o dell’attività apostolica. È santa Giovanna Francesca di Chantal, santa Margherita Alacoque, santa Francesca Saverio Cabrini. Gesù ha i segreti del suo amore, che per noi restano misteri; ma sono sempre amore, amore di predilezione, amore di eccezione, amore di intimità e di pienezza d’amore con la creatura amata. Per questo la risposta di chi è chiamato dovrebbe essere ardente e generosa, piena di interminabile gratitudine, a imitazione di quei santi che anche da vecchi baciavano le mura del convento, benedicendo e ringraziando il Signore del dono sublime della vocazione. Il giorno della sua Professione religiosa santa Margherita M. Alacoque, in un impeto di incontenibile gratitudine e di ricambio d’amore a Colui che l’aveva tanto prediletta, scrisse queste parole con il suo san59 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 60 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E gue: «Suor Margherita Maria, morta al mondo. Tutta di Dio e niente mia. Tutta a Dio e niente a me. Tutta per Iddio e niente per me». Devono aver compreso, o almeno intuito, il valore straordinario di questa “scelta d’eccezione”, come dice il Vaticano II, tutti coloro, grandi e piccoli, che hanno affrontato gravi ostacoli e sopportato dure tribolazioni, pur di non perdere un tesoro così prezioso. Pensiamo alle intrepide ragazze santa Chiara d’Assisi e santa Teresa d’Avila che non temettero di scappare letteralmente di casa, per poter entrare in monastero. Lo stesso dovettero fare san Tommaso d’Aquino, inseguito dai fratelli, san Stanislao Kostka, san Gerardo Maiella. Questi sono esempi belli ed eroici, che testimoniano la potenza dell’amore divino e l’energia invincibile dei cuori vergini. Non meno belli sono gli esempi di chi ha dovuto affrontare difficoltà economiche e prove di varie specie, per realizzare la sua vocazione. Nella vita di san Pio X leggiamo questi particolari edificanti sulla sua fedele e coraggiosa corrispondenza alla chiamata di Dio. A dodici anni, Giuseppe Sarto chiese ai genitori di poter studiare, per diventare sacerdote. L’altare lo attirava fortemente. Gli piaceva tanto servire la Santa Messa. La figura del sacerdote che celebrava la Santa Messa lo affascinava, lo faceva sognare. I genitori poverissimi, ma ricchi del santo timor di Dio e della fiducia nella Provvidenza, non esitarono a concedergli di studiare per entrare in Seminario. 60 8-09-2010 9:57 Pagina 61 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto..., poi vieni e seguimi». (Mc 10,21) Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 62 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Ma come fare? Decisero di mandare il ragazzo a scuola a Castelfranco Veneto, un paese a sette chilometri da Riese. A sera, al ritorno, sarebbe andato a lezione di latino dal Parroco del paese. Ebbene, ogni giorno, per tre anni, il ragazzo andava a scuola a piedi sotto il sole o la pioggia, e per non consumare le scarpe, appena fuori paese, le portava a tracollo, legate a uno spago, insieme all’involtino con un pezzo di pane per mangiare. A scuola, però, Giuseppe Sarto era il più bravo e il più buono. Vinceva tutti i premi. Era allegro e caritatevole. I maestri lo guardavano ammirati. A pensarci, quanti dovettero essere gli eroismi di questo ragazzo, per corrispondere alla chiamata di Gesù? Quattordici chilometri a piedi nudi, sotto il sole o la pioggia, per più anni, con un tozzo di pane... Ragazzo mirabile! Entrato finalmente in Seminario, cosa avvenne qualche anno dopo? Morì il papà, lasciando una vedova con otto teneri figlioli. Il momento fu drammatico. Che cosa fare? Tornare a casa per lavorare e aiutare la famiglia? No, Giuseppe e sua mamma si affidarono più alla provvidenza: «Affida al Signore la tua via ed egli compirà la sua opera» (Sal 36,5). Proprio così. Giuseppe continuò a studiare in seminario, riportando sempre i risultati più brillanti, con la nota di “eminentemente distinto”. E così andò avanti, sempre povero, ma sempre bravissimo. Per riferire un altro esempio, ricordiamo le prove non meno dure, che dovette superare santa Maria 62 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 63 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Giuseppina Rossello nel corrispondere alla chiamata di Gesù. «Maria Giuseppina Rossello, figlia di un modesto artigiano ligure, un giorno fu interrogata dal padre: - Ma perché sei sempre così seria e pensierosa? - Papà, vorrei farmi suora – rispose essa. - Figlia mia – rispose il buon padre, che manteneva la famiglia intrecciando vimini e giunchi per far canestri, e impagliando sedie – sai bene che ci vuole una dote, come per chi va sposa; e noi siamo poveri... Maria si rassegnò a entrare come domestica presso due coniugi anziani e senza figli i quali ben presto le si affezionarono talmente, da offrire la loro vistosa eredità, ma a una condizione: che non si facesse suora... Fu una grossa tentazione: diventare ricca con la possibilità di aiutare i genitori, specialmente il padre, che ancora intrecciava e impagliava, sebbene molto malato. Maria rifletté a lungo sulla lusinghiera proposta; ma alla fine rinunciò a quell’offerta, per seguire l’ideale lungamente vagheggiato» (Fr. REMO DI GESÙ, Catechesi in esempi, III, p. 1090). Per la rinunzia a una ricca eredità terrena, l’umile Maria Giuseppina si consacrò a Gesù e divenne una grande santa e fondatrice di una Congregazione di Suore. Non dimentichiamoci che le parabole del Vangelo, più direttamente riguardanti il dovere della corrispondenza alla grazia della vocazione, sono quelle del «tesoro nascosto nel campo» (Mt 13,44) e della «perla 63 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 64 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E preziosa» (Mt 13,45). In tutte e due le parabole è identico il comportamento dei due fortunati scopritori del tesoro e della perla: ambedue vendono tutto per possedere il tesoro e la perla. La vocazione è un tesoro, la vocazione è una perla preziosa. Chi la riceve sa come deve comportarsi secondo la parola di Gesù: vendere tutto. C Giovane che leggi: se fossi anche tu uno dei chiamati da Gesù? Vorresti rifiutare questo “tesoro”, questa “perla preziosa” della vocazione? Ti rendi conto della responsabilità che avresti per un simile rifiuto? Rifletti bene e ascolta il Signore nel tuo cuore. Forse Egli ti sta guardando, ti sta amando, sta dicendo anche a te: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto... poi vieni e seguimi!» (Mc 10,21). 64 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 65 COME CHIAMA IL SIGNORE ? C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Di solito Gesù chiama i «suoi» nella maniera più semplice e naturale. Depone nel cuore del ragazzo o della fanciulla una sottile aspirazione, una tensione dolce alle cose di Dio, all’amore di Gesù, all’imitazione dei Santi e delle Sante, alla santità anche la più eroica. Per convincerci basta pensare a quando erano ragazzi, ad esempio, san Giovanni Bosco, san Pio X, san Massimiliano, san Pio da Pietrelcina – per citare solo alcuni più vicini a noi –. Pensiamo anche a quando erano fanciulle santa Bernardetta, santa Teresina, santa Gemma, santa Bertilla, Santina Campana... Scopriamo che, in tutti questi cuori di fanciulli e di fanciulle, era presente e in azione, fin da allora, quel filo d’oro della vocazione, sviluppatosi poi sempre più consistente e più fulgido. Dobbiamo subito dire, però, che ogni cuore umano è un piccolo mondo a sé stante, anzi è un piccolo mistero noto solo a Dio; perciò in ognuno vi sono caratteristiche e sfumature particolari incomunicabili. Ciò nonostante, però, il modo comune, in certo senso universale, di sentirsi chiamato da Gesù sta in quell’attrazione e tendenza spontanea verso le realtà sacre e divine. Sarà poi la guida spirituale – sempre necessaria – a discernere e determinare sia la presenza di una reale vocazione, sia la eventuale giusta maturazione per una risposta pronta e sollecita. Il Parroco, il Confesso65 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 66 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E re, il Direttore o consigliere spirituale hanno questa gravissima responsabilità, perché ad essi principalmente è dato il compito di suscitare, coltivare, far maturare la vocazione e far corrispondere ad essa il più presto possibile. Nei giovani e negli adulti, invece, la vocazione si manifesta con aspirazioni più riflesse e meditate. Salvarsi l’anima dai pericoli del mondo, santificarsi, espiare i peccati propri e altrui, imitare perfettamente la vita di Gesù, voler essere apostolo per salvare le anime dei fratelli: sono tutte ispirazioni queste, e aspirazioni soprannaturali, l’una o l’altra delle quali si radica nella mente e nel cuore, sospingendo alla rinuncia al mondo per donarsi a Gesù e seguire Lui. Quando san Gerardo Maiella scappò di casa, calandosi giù da una finestra, alla mamma che gli gridava «che fai?... dove vai?...», rispose con decisione: «Mamma, vado a farmi santo!». San Francesco d’Assisi lasciò tutto, per imitare Gesù povero e crocifisso. Santa Chiara scappò di casa, per immolarsi nella contemplazione e nella penitenza. Sant’Alfonso lasciò la carriera di avvocato del Regno di Napoli, per consacrarsi all’evangelizzazione dei più poveri. Santa Francesca Saverio Cabrini sacrificò tutto, per diventare l’apostola degli emigranti. E così di seguito. Ogni vocazione ha una segreta molla ispiratrice, che configura la vita del “chiamato” a quella di Gesù, con il potere di incarnare Gesù nelle sue virtù e nelle sue opere, in crescendo continuo di 66 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 67 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E conformità d’amore trasformante, fino al punto di ripetere con san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). A volte, poi, Gesù chiama in modo imprevisto, occasionale, si direbbe quasi strano. San Giovanni di Dio, ad esempio, era né più né meno che uno scapato. Ex soldato, ex pastore, ex venditore ambulante, ex rilegatore di libri... Vagava da un posto all’altro, da un mestiere all’altro, a casaccio, senza testa. Ebbene, una sera entrò in una chiesa e ascoltò una predica di san Giovanni d’Avila. Ascoltò con attenzione. Rimase colpito. Rientrò in se stesso. Rifletté profondamente sul suo stato miserevole, e decise con tutte le forze di donarsi subito a Dio. Fu così rapido e concreto il suo cambiamento che lo presero per pazzo: e invece stava diventando santo. Anche la santa Maria De Mattias, Fondatrice delle Suore del Preziosissimo Sangue, sentì prepotente la voce di Gesù nel cuore, ascoltando una predica di san Gaspare del Bufalo e si impegnò subito a realizzare il dono totale di sé a Dio. Ricordiamo sant’Ignazio di Loyola costretto all’immobilità da una ferita alla gamba; voleva leggere romanzi, com’era solito fare; ma in quel luogo c’era solo un libro sulla vita di Gesù e alcune vite di Santi. Per vincere la noia, sant’Ignazio si mise a leggere questi libri. E avvenne la sua radicale trasformazione. Lo stesso capitò al beato Carlo De Foucauld: Gesù lo scosse e lo chiamò per mezzo di un libro spirituale, che gli folgorò la mente e il cuore. 67 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 68 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Nelle cronache dei Gesuiti si legge che san Francesco Borgia, duca di Gandia, decise di abbandonare i fasti del mondo e il suo ricco ducato, allorché assistette allo spettacolo ben triste del cadavere in decomposizione della regina Isabella. Quella meditazione sulla morte lo portò ad abbandonare il mondo e ad entrare fra i Gesuiti, insieme a molti altri nobili spagnoli. Un caso, ancora più strano di scoperta della vocazione, è questo. Un papà di famiglia cerca un giovane istruttore per i suoi figli. Ne incontra uno che gli appare molto buono, anche se molto povero, al punto che porta avanti gli studi fra continui stenti. Lo prende in casa, e rimane molto ammirato dalle sue doti non comuni, tanto che gli parla del Sacerdozio e gli promette ogni aiuto. Il giovane, però, è esitante perché gli sembra una cosa troppo grande e sublime. Accetta, comunque, di consigliarsi con persone esperte e prudenti. I consigli che riceve sono tutti favorevoli. Allora si decide ed entra in Seminario: diventerà il grande san Vincenzo de’ Paoli. Il servo di Dio Don Calabria, quando era ragazzo, figlio di povera famiglia veronese, riuscì a trovare un posticino di lavoro come garzone in una chincaglieria. Per disattenzione involontaria, un giorno imbrattò un diploma mentre lo incorniciava. Il padrone, irritatissimo, lo licenziò su due piedi gridandogli: «Va’ a farti prete, perché non sei buono ad altro!...». Il povero ragazzo lo guardò con occhi di pianto, e poi rispose: «Sicuro, signor padrone, mi faccio prete!». 68 8-09-2010 9:57 Pagina 69 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Di solito Gesù chiama i «suoi» nella maniera più semplice e naturale. Depone nel cuore del ragazzo o della fanciulla una sottile aspirazione, una tensione alle cose di Dio... Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 70 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Aiutato dalla carità di un buon sacerdote, pur stentando ogni giorno la vita riuscì a frequentare il Seminario e a raggiungere il Sacerdozio. In seguito divenne Fondatore dei Poveri Servi della Divina Provvidenza e il papa Pio XII lo definì «campione di evangelica carità». Per qualcuno, infine, come per san Paolo apostolo, la chiamata del Signore è travolgente, si direbbe violenta: «La sua voce era simile al fragore di grandi acque» (Ap 1,15). Per ogni eletto, comunque, la chiamata del Signore è personale, tutta intima e segreta. È operazione d’amore divino. Esige apertura di cuore nell’accogliere il dono. Esige gratitudine umile e gioiosa: «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?» (Sal 115,12), «Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia» (Sal 125,3). Esige generosità e prontezza della risposta a Colui che ama alcuni con amore di predilezione: «Presentatevi a lui con esultanza... Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode...» (Sal 99,2-4). C Giovane che leggi, rifletti. Forse Gesù ti ha già fatto sentire l’attrazione verso di Lui, verso la sua vita povera, verginale, obbediente. Ma forse tu hai permesso alle tue passioni di soffocare quell’attrazione, per soddisfare le voglie dei sensi e le tendenze della natura verso le creature terrene. Apri gli occhi e il cuore. Non fare un cambio del genere. È fatale! Fai ancora in tempo, prima che il Signore «si sdegni, e tu 70 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 71 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E perdi la via» (Sal 2,12). Se corrisponderai alla sua chiamata «sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio» (Is 62,3). 71 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 72 E QUANDO RISPONDERE ALLA CHIAMATA Dl GESÙ ? C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C Bisogna rispondere s u b i t o. Subito: questo avverbio di tempo sta scritto due volte nel Vangelo, proprio quando narra la risposta di san Pietro e sant’Andrea, di san Giacomo e san Giovanni alla chiamata di Gesù. Narra il Vangelo che Gesù incontrò i due fratelli Pietro e Andrea, mentre gettavano le reti in mare. Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». I due fratelli non ebbero un attimo di indugio, ma «s u b i t o, lasciate le reti, lo seguirono» (Mt 4,18-9). Poco oltre Gesù incontrò altri due fratelli pescatori, Giacomo e Giovanni, che stavano rassettando le reti nella barca, con il loro padre. Gesù chiamò anche loro, ed essi «s u b i t o, lasciata la barca e il padre, lo seguirono» (Mt 4,22). «Subito»: così bisogna rispondere alla chiamata di Gesù. Lasciare senza indugi ogni cosa, staccarsi con prontezza anche dalle cose più care – genitori, casa, lavoro – per donarsi a Gesù. Non può e non deve esserci altro modo di corrispondere alla divina chiamata. San Paolo, rovesciato da cavallo, accecato da luce misteriosa, sente il lamento del Signore («Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?...») e gli chiede con prontezza: «Signore, che vuoi che io faccia?». Alla risposta di Gesù egli, l’ardente e terribile persecutore, diventa docile e mite, pronto a fare quello che Gesù gli ha chiesto, a farsi condurre dove Lui ha detto. 72 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 73 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Del resto, che cosa ci può essere di più bello della chiamata a essere interamente di Gesù, suo ministro o sua sposa? Non è forse questo il più grande onore che Dio fa a una creatura, che tanti vorrebbero, ma non l’hanno? «Quando Cristo chiama – ammonisce san Giovanni Crisostomo – esige da noi un’obbedienza così pronta, che non dobbiamo indugiare neppure un istante». Ogni indugio o rimando non può venire che dal maligno, e può essere fatale, come Gesù stesso fece capire a quel giovane che voleva ritardare un poco a seguirlo, per andare prima a salutare i parenti: «Chi mette mano all’aratro e si volta indietro, non è atto al Regno dei cieli» (Lc 9,66). A un altro giovane, poi, che chiese di poter andare almeno a seppellire suo padre, prima di seguirlo, Gesù disse queste dure parole: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti!» (Lc 9,62). Non si può scherzare con la vocazione. È un dono immenso. Ci viene offerto e ci può essere ritirato anche al primo indugio, con gravi conseguenze per noi e con grande dispiacere del Signore. Per questo sant’Alfonso de’ Liguori dice che «quando Dio chiama a uno stato più perfetto, chi non vuole mettere in gran rischio la sua salvezza eterna, deve obbedire ed obbedire subito»; e ancora: «Le chiamate divine a vita più perfetta certamente sono grazie speciali, e molto grandi, che Dio non fa a tutti: per questo ha molta ragione, poi, di sdegnarsi con chi le disprezza». Ma a quale età conviene lasciare la propria casa? Orientativamente, l’età dei 15-16 anni è ottima sia per 73 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 74 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E i ragazzi che per le ragazze, purché siano consigliati da una guida spirituale saggia e soprannaturale. Meglio prima, magari, anziché dopo. A una madre che stava per accompagnare il figlio quindicenne al Noviziato, un’amica volle dare questo consiglio: «Rimanda un po’ di tempo: lasciagli prima conoscere e godere un poco il mondo...». «Ah, che razza di consiglio mi dai! – rispose la madre – Così poi offrirò a Dio un frutto guasto...». Saggia e santa risposta. Ma sono molti, purtroppo, a ragionare da insensati quando affermano che i loro figli innocenti, chiamati da Dio, debbono prima conoscere il mondo, rendersi conto del male, e poi decidere. Questa è solo follia! Sentite questo episodio tratto dalle Cronache giudiziarie di Anversa: «Una ragazza era stata sempre una giovane buona e pia. Un giorno, anzi, manifestò al padre il desiderio di farsi suora; ma egli, per stornarla da tal proposito, le donò libri osceni: – Leggi prima questi libri, poi deciderai –. Quei libri pervertirono in breve tempo la giovane, la quale arrivò all’orrendo delitto di uccidere il padre... La Corte di Assise di Anversa condannò a 10 anni di lavori forzati Maria Smolders, rea di parricidio...» (Su Via Verità Vita, sett. 1954, p. 429). Non c’è chi non comprenda che sarebbe davvero brutta ingratitudine se, a un dono di predilezione così prezioso e raro, anziché rispondere subito e con gioia, si rispondesse con l’indugio e con il rimando che possono anche compromettere tutto. 74 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 75 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E San Tommaso d’Aquino, il Dottore Angelico che tanto dovette soffrire per poter subito “seguire Gesù”, ci spiega il dovere della prontezza nel rispondere alla chiamata di Gesù, dicendo che i lumi speciali del Signore di solito non sono permanenti, ma passeggeri; per questo «l’invito a una vita più perfetta deve essere seguito senza ritardo», altrimenti la voce del Signore passa oltre, e chiama altri. Quando san Francesco d’Assisi ebbe quel sognovisione a Spoleto, in cui il Signore gli chiese perché mai lasciasse il padrone, per correre dietro al servo (a combattere nelle Puglie), san Francesco rispose anch’egli al pari di san Paolo: «Signore, cosa vuoi che io faccia?». E il Signore a lui: «Torna nella terra che ti ha visto nascere...». San Francesco obbedì prontamente all’invito e lui, il re della gioventù di Assisi, brillante e ardimentoso come pochi, dovette affrontare con non minor coraggio il disonore del ritorno ad Assisi quasi come un vile disertore, senza che nessuno potesse spiegarsi quella apparente diserzione. Proviamoci ora a immaginare e a chiederci: che cosa mai sarebbe stato di san Francesco se non avesse subito corrisposto all’invito del Signore, ma avesse proseguito per le Puglie?... Se la vocazione è un dono straordinario, viene da sé che, lungi dall’indugiare, è necessario affrettarsi per non rischiare di perdere un bene così grande e per non tardare neppure di un giorno a vivere nella casa dello Sposo. 75 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 76 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Aveva compreso bene tutto ciò l’angelica santa Teresina quando rifiutò il dono di un viaggio in Terra Santa, solo perché le avrebbe fatto ritardare di un mese l’entrata al Carmelo. Avevano compreso bene tutto ciò le intrepide vergini santa Chiara d’Assisi e santa Teresa d’Avila, quando organizzarono la fuga dalla loro casa paterna, per non tardare oltre a consacrarsi totalmente al Signore. Quando santa Francesca de Chantal, rimasta vedova, ebbe sistemato i figli e la casa, decise di abbandonare tutto per consacrarsi a Dio nella vita religiosa, sotto la guida di san Francesco di Sales. Il figlio Celso Benigno, però, non voleva assolutamente questo distacco e, per impedire alla mamma l’uscita dalla casa, si distese a terra sul vano della porta. L’eroica madre, a quella vista, pianse lacrime amarissime, ma poi passò sopra al figlio, per seguire la voce di Gesù. La fuga ardimentosa, lo strappo violento..., tutto bisogna essere pronti a fare per Colui che «mi ha amato e ha immolato se stesso per me» (Gal 2,20), per Colui che ora mi chiama fra «i suoi», perché io sia interamente, esclusivamente suo, senza il cuore «diviso» (1Cor 7,33), tutto consacrato alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Se penso a tutto questo, mi affretterò davvero e correrò alla chiamata del Signore, così come si affrettò e corse il piccolo Samuele quando sentì chiamarsi nel sonno dal Signore, a cui subito rispose: «Eccomi» (1Sam 3,5). 76 8-09-2010 9:57 Pagina 77 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Tutto bisogna essere pronti a fare per Colui che mi chiama fra i «suoi», perché io sia interamente, esclusivamente suo..., tutto consacrato alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 78 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Giovane che leggi, forse una punta di rimorso ti brucia dentro? Se pensi ai tuoi rimandi a catena, per esaminarti seriamente sulla tua vera vocazione, comprenderai come stai rischiando brutto. Entra in te, ascolta, rifletti e medita. Fa presto a dire «eccomi, Signore». Non indugiare e non temere. Confida nel Signore come faceva san Paolo che scriveva: «Tutto posso in Colui che mi sostiene» (Fil 4,13). Ciò che adesso ti può sembrare difficile e forse ti fa ritardare, ti sarà reso via via più facile appena ti muoverai, come dice il Salmista: «Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio... Cresce lungo il cammino il suo vigore» (Sal 83,6 e 8). 78 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 79 GENITORI BUONI E... NON BUONI C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E «Quando Peppino Sarto, a undici anni, il giorno della Prima Comunione, confidò ai genitori: – Voglio farmi prete! – la mamma sorrise di gioia; ma il padre, Giovan Battista Sarto che guadagnava trenta lire al mese e doveva mantenere otto figli, pensando di non poter pagare per mantenere il figlio in Seminario, restò turbato e trepidante. Rincorato dal Parroco che gli faceva notare le disposizioni straordinarie del ragazzo per il Sacerdozio, chinò il capo e, da cristiano dello stampo antico, rispose tra il rassegnato e il contento: – Se Dio lo vuole, se lo prenda! È suo...» (FR. REMO DI GESÙ, Virtù in esempi, I, p. 843). Ecco un esempio bellissimo di genitori santi che hanno avuto un figlio santo. E insieme ai genitori di san Pio X, dobbiamo ricordare i genitori di san Giovanni Bosco, di santa Teresina, di santa Gemma, di san Massimiliano, di san Luigi Orione, di Santina Campana, di san Pio da Pietrelcina. Figure di cristiani robusti, adamantini nella fede, esemplari nella vita. Più indietro nel tempo, ricordiamo soprattutto le sante mamme come santa Monica, mamma di sant’Agostino; santa Silvia, mamma di san Gregorio Magno; Macrina, mamma di san Basilio; Antera, mamma di san Giovanni Crisostomo. 79 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 80 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Nella vita di san Giovanni Bosco leggiamo questo esempio di una mamma cristiana meravigliosa: «La sera di Ognissanti 1851, Don Bosco tenne la predica nella Parrocchia di Castelnuovo d’Asti, suo paese nativo. Lo guidò al pulpito un chierichetto che attirò la sua attenzione. Ritornato in sagrestia, lo interrogò su che cosa pensava di fare nella vita. - Vorrei venire a Torino con lei per farmi prete! - Bene! Sentiamo tua madre. La madre venne: - È vero, Teresa, che voi consentireste a vendermi vostro figlio? - A vendervelo? Oh, no! Da noi i ragazzi si danno in regalo; ma non si vendono… Don Bosco guardò quell’umile contadina, che denotava una grandezza d’animo non comune; poi disse risoluto: - Accetto il regalo! Le vere mamme cristiane non solo donano volentieri i figli al Signore, ma trepidano e pregano perché i figli siano fedeli alla chiamata di Dio. E quante volte proprio le mamme hanno salvato la vocazione dei figli in momenti cruciali? Così capitò a san Massimiliano Maria Kolbe. Alla vigilia della vestizione religiosa, una brutta suggestione del demonio l’aveva convinto ad andare dal Superiore, per rifiutare la vestizione dell’abito di san Francesco. Proprio mentre stava andando, però, arrivò la mamma per una visita: subito la mamma si rese conto dello stato d’animo del figlio, e bastarono poche parole per fugare quella brutta suggestione, ridonando la serenità al giovane. 80 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 81 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Che cosa dire della mamma di san Giovanni Bosco? Per far studiare il figlio come seminarista, ella si toglieva letteralmente il pane di bocca; ma era contenta della povertà e non esitava ad ammonire il figlio: «Quando sarai prete, se per tua disgrazia diventassi ricco, io non verrei a farti nemmeno una visita!». Gli esempi dei genitori che hanno saputo donare con gioia i loro figli a Dio, premurosi della loro vocazione, sono davvero commoventi. Soprattutto perché è garanzia, questa, che essi non hanno generato e allevato i loro figli solo fisicamente, ma anche spiritualmente, formandoli alla pietà, alla visione cristiana della vita. Talvolta hanno saputo creare, in seno alla famiglia, un’atmosfera impregnata molto più di cielo che di terra. Sentiamo, ad esempio, che cosa dice santa Teresina della sua famiglia che ogni sera recitava il Santo Rosario e ascoltava le parole del papà e della mamma: «Udendo i nostri genitori parlare di eternità e di cose sante, ci sentivamo disposte a considerare le cose del mondo come tante vanità, quantunque avessimo ben pochi anni di età...». La vocazione è un seme d’oro. Forse il Signore getta qualche seme in ogni famiglia cristiana. Ma che terreno è la famiglia?... È terreno simile alla strada? È terreno pietroso? È terreno spinoso? O è terreno fertile e fecondo? (Lc 8,4-15). Quale responsabilità per ogni famiglia cristiana, e in primo luogo per i genitori. Ma il primo grande bene, per i genitori veramente cristiani, è quello di avere una bella famiglia numero81 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 82 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E sa. I genitori veramente cristiani sanno accettare come doni di Dio tutti i figli che Dio manda loro, aborrendo giustamente ogni mezzo che possa soffocare il cammino della vita di una creatura, sia prima che dopo il concepimento. Ed è proprio alle famiglie numerose che si deve, in primo luogo, la fioritura delle vocazioni nei tempi passati. Non solo, ma quanti Santi e Sante (oltre che tanti geni dell’arte e della scienza) noi non avremmo mai avuto senza le famiglie numerose? Da una statistica, sia pure molto limitata, abbiamo questo elenco di Santi e Sante appartenenti a famiglie numerose: 5 figli: 6 figli: 7 figli: 8 figli: 9 figli: 10 figli: 11 figli: C 13 figli: 15 figli: 16 figli: 17 figli: 22 figli: 82 santa Giovanna d’Arco, san Vincenzo de’ Paoli, santa Margherita M. Alacoque. san Carlo Borromeo, san Tommaso d’Aquino, santo Curato d’Ars. san Bernardo, sant’Alfonso de’ Liguori. san Vincenzo Ferreri, san Luigi Gonzaga, san Roberto Bellarmino, san Luigi Grignion, santa Bernardetta, san Pio X, san Pio. santa Teresa di Gesù Bambino, santa Raffaella del Sacro Cuore, Santina Campana. san Giovan Battista De La Salle. san Luigi Re, santa Teresa d’Avila, santa Caterina Labourè. san Ignazio di Loyola. san Giuseppe Benedetto Labre. san Paolo della Croce. san Francesco Borgia. santa Caterina da Siena. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 83 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Le famiglie numerose sono normali vivai di sante vocazioni. Come non capiscono ciò i genitori di oggi? Bisogna constatare, purtroppo, che molti genitori, ritenuti cristiani seri all’esterno, sono capaci solo di gridare che la società va male e che il mondo è corrotto, mentre anche essi profanano il matrimonio perché non vogliono più di due (o tre) figli, e sono pronti a qualsiasi vergognosa degradazione dei rapporti coniugali, per anni e anni, pur di impedire l’arrivo della vita, del dono di Dio. Quanto a dare, poi, uno dei due figli a Dio... mai sia!... I due figli devono servire solo all’egoismo dei genitori. Diceva giustamente il papa Pio XII: «Noi crediamo di non andare errati, se consideriamo il disordine che sconvolge largamente a fondo il matrimonio e l’istituto della famiglia, come il cancro della società moderna e la rovina per la salvezza delle anime». Ma che cosa direbbe lo stesso papa Pio XII oggi che la famiglia ha ogni libertà legalizzata di usare la contraccezione, di ricorrere all’aborto, di frantumarsi con il divorzio?... In ogni famiglia, oggi, sono facilmente operanti la bestialità (con la contraccezione), l’assassinio (con l’aborto), l’autodistruzione (con il divorzio): tutto con l’aiuto e con la protezione dello Stato! Che realtà desolante! E non è finita. Bisogna anche parlare di tutti quei genitori che, anziché accettare la vocazione di un figlio – una volta accertata tale vocazione –, la ostacolano e la combattono in tutti i modi. 83 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 84 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E A questo riguardo, diciamo anzitutto, con i grandi maestri di spirito, fra i quali primeggiano san Tommaso d’Aquino e sant’Alfonso de’ Liguori, che i propri parenti, se non siano persone di fede a tutta prova (come quelli di santa Teresina o di san Pio X, ad esempio), non sono mai i migliori consiglieri riguardo alla vocazione e anzi, quasi sempre, sono i primi nemici (anche nel senso – rarissimo – che vogliano per forza un figlio prete o una figlia suora). La carne e il sangue accecano facilmente e irragionevolmente le menti e i cuori dei parenti, pronti anche a giurare e a spergiurare che non si tratta per nulla di vocazione, ma che il loro figlio (o figlia) è stato influenzato, è stato plagiato, è stato soggiogato da questo o quel sacerdote (o suora). Farneticano anziché ragionare. Parlano solo secondo la carne e il sangue, anziché parlare secondo la fede, da veri cristiani. Si arriva talvolta al punto che, dopo aver fatto ogni sforzo possibile per ottenere il consenso dei genitori prima di abbandonare la famiglia, quando questi si mostrassero ingiustamente ostinati e inflessibili, il figlio o la figlia non possono più obbedire a loro su questo punto e sarà lecito, anzi doveroso, abbandonarli anche con la fuga dalla casa paterna, come fecero, ad esempio, san Francesco e santa Chiara, santa Teresa d’Avila e san Gerardo Maiella. «Bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini» (At 5,29). È ovvio. E se lo strazio dell’abbandono della famiglia sarà ancora più violento per la lotta e per la fuga, Gesù ha previsto anche questo con le sue fiam84 8-09-2010 9:57 Pagina 85 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Le famiglie numerose sono normali vivai di sante vocazioni. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 86 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E meggianti parole: «Non sono venuto a portare la pace, ma la guerra. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre...» (Mt 10,34). Come non ricordare qui la vicenda terribile e le sofferenze laceranti di san Francesco d’Assisi e del suo papà? Infelice padre! Deluso nei suoi sogni terreni sul figlio, si scatena contro di lui con furore misconoscendolo come figlio, diseredandolo come erede, facendolo cacciare dalla sua terra. E Francesco, povero e nudo, può ripetere col cuore in alto in alto: «Padre nostro che sei nei cieli...». Sant’Alfonso de’ Liguori confidò che la prova più dolorosa da lui sostenuta in vita fu quella che patì quando comunicò al padre la decisione di lasciare il mondo, per consacrarsi a Dio. Appena il papà conobbe la decisione del figlio, se lo strinse fra le braccia e piangendo lo tenne così per tre ore, ripetendogli di continuo: «Figlio mio, non mi abbandonare! O figlio, figlio mio, io non merito questo trattamento!». Ma sant’Alfonso, con il cuore non meno straziato, si tenne forte fino all’ultimo, pensando alle divine parole di Gesù: «Chi ama il padre o la madre più di Me, non è degno di Me» (Mt 10,37). Anche santa Teresa d’Avila, ragazza meravigliosa per bontà e per doti, mise tutta la sua volontà a convincere il buon papà perché la lasciasse entrare in Monastero. Ma il papà rimandava e rimandava, incapace di privarsi di quel fiore di figlia primogenita, conforto e sostegno della numerosa famiglia. Alla fine Teresa dovette scappare di casa, con una sofferenza tale che, sulla por86 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 87 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E ta del Monastero, si sentiva slogare tutte le ossa! Il papà, dapprima amareggiatissimo, fu poi sempre più felice. Stiano attenti i genitori che ostacolano la vocazione dei loro figli! Ripetiamo qui la frase di san Gregorio Nazianzeno: «Sbagliata la vocazione, tutto è sbagliato nella vita, tutto va male». Quando si ostacola la vocazione a un figlio o figlia, lo si costringe a sbagliare strada, a essere un infelice, a diventare uno spostato. Non si scherza con la volontà di Dio. E ogni castigo è possibile, prima o poi, sui genitori e su chi non corrisponde. Valga per tutti i genitori questo episodio impressionante, tratto dalla vita di san Giovanni Bosco. «Un giorno si recò a visitare Don Bosco la contessa D... L..., accompagnata dai suoi quattro figliuoli e lo pregò di volerli benedire. Poi chiese: - Mi dica, Don Bosco, che cosa sarà dei miei figli? - L’avvenire lo sa solo Iddio! - Capisco – replicò la nobil donna –, ma mi dica qualche cosa, almeno come augurio... Allora il Santo, scherzando, passò in rassegna i quattro ragazzi dicendo: - Questi diverrà un generale; di quest’altro faremo un grande uomo di Stato; Enrico sarà dottore di grido... La donna gongolava per sì felici pronostici. Ora veniva il turno del quarto figlio. - Di questo faremo un ottimo sacerdote – disse san Giovanni Bosco. A queste parole, la madre si esasperò di colpo, perché piena di pregiudizi sulla vocazione sacerdotale ed esclamò: 87 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 88 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E - Giammai! Prete?... Lo vorrei piuttosto veder morto! Don Bosco si ritirò freddo, freddo. Alcuni mesi dopo, Don Bosco fu chiamato d’urgenza nella casa della signora, perché il figlioletto era gravemente ammalato. Vi andò molto a malincuore, giusto per le reiterate istanze. Il piccolo, ormai spacciato dai medici, ricordò alla mamma le parole dette quel giorno a Don Bosco, il quale confermò: - La sua parola, signora, è stata da Dio fissata, quando fu pronunciata! Il decreto divino fu irrevocabile. C Giovane che leggi, rifletti e renditi conto delle tue responsabilità. Ascolta il Signore nel tuo cuore, e se ti fa sentire la sua chiamata alla consacrazione, non farti prendere dalla paura né temere gli ostacoli che potrebbero venirti dai genitori contrari alla tua vocazione. Ricorda san Francesco e santa Chiara d’Assisi nella loro eroica e vittoriosa fuga, per andare incontro al Signore. Abbi coraggio, e non indugiare a imitarli, se necessario. Quando il Signore chiama sa rendere le anime aquile che svettano nei cieli. 88 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 89 PREGHIERA E VOCAZIONI C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E «Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38). Dalle parole divine di Gesù appare evidente che il dono delle vocazioni è legato alla preghiera, è frutto della preghiera. Si può dire senz’altro che la preghiera è la genitrice delle vocazioni. Ogni altro mezzo, ogni altra industria, ogni altra cura e premura per ottenere vocazioni, non valgono né possono mai sostituire la preghiera, la vera genitrice di ogni vocazione. Si può anche dire, senz’altro, che là dove ci sono vocazioni è segno che c’è preghiera, mentre là dove non ci sono vocazioni è segno che non c’è preghiera o non ce n’è a sufficienza. Nelle famiglie, nei seminari, nei conventi, nei monasteri, negli Ordini e nelle Congregazioni, se non ci sono vocazioni o ci sono soltanto con il contagocce, è segno che la preghiera è poca o insufficiente, è segno che l’orazione ha ceduto il posto all’azione, con il risultato di perdere solo tempo; è segno che, anziché pregare, si preferisce battere le vie dell’attività cosiddetta vocazionale (piani, centri, studi, ricerche, esperienze...). Quanto si è ingenui! Vogliamo forse saperne noi più di Gesù? Se Lui ci ha raccomandato solo la preghiera per ottenere vocazioni, non è forse evidente che la preghiera è sostanziale, mentre tutto il resto è solo marginale? 89 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 90 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E San Massimiliano M. Kolbe diceva: «L’attività è buona cosa, ma rispetto alla preghiera è secondaria e ancora meno che secondaria...». E proprio lui dimostrò la fecondità primaria della preghiera edificando due Città dell’Immacolata con schiere foltissime di frati. Con la preghiera al primo posto, con la preghiera intensa, lunga, sofferta, si possono anche usare altri mezzi, per aiutare le vocazioni; ma senza la preghiera o con la preghiera a scartamento ridotto, tutti gli altri mezzi faranno solo fiasco più fiasco. Non per niente, uno specialista in materia, sant’Annibale di Francia, fondò l’Istituto “Rogate”, ispirandosi appunto alla frase di Gesù: «Pregate il Padrone della messe...». La fioritura di vocazioni apparve evidente, in rapporto immediato con l’abbondanza della preghiera. Vogliamo altri esempi della fecondità dell’orazione in fatto di vocazioni? Chiediamoci: perché i grandi Patriarchi e Fondatori – san Benedetto e san Bernardo, san Francesco e santa Chiara, san Domenico e sant’Ignazio, santa Teresa e sant’Alfonso, beata Madre Teresa di Calcutta – hanno avuto tante vocazioni? Come hanno fatto?... La risposta fondamentale è una sola: si sono messi anzitutto in ginocchio a pregare, essi e i loro compagni: pregavano a lungo, per ore e ore ogni giorno, sempre ardenti e penitenti. Era anzitutto vita di preghiera la loro vita. «Le ore più importanti nelle mie comunità – diceva la beata Madre Teresa di Calcutta – sono le 90 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 91 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E quattro ore di preghiera comunitaria ogni giorno». E i frutti della preghiera sono le vocazioni. Ma chiediamoci ancora: come hanno fatto molte famiglie cristiane ad avere una e anche più vocazioni? La risposta è ancora la stessa: molta preghiera genera vocazioni. Al principio del secolo scorso, ogni giorno una giovane signora faceva un’ora di adorazione al Santissimo Sacramento, per ottenere che almeno qualcuno dei figli che le nascevano – e ne nacquero dieci – si consacrasse a Dio. Perseverò per anni e anni in questa ora di adorazione giornaliera. Ebbene: su dieci figli, nove si consacrarono al Signore e tra essi ci fu colui che divenne celebre cardinale e scrittore, il Card. Nicola Patrizio Wiseman, autore dello splendido libro Fabiola. Un’altra signora, anch’essa inglese, fece ugualmente, per venti anni, un’ora di adorazione al Santissimo Sacramento, perché il Signore le concedesse figli e figlie consacrati a Lui. Sapeva bene che ogni vocazione è una sorta di miracolo, e per questo perseverava con coraggio nella preghiera giornaliera. Quali i frutti? Le cinque figlie si fecero suore della carità; sei degli altri otto figli divennero sacerdoti, dei quali due furono Vescovi e uno Cardinale di Londra, il card. Umberto Vaughan, venerato anche dagli anglicani. Il figlio Cardinale, parlando della mamma, rivelò che era un modello di sublimi virtù, innamorata particolarmente del Sacro Cuore, dell’Eucaristia, della Madonna. Egli stesso ricordava di averla vista in ginocchio, per ore intere, davanti al Santissimo Sacramento: 91 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 92 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E e questo esempio edificava profondamente tutta la famiglia. Chi può dire, inoltre, a quante preghiere nascoste, ignote, non si debbano tante vocazioni sbocciate qua e là, anche dove nulla sembrava favorirle? Potenza della preghiera che opera invisibilmente là dove Dio vuole! A questo proposito, sull’Osservatore Romano del 24 maggio 1929 apparve una testimonianza impressionante su Mons. Ketteler, Vescovo di Magonza: «Celebrando la Santa Messa in un monastero, Mons. Ketteler, vescovo di Magonza (1811-87), rimase stranamente colpito, nel distribuire la Santa Comunione, alla vista di una suora. Quel sembiante gli era apparso altre volte, ma in circostanze diverse. Finita la Messa, espresse il desiderio di parlare alla Comunità: tutte le religiose si adunarono in coro; ma il Vescovo non vi ritrovò quella che tanto l’aveva impressionato. Chiese se tutte fossero presenti, e seppe che mancava una vecchia suora, che lavorava in cucina, e desiderava essere dispensata dalle visite. Venne chiamata, e comparve quando le altre si erano già allontanate. Interrogata come potesse rendersi ancora utile alle anime, rispose che il lavoro di cucina l’assorbiva tutta: ma che offriva a Dio le sue azioni e sofferenze: un’ora per il Papa, una per il Vescovo, una per le Missioni; e che, a notte inoltrata, dedicava un’ora per la conversione di quei giovani intelligenti che sarebbero stati chiamati al sacerdozio, ma che trascurano la loro vocazione. 92 8-09-2010 9:57 Pagina 93 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Il dono delle vocazioni è legato alla preghiera, è frutto della preghiera. La preghiera è la genitrice delle vocazioni. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 94 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Ancora più impressionato, il Vescovo esorta la Suora a continuare il suo meritorio apostolato e la congeda, benedicendola. Poi narra alla Superiora: “Io debbo la mia conversione da una vita frivola a questa Suora. Una notte, nella foga della danza e dell’eccitazione, vidi improvvisamente dinanzi un volto che mi fissava con intensa pietà. Ne rimasi sbalordito. Meditai su quella strana apparizione, compresi la leggerezza del mio operare, e cambiai vita entrando in seminario. Stamane, nel distribuire la Comunione, ho riconosciuto inaspettatamente le sembianze, apparsemi in quella notte, proprio nell’ora nella quale essa prega per i giovani leggeri, che trascurano la loro vocazione. Lasciamola nell’ignoranza del gran bene che mi ha fatto. Essa non ha bisogno di incoraggiamenti, per continuare nel suo fruttuoso apostolato”». Quanto è importante, quindi, pregare per le vocazioni, anche senza sapere a chi gioverà la nostra orazione! Qualcuno potrebbe chiedere: chi non ha la vocazione, può pregare per ottenere la vocazione a se stesso? Certamente. Se la vocazione è un dono speciale, Dio può farlo in ogni momento, a qualunque età. Basti pensare a tutti coloro che hanno cominciato a seguire Gesù da adulti più che maturi. In particolare, però, c’è da pensare a tutti quei giovani (anche già maturi) incerti e vacillanti, che non si risolvono mai a prendere una decisione, perché dicono di non riuscire a sapere con sicurezza quale via prendere, quale stato di vita abbracciare: sposato? 94 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 95 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Prete? Monaco? Frate? Suora? Contemplativa? Missionaria?... Che confusione, e che martirio! È un’altalena di stati d’animo tutti incerti. Che cosa fare? È necessario liberarsi presto da tale situazione, perché altrimenti si corre davvero il grave rischio di restare per tutta la vita in quell’altalena perenne. Ma come liberarsi? Si ascolti il suggerimento di un grandissimo maestro di vocazioni, sant’Alfonso de’ Liguori. Egli consiglia a questi tali di ritirarsi in un monastero o in un convento, per otto o dieci giorni di intensa preghiera. Nel raccoglimento e nella meditazione, innalzino ogni giorno ferventi suppliche al Signore e alla Madonna. «Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini» (Sal 85,11), «Fammi conoscere la strada da percorrere... Insegnami a compiere il tuo volere» (Sal 142,8,10). Alla fine dei giorni di preghiera prendano una risoluzione, quale che sia, e la mantengano perché è frutto della preghiera, e il Signore non permette che si resti ingannati dalla preghiera. «Se non sei chiamato, fa’ in modo che tu sia chiamato», insegna sant’Agostino. È così. La lunga preghiera può ottenere questo, e talvolta lo ottiene anche in maniera sorprendente, come avvenne a un giovane americano, di cui parlò l’Osservatore Romano del 31 luglio 1954: «Un giovane americano sulla ventina, già capitano dell’esercito, laureato della Scuola di Commercio di Fordham, con una buona posizione alla General Motors ove percepiva uno stipendio molto allet95 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 96 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E tante, frequentò un piccolo ritiro spirituale presso i Padri Trappisti. Il primo giorno disse a un compagno: - Questo non è certo posto per me. Il secondo giorno fece questa osservazione: - Beh, dopotutto, non è mica tanto male! Il terzo: - Bisogna che vada a trovare l’Abate. Il quarto giorno venne da me. Gli spiegai la vita del convento e specificai: - Caro Enrico, per dormire la notte, posso offrirti un solo materasso di paglia, collocato su due tavole di legno. Noi ci corichiamo alle 7 di sera, per alzarci all’1 e mezza di notte. La domenica ci alziamo prima, perché cantiamo tutti i responsori alle lezioni di Mattutino. Come religioso di coro passerai 6-7 ore al giorno in chiesa, per l’Ufficio cantato e la Messa conventuale... C’è poi un tempo dedicato alla lettura spirituale e alla preghiera privata. Anche se diventi Sacerdote, dovrai sbrigare il lavoro manuale nei campi o nell’officina, come l’Operaio di Nazaret. In altre parole, dovrai fare un olocausto completo di te stesso a Gesù. E conclusi: - Vedi, Enrico: non si tratta di dare il 95% e neppure il 99,50%, ma il 100%. Enrico rispose: - Voglio darmi al cento per cento: voglio dare tutto. Questo pensiero ferve nell’anima mia. Tornerò qui fra sei mesi. Tornò dopo tre mesi». Infine, dobbiamo anche aggiungere che la preghiera è necessaria, è indispensabile per un’altra cosa, ossia per conservare la vocazione fino alla morte. «Tieni sal96 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 97 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E do quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona» (Ap 3,11). Ma da chi può venire la «saldezza» se non dal Signore? «Sulle tue vie – prega il Salmista – tieni saldi i miei passi e i miei piedi non vacilleranno...» (Sal 16,4). Se tanti consacrati avessero perseverato nella fedeltà alla lunga preghiera quotidiana, non avrebbero mai tradito il loro Signore. L’amore si nutre d’amore. L’amore personale si nutre di amore personale. La vocazione è amore personale da parte di Gesù che sceglie. La preghiera è l’incontro, il rapporto di amore personale con Gesù da parte dell’eletto. Se manca questo rapporto, l’amore si esaurisce, si spegne, la vocazione non può più reggersi. Per questo si può ben dire che la celebre massima di sant’Alfonso de’ Liguori: «Chi prega si salva – chi non prega si danna», va applicata particolarmente ai consacrati, così: «Chi prega conserva la vocazione – chi non prega la perde». Con la preghiera la vocazione è al sicuro non solo, ma diventa sempre più solida, come vuole e ci raccomanda san Pietro: «Fratelli, cercate di rendere sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione» (2Pt 1,10). C Giovane che leggi, rifletti nel tuo cuore. Perché non fai una prova anche tu? Forse non l’hai mai fatta. Mettiti a pregare con intensità. Magari cerca un luogo di raccoglimento e impegnati in un’esperienza di preghiera eccezionale, perché tu possa ricevere la 97 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 98 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E luce dall’alto e veder chiara la tua via. Ricordati che è necessario pregare il Signore «perché ci indichi le sue vie e noi possiamo camminare per i suoi sentieri» (Is 2,3). Solo Gesù è la Via al Regno dei cieli. «Guardate a Lui e sarete raggianti» (Sal 33,6). Nella preghiera potrai scoprire la tua anima radiosa come “eletta del Signore”. 98 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 99 CHIAMATA ALLA SANTITÀ E PERICOLI NEL MONDO C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Lo sai tu che su cento Santi, settanta sono monaci, frati e suore; venti sono Papi, Vescovi e Preti; cinque o sei sono laici consacrati nel mondo; tre o quattro sono sposati? I veri vivai di Santi sulla terra, quindi, sono i monasteri, i conventi, le case religiose. Ricorda e rifletti bene: il 70% dei Santi viene da quelli che hanno la vocazione religiosa, che ascoltano la chiamata di Gesù:... «va’, vendi tutto... vieni e seguimi!» (Mc 10,21). Non ci vuol molto a concludere, allora, che chi «segue Gesù» diventa Santo più facilmente che se resta nel mondo come laico o come sposato. San Pio da Pietrelcina diceva saggiamente che «nel mondo poco si raccoglie e poco si conclude». Con questo, sia chiaro, non si vuole assolutamente negare la possibilità di diventare santo nel mondo, da semplice laico o nello stato matrimoniale. Basti pensare ai molti Santi laici e sposati. Per fare qualche nome, ricordiamo qui san Luigi Re di Francia, sant’Elisabetta Regina d’Ungheria, il beato Colombini, la beata Anna Maria Taigi: figure splendide di sposi e spose, di padri e madri di famiglia. Resta però vero che deve essere maggiore e molto più grave la difficoltà di santificarsi nel mondo, se si pensa che su cento Santi solo tre o quattro sono di quelli 99 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 100 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E sposati. D’accordo, proprio perché non è impossibile, resta vero che per sé tutti gli sposi cristiani potrebbero e dovrebbero santificarsi. Di fatto, però, la maggior parte fa naufragio in quanto a santità, anche se c’è chi raggiunge gradi notevoli di bontà, e senza escludere che tutti possano almeno salvarsi dall’inferno. In ogni caso, comunque, la realtà della condizione dei cristiani nel mondo deve impegnare la riflessione di chi ha da interrogarsi sulla sua vocazione, e quindi sulla strada da scegliere. La cosa è veramente grave e merita una seria presa di coscienza, se si riflette che la santificazione di ogni cristiano non è... a libertà o a piacere, ma è un preciso dovere, un dovere universale. Ho detto dovere universale di santificarsi. Difatti è proprio questo il volere universale di Dio, come dice luminosamente san Paolo: «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Ts 4,3). Nessuno è escluso da questo dovere nobilissimo, e sarebbe solo colpevole puerilità sfuggirlo con il pretesto che non si è né prete, né frate, né suora, come se solo i consacrati fossero tenuti a santificarsi. Il bello, o il brutto, sta proprio qua: anche io, semplice cristiano che vivo nel mondo, anche io sposato, anche io impegnato nelle vicende di questo mondo, anche io, insomma, che non ho avuto nessuna chiamata alla consacrazione a Dio..., anche io ho lo stesso, identico dovere di farmi santo, perché «questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Ts 4,3). Tale dottrina è stata fortemente ribadita dal Concilio Ecumenico Vaticano II in un intero capitolo della Costituzione sulla Chiesa. 100 8-09-2010 9:57 Pagina 101 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Ts 4,3). Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 102 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E A questo punto, considerando le miserie enormi del mondo, verrebbe proprio da scoraggiarsi, non soltanto, ma il solo parlare di santificarsi nel mondo appare pressoché follia, dal momento che è già un... miracolo quando nel mondo si riesca a stare senza il peccato mortale nell’anima! Insomma, guardando il mondo così come è – scandaloso, seduttore, ingannatore – il vero assillo di chi ci vive dentro non è certo quello di santificarsi, ma è quello di non dannarsi. È ben vero tutto questo purtroppo. E solo così, forse, si comprende perché il giovane san Bernardo, spaventato dai pericoli del mondo, lasciò le grandi ricchezze della famiglia e si ritirò nell’Abbazia di Citeaux, attirando con l’esempio e con le parole anche i suoi cinque fratelli, lo zio, altri trenta parenti e amici, e infine anche il settantenne papà. Adesso forse si può comprendere meglio perché il famoso “re dei versi”, Guglielmo Divini, incoronato poeta in Campidoglio, quella volta che si imbatté in san Francesco d’Assisi e lo sentì predicare sulle vanità insensate del mondo, al termine della predica si gettò ai piedi di san Francesco, pregandolo con trasporto: «Conduci anche me lontano dagli uomini, e consacrami a Dio. Toglimi questa veste del mondo e ricoprimi con quella del paradiso». San Francesco gli fece presto indossare il saio, lo cinse di ruvida corda, e lo chiamò fra Pacifico perché – finalmente – gli aveva fatto trovare la vera pace del cuore. Guardando «il mondo con le sue concupiscenze» (1Gv 2,17), si può comprendere tanto meglio la prezio- 102 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 103 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E sità della vocazione religiosa e sacerdotale, della consacrazione a Dio che favorisce al massimo lo sforzo della santificazione, ossia il compimento del dovere universale di santificarsi. Per usare un’immagine di san Giuseppe Cafasso, la vita sacerdotale e, ancor più, la vita religiosa di chi lascia il mondo può essere paragonata al fiume, che se ne sta tranquillo nel suo letto e conserva le sue acque limpide e pure. La vita nel mondo, invece, è paragonabile al fiume che straripa e corre furioso per le campagne: le acque limpide si trasformano in acque torbide e fangose, che trascinano con sé immondizie e rovine d’ogni sorta. Nella vita di santa Francesca Saverio Cabrini si legge che la Santa, considerando le brutture del mondo «posto tutto sotto il maligno» (1Gv 5,19), riteneva così grande il dono delle vocazioni religiose, che si prendeva somma cura di salvarle tutte, anche quelle che potevano essere considerate vocazioni “mediocri” e “di scarto”, bisognose di tanta più pazienza nella formazione. La Santa arrivò al punto di ottenere, anche da altri Istituti di Suore, di mandare a lei le novizie “da scartare”; e, quasi sempre, la Santa stessa le formava e le portava a grande perfezione. A questo punto bisognerebbe rivolgersi soprattutto a quei giovani, uomini e donne, che tentennano nella loro risposta al Signore o sono incerti della loro sacra vocazione, concludendo, magari con troppa faciloneria: «In fondo, si può essere nel mondo un buon papà di famiglia, una buona mamma di famiglia». 103 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 104 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Si può: è vero, è giusto dire così. Ma si faccia attenzione, per carità. Anzitutto, se si è chiamati al matrimonio, non bisogna diventare “buon papà” e “buona mamma”, ma “santo papà” e “santa mamma”. La santità è ben di più che la semplice bontà. Inoltre, si può diventare “santo papà” e “santa mamma” se si è chiamati al matrimonio; ma se il matrimonio non è la strada segnata da Dio, allora sposandosi si è fuori strada, e sarà perciò ben più difficile pensare di poter diventare neppure un “buon papà” e una “buona mamma”. Infine è da ingenui rifugiarsi nel “si può” diventare santi nel mondo, quando si sa che, purtroppo, di santi sposati contemporanei ce ne sono talmente pochi che se ne desidererebbe davvero qualcuno, almeno uno! Ecco che cosa scrive sant’Alfonso con la sua solita sapienza: «Gli uomini del mondo non si fanno scrupolo di dire ai poveri giovani chiamati allo stato religioso che, in ogni parte, anche nel mondo, si può servire Dio. E la meraviglia è che simili frasi escono alle volte anche dalla bocca di Sacerdoti, e persino di Religiosi ma di quelli che o si saran fatti Religiosi senza vocazione o che non sanno più che cosa sia la vocazione. Sì, è vero, in ogni luogo può servire Dio colui che non è chiamato alla Religione; ma non già chi è chiamato e vuol restare nel mondo per suo capriccio; costui difficilmente farà buona vita e servirà Dio». Chi è tentato di vacillare o di essere a lungo incerto sulla sua vocazione, consideri bene che cosa rischia di perdere per sempre, restando nel mondo: il «tesoro del campo», la «perla preziosa», beni evangelici di 104 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 105 inestimabile valore, che collocano la creatura privilegiata nella via regale della santità. C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Giovane che leggi: forse sei anche tu del numero degli indecisi e vacillanti nella vocazione? Il mondo, le creature ti seducono? È vero, tu non pensi di usarne male, né del mondo né delle creature. Ma intanto sai bene che, nel mondo e fra le creature, ti sarà forse più facile dannarti che santificarti. Perché correre questo rischio? Supera l’incertezza guardando in alto: Dio ti vuole Santo, come Gesù. 105 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 106 VOCAZIONE ATTIVA E CONTEMPLATIVA C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Voglio consacrarmi totalmente a Dio. In quanti modi potrei farlo? Parrebbe una domanda quasi superflua. E invece non è così. Non basta consacrarsi a Dio in una qualunque maniera. È necessario consacrarsi a Lui come egli gradisce. C’è un discernimento delle caratteristiche di ogni sacra vocazione, a cui è per lo meno pericoloso rinunziare. Se Dio mi vuole consacrato nel mondo, non faccio bene a consacrarmi in una Trappa. Se Dio mi vuole consacrato in una Trappa non faccio bene a consacrarmi nel mondo. Per avere un piccolo quadro sintetico delle possibili maniere di consacrarsi a Dio, seguiamo questo ordine che appare il più semplice. 1. Nella misura minima tutta intima la prima forma di consacrazione è quella del voto privato di verginità o di castità, restando laici nel mondo, con il proprio lavoro domestico o professionale. Fu il caso questo, ad esempio, di santa Gemma Galgani e di san Giuseppe Moscati. 2. La seconda forma di consacrazione a Dio, più impegnativa e stabile, è quella dei cosiddetti Istituti secolari di perfezione, maschili e femminili, in cui si fanno i tre voti di Obbedienza, Povertà e Castità, pur restando nelle proprie famiglie, con gli impegni di lavoro dentro e fuori casa. Sono gli Istituti approvati dal papa Pio XII quale, ad esempio, quello della Regalità. 106 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 107 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E 3. La terza forma di consacrazione è quella sacramentale del Prete diocesano che vive con i familiari o da solo in Parrocchia, con il sacro celibato e l’obbedienza al Vescovo, ministro di Dio, dispensatore dei misteri divini. 4. La quarta forma di consacrazione è quella del Religioso e della Religiosa di vita mista, ossia di vita contemplativa e attiva, vissuta con i tre voti comunitariamente, nel proprio Convento o Casa religiosa con possibilità anche della vita missionaria. 5. La quinta forma di consacrazione è quella del Monaco o della Monaca di vita pura contemplativa (o di vita prevalentemente contemplativa), vissuta nei Monasteri, con i tre voti e con una forma di vita comunitaria più austera e forte, fino alle punte massime della vita Trappista, della vita degli Eremiti camaldolesi o della vita in una Certosa. Alla vita pura contemplativa appartiene anche la vita strettamente eremitica. A questo punto possono apparire sufficientemente abbozzate le diverse forme di vita dei consacrati, nelle linee generali. Scendendo ai particolari, però, bisogna dire che, a parte la vita consacrata nel mondo (Istituti laicali e voto privato) e quella del Prete diocesano, – che appaiono più semplici e visibili per la loro stessa forma o struttura, l’orientamento e la scelta vocazionali diventano più laboriosi per quanto riguarda le due forme di vita attiva-contemplativa (vita religiosa) e vita solo contemplativa (vita propriamente monastica). 107 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 108 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Gli Ordini e le Congregazioni sono davvero tanti! Per citarne solo alcuni: Benedettini, Francescani, Domenicani, Carmelitani, Serviti, Gesuiti, Lasalliani, Camilliani, Passionisti, Salesiani..., buona parte dei quali hanno anche il ramo femminile. Le Congregazioni solo femminili, poi, sono una vera miriade, da san Vincenzo de’ Paoli in poi. Più recenti sono le famiglie (maschili o femminili o ambedue) che si ispirano a Charles de Foucauld, e quelle fondate da don Alberione, da san Luigi Orione, beato Guanella, Madre Speranza, beata Madre Teresa di Calcutta... Per gli Ordini monastici di pura contemplazione si pensi ai Benedettini Trappisti, Certosini e Camaldolesi (eremiti), alle Benedettine, alle Clarisse, alle Carmelitane, alle Monache della Visitazione, Passioniste... Inutile dire che questa fioritura non solo non disturba, ma arricchisce la vita di consacrazione nella Chiesa. C’è davvero posto per tutti e per tutte le aspirazioni! Chi sente l’attrazione per la vita evangelica di san Francesco d’Assisi, di sant’Antonio di Padova, di san Pasquale Baylon, di san Massimiliano M. Kolbe, entri fra i Francescani. Chi sente la passione per gli ammalati, i sofferenti e bisognosi, si rivolga ai figli di san Camillo de’ Lellis o di san Giovanni di Dio o del beato Guanella... Chi sente l’attrazione per i giovani e i ragazzi, entri fra i Salesiani o i Lasalliani, grandi maestri della gioventù. Chi cerca le mirabili ascensioni dello spirito nel silenzio, nella solitudine, nel nascondimento, ricorra a una Trappa o ad una Certosa. 108 8-09-2010 9:57 Pagina 109 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp La vita contemplativa è una vita religiosa da vertice, da «anticamera del Paradiso»...; una vita d’amore celestiale che costituisce il cuore della Chiesa intera. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 110 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Chi vuole una forma di vita religiosa più impegnata nello studio e nelle lotte della Chiesa si accosti ai Domenicani e ai Gesuiti. Chi aspira alle Missioni entri là dove gli venga offerta la possibilità di andare in terra di missione. Le ragazze che siano incantate dalla vita religiosa di santa Bertilla e di sant’Agostina Pietrantoni, vergini dolcissime di carità e di candore fra gli ammalati, entrino nella Congregazione che offre loro simile vita di servizio agli ammalati. Quelle che preferiscono dedicarsi ai piccoli e alla gioventù da educare, si rivolgano a una delle tante Congregazioni impegnate in tale campo. Chi sente il fascino della vita missionaria e vuole raggiungere le terre pagane, scelga una Congregazione missionaria che assicuri tale possilità. Chi vuole condividere la condizione dei più poveri e assisterli e confortarli scelga Le Piccole Sorelle di Gesù e, soprattutto, le Suore Missionarie della Carità della beata Madre Teresa di Calcutta. Le ragazze, infine, che sentono l’attrazione potente all’immolazione d’amore più intima e totalitaria nella «vita nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3), come quella di santa Chiara, di santa Veronica, di santa Teresina, chiedano di entrare nei monasteri di perfetta clausura (Clarisse, Carmelitane...). Una cosa però, si raccomanda a tutti e a tutte: non entrare dove non si è sicuri che si viva la perfetta fedeltà ai Fondatori e alle regole, che hanno fatto i Santi di quell’Ordine. Oggi questa raccomandazione è più 110 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 111 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E che mai dolorosa, ma tanto più doverosa. È insensatezza entrare là dove si vive nell’infedeltà, nell’inosservanza, nel rilassamento che distrugge la sostanza stessa di una vita, votata per natura sua al sacrificio e all’immolazione quotidiana. Meglio cercare altrove, dice sant’Alfonso de’ Liguori, meglio non entrare: il Signore custodirà la grazia della chiamata nei cuori retti e fedeli, in attesa di trovare una famiglia religiosa fedele e feconda. Altra raccomandazione: la scelta della vita pura contemplativa esige maggiori cure e particolare prudenza. Si tratta di una vita religiosa da vertice, da «anticamera del Paradiso», come dice santa Teresina del Carmelo; una vita menata sulle vette delle virtù cristiane e religiose; una vita d’amore celestiale che costituisce il cuore della Chiesa intera. Qui l’immolazione è radicale: di anima e di corpo. Qui nulla è concesso all’umano, perché tutto diventi sovrumano nell’eroismo costante quotidiano. La preparazione e le disposizioni interne debbono essere quelle di chi affronta un martirio d’amore a fuoco lento, diurno e notturno. C Giovane che leggi: rifletti e medita con attenzione. Se il Signore ti chiama, sappi scegliere con generosità e prudenza la famiglia religiosa, che dovrà aiutarti a santificarti presto. Non scegliere alla leggera! Ogni vita consacrata deve essere capitalizzata in amore e sacrificio eroico. 111 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 112 VOCAZIONE MISSIONARIA C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Negli Atti degli Apostoli, leggiamo che una volta san Paolo in una visione notturna vide un pagano macedone che gli gridò: «Venite fino a noi e aiutateci!» (16,9). Dalle terre di missione, dai popoli pagani, dalle genti infedeli, noi cristiani dovremmo costantemente sentirci arrivare quello stesso grido: «Venite fino a noi e aiutateci!». Essi hanno diritto di chiamarci, perché a noi è stato comandato dal Signore di andare da loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutte le genti...» (Mc 16,15). E la Chiesa non si stanca di esortare a rispondere con generosità alla chiamata di Dio che spinge ad andare a «far conoscere Cristo dove non è ancora conosciuto e piantare la Chiesa dove ancora non esiste» (Ad Gentes, 6). Purtroppo anche in questo caso le chiamate del Signore molto spesso cadono nel vuoto, non sono ascoltate, non vengono corrisposte. Una volta san Francesco Saverio, dopo aver predicato ai giapponesi sull’immenso amore di Dio nel donarci il suo Unigenito Figlio, sentì farsi questa grave obiezione: «Come mai Iddio, se è così buono come tu dici, ha aspettato tanti anni a farci conoscere i misteri del Cristianesimo?». A questa domanda, san Francesco Saverio gemette nel cuore, poi si fece coraggio e rispose: «Volete saperlo?... Ecco: Iddio aveva incaricato molti cristiani di 112 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 113 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E venire ad annunziarvi la Buona Novella; ma molti di essi non hanno voluto obbedire...». È proprio così. Noi lo sappiamo bene: «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e conoscano la verità» (1Tm 2,4), e per questo non può mancare di chiamare gli annunciatori del Vangelo a salvezza dei fratelli senza fede, e anzi, le sue chiamate non possono essere che sovrabbondanti, perché, come dice san Giovanni Crisostomo, «nessuna cosa sta tanto a cuore a Dio, e nessuna gli fa più piacere quanto la salvezza delle anime». Molti chiamati, però, «non hanno voluto obbedire», disse con tristezza san Francesco Saverio. E questa disobbedienza è gravida di responsabilità. La vocazione missionaria è una delle più alte vocazioni della Chiesa. È paragonata, giustamente, al martirio, ed è in sostanza una vocazione al martirio. Basti pensare, ad esempio, ai missionari martiri nel Marocco, nel Giappone, nelle Filippine, in Turchia, in Uganda... E se oggi è meno facile essere martirizzato, la vocazione missionaria, però, conserva sempre l’aspirazione e la disposizione all’immolazione totale, il missionario può sempre ripetere con san Paolo: «Io sarò speso tutto per le anime vostre» (2Cor 12,15), disposto anche a morire da solo su un’isola, come san Francesco Saverio; o a reclinare il capo su una pietra, come san Giustino De Jacobis; o a essere strangolato come i beati Francesco Clet e Gabriele Perboyre; o a essere crocifisso, come i Martiri del Giappone; o a essere decapitato per mano dei tagliatori di teste delle Filippine, o come san Teofano Venard, nel Tonchino... 113 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 114 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E La vocazione missionaria è la vocazione degli arditi, dal cuore grande e coraggioso, di fede intrepida e incrollabile, perché il Regno dei cieli si conquista e si fa conquistare con la forza! (cf Mt 11,12). Per questo è anch’essa una vocazione di elezione e non è di tutti, anche se il problema missionario è un problema che deve interessare tutta la Chiesa, “luce e salvezza delle genti”. In ogni tempo, dopo gli Apostoli, la Chiesa ha avuto grandissimi missionari che hanno evangelizzato interi popoli e nazioni, come san Remigio che evangelizzò la Francia, san Martino la Svizzera, il monaco sant’Agostino l’Inghilterra, san Bonifacio la Germania, i santi Cirillo e Metodio la Boemia e l’Illiria, sant’Adalberto la Russia e la Polonia, senza dire dei grandi Santi laici che aiutarono l’evangelizzazione, come santo Stefano per l’Ungheria, san Venceslao per la Boemia. In seguito, gli Ordini e le Congregazioni religiose, dai Francescani in poi – con san Francesco per breve tempo in Siria; con sant’Antonio di Padova che non poté raggiungere la Mauritania, per un naufragio – hanno mandato missionari in ogni continente, dall’Africa, all’Asia, dal medio all’estremo Oriente, con figure splendide di primo piano come quelle più recenti di san Damiano Veuster, apostolo fra i lebbrosi nelle isole Molokai, il card. Massaia, san Giustino De Jacobis, san Daniele Comboni, e tanti altri. Bisognerebbe leggere gli Annali della Fede o delle Congregazioni Missionarie per conoscere qualcosa 114 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 115 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E dello sforzo missionario della Chiesa, con episodi spesso commoventi, a volte eroici e magari incredibili. Ricordiamo, ad esempio, la richiesta che la Fondatrice delle Suore Francescane Missionarie di Maria, suor Maria della Passione, fece a tutte le sue Suore, di mandare nei lebbrosari della Birmania un gruppetto di sei Suore. Chi si offriva?... Oltre mille Suore risposero all’appello, desiderose di partire! Mille cuori nobili e generosi. Fu una consolazione immensa per la Fondatrice, che mise insieme quelle mille risposte, e ripeteva spesso: «È il mio libro d’oro!». Si legga ora questa stupenda lettera di un missionario morto martire nell’Amman, san Teofano Venard. Scrive qualcosa delle sue incredibili vicende alla sorella Melania, poco tempo prima del martirio. «Mia diletta sorella, quest’anno abbiamo avuto un’inondazione straordinaria. L’acqua è entrata nella mia casa fino all’altezza d’un piede. Ho veduto pesci, rospi, rane, granchi, serpenti, trastullarsi nella mia stanza, mentre io stavo seduto sopra alcuni assi, sollevati di tre o quattro centimetri sull’acqua... Tu fremi di sicuro, sorella mia, ma devi sapere che c’è stato di peggio: i topi sono venuti a dormire sulla mia stuoia, e una notte ne schiacciai disgraziatamente uno; il poverino mi ha fatto sobbalzare, ma mi ha anche salvato da un gran pericolo, perché nello smuovere la coperta, ho scoperto una vipera velenosa a strisce bianche e nere, che, senza far rumore, era salita sul mio lettino, accovacciandosi proprio nell’angolo, dove io allungavo i piedi...». 115 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 116 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Questa breve lettera è un magnifico saggio delle vicende, dei rischi, delle avventure, dei timori e delle grazie del missionario. Non si può fare a meno di commuoversi di fronte a questi arditi dell’amore di Cristo che sembrano giocare a ogni passo con la morte e con la gloria del martirio, per salvare le anime dei fratelli. Di quale sublime grandezza essi hanno aureolato la vocazione missionaria! Eppure, la nota triste che risuona nella Chiesa, oggi ancora più di ieri, è questa: i missionari sono pochi, troppo pochi, e stanno diminuendo, anziché aumentando! Con grande amarezza, nell’Anno Santo 1975, il papa Paolo VI si lamentava del «fenomeno doloroso, che è da qualche tempo sotto gli occhi di tutti. Intendiamo il diminuito numero delle vocazioni missionarie, che si verifica proprio nel momento in cui più necessario è l’apporto di forze nelle nostre missioni...». Risuonano tanto più opportune e drammatiche oggi le gravi parole che il papa Pio XI, il Papa delle Missioni, rivolse una volta ai Dirigenti delle Opere Missionarie Pontificie: «Un grande – disse il Papa – che, durante l’ultima guerra occupava un posto non di altissimo comando, ma di una certa responsabilità, con molti uomini ai suoi ordini, ebbe a dirmi: “Lei non può immaginare che pena, che desolazione, che quasi disperazione dover comandare degli uomini, portarli avanti, sapendo che non si può avanzare, perché mancano le munizioni, manca l’attrezzatura, perché la produzione che dà il paese non è sufficiente...”. 116 8-09-2010 9:57 Pagina 117 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp C «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e conoscano la verità» (1Tm 2,4) ...ma «la messe è molta, gli operai sono pochi» (Lc 10,2). Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 118 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Di queste frasi, dette con terribile realtà di sangue e di morte, mi rimane la più penosa impressione che si rinnova ogni qualvolta mi viene ricordato quel colloquio. Orbene: da esso bisogna trarre un insegnamento. Che cosa vi può essere di più penoso, di più tragico, per il Missionario che deve arrestarsi o retrocedere, perché mancano le risorse?...». Bisogna scuotersi, una buona volta. Se si è cristiani, bisogna farsi coscienti del grave problema missionario. Ci sono masse sterminate di uomini da evangelizzare, da nutrire con il pane della verità e della vita eterna, ma «non c’è chi glielo spezzi» (Lam 4,4). È necessario pregare molto. «La messe è molta, gli operai sono pochi. Pregate il Padrone della messe perché mandi operai alla messe» (Lc 10,2). È urgente supplicare il Signore perché voglia donare molti missionari alla sua Chiesa. Se poi si è chiamati da Dio alla vita missionaria, non si faccia i sordi, non ci si tiri indietro, non si rifiuti una vocazione sublime, tutta forza e sangue d’amore divino. E non si dica che la prima missione è quella da fare nel proprio paese. Si pensi, piuttosto, che neppure il cinque per cento di tutte le forze della Chiesa sta operando all’evangelizzazione di miliardi di non cristiani. È inconcepibile, perciò, che si possa arrivare a sottrarre anche una sola vocazione al piccolo gruppo dei missionari impegnati a salvare i quattro quinti dell’umanità, mentre una sola quinta parte degli uomini è curata da quasi mezzo milione di sacerdoti! 118 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 119 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Diceva bene san Francesco Saverio nel suo appello ai giovani universitari: «Come vorrei giungere alle università di Parigi e della Sorbona per fare conoscere a tanti uomini più ricchi di scienza che di zelo, il grande numero di anime che, per loro negligenza, sono prive della grazia e forse vanno all’inferno. Sono milioni di infedeli che forse si farebbero cristiani se ci fossero missionari». Ricordiamo le accorate parole di Gesù: «Ho altre pecore che non sono di questo ovile: anche quelle devo condurre, perché si faccia un solo ovile con un solo Pastore» (Gv 10,16). Meditando su queste parole di Gesù si comprendono tutti gli eroismi dei missionari, si comprendono le aspirazioni di fuoco dei due celesti Protettori delle Missioni: «Salpare per mari infidi, salvare un’anima: e poi morire!» (san Francesco Saverio); «Vorrei essere stata missionaria dalla creazione del mondo, e continuare ad esserlo fino alla consumazione dei secoli» (santa Teresina). C Giovane che leggi ascolta e medita. Non avverti la grandezza di una vita consacrata alla salvezza dei fratelli infedeli? Se fossi tu al loro posto, quanto brameresti l’arrivo e l’incontro con un missionario che annunci la Buona Novella! Eppure, forse il Signore ti chiama, ma tu non rispondi, e preferisci essere un cristiano “disoccupato”, anziché andare a lavorare nella vigna del Signore (cf Mt 20,lss). 119 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 120 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Rifletti nel tuo cuore. Sta attento a queste splendide parole di Gesù, che possono valere come ultimo richiamo proprio a te e a molti giovani come te: «Alzate i vostri occhi e mirate i campi che già biondeggiano per le messi» (Gv 4,35). 120 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 121 LA MADONNA E LA VOCAZIONE C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Quando san Massimiliano Maria Kolbe era fanciullo di sette anni aveva l’argento vivo in corpo. Era molto buono e laborioso, ma era vispo e anche bollente di vivacità. Un giorno dovette combinare una grossa birichinata, se la sua buona mamma gli rivolse queste accorate parole: «Figlio mio, che sarà di te se continui così?...». Inaspettatamente, queste parole della mamma fecero presa così dolorosa sul fanciullo che, da quel momento, egli divenne triste e silenzioso, ci pensò sopra ci pianse, ci pregò. Ai piedi dell’altare, il ragazzo chiedeva alla Madonna di rispondere Lei alla domanda angosciosa della mamma. A quelle preghiere innocenti, la Madonna rispose di persona. Apparve al piccolo Raimondo (così si chiamava Massimiliano quando era a casa) e gli apparve con due corone in mano, una bianca e una rossa facendogli capire che la corona bianca significava la vita verginale consacrata mentre la corona rossa significava il martirio. La Madonna chiese al piccolo quale delle due corone volesse, ma il fanciullo protese le manine per prenderle tutte e due. La Madonna gli sorrise e scomparve. Queste furono le radici mariane della vocazione di san Massimiliano, ossia di questo affascinante cavaliere dell’Immacolata suo apostolo ardente, capace di “marianizzare” tutto ciò che pensava e faceva, audace nel servirsi di ogni mezzo lecito, grande o piccolo, per por121 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 122 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E tare dovunque l’Immacolata come aurora di salvezza per ogni anima, come Genitrice di Gesù in ogni cuore che batte sulla terra. Per la sua splendida esperienza, san Massimiliano potrà affermare e confermare con forza che la Madonna è la Madre delle vocazioni, è la Madre dei consacrati, è la Madre dei Sacerdoti, è la Formatrice dei Santi. Noi non conosciamo direttamente la nascita di ogni vocazione, ma sappiamo che la Madre della grazia è veramente Madre di questa grazia elettissima, e nessuna “chiamata” può avvenire senza la diretta partecipazione della Madonna. Se potessimo scoprire i particolari più segreti della nascita della vocazione in ogni Santo, in ogni “chiamato”, vedremmo sempre l’azione materna di Maria che opera con ogni cura. Sappiamo, ad esempio, che san Francesco d’Assisi scoprì la sua più genuina vocazione evangelica nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli. Da quella chiesetta mariana, come dal Cuore dell’Immacolata, si diffuse l’Ordine francescano per tutto il mondo, e in quella culla mariana san Francesco volle concludere la sua missione serafica sulla terra. Tante volte la Madonna ha suscitato e poi ha accompagnato il cammino di una vocazione, salvandola da sicura perdita. È il caso di san Gabriele dell’Addolorata, di questo giovane ardente che stava rischiando di perdere il “dono” di Dio. Ebbene, durante una processione dell’icona della Beata Vergine, a Spoleto, il giova122 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 123 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E ne si sentì guardato, fissato dagli occhi materni di Maria, e udì queste parole scandite da Lei nel suo cuore: «Francesco, Francesco, il mondo non è per te; ti aspetta la Religione». Questo richiamo materno scosse Francesco Possenti, lo illuminò sul suo cammino pericoloso nel mondo, lo spinse a una decisione risoluta: entrare fra i Passionisti. Vi entrò, e in pochi anni divenne san Gabriele dell’Addolorata. E come non ricordare la salvezza della vocazione sacerdotale del santo Curato d’Ars? Per quanto studiasse con impegno, il santo Curato d’Ars era poco preparato scolasticamente, e, quando si presentò agli esami per l’Ordinazione sacerdotale, non soddisfece per nulla i professori di teologia che lo ritennero inadatto al Sacerdozio. Ma il Padre Rettore conosceva una cosa molto importante di questo candidato: conosceva che amava molto la Madonna e recitava molto bene il Santo Rosario. Parlò di questo ai professori e ottenne che il candidato fosse ammesso al Sacerdozio proprio per questo: perché amava la Madonna e recitava bene il Santo Rosario. Non meno dolorosa fu la vicenda di san Stanislao Kostka per salvare la sua vocazione religiosa, e altrettanto evidente fu la presenza della Madonna, che lo guidò nei momenti più critici. Fu la Madonna ad apparirgli, una volta, e a ordinargli di non attendere oltre, ma di recarsi da Vienna a Roma, per entrare nella Compagnia di Gesù. Lungo la via, Ella lo protesse dall’inseguimento del fratello che voleva impedire, a tutti i costi, 123 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 124 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E quell’entrata di Stanislao fra i Gesuiti. Per gratitudine filiale, san Stanislao fu innamoratissimo della Madonna negli anni di vita religiosa. E la Madonna lo santificò e lo chiamò presto in Paradiso proprio il 15 agosto, giorno solennissimo della sua Assunzione in Cielo. Altro esempio di salvezza della vocazione da parte della Madonna è quello che leggiamo nella vita di san Pietro Chanel, martire dell’Oceania. A quindici anni, Pietro studiava con impegno nel Seminario, ma non rendeva. Stava ormai per scoraggiarsi di fronte agli insuccessi scolastici, e pensava già di rinunciare agli studi per far ritorno alla casa paterna. Si confidò, per caso, con una pia persona che gli chiese con premura: «Prima di abbandonare, hai consultato la Madonna?». Pietro rispose di no. «Ebbene, gli disse quella, va’ prima in chiesa a pregare la Madonna». Pietro ascoltò il consiglio, si recò in chiesa, e pregò a lungo ai piedi della Madonna. Poi tornò da quella persona tutto sereno e ardente. Le disse: «Ho pregato la Madonna, e resto!». La Madonna aveva salvato la sua vocazione al Sacerdozio e al martirio. San Pietro fu sempre così grato alla Madonna, che una volta si fece uscire una goccia di sangue, vi bagnò la penna e scrisse: «Amare la Madonna e farla amare!». Talvolta la grazia della vocazione viene insieme a quella della conversione da una vita disordinata. La Madonna converte e chiama al servizio di Dio nello stesso tempo. Così successe a san Camillo de’ Lellis, che menava una vita scapata, senza riuscire a mettersi a posto una volta per sempre. Ma un giorno, tornando da 124 8-09-2010 9:57 Pagina 125 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Se potessimo scoprire i particolari più segreti della nascita della vocazione in ogni Santo, in ogni “chiamato”, vedremmo sempre l’azione materna di Maria che opera con ogni cura. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 126 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E San Giovanni Rotondo a Manfredonia a metà strada sul Gargano, fu colpito improvvisamente da una luce folgorante, che lo illuminò interiormente sul suo stato pietoso di peccatore e gli provocò un pentimento così bruciante che egli si fermò a lungo a piangere lacrime cocenti. Da quell’ora risolse di cambiare vita radicalmente e di consacrarsi tutto a Dio. Ma volle chiedersi come mai proprio quel giorno avesse ricevuto una grazia così straordinaria, e si ricordò che quel giorno era il 2 febbraio, festa della Purificazione di Maria Santissima. Allora esclamò fuori di sé dalla commozione: «Adesso so chi mi ha impetrato tanta grazia!». La Madonna vegli su tutti i suoi figli, ma in modo speciale su quelli che Gesù vuole scegliere come “suoi”. Se i “chiamati” sono i prediletti di Gesù, non possono non essere anche i prediletti di Maria. E chi mai potrà dire le cure materne e delicate della Madonna verso gli “eletti” di Dio, i “ministri” del Signore, le “spose” di Gesù? Concludiamo con gli esempi dolcissimi di due angeliche vergini consacrate, santa Bernardetta e santa Teresina, coltivate dalla Madonna come due gemme di sublime bellezza. La vocazione di santa Bernardetta non è forse tutta segnata e illuminata dalla presenza dell’Immacolata? Perché Bernardetta si sentì spinta all’immolazione della vita religiosa? Solo perché «quando si è vista la Madonna non si desidera più nulla della terra». È sufficiente la visione della Madonna per accendere in un cuore il bisogno di consacrarsi a Dio. Così 126 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 127 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E avvenne anche alla piccola Melania, veggente di La Salette; così è avvenuto anche alla veggente di Fatima suor Lucia. Lo stesso avvenne a santa Teresina, quando a dieci anni vide il sorriso celestiale della Madonna che la guarì da un male inesorabile. Da quel «sorriso» della Madonna santa Teresina ebbe anche la rinnovata certezza che la Divina Madre vegliava con premura sul suo «piccolo fiore» ed era attenta a «raddrizzarlo e fortificarlo in modo tale che, cinque anni dopo, questo si apriva sulla fertile montagna del Carmelo». A questo punto possiamo anche aggiungere che la Madonna non solo veglia su ogni vocazione, ma è stata Ella stessa la celeste ispiratrice di Ordini e Istituti religiosi che si gloriano, giustamente, di essere “mariani”. I Carmelitani e i Serviti, ad esempio, affondano le loro origini direttamente in Maria ed esistono per Lei. E del resto, è all’Immacolata che ogni anima consacrata deve rifarsi come alla sua radice, perché Ella è stata la «piena di grazia» (Lc 1,28) per tutti noi, come dice san Bernardo, Ella è stata la prima eletta, la prima consacrata, la prima seguace di Gesù, la prima religiosa di Dio, la prima “ministra” della Redenzione, la prima Sposa di Dio, la prima Vergine Madre di Dio e dell’umanità. C Giovane che leggi, ascolta e medita. Se vuoi la vocazione perché non ce l’hai, ricorri alla Madonna. Se hai la vocazione e vuoi custodirla perfettamente, affidala alla Madonna. Se sei in pericolo di perdere la vocazione, ricorri subito alla Madonna: Ella farà anche 127 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 128 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E miracoli per salvarti il “dono” di Dio, purché tu ricorra a Lei con fiducia e affetto di figlio. Su Lei riponi ogni speranza, perché ti faccia raggiungere il Paradiso per la sua stessa strada: la consacrazione a Dio. 128 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 129 DOMANDE SPICCIOLE... RISPOSTE UTILI E - A chi bisogna rivelare per primo l’aspirazione a “seguire Gesù” come sacerdote, o frate, o suora? AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C Di solito, bisogna rivelarla al proprio Confessore o Direttore spirituale. Non ai genitori o ai parenti, a meno che non si sia del tutto certi della loro buona disposizione riguardo alla vocazione sacerdotale e religiosa. - Se il sacerdote Confessore si manifestasse subito e sempre contrario, è lecito andare a consigliarsi da un altro? Con molta prudenza, sì, spiegando, però, gli eventuali motivi contrari dell’altro. In casi particolari, è chiaro, si può anche cambiare del tutto il Confessore, andando da chi voglia prendere in esame e aiutare a discernere la vocazione. - Quale è il periodo di età migliore per seguire la chiamata di Dio ? C L’arco di tempo migliore è il decennio che va’ dai 15 ai 25 anni di età. Prima dei quindici anni c’è molta incertezza in più per il futuro. Dopo i venticinque anni c’è molta difficoltà in più di modificarsi e lasciarsi plasmare. 129 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 130 - Allora, chi ha 30 anni, o più, deve rinunciare in partenza a consacrarsi a Dio? AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Non deve affatto “rinunciare in partenza”. Esistono ed esisteranno sempre eccezioni alla regola, né sono tanto pochi i trentenni consacrati a Dio e diventati grandi Santi. Ma da 30 anni in poi si fanno sempre più gravi le difficoltà di inserimento in un impianto diverso di vita, di assimilazione di una visione diversa delle cose. L’immagine classica più espressiva è sempre quella della pianta che quando ha preso una direzione diversa, finché è ancora virgulto si può piegare e raddrizzare, quando invece è diventata tronco, si può più facilmente... spezzare che piegare. In effetti, chi entra in età avanzata deve essere disposto a più grandi rinnegamenti, se vuole davvero santificarsi. - Se la vocazione comincia a manifestarsi quando si frequenta il primo liceo classico o il primo anno di università, che cosa conviene fare? C Tocca alla guida spirituale decidere la migliore scelta di tempo per seguire la chiamata di Dio abbandonando tutto. Di solito, per chi si trova al primo liceo si potrà aspettare l’esame di maturità, sia per dare tempo di approfondimento e solidità alla vocazione, sia per completare un corso di studi già avviato. Per chi si trova al primo anno di università, invece, bisogna considerare più cose: anzitutto, l’effettiva maturazione della vocazione che può richiedere il tempo 130 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 131 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E degli anni di università; inoltre, il tipo di consacrazione scelta, che può avvantaggiarsi o meno degli studi universitari: altro è il sacerdozio, altro è la vita pura contemplativa; altro è un Ordine religioso impegnato nel campo degli studi, altro un istituto missionario o caritativo; infine, senza aspettare il termine degli studi universitari, può convenire entrare subito, quando ci sia la possibilità di continuare l’università anche dall’interno dell’Istituto, posto che i superiori richiedano ciò per la missione da svolgere. - Quali sono le qualità morali che si richiedono per consacrarsi a Dio ? C a) Rettitudine di intenzione: non si entra in seminario o in convento per paura, per interessi, per sistemazione, per delusione, per avventura. b) Onestà di costumi: non si tratta di essere “innocenti”, ma di avere una virtù che dia garanzie di perseveranza e di crescita. c) Buona coscienza morale: una coscienza che non solo eviti gli estremi (scrupolosità e rilassatezza), ma che si dimostri equilibrata e assennata negli impegni. d) Discrete capacità mentali: almeno! Non un’intelligenza geniale, ma un’intelligenza capace di apprendere le cose essenziali sul senso e sul valore della consacrazione a Dio, sui doveri da osservare, sui compiti da svolgere. Per il Sacerdozio, è ovvio, si esige la capacità di portare avanti gli studi filosofici e teologici. 131 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 132 - Quali condizioni di salute si richiedono per entrare in seminario o in convento ? AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E È necessaria una buona salute ordinaria. I pesi della vita sacerdotale o religiosa non sono certamente trascurabili. La buona salute è necessaria per essere fedeli ai propri doveri e per svolgere la propria missione. Ma non è certo necessaria la salute di... Sansone! - Ci sono malattie che costituiscono impedimento preciso alla vita del prete, del frate, della suora? Almeno qualche esempio. Qualche esempio. Le malattie mentali – ovviamente di natura grave, inguaribili. L’equilibrio psico-fisico è di primaria importanza per una vita consacrata al servizio di Dio e dei fratelli. Ci sono poi le altre malattie, quali la cecità, la paralisi, l’epilessia, la sifilide, e ogni altro malanno inguaribile di organi vitali dell’organismo. - È grave controindicazione morale alla vita sacerdotale o religiosa l’inversione di tendenza sessuale sia di uomini che di donne? O forse potrebbe essere uno dei modi più adatti per guarire l’anomalia? C La Chiesa ha sempre ritenuto grave controindicazione quella dell’omosessualità e del lesbismo. Le ragioni sono intuitive, e basterebbe pensare al pericolo di scandali forse irreparabili. 132 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 133 E Un grande medico e psicologo disse che la pretesa di guarire un giovane omosessuale in un istituto maschile è identica a quella di guarire un donnaiolo mettendolo in un istituto femminile. AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C - A chi bisogna rivolgersi per poter entrare in Seminario ? Di solito, al proprio Parroco, il quale potrà dare tutte le indicazioni pratiche necessarie per l’entrata. Oppure, ci si rivolge direttamente al Rettore del Seminario. - Quale titolo di studi è necessario, e quanti anni di studio si fanno per il Sacerdozio? Di norma il titolo di studi per accedere ai corsi filosofici e teologici, indispensabili al Sacerdozio, è il diploma di scuola media superiore (licenza liceale, diploma magistrale, di ragioneria, di geometra, ecc.): in effetti, è necessario lo stesso titolo richiesto per accedere all’università statale. Gli anni di studio filosofico e teologico per il Sacerdozio sono sei. C - Per entrare in convento, a chi bisogna rivolgersi e quali “carte” bisogna presentare ? Bisogna chiedere anzitutto al Sacerdote che fa da guida spirituale. Potrà provvedere lui stesso a parlare 133 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 134 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E direttamente o potrà dare le indicazioni per andare a parlare con il Superiore o la Superiora dell’Istituto religioso che si è scelto. Quanto ai documenti, di solito occorrono: certificato di nascita, di Battesimo, di Cresima, di residenza, di stato libero, di buona salute (medico), di buona condotta (Parroco o Padre Spirituale), il titolo di studio, il foglio di congedo dal servizio di leva già prestato. - Quanto agli Istituti di vita religiosa, c’è diversità di gradi nell’approvazione da parte della Chiesa? Sì: ci sono gli Istituti religiosi approvati solo dal Vescovo della Diocesi, e quelli approvati dalla Santa Sede. I primi si dicono Istituti di diritto diocesano; i secondi, di diritto pontificio. Ogni Istituto religioso che si sviluppa con rigoglio diventa più facilmente di diritto pontificio. - Quali sono, e quando si fanno i “voti” nella vita religiosa? C I voti sono tre: obbedienza, povertà, castità. I voti si emettono di solito in due tempi: a) al termine dell’anno di noviziato – e si chiama Professione temporanea; b) al termine del periodo di voti temporanei che va da un minimo di tre anni a un massimo di nove anni –, e viene chiamata Professione perpetua. 134 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 135 - È necessario qualche titolo di studio per entrare in convento come fratello converso? AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Di norma si richiede la licenza media. Ma capita che non sempre ciò sia possibile, per ragioni di età o di altro. In tal caso, è richiesta una maturazione adeguata. - Chi è figlio unico o figlia unica, può abbandonare i genitori per entrare in seminario o in convento? Può, certamente: purché i genitori siano ambedue d’accordo. Il caso è serio, e la Chiesa, appunto, esige il consenso dei genitori, altrimenti non ritiene di dover accettare il candidato o la candidata. Sono così pochi, però, i genitori coraggiosi che sanno offrire a Dio il loro unico figlio o figlia! - Come fare per avere la sicurezza di essere chiamato o chiamata da Dio? C Bisogna seguire la strada stabilita dalla Chiesa, ossia, farsi guidare e confermare dal padre Spirituale, dopo accurato esame. Di solito, non c’è nessuno migliore di lui in questo campo. Non serve andare a destra e a sinistra, di qua e di là, da questo o da quello: quasi sempre si perde tempo e si guadagna in confusione. Tanto meno bisogna aspettarsi segni miracolosi o rivelazioni straordinarie. Molta preghiera, un certo 135 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 136 tempo di riflessione e la guida del padre Spirituale, sono la migliore garanzia della chiamata di Dio. AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E - E se i genitori sono decisamente contrari e vogliono impedire a tutti i costi l’entrata di un figlio o di una figlia in convento? Basti ricordare gli esempi di san Francesco e di santa Chiara di Assisi, che dovettero fuggire di casa per consacrarsi a Dio. Anche san Tommaso d’Aquino e santa Teresa d’Avila dovettero fuggire dalla casa paterna. Quando i genitori si oppongono ostinatamente,chi è chiamato deve ricordare le parole di san Pietro e san Giovanni: «Bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini», e le altre parole di Gesù: «Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me». - Quale pensiero dominante nel cuore dovrebbe avere chi veramente vuole “seguire Gesù”? Può indicare almeno qualche pensiero? C A me piace moltissimo questo pensiero vigoroso e sublime di san Paolo apostolo: «Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,7-8). 136 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 137 - Dove consiglia di entrare in convento, a me, giovane di venti anni? AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Se ti attrae l’ideale di san Francesco vissuto da san Massimiliano M. Kolbe, puoi entrare da noi, in una delle comunità dei Frati o delle Suore Francescani dell’Immacolata. Puoi venire per diventare sacerdote, fratello religioso o suora. Troverai una comunità mariana e francescana, composta quasi tutta di giovani frati o suore, e camminerai sui passi di san Francesco e di san Massimiliano, sotto gli occhi materni di Maria Immacolata. - Che cosa devo fare per venire in una delle vostre comunità? C Devi cominciare a scrivere o a telefonare. Poi verrai e vedrai la nostra vita per un certo periodo di tempo. Infine, dopo aver deciso, verrai accettato definitivamente e farai prima il postulandato e poi il noviziato per diventare frate o suora nella nostra Famiglia religiosa, sui passi del Serafico Padre san Francesco. Vieni! Non indugiare. Gli indirizzi e i numeri telefonici delle “Case Mariane” e delle “Case dell’Immacolata” in Italia sono i seguenti: 137 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 138 FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA Via San Pasquale, 11 - 82100 BENEVENTO – Tel. 0824/24818-0824/25252 Casalucense - 03049 SANT’ELIA F.R. (FR) -–Tel. 0776/350272 E Via Madonna delle Grazie, 5 - 03030 VILLA SANTA LUCIA (FR) – Tel. 0776/463104 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C Santuario BVM del Buon Consiglio - 83040 FRIGENTO (AV) – Tel. 0825/444122 Via Palazzolo, 2 - 00040 ROCCA DI PAPA (RM) – Tel. 06/91717982 Via Boccea, 590 Loc. Casalotti - 00166 ROMA – Tel. 06/61561672 Via Liberiana, 27 - 00185 ROMA – Tel. 06/69880158 Via Lungotevere Vaticano, 1 - 00193 ROMA – 06/68801049 Via Maria SS. di Quintiliolo, 4 - 00019 TIVOLI (RM) – Tel. 0774/335158 Via Cagiata, 101 - 60027 CAMPOCAVALLO DI OSIMO (AN) – Tel. 071/7133003 Piazzale P. Cassiano, 2 - 44022 COMACCHIO (FE) – Tel. 053/381234 Borgo Ognissanti, 42 - 50123 FIRENZE (FI) – Tel. 055/2398700 Via di Lucigliano, 1 (loc. Bosco ai Frati) - 50037 SAN PIETRO A SIEVE (FI) Tel. 055/848111 Via S. Caterina, 17 - 18100 IMPERIA (IM) – Tel. 0183/62783 Piazza Rovere, 4 - 18016 SAN BARTOLOMEO A MARE (IM) – Tel. 0183/405451 Via Castellani, 7 - 41012 CARPI (MO) – Tel. 059/692161 Via Barcara, 2 - 54011 AULLA (MS) – Tel. 0187/408519 Vico Lungo Sant'Agostino degli Scalzi, 6 - 80136 NAPOLI – Tel. 081/5490704 Voc. Canoscio, 12 - 06012 CANOSCIO di Città di Castello (PG) – Tel. 075/854284 C Via Libertà, 31 - 19025 LE GRAZIE (SP) – Tel. 0187/790054 Viale Pontelungo, 89 - 17031 ALBENGA (SV) – Tel. 0182/50700 Porta Romana, 66 64100 TERAMO (TE) – Tel. 0861/243926 Convento S. Francesco Piazza P. Alberto Daga, 1 01016 TARQUINIA (VT) Tel. 0766/840848 138 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 139 SUORE FRANCESCANE DELL’IMMACOLATA Via Falconella, 24 - 00040 FRATTOCCHIE (RM) – Tel. 06-9311268 Via Riella - 82020 PIETRELCINA (BN) – Tel. 0824-991158 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C Via Montecassino, Km. 5 - 03043 CASSINO (FR) – Tel. 0776-465599 E Via G. Zanardelli, 16 - 00186 ROMA (RM) – Tel. 06-68192587 Piazza San Biagio, 21- 03040 SANT’AMBROGIO (FR) – Tel. 0776/985011 Via dell’Immacolata - 83040 FRIGENTO (AV) – Tel. 0825-444015 Via Castelluccio - 83040 FRIGENTO (AV) – Tel. 0825-444473 Via XXIV Maggio, 44 - 83040 FONTANAROSA (AV) – Tel. 0825-475040 Via Caduti in guerra, 32 - 70027 PALO DEL COLLE (BA) – Tel. 080/624591 Chiesa SS. Annunziata Via Belenzani, 53 - 38100 TRENTO – Tel. 0461-1900352 Via Rivolti, 4 - 37010 RIVOLI RIVONESE (VR) – Tel. 045/7238123 Via De Nunzio, 12 - 71013 SAN GIOVANNI ROTONDO (FG) – Tel. 0882/456589 Piazza Don Giovanni Sorbellini, 4 - 60027 CAMPOCAVALLO DI OSIMO (AN) Tel. 071/7132126 Piazzale P. Cassiano Missionario, 1 44022 COMACCHIO (FE) – Tel. 05/33313445 Borgo Ognissanti, 42 - 50123 FIRENZE – Tel. 055/285077 Via Traversa, 12 - 18016 SAN BARTOLOMEO A MARE (IM) – Tel. 0183/880551 Strettola S. Teresa degli Scalzi, 4 - 80135 NAPOLI (NA) – Tel. 081/5441364 COLOMBAI DELL’IMMACOLATA (CASA DI CONTEMPLAZIONE PER LE SUORE) C Via dei Lanari, 2 - 06012 CITTÀ DI CASTELLO (PG) – Tel. 075/8555779 Via Adelasia, 20 - 17021 ALASSIO (SV) – Tel. 0182/644230 RITIRO MARIANO (CASA DI CONTEMPLAZIONE PER I FRATI) Via Abbadia, 1 - 63021 AMANDOLA (AP) – Tel. 331/8796995 139 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C C E Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 140 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 141 Appendice AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA Casa Mariana “Maria SS.ma del Buon Consiglio” SUORE FRANCESCANE DELL’IMMACOLATA Casa dell’Immacolata “Madre del Buon Consiglio” C FRIGENTO due comunità religiose di frati e di suore che vivono che propongono ai giovani d’oggi ideali ardimentosi di vita evangelica francescana vissuta «nella luce dell’Immacolata» sui passi di san Francesco d’Assisi e di san Massimiliano Maria Kolbe 141 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 142 PROGETTO D’AMORE DIVINO AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Frigento si trova in provincia di Avellino su un altopiano dei monti irpini, a vista di Montevergine e del Cervialto, dominando la piana attraversata dal fiume Calore. Su questo altopiano si trovano la Casa Mariana “Maria Santissima del Buon Consiglio” dei Frati Francescani dell’Immacolata, e la Casa dell’Immacolata, “Madre del Buon Consiglio”, delle Suore Francescane dell’Immacolata. In queste due Case religiose vivono un gruppo di giovani Frati Francescani dell’Immacolata e un gruppo di giovani Suore Francescane dell’Immacolata, sempre pronti all’accoglienza di altri giovani e ragazze che vogliono trascorrere giornate di ritiro e di esperienza vocazionale. Brevi note storiche C La storia di questa famiglia religiosa dei Frati e delle Suore Francescani dell’Immacolata è quella stessa del piccolo seme che cresce e si sviluppa divenendo spiga dorata nel vasto campo della messe di Dio. Questa famiglia religiosa iniziò in Italia il 2 agosto 1970 con un’esperienza particolare di due frati sacerdoti: padre Stefano Maria Manelli e padre Gabriele Maria Pellettieri. 142 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 143 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Questi due frati si erano sentiti provocati a questa esperienza dal Decreto conciliare Perfectæ charitatis che richiamava tutti i religiosi a un concreto «ritorno alle fonti» (PC 2) da far rivivere oggi, con la «più esatta osservanza della regola e delle costituzioni» (PC 4). I due frati prepararono un regolamento di vita chiamato Traccia mariana di vita francescana e ottennero il permesso di avviare l’esperienza di una vita francescana più vicina alle fonti e perciò più mariana, perché più vicina a Santa Maria degli Angeli, culla del francescanesimo. Essi scelsero come Casa Madre un piccolo convento-Santuario dedicato alla Madonna del Buon Consiglio, situato sui monti, in luogo aspro e solitario, a Frigento (AV), uno dei molti paesi della zona di sottosviluppo del sud-Italia. Il 2 agosto 1970, festa di Santa Maria degli Angeli, la “Porziuncola” di san Francesco d’Assisi, i due frati presero dimora in quel convento povero e dimesso di Frigento, con un Santuario tutto dissestato dal terremoto del 1962. I due frati, padre Stefano Maria Manelli e padre Gabriele Maria Pellettieri, non solo non si persero d’animo, ma, al contrario, esultarono, perché avevano trovato ciò che cercavano: un luogo davvero francescano, adatto per un’esperienza rude e forte. E fin dall’inizio, imponendosi un’orario di vita molto austero, essi si sforzarono di modellare la loro vita religiosa su quella delle primitive comunità francescane e delle 143 8-09-2010 9:57 Pagina 144 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp La famiglia religiosa dei frati e delle suore Francescani dell’Immacolata iniziò in Italia il 2 agosto 1970 con un’esperienza particolare di due frati sacerdoti: padre Stefano Maria Manelli e padre Gabriele Maria Pellettieri. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 145 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E comunità più recenti create da san Massimiliano M. Kolbe sia in Polonia che in Giappone. Per ogni francescano dell’Immacolata, frate o suora che sia, san Francesco d’Assisi con Santa Maria degli Angeli costituisce la radice sempre viva e feconda della vita evangelica tutta serafica e tutta mariana. San Massimiliano M. Kolbe, poi, con le sue “Città dell’Immacolata” costituisce uno dei frutti più genuini di quella radice tutta serafica e tutta mariana. Le “Case Mariane” e le “Case dell’Immacolata” dei Frati e delle Suore Francescani dell’Immacolata vogliono sforzarsi di realizzare la continuità e la fioritura più vitale delle comunità di Santa Maria degli Angeli e delle “Città dell’Immacolata”. Questo è l’ideale ardimentoso da realizzare con dedizione e passione sempre ardenti, sotto la guida dell’Immacolata Mediatrice di salvezza e di ogni grazia, nella fedeltà pura e costante alla santa Regola, alla Traccia mariana e alle Costituzioni dell’Istituto, che formano il “Libro della santificazione” di ogni membro delle comunità dei Frati e delle Suore Francescani dell’Immacolata. Per questo la vita di preghiera, di povertà, di penitenza, di lavoro e di apostolato, in queste novelle comunità di Frati e di Suore Francescani dell’Immacolata, trae i suoi motivi spirituali conduttori dalla vita e dagli insegnamenti di san Francesco d’Assisi e di san Massimiliano M. Kolbe, nella docilità costante al Magistero della Chiesa e alle direttive del Vicario di Cristo, sforzandosi di mantenere sempre un livello ben alto di 145 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 146 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E testimonianza viva che non scada mai nella mediocrità e si protenda, piuttosto verso quell’eroismo che fa camminare sui crinali della piena conformità a Gesù “povero e crocifisso”, nel rinnegamento di ogni tentazione di compromesso o di rilassamento sempre in agguato. Una preziosa novità C Una preziosa novità di questa famiglia religiosa dei Frati e Suore Francescani dell’Immacolata è costituita dal Voto mariano della consacrazione illimitata all’Immacolata. Questo è il primo dei voti che i frati e le suore fanno nella loro Professione religiosa. Insieme al Voto mariano essi fanno gli altri tre voti di obbedienza, povertà e castità, che sono comuni a tutti gli altri Ordini e Istituti religiosi. Il Voto mariano riveste e riempie di “marianità” tutta la vita evangelica francescana e porta ad assimilare ogni “Casa Mariana” e ogni “Casa dell’Immacolata” a Santa Maria degli Angeli, la “Porziuncola” di Assisi, dove i frati con san Francesco, sotto gli occhi materni di Maria, vivevano una «vita veramente angelica», come scrive il primo biografo di san Francesco, il beato Tommaso da Celano. Il Voto mariano porta, ancor più, a trasformare i frati e le suore nell’Immacolata Mediatrice, per essere Sua presenza di grazia dappertutto, impegnandoli a cooperare alla stessa missione di Mediatrice universale dell’Immacolata. 146 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 147 Missionarietà su tutta la terra AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Uno dei frutti primari del Voto mariano è la missionarietà a tutto campo per raggiungere ogni uomo a cui donare Colei che è la Genitrice di Cristo in ogni cuore che batte sulla terra. È appassionante questa aspirazione e tensione a salvare tutte le anime attraverso l’Immacolata Mediatrice, magari spostandosi da un continente all’altro per aprire nuove stazioni missionarie di Frati e di Suore Francescani dell’Immacolata. Per questo i frati e le suore hanno già aperto diverse case missionarie nelle Isole Filippine e in Brasile, negli Stati Uniti e in Africa, in Australia e in Russia; e sono in progetto nuove Case missionarie in Cina e in Terra Santa, in Messico e in India, senza dimenticare i diversi paesi dell’Europa così bisognosa di rievangelizzazione. C Se vieni anche tu, ragazzo o ragazza, vivrai nelle nostre comunità e sarai anche tu, come san Francesco d’Assisi e san Massimiliano M. Kolbe, costruttore del Regno di Dio nel cuore degli uomini attraverso l’Immacolata! 147 8-09-2010 9:57 Pagina 148 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp ...Salvare tutte le anime attraverso l’Immacolata Mediatrice, spostandosi da un continente all’altro per aprire nuove stazioni missionarie... Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 149 Cinque punti fermi E 1. La vita mariana AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C La “marianità” è la caratteristica singolare di queste comunità di frati e suore Francescani dell’Immacolata. La marianità è l’eredità di Santa Maria degli Angeli donataci da san Francesco d’Assisi, è il patrimonio spirituale lasciatoci da san Massimiliano M. Kolbe. L’Immacolata è l’aurora di ogni salvezza per il singolo e per l’umanità intera. Far vivere l’Immacolata in noi e portare l’Immacolata «in ogni cuore che batta sulla terra»: questo era l’ideale di san Massimiliano M. Kolbe e questo è l’ideale di ogni Casa Mariana e di ogni Casa dell’Immacolata, con le comunità dei frati e delle suore segnate dal mirabile dono del Voto mariano. 2. La vita di preghiera C La preghiera è l’alimento primario e indispensabile della comunità dei frati e delle suore. Specialmente la preghiera in comune. In ogni Casa Mariana e in ogni Casa dell’Immacolata la preghiera comunitaria deve essere ben solida e ben curata. Cinque ore al giorno di preghiera comunitaria: sono la norma. Si inizia, ogni giorno, dalle prime ore del mattino (tra le quattro e le cinque). Il silenzio e il raccoglimento, poi, vengono salvaguardati dalla clausura e dall’esclusione di ciò che 149 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 150 3. La vita di povertà E può introdurre il chiasso e le dissipazioni del mondo (in specie, la radio e la televisione). AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C La povertà evangelica, la povertà di spirito deve essere vissuta dai frati e dalle suore anche nella sua concretezza visibile (nelle celle, nelle suppellettili, nel vestiario, negli strumenti da lavoro). Deve essere vissuta nell’insicurezza economica con l’esclusione di qualsiasi rendita fissa e di ciò che sia solo voluttuario (particolarmente il fumo). La vita di povertà va animata di fiducia illimitata nella divina Provvidenza e nella materna assistenza della Madonna, che non vengono mai meno. Fin dagli inizi, nelle Case Mariane e nelle Case dell’Immacolata si cerca di mangiare solo ciò che manda la Provvidenza, senza acquisto di cibo. 4. La vita di penitenza C La penitenza deve essere sia interiore che esteriore, vera e forte, come quella del Serafico Padre san Francesco e dei suoi figli migliori. La vita francescana non può essere tale se non è modellata sul Padre Serafico, «immagine perfettissima di Gesù Crocifisso», come lo chiama la Chiesa nella Liturgia. La penitenza della fedeltà pura alla vita comunitaria, la penitenza del dovere compiuto con ogni perfe150 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 151 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E zione, la penitenza nelle forme francescane più caratteristiche e concrete: digiuno, disciplina, piedi nudi, abito sempre indosso, capelli corti, niente vacanze né altri comforts: questa deve essere la penitenza vissuta nelle comunità dei frati e suore Francescani dell’Immacolata. 5. La vita di apostolato Apostolato e lavoro debbono impegnare le nostre energie senza riserve, per cooperare con lo zelo del Serafico Padre all’«edificazione del corpo di Cristo che è la Chiesa» (Ef 4,12). Alla scuola di san Massimiliano che volle servirsi, per l’apostolato, di ogni mezzo grande o piccolo (stampe, radio, televisione, arte, cultura medaglia miracolosa, volantini, arte, cultura...), ogni frate e suora è impegnato a donarsi all’apostolato attivo in ogni campo di lavoro apostolico e senza esclusione di mezzi, privilegiando, possibilmente, i mass-media, per affrettare l’avvento del Regno di Cristo nel mondo «attraverso l’Immacolata Mediatrice». Comunità in crescita C Sulle basi solide di una vita religiosa attiva e contemplativa, povera e penitente, le comunità dei frati e delle suore Francescani dell’Immacolata crescono via via in numero di vocazioni e di attività apostoliche a 151 8-09-2010 9:57 Pagina 152 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp I Francescani dell’Immacolata, frati e suore, si sforzano di mantenere sempre un livello ben alto di testimonianza viva che non scada mai nella mediocrità e si protenda verso quell’eroismo che fa camminare sui crinali della piena conformità a Gesù “povero e crocifisso”. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 153 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E raggio sempre più vasto, aperti all’evangelizzazione missionaria nelle terre degli infedeli di ogni continente. Nella Chiesa, intanto, la comunità dei frati, cresciuta nei suoi membri, è stata canonicamente eretta, “per decisione del Santo Padre”, prima in Istituto religioso di diritto diocesano il 23 giugno 1990, festa del Cuore Immacolato di Maria, e poi in Istituto religioso di diritto pontificio il 1° gennaio 1998, solennità della Madre di Dio. La comunità delle suore, invece, ha avuto la prima erezione in Istituto religioso di diritto diocesano il 2 agosto 1993, festa di Santa Maria degli Angeli, e il riconoscimento come Istituto di diritto pontificio il 9 novembre 1998, festa della dedicazione della Basilica Lateranense. Vocazioni... vocazioni... C Verrebbe subito da chiedersi come mai molti giovani e ragazze chiedono di entrare nelle nostre comunità, da dove vengono questi giovani e che cosa li attragga particolarmente, sapendo bene che ai nostri tempi la crisi delle vocazioni religiose si fa sentire dolorosamente nella Chiesa soprattutto dell’Occidente. Rispondiamo subito e confessiamo candidamente che i nostri frati e suore non si sono mai affidati alle propagande vocazionali, anzi si può dire che ignorino tutte le cosiddette tecniche della pastorale vocazionale 153 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 154 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E messe in atto da molti istituti maschili e femminili. Eppure, tra frati e suore, si è quasi in ottocento! Già fin dagli inizi, nella Casa Madre “Madonna del Buon Consiglio” alla spicciolata, di tanto in tanto, qualche giovane veniva a visitare i frati, chiedendo di condividere la stessa forma di vita. Una volta, più volte, e poi magari la decisione di entrare in comunità per sempre. E così sono venuti parecchi giovani, e anche alcuni meno giovani. Si accettano a uno, a due, o a tre per volta, per un po’ di giorni, in ogni periodo dell’anno. Condividendo in tutto la vita della comunità, di solito i giovani, con i frati, e le ragazze, con le suore, restano colpiti dalla vita comunitaria compatta e serena, dalla vita di preghiera intensa e raccolta, dalle austerità della penitenza, della povertà, del silenzio, pur tra le attività a ritmo serrato per i lavori interni e per l’apostolato nei vari campi di evangelizzazione (stampa, catechesi, emittente radio, stazione televisiva, animazione liturgica, assistenza ai gruppi, aiuto ai Parroci, attività caritativa...). Apostolato... apostolato... C L’apostolato delle nostre comunità deve essere proporzionato alla preghiera. Se si prega molto, si deve fare anche molto apostolato. Così è stato e così è, difatti. E la Madonna aiuti a conservare sempre questa armonia di proporzione che è grazia veramente vi154 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 155 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E tale e feconda di frutti salutari per i membri delle comunità e per le anime. L’apostolato è iniziato dal poco ed è cresciuto via via in misura gigante nei diversi campi di lavoro. Da un iniziale volantino mariano, nella Casa Madre del Buon Consiglio, fin dai primi anni, l’attività stampa dei frati in tipografia è arrivata alla produzione di libri, opuscoli, quaderni e riviste, con tirature anche altissime. Attualmente i frati e le suore in Italia hanno una “Casa Editrice” dislocata in diverse sedi e con un catalogo proprio. Nelle Isole Filippine e negli Stati Uniti le suore hanno la Libreria mariana. Ugualmente, da poche medaglie miracolose, ai primi tempi, si è passati via via alla confezione e distribuzione di milioni di medagline plastificate con cartoncino scritto in più lingue. Ancora più importante, poi, è il lavoro apostolico delle radio religiose e delle stazioni televisive che i frati e le suore gestiscono in Italia e nelle Isole Filippine, in Brasile e in Africa, con grandi frutti di apostolato e di carità fraterna verso i molti fratelli emarginati che stanno in attesa di una parola di speranza e di sostegno. Unità nell’ideale C La comunità dei frati è costituita da sacerdoti, chierici studenti, fratelli religiosi, novizi, postulanti. In tanta varietà, l’unità nell’ideale soprannaturale e nella spinta d’insieme verso la santificazione crea l’ar155 8-09-2010 9:57 Pagina 156 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp L’apostolato è cresciuto via via nei diversi campi di lavoro, soprattutto nel campo dei mass-media: stampa, radio, televisione, internet. Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 157 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E monizzazione dei membri radunati in una sola famiglia, sia tra i frati che tra le suore. Chi entra in una comunità dei frati o delle suore Francescani dell’Immacolata non tarda molto a comprendere che la vocazione è chiamata a una comunione di vita con Dio e con i fratelli, è chiamata all’inserimento in un corpo vivo nel quale si è compaginati, per la vita e per la morte, con Cristo Gesù Capo e con i fratelli o le sorelle che sono le membra del Corpo Mistico. La presenza della Madonna, poi, Madre e Regina della comunità a Lei consacrata illimitatamente con il Voto mariano, serve magnificamente a creare un’atmosfera di famiglia che spesso incanta di dentro e di fuori. In sostanza, si può affermare che è sempre il richiamo alle cose forti che smuove gli animi dei giovani rimasti ardimentosi, ragazzi o ragazze che siano. La santità, le vette mistiche, i sacrifici eroici, le conquiste apostoliche: tutto questo appare luminoso dalla vita dei santi di ogni tempo, incarnazione viva di Gesù e del suo Vangelo. Ebbene, tutto questo colpisce i giovani e le ragazze che vogliono donarsi a Dio e li spinge alla ricerca di una forma di vita capace di far sprigionare le loro energie in slancio e audacia d’amore divino. La vita di san Francesco d’Assisi e dei Santi francescani, la vita di san Massimiliano M. Kolbe, in particolare, esercita oggi un fascino potente sui cuori giovani, sui cuori delle vergini, desiderosi di compiere imprese spirituali e apostoliche. Nelle comunità dei frati e delle suore Francescani dell’Immacolata, con il Voto 157 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 158 mariano, si è provocati costantemente a seguire questa “traccia” eroica così alta e nobile. E «L’arnia dell’Immacolata» AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C Con una splendida immagine san Massimiliano M Kolbe volle definire un giorno la sua «Città dell’Immacolata», chiamandola «arnia dell’Immacolata». In essa i frati (o le suore) sono le api industriose e laboriose nel produrre il dolcissimo miele dell’amore alla Madonna da donare alle anime bisognose di vera felicità: «L’Immacolata vi farà felici!» – esclamava san Massimiliano. Anche le Case Mariane dei frati Francescani dell’Immacolata e le Case dell’Immacolata delle suore Francescane dell’Immacolata si sforzano, pur nella loro pochezza e con le loro debolezze, di rendersi «arnie dell’Immacolata». Così voleva san Massimiliano M. Kolbe; così speriamo che ci faccia diventare proprio lui, «patrono speciale di questi tempi difficili», come dice il papa Giovanni Paolo II, e protettore specialissimo di queste Case Mariane dei frati e delle Case dell’Immacolata delle suore. C A queste «arnie dell’Immacolata» siete forse chiamati anche voi giovani e voi ragazze che leggete queste pagine. La grazia di leggere queste parole può essere già un segnale, un richiamo, un’occasione per scoprire il “dono” speciale della vocazione alla vita verginale, 158 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C C E Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 159 Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 9:57 Pagina 160 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E alla vita consacrata, che produce il miele dell’amore divino, dell’amore all’Immacolata, da donare a tutti per la loro salvezza e felicità. Se l’Immacolata ti chiama, affrettati e corri! Ella ti attende e ti accoglie nelle comunità di questi frati e di queste suore, che sono sua prediletta “proprietà” d’amore sulla terra e nei cieli! 160 E 8-09-2010 9:57 I Frati e le Suore Francescani dell’Immacolata AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C C Vieni e seguimi.qxp Pagina 161 8-09-2010 11:28 Pagina 162 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp C Vestizioni e professioni perpetue dei Frati Francescani dell’Immacolata 8-09-2010 11:28 Pagina 163 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp C Vestizioni e professioni perpetue delle Suore Francescane dell’Immacolata ou m er Pagina 164 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Ca 11:28 Nigeria 8-09-2010 n Vieni e seguimi.qxp Benin Africa C Missioni... Missioni... Brasile Missioni... 8-09-2010 11:28 Pagina 165 AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Nigeria Argentina C ni... i... Vieni e seguimi.qxp Kazakhstan Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 11:28 Pagina 166 Apostolato AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Buona Stampa C Televisione Radio ...e e tante, tante, tante altre cose... Vieni e seguimi.qxp 8-09-2010 11:28 Pagina 167 E INDICE C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C Prefazione pag. 3 Quale vocazione “ 5 Segni e sogni “ 11 Le due vocazioni “ 18 Il dono più grande “ 24 Sacerdote di Gesù “ 30 Chi può essere chiamato da Gesù “ 37 Che significa “seguire Gesù”? “ 44 Perché Gesù chiama alcuni a seguirlo? “ 51 Perché Gesù chiama soltanto alcuni? “ 58 Come chiama il Signore? “ 65 Quando rispondere alla chiamata di Gesù? “ 72 Genitori buoni e non buoni “ 79 Preghiera e vocazioni “ 89 Chiamata alla santità e pericoli nel mondo “ 99 Vocazione attiva e contemplativa “ 106 Vocazione missionaria “ 112 La Madonna e la vocazione “ 121 Domande spicciole... risposte utili... “ 129 Appendice “ 141 167 8-09-2010 11:28 Pagina 168 C AS A C O M FR A PY IG RIA RI EN N GH TO A E T 20 DIT 10 RI C E Vieni e seguimi.qxp Finito di stampare l’8 settembre 2010 Festa della Natività Beata Vergine Maria presso <INK&PAPER= Srl Cercola (NA)