ADAM`S RIB

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ADAM`S RIB
George Cukor
ADAM’S RIB
Di Valentina Gentile
La macchina da presa inquadra dall’alto la downtown di New York, con le parti superiori dei
grattacieli e un orologio che segna lo scoccare delle 5 del pomeriggio. Con un leggero dolly verso il
basso si concentra per qualche secondo sulla folla d’impiegati, e lavoratori che escono dai loro
uffici per fare ritorno a casa. Una dissolvenza incrociata ci porta in un giardino pubblico, dove la
macchina da presa inquadra, dal basso verso l’alto e con leggeri e impercettibili movimenti d’
assestamento, una giovane e nervosissima donna, che cammina inquietamente aspettando qualcosa
o qualcuno, mentre divora una barretta di cioccolato e guarda continuamente l’ orologio.
Una semi-soggettiva su un uomo che esce da un ufficio, alternata al volto della donna che sussulta
vedendolo e corre a nascondersi dietro un’edicola di giornali, introduce l’episodio che sarà il
motore narrativo di tutto il film. L’ uomo, Warren Attinger ( Tom Ewell) è il marito arrogante e
infedele della stralunata signora bionda, Doris Attinger (è Judy Holliday che solo un anno dopo
sarà la protagonista, ancora per Cukor di “Born Yesterday”; qui è al suo primo ruolo importante
dopo una serie di piccole parti). Nell’ assoluto silenzio, interrotto solo dai rumori e dalle voci della
strada, la donna lo segue, prende la metropolitana con lui. E qui Cukor riesce, senza dialoghi, a
tratteggiare perfettamente il personaggio di Warren: arrogante, prepotente, cerca di inserirsi prima
degli altri nel corridoio d’ingresso per la metropolitana, cerca di farsi largo spingendo e guardando
con aria di sfida chi non lo fa passare, per poi fermarsi e fischiare volgarmente in segno di
apprezzamento verso una donna, platealmente compiaciuto dal suo machismo.
L’ uomo entra in un palazzo, Doris lo segue e irrompe nell’appartamento dove lo sorprende in
effusioni con l’amante. Le urla spaventate e imploranti di Warren e dell’amante, e quelle disperate
di Doris, insieme ai colpi della pistola che tira fuori dalla borsetta ( Cukor ce l’ aveva già mostrata,
in un dettaglio; durante la ressa per prendere la metropolitana a Doris era caduta la borsa, da cui
sporgeva l’ arma da fuoco) interrompono il silenzio, creando un’ atmosfera da esplosione dell’
isteria degna di un melodramma di Sirk.
Un’ altra dissolvenza incrociata cattura l’ immagine di Doris che abbraccia convulsamente il corpo
riverso a terra del marito sulla prima pagina del “New York Chronicle”. Il titolo racconta con
clamore: “Moglie spara al marito infedele davanti dell’ amante. Arrestata per aggressione a mano
armata”. La macchina da presa indietreggia e si alza con un piccolo dolly per mostrarci il giornale
fuori alla porta di un elegante appartamento, e una domestica che apre la porta e lo prende,
portandolo, seguita dalla macchina da presa, nella casa.
Degno omaggio, più o meno ironico, al cinema noir, anche questo prologo, come quello di “The
Philadelphia Story” è un superbo, elegantissimo esercizio di pura perfezione narrativa nel pieno
stile di Cukor, che anche in questo caso riesce a dire e a introdurre quella che sarà poi la storia vera
e propria, senza dialoghi, ma con la sola forza e purezza delle immagini, aiutate solo dai rumori e
dalle voci d’ ambiente.
L’ episodio iniziale è il punto di partenza: il giornale raccolto dalla cameriera è ora nelle mani di
una benestante e affiatata coppia di avvocati di mezza età, Adam- Spencer Tracy e AmandaKatherine Hepburn Bonner. I due fanno colazione e intanto, sfogliando il giornale cominciano a
discutere del fatto di cronaca. Le loro posizioni sono da subito divergenti. Amanda nota come la
vicenda abbia preso, sui giornali e nell’ opinione pubblica, un certo tono perché la protagonista è
una donna. E’ convinta che se a sparare fosse stato un uomo “ferito nel suo orgoglio maschile dalla
visione della propria moglie con un altro” ci sarebbe stato un atteggiamento diverso, sicuramente
più comprensivo. Adam è invece convinto del contrario e si dice assolutamente favorevole a pene
severe per chiunque commetta reati del genere.
I due ancora non sanno che di lì a poco si troveranno a combattere in tribunale. Quella stessa
mattina infatti Adam, vice procuratore distrettuale, si ritrova tra i suoi casi proprio quello di Warren
Attinger. Mentre Amanda, sempre più decisa a smascherare le ipocrisie e le diversità della morale
corrente ( “Che cosa pensi di un uomo infedele?” chiede alla sua segretaria “ Beh, non è una bella
cosa ma…” “Bene. E che cosa pensi di una donna infedele?” “Oh, è una cosa orribile” “Ah, ah!
Perché? Perché questa differenza? Perché se lui lo fa è una cosa “non bella” e se lo fa lei è
“orribile”? “ Non faccio io le regole” “Ma certo che le fai tu. Tutti noi le facciamo.”) , quando
scopre che suo marito porterà avanti l’ accusa nei confronti di Doris, patrocinando Warren, decide
di difendere personalmente la donna.
Considerato da molti come il miglior film di Cukor sulla “battaglia dei sessi”, “Adam’ s Rib” è una
commedia che attraverso gli schemi consolidati della screwball, riesce ad essere un film, sia sul
piano formale che su quello del contenuto, molto all’ avanguardia per i suoi tempi.
La storia della sua sceneggiatura è curiosa e ricalca, in qualche modo, la storia interna del film.
Scritto da Ruth Gordon e Garson Kanin, coppia di sceneggiatori nonché marito e moglie, il film è
ispirato all storia vera di una coppia di avvocati, William e Dorothy Whitney, che dopo aver difeso
nella loro causa di divorzio, i due attori Saymon Massey e Adrianne Allen, divorziarono sposarono i
loro rispettivi clienti.
“Adam’ s Rib” è inoltre il sesto film della coppia Hepburn-Tracy, dopo “Woman of the Year”
(1942) di George Stevens, “Keeper of the Flame” (1942) di George Cukor, “Without Love” (1945)
di Harold S. Bucquet, “The Sea of Grass” ( 1947) di Elia Kazan e “State of the Union” ( 1948) di
Frank Capra. Dopo “Adam’s Rib” i due lavoreranno ancora insieme a Cukor in “Pat and Mike”
(1952).
Annunciato sui poster pubblicitari come “La risposta esilarante a chi porta i pantaloni”, con le
figure di Spencer Tracy e della Hepburn che si contendevano, tirandolo ognuno dalla sua parte, un
paio di pantaloni, il film ha un’impronta quasi teatrale, con inquadrature lunghe e la macchina da
presa per lo più immobile, che si muove solo per seguire i personaggi ( di solito in interni) , con
piccoli dolly e movimenti d’ assestamento. L’ impronta teatrale è evidente sin dai titoli d’ apertura,
che scorrono su dei siparietti di cartone al cui interno dei disegni rappresentano, progressivamente,
scene del processo che verrà.
Una delle sequenze più teatrali del film è probabilmente quella del primo colloquio in carcere tra
Amanda e Doris. La macchina da presa resta immobile per quasi cinque minuti e riprende le due
donne sedute intorno a un tavolo, mentre sullo sfondo, attraverso una porta aperta una guardia
carceraria vestita di bianco attende la fine del loro colloquio.
Doris descrive nel dettaglio i nove anni del loro matrimonio, i suoi tre bambini e le ripetute violenze
subite per mano di Warren. La drammaticità della situazione è smorzata da un dialogo intenso e
tratteggiato da un’umorismo nero più o meno inconsapevole, con il quale Doris racconta il
pomeriggio dell’ aggressione al marito alternando la descrizione del suo stato d’ animo e dei suoi
spostamenti nella città con quella dettagliatissima di tutte le cose che ha mangiato durante le varie e
numerose soste. “…due Hamburger al sangue a una fetta di torta al limone”. “Sono andata fuori al
suo ufficio e sono rimasta ad aspettarlo mangiando le barrette al cioccolato. Poi è uscito e l’ ho
seguito. E poi gli ho sparato.”
“E come ti sei sentita dopo avergli sparato?”
“Avevo ancora fame”.
Con il progredire del processo i rapporti tra i due coniugi Bonner peggiorano, anche grazie ai
petulanti corteggiamenti del vicino di casa Kip Laurie, un compositore musicale interpretato da
David Wayne, che ricalca molto la figura di Cole Prter, autore tra l’ altro della canzone “Farewell
Amanda”, colonna sonora del film e presente nella finzione narrativa come omaggio di Kip al suo
“bellissimo avvocato” Amanda. Proprio la presenza di Kip è pretesto per alcune delle sequenze più
vicine allo stile e alla comicità screwball, come ad esempio quella in cui Adam, infastidito dall’
arrivo di Kip che s’ è messo a suonare la sua canzone davanti a loro, sbatte la porta della cucina
trascinando in questo modo una sognante Amanda che sostava distratta proprio davanti alla porta,
dall’ altra parte della stanza. O come quella dello “scontro finale”. Dopo la vittoria legale di
Amanda, marito e moglie sono molto distanti l’ uno dall’ altro, ed Adam non perdona ad Amanda
quella che per lui è un’ assurda presa di posizione che interferisce con la Legge e con la Giustizia.
La sera dopo il verdetto finale, Kip invita Amanda a casa sua per un drink. In una sequenza che
ricalca, con molta autoironia, il prologo iniziale, vediamo Adam, al buio, che guarda su verso l’
appartamento di Kip e intravede le ombre dei due che si stanno abbracciando. Sale al piano di sopra
e irrompe da Kip credendo di sorprendere i due. Estrae una pistola che gli punta contro, dichiarando
di voler dare loro una lezione. “Prima a te” dice indicando Kip che pavidamente si nasconde dietro
Amanda “E poi è il tuo turno, mia cara.”
Amanda, nel tentativo di convincerlo a desistere da un duplice omicidio gli ricorda che
“…Nessuno, nessuno ha il diritto di fare una cosaa del genere, nessuno può uccidere un’ altra
persona per…”
A questo punto Adam la interrompe dicendole “Questo è tutto, mia cara. E’ tutto quello che volevo
sentire. Musica per le mie orecchie” Si avvicina la pistola alla bocca tra le urla di Amanda. Ne
stacca un pezzo con un morso. “Se c’ è qualcosa per cui vado pazzo è la liquirizia”. L’ inganno è
rivelato, così come il suo scopo: sentir dire da Amanda che nessuno può violare la legge, e che
nessun motivo, nessun dolore può giustificare un omicidio. Ormai il divorzio è inevitabile e nella
sequenza successiva i Bonner sono dal notaio per decidere sulla separazione dei beni. Ma le lacrime
inaspettate ( e finte, ma lo scopriremo insieme ad Amanda solo negli ultimi momenti del film) di
Adam, fanno scattare qualcosa in Amanda, e i due si ritrovano abbracciati davanti all’ incredulo
notaio, ormai decisi a tornare sui loro passi e a tornare insieme.
Commedia per niente scontata sull’annunciata ( anche dai trailers) battaglia dei sessi, “Adam’ s
Rib” è un affresco ironico e pungente, seppur affettuosamente, della società americana alle soglie
degli anni’50.
Il discorso di Cukor è un gioco ad incastri, un racconto multistrato in cui si mischiano sottili ma
efficaci provocazioni come quella della scena in cui Amanda fa visualizzare ai giurati i tre
protagonisti del processo, Warren, l’amante e Doris, ribaltando i loro sessi, a vere e proprie
recriminazioni di stampo femminista, come le arringhe di Amanda sulla necessità di cambiare l’
atteggiamento della società nei confronti delle donne. Ancora elementi da screwball nelle scene già
citate della porta o in quella dei massaggi tra i due coniugi, o ancora più platealmente comiche
come nella scena in cui Adam viene sollevato da terra durante il processo da una delle “donne
modello” portate in aula da Amanda.
Con questo film il “regista delle donne” tratteggia un affresco di costume molto più profondo e
ricco di sfaccettature di quanto non sembri a prima vista. E mette in luce soprattutto i vizi e le colpe
degli uomini; Warren con la sua prepotenza e il suo egoismo, il vanesio e codardo Kip, lo stesso
Adam con le sue pretese di giustizia a tutti i costi che ( forse ) nascondono, anche se molto bene, un
suo arroccarsi su posizioni di privilegio maschile. E’ ancora Adam che fingendo di piangere,
“Anche noi ragazzi lo sappiamo fare quando vogliamo. Guarda..”, riconquista Amanda con quello
che è un vero e proprio trucco da commediante, come lui stesso le mostra “chiamando”letteralmente
le lacrime a comando. E mette in luce la debolezza delle donne come Amanda, apparentemente forti
ed integrate nella società e nel mondo del lavoro, in realtà ancora facili prede del sentimentalismo e
assolutamente manovrabili dagli uomini.
Il finale, l’inevitabile quanto attesissima ricomposizione dell’ordine iniziale, riporta tutto all’ antica,
primordiale e forse inevitabile differenza. Dopo la rivelazione del trucco delle lacrime, Amanda,
cercando di non perdere terreno, dichiara che proprio quello, proprio le lacrime dimostrano come
non ci sia alcuna differenza tra uomini e donne. “Uomini e donne sono assolutamente uguali” “Ah,
ne sei sicura?” le ribatte Adam. “Beh, forse una piccola differenza c’è, ma…” “Allora, come dicono
i francesi Vive la différence!” “Che significa?” “Viva quella piccola differenza!”