Emergenza carceri, la Cisl: “Mancano almeno 7mila agenti

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Emergenza carceri, la Cisl: “Mancano almeno 7mila agenti
Emergenza carceri, la Cisl: “Mancano almeno 7mila
agenti penitenziari”
03 gennaio 2014 16:13 AttualitàToscana
foto d'archivio
"Intanto ci sono 1200 detenuti in più della capienza e almeno il 30% dei posti previsti non sono disponibili
per mancata agibilità delle Strutture"
E’ terminato un anno difficile per il sistema penitenziario italiano ed anche quello della toscana non fa
eccezione; ma il 2014 nel quale siamo appena entrati, se non ci saranno interventi concreti e strutturali, non si
preannuncia come un anno migliore del precedente.
Prima dello scorso Natale, a Firenze, il Ministro della Giustizia ha firmato un accordo con il Presidente della
Regione per alcuni interventi da realizzare in Toscana, utili per alleviare i disagi e portare miglioramenti della
situazione.
Certo, si tratta di una iniziativa positiva, ma da questo a dire che si risolveranno i problemi del sovraffollamento
detenuti ce ne corre e parecchio.
Nella nostra regione sono presenti circa 4200 detenuti che sono ospitati/stipati in Strutture Penitenziarie che
però - se fossero agibili al 100% delle previsioni – potrebbero contenerne circa 3000. Invece almeno il 30% dei
posti previsti non sono disponibili per mancata agibilità delle Strutture, per ristrutturazioni in corso e/o per Reparti
ormai chiusi ed interdetti dalle attività da anni. Non esageriamo quindi nel dire che i detenuti in toscana sono
“stipati” in misura di circa il 70-80 % in più dei posti realmente disponibili.
Con questi numeri si capisce che anche l’ipotesi di fornitura di 500 materassi da parte della Regione può coprire
solo 1/8 del bisogno. Così come parlare di progetto per 300 detenuti tossicodipendenti, a fronte di circa il 40%
della popolazione detenuta con problemi di quel tipo, è poca cosa.
Nessuno dice che mancano orami cose basilari quotidiane per la gestione dei detenuti. Un banale esempio ?
Mancano i soldi per fornire la carta igienica e visto che quella serve ogni giorno….. che fare ?
Anche i provvedimenti approvati all’ultimo istante dal Governo, che qualcuno definisce “svuota carceri”,
serviranno praticamente a niente. Se per caso con questi provvedimenti usciranno in Italia circa 3000 detenuti,
basteranno un paio di mesi per vederne rientrare almeno la metà (numericamente parlando).
Nessuno spiega che talvolta, la stessa Magistratura, dispone misure alternative (che creano in certi casi anche lo
sdegno della Pubblica Opinione, a fronte di reati che hanno un forte impatto percettivo sociale) perché sono i
Magistrati stessi che sanno quali difficoltà possono esserci a disporre la carcerazione di certi soggetti… in poche
parole che non c’è più posto dove allocare le persone condannate, oltre a quelle arrestate e/o solo fermate.
Intanto sul sistema penitenziario incombono pesanti decisioni della Corte Suprema Europea di Giustizia, che
ignorando il fatto che l’Italia è costretta ad organizzarsi per custodire in carcere circa 30.000 detenuti stranieri su
67.000 totali, sanziona il nostro Paese perché non assicura alle Persone detenute gli spazi necessari al requisito
minimo previsto (7 metri quadrati per Persona). Quindi lo Stato cosa fa ? Per evitare i ricorsi e le sanzioni
economiche, decide di avviare nuove modalità di gestione dei detenuti in carcere, disponendo di lasciare i detenuti
aperti fuori dalle celle almeno 8 ore al giorno (aspetto che si doveva già fare da sempre per quanto previsto dai
regolamenti, ma che non si fa perché impossibile in questa situazione di sovraffollamento conciliare diritti, attività
e sicurezza) esponendo così ad ulteriori rischi l’ordine e la sicurezza interna agli Istituti di Pena e con essi anche
e soprattutto il Personale Penitenziario.
In aggiunta si propongono forme di vigilanza dei detenuti definita “dinamica”, nel senso che, mancando Personale
di Polizia Penitenziaria (ne sono in servizio 38.000 invece dei 45.000 previsti) un singolo Operatore controlla più
spazi e/o più Reparti contemporaneamente.
Su questo il Sindacato ha chiesto garanzie, perché nessun investimento è stato fatto ed è previsto a breve su
quanto servirebbe per cambiare le modalità di gestione interna così come ipotizzato: nessuna automatizzazione di
cancelli e sbarramenti, nessun nuovo idoneo sistema di video-sorveglianza, nessuna modifica alle normative
penali e regolamentari circa la responsabilità del Personale sulle attività custodiali.
Insomma si sbandierano novità all’insegna del “buonismo” verso la gestione delle Persone detenute mentre con il
Personale le cose vanno diversamente. Si pensi che in un anno si registrano in Italia oltre 70.000 procedimenti
disciplinari sul Personale di Polizia Penitenziaria (una media di 2 a testa) per i motivi più disparati e tra questi, ad
esempio: l’uniforme in disordine (tra l’altro le divise vengono rinnovate solo a distanza di anni), 10 minuti di
ritardo nell’assumere servizio, il mancato saluto ad un superiore gerarchico, i capelli o la barba non curati. Questo
si trasforma per il Personale in una sola cosa…. Sanzioni con la decurtazione per motivi disciplinari sullo
stipendio.
Nel frattempo il clima in carcere tra Operatori e Persone recluse non è sempre idilliaco. Le aggressioni al
Personale non sono più fatti isolati, così come il fatto che il Poliziotto Penitenziario è esposto a vedersi gettare
addosso ogni cosa: dagli escrementi, all’olio caldo di chi si prepara i pasti in cella, sputi, fino al sangue
conseguente a comportamenti autolesionistici (se uno pensa che il 40% della popolazione detenuta ha problemi di
tossicodipendenza e che di questi è altissima la percentuale di quelli che hanno correlate patologie sanitarie
infettive è comprensibile in quale situazione si opera).
Da tempo sono passate in secondo piano le vertenze per il mancato pagamento delle prestazioni straordinarie del
Personale, così come delle missioni fuori sede per effettuare – ad esempio – le Traduzioni dei detenuti da un
carcere all’altro e/o per la partecipazione ai processi nelle Aule di Giustizia. Ormai i Poliziotti Penitenziari sono
più attenti a come terminare il turno di servizio senza che accadano fatti gravi, che non incorrano in sanzioni
disciplinari, che non rischino finanche la loro vita.
In questa situazione è per il Sindacato inaccettabile parlare quindi di sperimentazioni fantasiose, come quella di
riportare fino a 100 detenuti sull’isola di Pianosa, una Struttura chiusa da oltre 15 anni, carcere che venne chiuso
proprio perché incompatibile proseguire a tenerlo in quel contesto ambientale dove non assicurare dignità né ai
reclusi che al Personale di Polizia. Quindi invece di pensare a progetti di rilancio agroturistico e ambientale di
Pianosa, scaricando anche questo sull’impegno organizzativo di una Amministrazione (quella Penitenziaria) che
non è in grado di assicurare dignità e rispetto delle regole neanche negli Istituti collegati e bene sul territorio con
gli Enti Locali, la situazione potrà migliorare se le priorità di Spesa Pubblica saranno tenute ben presenti,
abbandonando scelte di facciata.
C’è da migliorare l’assistenza sanitaria in carcere, che la Regione Toscana tanto ha spinto perché fosse trasferita
dal Ministero della Giustizia al SSN (che poi non è più “nazionale” ma bensì concretamente “regionale”) e che a
distanza di anni mostra ancora pesanti lacune verso quanto deve essere assicurato alle Persone detenute.
Noi confidiamo che la Politica voglia davvero occuparsi di un gravissimo problema di questa nostra Società, del
Carcere, così come ogni giorno il Presidente della Repubblica invita a fare. Se però i segnali, le risposte, sono
quelle dell’accordo di Firenze di pochi giorni fa….. la soluzione resta lontanissima.
Il Segretario Generale
Fabrizio CIUFFINI
Fonte: Cisl Toscana
venerdì 3 gennaio 2014 - 16:51
Emergenza carceri, in Toscana strutture inagibili e manca la carta igienica
E’ terminato un anno difficile per il sistema penitenziario italiano ed anche quello della Toscana non fa
eccezione; ma il 2014 nel quale siamo appena entrati, se non ci saranno interventi concreti e strutturali,
non si preannuncia come un anno migliore del precedente.
Prima dello scorso Natale, a Firenze, il Ministro della Giustizia ha firmato un accordo con il Presidente
della Regione per alcuni interventi da realizzare in Toscana, utili per alleviare i disagi e portare
miglioramenti della situazione.
Certo, si tratta di una iniziativa positiva, ma da questo a dire che si risolveranno i problemi del
sovraffollamento detenuti ce ne corre e parecchio.
Nella nostra regione sono presenti circa 4200 detenuti che sono ospitati/stipati in Strutture Penitenziarie
che però - se fossero agibili al 100% delle previsioni – potrebbero contenerne circa 3000. Invece almeno
il 30% dei posti previsti non sono disponibili per mancata agibilità delle Strutture, per ristrutturazioni in
corso e/o per Reparti ormai chiusi ed interdetti dalle attività da anni. Non esageriamo quindi nel dire che i
detenuti in Toscana sono “stipati” in misura di circa il 70-80 % in più dei posti realmente disponibili.
Con questi numeri si capisce che anche l’ipotesi di fornitura di 500 materassi da parte della Regione può
coprire solo 1/8 del bisogno.
Così come parlare di progetto per 300 detenuti tossicodipendenti, a fronte di circa il 40% della
popolazione detenuta con problemi di quel tipo, è poca cosa.
Nessuno dice che mancano orami cose basilari quotidiane per la gestione dei detenuti. Un banale
esempio? Mancano i soldi per fornire la carta igienica e visto che quella serve ogni giorno che fare ?
Anche i provvedimenti approvati all’ultimo istante dal Governo, che qualcuno definisce “svuota carceri”,
serviranno praticamente a niente. Se per caso con questi provvedimenti usciranno in Italia circa 3000
detenuti, basteranno un paio di mesi per vederne rientrare almeno la metà (numericamente parlando).
Nessuno spiega che talvolta, la stessa Magistratura, dispone misure alternative (che creano in certi casi
anche lo sdegno della Pubblica Opinione, a fronte di reati che hanno un forte impatto percettivo sociale)
perché sono i Magistrati stessi che sanno quali difficoltà possono esserci a disporre la carcerazione di certi
soggetti… in poche parole che non c’è più posto dove allocare le persone condannate, oltre a quelle
arrestate e/o solo fermate.
Intanto sul sistema penitenziario incombono pesanti decisioni della Corte Suprema Europea di Giustizia,
che ignorando il fatto che l’Italia è costretta ad organizzarsi per custodire in carcere circa 30.000 detenuti
stranieri su 67.000 totali, sanziona il nostro Paese perché non assicura alle Persone detenute gli spazi
necessari al requisito minimo previsto (7 metri quadrati per Persona). Quindi lo Stato cosa fa ? Per
evitare i ricorsi e le sanzioni economiche, decide di avviare nuove modalità di gestione dei detenuti in
carcere, disponendo di lasciare i detenuti aperti fuori dalle celle almeno 8 ore al giorno (aspetto che si
doveva già fare da sempre per quanto previsto dai regolamenti, ma che non si fa perché impossibile in
questa situazione di sovraffollamento conciliare diritti, attività e sicurezza) esponendo così ad ulteriori
rischi l’ordine e la sicurezza interna agli Istituti di Pena e con essi anche e soprattutto il Personale
Penitenziario.
In aggiunta si propongono forme di vigilanza dei detenuti definita “dinamica”, nel senso che, mancando
Personale di Polizia Penitenziaria (ne sono in servizio 38.000 invece dei 45.000 previsti) un singolo
Operatore controlla più spazi e/o più Reparti contemporaneamente.
Su questo il Sindacato ha chiesto garanzie, perché nessun investimento è stato fatto ed è previsto a
breve su quanto servirebbe per cambiare le modalità di gestione interna così come ipotizzato: nessuna
automatizzazione di cancelli e sbarramenti, nessun nuovo idoneo sistema di video-sorveglianza, nessuna
modifica alle normative penali e regolamentari circa la responsabilità del Personale sulle attività
custodiali.
Insomma si sbandierano novità all’insegna del “buonismo” verso la gestione delle Persone detenute
mentre con il Personale le cose vanno diversamente. Si pensi che in un anno si registrano in Italia oltre
70.000 procedimenti disciplinari sul Personale di Polizia Penitenziaria (una media di 2 a testa) per i motivi
più disparati e tra questi, ad esempio: l’uniforme in disordine (tra l’altro le divise vengono rinnovate solo
a distanza di anni), 10 minuti di ritardo nell’assumere servizio, il mancato saluto ad un superiore
gerarchico, i capelli o la barba non curati. Questo si trasforma per il Personale in una sola cosa.
Sanzioni con la decurtazione per motivi disciplinari sullo stipendio.
Nel frattempo il clima in carcere tra Operatori e Persone recluse non è sempre idilliaco. Le aggressioni al
Personale non sono più fatti isolati, così come il fatto che il Poliziotto Penitenziario è esposto a vedersi
gettare addosso ogni cosa: dagli escrementi, all’olio caldo di chi si prepara i pasti in cella, sputi, fino al
sangue conseguente a comportamenti autolesionistici (se uno pensa che il 40% della popolazione
detenuta ha problemi di tossicodipendenza e che di questi è altissima la percentuale di quelli che hanno
correlate
patologie
sanitarie
infettive
è
comprensibile
in quale
situazione
si
opera).
Da tempo sono passate in secondo piano le vertenze per il mancato pagamento delle prestazioni
straordinarie del Personale, così come delle missioni fuori sede per effettuare – ad esempio – le
Traduzioni dei detenuti da un carcere all’altro e/o per la partecipazione ai processi nelle Aule di Giustizia.
Ormai i Poliziotti Penitenziari sono più attenti a come terminare il turno di servizio senza che accadano
fatti gravi, che non incorrano in sanzioni disciplinari, che non rischino finanche la loro vita.
In questa situazione è per il Sindacato inaccettabile parlare quindi di sperimentazioni fantasiose, come
quella di riportare fino a 100 detenuti sull’isola di Pianosa, una Struttura chiusa da oltre 15 anni, carcere
che venne chiuso proprio perché incompatibile proseguire a tenerlo in quel contesto ambientale dove non
assicurare dignità né ai reclusi che al Personale di Polizia. Quindi invece di pensare a progetti di rilancio
agroturistico e ambientale di Pianosa, scaricando anche questo sull’impegno organizzativo di una
Amministrazione (quella Penitenziaria) che non è in grado di assicurare dignità e rispetto delle regole
neanche negli Istituti collegati e bene sul territorio con gli Enti Locali, la situazione potrà migliorare se le
priorità di Spesa Pubblica saranno tenute ben presenti, abbandonando scelte di facciata.
C’è da migliorare l’assistenza sanitaria in carcere, che la Regione Toscana tanto ha spinto perché fosse
trasferita dal Ministero della Giustizia al SSN (che poi non è più “nazionale” ma bensì concretamente
“regionale”) e che a distanza di anni mostra ancora pesanti lacune verso quanto deve essere assicurato
alle Persone detenute.
Noi confidiamo che la Politica voglia davvero occuparsi di un gravissimo problema di questa nostra
Società, del Carcere, così come ogni giorno il Presidente della Repubblica invita a fare. Se però i segnali,
le risposte, sono quelle dell’accordo di Firenze di pochi giorni fa, la soluzione resta lontanissima.
Fabrizio Ciuffini