curia vescovile - Vita religiosa
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curia vescovile - Vita religiosa
CURIA VESCOVILE 31100 TREVISO -------------------Il Delegato per la Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica Treviso, 21 maggio 2015 Carissime sorelle e carissimi fratelli, in questa settimana pensando alla Lettera mensile, con cui sto accompagnando l’Anno della Vita Consacrata con fraterna sollecitudine verso tutti voi, ispirato anche dal gioioso evento dell’ordinazione sacerdotale di cinque diaconi del nostro seminario, mi sono sentito spinto a condividere con voi pensieri sulla vocazione alla Vita Consacrata e sull’animazione vocazionale. Leggendo in questi mesi la Scrittura mi sono imbattuto in una serie di immagini che si sono raccolte attorno all’idea di vocazione, di chiamata. Mi è parso che esse esprimessero, ciascuna per la sua parte, i diversi aspetti del mistero della chiamata. 1. Ho pensato anzitutto all’acqua della rupe percossa dal bastone di Mosè (cfr Esodo 17, 1-11) e ho pensato a quanto deve essere faticoso percuotere alcune rocce, nelle quali siamo sicuri che è presente l’acqua; perché non si riducano a rocce aride, ma liberino l’acqua, cioè la grazia della vocazione che Dio ha concesso loro. Dio ci chiede di non stancarci quando ci ha fatto intuire in un’anima la presenza dell’acqua che attende solo di essere liberata. 2. Mi è parso poi che talora la vocazione in un giovane o in una giovane abbia all’inizio l’apparenza della piccola nube di Elia (1 Re 18, 43-46) che, grazie alla preghiera del profeta, si ingrandisce, occupa tutto il cielo, tutta la vita, e dona acqua, cioè ristoro per tutti. E’ una grazia cogliere la presenza misteriosa, come un tesoro nascosto, di una vocazione, piccola ancora, e il vederla crescere con la preghiera fino alla sua maturità. 3. Mi ha poi molto colpito, e mi ha suggerito tante riflessioni, la vicenda della pianta di ricino ,seccata per ordine di Dio (Giona 4, 1-11). Mi è parsa l’immagine della vocazione –rifugio, la falsa idea che la passività risolverà ogni cosa, che in ogni caso la mia vita riguarda solo me e l’unico mio impegno è quello di cautelarmi. Ma Dio non è d’accordo e stana la pigrizia e il pessimismo di Giona, rivelandogli che c’è un’intera immensa città che lo attende e il luogo in cui lui si è rifugiato è solo un deserto. 4. Mi è parso infine che anche la scena del ramo fiorito di mandorlo (Geremia 1, 11-12), che compare sopra il muro verso il quale si è voltato Geremia, come di fronte ad un ostacolo insormontabile, abbia un contenuto vocazionale evidente, anzitutto perché inserito nella scena della chiamata di Geremia, applicabile al mistero di ogni chiamata; ma soprattutto per le parole di Javhé che accompagnano la visione del ramo fiorito:” <<…io vigilo sulla mia parola per realizzarla>>”. Dio non manca di parola, Dio mantiene le promesse. E aiuta noi, soprattutto i giovani e le ragazze a cui egli oggi rivolge la chiamata, per rassicurarli che sul fragile ramo fiorito della loro risposta il Signore vigila. 5. Questo tempo di Pasqua, fiorito ormai nella Pentecoste, ci ha introdotto in un mondo di luce, di prodigi; convincendoci che la chiave di tutta l’economia della salvezza, ripercorsa e attualizzata nell’Anno Liturgico, è racchiusa nella promessa dell’angelo Gabriele a Maria: “<<Nulla è impossibile a Dio>>” (Luca 1,37). Questo sia chiaro a tutti noi nel momento in cui riflettiamo, con qualche timore e insicurezza, sulle vocazioni alla Vita Consacrata. Papa Francesco, nella Lettera a tutti i Consacrati (21 novembre 2014), apre alla nostra riflessione e alla nostra preghiera una prospettiva, quasi un sentiero da percorrere. Così scrive il Santo Padre:” Benedico il Signore per la felice coincidenza dell’Anno della Vita Consacrata con il Sinodo della famiglia. Famiglia e vita consacrata sono vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di umanità nella costruzione di relazioni vitali, luoghi di evangelizzazione. Ci si può aiutare gli uni gli altri” (2). E’ il momento, carissimi fratelli e sorelle, di convincere noi stessi, le nostre comunità, le parrocchie, le scuole cattoliche in cui operate, le associazioni ecclesiali, le nuove Collaborazioni Pastorali, che le religiose e i religiosi non sono condannati ad “adorare le ceneri”, di un passato glorioso e pieno di significati e risultati, ma a “custodire il fuoco” (da un aforisma di G. Mahler). Il fuoco indica il carisma, un dono che è stato dato una volta per tutte, per sempre, alla Chiesa. 6. Per questo ci resta un’ultima immagine sulla quale puntiamo gli occhi e il cuore: la pietra rovesciata del sepolcro di Cristo. A Pasqua tutto giunge e dalla Pasqua tutto riparte. Una sola cosa non è permessa: credere che la storia della Vita Consacrata sia finita. Essa appartiene alla Pasqua. Ne è un segno, una icona. Vi chiedo di leggere nella comunità questa Lettera, di condividerla, di trasmetterla anche ad altre comunità. La preghiera per le vocazioni è un’alleanza del Cielo e della terra e giunge direttamente al Cuore di Dio, con l’intercessione efficace della santa Madre del Signore, modello di ogni cuore consacrato. Mons Giuseppe Rizzo Delegato per la Vita Consacrata e SVA