Io mi sono realizzata come donna, e anche come

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Io mi sono realizzata come donna, e anche come
Io mi sono realizzata come
donna, e anche come
handicappata, umanamente
perché ho potuto lavorare di
ricamo e tanti altri bei lavori,
spiritualmente dal momento che
ho scoperto il mio posto nella
chiesa e nella società.
Poi ho avuto i miei genitori che
sono stati i miei catechisti, mi
hanno voluto tanto bene, mi
hanno accettata così come sono,
mi hanno aiutato a capire il
significato della mia esistenza
anche nella mia condizione:
perciò io posso affermare che
quella che danno i genitori ai
figli nessuno lo può dare. Per
fortuna che la mia mamma non
ha fatto l’aborto perché ho
sempre avuto una grande voglia
di vivere e di vivere così come il
Signore mi ha creata, anche se
qualche volta la società mi
rifiutava.
Infine ho scoperto il vero valore
della vita venendo a contatto con i
volontari della sofferenza; ho
avuto modo di realizzare la mia
vocazione, la vocazione alla
sofferenza. La vocazione alla
sofferenza se è accettata è una
delle vocazioni più belle e più
sicure che esistano nella chiesa
perché non è una scelta mia, ma è
il Signore che ha scelto per me, e
Lui non sbaglia, fa bene tutte le
cose e perciò io sono felice e la mia
felicità consiste nell’amare Dio e i
fratelli; questo è ciò che riempie la
mia vita di sostanza e di senso
vero e reale.