Materiale di approfondimento sulle iniziative di
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Materiale di approfondimento sulle iniziative di
Le cantine storiche canellesi Sotto l’abitato della cittadina spumantiera, le cantine storiche, scavate nella roccia e nel tufo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si estendono, per chilometri e chilometri. In esse le bottiglie di vino riposano nelle pupitres per diversi mesi. I tunnel, simili a quelli ferroviari (alle Cantine Contratto il soprannome di "galleria del Sempione"), si snodano, in certi casi, su più piani, formando un vero e proprio reticolato. Grazie a particolari condizioni di temperatura e umidità costanti e al buio, ancora oggi, come un tempo, vi si affinano vini e spumanti pregiati. E’ proprio nelle Cantine Storiche Gancia che, nel 1850, il fondatore Carlo Gancia riuscì a produrre il primo spumante italiano con il Metodo Champenois, oggi denominato Tradizionale Classico. E, fino a qualche anno fa, sotto le volte centenarie in mattoni, i maestri cantinieri ripetevano antichi riti enologici come il rémuage, ossia la rotazione, a mano, delle bottiglie di spumante per favorire la maturazione del vino e l’eliminazione dei sedimenti. Le "cattedrali sotterranee", come sono state soprannominate per la loro imponente bellezza e solennità, sono dei veri e propri capolavori di architettura industriale. Per questo sono utilizzate per ospitare mostre artistiche (anche permanenti, come quella, in Casa Bosca, del grande Paolo Spinoglio, scomparso recentemente), incontri, eventi enogastronomici (famose Le Grandi Tavole del Mondo in Casa Contratto) e culturali. E sono sempre più numerosi i turisti, italiani e stranieri, e i giornalisti che vengono a visitarle. Ed è in un locale delle Cantine Storiche Gancia, adibito a museo, che vengono conservate diverse tipologie di bottiglie, strumenti legati alla produzione enologica e documenti, tra i quali gli attestati del Re e dello Stato Pontificio riforniti da Casa Gancia. La Città di Canelli ambisce ad ottenere per le sue cantine storiche il riconoscimento da parte dell’Unesco di "patrimonio dell’umanità". Il Progetto è stato presentato, il 4 ottobre 2003, nella Sala delle stelle del Municipio, alla presenza di Angelo Soria, plenipotenziario della Regione Piemonte, e di Paolo Ricagno, presidente del Consorzio di Tutela dell’Asti, dall'allora sindaco di Canelli Oscar Bielli, nell’ambito della prima edizione della manifestazione Dulcis. Il Progetto cattedrali sotterranee patrimonio dell’umanità è stato illustrato, nella Sala delle stelle del Municipio, alla presenza di Angelo Soria, plenipotenziario della Regione Piemonte, e di Paolo Ricagno, presidente del Consorzio di Tutela dell’Asti. "Il progetto –aveva sottolineato Bielli - punta sulla promozione non di questa o quell’azienda ma di un sistema articolato che va dal vigneto all’alta tecnologia". "E’ un progetto legato alla promozione dell’Asti spumante. - aggiungendo - Una carta da giocare alle Olimpiadi 2006." "Non abbiamo inventato niente di nuovo. Ci siamo limitati a fotografare l’esistente, le cantine storiche, testimoni di un’epoca ricca di scoperte legate al vino. Il nostro merito è di aver avuto la sensibilità di valorizzare questo patrimonio. La documentazione sarà presentata al Ministero dei Beni Culturali nella primavera 2004, nel corso della prossima edizione di Canellitaly." Ricagno, nel sottolineare che l’Asti è nato più di 150 anni fa a Canelli e che, sempre a Canelli, è sorto il Consorzio di Tutela, ha assicurato tutto l’appoggio del Consorzio al Progetto. Il Progetto delle cattedrali sotterranee ha ottenuto il pieno consenso della Regione Piemonte – che lo ha inserito nel Progetto Internazionale, per cui sono stati stanziati 25 milioni di euro. L'ASSEDIO DI CANELLI - ANNO 1613 PRESENTAZIONE DELLA RIEVOCAZIONE STORICA L'Assedio di Canelli è molto più di una semplice rievocazione storica: è la festa dei canellesi che, rivivendo il passato, sanciscono forte e chiara la propria identità, e si riappropriano di quelle "radici" che sono il presupposto fondamentale di ogni comunità. E' una festa in cui l'esatta ricostruzione storica viene resa viva ed autentica dal coinvolgimento popolare, che riesce a creare un clima difficilmente riscontrabile in altre manifestazioni in costume. Musica, teatro, storia, costume, arte, artigianato ed eno-gastronomia sono gli elementi di una miscela avvincente che richiama ogni anno più di 50.000 visitatori. E' una festa senza schemi e senza forzature, in cui la storia rivive attimo per attimo anche nei più piccoli gesti, nelle espressioni dei volti, nelle ombre e nelle pietre della Città antica. Sul canovaccio degli avvenimenti principali, più di duemila figuranti in costume rappresentano lo storico assedio subìto nel 1613 ricreando per due giorni l'atmosfera e le situazioni di una città assediata e coinvolgendo il visitatore che diventa al tempo stesso testimone degli eventi e protagonista, sia che si confonda tra ufficiali e soldati o tra contadini sbandati con i loro animali, sussultando per gli imprevisti scoppi delle artiglierie nemiche, evitando i carriaggi di masserizie che strepitano sul selciato, sia che frequenti le osterie e le taverne dove convengono anche i malfattori e gli accattoni. Come per i soldati e i popolani, il visitatore, deve sottostare agli obblighi ferrei del lasciapassare: deve accettare di buon grado l'eventuale inquisizione da parte delle guardie di ronda e rischia la berlina se nelle osterie alza troppo il gomito. E poi odore di polvere da sparo ovunque, tamburi, ordini concitati, ispezioni a sorpresa, momenti di relativa tranquillità alternati a quelli eccitati delle sortite, alterigia degli ufficiali e dolore della povera gente. Una sorpresa dopo l'altra, un'emozione continua. IL FATTO STORICO La manifestazione prende il via da un fatto storico ben documentato che si inquadra nell'ambito delle guerre per la successione del Ducato di Monferrato (1613-1617). Nel 1612 moriva Francesco Gonzaga, duca di Mantova, che aveva diritti sul Monferrato. Alla sua morte si aprirono innumerevoli controversie per la successione. Carlo Emanuele I, duca di Savoia (che era il nonno dell'unica figlia del defunto Duca), per difendere i secolari interessi che casa Savoia aveva sul Monferrato, decise di risolvere le controversie con le armi. Si diede inizio a quella che fu definita la "guerra per la successione del Ducato di Monferrato". Canelli, posta sul confine tra Savoia e Monferrato, interamente fortificata, fu teatro di innumerevoli combattimenti e subì numerosi attacchi. Nel giugno del 1613, approfittando della mancanza di soldati dalle fortificazioni canellesi, Carlo Gonzaga, duca di Nevérs con un reggimento di cavalleria, uno di fanteria e con diversi cannoni, attraversò il fiume Belbo e pose l'assedio alla città. Le truppe monferrine tentarono in più modi di entrare in Canelli, ma la piccola guarnigione rimasta fu aiutata in modo determinante dalla popolazione che, con non pochi sacrifici riuscì a resistere a tutti gli attacchi e a reagire in modo decisivo. I nemici furono costretti "al ritirarsi con morte d 'alcuni cavalieri principali, capitani, soldati, et molti feriti" fuggendo "con tanto spavento et fuga che lasciarono sopra la piazza, i petardi et le scale con alcuni pezzi di bronzo et altri carri carichi di moschettoni da posta, piche et altre armi". Il Duca di Savoia per ringraziamento e per premiare gli uomini e le donne di Canelli del loro comportamento li esentò per trent'anni, con apposito decreto, dal pagamento delle tasse. Il gioco della "carra" Nel pomeriggio di domenica, per celebrare la vittoria, ha luogo in piazza Cavour lo spettacolare gioco della "carra" che ha visto contrapposte due squadre di sette spingitori ciascuna. La "carra", grossa botte posta sopra un carro, conteneva sino a dieci-dodici brente attuali (circa 650 litri), era usata in Piemonte, nel Seicento, oltre che per il trasporto del vino, anche come sua unità di misura nel commercio. Il carro, ricostruito dai "maestri falegnami" canellesi, consta di un piano centrale sul quale è montato un grande contenitore in legno lavorato. Al suo interno, viene posta una grande botte, che andrà in premio al vincitore. Alle due estremità del carro è montato un enorme timone in legno, che sporge per oltre due metri, lungo il quale sono fissati quattro pioli. Due squadre, composte da otto elementi, si piazzano tra i pioli dei due timoni per spingere la carra (vedere foto). Vince la squadra che riesce a ricacciare l'avversaria oltre il limite stabilito. Oltre al trofeo realizzato da un artista famoso, è in palio la "carra" (225 litri di vino). La disputa fa riferimento alla realtà storica: l'esercito nemico si ritirò tanto precipitosamente da abbandonare vettovaglie e armi. La suddivisione del bottino scatenò numerose liti tra i canellesi e gli abitanti dei paesi vicini accorsi ad aiutare. Il colonnello Taffini ordinò dunque che le spoglie più preziose fossero assegnate al gruppo di persone in grado di spingere il gran carro su cui esse erano ammassate, vincendo la resistenza di un'altra squadra di contendenti. Il gioco si ripete oggi con le stesse regole. Colonnello Taffini (alias Ass. re Aldo Gaj) Sempre il Colonnello Taffini : con corazza e a cavallo Fasi del Gioco della Carra Fasi del Gioco della Carra Le cantine storiche canellesi Le "cattedrali sotterranee", come sono state soprannominate per la loro imponente bellezza e solennità, sono dei veri e propri capolavori di architettura industriale. Cantine Contratto : le “pupitres” Cantine Contratto : La Galleria Sempione