Influenza degli stili di vita sulle malattie croniche non

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Influenza degli stili di vita sulle malattie croniche non
Convegno medico UniSalute
“Influenza degli stili di vita sulle malattie croniche non
trasmissibili: aspetti epidemiologici, medici ed economico-sociali”
Bologna, 11 ottobre 2013
Sommario degli interventi
a cura del Professor Pier Roberto Dal Monte – Presidente Comitato Scientifico UniSalute S.p.A.
Nel 1775 lo scienziato naturalista Georges-Louis Leclerc de Buffon formulò, nel contesto di un
discorso sullo stile (Discours sur le Style) con il quale bisognava esporre scrivendo il proprio
pensiero in particolare quello del mondo scientifico di cui faceva parte, il noto detto "Le style c'est
l'homme même". Con queste lapidarie parole significava come quando chiunque scrive, parla e si
comporta, esprime il suo stile di essere che in fondo è anche la sintesi del suo carattere, della sua
personalità, de suoi bisogni, aprendo una prospettiva del tutto nuova: evidenziava come lo stile è
l'immagine dell'uomo medesimo.
In un certo senso, anche se in una realtà più limitata e ovviamente non attuale, De Buffon
precorreva quello che
Adler
nel secolo scorso
definiva esattamente, affermando
come
l’espressione "Stile di vita", fosse "l'impronta unica e irripetibile di ogni individuo, costituita dalla
risultante di tratti comportamentali, orientamento del pensiero, sentimenti ed emozioni, posti al
servizio del fine ultimo perseguito".
Unicità e irripetibilità sono identificate dai progetti e dagli scopi prevalenti che l'individuo elabora
per il futuro, elementi che vanno correlati alle capacità personali e ai fattori ambientali. Ancora
Adler scrive infatti "non si può riconoscere ed esaminare un essere umano isolato": fin dal
momento della nascita l'individuo-uomo inizia, nell'ambito dello scambio relazionale con
l'ambiente, “a strutturare il proprio stile di vita, come risposta alle richieste provenienti dall'esterno”.
Questo per premettere come il recente Convegno organizzato dalla società UniSalute sugli Stili di
vita e le malattie non correlate ad agenti infettivi o on trasmissibili, si sia approfondito un tema
cruciale per la salute dell’umanità, quale dovrebbe essere lo “stile di vita” personale e generale
che permetta di allontanare molte delle principali malattie che affliggono l’uomo e come con uno
stile di vita virtuoso si riesca a conseguire una maggiore spettanza di vita, anni vita nel
maggior benessere possibile e come tutto ciò possa avere un doppio risvolto economico,
sociale e fors’anche etico-morale per migliorare la vita nel nostro pianeta.
Il Convegno è iniziato con la lezione magistrale del Professor Ivan Cavicchi, il quale ci ha
riportato ad una rilettura moderna dell’articolo 32 della Costituzione nel rispetto del quale e ove vi
fosse una costante e attiva applicazione, il guadagno in salute dei cittadini italiani avrebbe già la
sua implicita legittimazione. In questi anni in cui i venti di crisi rendono sempre più difficile il
raggiungimento di quella
solida base con la quale i bisogni dei cittadini in tema di salute
complessivamente intesa siano salvaguardati, che anzi stanno sempre più restringendosi i loro
margini, poiché si sta riducendo, se non del tutto ma in gran parte, la facoltà di far emergere e
rispondere a tali bisogni e si potrebbe anche dire alla facoltà stessa di comprenderne appieno la
loro grande importanza socio-economica. Mancando tra l’altro una ragionevole diffusione delle
conoscenze sulla validità di applicare di stili di vita temperanti e con essi una reale prevenzione
primaria.
A queste premesse sono succedute le relazioni della Dottoressa Simona Giampaoli la quale ci
ha informato sulla salute degli Italiani negli ultimi dieci anni, rilevando che grazie ai migliorati stili di
vita ed altri vari fattori non sempre ben identificabili, sia migliorata l’aspettativa di vita e aumentati
gli anni di vita in pieno benessere (DALY’s o Disability-adjusted life year = attesa di vita sottratta
della disabilità), soprattutto questo per la diminuzione della mortalità precoce per le malattie
cardiovascolari, mentre ancora non si è raggiunto un livello auspicabile per le malattie tumorali che
sono le due maggiori cause di morte.
Tali dati sono stati confermati dal Dottor Stefano Urbinati, particolarmente per ciò che riguarda
la patologia cardiovascolare, la cui prevenzione attraverso efficaci stili di vita
non deve essere
tuttavia solo un problema personale o delle singole strutture in cui si articola l’organizzazione
sanitaria, comprese le professionalità sanitarie, ma di tutta la comunità specie in ambito locale
dove alcune esigenze sono maggiormente sentite e sollecitate.
Passando al rapporto tra stili di vita e neoplasie il Dottor Morando Soffritti, dopo aver posto in
evidenza come l’attuale epoca stia creando i presupposti per una non più sostenibile vita sulla
terra, ha dimostrato come questo progressivo deterioramento delle condizioni ottimali di vita sia
indubbiamente favorevole all’aumento delle neoplasie con particolare riguardo a quei tipi che già
naturalmente, sia per motivi genetico/naturali sia per l’allungamento della spettanza di vita e
quindi dell’invecchiamento, sono particolarmente elevati. Il miglioramento degli stili di vita e la
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consapevolezza che con questi si possa effettivamente rompere la sequenza, deterioramento
ambientale, effetto irreversibile di tipo cancerogeno sull’organismo, deve essere preminente nella
prevenzione primaria del cancro, pur non trascurando gli effetti favorevoli dei programmi
di
screening e le varie terapie che ormai, tuttavia, sono al limite della tolleranza economica dei
sistemi sanitari mondiali.
Il Professor Leonardo Fabbri ha particolarmente posto all’attenzione come attualmente oltre alle
neoplasie polmonari siano emergendo le patologie croniche che portano all’insufficienza
respiratoria quali la broncopatia cronica ostruttiva (BCO) sulla quale agiscono negativamente, in
maniera determinante, il fumo e l’inquinamento atmosferico, agenti specie il primo a decisivo
effetto pro-infiammatorio cronico: Da tutto ciò ne discende il progressivo riduzione della capacità
ventilatoria dell’apparato respiratorio sino all’insufficienza
con tutte le sue conseguenze sulla
“DALY’s” e sulla spettanza i vita.
L’osteoporosi, pur non essendo particolarmente influente sulla spettanza di vita, trova in non
adeguati comportamenti, soprattutto la mancanza di moto, il deficit vitaminico, i fattori ormonali,
oltre che la naturale senescenza, il suo sviluppo patogenetico principale, per cui secondo la
Professoressa Maria Luisa Brandi appaiono non eludibile politiche a livello nazionale e locale
azioni che ne facciano comprendere la rilevanza, specie nella popolazione femminile, e che
indichino la prevenzione primaria quale strada maestra per diminuire soprattutto i “DALY’s” e i
pesanti costi in tema di salute personale che in connessione alle spese per la sua cura.
Lo “stile di vita”, il cui termine in fondo è stato coniato chiaramente, come si è accennato, in epoca
moderna da un grande psicanalista, ha trovato nella relazione del Dottor Rolando Ciofi il punto
d’incontro tra l’importanza che assume lo stato psicologico dell’individuo ed i comportamenti non
consoni ad una vita salutare. A cui fanno seguito varie patologie organiche che possono aggravare
ulteriormente il disagio psicologico esistenziale. Disagio psicologico che si avverte particolarmente
nei giorni nostri, nel corso dei quali non sempre è facile riuscire personalmente ad affrontare le
crisi economiche ed esistenziali incombenti che non solo possono aumentare le stesse malattie
organiche, ma aggravandosi per il rapporto con le varie realtà negative, possono sviluppare serie
tendenze depressive sino al suicidio, il cui numero di fatto aumentate in molte nazioni europee.
I rapporti socio-economici,
gli
indicatori ambientali,
che stanno investendo in maniera non
positiva in particolare l’Italia e gran parte dell’Europa sono stati oggetto delle relazioni del Dottor
Nicola Pinelli e del Dottor Marco Martuzzi, che hanno mostrato, il primo, come un basso stato
economico nazionale e personale sia un fattore di grande ostacolo per migliorare il proprio stato di
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salute che anzi induce al venir meno ad un condizione di vita compatibile con una buona salute,
ed, il secondo, come un non corretta modalità di sviluppo, non rispettoso dell’ambiente, mentre
crea un
falso benessere, porta con sé lo scotto del decadimento della salute stessa, di quì la
necessità di rendere sempre più stringenti le politiche di salvaguardia ambientale a livello europeo
e mondiale.
Che la crisi economica aggravi tutti i parametri concernenti la salute è stato ben evidenziato anche
dalla relazione del Professor Antonio De Belvis e questo, avendo effetti negativi nel mediolungo termine, rischia di far perdere al nostro Paese i record di salute guadagnati in questi ultimi
anni, come l’altissima aspettativa di vita. Tale “trend” è già avvertibile per alcune circostanze
esemplificative, come la riduzione degli gli accessi alla specialistica ambulatoriale, l’aumento delle
disparità nell’accesso ai servizi preventivi tra le regioni e tra differenti gruppi sociali, la diminuzione
della spesa media mensile per famiglia per diminuzione la spesa alimentare e della qualità e/o la
quantità dei generi alimentari acquistati, insieme alla diminuzione delle spese destinate alla salute
per la riduzione dell’acquisto dei medicinali, delle visite specialistiche e per le cure dentarie.
L’Epigenetica, la scienza che valuta le modifiche che avvengono nel genoma in fase pre e
postnatale, è stata affrontata nel contesto degli stili di vita dal Professor Giovanni Perini il quale
ha dimostrato che vi sono
ormai consolidate
evidenze che,
sia l’ambiente che lo stato
nutrizionale e fisio-patologico della madre, possano trasmettersi quale epifenomeno o fenotipo al
feto e quindi al neonato provocando varie patologie croniche negli anni a venire. Ciò a seguito di
fattori e di meccanismi che, attraverso l’azione del RNA, agiscono sul genoma (DNA) familiare del
nascituro. Concludendo che lo sviluppo sulla conoscenza esatta di questi meccanismi, a tutt’oggi
non del tutto chiari, può favorire la prevenzione di molte malattie non trasmissibili nelle maggiori
età e finanche la terapia farmacologica quando siano presenti alterazioni patologiche.
Da parte del Dottor Daniele Degli Innocenti, nel valutare i più importanti fattori esogeni inferenti
sulla etiopatogenesi delle malattie croniche, sono stati approfonditi gli effetti dei i fattori alimentari,
non solo dal punto di vista calorico, ma anche dal punto di vista qualitativo, insieme ai fattori
inquinanti che possono interferire su un buona e sana alimentazione per il mantenimento della
salute; come altrettanto dal Dottor Alberto Arlotti è stata documentato quanto siano importante
l’attività fisica, non solo per aumentare gli anni vita, quanto per mantenere un migliore performance
nelle proprie attività motorie e non solo a lungo negli anni. Infine nella sua relazione il Dottor
Raimondo Pavarin, prendendo spunto dalla situazione dell’Area Metropolitana Bolognese, ha
mostrato come le dipendenze per l’uso di sostanze ad effetto neuropsicologico e le dipendenze in
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genere, come ad es. quelle da giochi d’azzardo e simili, siano oltre che altamente di detrimento
per la Società anche nefaste per l’organismo per lo sviluppo di malattie psico-organiche.
La Tavola Rotonda finale, introdotta brillantemente dal Presidente dell’AGENAS Dottor
Giovanni Bissoni ed efficacemente sviluppata nei suoi risvolti di politica sanitaria dall’Assessore
della Regione Emilia-Romagna, Dottor Carlo Lusenti, ha messo in evidenza l’importanza
della consapevolezza e diffusione del concetto che lo stile di vita incongruo peggiora lo stato di
salute dei cittadini, aumentando l’incidenza selle malattie croniche con conseguente aumento delle
le spese sanitarie, sia a livello europeo che nazionale, regionale, locale e potremo dire anche a
livello personale. In quest’ambito sono state peraltro riportate
gli impegni, le azioni che ogni
struttura sanitaria nel proprio ambito è impegnata a svolgere, e in maniera omnicomprensiva
anche a livello Europeo, come a riportato nella sua relazione scritta il Parlamentare Europeo On.
Salvatore Caronna. L’impegno dei Medici di Medicina generale è stato ben sintetizzati dal Dottor
Walter Marocco, che ha rilevato come questi, essendo a il primo contatto diretto con il cittadino,
possano diffondere adeguatamente la conoscenza come la salute passi attraverso la prevenzione
primaria o sani stili di vita.
Le modalità per diffondere e far comprendere questi concetti
sono state ben chiarite dalla
Professoressa Pina Lalli che ha evidenziato come l’impegno e l’azione, atti a perseguire stili di
vita efficaci, debbano
essere praticata in maniera
collaborativa e multimodale e mediale,
attraverso più canali ed attraverso un processo di contestualizzazione, a seconda degli ambiti in
cui si esprime ed esplica, ma anche partecipativa per essere diffusa e compresa nella sua realtà e
significato a tutti livelli culturali.
Infine il Dottor Pier Paolo Dal Monte ha documentato dettagliatamente come una decrescita dei
consumi e soprattutto del consumo dei beni naturali mondiali sia la via maestra per salvaguardare
in un tempo la vita del pianeta e la salute dei cittadini, che ora vedono all’orizzonte la certezza del
venir meno non solo le basi della loro storica ed illusoria prosperità, ma anche i fondamenti del
loro vero benessere futuro, espresso con una buona salute e lunga vita negli anni a venire, per
scarsa morigeratezza.
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