I Motivi del Successo del Campionato di Sua Maestà!

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I Motivi del Successo del Campionato di Sua Maestà!
I Motivi del Successo del Campionato di Sua Maestà!
di Giovanni Armanini, 20 Novembre 2015
Il modello inglese fa riscuotere molti soldi ma ha limiti evidenti.
Il primo è che vincono sempre gli stessi mentre prima il ricambio al vertice della First Division era altissimo. Inoltre, nonostante tutti questi soldi
sono ben lungi dal poter dichiarare di avere un calcio libero dai debiti (anche se complessivamente sono pochi i club che chiudono in perdita).
Rispetto ai business tradizionali i debiti nel calcio sono un fattore di rischio altissimo perchè l'aleatorietà dei risultati e il rischio retrocessione
rendono assai pericoloso un impianto societario che ha impegni finanziari a medio e lungo termine.Tuttavia questo è un campionato affascinante
e bellissimo da seguire.Ci sono riusciti con cultura, consapevolezza e organizzazione.
La Premier league è un processo che viene da lontano, da prima del 1992 quando è stata creata.Gli stadi sono pieni e lo erano anche quando erano
brutti e fatiscenti, e questa è una pre condizione fondamentale da capire: gli inglesi culturalmente vivono per l'evento agonistico molto più di
quanto non vivano per la vittoria.
L'obiettivo sportivo del tifoso italiano medio è fissato alla fine della stagione, quello dell'inglese è vincere la prossima partita. Prendete il
merchandising: i club commercializzano le maglie storiche delle finali perse, in Italia nessuno comprerebbe cimeli del genere, qui mentalmente
vivono l'onore di averle giocate più del dispiacere della sconfitta. I tifosi che vogliono vincere l'FA Cup cantano "Wembley Wembley andiamo a
Wembley" non "Vinceremo il tricolor" come da noi.
L'obiettivo è esserci, essere parte dell'evento, celebrare un'occasione in più di scontro agonistico. Molto più che vincere.
Gli italiani, al contrario, vivendo nell'eterna ambizione della vittoria, sono attanagliati dalla paura di perdere, vivono la vittoria come una
liberazione e la sconfitta come un'onta. Non sanno gustare la straordinarietà e l'esclusività dell'arrivare primi, che alla fine è sempre un privilegio
raro.
Secondo aspetto, il calcio in Inghilterra ha mutuato il modello organizzativo da quello dei club: associazioni che nascevano con le più svariate
finalità, dal volontariato agli affari, dalla condivisione di interessi fino allo sport.
Al centro dell'attività di un club ci stavano storicamente i soci. E questo aspetto è arrivato immutato al calcio dove i soci sono più in generale i
tifosi.
In Italia invece il calcio è il gioco di un ricco feudatario che elargisce panem et circensem alla plebe mentre gioca con altri signori ricchi come lui
dei quali un giorno è amico e un giorno nemico in un teatral medievale gioco delle parti e del potere.
Oggi le cose sono un po' cambiate in Inghilterra perchè i club sono in mano a ricchi affaristi, spesso stranieri, e i tifosi inglesi si sentono trattati da
clienti e non più da soci, ma alcune strutture culturali permangono.
Un esempio? Le contestazioni aumentano rispetto al passato ma non sono la norma come da noi, questo perché ancora si sente che il club
(benché spesso usurpato della sua identità più nobile da qualche mecenate che lo ha fatto suo) è patrimonio di tutti. Non a caso fioriscono i
supporter trust, che hanno sempre più voce in capitolo nella vita delle società. Non parlano i capi curva ma i rappresentanti dei soci, con un
evidente diverso approccio ai problemi. Queste sono le due premesse.
Essendo il calcio inglese fondato su questi pilastri il resto viene da sè. Le strutture, gli stadi hanno come finalità quella di offrire un servizio ai
tifosi e sono bellissimi perché pieni, non il contrario come si pensa da noi. Erano pieni anche quando erano fatiscenti, come ho detto. Li hanno
fatti più belli non solo perché a fine anni ‘80 c’erano gli ultras da combattere, infatti siamo ormai alla terza generazione di stadi nuovi da allora,
ma perché investendo nelle strutture era più facile avere un ritorno economico redditizio dai tifosi più invogliati a spendere.
Qui uno stadio anche brutto è dotato di servizi, bar, ristoranti perchè deve invogliare il tifoso a partecipare, spendere soldi in più oltre al biglietto.
Non fanno i soldi perché sono di proprietà dei club (spesso non lo sono, in realtà, per lo meno non secondo il nostro concetto di proprietà) ma
perché sono organizzati, e la gente non ci va perché sono belli, ci va perché in quegli spazi vive la propria identità.
Infine ci sono le tv.
L'ultimo contratto per i diritti della Premier in UK è stato chiuso per 3 miliardi di euro. E si badi bene: qui non vengono trasmesse tutte le partite
in diretta tv.
Tempo fa leggevo un pezzo scritto negli anni '50 sul Charles Buchan Football Monthly in cui si diceva che se la BBC avesse dato per radio tutti i
gol in diretta la gente avrebbe smesso di andare allo stadio. Una ragione che fa sorridere ma che oggi è trasposta con gli stessi timori nei nuovi
media.
Questi timori "conservatori" sono radicati nella mentalità inglese. Ma gli inglesi sanno che tutto ha un prezzo, e lo accettano. Per questo danno un
prezzo a tutto e lo vendono pezzo per pezzo, senza fretta di fare super guadagni immediati. In Italia la serie A prende un miliardo dalle televisioni
e gli stadi sono vuoti, quindi se domani un broadcaster si presentasse a dire che il prezzo è troppo alto e va rapportato ai reali dati di ascolto e di
affluenza agli stadi ci sarebbero pochi argomenti da contrapporre.
La Premier invece trasmette sul territorio nazionale circa il 60% delle sue partite totali, significa avere ancora un potenziale clamoroso da giocarsi
per valorizzare economicamente il prodotto nel tempo. Anche perchè gli stadi sono mediamente oltre il 90% della propria capienza.
Gli inglesi sono fondamentalmente dei conservatori, ma a differenza degli italiani che lo sono per necessità e timore del futuro, gli inglesi lo sono
per convinzione e cultura, sanno esattamente perchè conservano e questo permette loro di essere degli abili riformatori quando serve. Infatti da
una parte sono un paese che ha ancora la nobiltà e dall'altro sono il paese con il più forte senso del mercato esistente in Europa.