Genovesi - La 5 P 2011/2012

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Genovesi - La 5 P 2011/2012
Valentina Genovesi VP 22.03.2012 Cambiamenti urbani e Futurismo - Pagina 1 di 6
CAMBIAMENTI
URBANI DELLA
SECONDA META’
DELL’800
CAMBIAMENTI URBANI DELLA SECONDA META’ DELL’800
Come abbiamo visto in precedenza, il cubismo rappresenta un’avanguardia di rottura: in seguito ad esso
l’arte non è più la stessa e gli artisti non potranno più rifarsi ai canoni dell’arte classica, che fino ad allora
erano stati studiati e riproposti. Il movimento del cubismo rappresenta quindi un punto di riferimento, in
quanto ha elencato e descritto le regole e i canoni di bellezza della nuova cultura artistica.
Oltre che in pittura, cambiamenti importanti vengono svolti anche in altri campi. Nell’ambito
dell’architettura per esempio si ha una vera e propria rivoluzione: il tessuto urbano viene ridisegnato per
meglio rispondere alle nuove esigenze; le città assumono ruoli centrali per quanto riguarda questi
cambiamenti in atto in tutta Europa: tra le più importanti ricordiamo Vienna, Parigi, Londra e Barcellona.
Con la rivoluzione industriale infatti le città, strutturate ancora secondo i modelli medievali, devono
rispondere alle nuove esigenze della società, che andava sviluppandosi dal punto di vista economico e
demografico. Nelle vecchie città europee si assiste quindi ai cambiamenti maggiori, con l'incontrollata
espansione verso le periferie, gli sventramenti dei centri storici, la separazione dei quartieri per ceti
sociali, l'introduzione all'interno delle città di edifici produttivi.
Le ragioni che supportano la decisione di dare un nuovo assetto alle città europee sono ben precise: dopo
la rivoluzione industriale la città doveva essere in grado di sostenere e incentivare lo sviluppo
commerciale, prevenire i possibili disordini sociali, creare spazi per la classe borghese che in quel periodo
cominciava ad acquisire importanza a livello sociale. Uno dei maggiori problemi da risolvere era quello
del sovraffollamento: con lo sviluppo dell’industria, ingenti masse di contadini si erano spostate dalle
campagne nelle città, creando crisi a livello abitativo e lavorativo; bisogna quindi cercare di ottenere
nuovi spazi per liberare i quartieri sovraffollati e risolvere i problemi di convivenza e integrazione
sociale.
I cambiamenti urbanistici di metà 800 quindi sono studiati appositamente per dare un certo ordine allo
sviluppo incontrollato delle città del dopo-rivoluzione industriale.
Parigi è la prima città che punta al rinnovamento,
grazie all’intervento del barone Haussmann. Nel 1853
infatti l’imperatore Napoleone III incarica Haussmann
di rivoluzionare l’intero aspetto della capitale
Francese: iniziano quindi i “Grands Travaux”, che
finiranno solamente nel 1870. Il progetto toccò tutti gli
aspetti dell'urbanistica, sia nel centro città che nei
quartieri esterni: strade e viali, regolamentazione delle
facciate, spazi verdi, arredo urbano, fognature e rete
idrica, attrezzature e monumenti pubblici. Grazie a
questi lavori, il centro urbano viene riqualificato, si
attuano degli sventramenti per lasciare spazio ai
“grands boulevards”, viali alberati sui quali si
affacceranno abitazioni, edifici commerciali, caffè, banche, caserme ( che dovevano garantire la
tranquillità pubblica, e quindi venivano posizionate nei punti strategici della città).
La portata innovativa del programma haussmanniano risiede principalmente in un salto di carattere
concettuale: la città viene pensata nella sua globalità, gli interventi previsti non hanno soltanto l'intento di
risolvere problemi contingenti, ma si collocano all'interno di un progetto di più ampio respiro, a carattere
urbano.
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Anche a Vienna, capitale dell’impero austro ungarico, vennero attuati importanti cambiamenti:
l’imperatore Francesco Giuseppe infatti emanò nel 1857 un editto per fare abbattere le antiche
fortificazioni che delimitavano il nucleo medievale; poi venne bandito un concorso per ridisegnare la
struttura della città. Venne così costruito il Ring (1859-1872), un anello formato da un viale circolare,
grazie al quale la città assunse un assetto ordinato e regolare.
Il Ring di Vienna rappresenta uno dei casi più riusciti di "riuso" di spazi che non avevano più una
determinata funzione all’interno della città; è inoltre un esempio del modo in cui lo spazio aperto urbano
diviene elemento strutturante e principio organizzatore dei luoghi centrali della città.
Un contributo importante per la realizzazione di questi nuovi impianti urbani è dato dalla scoperta di
nuovi materiali per l’edilizia: ferro, ghisa e vetro, che hanno molti vantaggi, tra i quali i bassi costi e la
facilitazione della messa in opera degli edifici da costruire.
Un esempio calzante di utilizzo di questi nuovi materiali è il
Crystal Palace, di Joseph Paxton, costruito nel 1851 per ospitare la
prima Esposizione Universale a Londra. Fu installato a Hyde
Park, per poi essere smontato e ricostruito in un'altra zona della
città, Sydenham Hill, nel 1854. Si trattava di uno degli esempi più
celebri di architettura del ferro ed ispirò la costruzione di molti
altri edifici. Il palazzo venne però distrutto dalle fiamme nel 1936.
La struttura era composta completamente da vetro e ferro ed era
suddivisa in 5 navate; tutti gli elementi erano prefabbricati, con la
possibilità quindi di essere smontati e riutilizzati,una volta
terminata l’esposizione. Questi moduli costruttivi verranno in
seguito utilizzati anche per la costruzione di stazioni, ingressi di
metropolitane e per i primi grattacieli.
Con la scoperta di questi nuovi materiale nasce anche la nuova figura
professionale dell’ingegnere, che, con la sua preparazione tecnica e lo
studio della scienza delle costruzioni, acquisterà più importanza
dell’architetto. Ricordiamo tra i più importanti l’ingegnere Gustave Eiffel,
realizza nel 1889 la Tour Eiffel a Parigi, al tempo la torre più alta del
mondo. Egli riuscì a calcolare, grazie ai suoi studi tecnici, non solo il peso
esatto che la struttura doveva avere ma anche le sollecitazioni che la torre
avrebbe subito (ad esempio dal vento). La costruzione è alta 324 mt, ed è
formata da 18000 pezzi di ferro assemblati e saldati in loco.
che
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Un’altra struttura che può essere presa come esempio per questo nuovo tipo di architettura è la Galleria
Vittorio Emanuele II a Milano.
Il progetto della Galleria fu ideato dal bolognese Giuseppe Mengoni; i lavori iniziarono nel 1865, per poi
concludersi nell’87.
La struttura è costituita da due lunghi bracci che si
intersecano tra loro in maniera ortogonale.
Le facciate sono completamente rivestite in marmo ed il
stile è eclettico, poiché sono ornate da elementi di vari
cui quello neorinascimentale; gli ingressi principali (in
quattro, danno su piazza del Duomo, piazza della Scala
due vie) sono formati da imponenti archi trionfali in
sopra ai quali si trovano delle balconate con ringhiere in
loro
stili, tra
tutto
e
su
marmo,
ghisa.
All’interno, l’elemento che subito colpisce l’osservatore è la pavimentazione, completamente in marmo;
nella zona dell’ottagono (l’intersezione tra i due bracci) si trovano alcuni stemmi realizzati con l’arte del
mosaico: al centro lo stemma dei Savoia, ai lati quello di
Milano e di altre tre città (Torino, Firenze e Roma).
L’ottagono è ricoperto nella parte superiore da una cupola
in vetro e ferro il cui vertice raggiunge l’altezza di 47m;
sotto la volta si trovano quattro grandi lunette (di circa
15m di base e 7,5m di altezza), inserite ciascuna tra due
grandi aquile in gesso e rappresentanti le personificazioni
dei continenti Europa, Asia, Africa e America.
In passato la Galleria era illuminata a gas, una nuova
tecnologia di illuminazione; oggi mantiene la funzione di
tipo commerciale per la quale era stata concepita: infatti al
suo interno si trovano le più grandi firme della moda, oltre
a bar, ristoranti e altri luoghi di incontro per i cittadini milanesi.
Anche Barcellona, grazie all’operato di Antoni Gaudì, subì forti
cambiamenti dal punto di vista architettonico dalla seconda metà dell’800:
la città fu infatti teatro di importanti fermenti culturali che dettero vita al
movimento artistico del modernismo catalano di cui Gaudí fu il principale
esponente. La sua carriera è stata caratterizzata dall'elaborazione di forme
straordinarie ed imprevedibili, realizzate utilizzando materiali differenti
(come il vetro, il mattone la ceramica o il ferro). Ricordiamo, tra le opere
più importanti, la basilica della Sagrada Famiglia, tutt’ora in costruzione.
In Italia lo sviluppo delle città causato dalla rivoluzione industriale
arriverà un po’ in ritardo rispetto al resto dell’Europa: il paese infatti
conserverà ancora per lungo tempo il tessuto medievale delle sue città.
L’unica avanguardia significativa che comincia a prendere piede in questi anni è il futurismo.
- IL MOVIMENTO FUTURISTA
Si può stabilire con precisione la data di nascita di questo movimento, cioè il 20 febbraio 1909, quando su
“Le figaro”, quotidiano parigino, viene pubblicato il Manifesto del Futurismo, firmato dal poeta Filippo
Tommaso Marinetti. Questo poeta aveva compreso fin da subito il potere della propaganda e delle
pubblicità, e riuscì ad utilizzare un linguaggio e delle immagini tipici dei media per arrivare alla maggior
parte del pubblico, non solo quello colto e specializzato.
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Egli, attraverso il Manifesto, voleva chiamare a raccolta tutti gli intellettuali, invitandoli a contrapporsi
alla cultura tradizionale, per collaborare ad un radicale rinnovamento delle arti e della politica e società.
Tale rinnovamento era inevitabile perché anche in Italia, seppure in ritardo, cominciava ad assumere
importanza la nuova civiltà industriale, anche se questa industrializzazione toccava ancora pochissime
città, quali Milano, Torino e Genova (che formavano il triangolo industriale dell’Italia settentrionale).
La caratteristica principale del movimento era la VELOCITA’, la nuova bellezza del mondo; i poeti si
proclamavano amanti del pericolo e del rischio, glorificando la guerra, “sola igiene del mondo”.
Molti artisti aderirono a questa avanguardia, che esaltava appunto la modernità e il progresso; tra questi
ricordiamo Umberto Boccioni e Giacomo Balla.
-Umberto Boccioni
Uno dei principali esponenti del movimento, Boccioni nasce a Reggio Calabria nel 1882. Dopo diversi
viaggi, tra cui quelli a Parigi e in Russia, si trasferisce a Venezia e poi, in maniera definitiva, a Milano ( in
quel periodo centro dello sviluppo economico), he diventerà una delle metropoli d’Europa. Qui conosce
Marinetti, col quale fonda il Movimento del Futurismo (abbracciato dal pittore nel 1909, dopo un iter
attraverso vari stili, tra cui quello simbolista); a questo movimento aderirono anche altri artisti come
Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, che insieme scrissero il Manifesto dei pittori futuristi (1910).
La prima opera presentata da Boccioni è “Materia”, che rappresenta l’evoluzione della ricerca del pittore
dal punto di vista iconografico e stilistico.
Materia, 1912, olio su tela, Milano (collezione Mattioli)
Il titolo, accomunato lessicalmente alle parole “madre” e “matrice”, ha una
forte valenza simbolica.
Al centro dell’opera è raffigurata la madre del pittore e tutti gli elementi
ruotano intorno a questa figura. In primo piano, al centro della tela, si notano
le mani, con le dita intrecciate: esse costituiscono il centro focale
dell’immagine; le braccia formano un cerchio sopra al quale è appoggiata la
testa. A prima lettura sembrerebbe un’opera cubista, poiché il volto della
madre risulta cubisticamente composto (mostra infatti simultaneamente
elementi di profilo, frontali e a tre quarti); la grande differenza risulta nell’uso
del colore e nell’attenzione al movimento, caratteristiche peculiari della nuova
avanguardia. In questo quadro si nota subito la forte carica cromatica che si
traduce in energia; intorno alla figura femminile si trovano elementi del
paesaggio urbano, come facciate, tetti e ciminiere, che si fondono con gli elementi figurativi (mensole e
pezzi di inferriate) facenti parte dell’abitazione della donna. La figura viene dunque a trovarsi al centro di
un collegamento dinamico tra l’interno della casa e lo spazio esterno della città: questa è una delle
caratteristiche di Boccioni, che tenterà di fondere sempre il soggetto con l’ambiente circostante.
Gli studi di Boccioni si possono sintetizzare nell’opera “Forme uniche della continuità dello spazio”.
Forme uniche della continuità nello spazio, 1913, bronzo, Milano
In quest’opera egli rappresenta in maniera aerodinamica probabilmente un
atleta che avanza con forza, con l’intento di esaltare il coraggio
nell’affrontare con convinzione il futuro.
La scultura è centrata sulla mobilità della linea curva: attraverso l’utilizzo di
concavi e convessi infatti viene dato particolare rilievo alla forma, al
movimento e al dinamismo della figura, accentuato maggiormente dalla
luce.
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Una rottura con la tradizione classica si nota nella scelta di due basamenti distinti, invece di un unico
basamento unitario, che già forniscono l’idea di un movimento in avanti, verso il futuro.
La città che sale, 1910, olio su tela, Gugghenheim New
York
Inizialmente intitolata ''Lavoro'', l'opera è una tela di grandi
dimensioni (misura 2 metri per 3) ed è frutto di vari
tentativi e studi preparatori che hanno richiesto un grande
impegno. L’immagine rappresenta una scena che l’artista
osserva direttamente davanti alla sua abitazione milanese:
infatti in quel periodo erano in corso dei lavori di scavo per
la realizzazione di una vasca di raffreddamento per la
centrale elettrica di piazza Trento. La volontà del pittore è
di rendere dinamica un’emozione, uno stato d'animo provocato dalla realtà frenetica della città moderna.
A dominare la scena è un gigantesco cavallo rosso, posto al centro del quadro, che, essendosi
imbizzarrito, travolge e trascina con sé uomini e cose. All’impeto selvaggio dell’animale rispondono gli
altri cavalli, con movimenti convulsi. Sullo sfondo si vedono i cantieri e le impalcature dei palazzi in
costruzione. I colori puri e accesi, aumentano la sensazione di energia e sono stesi secondo la tecnica
divisionista, con pennellate curvilinee che creano come dei filamenti luminosi, esaltando il dinamismo.
Le forme sono tutte basate su linee curve, i corpi sono trasparenti e privi di contorni.
Poiché il cavallo viene considerato uno dei più fedeli compagni dell’uomo, esso viene visto come forza
positiva, come energia e slancio vitale. L’artista si richiama a questa iconografia classica per rafforzare
l’idea di potenza e movimento. L’opera rappresenta il progresso, visto come una forza inarrestabile,
sostenuta dal lavoro e dalla fatica dell’uomo.
Affascinato da questa trasformazione in atto a Milano e in altre città italiane, Boccioni cercò di
documentare la vita milanese di inizio secolo, dipingendo anche la Galleria Vittorio Emanuele II nel
quadro “Rissa in galleria”.
Rissa in galleria, 1910, olio su tela, Pinacoteca di Brera, Milano
In questo dipinto Boccioni riproduce una tranquilla passeggiata in
galleria di persone vestite eleganti, turbata dallo scoppio improvviso di
una rissa tra alcune donne davanti alle vetrine della buvette Campari, che
crea disordine e movimento.
Un gruppo di persone prese dal panico fugge, mentre altre si accalcano
per assistere meglio alla scena: grazie a questa scena Boccioni mette in
risalto la situazione di fervore sociale che doveva essere presente a
Milano alle soglie della Grande Guerra
-Giacomo Balla
Nato nel 1871, era il membro più anziano del gruppo dei Futuristi. Nelle sue opere cerca di mettere in
luce spaccati di vita urbana, come le famose serate futuriste, spesso da lui animate. Un altro suo forte
interesse era quello per il movimento: tenterà durante il suo operato di realizzare infatti in maniera
sequenziale il rapporto fra spazio e tempo, creando anche immagini sovrapposte che davano l’idea del
dinamismo delle figure.
Un’opera che rappresenta lo studio del movimento è “Ragazza che corre sul balcone”.
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Ragazza che corre sul balcone, 1912, olio su tela, Milano
In questo dipinto Balla riproduce il movimento in avanti della figura
attraverso una serie di segmenti, simili a dei fotogrammi sfalsati e
sovrapposti: tecnica che fa percepire il ritmo del movimento che
scandisce spazio e tempo. La superficie è composta da tessere a
mosaico dai toni brillanti, con un accostamento di colori freddi e
caldi; le linee a zig-zag che compongono il moto della ragazza si
contrappongono alla divisione netta degli spazi, resa grazie alle linee
verticale della balconata.
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