“Casamica”: la vita continua oltre il carcere

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“Casamica”: la vita continua oltre il carcere
Como Cronaca
Sabato, 21 gennaio 2012 17
“Casamica”: la vita
continua oltre il carcere
L
a vita continua, oltre il carcere.
Lo sa bene la parrocchia
di S. Antonio di Padova, a
Como-Albate, gestita dai
Frati Minori Conventuali, che 7 anni
fa – forte della profonda conoscenza
che lega i frati alla realtà carceraria,
gestendo la cappellania del Bassone,
su mandato del vescovo di Como, dal
1986 - lanciò un progetto innovativo
e ambizioso, unico nel suo genere in
provincia di Como: offrire uno spazio
di accoglienza per ex detenuti. Un
luogo di vita inserito nel contesto
comunitario, a due passi dall’oratorio.
Una vera e propria casa per chi era
abituato da tempo a misurare lo spazio
dentro le mura di una cella.
Una sfida colta dalla Provincia
francescana dei Frati Minori
Conventuali di Sant’Antonio di Padova
e presto messa in pratica, grazie
alla collaborazione con la Caritas
Diocesana di Como ed alla possibilità
di beneficiare di alcuni contributi.
Nell’ottobre del 2004 presso la
fraternità dei frati francescani di
S. Antonio nasce così “Casamica
Sant’Antonio”, una struttura di prima
accoglienza per ex-detenuti fine pena e
detenuti in pena alternativa (da 6 mesi
ad un anno), per detenuti in permesso
premio e per le loro famiglie. Un ponte
tra il carcere e il mondo: un complesso
autonomo dotato di 8 camere
doppie, una zona giorno, una cucina
comune, una piccola lavanderia, un
guardaroba con stireria, un ufficio per
l’accoglienza. Un luogo accogliente,
insomma, per riappropriarsi, piano
piano, della propria vita. «Il convento
di Como – ci spiega padre Fernando
Spimpolo responsabile della Casa
di Accoglienza, nell’illustrarci le
motivazioni che hanno portato a
questo passo - sorge non distante
dalla casa circondariale del “Bassone”
(meno di un chilometro). Per questo
motivo i frati hanno scelto di dedicare
una parte importante della loro
missione all’assistenza spirituale
dei detenuti. Il carcere è attivo dal
1983 e, nelle intenzioni, avrebbe
dovuto accogliere al massimo 175
persone, configurandosi come luogo
di detenzione per persone in attesa di
processo. Nel tempo è invece diventato
un istituto penale a tutti gli effetti,
con molti definitivi, raggiungendo
numeri importanti, fino ad arrivare
a 600 unità. L’incontro quotidiano
con queste persone, grazie all’assidua
frequentazione del carcere da parte
del cappellano padre Giovanni Milani,
affiancato da don Roberto Malgesini
(che da alcuni anni dedica due mattine
la settimana alla pastorale carceraria)
, ha interpellato nel profondo i frati,
che hanno voluto, così, dare corpo ad
un progetto di solidarietà concreta,
realizzando una casa di accoglienza
che permettesse di andare incontro ai
bisogni spirituali, umani e sociali dei
detenuti e delle loro famiglie».
Un “viaggio” iniziato in sordina e che
ha portato all’accoglienza, dal 2004
ad oggi, di 128 detenuti in permesso
premio, 14 in fine pena, 5 soggetti ad
Articolo 21 esterno (lavoro all’esterno
e rientro in carcere per la notte), 2 in
semi libertà, 5 in affidamento, e di
un esercito di 758 uomini, donne e
bambini, tra parenti e conoscenti.
«L’esperienza di questi anni – prosegue
padre Fernando – ha senza dubbio
reso più ricca la nostra comunità
parrocchiale. Si è partiti con qualche
timore, consapevoli delle difficoltà
a cui saremmo andati incontro.
Abbiamo messo in gioco risorse umane
ed economiche, e siamo cresciuti
insieme, rimodulando le caratteristiche
dell’ospitalità in base al bisogno.
L’ipotesi progettuale iniziale prevedeva
infatti un tetto di permanenza degli
Sguardo dentro
gli spazi di
accoglienza
realizzati, 7
anni fa, presso
la parrocchia
di S. Antonio.
Le ricchezze
e i problemi
ospiti, presso la Casa di accoglienza, di
sei mesi. Successivamente ci si è resi
conto essere un tempo troppo breve
per permettere ad un ex detenuto
di trovare casa e lavoro. I tempi di
permanenza si sono così allungati,
per alcuni fino ad un anno e mezzo e
oltre. E i legami di ospiti più stanziali
con alcuni membri della parrocchia,
compresi gli stessi frati, sono diventati
più solidi. Spesso la nostra comunità
di frati condivide in convento il pranzo
con i residenti, specie con i ‘fine pena’.
Ne sono nati dei veri e propri rapporti
di reciproca amicizia».
casa “Santa BrigidA”. Dal 2007 un appartamento
Da Albate a Camerlata:
piccoli passi verso l’autonomia
U
n progetto che nasce, matura, si evolve. “Casamica” nasce come spazio
di accoglienza e accompagnamento. Luogo protetto di incontro tra
detenuti o ex detenuti e i loro familiari. Trampolino di lancio per la
vita vera. Trampolino che, nel 2007, si allunga verso Camerlata, con
l’attivazione, in convenzione con la locale parrocchia, di una struttura di seconda
accoglienza, denominata “Casa Santa Brigida”. «Casa Santa Brigida – prosegue padre
Nando – nasce sulla scorta dell’esperienza maturata in “Casamica Sant’Antonio”
e dalla consapevolezza che la vera autonomia non potesse passare da un periodo
di permanenza troppo lungo in Casamica. La parrocchia di S. Brigida, attraverso
l’allora parroco don Lorenzo Butti, ci ha così messo a disposizione un appartamento
per permettere agli ospiti inseriti
detenuto, di madre lingua spagnola dà
in “Casamica” di sperimentarsi in
ripetizioni di spagnolo in parrocchia.
condizioni di maggiore autonomia
Sono segnali di un seminare che ha
abitativa. La seconda tappa di un
portato frutti…» E il futuro? «Sul futuro
percorso che permettesse di “staccarsi”
regna l’incertezza di un cammino che
da noi, pur mantenendo vivo il legame
progettuale misurato su ciascuno di loro». non è stato privo di ostacoli in questi
anni. La sempre minore disponibilità
I numeri indicati rendono l’idea
di risorse economiche messeci a
dell’impegno messo in campo in
disposizione dell’ente pubblico, la
questi anni. Un progetto che ha portato
scarsa possibilità di accedere a bandi
frutti, che ha fatto leva anche sulla
che premino la continuità del progetto e
sensibilizzazione della comunità
non puntino solo su idee innovative, le
ecclesiale e civile rispetto ai bisogni
strette e complesse maglie burocratiche
riguardanti il mondo del carcere.
che rendono difficili i rapporti con la
Un progetto che oggi, nel suo complesso,
realtà carceraria e rallentano l’arrivo
vive, però, le fragilità della crisi in
dei detenuti presso la nostra struttura,
atto e che sente più gravoso il peso
sono oggetto di grande riflessione da
della burocrazia. «Il bilancio umano
qualche tempo. “Casamica” ha costi di
che abbiamo tratto fino ad oggi
gestione vivi e continui ai quali dobbiamo
dall’esperienza di “Casamica” è più
fare fronte. Agli ospiti viene chiesto un
che positivo - continua il religioso -. Si
contributo, simbolico, di 7 euro giorno
è operato con discrezione, sensibilità,
(compresi i pasti e solamente se hanno
intelligenza e competenza. E questo ha
un lavoro), ai familiari 10 euro. Un
portato a risultati importanti di relazione
contributo prezioso ci viene offerto da
e di ripresa. Ci sono ex detenuti che,
Caritas Italiana grazie al forte appoggio
ormai reinseriti nel tessuto sociale,
della Caritas della nostra diocesi di
qualche volta tornano da noi per darci
Como e qualcosa ci arriva dall’8x1000,
una mano nella pulizia del parco. Un ex
accoglienza “ asamica S. Antonio è aperta dal 16 ottobre
2004 presso la parrocchia di Sant’Antonio
a Como. Sin dalla sua apertura
e relazione perseguedilePadova,
seguenti finalità:
C
- offrire ai parenti dei detenuti in visita ai loro
familiari una casa che li possa ospitare e un luogo
extra carcerario dove poterli incontrare per vivere con
loro, seppur parzialmente, la dimensione familiare;
- offrire agli ospiti in regime di permesso premio un
ambiente protetto e accogliente che consenta loro
di usufruire della possibilità di sperimentare spazi di
una, seppur parziale, autonomia e libertà e godere
dell’opportunità di potersi incontrare con i loro
familiari;
- dare agli ospiti in regime di fine-pena e di pena
alternativa un punto di riferimento e una casa per
un tempo congruo che consenta loro la possibilità
di un inserimento in un contesto socio-lavorativo
e l’acquisizione di una sufficiente autonomia
La crescita del progetto,
ma anche le molte
difficoltà che lo hanno
contraddistinto
ma non possiamo negare le difficoltà di
ordine economico. A pesare di più, però,
è l’incredibile lentezza che registriamo
dentro la complessa macchina carceraria.
Ex detenuti che dovrebbero arrivare e
non arrivano. Richieste di accoglienza
di persone che, per scelta stringente e
necessaria visto il luogo in cui ci troviamo
(che comprende oltre al convento e alla
chiesa, l’oratorio con le sue numerose
attività rivolte ai bambini) sin dall’avvio
di questa esperienza abbiamo stabilito,
come Provincia Religiosa, come consiglio
pastorale parrocchiale e come equìpe di
“Casamica”, di non poter accettare. E così
spesso la casa si trova ad avere diverse
stanze vuote e con difficoltà si riescono
ad articolare programmi di medio lungo
periodo. Per il futuro dunque stiamo
ragionando su una rimodulazione del
progetto, tenendo conto delle difficoltà
indicate. Progetto che rimarrà, in ogni
caso, tale fino al 2014, sulla base di
un accordo a suo tempo sottoscritto
con Regione Lombardia. Dopo di che
valuteremo».
pagina a cura di Marco Gatti
economica ed abitativa;
- offrire loro indicazioni pratiche circa agenzie
per il lavoro, uffici, pratiche burocratiche e un
inserimento nella rete dei servizi competenti
nelle problematiche di accompagnamento
e di inserimento socio-lavorativo;
- creare una relazione personale con l’ospite, stabile,
attenta alla sua storia, alle sue esperienze, alle
sue ansie e preoccupazioni, per rendere possibile
un accompagnamento educativo che miri ad un
progressivo cambiamento di stile di vita, ad un
graduale passaggio dalla devianza alla normalità ed
un reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo.
In questa opera i frati sono coadiuvati dalla
presenza di un educatore e da una decina di
volontari, appositamente formati, disponibili ad
accompagnare e ad assistere gli ospiti, contribuendo
anche all’organizzazione di “Casamica” e alla
sensibilizzazione del problema carcerario.