cuneo – borgo san dalmazzo – demonte
Transcript
cuneo – borgo san dalmazzo – demonte
La tramvia a vapore CUNEO – BORGO SAN DALMAZZO – DEMONTE Durante una delle mie tante peregrinazioni nei ristoranti della «Provincia Granda», ho avuto modo di conoscere un simpatico ed arzillo vecchietto di 90 anni passati. La piccola barba bianca, da avvocato che ho scoperto poi essere veramente avvocato - e l’eloquio brillante, non so come il discorso sia finito sulle ferrovie, ed ho scoperto una cosa interessantissima: il papà e lo zio dell’avvocato Arnaldo VignaTaglianti (così si chiama il mio interlocutore) sono stati i proprietari della tramvia a vapore Cuneo- Borgo San Dalmazzo - Demonte. Inevitabilmente mi sono voluto far raccontare tutto quello che ricordava, ed è stato veramente tanto! Avvocato, mi parli un po’ della Sua tramvia. La tramvia a vapore CuneoBorgo San Dalmazzo - Demonte è stata costruita, ex novo, negli anni 1911-1912 dai due fratelli Umberto Angelo e Francesco Vigna-Taglianti, canavesani, nati entrambi ad Albiano d’lvrea e trasferitisi giovanissimi a Borgo San Dalmazzo, al seguito e di aiuto al loro zio paterno, grande impresario, qui trasferitosi stabilmente per eseguire, per conto dello Stato, tutti i lavori di costruzione del nuovo tronco ferroviario - primo lotto - tra Cuneo ed il confine francese. E ciò attraverso la Valle Vermenagna, partendo dalla stazione ferroviaria di Cuneo Gesso, allora capolinea, per raggiungere e collegare i centri di Boves, Borgo San Dalmazzo, Roccavione, Robilante, Vernante e Limone Piemonte, ancora privi di collegamenti ferroviari. La concessione della nuova tranvia alla ditta F.lli Vigna-Taglianti risale al 6/11/1912, mentre la prima istanza ed il progetto di massima dei lavori e del servizio fu presentato al Regio Ministero dei Trasporti nel 1910. Tra queste due date si effettuarono i lavori necessari. Nel 1912 si ebbe l’inaugurazione del primo tratto Cuneo - Borgo San Dalmazzo, di circa 8 km; mentre sul finire del 1913 ebbe inizio anche il servizio regolare di trasporto viaggiatori e merci sul tratto Borgo San Dalmazzo - Demonte, di 18 km circa, per complessivi 26 km circa, collegando così il centro della valle Stura: Demonte, con i comuni di Moiola, Gaiola, Borgo e Cuneo capoluogo della provincia. Prima della nuova tramvia, tra Cuneo e Borgo San Dalmazzo era già in servizio una precedente tramvia a vapore, dotata di locomotive Krauss, che partiva dalla Piazza Vittorio Emanuele (oggi Piazza Galimberti) di Cuneo e fermava all’ingresso dell’abitato di Borgo San Dalmazzo, sul lato sinistro stradale. Era stata un vanto della nostra provincia, perché fu la seconda o terza tramvia a vapore in Italia, dopo quella di Napoli, ed essa, a sua volta, aveva già sostituito, sullo stesso percorso, il preesistente tram a cavalli, nato all’incirca nel 1860. Che caratteristiche aveva la linea tramviaria? La lunghezza, come già detto, fu di circa 26 km, parte in sede propria, ma per la quasi totalità in sede stradale, a sinistra sul percorso Cuneo-Borgo San Dalmazzo, a destra tra Borgo e Demonte. Le stazioni si trovavano a Cuneo, a Borgo San Dalmazzo (stazione principale in quanto sede della direzione e delle proprietà dei fratelli Umberto e Francesco Vigna-Taglianti, rispettivamente mio padre e mio zio), a Gaiola ed a Demonte, sita a circa 800 mt s.l.m. e stazione terminale, prevista inizialmente a valle dell’abitato e successivamente spostata a monte in previsione di un eventuale proseguimento verso l’abitato di Aisone e Vinadio. Cuneo, capoluogo di provincia, si trova a circa 550 mt slm; Borgo San Dalmazzo, dopo circa 8 km, a 650 mt slm al punto di confluenza di ben tre vallate: la prima, la valle Vermenagna, con i comuni di Roccavione, Robilante, Vernante e Limone Piemonte, termina al colle di Tenda, oggi attraversata dalla linea FS internazionale Cuneo – Ventimiglia - Nizza; la seconda, la valle Gesso, con i comuni di Andonno, Valdieri, Entracque, ricca di acque e di grandi vette (ritrovo a suo tempo dei Savoia che venivano a Sant'Anna di Valdieri, loro residenza estiva, per le battute di caccia e pesca) ed, ai piedi del Monte Matto, le celebri Terme di Valdieri; ed infine la terza, la valle Stura di Demonte, con i comuni di Roccasparvera, Gaiola, Moiola, Demonte, Aisone, Vinadio (celebre per i suoi forti militari del tempo dei Savoia), Sambuco, Pietraporzio, Argentera, che termina al Colle della Maddalena, confine con la Francia. Anch’essa molto conosciuta per le sue terme - Bagni di Vinadio - già note e sfruttate anticamente dai Romani, e celebre anche per il notissimo Santuario di Sant'Anna di Vinadio, meta estiva di tanti pellegrini italiani e francesi (ed ora anche per le sue fonti di acqua oligo-minerale). La valle è anche la più importante via di comunicazione tra il Sud Piemonte e le vallate provenzali francesi ed è inoltre la via più breve per raggiungere la città di Lione da Cuneo. Bellissima questa divagazione geografica, anche perché sembra che oggi la geografia non si studi quasi più. Mi parli, per favore, delle caratteristiche delle stazioni e del materiale rotabile. In ogni stazione erano previsti: a) un fabbricato a due piani, ove al piano terreno erano situati gli uffici, la sala d’aspetto e l’ufficio ricezione collettame, mentre al primo piano era sito l’alloggio per il Capo stazione; b) un fabbricato per il deposito notturno delle locomotive e camera per il pernottamento del personale fuori sede; c) una gru, un piano caricatore, una pesa per vagoni, una linea telefonica autonoma e indipendente da quella dei telefoni di stato, allora agli albori; d) due binari di traffico normale, più 3 o 4 binari di sosta vagoni e di manovra; e) un fabbricato per deposito merci varie o voluminose, nonché un grande serbatoio dell’acqua, necessario al rifornimento della caldaia delle locomotive. Vista l’acclività della linea, durante l’inverno, alcune volte, nei pressi dell’abitato di Moiola, si doveva fare un rifornimento eccezionale di acqua direttamente dal torrente; e spesso nella stagione invernale il servizio doveva essere svolto con due locomotive accoppiate, sole o con il convoglio, a seconda dello stato della linea: e ciò per liberare i binari dal ghiaccio e dalla neve. Capitava infatti che, specie lungo i tratti in salita attigui alla sede stradale, la neve accumulata dagli spartineve comunali o provinciali si depositasse sulla sede tramviaria, diventando dura come il cemento. Allora erano dolori per tutti: il servizio veniva sospeso e la neve gelata doveva essere rimossa manualmente con i picconi e con le pale. La tramvia aveva lo scartamento di 1100 mm ed il binario era armato con rotaie tipo «Vignole» da 23 kg/mt per l’intera linea, poggiato su traversine di rovere, mentre erano «Phoenix» a gola per la sede stradale in Cuneo e negli attraversamenti stradali: immaginatevi che allora nevicava per circa cinque mesi all’anno con gran gioia di coloro che dovevano levare il ghiaccio dalla gola delle rotaie e dai binari (ma con gravi spese straordinarie a carico della Ditta concessionaria!). Il parco del materiale rotabile era composto da - 5 locomotive «Breda» costruite su apposite richieste e suggerimenti dei fratelli VignaTaglianti; - 12 vetture per viaggiatori a due assi accoppiati con 32 posti a sedere e 10 in piedi; - 2 vetture di vecchio tipo a terrazzini con 24 posti a sedere e 16 in piedi; - 8 carri chiusi, 18 pianali a sponde alte e 4 a sponde basse per il trasporto di bestiame vivo, legname, patate, collettame e merci varie. Ogni macchinista aveva in dotazione la propria locomotiva: le stesse venivano revisionate annualmente mentre ogni cinque anni si provvedeva al cambio del forno in rame, di tutti i tubi bollitori ecc., mentre ogni giorno il macchinista titolare provvedeva alla manutenzione ed alla pulizia ordinaria. Mi parli un po’ più nei dettagli delle varie tratte. Tratta Cuneo-Borgo San Dalmazzo di 8 km. Erano previste normalmente 6/8 coppie di corse giornaliere, con treni speciali o bis nei giorni di fiera o di mercato settimanale. Le locomotive ed il materiale rotabile erano in deposito normalmente a Borgo San Dalmazzo. Giornalmente due locomotive erano sempre accese. Ogni convoglio era composto da una locomotiva, da due fino a sei vetture viaggiatori, ed impegnava un macchinista, un fuochi-sta, un capo treno e uno o due bigliettai. Le corse venivano effettuate in circa 25' - 30', con 6 fermate tra obbligatorie e facoltative su un dislivello, come già detto, di circa 100 mt. Tratta Borgo San Dalmazzo - Demonte di 18 km. Erano previste 2/3 corse A/R al giorno, con pernottamento dei macchinisti alla sera a Demonte. Le fermate erano sette tra obbligatorie e facoltative. Che ne è stato della tramvia durante l’ultimo periodo bellico? Durante la guerra 40-45 i danni subiti dalla tramvia furono gravissimi, anzi determinanti per il suo futuro. I bombardamenti aerei quasi quotidiani della linea richiedevano continui ricambi di rotaie e sistemazione del binario, fino all’esaurimento delle scorte. Gravissimo fu poi il bombardamento della stazione tramviaria di Cuneo (sita presso il grande viadotto Soleri, allora non ancora ultimato e oggi attraversato al piano inferiore dalla ferrovia Torino - Cuneo e a quello superiore dalla statale del Colle di Tenda e presso la grande caserma dell’artiglieria alpina). Tale bombardamento provocò gravi lesioni al fabbricato e la distruzione completa di un convoglio di carri merci su un binario di sosta. E, ben più grave, con la morte, a poca distanza dal fabbricato colpito, del nostro Capostazione, stroncato sulla strada da una scheggia di bomba mentre cercava scampo correndo lontano da quell’inferno. Tanta era la potenza delle bombe che un intero assale di vagone, con le due ruote ancora intatte, fu proiettato e poi rinvenuto addirittura sul tetto del vicino fabbricato adibito a deposito merci. Poi, irrimediabile, avvenne l’interruzione definitiva della linea, per la demolizione, da parte dei Tedeschi, a mezzo esplosivo, di due arcate del viadotto «Ponte dell’Olla» sul fiume Stura nel tratto Beguda - Gaiola (14 Luglio 1941- v. fig. 6) e poi ancora la demolizione, da parte partigiana, a mezzo detonanti al plastico di ben due locomotive nella stessa rimessa della stazione di Demonte (3 Marzo 1945). Così anche il servizio a due tronchi (il primo tra Demonte e Ponte dell’Olla ed il secondo tra Ponte dell’Olla fino a Cuneo), già ridottosi a soli e rari viaggiatori attraverso la piccola passerella di legno gettata sulle rovine del ponte, ebbe termine per mancanza di mezzi di trazione sul primo tronco. Al termine del conflitto, i danni più gravi furono provvisoriamente riparati ed il servizio viaggiatori venne in parte ripreso, integrato alla meglio con automezzi della stessa Ditta, esercente l’autoservizio di linea Demonte – Vinadio – Pietraporzio - Colle della Maddalena - Barcelonette. Purtroppo anche questo autoservizio fu ridotto al lumicino a seguito della requisizione operata dai tedeschi, all’inizio della loro invasione territoriale, di ben quattro nostri autobus, di cui due a motore diesel quasi nuovi e della massima capacità. Per tutti questi danni , mai compensati, nonché per la continua a costante diminuzione della popolazione in Valle e per la nuova concorrenza stradale dovuta allo sviluppo della motorizzazione privata seguito al conflitto mondiale, la vita della tramvia divenne insostenibile, tanto che il servizio fu sospeso definitivamente nel 1948 e nel 1952 ne fu deliberato il definitivo smantellamento. Avvocato, c’è qualche episodio particolare o che comunque Lei ricorda con nostalgia? Di essi ne vorrei ricordare tre, che io amo chiamare: quello simpatico, quello tragico e quello epico. Cominciamo allora con quello simpatico. Nei primi anni di esercizio, quando era in corso la guerra 15-18, nel forte di Vinadio era sistemato un reparto di prigionieri di guerra austriaci. La tramvia veniva di quando in quando interessata dalle competenti autorità militare ad effettuare qualche viaggio speciale per lo spostamento di una parte di questi prigionieri e della relativa scorta. Ad uno di questi trasporti speciali, mi ricordo di essere stato presente nella stazione di Borgo San Dalmazzo. Allora ero uno studentino delle prime classi ginnasiali a Cuneo. Ebbene, sul trenino vi era, tra gli altri prigionieri, un ufficialetto austriaco, un tenentino dei loro Alpen-Jaeger sciatori, molto giovane, biondissimo e che parlava un po’ di italiano: visto il ragazzotto, mi si rivolse mentre il trenino era fermo nell’attesa di ripartire, e mi chiese se mi piaceva sciare. Risposi che non avevo ancora mai provato. Allora il tenentino si volse verso l’interno del vagone, dalla reticella portapacchi estrasse uno splendido paio di sci e me li porse gentilmente in dono dicendomi: «Prova, vedrai che ti piacerà, a me ora in prigione non servono più» e mi salutò stringendomi la mano attraverso il finestrino aperto e lasciandomi un po’ sconvolto e molto commosso, mentre il trenino ripartiva per Demonte. Veramente commovente e con un fascino ormai perduto di altri tempi. L’episodio tragico? Una mattina, erano gli anni 1917 o 1918, verso le sette del mattino giunse dalla stazione di Gaiola alla direzione di Borgo San Dalmazzo una telefonata urgente, segnalando che il trenino diretto a Cuneo era fermo al ponte dell’Olla, sul fiume Stura, senza alcun apparente motivo. Accorsi in auto i dirigenti sul posto, si trovò purtroppo una ben triste e tragica realtà: il macchinista del trenino (e non se ne è mai saputo il perché), forse ammalato e disperato, aveva fermato il convoglio proprio in mezzo al ponte e senza dir parola al fuochista, si era buttato dalla locomotiva direttamente giù dal ponte stesso, sfracellandosi sulle rocce sottostanti ed annegando miseramente nelle acque del fiume. Purtroppo la località era la triste meta, allora, di tanti «stanchi della vita», come più tardi divenne il viadotto Soleri di Cuneo. Il povero fuochista, rimasto solo e inor-ridito, non sapeva che fare nell’incredibile circostanza! Così, dopo le varie e lunghe constatazioni di legge, soltanto allora il convoglio, condotto da altro macchinista, poté proseguire la sua tragica corsa e rientrare in servizio. Storia triste veramente. Vediamo se quella epica ci può far riprendere l’allegria. Al termine della guerra, la tramvia si trovava sempre divisa nei due tronconi Demonte - Ponte dell’Olla e Ponte - Cuneo e poteva riprendere il servizio solo sul secondo tronco, essendo il tratto superiore mancante di un mezzo di trazione, per la messa definitiva fuori uso delle locomotive ivi a suo tempo trasferite. Nessuna autorità civile o militare italiana, né locale, né statale, veniva in aiuto ai concessionari e della popolazione per ripristinare in qualche modo le comunicazioni. Ci venne, invece, impensatamente, in aiuto proprio un capitano delle truppe americane stanziatesi in Cuneo dopo la liberazione del nostro territorio. Interpellato (più per un tentativo che per una speranza), da vero amico si impegnò a trovare la soluzione. Arrivò il giorno successivo (28 Giugno 1945) nella stazione di Borgo San Dalmazzo con una squadra di suoi soldati e con un grosso automezzo dell’esercito americano al cui traino c’era un carro (v. fig. 7) «porta carri armati pesanti» tipo Centurion, a carrelli multipli e con decine e decine di ruote portanti. E nella stazione del trenino, aiutato da alcuni nostri operai, i suoi soldati sollevarono la locomotiva (tra martinetti e gru caricata ben oltre la portata normale) fino a che non riuscirono a farla passare sopra il carrello porta tanks per depositarvi la nostra macchina. Poi lo stesso capitano si mise alla guida del pesante automezzo e partì deciso per la valle, lasciando la strada statale (interrotta più avanti) per imboccare la vecchia strada militare sulla destra orografica del fiume, superando indenne i più stretti passaggi e alcuni ponticelli pericolanti sotto il gran peso del traino. Arrivò infine all’abitato di Festiona, ove svoltò sul ponte locale per reimmettersi sulla statale fino a Demonte, ove poté scaricare nella nostra stazione la locomotiva. A missione compiuta, si congratulò con i suoi subalterni che con lui avevano compiuto volontariamente, secondo me, un'impresa veramente epica e leggendaria e congratulandosi pure con noi che lo avevamo seguito in bicicletta durante il fortunoso trasporto. E qui, dopo una breve, amichevole bicchierata, ci lasciammo per rientrare ognuno nelle nostre sedi. Bravo e veramente capace questo capitano americano: l’unica cosa della quale mi rammarico è di non ricordare il suo nome, anche perché non si dette mai alcuna aria di superiorità, come troppo spesso capita invece tra noi un po’ troppo inclini al protagonismo. E con questa ultima stoccata, l’intervista è finita. Con mio gran dispiacere il racconto è terminato qui. Sono venuto a conoscenza di una storia nuova per noi tutti. Posso, per concludere, dire che nelle parole dell’avvocato Vigna-Taglianti ho potuto cogliere un’umanità e un attaccamento alla "Sua tramvia" ed alle vicende di quel tempo che difficilmente si riscontrano, al giorno d’oggi, nelle persone. Grazie di cuore, avvocato! Gianfranco Fabbri