Il Labrador in Italia - Retrievers Club Italiano

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Il Labrador in Italia - Retrievers Club Italiano
 Il Labrador in Italia Volendo ricostruire in modo verosimile, il percorso di questa razza in Italia, non basta rifarsi alla storia del Retrievers Club Italiano. Su un antico libro di cinofilia inglese edito nei primi del ‘900, si narra che il VI duca di Buccleuch, fermandosi con il suo yacht nel porto di Napoli, suscitò non poco scalpore con due suoi labrador abili tuffatori nelle acque del golfo. Questa razza, tuttavia, fu introdotta negli ambienti di caccia, fin dai primi anni del secolo scorso. Acquistati in Inghilterra, soggetti già perfettamente addestrati al riporto, erano esibiti durante le battute nelle riserve esclusive dell’epoca, da ricchi appassionati frequentatori. William Montagu Douglas Scott, VI
Duca di Buccleuch
1831 - 1914 Già negli anni ‘60-­‐’70 la razza labrador, abbondantemente diffusa negli ambienti di caccia del centro Europa, comparve nelle riserve del Nord Italia. Giorgio Paraporti, titolare in seguito dell’omonimo allevamento, raccontava di aver avuto in regalo il suo primo labrador da uno dei frequentatori della bella riserva nella Lomellina, seguita e curata da suo padre. I labrador, molto ricercati agli inizi, per motivi prettamente “snob”, divennero indispensabili durante le battute in riserva, facendo concorrenza agli spaniel, per la loro abilità nel recupero della preziosa cacciagione. La prima volta che incontrai Jean De Paoli, esperto addestratore di retrievers in Francia, mi raccontò di aver dressato personalmente labrador di alcuni proprietari di riserve del Nord d’Italia. Negli stessi anni ’70, il Dott. Berner, svizzero trasferitosi in Toscana, comincio a destare interesse con i suoi labrador neri, perfettamente guidati a colpi di fischietto. Esiste una piccola, interessante pubblicazione, curata da lui stesso, un depliant con foto dei suoi cani al lavoro e spiegazione delle caratteristiche della razza. L’inizio dell’allevamento in Italia ebbe luogo in Toscana. Giuseppe Benelli fu uno dei primi a presentare i suoi gruppi in esposizione. Soggetti provenienti dalle prime linee Sandylands, ma con influenze anche degli allevamenti Holdgate, Sandringam. Labrador fedeli allo standard anche per quanto concerne le attitudini. Il suo affisso “Di Montetuscio” fu caratterizzato dalla produzione di soggetti “dual porpouse” , convinto che non si dovessero perdere mai, ne le qualità di potenza e struttura, ne quelle di abilità della razza. Nello stesso periodo comparvero due affissi di storica importanza: “Di Perolo” del sig. Maschietto, e “ Di Casa Bisagno” ancor oggi altamente rappresentato. La collaborazione fra questi primi allevamenti segnò l’ingresso definitivo della razza nel nostro mondo cinofilo e produsse i primi campioni. Da non dimenticare i primi nomi: Oliver di Casa Bisagno, Febo di Perolo.. Doveroso citare negli anni ’80 l’ingresso nel mondo labrador, della sig.ra Giacinta Borletti, con numerosi campioni provenienti dall’Inghilterra. Il suo contributo permise di introdurre nelle scelte genetiche di allora, meravigliosi riproduttori Sandylands, Lawnwood, Jillsbank ecc. Oliver di casa Bisagno Acque Lucenti Avevo perso da poco un amato meticcio, che aveva trascorso con noi ben 18 anni. Cane difficile e problematico, con cui si era scontrata la mia inesperienza, e che con il quale, solo un poco di “buon senso” ci aveva permesso una convivenza accettabile. Il desiderio di un cane tranquillo e non aggressivo mi spinse alla ricerca di un labrador, rarissimo a quei tempi. Eravamo alla metà degli anni ’80, in cui pochi allevavano e la razza era pochissimo conosciuta ai più. La fortuna mi portò a Vicenza, ove una cucciolata di neri e gialli mi venne incontro su un magico prato all’inglese. Sherlock entrò così nella nostra famiglia e prepotentemente nella mia vita, da rivoluzionare molti dei miei interessi. Con insperabili antenati illustri e qualità di razza ben evidenti, mi trascinò nella cinofilia italiana in modo onorevole. Guadagnò il suo campionato internazionale insegnandomi a presentarlo in espò, come a guidarlo nelle gare di caccia. Mi trascinò in televisione e nel mondo cinematografico. Insomma fu lui a determinare molte delle future scelte nella mia vita. Con Sherlock, convissero altri due labrador: Ch.It. Bob Dylan des Iles du Canyon e Simon of Birchams. Fra loro legatissimi se pur diversi, mi costrinsero ad affinare il mio “linguaggio canino” e devo a loro molta di quella esperienza che ho messo a frutto per me stessa e per molti dei miei allievi, in seguito. Dopo circa 5 anni dedicati all’educazione e all’addestramento dei tre, girando l’Europa con essi per gare ed esposizioni, l’opportunità di incontrare e stringere amicizia con molti altri appassionati della razza ha contribuito ad arricchire le mie conoscenze in materia. Non solo mi sono trovata coinvolta in uno studio accurato della genetica della razza, ma anche in approfondimenti sul tema della psicologia canina e sulla storia del “cane” in genere, il suo modo di apprendere, la sua straordinaria capacità di affiancare l’uomo. La mia prima cucciolata, agli inizi degli anni ’80, nata da Dylan e da una interessante femmina da lavoro figlia del Ft.Ch. Sandringam Sidney, nacque un poco per caso, non avendo a quei tempi nessuna intenzione di diventare veramente allevatore. Fu tuttavia significativa, perché quell’unione fra il mio campione di bellezza e la abilissima Ft. Biby, produsse cani morfologicamente gradevoli e assolutamente bravi a caccia. Angus fu il primo di una lunga serie di Ft.Ch della mia amica Cristina Garbarino, gli altri divennero perfetti ausiliari per appassionati frequentatori di riserve. Ci trasferimmo in campagna, e nello stesso periodo conobbi Anne Vittone, il suo allevamento Glenmore era già famoso. Anne entrò nella mia vita in modo determinante, con una amicizia profonda che ancora me ne fa sentire la terribile mancanza, con la sua cultura poliedrica, con il suo senso dell’umorismo tutto particolare, il suo forte temperamento brettone e con i suo straordinari cani. Da quel momento mi trovai inesorabilmente coinvolta nella razza e nell’allevamento. Il lungo periodo di studio precedente, l’aiuto di Anne, il mio primo campione Glenmore Easy Glenmore Easy Going Going Boy “Mizzar” furono le basi per un fortunato esordio nel mondo dell’allevamento. Anne Lavelle dall’Inghilterra mi aveva proposto Crosscroyde Capricious “Cappi”, sorella del suo Top Dog di allora Crosscroyde Cotton On Quick. Cappy e Mizzar produssero la mia prima “vera” cucciolata da cui tre campionesse: la linea “gialla” del mio allevamento fu tracciata allora e da una di esse: Berberis Diaphana, Harris Yellow Moon, Quirky Diana, Simply Alone, Fairy, Just in Case of Gail, fino ad oggi con la piccola Zarina Lilli. Tutte da diversi padri, ma con un testardo metodo “line-­‐breeding” in cui la Berberis Diaphana linea femminile segue sempre un nesso logico, quasi matematico. Contemporaneamente lo stesso accadde per la mia storia choccolate. Fairfield hot Chocolate lady entrò insieme a Cappi in casa nostra e da lei la sua progenie: Gun Gem, Julys Dew, Shade,O my moon Beam,Underground Vittoria Allegra, Sweet Toffy Mu, Wodka Taiga…Sempre con lo stesso metodo legato alla linea femminile. Queste due storie femminili sono costellate da altrettanti campioni maschi, fratelli e nipoti di queste. Ma per me la linea femminile ha sempre segnato il vero tracciato. Fairfield Hot Chocolate Nel nostro allevamento la storia del giallo e del chocolate si è incrociata solo due volte, grazie a soggetti neri dominanti: Camicaze in passato e attualmente Perfect Black Pearl. Incontro anche esso felice che ha intrecciato in modo definitivo le mie linee genetiche, non tradendo il mio personale convincimento che non si debba mai mescolare direttamente il choccolate con il giallo. Già prima che Anne ci lasciasse, ebbi la grande fortuna di incontrare Irene Teppa. Iniziò così, quello che oggi è un legame indissolubile, fatto di idee comuni, scelte concordi, reciproca fiducia e di profondo affetto. Irene ha impersonato forse la figlia femmina che non avevo avuto. La stessa passione poi ci ha ancor più unito. Il suo aiuto e la sua presenza mi hanno dato la Perfect Black Pearl forza, in momenti difficili della mia vita, di non smettere questa meravigliosa avventura. Dopo la scomparsa di Anne, se non avessi avuto Irene accanto, avrei sicuramente smesso di allevare. Il suo entusiasmo e il suo innegabile “pollice verde” hanno dato uno slancio importante alle “Acque Lucenti”. Il nome dell’allevamento è nato, nella mia mente, dal forte significato di due immagini: le lontre, del libro di Maxwel “L’anello delle acque lucenti” ed il cerchio di laghi vulcanici che circonda il Parco di Veio, in cui viviamo. Vedendo i miei cani nei laghi di Bracciano, Vico, Martignano, virare rapidi e silenziosi, creando piccole increspature sul pelo dell’acqua scura, simili a lontre, immaginai questo nome. Da lontani anni ’80 ad oggi molti altri bravi allevatori hanno contribuito ad arricchire la storia del labrador in Italia. Preziosa la collaborazione fra essi, fin dall’inizio. Nel mio primo libro sul Labrador Retriever, tracciai una mappa importante delle prime collaborazioni. A tutt’oggi il lavoro in sintonia fra amanti della razza continua a produrre pregevoli cani, spesso superiori a soggetti importanti nati nella terra d’origine, l’Inghilterra. L’allevamento delle Acque Lucenti si è avvalso, nel tempo, dell’apporto di linee genetiche dall’Inghilterra, dalla Finladia, dalla Svezia, dalla Svizzera e dagli Stati Uniti. Un particolare ringraziamento lo devo agli allevamenti italiani, Dolphingam e Dukeland, che hanno contribuito ad arricchire le nostre linee con loro pregevoli riproduttori. E gratitudine anche a tutti coloro che nel tempo hanno portato i nostri cani al successo, sia nelle esposizioni che in gare di caccia. Nel campo dell’allevamento cinofilo, come del resto in molti altri ambiti culturali, nulla si può fare da soli.