scarica gli appunti - Parrocchie di Cisano

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Primo incontro - Sedersi al tavolo della comunità: l’Eucaristia
Premessa: Genitori e figli: quale educazione?
È bello quello che state facendo; voi amate i figli,
li avete messi al mondo…quanti pensieri,
fatiche, sogni: “Perché fai questo?”; “Per i miei
figli!” rispondono spesso i genitori. Oggi ci si
sente di avere il mondo in mano: ai nostri figli
sembra che tutto sia dovuto, che papà e mamma
siano al loro servizio, con il rischio di cadere nella
pretesa e nella prepotenza. I genitori sono i
principali educatori dei loro figli, anche nella
fede! In questo senso la famiglia può essere
fonte di “benedizione” o di “maledizione”, può
promuovere la generosità nei figli o lasciarli
diventare perfetti “egoisti”; bisogna insegnare
la reciprocità e suscitare le domande vere (non
tranquillizzare i figli o iper-proteggerli; sono
tipiche le frasi: “fai come credi”; “fai come
senti”; “tu solo devi decidere”; bisogna “amarli”
e spingerli alla capacità di sacrificarsi).
“Adamo…dove sei?”. Cari genitori, a che punto
siete del vostro cammino?
1. I figli crescono attraverso “relazioni”
Noi sappiamo che la vita è uno “scambio”, una
“relazione continua” con l’ambiente che la
circonda: da questi scambi dipende il futuro.
Questa è un’età tenera, dove metabolizzano
tutto, assorbono tutto da noi. La famiglia però
non basta. I figli assorbono molto da quel
“campo magnetico” che è la famiglia e la società;
stanno crescendo, hanno incominciato ad uscire
di casa (scuola, oratorio, catechesi, amici,…), a
sedersi al tavolo della comunità. La festa di
prima comunione è uno degli appuntamenti più
suggestivi di una comunità parrocchiale; bisogna
decantare tanta poesia, ma è certo che questo
incontro determina una sterzata nel cammino di
un ragazzo: non dobbiamo lasciarli soli! Passano
dalla famiglia alla comunità (cum-unitas contro
individualismo).Come aiutarli? Siamo guide vere?
Abbiamo il coraggio dei grandi ideali, di dire
“Dio” ai figli? La questione della fede è il vero
problema educativo!
2. Le “proposte” del mondo
Le “proposte” del mondo (fascino): la felicità nei
consumi e nelle cose. Quanta gente ricerca
“cose”, è piena di cose come un uovo ma non è
contenta, è “vuota” nell’anima! Il rischio è il
precoce imborghesimento: il pensare solo a sé,
l’essere prepotenti, schiacciare gli altri, l’essere
ingordi e voraci, lasciarsi schiacciare dalle cose!
Allora si diventa… “deformi”! Ciò che fa crescere
1^Comunione_genitori
sono le relazioni con le persone e…con Gesù
Cristo.
Il tempo della scuola elementare è tempo di
competenze: tempo di grazia, di esplorazione del
mondo. Il ragazzo è molto disponibile alla
formazione morale e religiosa. È la qualità delle
esperienze che conta più della quantità. Lo stile
esagitato e dispersivo di tante famiglie e ragazzi
d’oggi che, oltre alla scuola tradizionale,
frequentano molte altre“scuole”: Tv, musica,
calcio, danza, basket, sci, corsi vari… ma a quale
prezzo? Con quali disagi? Li aiuta ad essere se
stessi? Cosa è decisivo? L’apparire? La figura? La
visibilità sociale? I discorsi che i genitori fanno in
proposito hanno un valore decisivo! Capita che i
genitori scarichino sui figli i loro problemi di
coppia e incarichino i figli di tenere insieme la
famiglia con prestazioni eccellenti: tutto questo
ha un prezzo e, alla lunga, può rivelarsi un prezzo
assai alto! I figli hanno bisogno di calma e di
sicurezza. Cresceranno nello spirito? C’è posto
per Gesù Cristo e per la comunità cristiana?
3. In quali mani lasciamo i figli?
Non è sufficiente una religiosità dei riti: “Qual
vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il
mondo intero, e poi perderà la propria anima?”
(Mt 16,26). Bisogna osare intraprendere rotte
sconosciute!
Per crescere bisogna “mangiare”: l’uomo è
diventato uomo quando ha cominciato a
mangiare “insieme” ad altri uomini; in quel
preciso momento è nata la cultura e il
“mangiare” umano: di cosa si nutrono i nostri
figli? Di quale pane? Non si può mangiare “da
soli”!“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio” (Lc 4,4): cosa
mettergli davanti da mangiare? Di cosa hanno
fame? Quale Pane per riempire il vuoto d’anima
di tanti? Siamo chiamati a scegliere: saranno
gusci vuoti o persone?
4. Il Vangelo c’interroga sul nostro stile di vivere
Nei nostri paesi occidentali la tavola è
difficilmente una cosa condivisibile con tutti. Essa
è riservata alla famiglia, agli amici, alle persone
particolari che vengono accettate nella propria
intimità. Gli estranei sono esclusi. Ognuno con i
suoi: è questa la regola che sembra imporsi
istintivamente, quando si tratta di nutrimento.
Paura che ci manchi il necessario? Qualche volta,
forse. Ma la difficoltà è più profonda. Mangiare
assieme è dono di una parte della propria vita.
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Ciò è veramente possibile con persone accettate
e familiari. Il timore di non avere il necessario era
presente anche fra i discepoli, invitati da Gesù a
dar da mangiare alla folla. Ma senza dubbio il loro
rifiuto di rispondere a quella sollecitazione era
soprattutto legato al bisogno di ritrovarsi
insieme nel piccolo gruppo degli intimi. Gesù
rifiuta questa tentazione, spezza le barriere che i
suoi apostoli tentano di costruire. Chiede di
condividere quello che si ha. Così fa sorgere il
nuovo mondo sognato da tutti, così lungamente
atteso dal popolo ebraico. In questo mondo
nuovo tutti vengono saziati con il pane, ma ancor
più con l’amore. Il Regno è il rovescio di una
umanità dove predomina il principio “ciascuno
per sé”: non è il pane che manca; manca l’amore.
- L’Eucaristia: un nutrimento che non manca mai,
dal momento che lo si condivide
L’Eucaristia: un pane che può essere diviso. Chi
ne riceve anche una sola briciola, riceve il Signore
nella sua totalità, prende parte interamente a
questa storia d’amore. Sappiamo accogliere
l’invito del Signore a condividere anche noi il
nostro pane con tutti? Accettiamo le implicazioni
personali e collettive di questo appello? Questa la
condizione perché la nostra vita diventi una vera
azione di grazie a Dio, Padre di tutti.
5. “Non di solo pane vivrà l’uomo”
È compito dei genitori aiutare i figli ad amare le
persone, a condividere e a costruire un’unica
umanità, a non fermarsi a ricevere ma imparare a
“donare” e a incontrarsi con il “Mistero” di Dio,
con il Signore Gesù
I genitori come nuovi Mosè sono chiamati a
essere “custodi” del disegno di Dio sui figli,
Provvidenza, aiuto a trovare il sentiero della
vita: è così? Il Signore domanda a noi come ha
chiesta a Caino: che ne hai fatto di tuo fratello?
L’hai amato? L’hai salvato? Noi siamo nati da Dio
Amore e siamo chiamati come Abramo a fare il
cammino della vita con il Signore, con fede,
orientando la nostra vita verso di Lui. Gesù è la
“buona notizia” di un Dio che si dona tutto a noi.
Chi è Lui per te? E per vostri figli?
La fede è l’amicizia con Gesù: si nutrono di Lui?
Cammineranno nella vita insieme con Lui, come
discepoli? Ecco il compito: aiutare noi e i figli ad
assimilare Gesù, a nutrirsi di Lui.
È l’incontro con Gesù che cambia la vita: siamo
capaci di dirgli di “sì”? Bisogna vincere gli idoli
della mondanità: voracità delle cose, dominio
sugli altri, arroganza del vivere!
1^Comunione_genitori
6. Vivere la “comunione”
Nell’ultima cena di Gesù con i suoi, ci ha lasciato
un testamento: “Fate questo, in memoria di me!
(Lc. 24, 13-35). L’Eucaristia che insieme
cercheremo di capire di più in questi nostri
incontri ci apre a capire che veniamo da Dio
Amore (Trinità) e che siamo chiamati ad amare,
alla comunione fraterna, a innamorarci della sua
Parola. Ecco i tre punti essenziali della nostra
fede:
Parola (=/= chiacchiere), Pane, fraternità
(comunione e attenzione a vedere il volto di Dio
nei deboli, il comandamento dell’amore): “Vi do
un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni
gli altri come io ho amato voi” (Gv 13,34). Ci ha
chiesto di vivere da fratelli, di imparare a
“spezzare il pane” con chi è nel bisogno e a “farsi
pane”: la vita come “servizio”. I cristiani dicono
che la felicità sta qui, nel vivere lo stile di vita di
Gesù, nella comunione con Dio e i fratelli!
Avete un progetto educativo? La questione di
Dio è centrale nell’educazione; la gestione
dell’aggressività; visibilità sociale (essere
ammirati) o “segreto”; delicatezza nel rapporto
uomo-donna; la questione della “verità” nell’uso
della parola; giustizia e non violenza: “porgere
l’altra guancia”; il perdono: “non tramonti il sole
sulla vostra ira”; fate agli altri quello che volete
sia fatto a voi. Tutto questo per una vita bella,
buona, felice!
La famiglia dovrebbe essere: 1)uno “spazio per
credere”, luogo dove risuona la “Parola di Dio”
non solo le chiacchiere umane; 2) uno spazio per
credere “insieme”, per vivere la “comunione”; 3)
luogo per “discernere” il bene e il male di vivere,
per capire e avere criteri per “decidere” le scelte
o come leggere i fatti della vita; 4) luogo che fa
memoria di qualcuno che “lava i piedi” ai fratelli,
gli ultimi, i poveri, luogo dove ci si appassiona
all’uomo; 5) importanza radicale del “sabato”
(domenica, giorno del Signore e dell’eucaristia)
e della parrocchia (amore alla casa comune).
Impegni per iniziare bene il nostro cammino:
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La preghiera in famiglia
Costruire la “cum-unio” (comunione): tra
famiglia-Dio, tra coniugi, genitori-figli, famigliacomunità
Non si incontra Dio da soli: il cammino con la
comunità cristiana. Noi adulti, come stiamo al
tavolo della vita?
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