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UFFICIO STAMPA PROVINCIA 16 NOVEMBRE
Si è aperta oggi in Provincia la Conferenza annuale dei Consultori per l'Emigrazione
L'EMIGRAZIONE TRENTINA SI DEVE TRASFORMARE DA PROBLEMA A RISORSA
Un ricordo commosso è andato a Rino Zandonai, Giovanni Battista Lenzi e Luigi Zortea
Si è aperta oggi pomeriggio in Provincia la Conferenza annuale dei Consultori per l'Emigrazione,
che proseguirà i propri lavori fino a giovedì 19 novembre.
"Nella prima Conferenza dei Consultori di questa legislatura siamo chiamati ad individuare le linee
strategiche grazie alle quali, nei prossimi quattro anni, dovremo riuscire a trasformare l'emigrazione
trentina da problema a risorsa. Risorsa per il Trentino e per i discendenti dei Trentini nel mondo".
Lo ha detto Carlo Basani, dirigente generale della Provincia con competenze anche per
l'emigrazione, rivolgendosi agli undici Consultori presenti a Trento per i lavori della Conferenza.
"Accanto alla conferma del nostro impegno per dare risposte concrete, tempestive ed efficaci alle
situazioni problematiche che comunque si presentano e si presenteranno - ha poi proseguito Basani,
- dobbiamo elaborare nuove metodologie di lavoro e di intervento per essere vicini agli emigrati di
oggi, soprattutto alle giovani generazioni, che costituiscono per il Trentino un valore aggiunto, una
risorsa preziosa che intendiamo spendere per il bene di tutti. Perché noi vogliamo che l'emigrazione
smetta un po' alla volta di essere problema e diventi un valore, una risorsa, perché le comunità dei
Trentini all'estero diventino terminali sensibili e in grado di favorire lo scambio e di creare
ricchezza futura, anche in termini di valori, di conoscenza e di cultura".
Analoghi concetti sono stati proposti anche dai consiglieri provinciali presenti alla Consulta:
Gianfranco Zanon per la maggioranza, Claudio Civettini per le minoranze e Mattia Civico nel suo
ruolo di presidente della Quarta Commissione legislativa che si occupa anche di emigrazione. Tutti
hanno riservato un ricordo particolare alle figure dei tre Trentini recentemente scomparsi in un
incidente aereo sopra l'oceano Atlantico, mentre dalle due associazioni (la Trentini nel Mondo e
l'Unione delle Famiglie Trentine all'estero) sono venuti propositi concreti di collaborazione e di
sinergie.
Sono chiamati Consultori per l'emigrazione, mentre in realtà sono dei veri e propri "ambasciatori"
del Trentino presenti in tutti i continenti in cui vivono e lavorano discendenti di emigrati trentini.
Oggi attorno al tavolo di lavoro allestito in Provincia si sono presentati Franco Dondio per
l'Australia; Rosemarie Viola per gli Stati Uniti d'America; Lucia Flaim per il Canada; Laura Versini
per il Messico; Nadia Arnoldi, nuovo Consultore per il Cile; Josè Eraldo Stenico per il Centro Nord
del Brasile; Edmar Matuella, nuovo Consultore per il Brasile del Sud (Paranà, Santa Caterina, rio
Grande do Sul); Hugo Zurlo per l'Argentina; Mariano Roca, nuovo Consultore per l'Argentina del
sud (Buenos Aires capitale federale, province di Buenos Aires, Chubut, La Pampa, Neuquen, Rio
Negro, Santa Cruz, Tierra del Fuego); Laura Vera Righi per l'Uruguay e il Paraguay; Giuseppe
Filippi per l'Europa occidentale (Benelux, Francia, Germania, Gran Bretagna, Svizzera). Assente
giustificato il solo Consultore per l'Europa orientale (Bosnia-Erzegovina, Serbia e Romania) Pero
Andreata.
Nominati dalla Giunta provinciale ad ogni inizio di legislatura su indicazione delle Associazioni
degli emigrati trentini, dei Consolati e delle Ambasciate italiane all'estero, tocca ai Consultori
mantenere i contatti fra le comunità trentine all'estero e la "terra madre", la Provincia autonoma di
Trento, intervenendo laddove esistono emergenze e problemi urgenti da risolvere (molto spesso si
tratta di casi umani per i quali intervenire con provvedimenti tempestivi ed efficaci), ma anche
favorendo la costruzione di quella "rete" fra le comunità in modo da qualificare l'attività dei Trentini
che vivono all'estero.
Ogni anno - e da qualche anno in autunno - i dodici Consultori vengono convocati a Trento per una
Conferenza che ha molti obiettivi: favorire lo scambio di esperienze e di informazioni fra i singoli
Consultori, raccoglierne proposte e problemi, fare il punto sull'attività che la Provincia mette in
campo per il settore specifico dell'emigrazione per quel che riguarda l'ordinaria amministrazione e
per gli interventi straordinari di solidarietà e di sviluppo.
Quest'anno la conferenza si tiene a Trento da oggi, 16 novembre, fino a giovedì 19, con un "Tavolo
di lavoro" arricchito dalla presenza dei consiglieri provinciali Gianfranco Zanon per la
maggioranza, Claudio Civettini per le minoranze, da Mattia Civico presidente della IV
Commissione legislativa, dal presidente dell'Associazione Trentini nel Mondo Alberto Tafner, dal
presidente dell'Associazione Unione delle Famiglie Trentine all'estero Oliviero Vanzo, da Giuseppe
Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino; da Francesco Nardelli, del
Consiglio generale degli Italiani all'estero.
Fra i temi di cui si occuperà la Conferenza 2009 figurano temi come le borse di studio per la
frequenza ai corsi di laurea dell'Università degli studi di Trento, il cosiddetto progetto "Università a
colori"; un'analisi degli interventi di solidarietà attuati nel biennio 2008-2009; una discussione sugli
effetti della legge provinciale del dicembre 2007 che ha limitato il rimpatrio definitivo in Trentino
al secondo grado di parentela, che ha limitato drasticamente i rientri definitivi soprattutto dal
Brasile, dove vivono ormai discendenti di quarta, se non addirittura di quinta generazione. I
Consultori saranno poi chiamati a discutere sulla necessità di aggiornare il programma per il rientro
temporaneo nella terra di origine, estendendolo anche ai figli degli emigrati, con criteri ovviamente
da stabilire. Gli interventi per le giovani generazioni saranno infine al centro della Conferenza,
perché è proprio sui giovani che la Provincia autonoma di Trento intende puntare nei prossimi anni,
per creare quel virtuoso scambio di esperienze e di scambi che, utilizzando anche le nuovissime
tecnologie a disposizione - e che i giovani sanno usare benissimo - potranno creare una "rete"
capace di allargare i potenziali confini del Trentino a tutti i continenti della Terra.
Un momento importante e atteso lo si vivrà domani (dalle 9 alle 13 presso la sede dell'Ufficio
Emigrazione della Provincia), quando i dodici Consultori a turno illustreranno la situazione dei
bacini geografici di competenza. Ne uscirà un quadro di realizzazioni portate a termine o in corso di
realizzazione, ma anche di proposte per l'immediato futuro e di problemi a volte drammatici,
complessi e di non sempre facile approccio e soluzione. Ma la Conferenza dei Consultori serve
anche a questo: a mettere i nostri "ambasciatori nel mondo" nelle condizioni ideali per collaborare
tra di loro alla ricerca delle vie d'uscita per risolvere casi complicati e spinosi. (m.n.)
L'Adige 17 novembre
L'assessore alla salute Ugo Rossi ha presentato ieri, nel corso di una riunione di maggioranza durata
due ore e mezza, le linee guida della sua riforma della sanità che già aveva illustrato ai colleghi
di giunta. Ai consiglieri non è stato fornito un documento con il testo ma sono state mostrate una
serie di slide con tutte le novità che il testo, che sarà ripresentato in giunta nei prossimi giorni,
contiene. Il clima della discussione è stato sereno e pare che l'assessore Rossi abbia incassato il via
libera politico per portare avanti il suo progetto. Al centro dell'attenzione, come detto, il nuovo
organigramma dell'Azienda provinciale con la nomina del direttore generale da parte della giunta
provinciale (come già avviene oggi) e l'affiancamento a questo di un direttore amministrativo, un
direttore sanitario e un direttore di integrazione socio-sanitaria che secondo la riforma sarebbero
nominati dallo stesso direttore generale. Vertici, poi, a loro volta «controllati» da un collegio dei
revisori. Un'altra novità riguarda l'articolazione organizzativa fondamentale che prevede un
dipartimento di prevenzione (per l'assistenza collettiva), i distretti (per l'assistenza distrettuale) e un
servizio ospedaliero provinciale (per l'assistenza ospedaliera). Nel corso dell'incontro Rossi ha
illustrato quelli che considera i punti chiave della riforma che riguardano innanzitutto una maggiore
separazione tra le politiche sanitarie (in particolare programmazione strategica e controllo affidati
alla Provincia) e gestione e programmazione operativa affidate all'Azienda; la sostenibilità della
spesa sanitaria; un rafforzamento della rete degli ospedali (il Trentino come un unico grande
ospedale) e la valorizzazione del distretto; razionalizzazione dei livelli di governo dell'azienda
sanitaria; un maggiore coinvolgimento dei professionisti nella direzione strategica aziendale;
l'integrazione tra le attività sanitarie e le attività socio-assistenziali; l'armonizzazione con l'impianto
istituzionale delle Comunità di valle; la delegificazione e semplificazione del piano per la salute e
infine il ruolo centrale del cittadino con particolare attenzione ai tempi d'attesa, all'appropriatezza e
ai diritti dell'utente con la creazione della camera conciliativa tanto invocata dall'Ordine dei medici.
Queste in linea generale i principi guida che ovviamente, per essere tradotti in fatti e reali
cambiamenti, dovranno passare attraverso nuovi regolamenti. Nel nuovo disegno di legge sulla
sanità trentina un ruolo fondamentale sembrano avere i medici di medicina generale. Il nuovo
sistema prevede la continuità assistenziale come obiettivo fondamentale e irrinunciabile, il medico
di famiglia al centro del sistema con un ruolo di primo piano. L'incontro di maggioranza è stato
anche l'occasione per presentare qualche dato sull'attività specialistica ambulatoriale erogata nel
corso del 2008: le prestazione sono state 8 milioni 617 mila. Tra le visite specialistiche più richieste
figurano quella oculistica, ortopedica, dermatologica e ginecologica. P.T.
Il nodo cruciale della riforma Rossi alla luce delle linee guida presentate nei giorni scorsi in giunta è
sicuramente il potere di nomina dello staff che andrà ad affiancare il direttore generale. Rossi ha
voluto «concedere» la scelta al direttore generale mentre altri, tra cui soprattutto il capogruppo
dell'Upt di Giorgio Lunelli , si è sempre battuto perché questa fosse una prerogativa della giunta.
«Mai chiesto che la politica nominasse i primari - puntualizza però subito Lunelli - e in attesa del
testo posso esprimere una generale soddisfazione sulla riforma presentata dall'assessore». A piacere
a Lunelli è soprattutto il fatto che il direttore generale non sarà più l'unico responsabile della
gestione di un miliardo di euro. E' prevista una figura collegiale e meccanismi di verifica del lavoro
svolto. Altro punto che piace nel disegno di Rossi è la maggiore integrazione tra medicina generale
e l'aspetto socio sanitario. «Oggi - spiega Lunelli - il confine è sempre più labile». Lunelli, alla luce
del confronto, si ritiene soddisfatto come anche Mario Magnani , ex assessore alla sanità e
depositario di un disegno di legge di riforma. «Ci sono molti aspetti comuni tra il mio disegno di
legge e quello di Rossi ed è probabile che quando arriverà in commissione si potrà fare un testo
unico condiviso». Il nodo, anche per Magnani, è sopratutto la nomina dei tre direttore che
affiancheranno il direttore generale, e la previsione dell'organo di indirizzo e verifica che Magnani
prevede nominato dalla giunta mentre Rossi ha inserito nel testo un'osservatorio sanitario. «Tutte
cose che comunque si possono aggiustare tenendo conto della necessità che la politica verifichi gli
esisti della programmazione». Soddisfatto Magnani anche dell'attenzione posta ai medici di
medicina generale e all'obiettivo di abbattere le liste d'attesa. Obiettivi che però ora vanno riempiti
di contenuti. Pieno appoggio a Rossi anche dal consigliere Pd Bruno Dorigatti che plaude
soprattutto l'avvicinamento tra assistenza sociale e quella medica. «C'è compenetrazione tra i due
assessorati e soprattutto è importante che ci sia un punto di riferimento per la presa in carico del
paziente che non deve trovarsi disorientato o sballottato quando deve risolvere problemi seri o
vivere situazioni di grave disabilità». L'attenzione di Dorigatti è riservata soprattutto ai non
autosufficienti: «Ho sottolineato la necessità di non inserire nuove compartecipazioni per i cittadini,
ossia non far pesare su di loro ulteriori oneri rispetto a quelli già esistenti». Da parte sua l'assessore
Rossi è uscito dalla lunga riunione soddisfatto e si è dichiarato pronto, entro il 27, a portare in
giunta il disegno. Questi per lui sono giornate di confronto con le diverse categorie, dalle
associazioni all'ordine dei medici. E sulla questione legata alla nomina della triade che affiancherà il
direttore generale Rossi appare tranquillo. «Nel disegno di legge si fa una scelta che va oltre quando
si parla del regolamento di organizzazione. È con questo che la giunta potrà esplicare il suo poter
nella definizione dell'organigramma e le funzioni programmatiche». Figura centrale per il
collegamento Azienda-assessorato sarà poi la figura del consiglio sanitario provinciale, organo
tecnico e consultivo della giunta formato dal presidente dell'ordine dei medici, dal direttore generale
dell'Azienda, sei medici e due rappresentanti del collegio degli infermieri.
L'Adige 17 novembre
franco gottardi Il Comune non farà alcuna pressione nei confronti del governatore Dellai affinché
questi chieda lo sgombero dei locali dell'ex dogana di via Segantini, occupati dal Centro Sociale
Bruno. «Se siete poco convinti dell'atteggiamento di altre istituzioni dovete rivolgervi a quelle. In
consiglio provinciale c'è una minoranza che può farlo. Io rispondo delle cose di mia competenza»
ha detto il sindaco rispondendo alle richieste del centrodestra. Così facendo si è guadagnato l'accusa
di atteggiamento pilatesco ma ha disinnescato una mina che avrebbe potuto esplodere all'interno
della maggioranza. La seduta straordinaria del consiglio comunale era stata convocata su iniziativa
dell'opposizione che, chiedendo di condannare senza tentennamenti i disastrosi esiti della
manifestazione del 7 novembre, quando un gruppo di anarchici a viso coperto aveva impunemente
danneggiato e imbrattato bancomat e muri dei palazzi cittadini, voleva ottenere una parola di
condanna anche per l'illegale occupazione dell'ex dogana. Ben sapendo di poter mettere in difficoltà
la maggioranza, che sui temi della sicurezza già si era divisa la scorsa settimana. Ma neanche l'Upt
questa volta se l'è sentita di votare un documento che sarebbe suonato come un atto d'accusa nei
confronti di Dellai. Per ricompattarsi il centrosinistra ha formulato un proprio ordine del giorno che
condanna gli anarchici, insiste sul rispetto della legalità, promuove la democrazia e la convivenza
civile. Contenuti talmente generici da non poter essere che condivisi. Maggioranza compatta anche
nel respingere i tentativi di insinuare nel suo documento, attraverso emendamenti, gli stessi
contenuti della mozione appena bocciata. E nel respingere la richiesta di sanzioni per irregolarità
edilizie eventualmente messe in atto all'interno dell'edificio di via Segantini. «Ci siamo già attivati»
ha fatto sapere il sindaco. Certo uno strisciante malumore per le situazioni di illegalità del Bruno,
anche senza riferimenti espliciti, è emerso nei discorsi di esponenti centristi come Paolo Zanlucchi
dell'Udc e Piergiorgio Frachetti del Patt. Ma al momento di votare questa volta il centrosinistra ha
dato prova di compattezza granitica. All'inizio del dibattito il sindaco aveva sottolineato con forza
come le responsabilità dei danneggiamenti erano da attribuire agli anarchici, evitando confusioni.
Ed aveva confermato le parole di «severa, netta e indignata» condanna per quanto accaduto,
giustificando e approvando comunque la scelta del questore di non intervenire subito per evitare
scontri e danni maggiori. «Ci si aspettava una cinquantina di manifestanti, invece erano 180-200
armati di mazze e bastoni» ha confessato. Andreatta ha spiegato come la scelta di autorizzare e
decidere i percorsi spetta al questore ed ha ribadito la richiesta di scegliere per future manifestazioni
percorsi più periferici. In forse anche l'ipotesi di costituirsi parte civile da parte del Comune:
«Decideremo, per ora stiamo valutando i danni agli edifici di nostra proprietà». Proprio la
bocciatura dell'ennesimo emendamento su questo punto ha spinto alla fine il centrodestra ad
abbandonare polemicamente l'aula. Lasciando la maggioranza sola a votare la propria mozione.
ANDREA MERLER (PDL) «No global e anarchici non sono la stessa cosa, ma i primi sono fuori
dalla legge e richiamano il fatto che a Trento sia consentita l'illegalità. Per questo c'è una
connessione con gli anarchici». MANFRED DE ECCHER (PDL) «Volendo si trova il modo di
porre fine a un'occupazione abusiva» GIOVANNA GIUGNI (IDV) «L'ordine pubblico si tutela
arrestando gli anarchici ma ancor più facendo in modo che le leggi non siano ad personam».
PIERGIORGIO FRACHETTI (PATT) «Non amo che un manipolo di figli di papà disadattati
metta a ferro e fuoco la città». FRANCESCA GEROSA (LISTA MORANDINI) «Sindaco, spero
che sarà vietata qualsiasi manifestazione del genere, a meno che non venga fatta sulla cima della
Paganella». CLAUDIO CIA (LISTA MORANDINI) «Quando parla sindaco mi sembra Ponzio
Pilato». FRANCESCO PORTA (PRC) «Trovo l'odg del centrodestra populista e terrorista. Si
vogliono giudicare movimenti e gruppi che vengono definiti eversivi, ma non è più eversivo
stravolgere con leggi ad personam il corsod ella giustizia?»
L'Adige 17 novembre
PAOLO LISERRE [email protected] È il primo sussulto forte di quello che molti annunciano
come un «terremoto politico» che ci accompagnerà da qui alle prossime amministrative. Si chiama
«Progetto per Riva» ed è l'accordo politico con vista sul 2010 siglato ufficialmente in questi giorni
tra Upt e Riva Domani e al quale dovrebbe partecipare (ma il condizionale è d'obbligo considerato
che tra le stelle alpine non tutti sono d'accordo) anche il Patt che però prima aspetta il proprio
congresso provinciale. Lo hanno presentato ieri il coordinatore dell'Upt di Riva Massimo Malossini
e il segretario politico di Riva Domani Nino Torboli. «Nulla che mette in discussione l'attuale
maggioranza - sottolineano i due esponenti di centro - ma la necessità di creare una nuova
piattaforma politica sulla quale costruire alleanze capaci di condividere un nuovo metodo di lavoro
e un programma di governo». Upt e Riva Domani hanno definitivamente rotto gli indugi e formato
nel centrosinistra autonomista un asse di centro che vuole avviare nelle prossime settimane l'inizio
di una riflessione profonda con gli altri partner di governo, a cominciare dal Pd. Ma nel documento
diffuso ieri né il «centrosinistra autonomista» né il maggior partner di governo (il Partito
Democratico per l'appunto) vengono mai citati. «In seguito alle recenti ed importanti novità che
hanno caratterizzato lo scenario politico nazionale ed ancor più l'evoluzione dell'assetto politico
provinciale emerso dopo le elezioni del novembre scorso, - scrivono Malossini e Torboli - i gruppi
sottoscrittori del presente accordo ritengono opportuno avviare anche a Riva un percorso condiviso,
capace di far crescere una nuova piattaforma politica, su cui costruire alleanze capaci di condividere
un nuovo metodo di lavoro e un programma di governo. Riteniamo necessario - prosegue la nota basare il rapporto politico su un nuovo metodo d'amministrare la città che passa sia dal rapporto
collaborativo fra le forze politiche e sulla partecipazione alle scelte, sia sul necessario maggior
coinvolgimento della cittadinanza, anche al fine di promuovere percorsi atti a far crescere la
partecipazione e il coinvolgimento dei giovani al fine di preparare gli amministratori del domani. In
questo contesto, riteniamo anche indispensabile un franco e collaborativo rapporto con
l'amministrazione provinciale e con gli altri soggetti pubblici e rappresentativi nelle diverse forme
della comunità. La nostra non è una proposta né chiusa né definita, ma in costruzione - continuano
Upt e Riva Domani - che vede la nostra intesa come volontà di un gruppo iniziale di forze politiche,
ma aperta a chiunque altro voglia condividere tali prospettive. Ci riserviamo pertanto, pur nel
quadro attuale di gruppi aderenti alla maggioranza, di aprire fra di noi fin da subito, un tavolo di
riflessione attorno ai temi che di volta in volta verranno discussi in consiglio». «L'obiettivo incalzano Malossini e Torboli - è un patto federativo per presentare una coalizione alle prossime
amministrative capace di un programma condiviso e di esprimere un proprio candidato alla carica di
sindaco. Su queste prospettive Upt e Riva Domani sono aperte al contributo delle altre forze
politiche interessate al progetto». Nella pratica più immediata l'accordo «Progetto per Riva»
dovrebbe portare in consiglio comunale, subito dopo l'approvazione del bilancio, alla nascita del
gruppo dell'Upt e alla federazione con quello di Riva Domani. Con i primi movimenti che
preannunciano solo quello che avverrà, non senza scossoni e sorprese, da qui alla primavera 2010.
L'Adige 17 novembre
Tiarno di Sotto
Mauro Ottobre critica la variante al piano regolatore
Il consigliere provinciale del Patt, Mauro Ottobre, in un'interrogazione chiede una verifica dal punto
di vista della legittimità giuridica della adozione della variante del Prg del comune di Tiarno di
Sotto. Un atto che secondo Ottobre andrebbe annullato. «Il 6 maggio scorso - scrive - doveva essere
discussa in consiglio comunale a Tiarno di Sotto, la prima adozione della variante puntuale del Prg.
Tale discussione non è avvenuta in virtù della dichiarazione di incompatibilità da parte di nove
consiglieri di maggioranza. Il presidente ha quindi dichiarato l'impossibilità di operare del consiglio
non mettendo in discussione il punto subordinando il tutto alla nomina di un commissario. La
variante quindi non è stata discussa in consiglio, come non è stato divulgato e reso noto il progetto
alla popolazione. Alla presentazione del risultato da parte del commissario nominato e del sindaco,
la popolazione e le minoranze comunali sono insorte. Oltre al fatto che molti reputano l'elaborato
una serie di interventi disorganici, illogici, diseconomici e contrari ad un disegno coerente di
sviluppo a livello di valle e di provincia, sta anche l'inopportunità di una variante in scadenza di
mandato, subito prima cioè di passare tutte le competenze dei singoli comuni tra i quali anche il
comune di Tiarno di Sotto, al nuovo Comune unitario di Ledro. Insomma, sembra un lavoro
frettoloso, senza i presupposti di coerenza rispetto alle esigenze comunali e sovra comunali e alle
volte del tutto fuori misura e contrario a quelle che potranno essere le necessità del nascente
Comune di Ledro».
L'Adige 17 novembre
NICOLETTA BRANDALISE VALSUGANA - Tiene in mano delle vecchie mappe il sindaco di
Villa Agnedo, Armando Floriani , che siede a fianco del presidente del Consiglio Regionale,
Marco Depaoli . Di fronte una sala del municipio attenta, affollata di amministratori e rappresentati
delle sezioni di caccia. La questione? Il territorio accatastato sia nel comune di Villa Agnedo che in
quello di Asiago: vette e crinali che dalla zona della Caldiera, a 1970 metri di altezza, si estendono
fino alle suggestive propaggini di Cima Incudine (88 ettari circa in tutto) e il caso del comune di
Castelnuovo che vendette ad Asiago, nel lontano 1880, due particelle a favore dei Sette Comuni
dell'Altopiano, che amministrativamente risultano essere ancora trentine dato che il contratto di
vendita fu stipulato su territorio austriaco. Nel marzo del 2007 Armando Floriani e i colleghi di
Ospedaletto, Grigno, Borgo e Castelnuovo scrissero al presidente Lorenzo Dellai , alla Regione e al
dirigente del Servizio Catasto della Provincia, Roberto Revolti , una lettera a firma congiunta per
chiedere conto dell'annosa questione di confine tra terra veneta e trentina mai risolta e per fare
chiarezza sulle competenze territoriali. Il presidente Depaoli, che prese a cuore la questione e
incaricò due anni orsono il dirigente del Catasto di compiere accurate ricerche tra cippi, vecchie
mappe catastali e topografiche, documenti dell'impianto del Libro Fondiario ed escursioni nei
confini naturali, ha annunciato ieri: «Abbiamo i rilievi, le carte catastali attribuiscono il territorio
conteso alla terra trentina. Dovete incontrarvi (e si riferisce ai sindaci presenti in sala dei comuni
interessati ad eccezione di Borgo e Grigno) e in pieno accordo tra voi andare preparati dalla
controparte. E sarà questo il passaggio più difficile». Con evidente soddisfazione Armando Floriani
incalza i colleghi presenti e informa: «Domani stesso telefonerò ai sindaci Dalledonne e Pacher per
informarli dei risultati e già lunedì della settimana prossima potremo chiedere un incontro alla
presenza dell'assessore Gilmozzi e di quella, indispensabile, del dirigente Revolti per illustrare la
cartografia». Dal pubblico si leva la voce di Sergio Bombasaro della sezione cacciatori di
Ospedaletto: «Non basta la definizione della questione a livello territoriale anche se le carte catastali
parlano chiaro, è necessaria a questo punto la volontà politica. Potremo proporre un accordo perché
il territorio conteso diventi "zona franca". Diversamente credo che sia nostro diritto portare la
questione nelle sedi competenti». Il sindaco di Castelnuovo, Bruno Perozzo , smorza i toni: «Non
vogliamo guerre ma solo ciò che ci spetta. La richiesta deve partire dai comuni, le associazioni dei
cacciatori facciano da supporto». Forse già a dicembre l'incontro con la Provincia poi la
controversia passerà il confine.
L'Adige 18 novembre
Michael Gaismayr. C'è anche il capo della rivolta contadina del Cinquecento tra i personaggi che
daranno il loro nome ad alcune zone del centro storico. A lui, il cui ricordo è sollecitato
dall'omonimo circolo che svolge la sua opera culturale per ricordare e valorizzare le radici trentinotirolesi, verrà intitolata la piazzetta davanti all'ex Schönhuber-Franchi (nella foto) , accanto alla
chiesa di San Pietro. Ieri la commissione cultura e toponomastica del consiglio comunale ha dato il
via libera ad un pacchetto che comprende altre tre proposte. Lì vicino, accanto al negozio Dalsasso
e alla stessa chiesa, il vicolo che si spinge verso il retro si chiamerà Vicolo Contrada Tedesca. Un
altro vicoletto, quello lungo la salita sul retro del castello del Buonconsiglio che fino ad oggi si
chiama Vicolo della Cervara (una diramazione dell'omonima via), verrà intitolato a Venceslao di
Boemia, il santo a cui è legata l'aquila divenuta nel 1339 stemma del principato di Trento. Infine lo
slargo che alla fine dei portici di via Suffragio porta al sottopasso Dorigoni si chiamerà piazzetta
Rasmo, dal nome del famoso critico d'arte. Naturalmente se le proposte passeranno al vaglio del
consiglio comunale e della Provincia. Da notare come queste proposte abbiano ricevuto già il parere
positivo della circoscrizione Centro storico, che nella scorsa legislatura invece le aveva bocciate. La
commissione ha dato l'okay anche all'intitolazione del ponte sul Fersina tra San Donà e Povo in
Ponte di Mesiano. Per lo stesso ponte in passato erano state bocciate le proposte di intitolarlo a
Kessler e all'Università. È stata invece accantonata la proposta di intitolare la piazza accanto a via
Petrarca, oggi utilizzata come parcheggio, al generale Firmian. La commissione ha chiesto di
approfondire per non mettere in difficoltà famiglie ed esercizi che si affacciano sulla piazza. In
arrivo le proposte di toponomastica per Montevaccino, affidate a un comitato locale che questa sera
le illustrerà al presidente della commissione Renato Tomasi.
L'Adige 18 novembre
«Nel complesso si riesce a mantenere la spesa corrente sotto il 63% del totale di bilancio e questo è
un dato rilevante, una percentuale di assoluta positività», senza contare che il margine corrente, cioè
il saldo, risulta attivo di oltre 1 miliardo di euro. Così ha esordito il presidente della giunta Lorenzo
Dellai presentando ieri alla prima Commissione permanente del Consiglio provinciale (presieduta
da Renzo Anderle) la manovra finanziaria della Provincia per l'esercizio 2010 e pluriennale 20102012. Dellai ha illustrato i documenti, evidenziando in primo luogo un dato complessivo globale di
positività: le risorse a disposizione sono pari a 4 miliardi 633 milioni di euro, con un +1,8% rispetto
all'anno precedente. Sia l'incidenza della spesa corrente che di quella in conto capitale rimangono
sostanzialmente invariate rispetto al 2009. Ha spiegato che nella sostanza, saranno due gli obiettivi
sui quali si concentreranno le spese: in primo luogo si tratta di sostenere la manovra anticrisi,
rafforzandola e completandola (il bilancio 2010 prevede 350 milioni di euro, che fanno parte di quel
miliardo e 300 milioni già stanziati l'anno precedente, oltre ad altre risorse destinate alle
emergenze). In seconda battuta l'attenzione sarà concentrata sulle azioni di natura strutturale,
«perché uscire dalla crisi - ha osservato il presidente - significa anche concentrarsi sulle linee di
sviluppo e seguire alcune iniziative già intraprese nell'emergenza, al fine di promuovere una ripresa
duratura e sostenibile». Nel corso del pomeriggio la commissione ha ascoltato le audizioni degli
assessori Alberto Pacher (lavori pubblici e trasporti) e Mauro Gilmozzi (enti locali e urbanistica). I
due membri di giunta hanno risposto a richieste di chiarimento e approfondimento emerse dagli
interventi dei consiglieri Anderle, Borga, Firmani, Giovanazzi, Penasa, Savoi, Delladio, Filippin,
Ottobre, Dallapiccola e Giovanazzi. Le audizioni della prima commissione sul bilancio provinciale
proseguiranno oggi e venerdì, con gli interventi delle organizzazioni sindacali, del coordinamento
imprenditori, del Consiglio delle autonomie locali-Consorzio dei comuni trentini, della Camera di
commercio e, nel pomeriggio, degli assessori Mellarini (agricoltura, foreste, turismo e promozione),
Olivi (industria e artigianato) e Rossi (sanità e politiche sociali).
L'Adige 18 novembre
Ci sarà anche il presidente delle Ferrovie italiane, Innocenzo Cipolletta, alla Conferenza di
informazione, promossa dal Consiglio provinciale, sulla linea ad alta capacità Brennero - Verona in
programma venerdì 27 novembre alla sala convegni della Fondazione Kessler di via S.Croce con
inizio alle 9. L'incontro - riservato ai consiglieri e ad altri soggetti (istituzionali e del mondo
economico e sociale) appositamente invitati - servirà a fare il punto sullo stato dei progetti relativi al
nuovo tracciato ferroviario, nonché sugli aspetti sociali, economici ed ambientali che esso
comporta. A tale riguardo sono previste relazioni, prevalentemente tecniche, di soggetti che operano
in questo settore (Rete ferroviaria italiana; Società europea galleria di base del Brennero;
dipartimento infrastrutture della Provincia); potranno intervenire anche le associazioni
ambientaliste. Il seminario, dopo il saluto del presidente del consiglio provinciale, sarà introdotto
dal primo firmatario della richiesta e si concluderà con il dibattito in cui i consiglieri e gli altri
invitati hanno facoltà di porre domande ai relatori. Si tratta della prima conferenza di informazione
di questa legislatura (nella scorsa se ne sono tenute otto) richiesta ancora nel luglio scorso dai
capigruppo: Roberto Bombarda (Verdi), Bruno Firmani (Idv), Luca Zeni (Pd), Giorgio Lunelli
(Upt), Michele Dallapiccola (Patt), Luigi Chiocchetti (Ual) e Mario Magnani (Gruppo Misto).
L'Adige 18 novembre
Porterebbe il nome del Trentino in tutto il mondo, farebbe conoscere le bellezze naturali e la
modernità dei nostri centri di ricerca tra le giovani generazioni. Insomma, portare a Trento le
Universiadi invernali potrebbe essere un'occasione importante la per la nostra provincia. La
candidatura del Trentino per l'edizione dei giochi studenteschi del 2017 è stata concretizzata in una
proposta di mozione al Consiglio provinciale, con un documento firmato da Luca Zeni, Roberto
Bombarda, Giorgio Lunelli, Michele Dallapiccola, Bruno Firmani e Mario Magnani. Le
Universiadi invernali «sarebbero il primo importantissimo appuntamento per tutto il sistema
universitario Trentino, e per la promozione di Trento e del Trentino - scrivono nel documento come destinazione ideale per i giovani. Sarebbe un'opportunità unica per proporre un ampio
programma di promozione del territorio anche all'estero». Per esempio un roadshow internazionale
che tocchi numerose città europee come Innsbruck, Lubjiana, Zagabria, Cracovia, Praga, Monaco,
Berlino, Bruxelles, Parigi, Stoccolma, Barcellona. Dopo le Olimpiadi, le Universiadi sono il più
grande evento sportivo al mondo. Per il Trentino - sottolineano i consiglieri - sarebbe la prima volta
che un evento coaguli tutti i territori provinciali con le loro strutture ed eccellenze organizzative.
Fino ad ora abbiamo sempre ospitato rassegne nazionali e mondiali nelle singole vallate o località,
ora mettiamo in rete tutto il Trentino. «Le Universiadi - aggiungono i firmatari - sarebbero
l'occasione per utilizzare gli impianti sportivi e per avere l'attenzione mondiale della stampa e di
tanti giovani studenti che diventeranno professionisti del futuro e quindi un target turistico
importante».
L'Adige 18 novembre
Alta Valsugana E in febbraio aprirà lo sportello per il pubblico in sala Senesi
Comunità, le deleghe
ALTA VALSUGANA - Prima seduta di giunta della Comunità di valle nella mattinata di ieri,
convocata dal presidente Diego Moltrer per la distribuzione delle deleghe ai sei assessori. Gli
incarichi hanno definizioni ministeriali, ma la giunta è una scatola vuota da riempire con deleghe
che verranno chieste alla Provincia, con priorità per urbanistica e settore sociale. Tra gli incarichi
affidati il progetto per lo sviluppo della montagna assegnato a Walter Moser di Sant'Orsola. Un altro
progetto è il nuovo servizio Urp: lo sportello della Comunità per il pubblico sarà aperto in sala
Senesi dal febbraio 2010. Moltrer s'è riservato il piano di sviluppo della Comunità da elaborare in
sintonia con il settore urbanistico per tutti i 18 comuni coinvolti. La nuova giunta s'è resa
disponibile anche ad occuparsi del campo da golf a Levico. Ecco gli incarichi. Diego Moltrer:
urbanistica, piano di sviluppo della comunità, minoranze linguistiche, rapporti istituzionali. Pierino
Caresia : vicepresidente, assistenza e beneficenza pubblica, politiche sociali, politiche sanitarie,
programmazione. Alma Fox : personale, organizzazione, politiche del lavoro, azione 10, pari
opportunità. Marco Fruet : edilizia abitativa, pubblica e sovvenzionata, viabilità e trasporti, gestione
del patrimonio, lavori pubblici, espropriazioni per opere ed interventi sovraccomunali. Walter
Moser : zone svantaggiate, ambiente, energia e fonti rinnovabili, turismo, agricoltura e foreste,
progetto sviluppo della montagna. Mauro Nadalini : bilancio e programmazione finanziaria,
informatizzazione, servizio Urp, politiche giovanili, cultura. Renato Nisco : politica ed edilizia
scolastica, diritto allo studio e servizi mensa, attività sportive, associazionismo, volontariato,
industria, artigianato e commercio, protezione civile e prevenzione dei rischi, calamità pubbliche.
L'Adige 18 novembre
Cimego Il nipote Redento Zulberti racconta la vera storia di nonno Domenico, tornato al paese dopo
la fine del conflitto e arrestato per non aver nascosto le sue simpatie per Franz Josef
«Morto in carcere non in guerra»
CIMEGO - «In rete 11.404 caduti trentini». Così titolava il nostro giornale il 17 settembre scorso a
proposito dei soldati che combatterono nella Grande Guerra con la divisa dell'esercito austroungarico e che sono stati messi in un ideale memoriale online dal Museo della Guerra di Rovereto.
«Non sono d'accordo. Sono 11.403». Massiccio e deciso, troneggia davanti a noi Redento Zulberti ,
cimeghese d'origine, cittadino di Trento d'adozione, artigiano di professione (sarebbe in pensione,
ma vorrai mica rimanere con le mani in mano!), organizzatore dei super pranzi di coloro che hanno
superato i cento chili. Ci tiene Redento all'affermazione, tanto decisa da non ammettere repliche.
«11.403, perché mio nonno Domenico non è morto combattendo sul fronte russo, come purtroppo
molti trentini». E qui rispolvera una storia a lui cara e già raccontata: la morte del nonno Domenico,
avvenuta il 30 novembre del 1918, meno di un mese dopo la firma dell'armistizio. «Aveva 35 anni,
essendo nato nel 1883, e aveva una famiglia formata nel 1909. Si fece gli anni della guerra in
Galizia. Al rientro non trovò il paese che aveva lasciato: Cimego era passato dall'impero di AustriaUngheria al regno d'Italia». Secondo il racconto fatto a Redento sul letto di morte, nel 1956, dalla
nonna Caterina, moglie, anzi vedova del nonno Domenico, quando il soldato rientrò a Cimego dalla
Galizia non prese bene la notizia di essere governato dai «Taliani», perciò qualcosa deve aver detto
o fatto: qualcosa di poco italiano. Risultato: fu arrestato e tradotto, per usare un termine ufficiale,
nella prigione militare di Mantova. Furono molto sollecite le italiche autorità, forse per dare
l'esempio o più probabilmente per scoraggiare fin da subito eventuali nostalgici di Franz Josef. Sta
di fatto che pochi giorni dopo giunse alla signora Caterina la notizia che il suo status era mutato: da
moglie a vedova. Il 30 novembre 1918, infatti, Domenico Zulberti fu Prospero finiva i suoi giorni
nel carcere militare di Mantova. Morto come? Non si sa. Certo, la conclusione è tipica all'italiana:
lo Stato erogò alla vedova la pensione come se il marito fosse morto in guerra, così la signora
Caterina, timorosa di perdere questo beneficio, tacque sulle reali circostanze della morte. Che fosse
passato a miglior vita per motivi naturali, per le conseguenze di pestaggi o per chissà quale altra
ragione, non era certo morto in guerra, ma in prigione. E questo oggi il nipote Redento rivendica,
chiedendo di togliere quell'ex soldato dal novero complessivo di 11.404 morti nella Grande Guerra.
G. B.
L'Adige 18 novembre
Il Patt verso il congresso
Radici a Trento, sguardo sul mondo ROBERTO DAL BOSCO
H a ancora senso un partito territoriale nell'epoca della globalizzazione? La globalizzazione esprime
la convinzione che il libero mercato sia in grado di «omogeneizzare» il modo di pensare e di agire
di tutte le persone a livello planetario. Alla globalizzazione si contrappone la glocalizzazione, la
quale ritiene, diversamente, che il fondamento della società in ogni epoca è stata ed è la comunità
locale che, comunque, interagisce con gli altri. La glocalizzazione sa quanta importanza abbia la
comunicazione tra gli individui ed i gruppi definiti nello spazio e nel tempo e certamente non ignora
come le nuove tecnologie abbiano favorito una accelerazione nei processi di trasformazione. La
glocalizzazione sa benissimo che comunità locali sane, giuste ed economicamente sviluppate sono
la migliore garanzia per la pace e la giustizia. Attraverso le relazioni e gli accordi, sempre più densi
e articolati, fra i diversi soggetti locali si è avviato un processo di «globalizzazione orizzontale»,
che è un aspetto essenziale del glocalismo. Tale dialogo tra gli attori locali è improntato nella
prospettiva della costruzione di una maggiore forza negoziale comune: in questo caso, ciò che è
emerso in primo piano è stata la ricerca di convenienze e interessi comuni fra luoghi e flussi globali,
nel tentativo di realizzare progetti di cooperazione (vedi Euregio). Altra cosa è il localismo
autocentrico che non appartiene allo spirito della gente trentina. Esso nasce anzitutto dalla paura,
che è alimentata dalla crescita della precarietà e dell'incertezza, dal timore di non essere in grado di
far valere le proprie ragioni e i propri interessi. Paura e protesta, di per sé sole, sono sempre cattive
consigliere: il risultato del localismo autocentrico è, infatti, l'assenza dello sviluppo, il non ingresso
o l'uscita dai processi di modernizzazione, l'impossibilità di cogliere le opportunità dell'evoluzione
scientifica e tecnologica che sta alla base della globalizzazione. Risulta chiaro che l'espressione
glocalizzazione lascia trasparire il concetto di Autonomia. Essere autonomi dovrebbe voler dire:
essere in grado di decidere in libertà, nell'ambito del rispetto di regole generali e condivise. Con
l'autonomia speciale, che gode di una salvaguardia costituzionale ed internazionale ed ha ragioni
storiche, il Trentino non ha tanto rivendicato particolari privilegi, ma ha piuttosto assunto
responsabilità ed effettive capacità di autogoverno e, ritengo, di buon governo ovvero migliore della
burocrazia statale. Purtroppo, molti, troppi Trentini non conoscono le ragioni dell'autonomia e non
comprendono cosa comporta per loro nella vita di ogni giorno. Una parte della responsabilità di tale
situazione va attribuita alla scuola, dove la storia e l'ordinamento giuridico - amministrativo della
nostra terra non sono annoverati nei programmi d'insegnamento. Le prerogative dell'autonomia
vengono fin troppo di frequente ritenute assolutamente scontate, quando invece l'autonomia deve
essere governata e, in maniera particolare in questa fase storica, difesa strenuamente,
indipendentemente dagli orientamenti politici. Per il futuro si può confidare nel grande senso di
responsabilità dei Trentini e nella loro volontà di consegnare il proprio territorio intatto ed arricchito
di nuove opportunità alle generazioni future, a condizione che l'autonomia trentina non smetta di
fondarsi sui valori di: responsabilità, solidarietà, partecipazione e democrazia che la hanno
connotata fino ad oggi. Roberto Dal Bosco È segretario politico della Sezione di Trento del Partito
Autonomista Trentino Tirolese
COMITATO PER IL RITORNO IN TRENTINO, 18 NOVEMBRE
Oggi pomeriggio a Trento si è tenuta una conferenza stampa del PATT che ha ufficializzato la
decisione di presentare in Consiglio Regionale una mozione a favore del ritorno in Trentino di
Pedemonte, di Valvestino e di Magasa.
Erano presenti i tre Sindaci con fascia tricolore e gonfaloni, oltre ad una rappresentanza dei
rispettivi Comitati. Si è trattato di un passo molto importante che aspettavamo da tempo. Ora
speriamo di ottenere in tempi ragionevoli una decisa presa di posizione da parte sia del Consiglio
Provinciale di Trento, sia di quello della Regione.
L'Adige 19 novembre
L'autista Noi siamo soli e senza mezzi. Problemi anche sulle linee 3 e 17 «La soluzione? Agenti
in borghese a bordo»
«Mi auguro che l'attenzione sui frequenti atti di bullismo e vandalismo che accadono a bordo di
mezzi pubblici non si limiti ai prossimi 15 giorni sull'onda emozionale del ragazzo aggredito, spero
che che la guardia resti alta sempre». È la voce di Andrea Moscon, autista di Trentino Trasporti da
10 anni in servizio urbano, sindacalista e membro della commissione tecnica del servizio urbano.
«Mi preme sottolineare - dice - che dobbiamo fare i conti anche con danneggiamenti dei mezzi,
danni che in ultima analisi ricadono sulle spalle di tutti. E il problema delle corse, chiamiamole
difficili, non è limitato a quell'unica linea urbana. La sera del sabato problematiche sono anche la
linea 3 e la 17. Il dato che non cambia è che noi autisti, come accade per i controllori, siamo soli e
senza alcun mezzo per intervenire». Quali le possibili soluzioni? «Il dirigente dell'Enaip lamenta la
scarsità di mezzi e l'eccessivo affollamento. Non è questo il problema: io ho guidato sulla 8 con
l'autobus altrettanto pieno di ragazzi e non è mai caduto nulla. È questione di educazione. C'è un
problema con un gruppetto di ragazzi dell'Enaip: sono 7-8 non di più, tutti gli altri sono bravi
studenti, pochi ma abbastanza per creare problemi. La soluzione a mio avviso è prevedere a bordo
la presenza di agenti in borghese».
L'Adige 19 novembre
Baselga Il gruppo di Anesi inizia le consultazioni pre elettorali vedendo Patt, Lega e Insieme. Poi
gli alleati
Vivere Piné incontra le minoranze
BASELGA DI PINÉ - Si anima il dibattito politico nel comune di Baselga, in vidta
dell'appuntamento di maggio per il rinnovo del consiglio comunale. Si sono svolti nei giorni scorsi i
primi incontri tra gli attuali gruppi consiliari e le liste che scenderanno in campo nella prossima
tornata elettorale. È stata in particolare la delegazione della lista Vivere Piné (gruppo storico della
maggioranza del sindaco Sergio Anesi ) ad incontrarsi con i gruppi di minoranza Insieme per Piné e
Patt e quindi con la sezione locale della Lega Nord Trentino. «Si è trattato di una serie di incontri
preliminari - spiega Gianfranco Combini , capogruppo di Vivere Piné in consiglio comunale e a
capo della delegazione -; abbiamo voluto avviare il dialogo tra le forze che probabilmente si
presenteranno alle prossime comunali. Un confronto sereno, senza pregiudiziali e aperto al
contributo di tutti». Significativo che il «giro di consultazioni» sia iniziato dai gruppi di minoranza,
anziché dai partner di giunta. «Prossimamente ci incontreremo anche col Gruppo Giovani Piné,
impegnato a coinvolgere i suoi simpatizzanti - spiega Colombini -; più difficile appare dialogare
con le Genziane, visto che la lista a livello provinciale non c'è più, e molti suoi iscritti sono confluiti
tra le fila del Patt. La giunta sinora è comunque rimasta unita e compatta e sino a fine legislatura c'è
l'impegno a rispettare gli accordi di maggioranza». Gli incontri sono serviti anche a far emergere le
priorità e i primi impegni programmatici, come la conclusione del centro acquatico di Miola,
l'arredo di via Cesare Battisti e l'attuazione delle previsioni del nuovo piano regolatore generale. «Il
dialogo è stato sereno e costruttivo - spiega anche Alfonso Giovannini , responsabile della lista
Insieme per Piné - molti aspetti sono stati solo accennati e non sono state individuate strategie
comuni. Qualsiasi tipo d'accordo non può che passare da un preciso impegno programmatico, che
non può dimenticare le vicende e le battaglie di quest'ultimi ultimi anni, come il centro acquatico e
la revisione del Prg». Bocche cucite, per ora, su possibili indicazioni di liste o strategie comuni
attorno ad una precisa figura di sindaco, con entrambi le parti che assicurano di avere ampia libertà
di mandato da parte dei vertici provinciali (in particolare segreterie provinciali di Upt e Pd) per la
creazione di liste civiche e la scelta dei candidati alla carica di sindaco. Sembra per altro molto
probabile che alcune sigle (tra cui la Lega nord Trentino) si presentino da sole al primo turno, salvo
poi rinviare al successivo ballottaggio la ricerca di accordi. D. F.
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 19 NOVEMBRE
Gli ospiti del centro hanno preparato gli addobbi di Natale
L'ASSESSORE ROSSI IN VISITA AL CENTRO "DON ZIGLIO" DI LEVICO
Nel pomeriggio l'assessore alla salute e politiche sociali della Provincia autonoma di Trento Ugo
Rossi ha fatto visita al Centro Don Ziglio, ex Piccola Opera, di Levico Terme, i cui ospiti stanno
realizzando gli addobbi per gli alberelli di Natale che abbelliscono il centro del paese durante le
festività.
Dopo i laboratori del centro, la visita è proseguita in paese, in via Dante e in via Marconi, dove gli
alberelli addobbati hanno trovato posto.
"Mi complimento per questa pregevole iniziativa - ha detto l'assessore Rossi - che contribuisce ad
aprire verso l'esterno il Centro Don Ziglio, che si conferma una struttura attrezzata nel dare risposte
ai bisogni dei suoi ospiti e per essere parte attiva della comunita' di Levico, integrata con la vita
quotidiana del paese".
Il "Progetto per il Natale", che si svolge per il quarto anno consecutivo, vede impegnati quasi tutti
gli ospiti della struttura per la realizzazione di 2000 pezzi che vanno a impreziosire 60 alberi. Ogni
anno cambia il soggetto degli addobbi. L'obiettivo finale del progetto è accrescere il senso di
autostima delle persone affette da disabilità psicofisiche e permettere loro di partecipare in modo
attivo alla vita della comunità. Sono 11 i laboratori presenti nella struttura, di questi 7 sono
occupazionali, come quelli di falegnameria, vimini, assemblaggio, stoffa, gli altri sono di tipo
multisensoriale come quelli di musica, motricità e manipolazione. Nella struttura di Levico sono
ospitate circa 100 persone di cui oltre la metà coinvolte nel progetto per il Natale. Per la
preparazione degli addobbi i lavori iniziano nel mese di settembre. Al progetto collaborano anche
gli studenti di alcuni istituti scolastici della zona che hanno così modo di imparare che la diversità
non è qualcosa da temere ma con cui si può convivere e collaborare. La comunità di Levico mostra
di gradire questo progetto che è entrato a pieno titolo tra le iniziative previste durante le festività.
Gli ospiti del Don Ziglio realizzano anche bambole in stoffa e piccoli oggetti che si possono trovare
poi in vendita nel tradizionale mercatino di Natale organizzato nel parco asburgico. (lr)
L'Adige 20 novembre
La Storia si riprende il vero Hofer
MARIA GARBARI M entre si sta ritirando l'onda lunga delle manifestazioni hoferiane, estesa per
l'anno intero a tutto il Trentino, riprende voce la storia: ed è bene che ciò avvenga dopo le
rappresentazioni folcloristiche, i richiami ad una memoria resa sfavillante in nome del consenso e i
sentimenti retrospettivi di pantirolesismo. Questo accade ad opera di Mauro Nequirito, autore della
mostra e del volume-catalogo «1809. Il Tirolo in armi contro l'ordine napoleonico» , presentato l'8
novembre ad Arco nell'ambito della XVII Mostra del Libro. Per puro caso pochi giorni prima, il 29
ottobre, a Mezzocorona, si era svolta la seduta del «Dreier Landtag» nella quale i tre governi
provinciali di Trento, Bolzano ed Innsbruck avevano trovato argomenti ben più solidi delle
nostalgie e delle ideologie epidermiche per avviare una collaborazione intessuta di concretezza
guardando al futuro. L'iniziativa di Arco, che presenta i materiali a stampa del Fondo antico della
locale Biblioteca civica «Bruno Emmert», rientrante nell'ambito delle competenze della
Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici della Provincia di Trento, permette in
maniera chiara ed accessibile al più vasto pubblico di cogliere la reale dimensione di quanto
accaduto nel 1809 e come tali eventi vennero interpretati nei due secoli successivi. Nequirito
premette alla parte iconografica del volume un'articolata introduzione dedicata all'insorgenza
tirolese, al protagonista Andreas Hofer, agli altri uomini della rivolta ed alla produzione a stampa
nell'area linguistica tedesca e italiana che ha interpretato e fissato la memoria degli accadimenti; il
tutto con la chiarezza e la precisione tipica di chi ha alle spalle il lungo lavoro della ricerca storica
compiuta in forma scientifica. Anche da una semplice scorsa appare evidente l'enorme differenza
che corre fra le pubblicazioni in italiano e in tedesco. Le prime sono in numero assai limitato, con
vesti editoriali insignificanti o, comunque, grigie; le seconde, numerosissime, brillano per vampate
di colori squillanti dove il rosso è dominante e gli autori sembrano fare a gara nel costruire la storia
per immagini, tanto più persuasive quanto più vivide. Perfino l'uso della incisione è finalizzato a far
rivivere protagonisti, episodi e paesaggi dotati di grande forza evocativa. In quest'opera hanno
collaborato artisti capaci di giungere a prodotti di ottima fattura con maestria nel segno grafico e
sensibilità nell'impasto delle tinte, ed altri sorretti più dall'entusiasmo che dall'abilità nell'uso di
penna e pennello. C iò corrisponde alla diversa partecipazione quantitativa e qualitativa dei trentini
al moto hoferiano, rispetto ai tedeschi, confermata dalle fonti coeve e dai giudizi della storiografia
tirolese. Non è che mancassero le compagnie dei bersaglieri trentini, ma in numero minore in
rapporto a quelle dell'area dove avvennero i maggiori scontri armati, e con segnalazioni, per i
trentini, di episodi di scarsa disciplina degenerati anche in brigantaggio. È significativo che la
seconda insurrezione popolare in Tirolo, avvenuta nel 1813, dopo le sconfitte napoleoniche,
registrasse solo qualche sporadica presenza di volontari trentini. Il fatto è che l'impatto fra la
politica verticista, già preannunciata con le riforme di Maria Teresa e Giuseppe II, e gli assetti
tradizionali incentrati sulla piccola patria, il governo autonomo e il buon costume antico, fu vissuto
in modo più dirompente nella parte tedesca rispetto a quella italiana del Tirolo dove, fra l'altro,
l'ordinariato ecclesiastico condannò la rivolta. Le pubblicazioni del Fondo Emmert dimostrano in
forma lampante come l'immagine di Hofer sia stata immediatamente piegata a simboleggiare
modelli ed aspirazioni sovente in contrasto fra di loro, tanto che la storia ci ha consegnato non uno,
ma molteplici Hofer. Il trentino padre Bresciani, uno dei fondatori della «Civiltà Cattolica»,
ammirava Hofer come il campione dell'integralismo cattolico e il castigatore dei costumi, capace di
tuonare contro le donne poco coperte che davano «occasione a stimoli peccaminosi». D all'altra
parte l'oste tirolese era cantato in veste di eroe della libertà e difensore della patria in base agli ideali
del romanticismo, e ad esso venivano dedicate pubblicazioni edificanti e perfino rappresentazioni
teatrali senza tenere conto del suo concetto assai ristretto di patria dove l'imperatore era solo il
padre, non il simbolo dell'unità nazionale. Nei lavori a stampa in lingua tedesca, magari ridotti a
poche pagine, la figura di Hofer era al centro di messaggi pedagogici indirizzati all'amore per la
famiglia, la fede avita, l'amicizia, il coraggio, la fedeltà, tutte virtù rappresentate in quadretti
strutturati come immagini sacre o «santini» da distribuire al popolo, commoventi nella loro
ingenuità. Il centenario dell'Anno Nove vide un'impennata delle pubblicazioni celebrative ma, nella
parte italiana del Tirolo, prevalse la polemica giornalistica fra «L'Alto Adige» e «Il Trentino»
perché la ricorrenza avrebbe dovuto mettere alla prova l'italianità o meno del movimento cattolico
trentino. Con il passare del tempo, del clima e delle situazioni politiche, Andreas Hofer assumeva
connotati sempre nuovi trasformandosi da icona della patria tirolese a quella del germanesimo
oppure, nell'ottica italiana, a quella di oppositore all'usurpatore tedesco. Nella sua figura si
fondevano via via l'irredentismo, l'indipendentismo, l'autonomia e, alla fine, anche la convivenza fra
gruppi nazionali diversi. La conclusione è che nel corso di 200 anni non abbiamo avuto la storia di
Andreas Hofer, ma la storia dei miti che hanno deformato la sua figura; un fenomeno importante per
capire lo sviluppo delle ideologie ma che ha bisogno della decodificazione se vogliamo riportare
alle reali proporzioni ed ai ruoli effettivi gli uomini ed i fatti del 1809. Ha ragione Nequirito quando
afferma che una ricerca esauriente sull'Anno Nove, con l'apporto delle diverse fonti archivistiche
locali, attende ancora di essere condotta. Qualche opera valida impostata al rigore scientifico in
realtà esiste, ma senza coprire l'intero arco degli interrogativi e sommersa dalla massa degli scritti
edificanti, di parte, celebrativi, autoreferenziali e propagandistici.
L'Adige 20 novembre
Il presidente e il 60% dei componenti dell'assemblea delle nuove 15 Comunità di valle saranno
eletti a suffragio universale dagli elettori del territorio d'ambito. L'altro 40% dei consiglieri sarà
invece nominato dai consigli comunali in modo che sia garantita la rappresentanza di tutti i Comuni.
Ci saranno anche assemblee da un centinaio di membri (Giudicarie e val di Non). Le prime elezioni
si terranno nell'ottobre 2010. È questo il contenuto del disegno di legge unificato LunelliGiovanazzi approvato nella notte dal consiglio provinciale, con 27 voti della maggioranza più
Mauro Ferretti (Lista Divina) 8 astensioni di Pdl e Lega e il voto contrario di Giuseppe Filippin
(Lega), mentre Claudio Civettini (Lega), ha abbandonato l'aula dopo l'accordo raggiunto dal
centrodestra con la maggioranza, che ha ceduto su tutte le richieste a fronte della minaccia
dell'ostruzionismo. Il dibattito sul disegno di legge, sul quale gravava il peso di oltre 300
emendamenti, era iniziato ieri pomeriggio. Verso le 18.30 il capogruppo Giorgio Lunelli (Upt),
primo firmatario della riforma, ha chiesto la sospensione dei lavori per cercare una mediazione con i
capigruppo di minoranza. Già l'assessore agli enti locali, Mauro Gilmozzi, aveva fatto capire in aula
di essere disponibile a considerare le richieste di Pdl e Lega, che volevano che fosse aumentata dal
50 al 60% la quota degli eletti con suffragio universale e che le elezioni per le Comunità fossero
rinviate all'autunno prossimo invece di farle a maggio insieme alle elezioni comunali. «Abbiamo
ottenuto entrambi i nostri obiettivi - commenta Alessandro Savoi , capogruppo della Lega, - e siamo
soddisfatti anche se restiamo contrari alle Comunità di valle». Sia Savoi che Walter Viola ,
capogruppo del Pdl, riconoscono la disponibilità dell'assessore Gilmozzi e dei firmatari della legge
nel cercare un accordo. «È stata una bella pagina della politica trentina - dichiara Viola - d'altronde
le questioni che avevamo posto non erano ideologiche, ma di buon senso e sono state capite. Per
questo ci siamo astenuti. Con il 60% di eletti dai cittadini sono contendo di dire che ci avviciniamo
a quanto avevamo chiesto nella scorsa legislatura, ovvero l'elezione diretta di tutta l'assemblea, nella
battaglia che fece Flavio Mosconi». Giorgio Lunelli non vuole sentire parlare di cedimento della
maggioranza spaventata dall'ostruzionismo e dice: «Il rinvio a ottobre delle elezioni è stata una
scelta obbligata perché per poterle fare contestuali avremmo dovuto approvare la riforma entro i
primi di gennaio e con l'ostruzionismo si rischiava comunque il rinvio. Sul resto posso dire che
abbiamo cercato la mediazione perché le riforme istituzionali noi pensiamo che non si possano fare
a colpi di maggioranza». L.P.
L'assessore provinciale alla cultura, Franco Panizza (Patt), nel giorno dell'approvazione del nuovo
sistema elettorale per le Comunità di valle, ha deciso di sparare a zero contro questi nuovi enti. E si
dissocia dal presidente Dellai e dalla maggioranza su una riforma che definisce «un pateracchio».
Panizza precisa di parlare a titolo personale, mentre il gruppo in Consiglio, guidato da Michele
Dallapiccola, ha sostenuto la legge concordata in maggioranza. «Panizza esprime la storica
posizione comprensoriofobica del Patt - dice Dallapiccola - ma io penso che ora che ci sono
dobbiamo cogliere le nuove opportunità che le Comunità offrono». Assessore Panizza, cosa non la
convince delle Comunità di valle? Io penso che non servano al Trentino perché abbiamo un
territorio troppo piccolo per pensare di avere un altro livello politico intermedio tra i Comuni e la
Provincia. Come Patt abbiamo sempre detto che sarebbe bastata la conferenza dei sindaci per
prendere decisioni a livello di valle e società di servizi per la gestione associata della raccolta dei
rifiuti e tutto il resto. Ma tre anni fa anche il Patt ha votato la riforma istituzionale che prevedeva le
Comunità di valle. Perché lo dice ora? Le Comunità di valle sono state volute dagli ex Dc, ovvero
dall'allora Margherita e da Forza Italia. Gli autonomisti non hanno mai condiviso l'idea dei
Comprensori e il compromesso che si trovò sulla riforma prevedeva che le Comunità di valle
derivassero dai Comuni perché l'assemblea era formata da consiglieri comunali e non eletta dai
cittadini. Ora, invece, si introduce un sistema misto, che secondo me è un pateracchio. Quali rischi
vede in questo «ibrido»? Si mescolano i livelli di rappresentanza e io vedo il rischio
dell'ingestibilità delle assemblee delle Comunità di valle, specialmente in quelle più grandi come la
mia val di Non, con la conseguenza della paralisi. Sono molto preoccupato perché avremo il 60%
dell'assemblea eletta dai cittadini di tutto l'ambito della Comunità sulla base di liste politiche, e
l'altra metà invece formata da persone nominate dai Comuni dove, specie nei più piccoli, non ci
sono le stesse liste politiche ma solo liste civiche. Non sarà un'assemblea politica omogenea, lo
schema non sta in piedi. L.P.
L'Adige 20 novembre
«Progetto per Riva», l'accordo politico in vista delle elezioni comunali del 2010 siglato
ufficialmente in questi giorni tra Unione per il Trentino e Riva Domani e al quale dovrebbe
partecipare anche il Patt, ovviamente è indigesto al Pd. «Un punto di partenza corretto nei confronti
dei cittadini - scrive il segretario del Circolo Pd di Riva, Tenno e Nago Torbole, Salvador Valandro dovrebbe innanzitutto riguardare il metodo che si intende seguire, con la conferma innanzitutto
della propria coalizione di riferimento: il resto viene di conseguenza, tra persone che hanno a cuore
il bene comune prima che gli incarichi e le tattiche. Allora la domanda è questa: a livello provinciale
l'Upt intende - come ha dichiarato il suo segretario provinciale - riconoscersi stabilmente all'interno
di una coalizione di centrosinistra autonomista, o intende lasciare "mani libere" ai territori, tornando
a quella vecchia abitudine tutta italiana dei posizionamenti opportunistici e dei trasformismi? Se il
documento proposto da Upt e Riva Domani è un pro-memoria interno tra le due forze e regola il
loro reciproco rapporto, niente da dire, non spetta a noi discutere degli equilibri interni delle diverse
forze. Se invece rappresenta l'approccio di Upt e Riva Domani al tema delle prossime comunali, il
discorso cambia. Infatti dimenticano completamente di citare la coalizione di centrosinistra
autonomista, che rappresenta la maggioranza che regge il governo cittadino. Il Pd, forza politica
maggiore a Riva, continuerà a farsi carico del governo della città, forte del consenso e della fiducia
dei cittadini, confermata in tutte le recenti tornate elettorali (provinciali, europee, primarie), così
come sta facendo oggi. Il Pd - aggiunge Valandro - è un soggetto vivo che si preoccupa della
comunità. Lo dimostra la campagna sulla posta, la ferma resistenza a speculazioni edilizie e
finanziarie come quelle proposte con la centrale elettrica nel Monte Baldo e il progetto alberghiero
faraonico sulla Miralago. Il Pd è un partito che sa fare progetti per il futuro: le nostre idee per il
cinema e la serata di venerdì 20 novembre sulla mobilità (oggi presso la sede di viale Trento alle ore
20.30, ndr.) sono solo alcuni piccoli esempi. Non siamo una idea virtuale, ma un partito vivo e reale
che cerca di confrontarsi con i cittadini ascoltandoli e cercando risposte. In vista delle comunali conclude Valandro - il Pd intende continuare ad assumersi la responsabilità che essere forza di
maggioranza gli impone. Intende confrontarsi sulla città che vogliamo. Nel reciproco rispetto tra
forze, portando le proprie idee e i propri progetti per la città, non tanto su piattaforme
programmatiche, quanto a tavoli di confronto che coinvolgano la città stessa. Non rinunciando ad
instaurare un dialettico confronto con le altre forze e non rinunciando ad instaurare un franco e
costruttivo rapporto con le istituzioni, anche provinciali: perché quello che viene fatto a Riva, in
qualunque campo, dalle infrastrutture alle politiche industriali e turistiche, sia deciso per la gente di
Riva e con la gente e i rappresentanti di Riva. Insomma, se il documento di Upt e Riva Domani
rimane un'enunciazione di intenti che riguarda la classe dirigente delle due forze politiche, non vi è
alcuna considerazione ulteriore da fare. Diversamente, invitiamo i nostri alleati a muoversi per
rafforzare la coalizione, per renderla più forte e coesa, perché i cittadini di Riva chiedono una
politica dove contino più i contenuti e meno la tattica. L'appuntamento è per un tavolo di confronto
nel mese di dicembre, una volta approvato il bilancio comunale».
L'Adige 20 novembre
passo redebus
Il «Gaismayr» mette radici in Valsugana
PALU' DEL FERSINA - Domani a Passo Redebus (ore 14.30) sarà presentata ufficialmente una
nuova sezione del circolo Michael Gaismayr di Trento. È la «Francesco Piloni Cleser», dal nome
del notaio perginese detto «Cleser» perché originario di Cles, traduttore della Carta di Merano del
giugno 1525. Il brindisi sarà con il Tiroler Gold, ovvero succo di mirtillo analcolico. Ispiratore del
circolo è Enrico Demozzi , medico all'ospedale di Borgo Valsugana, convinto sostenitore
dell'esigenza della rinascita civile della Valsugana e del Trentino nel solco delle idee di fondo del
«Gaismayr», tese a favorire la creazione di una Regione alpina transnazionale europea. La sezione
Piloni conta per ora 13 aderenti, tra i quali, oltre a Demozzi, si trovano Gino Pasqualini, Adolfo
Nicolussi, Franco Zanei, Enrico Demozzi, Stefano Tavernini, Lorenza Groff, Giuseppe Matuella e
Stefano Beber . La neonata sezione si rifà a personaggi che furono protagonisti della famosa
«rivolta dell'uomo comune del 1525» quando in Germania e anche nell'odierno Trentino
scoppiarono rivolte contro la corruzione del clero e di una certa nobiltà.
L'Adige 20 novembre
Grigno Il comandante Giuseppe Corona: «Affianchiamoli a quelli di epoca fascista»
Schützen: vecchi nomi delle vie da recuperare
GRIGNO - Una ricerca sulla vecchia toponomastica del paese è stata realizzata dal comandante
degli Schützen, Giuseppe Corona , e verrà presentata stasera alle 20.30 nella sala polivalente della
scuola media. «Penso che non esista in Trentino nessun paese - ricorda Corona - in cui siano
presenti contemporaneamente piazza Dante, via Vittorio Emanuele III, via Cesare Battisti, via
Damiano Chiesa e via Nazario Sauro. Secondo me si tratta di una forzatura e dell'arroganza con cui
la mano fascista del podestà del tempo ha agito. L'attuale via Cesare Battisti, prima del 1918 era
denominata contrada Fabbrina, piazza Dante veniva chiamata piazza al Dazio per la presenza della
dogana. Dall'attuale passerella pedonale sul torrente Grigno, passava la Regia Strada postale. Nello
stesso posto, prima del 1918 - prosegue Corona - era stato eretto un ponte con pedaggio denominato
Ponte del Tirolo. Cosa proponiamo? Niente di particolare, vorremmo solamente introdurre la doppia
dicitura, privilegiando e rimarcando l'originale». Nella serata, organizzata in collaborazione con la
biblioteca comunale e il Sistema culturale Valsugana Orientale, verrà anche proposta la visione (con
discussione) del film «Verkaufte Heimat». Saranno presenti l'assessore provinciale alla cultura
Franco Panizza e il consigliere regionale Pius Leitner . M. D.
L'Adige 20 novembre
GUIDO SMADELLI CLES - «Intendevo concludere il mandato e non ricandidarmi. Essere stato
messo in minoranza e costretto alle dimissioni mi ha fatto cambiare idea. Volevo portare a termine
delle cose, mi è stato impedito anche dal tipo di coalizione che ho dovuto gestire, in qualche
occasione l'operatività è venuta a mancare, tra l'altro a causa del gruppo della Margherita, che
doveva essere quello teoricamente più vicino...». Giorgio Osele , sindaco di Cles dal maggio del
2000, non ha digerito quanto avvenuto nell'ultimo scorcio di legislatura. Nonostante qualche
titubanza ha deciso di ripresentarsi, accompagnato dal Patt, dalla civica autonomista, dalla sua lista
civica di cui fa parte l'Upt. Una delle contestazioni più frequenti riguarda il suo essere stato
«succube» del Patt . «Non c'è mai stata sudditanza, anzi. Tutto nasce dal fatto che con il Patt sono
stati condivisi dei metodi di lavoro. Non sono un elemento del Patt, l'ho detto spesso. Io conto sul
rapporto, sugli interlocutori che ho di fronte. Con il Patt ho condiviso un percorso». Dopo quasi
dieci anni da sindaco, c'è il rammarico per qualcosa che non è riuscito a fare? «Mi sarebbe piaciuto
vedere partire i lavori della variante est. È in previsione dal 2004. Invece tutto è fermo. Come il
preforo del Faè. Ho chiesto alla Provincia di poterlo utilizzare come pista ciclabile, per collegare
Cles a Mostizzolo ed alla ciclabile della Valle di Sole. La pendenza massima è del 2%, si potrebbe
fare...». E qualcosa che le ha dato fastidio? «Che mi sia stato impedito di concludere il mandato.
Con quello che si è detto su Salvatore Ghirardini , sul suo eccessivo "peso". Posso dire che nella
prima legislatura, con assessore ai lavori pubblici Gianluigi Zanotelli , abbiamo fatto opere per 37
milioni di euro. Nella seconda, con assessore Ghirardini, ne abbiamo fatte per oltre 30 milioni,
saremmo arrivati a 37 a fine mandato. Purtroppo la Margherita riteneva di dover essere il primo
partito, più per diritto divino che per merito...». Una delle critiche costanti riguarda il rifiuto di
essere sindaco a tempo pieno . «Un problema tutto clesiano. In altre realtà ci sono sindaci che fanno
il parlamentare, o il presidente del Consorzio dei Comuni, nessuno trova da ridire. Ho fatto il mio
dovere fino in fondo. Ogni tanto mi processo da solo. La sola cosa che mi rimprovero è di essere
stato un po' poco in mezzo alla gente. Ciò che conta è la qualità del lavoro, non la quantità di ore
che stai in ufficio. Posso dire una cosa, però: se sarò rieletto in mezzo alla gente ci passerò molto
più tempo, anche per godermi le persone. Peraltro, sarebbe il mio ultimo mandato». Le previsioni
dicono ballottaggio . «Però ho delle buone sensazioni. Credo che in questo periodo noi si stia
riuscendo a far capire cosa abbiamo fatto in dieci anni. Certo, ritengo probabile un ballottaggio,
dato il numero di schieramenti e candidati che ci sono in campo. Ma penso positivo». Se fosse terzo
mandato, c'è un sogno? «Ormai le grandi opere sono concluse. Lavorare sulla qualità della vita, per
lo star bene delle persone che vivono a Cles. In particolare bonificando l'area dei Paludi, per
realizzarvi un'area ricreativa e sociale importante, che dia respiro. Con un laghetto con
fitodepurazione, delle piste pedociclabili, un grande palco per concerti. Quanto meno ponendo le
basi perché sia realizzato un progetto di eccellenza, come se ne vedono molti nei centri del Nord
Europa. Ed al tempo stesso ponendo le basi per giungere alla pedonalizzazione del centro storico.
Parco, piste ciclabili, liberare dalle automobili il centro. Ecco su cosa bisognerà lavorare».
L'Adige 20 novembre
In ricordo di Giorgio Defant grande esempio per tutti noi Carissimo Giorgio, ancora non mi
pare vero di averti accompagnato al cimitero. Eravamo tanti, e me lo aspettavo, per te; hai toccato la
vita di molti, con il tuo fare discreto, umile e fermo allo stesso tempo. Le comuni idee politiche ci
hanno fatto incontrare, ed un bel po' di lavoro fatto insieme ci ha permesso di conoscerci abbastanza
bene. In te ho trovato un esempio di cristiano, di uomo, di amico. Per te l'impegno civico e politico
era davvero un modo per tradurre in pratica il «venga il tuo Regno» del Padre Nostro; senza
imporre niente a nessuno, solo offrendo agli altri la tua proposta con l'energia, e a volte l'insistenza,
di chi ha qualcosa di bello da comunicare. Per te la parola Patria non era solo la terra dei padri, era
qualcosa che apparteneva alle categorie dello spirito: era il luogo in cui ciascuno di noi, all'interno
di una comunità, viveva, esercitava ed imparava quella libertà che ha sempre improntato la tua vita,
anche quando costava caro, e che hai sempre alimentato con una fede tanto semplice quanto
granitica e coltivata. Per te cultura non era mai sfoggio, era tentativo di migliorarti, ricerca,
raffinamento personale, volontà di crescere umanamente, per meglio servire gli altri. Conservo
gelosamente questo tuo ricordo umano, e le riflessioni che mi hai regalato. Una in particolare,
sull'Europa, doveva diventare una lettera al giornale, ma non hai fatto in tempo a completare; e io
non mi sento di finirla per te, non sarebbe giusto. Mi piace pensarti nella Gloria del Creatore, felice,
e che continui a sorridere ai tuoi cari, e a noi tuoi amici, e che guardi alle nostre miserie con il solito
interesse caritatevole: guarda i tuoi cari, Giorgio, sostienili, e a noi che ti abbiamo conosciuto, resti
il tuo esempio silenzioso. Grazie di tutto. Ciao. Enrico Froner
Ciao Giorgio, sarai sempre l'amico migliore C arissimo Giorgio, avrei voluto poterti dire «ciao»,
farti un abbraccio per spiegarti quanto mi sarebbe mancato il tuo sorriso dolce ed i tuoi occhi pieni
di bontà. Mi hai dato tanto, hai portato nella mia vita il significato di vera lealtà perché tu, Giorgio,
sei stato la persona più leale che io abbia conosciuto nei miei quasi trent'anni. Te ne sei andato, in
silenzio, senza dire nulla a nessuno, portando dentro il dolore che per un attimo hai sentito. Ma il
dolore di non averti più con noi non potrà mai abbandonarci e abbandonarmi, perché per quanto
cristiana mi mancherai moltissimo. Mi mancheranno le conversazioni dove tu mi difendevi sempre,
dove, nonostante i tuoi sessant'anni avevi una mente molto più più acuta di chiunque altro, i discorsi
di filosofia, etica, morale che solo tu sapevi farmi, i messaggi sul cellulare dove mi dicevi una frase
che avrebbe potuto far meditare la mia anima o che avrebbe potuto mettermi in discussione a livello
politico o etico. Guardo il tuo necrologio e non ci credo, non posso credere che tu te ne sia andato
così e non ho potuto far niente per tenerti qui con me, con noi. Ma tu non sarai mai nella mia
memoria o di quella dei miei genitori o di chiunque ti abbia conosciuto come una persona solamente
speciale, no, tu sarai per sempre l'amico che tutti vorrebbero avere, il migliore amico con un'anima
pura e che mi ha insegnato quanto un'amicizia sincera possa riempire una vita. Ciao Giorgio, ti
voglio bene e ogni volta che guarderò il cielo saprò che tu sarai lì, assieme agli Angeli e illuminerai
assieme a Dio il mio Percorso. Ilaria Platzer
L'Adige 21 novembre
LUISA M. PATRUNO Giorgio Lunelli, capogruppo dell'Upt in consiglio provinciale, nonché
presentatore della legge sul nuovo sistema elettorale per le Comunità di valle, l'altra notte aveva
dormito sonni tranquilli, ben contento di essere riuscito a trovare l'accordo con le opposizioni che
ha consentito giovedì sera di superare l'ostruzionismo e arrivare all'approvazione della legge. Poi,
ieri mattina, ha avuto un brutto risveglio leggendo sull' Adige l'intervista all'autonomista Franco
Panizza, in cui l'assessore provinciale alla cultura e alla cooperazione dichiarava di essere contrario
alle Comunità di valle e definiva il nuovo sistema elettorale misto per l'assemblea - 60% dei
membri eletti a suffragio universale 40% su nomina da parte dei Comuni - «un pateracchio» con il
rischio di «ingestibilità e paralisi dell'ente». «Quella dell'assessore Panizza - commenta Giorgio
Lunelli , seccato per la festa rovinata, - è stata una picconata andata a vuoto. Ma se non fossimo
riusciti a trovare la mediazione con le minoranze, giovedì sera, e l'ostruzionismo fosse andato avanti
fino ad oggi, quelle sue dichiarazione avrebbero potuto affondare la legge e quindi ritengo che le
sue parole avessero obiettivi destabilizzanti e siano state un tentativo di sabotaggio della
maggioranza. Infatti, è stata un'uscita inspiegabile dal punto di vista politico di fronte a una
maggioranza che era compatta sul disegno di legge compreso il gruppo consiliare del Patt». In un
comunicato stampa, diffuso fin dalla mattina, Lunelli aveva dichiarato, sempre in replica a Panizza:
«L'elezione diretta, cioè il potere affidato agli elettori, non è mai un "pateracchio", come invece
sostiene qualche assessore provinciale, che dovrebbe invece aggiornare le proprie convinzioni,
perché le maturazioni sono il sale della politica. Come hanno fatto, d'altronde, i suoi colleghi
autonomisti che in aula tutti e tre hanno votato convintamente la nuova legge. Del resto, la riforma
della Comunità di valle è una scelta strategica di quella maggioranza che ha avuto il mandato dai
cittadini, maggioranza di cui lo stesso assessore fa parte a pieno titolo». Sulle parole di Panizza,
interviene anche Caterina Dominici , consigliera provinciale del Patt, che prende le distanze dal suo
collega di partito: «Come ex sindaco ed ex consigliere comprensoriale sostengo a pieno le
Comunità di valle la cui istituzione ho votato approvando la riforma nella scorsa legislatura. Io sono
anche favorevole al suffragio universale per l'elezione dell'assemblea della Comunità». Chi
preferisce non fare polemiche è il governatore Lorenzo Dellai che ieri si è limitato ad esprimere
soddisfazione per l'approvazione della legge anche se il rinvio a ottobre, chiesto dalle minoranze,
delle elezioni per le Comunità comporterà «un aggravio di costi» (circa 2,5 milioni di euro). «Nella
nostra proposta - prosegue Dellai - le assemblee erano più ridotte nel numero di componenti e ora
qualcuna supererà i cento. In ogni caso la governabilità potrà essere data da candidature autorevoli e
riconoscibili». L'assemblea delle minoranze del consiglio provinciale, presieduto da Franca Penasa
(Lega nord) ha espresso ieri, all'indomani dell'approvazione della legge, «il proprio impegno in
favore di una maggiore democrazia per i territori, per i Comuni e per le Comunità, ma soprattutto
per i cittadini». Penasa ha anche ironizzato sulle dichiarazioni dell'assessore autonomista
sostenendo che: «L'uscita di Panizza trova solo motivazioni elettorali».
L'Adige 21 novembre
LAVIS - Dieci consiglieri su sedici hanno detto no in consiglio giovedì sera alla precedenza
assoluta ai pedoni in centro storico. Bocciata così una mozione del Partito democratico, che
chiedeva limiti di 30 Km orari su tutte le strade a est della statale 12 ed una precedenza generale ai
pedoni, come avviene in alcuni centri del Nordeuropa. «Abbiamo chiesto alla polizia municipale spiega il sindaco Graziano Pellegrini - che venga repressa la velocità in centro, ma tale arbitrio del
pedone mi sembra eccessivo». Antonio Moser (Margherita) sottolinea che «le fioriere del centro
hanno creato un'area più adatta ai pedoni che ai veicoli». L'assessore Bruno Franch ribatte che «già
nel tratto tra la chiesa e piazza Manci vi sia di fatto un limite, dal momento che la strada non
consente particolari velocità». Moser riattacca: «Perché non vi siete mossi prima sulla questione?
Anche su via Paganella non avete fatto niente! Deve finire anche il "drive in" in piazza Manci per
chi va in edicola, che un giorno vorrà entrare ad acquistare sigarette e giornali in auto...». Oltre alla
situazione pericolosa di via Paganella, dal pubblico si fa presente anche lo stato di profondo
degrado di via Negrelli, con il manto stradale rovinato che fa sentire spiacevoli rumori ai residenti.
Paolo Girardi (Patt) si fa portavoce di un pensiero condiviso anche dall'assessore Lorenzo
Lorenzoni : «Bisogna educare i pedoni sin da bambini a seguire gli attraversamenti, altrimenti si
rischia incorrano in pericoli». Andrea Zanetti (Pdl) vede come ideologica la soluzione prospettata
dai consiglieri del Pd, ma Marcello Rosa (Margherita) rilancia: «Sono da studiare le limitazioni del
traffico». L'assessore al bilancio Luigi Piffer ha il «dente avvelenato» con i vigili: «Non si parla di
prevenzione, si diano da fare. Nel dare la precedenza ai pedoni si tornerebbe a 50 anni fa, perché
non facciamo qualcosa invece per le infrazioni dei ciclisti?» Il vicesindaco Claudio Brugnara parla
di rischio «pedoni impazziti», chiede «maggiori controlli sul territorio» e sui vigili si lascia
scappare uno «sceriffi». Il comandante della polizia municipale avisiana, avvocato Marco Zatelli ,
ricorda che «il Corpo dovrebbe avere 21 unità, ma siamo ancora in 16. Gli obiettivi che ci sono stati
dati dal sindaco per quest'anno sono controllo delle isole ecologiche, sporgenza siepi e deiezioni
canine». La precedenza ai pedoni secondo Sandra Franceschini (Pd) «serve a far adeguare tutti ad
una velocità moderata». Pellegrini torna ad affondare su Zatelli: «È un comandante svelto a parlare,
ma fuori dal territorio comunale». Sul tavolo della giunta Lorenzoni è silenzioso. Sarebbe un tema a
lui caro, la vivibilità. Anche perché in campagna elettorale torneranno le proposte di limitazione del
traffico in centro. Il medico, però, potrebbe essere interessato ad una meta più ambiziosa: la
presidenza della Comunità di valle Rotaliana-Königsberg. M. Fri.
L'Adige 21 novembre
Le ragioni dell'autonomia nella «Storia dell'Asar» M ercoledì sera ero anch'io nella Sala della
Rappresentanza della Regione gremita (per la seconda volta in 3 settimane) di gente accorsa per
partecipare alla presentazione dell'ultimo libro dello studioso e ricercatore Lorenzo Baratter, «Storia
dell'Asar - Associazione Studi Autonomistici Regionali 1945-1948». Voglio ringraziare l'autore che
con la sua consueta freschezza, semplicità, passione e competenza ci ha «accompagnato» tra le
vicende salienti che hanno portato al «riscatto» - per volontà popolare - della nostra autonomia. Una
serata che mi ha permesso di approfondire le ragioni storiche dell'autonomia di cui oggi godiamo e
di trovare nuove ragioni di orgoglio di appartenere a questa terra. Ho apprezzato particolarmente
l'accento che Baratter ha voluto porre sull'Asar, presentatola come un movimento popolare,
coraggioso, costituito da trentini disponibili a lottare per l'autodeterminazione millenaria in cui
credevano e di cui erano profondamente innamorati. L'Asar, un'associazione di persone, talune
anche povere, fedeli ai loro ideali, determinate a essere protagoniste della storia e pronte a scendere
in piazza per difendere quel patrimonio che era stato costruito nei secoli. Baratter ha ricordato che
qualche attivista dell'Asar venne «invitato» ad abbandonare la politica, pena la perdita del posto di
lavoroโ€ฆ altri esiliati e ridotti al silenzio! Sembrano tempi così lontani, ma si sa, la storia ritorna e,
nel bene e nel male, non è poi così diversa dai giorni nostri. Grazie Lorenzo per averci fatto
comprendere più a fondo la responsabilità di ciascuno di noi, l'importanza della partecipazione
popolare, il valore della lotta e della difesa dei valori in cui crediamo anche a prezzo di sacrifici ed
anche quando è necessario andare contro corrente. Rina Bonvecchio Sommadossi - Trento
L'Adige 22 novembre
Oltre undici milioni di euro. Questa la cifra spesa dalla Regione Trentino Alto Adige nel 2008 per
pagare i vitalizi agli ex consiglieri regionali. Non solo: le pensioni dei politici trentini sono anche
state arrotondate e di conseguenza sono cresciute mediamente dell'1,6% rispetto agli ultimi dati
disponibili. Con una legislatura alle spalle, cioè dopo cinque anni, si ha diritto ad un assegno di
2.230 euro al mese (si parla di denaro al netto delle tasse), mentre l'anno scorso la cifra era di 2.196
euro, cioè l'1,55% in meno. Con due legislature si percepiscono 3.767 euro, con tre 5.260 e con
quattro (il limite massimo) 6.700 euro al mese. Gli ex consiglieri che invece hanno percepito il
vitalizio a partire dal 1° gennaio del 2008 otterranno una pensione mensile soltanto nel caso in cui
abbiano seduto sui banchi del consiglio per almeno due legislature. Questo è dovuto all'entrata in
vigore della nuova riforma approvata nel giugno dello scorso anno alla quale si è giunti partendo da
due disegni di legge, uno di Riccardo Dello Sbarba dei Verdi e l'altro di Mauro Bondi della Sdr, che
avevano rilanciato la questione chiedendo l'abolizione dei vitalizi dopo una prima ma insufficiente
riforma della legge, che era stata approvata nel 2004 sotto la pressione dell'opinione pubblica. Con
la nuova legge viene quindi cancellato il vitalizio per chi ha alle spalle un solo mandato. E calano
anche le cifre che vengono corrisposte, perché con due legislature si prende un vitalizio di 3.165
euro (il 16% in meno rispetto a chi lo percepisce da prima del gennaio 2008), con tre legislature
4.570 euro (- 13%) e con quattro o più legislature si ha diritto a ricevere 5.925 euro al mese (- 11%).
Inoltre il loro fondo pensione sarà alimentato solo da una quota dell'indennità dei consiglieri stessi,
senza un ulteriore aggravio sulle casse pubbliche con il versamento da parte della Regione, come
avviene invece per i consiglieri in carica. Dal 2003 al 2008 il costo totale di consiglieri ed ex
consiglieri sostenuto dalle casse della Regione è stato di 160 milioni di euro, e al 31 dicembre 2008
erano 130 i vitalizi concessi ad ex consiglieri regionali e 59 quelli di reversibilità agli aventi diritto.
Secondo i dati riportati nella risposta del presidente del Consiglio regionale Marco Depaoli
all'interrogazione del consigliere del gruppo sudtirolese dei Freiheitlichen Pius Leitner, sono 29 gli
ex consiglieri regionali con una legislatura alle spalle che percepiscono il vitalizio. Sono invece 38
gli ex consiglieri con due legislature alle spalle, 35 quelli che ne hanno tre e 28 gli ex con quattro
legislature. Va ricordato che se per i mandati dei consiglieri regionali non esiste nessun tipo di
limite, il discorso non è uguale per il vitalizio, che ha un tetto massimo di 6.700 euro. Questo fin
quando si campa. E ci sono ex politici che prendono la pensione regionale da vent'anni, da
venticinque, anche da trentacinque anni. E la pensione, dice la normativa regionale, si tramanda
come fosse un cimelio di famiglia: se un ex consigliere dovesse morire, il vitalizio passerebbe
all'eventuale moglie e ai figli. Infine l'aspetto contributivo: la nuova legge in sostanza elimina i
vitalizi dei consiglieri, perché cancella il contributo del 30% a carico della Regione, novità che però
sarà in vigore solo dalla prossima legislatura. Per i futuri consiglieri il fondo pensione sarà quindi
alimentato solo da una quota della loro indennità (cioè dello stipendio), senza un ulteriore aggravio
sulle casse pubbliche con il versamento da parte della Regione, come avviene invece per i
consiglieri in carica. J.V.
Nome
Età
Legislature
Importo
A Beccara Antonio
Agrimi Giuseppe
Andreolli Tarcisio
Andreotti Carlo
Angeli Pierluigi
Bacca Graziano
Bazzanella Gianni
Benedetti Marco
Betta Claudio
Boato Sandro
Bolognani Enrico
Cadonna Niccolò
Canestrini Sandro
Carli Luca
Chiodi Winkler Wanda
Cogoli Giorgio
Craffonara Italo
Crespi Alberto
De Carneri Sergio
Degaudenz Aldo
Fronza Bruno
Fruet Achille
Giacomelli Francesco
Giordani Marco
Grandi Carla
Grandi Tarcisio
Grigolli Giorgio
Jori Remo
Leveghi Mauro
Lorenzini Erminio
Malossini Mario
Manica Nereo
Marzari Aldo
Matuella Sergio
Mengoni Flavio
Morelli Rinaldo
Muraro Sergio
Nicolini Vigilio
Pallaoro Dario
Panizza Luigi
Paolazzi Franco
Paris Armando
Piccoli Renzi Claudia
Pinter Roberto
Plotegher Piergiorgio
Pollini Mario
Rella Alberto
Segnana Remo
Sembenotti Guido
Tartarotti Ugo
70
80
73
65
71
70
69
54
82
70
83
74
87
67
62
67
74
90
78
70
85
84
87
68
84
58
82
69
56
69
61
89
64
72
79
69
57
66
65
72
71
77
69
52
77
77
66
84
79
89
3
1
2
4
4
2
3
3
4
2
2
2
1
3
3
1
1
3
2
2
3
1
1
2
1
3
4
3
3
2
4
3
3
3
3
1
3
2
3
1
4
1
3
3
3
3
2
2
4
1
5.260
2.230
3.767
6.700
6.700
3.767
5.260
5.260
6.700
3.767
3.767
3.767
2.230
5.260
5.260
2.230
2.230
5.260
3.767
3.767
5.260
2.230
2.230
3.767
2.230
5.260
6.700
5.260
5.260
3.767
6.700
5.260
5.260
5.260
5.260
2.230
5.260
3.767
5.260
2.230
6.700
2.230
5.260
5.260
5.260
5.260
3.767
3.767
6.700
2.230
Taverna Claudio
Tomasi Mario
Tonelli Paolo
Tonon Ferdinando
Tononi Giorgio
Tretter Franco
Vinante Renato
Virgili Biagio
Ziosi Giorgio
61
72
60
90
77
65
70
80
73
3
1
3
1
2
4
2
2
2
5.260
2.230
5.260
2.230
3.767
6.700
3.767
3.767
3.767
Errata corrige: va segnalato che, contrariamente a quanto scritto dallโ€™«Adige», Luigi Panizza non
percepisce il vitalizio.
L'Adige 23 novembre 2009
Predazzo | Allโ€™assemblea di valle, eletti i sei delegati, i consiglieri e il direttivo
Il Patt si prepara al congresso di fine mese
PREDAZZO โ€“ In vista del congresso provinciale del 29 novembre, assemblea fiemmese del Patt
alla presenza del segretario politico Ugo Rossi, del presidente Walter Kaswalder e del consigliere
provinciale Michele Dallapiccola. Sono state esposte le tesi congressuali di Rossi, del Movimento
giovanile guidato da Daiana Boller, del Movimento femminile di Caterina Dominici e del
consigliere provinciale Mauro Ottobre ed eletti i delegati al congresso: Floriano Bonelli, Fabrizio
Ciresa, Andrea Giacomelli, Graziano Lozzer (nella foto), Bruno Varesco, Maurizio Zampedri.
Consiglieri del partito sono stati nominati Graziano Lozzer e Andrea Giacomelli membri effettivi,
Marco Croce e Michele Zanon supplenti. Ad essi si aggiungerà di diritto il coordinatore di valle,
individuato nel direttivo formato da Floriano Bonelli, Fabrizio Ciresa, Marco Croce, Andrea
Giacomelli, Graziano Lozzer, Claudio Delvai, Romina Tomasini, Ruggero Vanzetta, Marco Vanzo,
Sergio Vanzo e Lucia Zancanella.
L'Adige 24 novembre
cultura Tempi allungati in aiuto di bande,cori, Schützen
Divise, soldi restituiti
Ammontavano a 804.914 euro i contributi stanziati nel luglio scorso dalla Provincia per consentire a
cori, gruppi folk, bande e Schützen di acquistare nuove divise. Non tutti però sono riusciti a
spendere i soldi stanziati e così ora nelle casse della Provincia torneranno 36.416 euro, o perché i
gruppi non sono riusciti a realizzare le divise e pertanto hanno rinunciato al contributo o perché la
spesa è risultata minore del previsto. Hanno rinunciato al finanziamento il Balletto folk di Bedollo
(5.040 euro), il coro Novo spiritu di Cembra (3.026), l'associazione Libera coralità clesiana (2.175)
e il coro Voci e colori di Calavino (867). Hanno invece speso meno del previsto il Coro da camera
trentino di Borgo (13.500 euro, metà del contributo ricevuto), il Coro trentino Lagolo di Calavino
(3.499 euro in meno rispetto agli 8.964 previsti), il coro Vigili del fuoco volontari di Fiemme di
Cavalese (978 euro rispetto a 1.683), la Banda folkloristica della Magnifica comunità di Folgaria
(4.470 euro su un contributo di 80.582), la Kalisberg Schützen Compagnie di Civezzano (236 euro;
39.484), la Compagnia dei Schützen Ladins de Fasha di Moena (1.457; 5.309), la Compagnia
Schützen di Arco (946; 6.480) e la Schützenkompanie Vielgereuth di Folgaria (218; 7.652).
Probabilmente per evitare che in futuro qualche coro o banda debba rinunciare al contributo, nei
giorni scorsi il servizio attività culturali della Provincia ha modificato - nelle convenzioni con la
Federazione dei corpi bandistici, la Federazione dei cori, la Federazione dei circoli culturali e
ricreativi e la Federazione delle compagnie Schützen - i termini per la presentazione della domanda
di contributo e quelli per la rendicontazione dell'intervento. Il primo è stato anticipato dal 30 giugno
al 31 marzo; il secondo è stato posticipato dal 31 dicembre al 31 gennaio.
L'Adige 24 novembre
Grazie allโ€™anno hoferiano riscoperta la nostra storia tanto clamore hanno avuto sui giornali le
manifestazioni hoferiane di questโ€™anno, tante sono state le critiche senza contenuti e pochi hanno
avuto lโ€™umiltà di dire il vero apporto che questi appuntamenti hanno dato alla storia della nostra
terra. Lโ€™occasione dei 200 anni della rivolta hoferiana ha dato lโ€™opportunità di studiare una parte di
storia negata, quella che nessuno ha mai voluto raccontare perché forse scomoda. Mi riferisco alle
vicende delle valorose compagnie di Schützen della nostra provincia che durante le guerre
napoleoniche hanno combattuto a fianco delle popolazioni trentine per difendere la loro patria e i
loro ideali. Le manifestazioni hoferiane sono state spunto per molti storici locali per un vero studio
di un periodo storico, quello a cavallo tra XVIII e XIX secolo, poco approfondito e molto spesso
raccontato in modo distorto. I documenti conservati al Tiroler Landesarchiv Innsbruck sul periodo
sono moltissimi e finora mai studiati. Intere cronache redatte dai capitani trentini sono conservate
presso lโ€™archivio di Innsbruck con racconti totalmente inediti e battaglie di cui non si sapeva
nemmeno lโ€™esistenza. Inoltre sono conservate mappe con le zone delle battaglie corredate da schizzi
esplicativi e da relazioni delle varie compagnie. Un tesoro che a breve i nostri storici locali
renderanno fruibile a tutti e che permetterà di riscrivere una parte di storia del Trentino che molti
non vorrebbero fosse mai esistita. Andrea Brugnara
L'Adige 2/11
Se c'è una sala pubblica dove il crocifisso difficilmente può passare inosservato questa è la sala del
consiglio comunale di Trento, dove sulla parete sud campeggia l'imponente opera in bronzo
realizzata da Othmar Winkler nel 1956. Non passa inosservato anche perché proprio per
l'ingombro capitava fino a qualche anno fa che i consiglieri, passando dietro ai banchi, ci
sbattessero la capoccia, rischiando di farsi male più che di danneggiarla. Tanto che ora il
crocifisso è stato spostato in posizione più sicura. Ora il Cristo di Winkler veglia sulle teste della
pattuglia leghista. Ma ai quattro consiglieri evidentemente non basta perché nei giorni scorsi
hanno presentato una mozione per chiedere a sindaco e giunta di «provvedere all'ostensione, nelle
aule comunali, del Crocifisso». L'iniziativa rientra evidentemente nella recente offensiva
fondamentalista avviata dal Carroccio, che ha trovato il culmine (per ora) nella proposta di
mettere una croce perfino sul tricolore nazionale. Povero Gesù, tirato per il sudario per motivi di
parte. Brandito e affisso di soppiatto da Savoi su una parete del consiglio provinciale prima. E
adesso strumentalizzato nei consigli comunali e circoscrizionali con una serie di mozionifotocopia. Nel caso di palazzo Thun rischia di essere però una crociata miope. In senso letterale. In
verità Vittorio Bridi, Bruna Giuliani ed Claudio Villotti (Marco Tomasi non ha firmato la mozione)
il crocifisso lo hanno visto benissimo ma evidentemente non volevano rinunciare alla battaglia. E
allora, non potendo negare l'evidente presenza, hanno aggiustato il documento alla bell'e meglio.
«Chi è abituato a frequentare luoghi istituzionali - recita - nota con stupore che alcune aule di
palazzo Thun sono prive del Crocifisso». Alcune sale. Ma dove vorrebbero metterlo oltre all'aula
principale? In corridoio? Nei bagni? In attesa che ce lo spieghino accontentiamoci di qualche
chicca di saggezza contenuta nella mozione. Che si chiude con queste testuali parole: «Il crocifisso
è un simbolo storico idoneo a esprimere l'origine e il fondamento di molti valori laici. Quale altro
simbolo potremmo trovare che si presti più di esso ad indicare il fondamento dei valori civili che
caratterizzano la laicità dello Stato?» Mah. F.G.
L'Adige 25 novembre
Lases La maggioranza perde pezzi: Dorighi lascia
Prove di «crisi» in Comune Consiglio ad hoc per il porfido
LASES - Non si placano i malumori e le spaccature in seno alla maggioranza di Lona Lases. Se si è
potuta svolgere regolarmente la seduta del consiglio comunale di Lona Lases, prevista in seconda
convocazione per lunedì sera, resta alta la tensione tra le fila del gruppo di maggioranza guidato dal
sindaco Marco Casagranda (presente in aula con solo sette consiglieri). Segno tangibile di una
situazione poco chiara e in continuo divenire sono le dimissioni presentate dal consigliere Danila
Dorighi (subentrata solo alcuni mesi fa al capogruppo Umberto Dalmonego ), e formalizzate in una
lettera citata dal sindaco Casagranda ad inizio lavori. Una lettera giunta solo nella mattinata di
lunedì e che ha impedito l'avvio della procedura di surroga del consigliere con Claudio Ciurletti ,
primo degli aventi diritto. Al termine della breve seduta del consiglio, dove è stata approvata la
quarta variazione al bilancio (con 180 mila euro destinati all'installazione di nuovi pannelli solari
sugli edifici comunali per ridurre i costi energetici) ed è stata rinviata la costituzione di servitù per
la cabina elettrica «Fregasoga», si è quindi svolta una riunione di maggioranza. Tra i punti in
discussione le problematiche relative al settore estrattivo e la necessità di dare riposte concrete ad
un comparto che, da oltre un anno, aspetta il via libera del consiglio al piano cave sovracomunale
del Monte Gorsa (già approvato dalla giunta provinciale) e l'approvazione del programma di
attuazione delle aree estrattive Pianacci e Dossi. Un problema è anche da una nota del gruppo di
minoranza «Società e Sviluppo», nel quale si chiedevano i motivi del ritardo e l'urgenza della
discussione. Documenti relativi alla pianificazione dell'area estrattiva che sarebbero stati chiesti
anche in via formale agli uffici comunali, e sui quali pare sussista un accordo, ma che sino ad ora
non sono mai stati portati all'attenzione del consiglio. Da qui la richiesta (portavoce il sindaco) di
una seduta, entro dicembre, dedicata al mondo del porfido e agli strumenti pianificatori. Una seduta
che potrebbe chiarire il quadro e la tenuta della maggioranza, tra le cui fila si fanno più ricorrenti le
voci su ulteriori possibili dimissioni, con un finale anticipato della consigliatura. D. F.
L'Adige 25 novembre
«La valorizzazione dell'area antistante il Castello del Buonconsiglio e di piazza della Mostra in
particolare, vero e proprio biglietto da visita della città per centinaia di migliaia di visitatori
all'anno, non è più procrastinabile». Per questo la sezione cittadina del Patt vuole che la giunta
comunale, dopo anni di chiacchiere e annunci metta in cima alle priorità la riqualificazione della
piazza. «Pur consapevoli della notevole incidenza di tali opere in termini economici e del disagio
che accuseranno i cittadini nel corso dell'effettuazione dei lavori - scrive il responsabile autonomista
Paolo Genetin - si propone di intervenire quanto prima con le opere di più immediata ed agevole
realizzabilità, quali i parcheggi interrati ed il conseguente arredo urbano di piazza della Mostra e la
ristrutturazione del palazzo che ospitava la Questura, con la riapertura del vecchio collegamento
interrato tra il Castello e l'edificio, sede in epoca antecedente delle scuderie del Castello». Il Patt dopo aver polemicamente segnalato lo stato di degrado dell'area (poca illuminazione, sporcizia,
segnaletica carente) - ricorda che un anno e mezzo fa il presidente della Provincia Lorenzo Dellai e
il Comune (sindaco era ancora Alberto Pacher) avevano firmato un protocollo per realizzare il
museo archeologico e collegare lo stesso col Castello, interrare via Bernardo Clesio, realizzare sotto
la piazza sia parcheggi pertinenziali che per il museo. Dopo gli annunci, però, nulla, nonostante la
raccolta di circa 200 firme di residenti nell'area, in calce ad una petizione per la valorizzazione di
piazza Mostra, consegnata al presidente del Consiglio comunale di Trento. E nemmeno con il
cambio della guardia tra Pacher e Andreatta qualcosa è cambiato. A proposito. Nemmeno il tempo
di leggere il comunicato del Patt che da Palazzo Thun è arrivata la «precisazione». Il sindaco
Andreatta fa sapere che «gli interventi strutturali descritti nel comunicato del Patt sono strettamente
correlati ad una piena intesa con la Provincia e al conseguente trasferimento di risorse». Per quanto
riguarda le altre lamentele ricorda che effettivamente le sanzioni erogate da luglio a ottobre sono
tante (circa 3.800) «ma ogni automobilista viene sanzionato, come prevede il codice della strada, sia
per il divieto di accesso che di sosta, per cui gli automobilisti multati in realtà sono la metà: 1900».
Sui problemi di segnaletica per l'accesso alla Ztl il Comune spiega che è già stata potenziata con
ulteriori segnali orizzontali e che verrà ulteriormente perfezionata. «Per quanto riguarda
l'illuminazione i nuovi lampioni rispettano le norme di inquinamento luminoso e di risparmio
energetico. Infine per la pulizia sono allo studio degli interventi per ripulire passaggio Teatro Osele
che collega la piazza a via Suffragio».
L'Adige 25 novembre
La politica Nota di Dorigatti e Ottobre
«Una riflessione sulla fragilità del nostro modello industriale»
«Quando vengono annunciate chiusure di importanti stabilimenti industriali, come quello della Zf
Hurt Marine di Arco, c'è il rischio di recitare un copione già scritto: comunicazione delle intenzioni
dell'azienda, mobilitazione sindacale, ammissione di impotenza dell'ente pubblico, accordo sulla
cassa integrazione, chiusura dell'attività. Questa volta ci sono tutte le condizioni perchè non vada a
finire così. L'obiettivo imprescindibile deve essere il mantenimento dell'attuale attività produttiva ad
Arco». Così il consigliere provinciale del Pdm Bruno Dorigatti, in una nota cofirmata dal collega
del Patt, l'arcense Mauro Ottobre. «È vero - prosegue la nota - che la crisi ha portato al crollo del
fatturato, ma è altrettanto vero che azienda e Provincia hanno creato un'importante sinergia per
sviluppare un progetto di ricerca sulla cui industrializzazione si può fondare il rilancio dello
stabilimento arcense. È nell'interesse di tutti che ogni euro speso in innovazione e ricerca produca
risultati di sviluppo nel nostro territorio. Inoltre, come ricordato dai sindacati, è importante
evidenziare che ci sono le premesse per una ripresa della produttività: nel basso Sarca esiste già una
filiera nel settore della meccanica sulla quale si può fare affidamento e nella quale vale la pena
investire». Certo, ammette Dorigatti, non si può obbligare la Zf a restare ad Arco, ma «in tal caso,
ancora prima di procedere ad accordi sugli ammortizzatori sociali, è assolutamente necessario che si
imponga all'azienda un impegno netto sul futuro occupazionale di tutti i dipendenti, operando nel
concreto per cedere lo stabilimento a un'attività produttiva in grado di riassorbire i lavoratori e
scongiurando ogni ipotesi di speculazione». Fino ad allora il piano di terasferimento va
naturalmente congelato. In conclusione Dorigatti e Ottobre pongono però un pesante interrogativo
sulla solidità del sistema industriale trentino: «Ci si deve domandare perchè un'altra azienda opti per
chiudere l'attività in Trentino, nonostante si trovi come interlocutore un ente pubblico attento alle
necessità delle singole imprese, anche sul fronte degli investimenti nella ricerca. Probabilmente
investire non basta per fare del Trentino un territorio di attrazione di stabili esperienze industriali:
diventa necessario, di conseguenza, aprire tavoli operativi tra le parti sociali per fare fronte alle
esigenze di un modello industriale che mostra progressivi segni di fragilità».
L'Adige 25 novembre
BORGO - Torna a riunirsi l'assemblea comprensoriale. L'appuntamento è fissato per domani alle
20.30. Oltre alla convalida dei nuovi eletti ( Luciano Coretti, Emanuele Deanesi, Edoardo Rosso,
Gianfranco Schraffl e Claudio Volotolini nuovi rappresentanti del comune di Borgo) e la presa d'atto
delle dimissioni del consigliere di Ivano Fracena Adriano Floriani , in programma anche variazioni
di assestamento generale del bilancio di previsione 2009 e la relazione della giunta sullo stato di
attuazione dei programmi. Dopo l'approvazione dei regolamenti del Centro Aperto, del Centro
diurno per minori e degli alloggi protetti, l'aula dovrà prendere atto della decadenza dalla carica di
assessori di Armando Orsingher e Mario Dandrea , entrambi non riconfermati. Resta da vedere
cosa deciderà l'assemblea: se provvederà all'eventuale nomina dei nuovi membri della giunta
comprensoriale, alla rideterminazione del numero degli assessori o all'eventualità di mantenere i
due membri in giunta come assessori esterni, in attesa del voto del 17 gennaio. M. D.
L'Adige 26 novembre
BRUNO ZORZI S e vogliamo è anche un affresco di due mentalità che si sono incrociate e
scontrate nella nostra terra cent'anni fa. Il Trentino di inizio del โ€˜900, in gran parte fedele alla
Corona degli Asburgo, dominato da un clero, per altro non eccessivamente conservatore e anche
aperto ai temi sociali, nel quale, il 6 febbraio del 1909 irruppe (è il verbo più esatto) Benito
Mussolini. Luigi Sardi , notissima figura del giornalismo trentino, frenetico scrittore della storia
della nostra Heimat, soprattutto del periodo della Finis Austriae, in «Il compagno Mussolini»
(Temi editrice, 336 pagine, 20 euro) ha raccolto le tracce, principalmente giornalistiche, delle
vicende che hanno visto intrecciarsi i destini della nostra terra con quella dell'anarchico, poi
socialista, poi fondatore del fascismo e Duce. Tutto parte da quel freddo 6 febbraio del 1909, anno
importante per il Trentino, anno hoferiano che segnò un distacco profondo, forse definitivo col
Tirolo tedesco e, in parte almeno, con l'Austria. Alla stazione l'attendevano Cesare Battisti e sua
moglie Ernestina e altri capi del socialismo trentino, profondamente influenzato da quello
austriaco e, ma questo verrà alla luce nei mesi successivi, distante dalla retorica rivoluzionaria che
trovava in Mussolini un esponente di punta. Già nella cena offerta in onore del compagno Benito
all'osteria Tre Garofani, che come sanno i trentini c'è ancora, emerse la differenza tra il rigore
scientifico del socialismo battistiano e quello rude e sboccato del sanguigno romagnolo. Mussolini,
caporedattore dell' Avvenire del lavoratore , il giornale della Canera del lavoro, entrò come un
elefante in una cristalleria in una terra legata al vescovo e all'Imperatore, dove la base sociale era
essenzialmente contadina e profondamente cattolica. Il libro di Sardi è ricco di esempi del
temperamento del futuro Duce. Davanti ad una tonaca vedeva rosso e attaccava. Tanto per dire,
appena arrivato scrisse a chiare lettere che nel clero trentino non mancavano certo i pedofili.
Sacerdoti, scrisse per rispondere ad un attacco de «La Squilla» che aveva denunciato la disonestà
di alcuni compagni che avevano rubato soldi al partito, «che durante le missioni avevano passato
le più ributtanti malattie veneree a bambini». Parole che oggi non usano neppure gli anarchici più
scatenati. M a Mussolini, per quanto imbevuto di un'ideologia rozza, capiva. Capiva che la
battaglia irredentista apparteneva ad una piccola elite e lo scriverà nel 1911 nel suo libro «Il
Trentino visto da un socialista» che «Il Trentino è austriaco: austriaco dai montanari che
inneggiano a Franz Joseph agli ignoranti che pochi anni fa gettarono nell'Adige le corone votive
disposte ai piè del monumento a Dante, austriaco dal vescovo che vende terre e castelli ai
pangermanisti, ai liberal nazionali che si vergognano di parlare italiano, agli operai che hanno
ottenuto riforme sociali importantissime quali la cassa malati, il suffragio universale, le pensioni di
invalidità e vecchiaia». Capiva, aveva capacità di analisi, ma il suo orizzonte era quello della
rivoluzione. In realtà il pensiero risorgimentale, laico e liberale, che non aveva rinunciato
all'irredentismo c'era e non c'entrava nulla col socialismo internazionalista del maestro di
Predappio. Al Mussolini giovane (arrivò a Trento a 26 anni) faceva più comodo pensare a questa
terra come ad una Vandea clericale che, racconta Sardi, si divertiva a provocare con i suoi articoli
e anche con la sua già sviluppata teatralità. Il ricordo delle sue sfide lanciate a Dio dai tavoli
dell'attuale birreria Pedavena: Ti do dieci minuti per fulminarmi! Dopo aver cronometrato il tempo
concesso all'Eterno dal futuro Uomo della Provvidenza con il «cipollone» di un compagno, che si
affrettava a farselo restituire, Benito sbottava in un: ecco un'ulteriore prova che non esisti!
Aneddoti, notizie, storie che Luigi Sardi sottolinea da giornalista che conosce il gusto del pubblico.
E poi lo scontro meranese tra Mussolini e Degasperi e avanti fino a quando Battisti si rese conto
che il linguaggio mussoliniano faceva solo del male al socialismo trentino. Anche se gli scontri tra
il futuro martire dell'italianità e i cattolici non mancavano di certo. Ne «Il compagno Mussolini» si
racconta il tentativo di linciaggio di Battisti da parte di una gruppo di contadini in val di Fassa; la
storia dai tratti grotteschi del Battisti che prende a pugni un redattore del cattolico Il Trentino per
un trafiletto che faceva una pesante allusione alla moglie del leader del socialismo trentino.
Ernesta Bittanti Battisti, come giornalista, aveva cercato di raggiungere Messina, città devastata
dal tremendo terremoto. Il giornale cattolico scrisse un trafiletto dal titolo: «L'Ernestina è andata a
fare un giro circolare». I trentini capirono a cosa si alludeva: a Trento c'era una prostituta di nome
Ernestina e l'imperiale regia gendarmeria impediva alle «donne facili costumi» di attendere i
clienti stando ferme in strada. La soluzione era quella di girare... in tondo. Sardi riporta la pagina
di grande giornalismo, perché Benito Mussolini come giornalista aveva talento da vendere,
l'intervista pubblicata su Il Popolo alla cosiddetta «Santa di Susà», una storia nefida di un prete
che organizzò un finto matrimonio per mettere le mani su un fanciulla del luogo, facendola passare
poi per santa. Addirittura come l'apparizione della Madonna. Storie umane, aneddoti, che danno il
senso del clima che si viveva a Trento, una piccola città che in quei mesi, dal 3 febbraio al 26
settembre quando venne espulso dall'Austria, vide scontrarsi due dei futuri protagonisti della storia
d'Italia: Mussolini e Degasperi. Poi la storia, sulla quale Luigi Sardi si sofferma molto, del tragico
rapporto con Ida Dalser e il figlio Benito Albino. Accenna anche al figlio che il fondatore del
fascismo avrebbe avuto da una donna di Villazzano. Pagine dense, un grande riassunto della
rapporto tra Mussolini e il Trentino. Che fu sempre difficile, anche quando divenne il padrone del
Paese. Non a caso Trento fu dimenticata dal fascismo. Il Duce disse che il Trentino era il baluardo
della razza italica, ma in realtà la nostra provincia venne dimenticata dal governo fascista. Anzi, se
in questa terra il sentimento di appartenenza all'Italia è stato ed è labile, se nell'immediato
dopoguerra ci fu un grande movimento autonomista popolare questo dipende anche dalle difficoltà
e dall'emarginazione che il Trentino dovette sopportare durante il Ventennio. Ad un certo punto se
ne rese conto anche lo stesso Mussolini che prospettò di dirottare su Trento parte degli investimenti
industriali che arrivarono, per motivi coloniali, per sradicare la cultura tedesca, su Bolzano.
Insomma, un rapporto drammatico. Anzi uno scontro di mentalità e cultura. Il libro sarà presentato
sabato, a Villazzano (Villa de' Mersi, ore 17) dall'autore con il giornalista Rai Waimer Perinelli.
L'Adige 26 novembre
LUISA M. PATRUNO Il segretario del Patt, Ugo Rossi, si ripresenta al suo partito per un terzo
mandato (domenica prossima al PalaRotari di Mezzocorona si terrà il congresso provinciale) forte
di una collana di risultati positivi. Si trova a guidare un partito unito - e per gli autonomisti non è
poca cosa - in crescita (oltre duemila tesserati), che è riuscito a raddoppiare la sua presenza nel
governo provinciale con due assessori, e - per la prima volta - è presente nella giunta comunale di
Trento. Per queste ragioni Rossi ha potuto persino aggirare la regola dello statuto del partito, che
prevede l'incompatibilità tra il ruolo di assessore e di segretario del Patt, con una deroga ad
personam , e anche a fare piazza pulita di possibili concorrenti arrivando al congresso come
candidato unico. Segretario Rossi, cominciamo dalla deroga allo statuto. Le sembra giusto
continuare a fare il segretario del partito ora che è anche assessore provinciale? È stata una
soluzione ampiamente condivisa nella logica della continuità e in forza del fatto che il partito lavora
molto in squadra e mi pare che l'unità raggiunta all'interno del Patt oggi sia ben visibile. In pochi
anni abbiamo riunificato il partito e siamo cresciuti. A proposito di squadra, oltre al segretario
risulta che avete già deciso anche le altre cariche interne, è così? Noi proporremo al congresso di
riconfermare la squadra uscente: il presidente Walter Kaswalder, il vicepresidente Franco Nicolodi,
e per la vicesegreteria Sergio Muraro su richiesta della Bassa Valsugana nel nome di una ritrovata
unità autonomista in questa valle. Però il consigliere provinciale Mauro Ottobre ha protestato
perché si aspettava un segnale di rinnovamento, non era possibile? Nella Bassa Valsugana abbiamo
tanti voti e tanti tesserati. È importante dare voce a questa zona. Ottobre potrà essere utile al partito
lavorando per cercare di fare rete sul territorio. Rispetto al congresso di due anni fa, il Patt sembra
aver deciso di andare oltre gli accordi solo programmatici con Dellai per stringere un patto politico
federativo con l'Upt. Avete deciso di fare una scelta di campo? L'idealità autonomista doc è sempre
più importante in difesa della nostra autonomia speciale. Oggi guardiamo all'Upt ma solo in una
prospettiva territoriale, non ci interessa il quadro nazionale, per costruire un forte polo di centro, che
non vuol dire un unico partito, che dovrà elaborare un programma per la prossima legislatura e
preparare una leadership per il dopo-Dellai. Darete forza all'Upt per contendere al Pd il candidato
alla presidenza della Provincia nel 2013? Se riusciremo a costruire un progetto politico di centro
non avremo difficoltà a trovare la personalità giusta per il dopo-Dellai che potrebbe essere anche un
autonomista. Intanto, a più breve termine, ci sono le elezioni comunali di maggio 2010. Interessa
anche a voi replicare la coalizione provinciale, come dicono Pd e Upt, oppure vi basta l'asse con
l'Unione? A noi interessa che ci sia un patto con l'Upt che ci obbliga reciprocamente a una
codecisione che viene prima del rapporto con il Pd e le elezioni comunali saranno un test importante
di questo vincolo politico. In giunta provinciale lavoriamo benissimo con gli assessori del Pd, ma
l'alleanza si basa su un accordo programmato non politico. A livello comunale se è vero che l'Upt
vuole costruire con noi un'area di centro abbiamo l'occasione di provarlo. Cles, dove Upt e Patt
sono insieme e il Pd ha fatto una scelta diversa, è un esempio significativo. A Lavis voi governate
con il centrodestra. Cambierà l'alleanza? E a Rovereto? Abbiamo tentato di verificare se l'Upt
poteva venire con noi, ma ormai la situazione si è radicalizzata e resterà così. A Rovereto l'area di
centro deve ragionare con Valduga.
L'Adige 26 novembre
Lavis Divisi dagli Schützen
Per il cippo in piazza Loreto il Pd interpella gli Enti locali
LAVIS - «Italica lingua qui parla la gente!». Dopo l'Italia dei Valori anche il Partito Democratico di
Lavis vuole vederci chiaro sulla questione del cippo eretto a piazza Loreto a ricordo degli Schützen
fucilati il 2 ottobre del 1809. Il Pd, nella persona del suo capogruppo Paolo Facheris , ha inoltrato
all'Ufficio Enti locali una «richiesta di parere» sulle decisioni prese durante l'ultima seduta del
Consiglio comunale del 20 ottobre. In quell'occasione, infatti, il consiglio aveva approvato la
variazione di bilancio che, fra le varie argomentazioni, prevedeva il trasferimento di 35.000 euro
«presi dall'avanzo di amministrazione» alla compagnia Schützen di Lavis per la posa del cippo
commemorativo. I dubbi - su quell'opera inaugurata il 25 ottobre - sono legati principalmente al
fatto che la posa del cippo, su una particella della Parrocchia di Sant Udalrico, sia stata presa
dall'amministrazione e non dal consiglio. Il Pd ha inoltre criticato l'utilizzo della lingua tedesca argomento che sarà discusso giovedì sera in consiglio comunale - per la scritta posta sul cippo.
L'assessore Germana Comunello , nella seduta consiliare di questa sera, prenderà le difese della
lingua tedesca utilizzata in alcune manifestazioni a carattere storico. «L'antica giurisdizione - spiega
l'assessore - sì è sempre chiamata Königsberg, e mai Montereale. Inoltre a Lavis vi è sempre stata
una realtà bilingue che poneva il torrente Avisio come un confine fra il mondo germanico e quello
italiano: un bilinguismo testimoniato dal fatto che i nostri nonni sapevano parlare anche il tedesco.
È importante - conclude -iniziare a prendere in considerazione l'idea di imparare anche il tedesco,
non solo per questioni culturali, poiché vicini all'Alto Adige, ma soprattutto per incrementare il
turismo tedesco nella nostra zona». An. Ca.
L'Adige 27 novembre
Dallapiccola (Patt): «Gli assessori ci coinvolgano di più. Gilmozzi lo fa, Olivi no»
Ha parlato di contenuti ma soprattutto di metodo il capogruppo del Patt Michele Dallapiccola ieri
durante la riunione di maggioranza: «Ho ricordato che come compagine di governo dobbiamo
essere compatti e che serve maggior coordinamento tra forze politiche di maggioranza. Non è
possibile rapportarsi con gli assessori attraverso mozioni, interrogazioni e articoli di giornale.
Soprattutto quando sono in ballo delibere così pesanti, è necessario un confronto preventivo. In
questo senso il migliore è l'assessore Gilmozzi. Ma anche Rossi ci ha coinvolto sulla riforma della
sanità e il presidente Dellai, alle 8 del venerdì, informa i capigruppo sui contenuti della riunione di
giunta in programma. La maglia nera, il verso esempio da non seguire, è invece l'assessore Olivi».
Quanto ai contenuti della riforma, Dallapiccola è soddisfatto: «Per noi autonomisti era essenziale
che il tedesco sia considerata la seconda lingua ufficiale e ci sia l'impegno a trasformarla in lingua
veicolare. L'assessore ci ha rassicurato».
L'Adige 27 novembre
la rettifica
Nessun vitalizio a Luigi Panizza
Luigi Panizza (nella foto) , consigliere provinciale del Patt dal 1993 al 1998, non riceve alcun
vitalizio dalla Regione, come avevamo invece scritto sull'Adige di domenica. Essendo rimasto in
carica per una sola legislatura, non ne ha diritto. Ci scusiamo con lui e con i lettori.
L'Adige 27 novembre
È bastata solo la voce di un intervento del Comune a far scoppiare la guerra dei plateatici tra
palazzo Thun e gli esercenti. Parole di fuoco e strali contro l'amministrazione comunale lanciati da
un presidente di categoria, Giorgio Buratti dell'Associazione pubblici esercizi dell'Unione, e da una
mezza dozzina di colleghi. Ad accendere la miccia erano state le parole dell'assessore comunale alla
mobilità, Michelangelo Marchesi, che assieme al collega allo sviluppo economico, Fabiano
Condini, ha ipotizzato qualche ritocco alle disposizioni comunali in materia di utilizzo del suolo
pubblico da parte di ristoratori ed esercenti. Nel mirino ci sono i plateatici più «pesanti», strutture
fatte di pedane, parapetti, a volte anche vetrate che cambiano i connotati a un pezzo di strada. Il
Comune pensa a ridimensionarli e tornare ai semplici tavolini con ombrellone, tuttalpiù su una
pedana ma in ogni caso a strutture provvisorie, che non diano il senso dell'occupazione permanente
di un suolo che è e rimane pubblico. «Credo che insediare delle baracche in una via storica non sia
interesse di nessuno» commenta Condini. Molto diversa la linea della categoria. «Le autorizzazioni
le rilascia il Comune e gli esercenti pagano profumatamente il canone di locazione» protesta
Buratti. Che lamenta anche una mancanza di confronto con il nuovo sindaco, che non avrebbe mai
risposto alle richieste di un incontro per confrontarsi su questo ed altri temi di interesse comune.
Nel merito del problema Marco Scola, del bar Tridente di piazza Duomo, ha un'idea opposta:
«Perché - dice agli assessori - non ci aiutate a rendere più bella e accogliente una delle più belle
piazze d'Italia?» Scola pensa a un plateatico uguale per tutti con strutture idonee anche per i mesi
invernali. «Sapete - aggiunge - la differenza nel vedere alla sera piazza Duomo desolatamente vuota
o una piazza viva con dei bei giardini illuminati e riscaldati?» Siamo agli antipodi del Condinipensiero. «Tutti uguali? Mi sembrerebbe una cosa sovietica. Credo che la varietà sia da apprezzare.
E fare strutture chiuse e stabili vorrebbe dire privatizzare spazi che sono di tutti. Mi pare
inopportuno e difficile da inserire nel contesto». L'assessore ricorda come l'utilizzo degli spazi
venga concesso di anno in anno per dieci mesi ai richiedenti: «Sono concessioni per loro natura
transitorie. Se qualcuno ha fatto investimenti pensando che sia uno spazio suo questo non va bene. I
plateatici devono essere strutture leggere e spostabili in tempi rapidi e questo c'è scritto anche nella
concessione». Se il Comune interverrà insomma sarà per correggere chi ha esagerato. Ad inasprire
le posizioni c'è la voce che si è diffusa tra gli esercenti di piazza Duomo dell'intenzione di ridurre
gli spazi a loro disposizione. «Non abbiamo deciso nulla - assicura Marchesi - ma semplicemente
dobbiamo prendere atto del fatto che ora ci sono quattro esercizi, due dei quali confinanti. non c'è
nessuna volontà di castigarli ma semplicemente di armonizzare le presenze nel rispetto del valore
storico e architettonico della piazza». Lunedì è in programma un incontro tra Condini, Marchesi e i
tecnici. Ci sono alcune settimane di break invernale per mettere mano al problema.
L'Adige 27 novembre
Civezzano Caldonazzi comanda la Kalisberg Kompanie
Schützen, la rinascita
CIVEZZANO - Nasce, o meglio rinasce, la Kalisberg Schützen Kompanie che - come spiega il
capitano Mario Caldonazzi, musicista e artista del legno - esisteva già a fine '700. «Abbiamo
raccolto documentazione che attesta la presenza della Schützenkompanie a Civezzano fino agli
ultimi decenni del 1700», spiega Caldonazzi che ne ha disegnato lo stemma, riportato sulla tessera
associativa, con il monte Calisio (a testimoniare le comunità che vi appartengono), l'aquila di San
Venceslao, quella Tirolensis, la pieve di Civezzano (storia, architettura, richiamo spirituale) e
l'emblema sportivo con il bersaglio del tiro a segno. Nostalgici di un passato che ritorna sull'onda
delle feste hoferiane? «Forse - risponde il comandante - è utile ricordare che gli Schützen hanno
sempre escluso dalle loro attività quella dell'offesa. Nel passato sono stati corpi volontari di
autodifesa del loro territorio. Piuttosto, fra le priorità ci sono il mantenimento dell'ordine civile e
disponibilità in casi di calamità naturali». Per lui, la tradizione latino-romana va rispettata, ma non è
la nostra. «Siamo celtici - dice - le nostre origini sono tirolesi. Abbiamo ricostituito il gruppo anche
nel tentativo di sciogliere l'ignoranza che deriva dalla scarsa conoscenza sulla storia delle nostre
origini. Dobbiamo essere fieri della nostra provenienza, grazie alla quale ora stiamo godendo.
Quindi, rimettiamo al centro i veri valori che stanno scomparendo». La Kalisberg Schützen
Kompanie invita la popolazione, oggi alle 20.40 nella sala pubblica alla scuola elementare di
Civezzano, alla conferenza storica su «Il Tirolo, terra fra le montagne, e la sua storia». Interviene
Roberto Bazzanella. Con il capitano Mario Caldonazzi, nel consiglio direttivo siedono il tenente
Giorgio Decarli, il sottotenente Renato Fronza, l'istruttore Christian Da Canal, il segretario Gilberto
Caresia e il cassiere Ettore Bressan. Già 150 i soci dei quali circa 30 quelli attivi (con divisa). I
festeggiamenti per la ricostituzione sono in programma il 15 e 16 maggio 2010, con la previsione di
oltre mille Schützen a Civezzano. U. Ca.
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 27 NOVEMBRE
Una delegazione trentina, guidata dall'assessore Panizza, in visita nella capitale Ceca
A PRAGA L'INCONTRO NEL RICORDO DEI PROFUGHI DI BOEMIA
Erano presenti i sindaci della valle di Ledro e i promotori del gemellaggio
Lโ€™Associazione Praga-Aquisgrana, lโ€™Associazione degli Amici dโ€™Italia e la Camera di Commercio e
dellโ€™Industria italo-ceca hanno promosso negli scorsi giorni a Praga un incontro tra una delegazione
trentina, guidata dall'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza, e le autorità ceche, a ricordo
degli esuli della Valle di Ledro ospitati in Boemia agli inizi del secolo scorso. "La solidarietà
dimostrata dagli abitanti delle città e dei paesi cechi - ha sottolineato l'assessore Panizza - che, in
quelle difficili circostanze, offrirono loro aiuto e amicizia, è per noi stimolo a riprendere una pagina
di storia comune".
Nel 1914 la Regione Trentino-Alto Adige faceva parte dellโ€™Impero austro-ungarico e quindi tutta la
sua popolazione maschile adulta fu chiamata alle armi e inviata in Galizia sul fronte Russo. Dopo il
1915 le autorità austriache emanarono lโ€™ordine di evacuare la popolazione civile dellal val di Ledro
e in poche ore donne, bambini ed anziani dovettero abbandonnare le loro case. Dopo giorni e giorni
di un lungo e faticoso viaggio, le popolazioni trentine arrivarono in Boemia e sistemate presso le
famiglie ceche. Questa sistemazione prevista per alcune settimane si protrasse alla fine per quasi 4
anni. Per i Ledrensi, che si trovarono privi di mezzi finanziari in un ambiente totalmente
sconosciuto ed ignari della lingua del luogo, fu una prova molto dura. I rapporti di amicizia allora
allacciati tra i Ledrensi e i Boemi sono continuati per decenni fino ai nostri giorni.
Da qui è nato il gemellaggio tra tutti i comuni della val di Ledro e i comuni della Repubblica Ceca
che ospitarono i profughi italiani, che nel giugno di quest'anno ha portato ad un incontro tra i
discendenti di quell'epopea. Un momento che ha visto la celebrazione della Santa Messa a Svatá
Hora presso Pล™íbram, dove sorge il santuario che ospita il monumento a ricordo di tutti i Ledrensi
morti in terra Boema.
Ieri il gemellaggio ha vissuto un nuovo momento di incontro con la visita della deglazione italiana a
Praga. La delegazione italiana era composta dall'assessore Franco Panizza, dai sindaci della valle di
Ledro e dal dal presidente dell'Unione dei comuni della valle Giuliano Pellegrini. I rappresentanti
italiani hanno incontrato tra gli altri Fabio Pigliapoco, Ambasciatore della Repubblica Italiana nella
Repubblica Ceca, Vladimir Zavázal, Ambasciatore della Repubblica Ceca in Italia, Miroslava
Nฤ›mcová, Vicepresidente della Camera dei deputati del Parlamento della Repubblica Ceca, il vice
ministro alle finanze Ivan Fuksa e il rappresentante dei sindaci boemi, Tomas Havlicek.
"La conoscenza, la conservazione e la riscoperta, socialmente condivisa, dei patrimoni ereditati dal
passato e le testimonianze della storia delle comunità, e più in generale, di un territorio nel suo
insieme, - ha spiegato l'assessore Panizza - costituiscono dei momenti fondamentali per consolidare
lโ€™identità di un popolo, per permettere di vivere in modo originale le contraddizioni della
quotidianità e per compiere scelte che sappiano trovare equilibrio e sintesi tra valori del passato e
problematiche del presente, prefigurando una modernizzazione che si qualifichi per la forza delle
radici di appartenenza delle persone e delle comunità".
La Provincia autonoma di Trento ha in questi anni compiuto un sforzo per il recupero e la
valorizzazione del patrimonio storico, artistico, archeologico e antropologico, promuovendo e
finanziando musei, enti locali, associazioni culturali e soggetti privati. "Si tratta ora - ha aggiunto
Panizza - di attivare le modalità per inserire questi interventi e le diverse attività in funzione di una
dinamica identitaria capace di confrontarsi con altre realtà culturali e con le questioni poste
dallโ€™appartenenza europea e mondiale".
"Con le cerimonie del giugno dellโ€™anno scorso in Valle di Ledro e di questโ€™anno in Boemia - ha
detto il presidente Giuliano Pellegrini - gli amministratori dei Comuni Ledrensi e Boemi,
apponendo le loro firme sul patto di gemellaggio tra i sei Comuni della Valle di Ledro e gli otto
Comuni Boemi di Buลกtฤ›hrad, Chyลˆava, Doksy, Milín, Nový Knín, Pล™íbram, Ptice, Vลกeลˆ, sono andati
a ufficializzare con una grande partecipazione popolare, lโ€™incontro che è avvenuto nel corso della
prima guerra mondiale tra la gente di Ledro e di Boemia. Eโ€™ stata lโ€™occasione per ricordare, grazie
alle lapidi poste nei cimiteri Boemi e al monumento a Svatá Hora, i 340 Ledrensi che riposano nei
cimiteri della Boemia. In Boemia i Ledrensi hanno ritrovato tanti amici come novantโ€™anni fa, e
lโ€™amicizia è la migliore garanzia per credere nel futuro dellโ€™Europa dei popoli e della gente".
Una curiostià. Uno degli incontri si è tenuto presso il palazzo della famiglia Clam-Gallas, il cui
capostipite, Matteo Gallasso, il cui nome fu poi mutato in Matthias Gallas, nacque a Trento nel
1584 dove iniziò la sua carriera militare. Nella giornata successiva, la delegazione italiana ha
visitato le più importanti istituzioni ceche, la Camera e il Senato, incontrando la vice presidente
della camera Miroslava Nฤ›mcová. "Alla ministro - sottolineano l'assessore Panizza e il presidente
Giuliano Pellegrini - abbiamo ribadito la nostra disponibilità e convinzione a portare avanti e far
cresce il gemellaggio che ha forti radici nelle due comunità".
"Ci unisce, inoltre - ha concluso Panizza - lo stemma dellโ€™aquila di San Venceslao il cui uso fu
concesso nel 1339 da Giovanni, re di Boemia e conte di Lussemburgo, a Nicolò da Bruna (anchโ€™egli
boemo) quando egli fu eletto Principe Vescovo di Trento. L'aquila di San Venceslao divenne
successivamente, nel 1407, lo stemma โ€“ oltre che del Principato Vescovile โ€“ anche della città di
Trento e nel 1987 fu infine adottata dalla Giunta provinciale di Trento quale stemma della Provincia
autonoma. Ed oggi ho l'onore di farvi dono dell'Aquila".
L'Adige 28 novembre
La Provincia garantirà nel 2010 un finanziamento complessivo alle Rsa (case di riposo) di oltre 130
milioni di euro, con una crescita complessiva del 3,5% rispetto a quest'anno (erano 126 milioni), per
tener conto delle dinamiche contrattuali del personale, dell'aumentato livello di gravità medio degli
ospiti e dei nuovi posti letto convenzionati. Ma questo non impedirà gli aumenti delle rette
alberghiere nelle case di riposo trentine, che ieri sia il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai,
che l'assessore alla salute, Ugo Rossi, davano per scontato almeno entro il limite del 2%.
L'incremento degli stanziamenti pubblici a favore delle Rsa è il contenuto più rilevante del
protocollo d'intesa firmato ieri dall'assessore Ugo Rossi e da Antonio Giacomelli, presidente
dell'Upipa (che rappresenta le Rsa). Il protocollo d'intesa definisce le direttive per l'assistenza
sanitaria e assistenziale a rilievo sanitario nelle residenze sanitarie assistenziali Rsa per l'anno 2010.
Novità sostanziale delle nuove direttive è la specifica attenzione a migliorare la risposta
assistenziale residenziale nei confronti di soggetti con patologie particolarmente impegnative sul
piano sanitario ed assistenziale complessivo. Per le persone in stato vegetativo permanente e per
quelle affette da sclerosi laterale amiotrofica è stato previsto che le Rsa garantiscano elevati livelli
di assistenza generica, infermieristica, medica, riabilitativa e psicologica, attraverso un
finanziamento specifico di 400.000 euro. Per la promozione di uno o più progetti mirati legati
all'assistenza ai malati di Alzheimer in ambito residenziale è stato previsto uno stanziamento di euro
100.000 euro. Al termine del 2010, i posti letto complessivi saranno 4.391, con un aumento
complessivo di 85 posti, per rispondere alla richiesta sempre più pressante di residenzialità protetta
in Rsa; saranno inclusi anche i nuovi posti della struttura di Lisignago, per la quale si ipotizza
un'apertura al primo luglio 2010, anche se è tutt'altro che scontato che si riesca a rispettare questo
ennesimo termine visto che dopo aver espletato la gara per gli arredi stanno emergendo nuovi
problemi in questa che appare ormai come una storia infinita. Infine, è stato sottoscritto l'impegno
della Provincia e di Upipa a valutare modifiche all'attuale sistema di accesso nelle Rsa e ad
analizzare le gravità degli ospiti presenti. Tornando al problema degli aumenti delle rette alberghiere
per gli ospiti delle case di riposo, l'assessore Rossi ieri ha ricordato che: «Le rette sono ferme da tre
anni e comunque per quanto riguarda tutte le tariffe per i servizi pubblici è aperto un tavolo con i
sindacati e dunque sarà in quella sede che ci si discuterà di eventuali aumenti. Non riteniamo
comunque che si possano prevedere aumenti superiori all'1,8%». L.P.
L'Adige 28 novembre
PERGINE - Upt federato con Patt e Udc, forza politica centrale tra Pd, Pdl e Lega Nord. Su questi
concetti s'è speso, giovedì sera durante il primo congresso cittadino dell'Unione per il Trentino,
Marco Tanas , alla prima uscita pubblica dopo la sua elezione a coordinatore provinciale. Gli ha
fatto eco Alessandro Anderle , proclamato per acclamazione segretario cittadino, attorniato da un
gruppo di 9 persone più di metà under 35, elette da una sala senza un posto libero e con molte
persone obbligate a sostare all'esterno. «Vogliamo diventare una piattaforma politica assieme a
forze rappresentative del Patt e dell'Udc ed alternativa al populismo - così Tanas - capace di
coinvolgere le liste civiche sul territorio e chi s'è allontanato dalla politica, con un occhio di
riguardo al mondo alpino e a quanto si sta muovendo a livello nazionale, dove gruppi politici
territoriali che si credevano isolati ora capiscono che possono aggregarsi mediante uno statuto
federativo». Esplicito il riferimento alla neonata Alleanza per l'Italia. Un solo accenno al Pd: «Sta
raffazzonando ogni possibile forza politica pur di esistere». Ed il neoeletto Anderle ha declinato
localmente i concetti di Tanas, fissando in quattro punti le linee guida alle quali si ispirerà: aiutare la
gente a fare pace con la politica, promuovere una politica seria che sappia dire anche no, riunificare
la comunità, tornare a parlare il linguaggio quotidiano delle persone perbene. «Lavoriamo da subito
per creare un partito centrale che ascolti la nostra gente - ha precisato - con attenzione a gruppi
civici, ad esempio ai Giovani per Pergine, ai laici e a tutti coloro che hanno votato Berlusconi non
trovando in casa alternative accettabili. Saremo decisamente antagonisti al Pdl, a Lega Nord e al
loro populismo, ed alternativi al Pd, dal quale siamo molto diversi». Antagonisti a quel populismo
che continua ad aggirare le istituzioni, ha ribadito il consigliere provinciale Renzo Anderle , al
tavolo assieme al responsabile dell'Upt di valle Guido Orsingher e a Rinaldo Morelli . Il
coordinamento cittadino eletto da 135 votanti su 375 tesserati è composto da Sara Stelzer, Isabella
Oss Pinter, Piera Ianeselli, Daniele Malacarne, Paolo Stefani, Nicola Campestrini, Cesare
Leonardelli, Fabio Margoni e Marcello Parisi . M.A.
L'Adige 29 novembre
LUISA M. PATRUNO Questa mattina al PalaRotari di Mezzocorona Ugo Rossi verrà confermato
per la terza volta alla guida del Patt. Non ci sarà battaglia perché l'assessore provinciale alla salute è
l'unico candidato, visto che negli ultimi due anni è riuscito a sopire ogni dissenso interno. Persino i
più critici verso la linea politica che ha reso stabile l'abbraccio con il centrosinistra di Lorenzo
Dellai sembrano essersi messi il cuore in pace. Devis Tamanini ( nella foto ), il giovane sindaco di
Vattaro che nel 2007 sfidò lo stesso Rossi per la conquista della segreteria del Patt, oggi commenta:
«Io mi sento uno spirito critico all'interno del partito, ma considero questo congresso come una
bella festa di una grande famiglia che vuole presentarsi unita perché l'obiettivo vero del Patt oggi è
il 2013 e la conquista della candidatura alla presidenza della Provincia ed è evidente che il nostro
candidato è Ugo Rossi». «Per questo motivo - prosegue Tamanini - ho deciso di lasciare andare
avanti le idee oggi maggioritarie nel partito. Spetterà a loro dimostrare di riuscire a raggiungere
l'obiettivo. Non avranno più scuse perché ci sono tutte le condizioni interne, con il sostegno di tutto
il partito, ed esterne per riuscirci». Chi mostra una certa insofferenza, avendo coltivato qualche
ambizione personale, poi rimasta frustrata, è il consigliere provinciale Mauro Ottobre, critico verso
la diarchia Rossi-Panizza e l'asse Patt-Upt, ritenendo che agli autonomisti dovrebbero considerare il
partito del presidente Dellai come un concorrente, che pesca in un bacino di voti molto simile,
invece di pensare di stringere un patto di federazione tra i due partiti, come Patt e Upt si sono
impegnati a fare. Tant'è, la linea di Ottobre non ha trovato fino ad ora grande seguito perché il
segretario del Patt, Ugo Rossi, è convinto che solo se Upt e autonomisti riusciranno a rafforzare
l'area di centro della coalizione, unendo le forze, potranno riuscire a impedire che il Partito
democratico riesca a conquistare per un suo esponente la candidatura alla presidenza della Provincia
della coalizione di centrosinistra autonomista, sempre che nel 2013 ci sia ancora la stessa
coalizione. E all'interno dell'area di centro, visto che l'Upt non ha espresso fino ad ora una
personalità di spicco, indiscutibilmente capace di rimpiazzare Lorenzo Dellai, il Patt pensa di poter
competere proponendo il suo Ugo Rossi come leader della coalizione nel dopo-Dellai. «Non c'è
spazio per i giovani - commenta Mauro Ottobre, che si è trovato la strada sbarrata sia per la
segreteria che per la vicesegreteria del partito, - ma vista la mia breve militanza nel partito lascio il
campo libero ai vertici del Patt e auspico che in questi due anni vengano gettate le fondamenta per
un progetto politico forte che sappia coniugare veramente l'innovazione dei giovani e la saggezza
dei veterani del partito».
L'Adige 29 novembre
La nota. La sezione cittadina condanna l'ultimo episodio e chiede sanzioni
Il Patt: «Nelle scuole ordine e rigore»
Dopo il consigliere Upt Anderle e quello della Lega Nord Civettini, sulla vicenda interviene anche il
Patt di Rovereto con una nota del segretario Graziola e del presidente Borghetti: «Quando ci si
ritrova a leggere notizie come queste, dobbiamo fermarci a riflettere su una società che ha perso il
rispetto del prossimo. È inutile giustificare quanto è successo come una "ragazzata", quanto è
successo è un atto di inciviltà». Purtroppo, afferma il Patt, «il perbenismo esasperato di questa
società che ha perso il lume della ragione è sotto gli occhi di tutti. Ormai è da qualche anno che le
scuole stanno diventando un campo di sperimentazione, i problemi di insofferenza e di bullismo li
troviamo gia alle scuole medie. Tutti noi siamo a conoscenza di atteggiamenti e di eccessiva
"vivacità" di tanti ragazzi. La politica, la scuola e le famiglie, devono isolare e stigmatizzare
atteggiamenti di questo genere. Dobbiamo tornare ad essere più decisi e attenti agli atteggiamenti di
insofferenza. Nelle nostre scuole deve tornare l'ordine e il rispetto, deve essere ristabilito il rispetto
dei ruoli anche usando maggiore rigorosità e reinserendo l'educazione civica. Nello stesso tempo è
indispensabile che si trovino nuovi spazi di aggregazione. Chi sbaglia deve pagare, le troppe scuse e
giustificazioni hanno portato all'esasperazione del sistema».
L'Adige 29 novembre
caso «zf marine»
Preoccupazione e serie di critiche dal Pd e dal Patt
Ancora prese di posizione sul caso Zf Marine di Arco. Il circolo del Pd di Arco - con il segretario
Alessandro Betta - esprime «la solidarietà dei suoi iscritti ai circa 150 lavoratori della ZF Marine
Arco Spa, che sono in procinto di perdere il proprio posto di lavoro a causa dei tagli alle spese
richiesti dalla multinazionale tedesca di cui fanno parte. Come ormai è consuetudine in ambito
industriale, per far fronte ai morsi della crisi economica, le soluzioni che si adottano per ridurre le
perdite si limitano esclusivamente al taglio del personale o nel peggiore dei casi alla chiusura degli
stabilimenti, proprio come sta accadendo alla ZF Marine di Arco. Come sempre più spesso avviene
nelle decisioni di vertice delle grandi multinazionali si è preferita la soluzione più sbrigativa, in altre
parole quella di chiudere lo stabilimento più piccolo di Arco per trasferire la produzione a Padova,
senza valutare soluzioni alternative e senza confrontare i risultati e i bilanci degli anni antecedenti
alla crisi delle due società. Si auspica che le istituzioni locali continuino ad interessarsi a questo
problema, non solo per la condizione dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie (per la maggior
parte residenti nell'Alto Garda), ma soprattutto per la negativa ricaduta economica e sociale che si
concretizzerà sul nostro territorio dovuta all'effetto domino che si svilupperà inevitabilmente su
tutta la filiera coinvolta fino ad oggi in questo processo produttivo». «Il nostro territorio - scrive
invece Luca Giuliani del Patt - non è sicuramente terra di conquista per quanto riguarda il settore
secondario, ma lo è sicuramente per il turismo, l'agricoltura e l'artigianato. Dobbiamo slegarci da
modelli imprenditoriali di grandi dimensioni e pensare ad aiutare, spronare, e dirigerci verso una
classe imprenditoriale più famigliare. Aumentare la qualità dei prodotti e dei servizi programmando
attività promozionali e momenti di incontro tra operatori. Valorizzare maggiormente il nostro
territorio qualificandolo dal punto di vista turistico, e programmando manifestazioni con richiamo
nazionale».
L'Adige 29 novembre
Civezzano Ma il sindaco prende le distanze da Panizza: il Comune non darà nulla
Schützen, 40 mila euro al gruppo
CIVEZZANO - Battesimo con la storia, quella ritenuta autentica che per tratti importanti si stacca
dalla storia ufficiale che alimenta il sapere nelle nostre scuole. È stata la prima conferenza
organizzata dalla neonata Kalisberg Schützen Kompanie del capitano Mario Caldonazzi , l'altra sera
a Civezzano, con relatore lo studioso Roberto Bazzanella . «Il Tirolo, terra fra le montagne, e la sua
storia». Un lungo percorso, dai primi secoli dopo Cristo fino ai giorni nostri, raccontati da
Bazzanella in oltre due ore ininterrotte con vocabolario di facile lettura che fa trasparire, ancora
oggi, il disagio di questi Schützen a doversi dichiarare italiani. Anche perché, come spiega l'oratore,
secoli di storia, anche intensamente vissuta, non si possono cancellare. Un percorso dai Longobardi
a Carlo Magno, nel Sacro romano impero e fra le culture germanica e romanza. Dai principi vescovi
e loro «avvocati», fino ai contadini «roncadori» venuti in Tirolo dall'Austria, alla difesa tirolese
degli Schützen con lo Stutzen (il fucile in loro dotazione). Dalla grande fede che lega il Tirolo al
Sacro cuore di Gesù, fino all'impero d'Austria con il dominio bavarese sul Tirolo. E ancora, Andreas
Hofer e la sua fucilazione (20 febbraio 1810) e l'impegno del «traditore» Cesare Battisti. Per
Bazzanella, si tratta di conoscere la storia di questa «terra infra montes» la terra fra i monti e i valori
in essa custoditi, per meglio affrontare le sfide di questo nostro tempo di globalizzazione. Frattanto,
più di 30 degli oltre 150 tesserati alla Kalisberg Kompanie di Civezzano indosseranno la nuova
divisa. Fra loro, tre donne. Tessera per i soci a 20 euro e divise da oltre 2.600 euro l'una, dei quali
circa 400 in carico agli associati. Dal punto di vista economico, garanzie da parte di Luis
Durnwalder , mentre Franco Panizza (l'assessore provinciale alla cultura) mette sul piatto poco
meno di 40.000 euro. Niente dal Comune di Civezzano. Al proposito, presente alla serata assieme
alla vicesindaco Nicoletta Donatoni , il sindaco Stefano Dellai prende le distanze dai 40.000 euro
garantiti da Panizza: «Si potevano destinare ad altre iniziative, magari sostenendo queste
conferenze. Noi garantiremo il contributo ad una prossima pubblicazione storica che il gruppo è
intenzionato a promuovere», assicura Dellai. U. Ca.
L'Adige 29 novembre
Pergine Roberta Bergamo risponde ad Anderle
Il Patt cittadino si dice entusiasta del Patto con Upt e con l'Udc
PERGINE - L'Upt chiama ed il Patt risponde subito ok al patto federativo a tre con l'Udc. Non
appena eletto segretario dell'Unione cittadina, giovedì sera, Alessandro Anderle ha indicato il patto
come prioritario e fondante. Benedetto dal sindaco Silvano Corradi che, rivolto all'assemblea dei
soci Upt, aveva detto: «Questa alleanza può aiutarci, in modo da realizzare un patto forte di centro a
Pergine». Ieri ha preso posizione Roberta Bergamo , la presidente del Patt cittadino. «Abbracciamo
il patto federativo, l'abbiamo più volte auspicato, è nella natura del nostro partito e risponde al
sentire moderato della nostra città. Noi puntiamo ad una vera coalizione politica di centroautonomista da introdurre anche nell'amministrazione municipale. La nostra collocazione - ha
continuato Roberta Bergamo - non può che essere centrale ed il patto auspicato si pone in posizione
alternativa al Pd. Quanto dichiarato da Anderle ai soci dell'Upt in assemblea consente finalmente di
capire con chiarezza che anche altri seguono la nostra linea di centro, vicina alla gente e legata al
territorio. A noi fa piacere che alla guida dell'Upt sia andato un giovane, è un passaggio
generazionale che abbiamo conosciuto anche noi in anni recenti».
L'Adige 30 novembre
Confermato l'asse con l'Upt
Patt, nel 2013 Rossi per il posto di Dellai
Il Patt si sente forte e grazie al patto di ferro con l'Upt coltiva l'ambizione di esprimere il candidato nel caso specifico il segretario Ugo Rossi - alla successione di Dellai nel 2013. «Siamo un partito
importante, dovremo crescere per diventare determinante», ha detto Rossi al congresso a
Mezzocorona.
L'Adige 30 novembre
LUISA MARIA PATRUNO Il Patt si sente forte, soprattutto perché, per la prima volta dopo tanto
tempo, riesce a presentarsi unito al suo interno e non più preda dei personalismi, come dimostra la
candidatura unica del segretario uscente Ugo Rossi, che ieri al PalaRotari di Mezzocorona è stato
rieletto per acclamazione dal congresso per un terzo mandato. L'assessore-segretario ha parlato
emozionato davanti a una sala piena di gente - per gli organizzatori un migliaio di presenze - di un
partito in crescita, elencando i risultati raggiunti negli ultimi due anni e soprattutto l'obiettivo.
«Oggi - ha detto Rossi al congresso - siamo un partito importante, dovremo crescere ancora per
diventare un partito determinante». Il patto con l'Upt per il 2013. Il Patt è pronto a contribuire con i
suoi numeri a rafforzare l'area di centro che l'Upt da sola difficilmente può rendere competitiva
rispetto al Partito democratico nella battaglia interna per la conquista della leadership della
coalizione, in vista del dopo-Dellai, ovvero delle elezioni provinciali del 2013. Le Stelle alpine non
solo sono ben consapevoli di questo ma sono decise a costruire «una forte partnership con l'Upt»
coltivando l'ambizione di poter affidare a un autonomista - nel caso specifico allo stesso Ugo Rossi
- il compito di esprimere il candidato alla successione del governatore in carica che rappresenta
l'area di centro-autonomista da far digerire al Pd. «Patt e Upt - ha sottolineato ieri Ugo Rossi rappresentano insieme la parte maggiore dell'elettorato che sostiene la maggioranza oggi al governo
della Provincia. Guardiamo quindi con estrema attenzione agli sviluppi e alle idee che si muovono
nel partito di Dellai, che resta il nostro più importante interlocutore. Siamo pronti a firmare con
l'Upt un patto forte, anche federativo, che garantisca l'esistenza dei due partiti e nel medio periodo si sperimenterà già qualcosa nelle comunali 2010 - un impegno inequivocabile a stabilire
reciprocamente procedure comuni e univoche rispetto alle scelte di aggregazione e di leadership per
avere anche nella prossima legislatura il ruolo preminente dell'area politica Patt-Upt. E proprio la
prospettiva di avere una chance per conquistare piazza Dante, attraverso l'accordo con il partito di
Dellai, che oggi non può vantare per la successione figure di spiccata e indiscussa personalità (salvo
il solito Diego Schelfi della cooperazione) ha convinto anche l'opposizione interna al Patt a
sostenere i vertici del partito. Il Pd alleato leale, per il momento. Ugo Rossi ha ripetuto ieri che il
Patt considera il Partito democratico un alleato leale, ma ha precisato anche che il fatto di fare parte
oggi della stessa coalizione non vuol dire che gli autonomisti abbiano fatto una scelta di campo. Ieri
a Mezzocorona non si è fatto vedere nessun rappresentante del Pd. Il segretario provinciale Michele
Nicoletti era malato ma, evidenzia il capogruppo del Patt in consiglio provinciale, Michele
Dallapiccola, con un cenno polemico: «Non è venuto nessuno dei colleghi consiglieri del Pd, eppure
sono tanti. Mi dispiace perché li avevo invitati personalmente». Dallapiccola, che si è preoccupato
di organizzare il congresso, era invece molto contento della massiccia presenza di delegati. Così
come numerosa era la rappresentanza dell'Upt. Oltre al presidente Dellai c'erano anche il segretario
Marco Tanas, il capogruppo provinciale Giorgio Lunelli e gli assessori Mellarini e Gilmozzi. L'Udc
era presente con il commissario Ivo Tarolli e l'assessore Lia Beltrami. Ma va detto che se Rossi ha
speso tante parole sul patto con l'Upt, ha quasi ignorato l'Udc, che pur essendo una forza di centro è
anche un partito nazionale che per il Patt non si concilia con l'obiettivo di costruire «una vera
autonomia politica da Roma». Estranei alla Padania. «La Lega - ha detto Rossi - vorrebbe
prospettarci di diventare l'ottava provincia del Veneto. Ma noi trentini veri di padano non abbiamo
mai avuto e non abbiamo nulla. Noi autonomisti trentino tirolesi non accetteremo mai di omologarci
a culture e modelli che non ci appartengono». E gli applausi più forti sono giunti proprio per le
parole contro la Lega di Rossi e del consigliere Ottobre. Applausi per Franco Tretter. In apertura del
congresso è stato trasmesso un video con immagini delle battaglie del Patt nel passato (contro la
Samatec, gli espropri e a difesa dell'autonomia). Più volte s'è visto l'ex leader Franco Tretter, uscito
di scena malamente, ed è stato molto applaudito. Nel ventennale della morte, ricordato anche Enrico
Pruner. Infine, il congresso ha eletto presidente Walter Kaswalder, vicesegretario Sergio Muraro.
Il governatore. Ai vertici autonomisti: «I profeti di sventura avevano torto»
«Il nostro è stato un patto vincente»
«La collaborazione preziosa del Patt garantisce il governo del Trentino e di molte amministrazioni
comunali. Il Patt è uno dei pilastri fondamentali dell'assetto politico della Provincia». Con queste
parole il governatore Lorenzo Dellai ieri mattina ha blandito la platea del congresso autonomista nel
breve saluto con il quale ha ringraziato le Stelle alpine per la scelta di campo non facile fatta in
occasione delle elezioni provinciali del 2008, quando una parte del partito spingeva perché il Patt
abbandonasse invece Dellai per schierarsi al fianco della Lega nord a sostegno del candidato del
centrodestra Sergio Divina. Il segretario Ugo Rossi, oggi membro della nuova giunta Dellai, e
l'assessore riconfermato Franco Panizza, assieme al presidente Walter Kaswalder, furono
determinanti per la decisione di tenere il Patt nella coalizione di centrosinistra autonomista e a
lasciare il partito furono Franca Penasa, poi transitata nella Lega nord con la quale è stata eletta in
consiglio provinciale, e l'ex deputato Giacomo Bezzi, per il momento sparito dalla scena politica.
«C'era chi profetizzava - ha detto il presidente Dellai - le prospettive più nere: un Patt assorbito
dalla Lega e assolutamente succube e ininfluente. Ora si è dimostrato che quei profeti di sventura
avevano torto e la vostra classe dirigente aveva ragione». Il segretario dell'Upt, Marco Tanas, ha
aggiunto: «L'Upt si sente sinceramente legata da un sentimento di fratellanza con gli autonomisti e
vuole rafforzare questa collaborazione».
Il dibattito. Applausi alla giovane Boller che richiama il partito alla tradizione
Pellegrini: «No inceneritore e no Tac»
L'intervento di Daiana Boller , 27 anni, di Vattaro, coordinatrice del Movimento giovanile del Patt,
è stato tra i più applauditi. Nel suo bel vestito tradizionale con le rose rosse, la giovane autonomista,
laureata in storia, ha insistito sull'identità, i valori, l'Euregio, la trentinità e ha invitato al recupero
della toponomastica tradizionale. Ma non ha esitato anche a criticare i vertici del Patt sul doppio
incarico del segretario-assessore (in deroga allo statuto del partito) non condiviso dal Movimento
giovanile, e attaccare il principale alleato, l'Upt, che «è ancora in cerca di una sua identità e non
sanno neanche loro cosa vogliono fare». Il sindaco di Lavis, Graziano Pellegrini , ha preso poi la
parola per invitare il Patt a prendere posizione contro l'inceneritore, la realizzazione della Tac (la
linea ferroviaria ad alta capacità che Rossi aveva poco prima benedetto), contro la quale il consiglio
comunale di Lavis si è già espresso, e contro le Comunità di valle. Il capogruppo provinciale e
presidente dell'assemblea congressuale, Michele Dallapiccola, ha risposto che il partito rifletterà su
queste sollecitazioni ma non può essere il congresso a esprimersi. Oliviero Vanzo , presidente
dell'Unione famiglie trentine all'estero, ha chiesto invece un impegno al Patt per ripristinare il
finanziamento pubblico all'associazione. «Presenteremo un emendamento alla Finanziaria» ha
promesso Dallapiccola. Infine, Marcello Caravello , un «non trentino iscritto al Patt» ha invitato il
partito ad aprirsi di più a chi viene da fuori provincia.
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 30 NOVEMBRE
Oggi pomeriggio a Milano
SIGLATO DA DELLAI, TREMONTI E CALDEROLI L'ACCORDO SUL FEDERALISMO
FISCALE
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, ha siglato questo pomeriggio a
Milano con i ministri all'economia Giulio Tremonti e alla semplificazione Roberto Calderoli l'
intesa che apre la strada anche in Trentino al federalismo fiscale e al conseguente nuovo modello di
finanza provinciale. In mattinata la Giunta provinciale aveva dato il via libera con delibera al testo
dell'intesa, necessaria al fine di procedere alla modifica del Titolo VI dello Statuto in tema di norme
finanziarie. "Avremo qualche risorsa in meno ma anche qualche ambito di autonomia in più - ha
commentato il presidente Lorenzo Dellai - . Saremo chiamati in futuro ad una ancora maggiore
assunzione di responsabilità, e baseremo la nostra Autonomia ancora più fortemente nella gestione
dei 9/10 di tutte le imposte. L'accordo di oggi ci conferma comunque nella nostra decisione di
confrontarci con il governo in maniera costruttiva, pur senza modificare il nostro giudizio di fondo
sul federalismo fiscale."
La firma di oggi giunge al termine di una serrata trattativa fra la Provincia autonoma di Trento
(assieme a quella di Bolzano e alla Regione) e il Governo, durata diversi mesi. Dopo l'approvazione
della legge 42 sul federalismo fiscale, che ha tracciato il quadro di riferimento, la Provincia ha
scelto di avanzare delle proposte concrete per applicare quanto deciso dallo Stato in Trentino. Va
ricordato che il titolo VI dello Statuto di Autonomia può essere modificato (a differenza delle altre
parti dello Statuto) solo da una legge "rinforzata", un provvedimento cioè dello Stato, di natura non
costituzionale, adottato previa intesa con le due Provincie autonome. L'accordo siglato oggi
rappresenta appunto l'intesa in questione, e fissa i "cardini" su cui si baserà la modifica del titolo VI.
Spetta adesso al Governo inserire l'accordo - come emendamento - nella nuova Finanziaria.
"Con questa intesa - ha detto Dellai dopo la firma di questo pomeriggio a Milano - si intende dare
attuazione alla legge sul federalismo fiscale, una legge che abbiamo sempre contestato, posto che
per noi comporterà comunque un danno sotto il profilo delle entrate. Al tempo stesso però abbiamo
sempre ritenuto preferibile prendere l'iniziativa e inserire questo ragionamento all'interno di
un'intesa globale che potesse ridefinire per i prossimi 15-20 anni l'assetto dei rapporti finanziari con
lo Stato."
Si è giunti quindi a delineare un nuovo equilibrio fra Provincia autonoma e Governo, che
comporterà per il Trentino qualche rinuncia ma anche qualche nuova attribuzione autonomistica. Da
un lato spariranno la quota variabile, la somma sostitutiva dell'Iva all'importazione come pure la
possibilità di partecipare alle leggi di riparto nazionali, eccezion fatta per i fondi comunitari; per
converso la Provincia si vedrà innanzitutto estendere il principio del ritorno dei 9/10 delle imposte a
voci finora non previste (ad esempio le accise per gasolio per il riscaldamento). Lo Stato inoltre ha
sbloccato la corresponsione degli arretrati, (circa 4 miliardi di euro) che inizieranno ad essere pagati
con rateizzazione a partire dal prossimo anno. Ed ancora: lo stesso Patto di stabilità verrà calcolato
a saldo anziché sulle previsioni di spesa. Infine, lo Stato si impegna con questo accordo a
considerare chiuse in maniera definitiva tutte le questioni di cui sopra, che da tempo attendevano
una compiuta definizione.
Sul piano delle nuove competenze, sono previste deleghe alle Province in tema di università e
ammortizzatori sociali.
"L' accordo è di tipo onnicomprensivo e potrà essere modificato solo d'intesa fra le parti - ha
chiosato questo a questo proposito il presidente Dellai - ponendo quindi le finanze provinciali al
riparo da eventuali altre richieste di rinegoziazione da parte dello Stato con le prossime
Finanziarie."
Scheda: il nuovo modello di finanza provinciale
Il nuovo modello di federalismo fiscale delineato, in conformità a quanto previsto dallโ€™art. 119 della
Costituzione, dalla legge n. 42/2009 ha stabilito allโ€™art. 27 lโ€™obbligo anche per le autonomie speciali
di concorrere โ€œal conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà ed allโ€™esercizio dei
diritti e doveri da essi derivanti, nonché al patto di stabilità interno e allโ€™assolvimento degli obblighi
posti dallโ€™ordinamento comunitarioโ€.
La necessità di adeguamento delle norme fondamentali della finanza provinciale al nuovo contesto
istituzionale ha richiesto una più ampia revisione del modello autonomistico, finalizzata al recupero
dello spirito originario dello Statuto, che individuava nelle devoluzioni di tributi erariali in quota
fissa lโ€™elemento costitutivo di una solida autonomia finanziaria, nonché al contenimento al minimo
dei margini di incertezza legati alle procedure di definizione delle poste maggiormente connesse
alla contrattazione con il Governo o comunque non più coerenti con il nuovo modello del
federalismo fiscale.
In assenza di un forte ruolo propositivo volto a salvaguardare le specificità e le prerogative di rango
costituzionale in termini di autonomia finanziaria contenute nello Statuto, assicurando nel contempo
una crescita e valorizzazione della sfera di autonomia finanziaria della Provincia in termini di poteri
tributari e di sfera di libertà di utilizzo delle risorse, lโ€™attuazione del federalismo fiscale la Provincia
avrebbe subito un forte impatto finanziario negativo, per il venir meno delle poste di bilancio non
più coerenti con il nuovo modello federalista.
Inoltre, il concorso agli obiettivi di finanza pubblica avrebbe determinato lโ€™assunzione di oneri
connessi al trasferimento/delega di funzioni statali per circa 100 milioni.
Il nuovo modello finanziario delineato dallo schema di accordo raggiunto con lo Stato consente di
armonizzare lโ€™ordinamento finanziario della Provincia al nuovo assetto derivante dal processo di
attuazione del federalismo fiscale, e, nel contempo, di salvaguardare le specificità e le prerogative
di rango costituzionale in termini di autonomia finanziaria contenute nello Statuto.
Il nuovo modello si fonda infatti sulla valorizzazione delle piene potenzialità dello Statuto con
lโ€™acquisizione di tutti i gettiti prodotti dal sistema trentino, recuperando quelli attualmente non
spettanti o non ripartibili territorialmente, rivalutando il principio fondamentale posto a base dello
Statuto che vedeva nelle devoluzioni di tributi erariali lโ€™elemento costitutivo dellโ€™autonomia
finanziaria.
Lโ€™applicazione di tale principio comporta il ripristino del quadro originario delle entrate statutarie,
costituito da un modello di finanziamento fondato su un nucleo duro costituto dalle
compartecipazioni in quota fissa ai tributi erariali afferenti il territorio provinciale, predefinite
statutariamente nella loro misura, a beneficio della certezza e della programmabilità delle risorse.
Il nuovo assetto finanziario vede notevolmente incrementata la propria interdipendenza con
lโ€™andamento dellโ€™economia locale, comportando una sempre maggiore responsabilità
dellโ€™amministrazione provinciale nel promuovere ogni azione volta a garantire al territorio trentino
prospettive di crescita sostenibile, perché solo con la crescita potrà essere potenziato e incrementato
il livello delle risorse a disposizione della Provincia.
Viene inoltre previsto lo sblocco delle quote variabili già definite a livello tecnico (2000-2005 per
un totale di 1,5 miliardi) oltre alla definizione di tempi certi per la definizione delle ulteriori quote
dovute sino allโ€™anno finanziario 2009. Sono stabiliti tempi certi per lโ€™erogazione, in tranches, delle
somme spettanti, con notevoli vantaggi in termini di programmazione di bilancio.
In luogo degli attuali meccanismi di quantificazione delle somme spettanti quale rimborso degli
oneri sostenuti dalle Province dal 2003 per lโ€™esercizio delle funzioni delegate dallo Stato, le cui
difficoltà e lungaggini hanno di fatto annullato le effettive erogazioni Statali a tale titolo, viene
definito un importo forfetario pari a 50 milioni annui, in linea con quanto sin qui effettivamente
previsto nei documenti di bilancio.
Uno degli elementi qualificanti dellโ€™accordo è il coinvolgimento della Provincia nelle attività di
accertamento dei tributi sulla base di indirizzi e obiettivi strategici definiti attraverso intese con il
Ministro dellโ€™Economia e delle finanze ed i conseguenti accordi operativi con lโ€™Agenzia delle
Entrate.
Ulteriori elementi qualificanti del nuovo modello finanziario sono:
la definizione della partecipazione della Provincia al patto di stabilità secondo il meccanismo dei
saldi di bilancio, già previsto dalla legge finanziaria dello Stato per il 2007, ma mai attuato. Il
superamento del principio dei tetti di spesa dovrebbe consentire una programmazione finanziaria
meno soggetta ai vincoli di natura esterna ed un conseguente dimensionamento delle risorse più
aderente alla reale autonomia della finanza;
lโ€™ampliamento dei margini di operatività della leva tributaria (variazione delle aliquote, deduzioni,
agevolazioni ed esenzioni), anche sui tributi compartecipati, con conseguente possibilità di ridurre
od incrementare lโ€™imposizione in base alle politiche fissate a livello locale;
la possibilità per la Provincia di istituire nuovi tributi locali nelle materie di propria competenza.
Nel caso di tributi locali istituiti con legge dello Stato, la legge provinciale può consentire agli enti
locali di modificare le aliquote e di introdurre agevolazioni, esenzioni e deduzioni;
lโ€™attivazione, a partire dal 1 gennaio 2011, del nuovo meccanismo di accredito diretto dei gettiti
erariali spettanti alla Provincia, eliminando lโ€™intermediazione del Ministero dellโ€™Economia.
Il nuovo modello finanziario conferma infine il concorso finanziario della Provincia al riequilibrio
della finanza pubblica mediante lโ€™assunzione di oneri relativi allโ€™esercizio di funzioni statali, anche
delegate, definite dโ€™intesa con il Ministero dellโ€™Economia e delle Finanze, nonché con il
finanziamento di iniziative e di progetti, relativi anche ai territori confinanti, complessivamente in
misura pari a 100 milioni di euro annui a decorrere dallโ€™anno 2010 per ciascuna provincia.
L'Adige 01 dicembre
Il federalismo taglia 550 milioni l'anno
Accordo Stato-Provincia: cancellati molti trasferimenti
LUISA MARIA PATRUNO [email protected] Il federalismo fiscale costerà al Trentino una
riduzione secca dei trasferimenti da parte dello Stato di 550 milioni di euro l'anno, a cominciare dal
prossimo. Se si considera che il bilancio della Provincia di Trento è di 4.550 milioni di euro
(finanziaria 2010), si capisce che si tratta di un taglio tutt'altro che trascurabile, che peserà sulle
casse dell'autonomia negli anni a venire. L'accordo finanziario tra Stato e Provincia di Trento
(insieme a quella di Bolzano), che diventerà emendamento alla legge finanziaria nazionale e darà
attuazione ai principi del federalismo fiscale, è stato siglato ieri pomeriggio a Milano - simbolica
sede del verbo leghista - dai ministri all'Economia, Giulio Tremonti, e alla Semplificazione, Roberto
Calderoli, con il presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, e il collega bolzanino Luis
Durnwalder. I tagli per 750 milioni di euro. Spariscono quasi tutti i trasferimenti che non sono
compresi nei 9 decimi delle imposte riscosse in provincia di Trento garantiti dallo Statuto di
autonomia, fatti salvi i 50 milioni di euro l'anno per funzioni statali delegate, che rimangono
(viabilità statale, motorizzazione civile, collocamento al lavoro, catasto e opere idrauliche). Per il
resto, viene cancellata la quota variabile delle imposte pari a 270 milioni di euro; la somma
sostitutiva sull'Iva all'importazione, che vale 300 milioni di euro; i trasferimenti statali per leggi di
settore (edilizia, istruzione, sanità e politiche sociali) per 80 milioni di euro. Graveranno invece
come costi aggiuntivi al bilancio provinciale gli oneri - altri 100 milioni - per nuove deleghe che
saranno trasferite dallo Stato alla Provincia. In totale dunque i minori trasferimenti arrivano a 750
milioni di euro. Deleghe su Università di Trento e ammortizzatori sociali. Il Trentino ha chiesto le
deleghe in materia di Università (si assumerà tutti i costi di finanziamento dell'Università di Trento
che oggi sono a carico dello Stato) e le funzioni di gestione degli ammortizzatori sociali, ivi
compresa la possibilità di avvalersi dell'Inps sulla base di accordi con questo. La Provincia di
Bolzano ha chiesto deleghe diverse su Rai Bozen, Poste, scuola. Per rendere operative le nuove
regole sarà necessaria l'approvazione di specifiche norme di attuazione su cui sarà chiamata ad
esprimersi la Commissione dei 12. L'emendamento alla Finanziaria prevede che le norme siano
approvate entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge. Comuni di confine. All'interno dei 100
milioni di oneri aggiuntivi per nuove deleghe figurano anche i 40 milioni che ciascuna delle due
Province di Trento e Bolzano dovrà destinare a progetti di collaborazione con i comuni di confine
delle Regioni a statuto ordinario (Veneto e Lombardia). Quella che era nata come un'iniziativa del
presidente trentino Dellai per placare il governatore veneto Galan, che accusava le vicine autonomie
speciali di essere troppo ricche e privilegiate, viene ora istituzionalizzata nel patto che disciplina le
relazioni finanziarie fra Trentino e Stato ed estesa anche all'Alto Adige. Aumentano i 9 decimi di
200 milioni. L'accordo, in compenso, aumenta la quota fissa dei 9 decimi delle imposte (nel 2009 è
stata di 3 miliardi e 700 milioni) di altri 200 milioni di euro, facendovi rientrare il gettito delle
accise sul gasolio da riscaldamento, benzina e oli da autotrazione, l'Ires (imposta sui redditi delle
persone giuridiche), le quote sul gioco e altre. Sbloccati gli arretrati. Lo Stato sblocca i trasferimenti
delle «quote variabili» arretrate non ancora pagate, per circa 1,5 miliardi di euro più quanto dovuto
sulle leggi di settore (50 milioni dal 2003) ovvero 400 milioni di euro e altri crediti per un totale di
4 miliardi . Saranno pagati a rate di 250 milioni l'anno fino al 2018. Questo compenserà per i primi
anni le minori entrate. I tagli previsti da questo accordo non andranno comunque a stravolgere il
bilancio provinciale già predisposto per il 2010, perché erano attese queste minori entrate. Nuovi
tributi locali. Si prevede la possibilità della Provincia di istituire nuovi tributi locali (comunali) e
modificare le aliquote dei tributi locali istituiti con legge statale (esempio Irap) nei limiti delle
aliquote superiori definite dalla norma statale. «C'è un'impostazione molto centralista - ha
commentato però il presidente Dellai - sull'autonomia fiscale». Intesa sui controlli fiscali. Il nuovo
sistema statutario delle relazioni finanziarie firmato ieri tra Stato e Province di Trento e Bolzano
prevede anche che «le attività di accertamento dei tributi nel territorio delle due province sono
svolte sulla base di indirizzi e obiettivi strategici definiti attraverso intese tra ciascuna Provincia e il
ministro dell'Economia». «Gli accertamenti - spiega Dellai - saranno tarati sulla realtà trentina
perché vogliamo un fisco amico delle imprese».
Rossi: «È una giornata di lutto per l'autonomia, ma abbiamo ridotto i danni»
In una nota congiunta, tutti i capigruppo consiliari di maggioranza (Giorgio Lunelli, Roberto
Bombarda, Luca Zeni, Michele Dallapiccola, Bruno Firmani, Luigi Chiocchetti, Mario Magnani)
hanno espresso ieri «pieno sostegno all'iniziativa del governatore e della giunta provinciale per
quanto riguarda l' "intesa" con il Governo nazionale rispetto all'applicazione, per il Trentino, delle
norme previste dalla riforma sul Federalismo fiscale». «L'accordo firmato oggi - scrivono rappresenta un passaggio strategico per la difesa della nostra autonomia speciale che viene
ulteriormente riconosciuta e valorizzata attraverso i nuovi meccanismi di definizione delle entrate
finanziarie e l'acquisizione di ulteriori competenze». Il segretario del Patt, Ugo Rossi ( nella foto ),
parla invece di «giornata di lutto per l'autonomia: ora si capisce che il federalismo fiscale per noi
significa oltre 500 milioni in meno. Per fortuna siamo riusciti a ridurre i danni con un'operazione di
grande accortezza e responsabilità».
L'Adige 01 dicembre
PERGINE - Bocce ferme ieri per il nuovo ospedale Villa Rosa, dopo tanti anni d'attesa e di
incertezze sul suo ruolo definitivo. Sarà polo ospedaliero provinciale con 108 letti per le degenze ed
altri 24 di day hospital per riabilitativo per cardiologia e cerebrolesioni, dotato d'un apposito reparto
di degenza per i pazienti in stato vegetativo permanente. Le nuove specializzazioni si aggiungono a
quelle già in praticate nel Villa Rosa attuale (dove i letti sono 65) per motulesi e neurolesi. Inoltre,
nel nuovo ospedale sarà attrezzato un apposito settore per la risonanza magnetica nucleare (Rmn). Il
punto fermo, ieri, durante un confronto tra il titolare della sanità trentina Ugo Rossi , assieme
all'ingegnere Alessandro Zanoni (responsabile del progetto speciale grandi opere civili provinciali),
ed amministratori locali, il sindaco Silvano Corradi e l'assessore alla sanità Renato Tessadri ( a
destra nella foto, con Corradi e Rossi ). «Mi sono assunto ufficialmente un duplice impegno - ha
dichiarato Rossi - di portare entro metà dicembre in giunta provinciale una deliberazione che
ufficializza il polo riabilitativo e ne indica tutte le caratteristiche, e di dare come obiettivo
all'Azienda sanitaria la fine dei lavori entro il 2010 e il trasferimento nel nuovo ospedale entro la
metà del 2011. Nella deliberazione inserirò tutte le funzioni, di tipo riabilitativo motorio,
respiratorio, neurologico più le nuove in campo cardiologico e per le cerebrolesioni. La
riabilitazione a carattere intensivo degli stati vegetativi dovuti a gravi lesioni cerebrali prevede letti
appositi per degenze, in modo che i pazienti possano godere di ogni ausilio adatto a mantenere
elevata la qualità della loro vita il più possibile. Nella filiera sanitaria trentina che attualmente se ne
occupa, in Rsa o a domicilio, manca un certo numero di posti letto ospedalieri, che sono individuati
a Pergine dove sarà portata anche la Rmn». Il commento di Corradi: «Si doveva smettere con la
tecnica del rilancio praticata negli anni scorsi, quando si chiedevano sempre cose nuove. Noi
vogliamo aperto l'ospedale e poi penseremo ad introdurvi ulteriori specializzazioni. L'apertura stava
slittando da troppo tempo». La prima pietra è del 1989, il volume del costruito finale sarà di
105.000 metri cubi. Non ha trovato risposta ieri un'annosa richiesta perginese ovvero l'introduzione
nella struttura d'un centro di formazione permanente per operatori nelle specialità praticate. La
risposta di Rossi: «L'Azienda sanitaria provinciale ha già l'obiettivo di verificare le attività
didattiche complessive. Prima è meglio aprire l'ospedale, ma nel frattempo si prepara il progetto
didattico». Tessadri valuta un ulteriore aspetto della vicenda: «Il nuovo ospedale ci consentirà di
aprire la città ai pazienti, cancellando per sempre la barriera che separa lo spazio ex manicomiale
dove il Villa Rosa nuovo è sorto e la città, inoltre garantirà un indotto economico di rilievo in
termini occupazionali con ricadute sulle attività cittadine». Il costo complessivo dell'ospedale,
calcolato ieri, si attesta sui 45 milioni di euro. Due per la sola Rmn. Ora sta per finire il terzo lotto
dei lavori, relativi al reparto degenze. Nella primavera 2010 l'appalto del quarto ed ultimo per arredi
esterni, parcheggi e viabilità, con fine lavori entro l'anno. M. A.
L'Adige 01 dicembre
Flaim e Osele replicano: al ballottaggio
Come nel 2000. Solo 44 voti di differenza. Patt primo partito, poi il Pd
GUIDO SMADELLI CLES - Come da pronostico è ballottaggio tra Giorgio Osele , sindaco
uscente, e Maria Pia Flaim , primo cittadino dal 1995 al 2000. Il verdetto dell'urna è chiaro:
sostanziale pareggio tra i due sfidanti, con Flaim che raccoglie 1.419 voti e Osele nelle immediate
vicinanze (1.375: 44 voti in meno), mentre più distanziato segue Marcello Graiff , a capo della
coalizione di centrodestra, che totalizza 933 voti. Escono invece di scena già al primo turno
Donatella Benvenuti di «Uniti per Cles» (117 voti) e Marco Dusini di «Intesa progressista» (115),
forza presente da quasi vent'anni in consiglio, in maggioranza sia con Flaim sia con Osele, che
scompare per ora dalla scena politica clesiana. Il Patt (per Osele) si conferma primo partito clesiano,
con il 19,42% (730 voti), cui andrebbero aggiunti i 265 raccolti dalla lista «Autonomisti per Cles»,
capeggiata dall'assessore uscente Ruggero Mucchi : già annunciata da tempo l'unificazione delle
due liste in un unico gruppo consiliare. Al secondo posto si piazza il Pd (per Flaim), con il 17,98%
dei consensi (676 voti): realtà che si presenta per la prima volta agli elettori clesiani, a seguito di un
circolo costituito pochi mesi fa, e che si presenta come interlocutore forte dell'amministrazione
clesiana, a prescindere dall'esito del ballottaggio fissato per domenica 13 dicembre. Le tre liste
hanno schierato candidati forti: capolista del Patt è Andrea Paternoster , il più votato (247
preferenze), non c'era capolista nel Pd, ma Flavia Giuliani (ex consigliere della Margherita, in corsa
alle elezioni provinciali per il Pd) ha raccolto 212 consensi. Comunque vadano le cose, per loro il
posto in aula è assicurato. Così come per il già citato Ruggero Mucchi , capolista degli
«Autonomisti per Cles», 135 preferenze. Alle spalle dei «big» tante liste civiche, e tra queste ha la
meglio il «Gruppo civico di centro per Cles», che raccoglie il 10% (376 voti), nato sui resti della
Civica Margherita staccatasi dal governo Osele lo scorso agosto; il più votato è Luigi Pichenstein ,
assessore all'urbanistica della prima parte dell'ultima legislatura. Al quarto posto «Rinnova Cles»,
con il 9,84% (370), prima forza della coalizione di centrodestra, con capolista Loris Agostini ,
giovane emergente del panorama politico clesiano, anch'egli sicuro di un posto in aula. Un gruppo
che si è mosso alcuni mesi fa, in previsione di una crisi possibile, ed attorno al quale si è costruita
poi la coalizione di centrodestra. Le liste dei due candidati sindaco da ballottaggio pareggiano:
«Ascoltiamo Cles» di Flaim raccoglie 308 voti, «Progetto Civitas» di Osele (dove è confluito l'Upt
di Dellai) 304. Tra 15 giorni si torna a votare, l'esito finale è incertissimo. Di certo per ora è che
finisce «l'era Stablum», storico oppositore di destra che vantava un pacchetto di voti, che nessun
consigliere leghista sarà in consiglio, e che alleanze ufficiali sono quanto mai improbabili.
«Sono onorato e orgoglioso, non me lo aspettavo». Andrea Paternoster del Patt, 247 preferenze, ieri
il più votato. «Posso garantire una cosa: rimango come sono, persone umile, a disposizione di tutti,
e disposta a collaborare con tutti».
«A Cles rimaniamo il primo partito. Sono molto soddisfatto». Franco Panizza è raggiante. Ma non
ha digerito una cosa. «La lettera diffusa dai consiglieri dell'ex Margherita è vergognosa. Se
vogliono denunciare cose poco chiare dicano di cosa si tratta».
L'Adige 01 dicembre
FABRIZIO TORCHIO CLES - L'obiettivo minimo, il 35 per cento, è pressoché raggiunto, visto che
i 1.375 voti fanno segnare un 34,73%. Ma l'ex sindaco Giorgio Osele , segretario comunale 47enne
da dieci anni in politica, si definisce solo «parzialmente soddisfatto» dell'esito delle urne, visto che
quello scarto di 44 voti rispetto a Maria Pia Flaim proprio non se lo aspettava. «Puntavamo al
40%», ammette Osele senza tradire la delusione, prima del pranzo in compagnia di Salvatore
Ghirardini , Franco Panizza ed altri al «Flamingo», il locale del candidato del Patt Andrea
Paternoster (247 preferenze). Se è una delusione parziale, nel volto di Panizza si tramuta in
ostentato ottimismo: almeno sulla carta - ragiona l'assessore provinciale - le possibili affinità con gli
elettori di Marcello Graiff dovrebbero favorire la coalizione Patt-Autonomisti-Civitas a discapito di
Flaim. Ad ogni modo, se gli autonomisti escono dalle urne come il primo partito di Cles, fra una
pizza e una birra c'è spazio per un primo bilancio. Per capire dove sono finiti quei duecento voti
che, in teoria, avrebbero dovuto fare la differenza, e per cominciare a pianificare la «campagna
acquisti» di Santa Lucia per il ballottaggio del 13 dicembre. Osele, qual è il bilancio del voto?
«Dopo l'incontro pubblico con Graiff mi ero prefigurato il ballottaggio ma mi aspettavo di essere
davanti a Maria Pia Flaim, non dietro di lei». Le cause? «Siamo partiti con una lista nuova di
riferimento Upt e la Margherita dall'altra parte che ci ha attaccato imbarazzando entrambi gli
schieramenti. Questo probabilmente ha pagato, perché la gente si fa anche convincere». Ma non si
riferisce a Flaim. «Lei ha avuto un atteggiamento rispettoso, ma qualcuno che ha fatto attacchi c'è
stato». Qualcuno aveva parlato di vittoria al primo turno. «Numericamente l'obiettivo minimo era il
35% ma l'ambizione era il 40». Quali voti sono mancati? «Si tratta di alcune persone che non lo
hanno garantito, qualche autonomista c'è, ma parlo anche della lista Civitas. Comunque, cinque anni
fa qualcosa il Patt ha pescato nel serbatoio di voti della destra e ora lo ha restituito». Si imputa degli
errori? No, nessun errore. Rifarei le cose che ho fatto. La nostra è una linearità basata sul
programma, ma evidentemente non siamo riusciti a comunicare quello che volevamo». Eravate gli
unici assenti ai gazebo in piazza. «Non volevamo importunare le persone e le abbiamo contattate in
modo diverso per una questione di rispetto». La destra di Graiff ha raccolto 933 voti, il 23,57%.
Avviate le trattative? «Quello della destra è un buon risultato, esprime una parte importante
dell'elettorato. Parleremo con tutti quanti». Anche con la Lega Nord? «Certi scenari sono difficili da
prefigurare». Si può dialogare al punto da modificare qualche obiettivo? «Perlomeno, con il voto è
stata fatta una specie di referendum sul traforo, un segnale forte di condivisione sulla variante est
c'è». L'ha chiamata qualcuno da Trento? «Ho sentito Marco Tanas quando c'erano i primi risultati».
Ha incontrato Maria Pia Flaim? «Sì, ci siamo salutati e ci siamo fatti reciprocamente i
complimenti». Osele contro Flaim, come nel Duemila. «Proprio come dieci anni fa, ma a parti
invertite: allora era lei il sindaco uscente. Ed io il giovane candidato senza esperienza...».
L'Adige 01 dicembre
Le preferenze Alle urne più elettrici che uomini, ma i voti «rosa» disegnano un'aula maschile
E in consiglio entrano solo due donne
CLES - C'è già chi, indipendentemente dall'esito del ballottaggio, ha certezza di sedere in consiglio
comunale. Ad esempio lo sono Andrea Paternoster (Patt), che con 247 preferenze è il più votato,
il collega Emanuele Odorizzi (120) e Ruggero Mucchi (135), del gruppo Patt uscente, anche se il
secondo è capogruppo degli «Autonomisti per Cles». Certezza in caso di vittoria hanno anche
Massimiliano Girardi , volto nuovo del Patt (118), Rosario Poletti , ex assessore alla cultura del
C6 (96), mentre nella lista «Progetto Civitas» di Osele il più premiato è l'ex vigile urbano e capo dei
Nuvola Giorgio Debiasi (51 preferenze). In casa Flaim, sono certi Flavia Giuliani (212 preferenze),
il responsabile del Pd clesiano Luciano Bresadola (116), il consigliere uscente Luigi Pichenstein del
Gruppo civico di centro (102): e in caso di vittoria anche il medico ospedaliero Mario Meggio
(Gruppo di centro) e per il Pd l'ex direttore della Casa di riposo Mario Chini , appaiati a quota 98. Il
più votato della lista «Ascoltiamo Cles» di Flaim, è Roberto Luchini , ex insegnante. Tutto chiaro
probabilmente nelle file del centrodestra: oltre a Marcello Graiff a Palazzo Assessorile dovrebbero
approdare Loris Agostini della civica «Rinnova Cles» (86 preferenze) e Vito Apuzzo del Popolo
delle libertà (74). Per Intesa progressista niente consiglio per Marco Dusini e Luisa Larcher , la più
votata con 36 consensi, tallonata dagli ex consiglieri di precedenti legislature Giorgio Bianchini e
Mario Gaio , 19 ciascuno. Come in ogni tornata elettorale c'è chi ha raccolto poco o niente. Un
niente che vede cinque candidati a quota zero preferenze (tre in Intesa progressista, uno in Uniti per
Cles, uno nel Pdl), tre sono quelli «premiati» da un solo voto. Di un'altra cosa c'è certezza: si sono
recati alle urne 4.040 elettori, di cui 1.944 maschi e 2.096 femmine. Ma risultano solo 1.119, in
totale, le preferenze assegnate a candidati femmina (delle quali 369 nella sola lista del Pd). Ma
nonostante questo voto «più femminile» in aula di donne ce ne saranno solo due: Maria Pia Flaim e
Flavia Giuliani. Chiunque vinca, comunque vada, il consiglio comunale clesiano sarà più maschile
che in passato.
AUTONOMISTI PER CLES
MUCCHI RUGGERO 135
LORENZONI GABRIELE 65
CORRAโ€™ GIOVANNI 22
FONDRIEST VINICIO 20
COLLER CIRO 19
RIZZI ELIO 17
DALPIAZ FRANCO 12
CIARDI PAOLO 11
LOFFREDO CLAUDIO 11
ZANOLINI PAOLO 11
MAINES VANESSA 10
LEONARDI ROBERTO 9
LEONARDI ALMA 8
LORENZI SONIA 7
PENASA IVANA 7
TORRESANI ANNALISA 7
CHILOVI VERONICA 6
LEGA NORD
BERTOL RENZO 38
ZUCAL MARCO 32
PANCHERI GIANNI 20
ARNALDI CLAUDIO 18
SELBER DENNIS 15
DI GUGLIELMO GIOVANNI 14
ONGARI MAURO 14
CANINI DANILO 11
MORTEN CARMELINA 9
DIPIERRO ELVIRA 7
BORGHESI ANTONIO 7
MARCHI CELESTINA 6
DESIMINI MARIO 6
ARCOPINTO CHRISTIAN 5
GIACOMOLI CRISTIANA 4
GOTTARDO ORAZIO GINO 4
SORTINO ROSA 2
INTESA PROGRESSISTA
LARCHER LUISA 36
BIANCHINI GIORGIO 19
GAIO MARIO LUIGI 19
MARIANO CIRO 12
MENGHINI LUCA 12
FABBRI CARLA 11
MACCACARO CLAUDIO 9
CHIOUA MOKHTAR 7
RAVANELLI IVANA 7
BENVENUTI EMANUELA 6
MHAININA TAHAR 6
BOUZID SAMIRA 5
OSSANNA LUIGI 5
MERCADO VERONICA 3
TOLOTTI DARIO 3
SINACCIOLO BARTOLOMEO
1
LISTA CIVICA - UNITI PER
CLES
STABLUM MARIO 49
TALLER ADRIANO 40
LERRO NICCOLOโ€™ 14
NOLDIN ROMINA 9
SCHWARZ MICHELE 8
ODORIZZI MARIA 6
MANSAKU RIZART 6
CILIBERTO ANTONIO 5
DE ZORDO CRISTINA 4
LAZZERI LORENA 4
NASCIMENTO NADJA 4
ENDRIZZI CRISTIAN 4
MARINELLI RENZO 4
GREGORI FRANCO 2
POMBENI NICOLA 2
NICOLODI ORIETTA 1
GRUPPO CIVICO DI CENTRO
PER CLES
PICHENSTEIN LUIGI 102
MEGGIO MARIO 98
SPRINGHETTI MARIO 67
NICOLODI MARCO 58
LORENZONI EMILIO 37
FRANZOSO MIRKO 31
GRAIFF ANNA 24
CASNA NICOLINO 23
GOIO PAOLO 23
MARTINI FLAVIO 19
PARISI PAOLA 18
COVA PATRIZIA 16
CORRADINI MICHELE 15
SARCLETTI PAOLO 15
DEROMEDI VALENTINA 14
MATTAREI MARIA 14
REVERSI IVAN 6
KELLER DOLORES 5
POLI THOMAS 5
LISTA CIVICA RINNOVA CLES
AGOSTINI LORIS 86
DAL RIโ€™ FRANCO 78
DEMAGRI ALESSANDRO 43
FERRI ROMANO 40
FANTI LUCIANO 32
DEMICHEI ANDREA 29
CESCHI SANDRO 27
VIOLIN ERMES 27
TADDEI EUGENIA 26
SALGARELLO GIOVANNA 25
FEDRIZZI OLIVIERO 20
GOGLIO GABRIELE 17
AMBROSI PIERO 16
POLETTI DIEGO 15
MARCHETTI GIOVANNI 12
ODORIZZI NICOLA 12
VISINTAINER VALENTINA 9
PARTITO DEMOCRATICO
DEL TRENTINO
GIULIANI FLAVIA 212
BRESADOLA LUCIANO 116
CHINI MARIO 98
PENASA LAURO 48
GASPERINI NICOLA 46
CICOLINI DARIO 45
GASPERETTI GIUSEPPINA
42
BONANI SAMUELE 38
MENAPACE LORENZA 38
ZANON DAVID 33
ERLICHER MARCO 30
DALLAO GIOVANNA 29
PATERNOSTER IVAN 29
GUOLO STEFANO 27
DALLASERRA DANIELA 19
PERUFFO SABRINA 18
RUATTI CLAUDIO 18
MENGHINI PAOLO 16
CORRADINI ERICA 7
MARIANI MARIA ANGELA 4
STRADA ROBERTO FRANCO VALENTINI GYMMI 0
1
DOMIO ROBERTA 0
PACINI MARIA 0
VENTURI GABRIELLA 0
RUATTI ALBERTO 14
FRANCH TIZIANA 11
ZUCAL GIUSEPPE 11
GENTILINI MARCO 8
IL POPOLO DELLA LIBERTAโ€™
APUZZO VITO 74
CASNA SILVIO 49
BERTOLAS FRANCO 48
CASULA AMANDA 46
OLAIZOLA ELOSUA INNAKI
29
VALENTINOTTI JACOPO 25
LORENZONI CHRISTIAN 18
BENVEGNUโ€™ GIORDANO 16
LANCETTI FRANCO 16
TARTER FRANCESCO 13
FONDRIEST FRANCESCA 10
BARONCINI STEFANO 8
NOLDIN SAMANTA 4
SOMMA PASQUALE 3
MARTINI ALESSANDRO 0
ASCOLTIAMO CLES
LUCHINI ROBERTO 42
PANCHERI SERGIO 37
DOMINICI EZIO 35
PRANTIL PATRIZIA 34
DALLAVO TALLER ROSA 32
GABARDI DANIELA 28
CRISTALDI GIOVANNI
CARMELO 27
NOLDIN ANNA 26
MENGHINI PATRIZIO 26
SPARAPANI PAOLO 25
TALLER GIUSEPPE 22
GABOS ANDREA 21
MAGNAGO ROBERTA 21
FEDRIZZI SILVIA 19
GALLINARI STEFANO 19
LORENZONI IVAN 19
LORENZONI STEFANO 16
VISINTAINER UMBERTO 15
FLOR MARIO 11
FONDRIEST CLAUDIO 4
PROGETTO CIVITAS-CLES
DOMANIUNIONE
PER CLES
DEBIASI GIORGIO 51
GRAIFF ANDREA 50
DEROMEDI LINO 43
LEONARDI RENATO 39
PANCHERI SILVIO 31
CLAUSER GLORIA 28
FORNO THOMAS 26
MARRAS GIANPAOLO 23
ANGELI MARIA ARGENTINA
20
VALLI ALEX 20
SCHIRRU DAVIDE 17
CHINI RITA 15
MENICI PATRIZIA 15
PILLONI FABIO 15
DAPRAโ€™ ANNA 14
DAPRAI ANDREA 13
SAURINI MAURIZIO 11
SALMOIRAGHI PABLO 10
PANCHERI ANITA 4
ZORZI ANDREA 2
PATT
PATERNOSTER ANDREA 247
ODORIZZI EMANUELE 120
GIRARDI MASSIMILIANO 118
POLETTI ROSARIO 96
LEONARDI ANDREA 81
DALLAGO GIANCARLO 62
PANGRAZZI LUCA 53
DEBIASI NICOLA 46
NOLDIN IVAN 41
DALPIAZ ALDO 39
MISSERONI FRANCO 33
PATERNOSTER ELISA 30
LORENZONI GIULIO 25
ZANON ANDREA 24
BARBACOVI MOIRA 17
CATTANEO EUGENIO 16
PILATI KATIUSCIA 16
VIVIANI LORENZA 16
VISINTAINER ROBERTA 13
SPRINGHETTI NADIA MARIA 11
L'Adige 02 dicembre
LUISA MARIA PATRUNO Si è accorto ieri il governatore Lorenzo Dellai, di fronte alle
dichiarazioni trionfalistiche degli esponenti locali della Lega nord e del Pdl, che forse non era stato
sufficientemente netto lunedì - volendo evitare le polemiche - nel dire che il federalismo fiscale
«costa molto al Trentino perché ha tagliato voci di entrata, che ora non ci sono più, per 750 milioni
di euro, compensate solo dai 200 milioni in più nei 9 decimi delle imposte». E per rimarcare il fatto
che non c'è nulla da festeggiare, il presidente ha convocato una nuova conferenza stampa per dire
che il Trentino non ci guadagna - ma non aveva scelta - dall'accordo firmato a Milano con il
ministro Giulio Tremonti, che ha modificato lo statuto di autonomia nella parte sui rapporti
finanziari tra Stato e Provincia di Trento per dare attuazione a quanto previsto dalla legge sul
federalismo fiscale. «Questo è un dato di fatto non un'opinione politica - ha detto - ogni anno ci
mancheranno 550 milioni di euro». Visto il quadro già definito dalla legge sul federalismo fiscale su
molte voci, Dellai ha cercato nella trattativa almeno di fare rientrare nei 9/10 del gettito fiscale che
resta al Trentino anche le voci fin'ora escluse e di sbloccare la mole di crediti arretrati non pagati
dallo Stato a cominciare da 1,5 miliardi di «quota variabile» già contabilizzati, che ora saranno
versati a rate fino al 2018. Rispondendo a chi gli faceva notare che il senatore della Lega nord,
Sergio Divina, ha dichiarato che il Trentino poteva chiedere il 10/10 delle imposte perché il
Governo glieli avrebbe dati, il presidente Dellai ha risposto con una battuta: «In effetti Tremonti ci
aveva offerto i 12/10, ma noi gli abbiamo detto no grazie Giulio sei molto buono ma dobbiamo
pensare anche al Paese». E poi ha commentato: «Comunque ora non ci potranno più dire che il
Trentino usa risorse non sue ma prodotte nelle altre Regioni. Con grande orgoglio possiamo dire
che ci reggeremo solo sul Pil prodotto qui». Anche l'assunzione da parte della Provincia delle due
nuove deleghe (non è un trasferimento di competenze) in materia di università e ammortizzatori
sociali non è stato un grande affare dal punto di vista economico, anche se - come sottolinea Dellai lo può essere dal punto di vista politico perché «conoscenza e lavoro sono il nostro futuro». Gli
oneri in più sul bilancio provinciale per le due nuove deleghe sono stati quantificati in 100 milioni
di euro . Ma di questi, 40 milioni dovranno essere destinati a progetti a favore dei comuni di confine
di Veneto e Lombardia. Restano 60 milioni che non bastano però per svolgere quelle funzioni se si
pensa che oggi lo Stato versa all'Università di Trento 72 milioni l'anno. Quindi per gestire per intero
l'Università e poi tutte le funzioni in materia di «cassa integrazione, disoccupazione e mobilità»,
come prevede l'accordo, la Provincia dovrà pescare altre risorse nelle sue casse. L'accordo fra Stato
e Provincia, nei segni più, vede l'ingresso di nuove voci nei 9/10 delle imposte versate in Trentino
che vengono trasferite nelle casse provinciali per un totale di 222 milioni , questo è il calcolo esatto
fatto dagli uffici governatiti divisi in: Iva all'importazione sulla base dei consumi finali ( 145
milioni ), Ires e imposte sostitutive sui redditi da capitale ( 10 milioni ), accisa olii minerali ( 40
milioni ), assicurazioni ( 7,5 milioni ), Contributo Ssn Rca ( 19,5 milioni).
VOCI ELIMINATE L'accordo attuativo del federalismo fiscale cancella 270 milioni di trasferimenti
in «quota variabile»; 300 milioni relativi all'imposta sostitutiva sull'Iva all'importazione; 80 milioni
di euro di trasferimenti sulle leggi di settore; mentre carica sulla Provincia 100 milioni di oneri per
nuove deleghe (università, ammortizzatori sociali). Di questa somma 40 milioni dovranno però
essere destinati a progetti per i comuni di confine di Veneto e Lombardia. TOTALE TAGLI: 750
milioni. INTEGRAZIONE DEI 9/10 I tagli vengono compensati dall'aumento dei trasferimenti
relativi ai 9/10 del gettito delle imposte raccolto sul territorio provinciale per 222 milioni, visto che
vi sono ricomprese voci prima escluse (Ires, Iva all'importazione sulla base dei consumi finali,
accisa olii minerali, assicurazioni, contributo Rca) ARRETRATI Saranno sbloccati gli arretrati non
ancora pagati delle «quote variabili» pari a 1,5 milioni.
L'Adige 02 dicembre
argentario
Per l'Avvento corona «tirolese»
Tra le varie iniziative programmate nel patto di gemellaggio tra la Circoscrizione Argentario e la
città di Schwaz, è previsto anche il dono, da parte degli amici tirolesi, di una splendida corona
d'Avvento alle parrocchie dislocate sul nostro territorio. Per l'Avvento 2009 la cerimonia di
consegna ha avuto luogo domenica nella chiesa di Martignano alla presenza dei numerosi fedeli
accorsi per assistere alla messa domenicale, celebrata dal parroco don Mario Tomaselli. La
delegazione di Schwaz, guidata dal vicesindaco Margit Schwaz, ha deposto la corona ai piedi
dell'altare, mentre la musica della Blaskapelle conferiva solennità al gesto della donazione. La
corona vuole simbolicamente esprimere il senso profondo dell'amicizia tra le due comunità. Nei
prossimi anni la cerimonia di consegna troverà accoglienza nelle altre chiese della circoscrizione: a
Cognola nel 2010, a Montevaccino nel 2011, a San Donà nel 2012 e a Villamontagna nel 2013.
M.T.
L'Adige 02 dicembre
Lases La maggioranza perde pezzi: Dorighi lascia
Prove di «crisi» in Comune Consiglio ad hoc per il porfido
LASES - Non si placano i malumori e le spaccature in seno alla maggioranza di Lona Lases. Se si è
potuta svolgere regolarmente la seduta del consiglio comunale di Lona Lases, prevista in seconda
convocazione per lunedì sera, resta alta la tensione tra le fila del gruppo di maggioranza guidato dal
sindaco Marco Casagranda (presente in aula con solo sette consiglieri). Segno tangibile di una
situazione poco chiara e in continuo divenire sono le dimissioni presentate dal consigliere Danila
Dorighi (subentrata solo alcuni mesi fa al capogruppo Umberto Dalmonego ), e formalizzate in una
lettera citata dal sindaco Casagranda ad inizio lavori. Una lettera giunta solo nella mattinata di
lunedì e che ha impedito l'avvio della procedura di surroga del consigliere con Claudio Ciurletti ,
primo degli aventi diritto. Al termine della breve seduta del consiglio, dove è stata approvata la
quarta variazione al bilancio (con 180 mila euro destinati all'installazione di nuovi pannelli solari
sugli edifici comunali per ridurre i costi energetici) ed è stata rinviata la costituzione di servitù per
la cabina elettrica «Fregasoga», si è quindi svolta una riunione di maggioranza. Tra i punti in
discussione le problematiche relative al settore estrattivo e la necessità di dare riposte concrete ad
un comparto che, da oltre un anno, aspetta il via libera del consiglio al piano cave sovracomunale
del Monte Gorsa (già approvato dalla giunta provinciale) e l'approvazione del programma di
attuazione delle aree estrattive Pianacci e Dossi. Un problema è anche da una nota del gruppo di
minoranza «Società e Sviluppo», nel quale si chiedevano i motivi del ritardo e l'urgenza della
discussione. Documenti relativi alla pianificazione dell'area estrattiva che sarebbero stati chiesti
anche in via formale agli uffici comunali, e sui quali pare sussista un accordo, ma che sino ad ora
non sono mai stati portati all'attenzione del consiglio. Da qui la richiesta (portavoce il sindaco) di
una seduta, entro dicembre, dedicata al mondo del porfido e agli strumenti pianificatori. Una seduta
che potrebbe chiarire il quadro e la tenuta della maggioranza, tra le cui fila si fanno più ricorrenti le
voci su ulteriori possibili dimissioni, con un finale anticipato della consigliatura. D. F.
L'Adige 02 dicembre
«Soffitte fantasma», aria di sanatoria: la maggioranza cerca un accordo
PERGINE - Continua a bollire la vicenda dei controlli sulle «soffitte fantasma». Al punto che il
gruppo di «Alternativa per Pergine» (Pdl) lunedì ha ritirato una sua mozione intesa a fare chiarezza
sulla vicenda. Giorni prima non erano mancati gli incontri formali/informali con gruppi di
maggioranza, fino alla conferenza dei capigruppo convocata dal sindaco un'ora prima della seduta
consiliare per trovare un'intesa, che non c'è stata. «Noi abbiamo ritirato la mozione per lasciare
tempo alla maggioranza di trovare un accordo al suo interno - spiega Primo Pintarelli, il capogruppo
- dove si scontra la posizione di chi vuole proseguire nei controlli con chi intende fermarli. Noi, pur
di trovare un accordo che sia favorevole ai cittadini siamo disponibili ad attendere, ma solo per
pochi giorni perché presenteremo un ordine del giorno apposito, in tre punti». Quali? «Chiediamo
di chiarire il testo del Prg sull'argomento, di regolarizzare le situazioni anomale riscontrate dove è
possibile e di rivedere il testo del Prg». Sanatoria in vista con accordo trasversale?
L'Adige 02 dicembre
GUIDO SMADELLI CLES - Un Patt stradominante se al ballottaggio vincesse Osele. In consiglio
entrerebbero 7 consiglieri del Patt e 2 degli Autonomisti per Cles, che come annunciato
costituirebbero un unico gruppo. Cioè Andrea Paternoster, Emanuele Odorizzi, Massimiliano
Girardi, Rosario Poletti, Andrea Leonardi, Giancarlo Dallago, Luca Pangrazzi , olte a Ruggero
Mucchi e Gabriele Lorenzoni . Ed a completare la maggioranza ci sarebbero Giorgio Debiasi,
Andrea Graiff e Lino Deromedi , oltre ovviamente a Giorgio Osele . In questo caso sui banchi
dell'opposizione si troverebbero per il centrodestra Marcello Graiff, Loris Agostini e Vito Apuzzo ;
e per la coalizione Flaim due del Pd, uno del Gruppo civico di centro e la candidato sindaco. Nel
caso di vittoria di Maria Pia Flaim tutto sarebbe ovviamente all'opposto. Per il Pd diverrebbero
consiglieri Flavia Giuliani, Luciano Bresadola, Mario Chini, Lauro Penasa, Nicola Gasperini, Dario
Cicolini ; per il Gruppo civico di centro Luigi Pichenstein, Mario Meggio, Mario Springhetti e
Marco Nicolodi ; per «Ascoltiamo Cles» Roberto Luchini e Sergio Pancheri . Il Patt sarebbe molto
ridimensionato: in aula entrerebbero solo Andrea Paternoster e Emanuele Odorizzi, per il Progetto
Civitas» il solo Giorgio Debiasi e - sorpresa - Ruggero Mucchi, nonostante le 135 preferenze
raccolte dovrebbe lasciare il posto a Giorgio Osele. Tutto potrebbe cambiare nel caso in cui una
delle due coalizioni si apparentasse con il centrodestra. Cosa che per Maria Pia Flaim sembra
quanto mai improbabile, soprattutto perché in casa Pd non sembra comprensibile una alleanza
ufficiale con Pdl e Lega Nord; cosa peraltro che non sembra molto probabile neppure per la
coalizione Osele - o parte di essa. In fin dei conti, c'è anche l'Upt... Ma ipotizziamo che la cosa si
realizzi: il centrodestra godrebbe di 5 posti, e vedrebbe entrare in aula, oltre a Graiff, Agostini e
Apuzzo, un secondo consigliere di Rinnova Cles, Franco Dal Ri , e presumibilmente il più votato
della Lega Nord, Renzo Bertol . Con leggero ridimensionamento di una delle maggioranze possibili
sopra delineate. Nessuno, per ora, si sbottona. «Noi procederemo sulla nostra linea», afferma Maria
Pia Flaim. «Dialogando con tutti, cercando di coinvolgere tutti. Quindi ci incontreremo sia con la
coalizione Graiff, sia con Intesa progressista, sia con Uniti per Cles (liste «single» escluse dall'aula,
ndr), in quanto tutti sono referenti dei cittadini, al di là del risultato ottenuto». Ed anche Giorgio
Osele (la sua coalizione si è riunita ieri sera) non va molto più in là: «Ora non so dire niente. Un
confronto con Graiff ci sarà, ma non so dove si possa arrivare». Mentre sul fronte Marcello Graiff
non si esclude niente. Il candidato sindaco, alle prese con il lavoro, se la cava con una battuta:
«Nessuna novità». Ma Loris Agostini, capolista di «Rinnova Cles», la lista che ha siglato la miglior
prestazione, va oltre. «È vero che noi abbiamo sempre affermato la necessità di un cambiamento. Il
sistema lo puoi cambiare da fuori, ma anche da dentro». Come dire: nessuna strada è chiusa.
Nessuno ha ancora stilato una scaletta per gli incontri, ma tutto deve essere deciso entro sabato.
L'ipotesi più probabile è che Flaim e Osele si presentino all'elettorato contando sulle rispettive
coalizioni. Ma si sa, in politica tutto può succedere. Con una certezza, da parte di Loris Agostini:
«Rappresentiamo un migliaio di voti. Non possiamo lasciarli perdere. Siamo disposti al dialogo con
tutti».
Casa Osele Mucchi: «Abbiamo lavorato con la sinistra...»
Alleanze, via al confronto
CLES - «Lunedì sera ci siamo presi un attimo di pausa. Una spaghettata in compagnia. Abbiamo
parlato anche del voto, ma c'era voglia di staccare un istante». Giorgio Osele ha radunato la sua
coalizione ieri sera. «Per un ragionamento collettivo, anche su possibili alleanze, e programmare il
lavoro per questi 15 giorni». Alleanze possibili? «Ora non so. Un confronto con la coalizione Graiff
ci sarà, ma non posso dire dove si potrà arrivare». Sul tema sentiamo Salvatore Ghirardini ,
segretario politico del Patt clesiano: «Certo, un confronto ci deve essere. Quanto meno va aperto un
tavolo di dialogo. E bisogna riconoscere che Graiff e la sua coalizione hanno ottenuto un buon
risultato, per il centrodestra». Rimanendo in casa Patt sentiamo Ruggero Mucchi , sul quale - in
caso di sconfitta di Osele - pende la spada di Damocle dell'esclusione dal consiglio comunale.
«Candidando in una lista non del Patt (Autonomisti per Cles, ndr) sapevo che un certo rischio c'era.
Sono soddisfatto del risultato personale ottenuto, anche se in caso di sconfitta sarebbe proprio la
nostra lista a dover cedere il posto a Giorgio Osele». Quindi un'alleanza potrebbe starci... «Partiamo
da una considerazione: se ci fosse alleanza con il centrodestra, sarebbe più probabile con noi che
con una coalizione in cui c'è il Pd. Devo anche dire che per quattro anni abbiamo fatto un ottimo
lavoro assieme all'estrema sinistra, quindi a livello locale il dialogo è possibile con tutti, anche con
soggetti non proprio affini».
L'Adige 02 dicembre
Fiemme e Fassa. Chiusa la strada 71 per Valfloriana, una legnaia investita dai sassi
Frane a Stramentizzo e a Predazzo
VALFLORIANA - La pioggia intensa delle ultime ore ha provocato uno smottamento, l'altra notte,
sulla strada provinciale 71, fra Molina di Fiemme e Valfloriana. E ieri, un costone roccioso si è
staccato dalla ex cava Clocia a Predazzo, urtando una legnaia nei pressi di un'abitazione. La frana
sulla provinciale 71 si è verificata a circa mezzo chilometro dal rio Vallazza, in una zona boschiva
all'altezza della diga di Stramentizzo: il materiale ha invaso la carreggiata a circa metà via fra
Molina e Valfloriana. «La situazione è sotto controllo», ha assicurato il sindaco di Valfloriana
Graziano Lozzer . Ieri mattina, per altro, gli operai comunali hanno trasportato generi alimentari
per la filiale della Cooperativa di Montalbiano, dopo che il furgone dell'azienda era rimasto
bloccato dalla frana, mentre non hanno potuto raggiungere Cavalese i ragazzi delle scuole, che sono
tornati a casa. Dai sopralluoghi dei tecnici della Provincia lo smottamento è risultato maggiore di
quello che sembrava inizialmente. Si parla di circa 400 metri cubi di materiale e della necessità di
bonificare il versante per mettere in sicurezza il tratto. Il che significa (conferma Lozzer) che la
riapertura non sarà possibile prima di giovedì sera o venerdì mattina. A Predazzo, invece, dalla
vecchia cava Clocia che sovrasta l'ultima casa verso Moena, si è staccato un costone roccioso. Su di
un pianoro alla base della cava si è fermata la maggior parte del materiale, ma dei sassi rotolati sul
piazzale dietro l'abitazione hanno colpito una legnaia, che si è inclinata ed è stata puntellata dai
vigili del fuoco. In serata, in Comune si stava predisponendo un'ordinanza per interdire l'accesso al
piazzale e per la messa in sicurezza dell'area, dopo la perizia effettuata da un geologo della
Provincia.
L'Adige 02 dicembre
Il Patt deve imparare a essere più coerente Domenica si è celebrato il Congresso del Patt. Il
confermato segretario politico, Ugo Rossi, al quale auguro buon lavoro per il bene della nostra
gente, ha invitato chi ha i capelli bianchi a dare consigli e, se del caso, anche a «rimproverare» per
gli errori che verranno commessi. Io certamente per motivi anagrafici e per militanza nel Patt posso
permettermi, essendo stato richiesto, di dare un umile suggerimento: attenzione alla coerenza tra
quanto enunciato e le azioni, le scelte politiche le cui conseguenze ricadono sulle persone. Ho
apprezzato la grinta di Rossi, in alcuni passaggi della sua tesi: «Noi autonomisti trentino tirolesi non
accetteremo mai di omologaci a culture e modelli che non ci appartengono. Noi autonomisti, consci
della responsabilità che abbiamo, difenderemo la nostra identità e la nostra specificità sempre e a
ogni costo...con le unghie e coi denti». E parlando di alleanze Rossi afferma: «โ€ฆsiamo pronti a
siglare con l'Upt un patto forte, anche federativo, ma in nessun caso pensiamo a una fusione: il Patt
resterà sempre il Patt». Se questi principi sono universalmente validi, possono essere trasferiti pari
pari anche al mondo associativo, dell'emigrazione per esempio, al quale durante il congresso sono
stati fatti diversi riferimenti. Sono certa che Rossi e i vertici del Patt sapranno capire e apprezzare
quando, con lo stesso orgoglio e passione, gli emigrati che rappresentiamo ci chiedono di difendere
la nostra identità e la nostra specificità sempre. La fusione tra Patt e Upt alla quale il Segretario
politico non pensa, presenta forti analogie con la fusione «raccomandata e voluta» dalla Provincia
attraverso una modifica della legge provinciale in materia di emigrazione, che di fatto eroga
contributi solo all'organismo più rappresentativo, escludendo la seconda associazione. Non si
stupirà dunque Rossi nel leggere le lettere che giungono dai nostri emigrati trentini e che rifiutano la
fusione «imposta da Trento». I principi fondanti del Patt parlano di libertà, uguaglianza,
sussidiarietà e solidarietà. Il Patt si ispira ai valori dell'autonomia politica e culturale,
all'autogoverno delle popolazioni trentino-tirolesiโ€ฆ.anche di quella parte di società più lontana dai
centri di potere economico e politico. Suggerisco di leggere spesso questi principi e di attuare le
scelte politiche quotidiane nel rispetto di questi. Rina Bonvecchio Sommadossi - Trento
Dopo che in moltissime occasioni noi amministratori pubblici abbiamo auspicato il coinvolgimento
dei giovani sulle tematiche della contemporaneità o sui problemi che s'intrecciano nei meandri di
una Storia complessa, drammatica e spesso sconvolgente, è motivo di conforto e segno di ottimismo
il poter assistere all'entusiasmo, la creatività e la generosità ideale con cui i giovani di tre
associazioni della Val di Non («La Chiave» di Coredo, «Perché» e «Speranza giovane» di Cles),
coordinate da Rosario Poletti, hanno voluto regalare al Trentino un viaggio per parole, immagini e
note musicali alla scoperta di quel che è nascosto dietro al «Muro di Berlino». Un Muro nato per
isolare, per dividere, per soffocare la libertà, per instillare la paura e l'odio, per lacerare le famiglie,
le città, le nazioni... Un Muro eretto a dispetto di un'umanità che coltiva invece nel suo profondo gli
ideali del dialogo, dell'incontro, dello scambio... Un Muro che i giovani della Val di Non hanno
materialmente eretto nella piazza di Cles per ricordarci che ancora oggi esistono motivi assurdi di
divisione, pretesti ridicoli per sopraffare chi non la pensa come noi... Un Muro, quello che per due
settimane ha riempito la Val di Non, che è stato ricco di riflessioni, di ricordi, di analisi storiche ma
anche di gioia di vivere, di cantare e di suonare assieme, di dipingere il futuro con i colori della
speranza. Debbo dire che questa volta il volontariato giovanile s'è fatto finalmente anima e cuore
passionale di un'iniziativa coinvolgente che ha attirato l'attenzione dei giovani della valle ma anche
di fuori, che s'è messa in circolo davanti a quel confine marcato nella piazza di Cles da un simbolo
di divisione che fin dal primo giorno è stato sventrato, aperto, superato. Su tutto le indimenticabili
serate di sabato 21 e domenica 22 novembre all'auditorium di Cles stracolmo di spettatori che hanno
assistito alla rappresentazione di «The Wall-Il Muro». Serate straordinarie per la qualità della
riflessione in musica rock proposta da ben sessanta «musicisti-attori-cantanti»: la band rock «The
Young Last», la Banda comunale di Tuenno e il coro giovanile Girotondo di Note del Contà. È stato
bellissimo vedere il lavoro di giovani che hanno saputo mettere in movimento la loro creatività per
coinvolgere centinaia di famiglie attorno al tema del dramma provocato dalla divisione, con i due
bambini che durante lo svolgersi dello spettacolo costruivano un muro di mattoni di polistirolo e
alla fine lo abbattevano gioiosamente a calci. E chi temeva che al di là del Muro ci fossero quei
timori, quelle paure, quegli spaventi che qualcuno minacciava, è rimasto da un lato deluso e
dall'altro stupito: perché «dietro» c'erano solo i rumori della festa, i canti allegri della speranza e gli
sguardi felici e sorridenti di tante ragazze e ragazzi che hanno dato prova di grande maturità. Molti
di quei giovani, quando il vero «Muro» cadde a Berlino, non erano ancora nati oppure erano così
piccoli che l'evento non li toccò. Se oggi, a Cles e in Val di Non, abbiamo potuto partecipare a una
serie di eventi che ci hanno portati a riflettere sui «muri» che lacerano la società contemporanea,
vuol dire che anche quelli della mia generazione, i padri e le madri, gli insegnanti e gli animatori
che vent'anni fa gioirono nell'assistere all'assalto del cemento berlinese che divise una Nazione,
vuol dire che tutti noi abbiamo saputo ben interpretare fino ai giorni nostri quel ruolo di testimoni e
di «latori» di un messaggio forte e profondo. Un messaggio che oggi i nostri giovani hanno saputo
raccogliere e hanno dimostrato di saper far fruttare. Le due settimane di riflessione «politica» e
«culturale» che hanno permesso alla Val di Non di confrontarsi con la Storia sono il punto di svolta
che oserei definire epocale: è infatti probabilmente giunto il momento in cui le nostre esperienze, i
nostri sogni, i nostri progetti di «padri» possono trovare gli eredi naturali. Certo, i nostri figli hanno
altri linguaggi, altri strumenti per incontrarsi, hanno nuove idee per la testa, che sono nient'altro che
i loro sogni e i loro progetti: a noi il compito di responsabilizzarli e di aiutarli perché sappiano far
tesoro dell'esperienza della generazione precedente, vivificando e rivitalizzando quella ricerca
indefessa della felicità che vuol dire desiderio di conoscersi, di approfondire la propria storia e il
proprio territorio, per poi scambiarsi idee, appuntamenti, eventi, canti e danze, sorrisi e incontri. È il
bello della vita, che sta al di là di tutti i nostri Muri. Quello appena vissuto in Val di Non è stato
l'esempio di quel che vorrei diffondere in tutto il Trentino: un metodo di lavoro basato sul
volontariato, ma anche sulla qualità di quel che i volontari mettono in scena. Mi riprometto in
futuro di avere più attenzione per questo genere di spettacoli innovativi, creativi, capaci di far
crescere soprattutto le periferie molto più di spettacoli tradizionali, pur se di qualità, che ormai
hanno solo un pubblico di affezionati e di intenditori. Oltre che «assessore solo della tradizione», io
voglio essere l'assessore dei giovani intelligenti, di quelli che si spendono e ci mettono la faccia, ma
che non si tirano indietro quando c'è da pensare, quando c'è da comunicare, quando c'è da creare
aggregazione. Giovani che producono «arte» senza vivere di rendita, che crescono e fanno crescere
attorno a sé. Questa è la cultura che prediligo. Franco Panizza È assessore provinciale alla cultura,
rapporti europei e cooperazione
L'Adige 03 dicembre
LUISA M. PATRUNO Le Province di Trento e Bolzano dal 2010 dovranno pagare un tributo
annuale a veneti e lombardi di 40 milioni di euro ciascuna. E questo impegno, insieme alle altre
novità nei rapporti finanziari con lo Stato, entrerà a fare parte del nostro Statuto di autonomia. I 550
milioni di euro l'anno che Roma non darà più al Trentino dal 2010, in virtù dell'intesa sul
federalismo fiscale, sono costituiti infatti da 450 milioni di taglio secco dei trasferimenti più 100
milioni che la Provincia autonoma dovrà destinare a concorrere «al conseguimento di obiettivi di
perequazione e solidarietà». All'interno di questi 100 milioni, 60 riguardano l'assunzione di nuove
funzioni oggi svolte dallo Stato (università e ammortizzatori sociali) mentre 40 milioni - così
prevede l'accordo firmato dal governatore Lorenzo Dellai e dal ministro Giulio Tremonti - dovranno
servire per il finanziamento di progetti di durata anche pluriennale «per la valorizzazione, lo
sviluppo economico e sociale, l'integrazione e la coesione dei territori dei Comuni appartenenti alle
province di Regioni a statuto ordinario confinanti con la Provincia di Trento». Stessa cosa vale
anche per la Provincia di Bolzano, che dovrà sborsare a sua volta 40 milioni l'anno per finanziare
progetti a favore dei Comuni veneti e lombardi. La novità, che è piaciuta tanto in particolare al
ministro leghista Roberto Calderoli, riprende l'idea del governatore trentino Lorenzo Dellai che nel
2007, per placare i continui attacchi del collega veneto Giancarlo Galan ai «privilegi»
dell'autonomo Trentino e le richieste di numerosi Comuni di cambiare regione, aveva firmato con
lui un'intesa a favore delle zone svantaggiate di confine, che in sostanza comportava un esborso
annuale di 10 milioni di euro per i Comuni veneti. Ora, questi 10 milioni diventano 40 e dovranno
essere indirizzati sia al Veneto che alla Lombardia. Non solo. Per quali progetti e in che modo
dovranno essere distribuite le risorse del Trentino fra i Comuni veneti e lombardi non lo
decideranno più da soli la Provincia autonoma e le Regioni interessate, ma un «organismo di
indirizzo», così lo definisce l'accordo Dellai-Tremonti, composto da due rappresentanti del ministro
dell'Economia, uno del ministro per i rapporti con le Regioni, uno del ministero dell'Interno, un
rappresentante per la Provincia di Trento e uno per Bolzano e uno ciascuno per le Regioni di
confine a statuto ordinario. I criteri per il concorso ai finanziamenti e la loro ripartizione saranno
definiti con decreto del presidente del consiglio dei ministri, previo parere delle Regioni d'intesa
con le Province autonome. Il governatore trentino Lorenzo Dellai dice di aver condiviso questa
scelta di rendere stabile il finanziamento da parte del Trentino di progetti a favore di Comuni veneti
e lombardi perché: «Questo ci aiuta ad instaurare rapporti di amicizia e collaborazione con i nostri
vicini e stemperare le tensioni contribuendo alla realizzazione di progetti che interessano anche noi.
Con il Veneto avevamo già imboccato questa strada sulla base di un accordo bilaterale, ora ci sarà
modo di farlo anche con la Lombardia. Penso che il Trentino abbia da guadagnarci a poter dire la
sua sull'investimento di queste risorse in iniziative nella zona del lago di garda, le Dolomiti o le
montagne lombarde che confinano con noi, piuttosto che vederci tagliare questi soldi e basta». Il
governo Prodi nel 2007, su iniziativa dell'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio, Enrico
Letta, aveva istituito un Fondo di 20 milioni di euro per i Comuni di confine con la Provincia
autonoma, ma poi non fu mai finanziato e quei soldi non arrivarono mai a destinazione.
È sorpreso Ugo Rossi assessore alla salute e segretario provinciale del Patt, per la presa di
posizione del Pd e dal presidente del consiglio, Giovanni Kessler, che hanno criticato ieri la
decisione del governatore Lorenzo Dellai di firmare l'intesa con il Governo sul federalismo fiscale
senza avere prima coinvolto le forze politiche della maggioranza e il consiglio provinciale. «Il Pd osserva Rossi - sostiene che la giunta è stata informata all'ultimo minuto, invece non è affatto vero.
Il presidente Dellai ci ha sempre tenuto informati della trattativa in corso e delle linee guida che
erano quelle di limitare i danni chiedendo più competenze. Ne abbiamo parlato anche in sede di
definizione del bilancio 2010 quando abbiamo deciso di non inserire alcune entrate ben sapendo che
ci sarebbero mancati dei trasferimenti dallo Stato». Oggi comunque il presidente Dellai parlerà
dell'accordo firmato con Tremonti in consiglio provinciale, rispondendo alla richiesta di Giovanni
Kessler, e ricorderà che anche nell'89 la Provincia firmò un'intesa per la modifica delle norme
finanziarie dello Statuto di autonomia senza un coinvolgimento, se non successivo, del consiglio
provinciale. Intanto, ieri si è riunita a Roma la Commissione dei 12, presieduta da Mario Malossini,
che si occupa di elaborare le norme di attuazione per la modifica dello Statuto. Secondo Malossini
saranno necessarie norme di attuazione sia per il trasferimento alla Provincia delle funzioni su
università di Trento e ammortizzatori sociali che per dare attuazione al nuovo modello finanziario
nel suo complesso contenuto nell'intesa Provincia-Stato. Il presidente Lorenzo Dellai ha invece
dichiarato che per le deleghe su università e ammortizzatori sociali basta una legge provinciale per
dare attuazione all'accordo. Frattanto la Commissione dei 12, informa Malossini, ha avviato ieri la
procedura per la definizione di altre norme di attuazione già in attesa di approvazione da oltre un
anno che riguarda il trasferimento delle competenze sull'assistenza socio-sanitaria dei detenuti nelle
carceri trentine, nuove norme sulla tutela delle minoranze ladine, mochene e cimbre, la norma che
esclude il controllo preventivo di legittimità sugli atti degli enti locali da parte della Corte dei Conti.
L'Adige 03 dicembre
Si è riunito ieri sera per la prima volta dopo il congresso del 15 novembre il parlamentino
dell'Unione per il Trentino che ha eletto come presidente Luisa Zappini, espressione della val di
Sole e dell'ala più centrista del partito, che si rifà agli assessori Mellarini e Gilmozzi, e come
vicepresidente Adriano Paoli di Trento. Le nomine di competenza del segretario (segretario
organizzativo, tesoriere, più altri cinque nomi che andranno a fare parte del coordinamento) saranno
comunicati all'esecutivo del partito il 15 dicembre. Davanti al parlamentino, ora chiamato «dei
territori» perché costituito da 70 membri scelti nelle assemblee di valle e 20 dal congresso
provinciale, il segretario Marco Tanas ha indicato le prossime sfide dell'Upt. «Dobbiamo porci
come forza centrale della coalizione - ha detto Tanas - con autorevolezza rispetto agli altri alleati, in
primis con il Pd, con il quale dobbiamo lavorare lealmente, al quale vogliamo e dobbiamo togliere
lo scettro di primo partito con i fatti». Il segretario ha esortato tutti i rappresentanti del partito, in
particolare i consiglieri provinciali e gli assessori, ma anche gli altri esponenti a ogni livello, a far
conoscere le idee e le posizioni dell'Upt. «Dobbiamo far sentire la nostra voce - ha sottolineato il
segretario - sui temi ed essere parte attiva nell'elaborazione dei provvedimenti politici e
amministrativi, altrimenti potrebbe passare l'immagine che ci limitiamo a votarli o, peggio ancora, a
subirli, come è sembrato sulla riforma della scuola». Commentando poi l'impegno politico a
rafforzare il patto federativo con il Patt e l'Udc del Trentino Tanas ha detto: «Dobbiamo fare
attenzione però a non farci scavalcare dalle ambizioni che certi esponenti di questi alleati non hanno
alcun timore a nascondere in vista del 2013: per fare ciò sarà determinante essere compatti, lavorare
sì in collaborazione con queste due forze per costituire un polo coeso e numericamente più forte del
Pd, ma allo stesso tempo facendo attenzione a non farci rubare risorse umane e politiche nonché
spazi del nostro elettorato». Il riferimento del segretario dell'Upt è alle ambizioni dichiarate del Patt
di puntare, con il suo segretario Ugo Rossi a prendere il posto del governatore Lorenzo Dellai alle
elezioni provinciali del 2013. Riguardo alle elezioni comunali della primavera prossima, il
segretario dell'Upt spiega che: «Sarà importante riuscire prima di Natare a ritrovarci some segretari
dei partiti della coalizione per cercare di dare un'impronta politica alle scelte che riguardano le
elezioni comunali almeno nei comuni più grossi, come Rovereto, Riva, Arco, Ledro, per citarne
alcuni, che sia coerente con la coalizione provinciale. Vorremmo evitare che si ripropongano
situazioni come quella di Cles, anche se in quel caso sono prevelsi elementi locali e personali più
che politici». Tanas, parlando poi della politica nazionale, ha invitato il parlamentino dell'Upt a
partecipare alla prima assemblea dell'Alleanza per l'Italia, il partito nazionale fondato da Lorenzo
Dellai con Francesco Rutelli e Bruno Tabacci, che si terrà a Parma l'11 e il 12 dicembre. L.P.
L'Adige 03 dicembre
Trento dedica una piazza a Michael Gaismayr, il capo della rivolta contadina che nel 1525
infiammò il Tirolo. Personaggio storico spesso dimenticato legherà il suo nome alla piazzetta
accanto alla chiesa di San Pietro, davanti all'edificio che ospito il negozio Schönhuber-Franchi. La
delibera di intitolazione è stata approvata ieri sera dal consiglio comunale e comprende altre tre
decisioni in materia di toponomastica. La strada che affianca la chiesa di San Pietro e porta sul
retro, a piazzetta Anfiteatro, si chiamerà vicolo della Contrada tedesca. La piazzetta in fondo ai
portici di via Suffragio viene intitolata allo storico dell'arte Nicolò Rasmo e l'attuale vicolo della
Cervara, laterale dell'omonima via, diventerà Vicolo maestro Venceslao. Gaismayr fu l'eroe delle
guerre contadine del 1500. Nato nel 1490 a Vipiteno, dopo un'esperienza da scrivano nelle miniere
di Schwaz divenne segretario del capitano del Tirolo, Leonard von Vols, e poi cancelliere del
vescovo di Bressanone, Sebastian Sprentz. Nel 1525 è a capo delle rivolte contadine che culmina a
Bressanone con l'assalto al convento di Novacella e a Trento con la fuga del principe vescovo
Bernardo Clesio, riparato nella Rocca di Riva mentre gli insorti, esasperati da privilegi e abusi,
accerchiavano la città e assaltavano castelli e abbazie. Riparato in Svizzera sviluppa una visione
democratica e sociale del Tirolo, da Trento a Innsbruck, che immagina affrancato dal potere
asburgico. Passato al servizio della Repubblica di Venezia spera che essa dichiari guerra agli
Asburgo consentendo la liberazione del Tirolo, ma il suo sogno non si avvererà. La Contrada
tedesca rievoca il periodo tra Medioevo e '700 in cui quella parte di città era frequentata dai
mercanti del centro Europa. Nicolò Rasmo fu titolare della Soprintendenza delle belle arti tra il
1969 e il 1974 e dal 1940 al 1981 direttore onorario del Museo civico di Bolzano. Nella sua attività
di studioso scrisse più di 500 tra libri, saggi e articoli di valore scientifico. Il maestro Venceslao fu
un pittore di probabile origine boema identificato come l'autore del ciclo di affreschi raffiguranti i
Mesi che decora la Torre dell'Aquila. In precedenza il consiglio aveva approvato, dopo una lunga
discussione su metrature e orari limite, il Regolamento per la disciplina delle attività di acconciatore
ed estetista.
L'Adige 03 dicembre
Scuola Mezzolombardo
Martini, studenti preoccupati Helfer va dall'assessore Dalmaso
MEZZOLOMBARDO - Giornata tesa, quella di ieri all'Istituto Martini: cresce il timore per il futuro
della scuola e ieri, fino a tarda sera, il sindaco Anna Maria Helfer (nella foto) - accompagnata
dall'assessore comunale alla cultura Roberto Guadagnini - sono stati a colloquio con l'assessore
Marta Dalmaso . Nel frattempo gli alunni si stavano contando e organizzando per la manifestazione
di oggi: «Noi studenti del Martino Martini - si leggeva ieri in un volantino distribuito all'uscita della
scuola - non veniamo mai messi al corrente dai nostri rappresentanti della consulta. È arrivato il
momento di darsi da fare!» Il malumore si percepisce anche tra gli insegnanti , soprattutto quelli
delle professionali, i quali, malgrado il momentaneo ritiro del provvedimento da parte dell'assessore
Dalmaso, non hanno alcuna certezza per il loro futuro. Anche loro scenderanno oggi a Trento per
unirsi ai loro studenti nella protesta. E pure diversi genitori degli alunni del Martini, pur non
scendendo in piazza, hanno fatto pervenire agli insegnanti la loro adesione.
L'Adige 03 dicembre
PERGINE - Punta al matrimonio in tempi abbastanza brevi il fidanzamento in corso tra Upt, Patt e
Udc. Il primo coordinamento cittadino dell'Unione per il Trentino, guidato dal neoeletto segretario
Alessandro Anderle , s'è concluso con il preciso proposito di varare in fretta un tavolo di
consultazione permanente con Patt e Udc. La conferma si trova in un documento diffuso ieri da
Anderle stesso, dove si indica pure la necessità di confronto periodico tra tutte le forze della
maggioranza locale di centro-sinistra autonomista con l'amministrazione pubblica. Il coordinamento
ha indicato anche alcune aree tematiche specifiche verso le quali indirizzare le prime iniziative.
Ovvero la creazione di una rete di referenti politici nelle frazioni, l'organizzazione di eventi
d'interesse generale per la popolazione con il coinvolgimento degli amministratori che l'Unione per
il Trentino ha espresso in tutti gli organismi (provinciali e comunali) «in un ottica di
riavvicinamento della politica ai cittadini». In terzo luogo, l'organizzazione di iniziative mirate al
coinvolgimento dei giovani.
L'Adige 03 dicembre
Valfloriana L'agritur Fior di bosco andrà in tv presentando la cucina contadina
Un carpaccio da premio
VALFLORIANA - L'agritur Fior di Bosco di Valfloriana, gestito dal sindaco Graziano Lozzer ,
presidente degli Agritur del Trentino, e dalla consorte Isabella Dessimoni , si è arricchito di un altro
riconoscimento di prestigio. Ad Arezzo, in occasione del Premio nazionale di cucina contadina, un
piatto tipico della signora Isabella ha vinto il premio in palio per la categoria «piatto di filiera», vale
a dire un piatto fatto con tutti ingredienti di produzione locale, proposti all'interno dell'azienda. Si
tratta di un carpaccio di carne di bovino di razza grigio alpina, con mele della Val di Non, olio del
Garda, noci del Bleggio e formaggio d'inverno, prodotto dall'agritur. Ben 39 i partecipanti al
concorso, suddivisi in varie categorie. Giustificata naturalmente la soddisfazione della famiglia
Lozzer, mentre Isabella è stata subito coinvolta nella preparazione di un piatto tipico trentino (i
classici canederli) che sarà proposto prossimamente durante una puntata della popolare trasmissione
«La vita in diretta». Inoltre Isabella Dessimoni parteciperà ad una puntata di cucina sul sito sky
«Alice», dove si parla ventiquattro ore su ventiquattro delle produzioni tipiche del nostro paese.
Davvero un bel risultato, che fa onore ai protagonisti ma anche all'intera valle di Fiemme. M. F.
L'Adige 04 dicembre
BRUNO ZORZI Ieri mattina Lorenzo Dellai ha schiacciato il pulsante del cronometro per il
progetto della Protonterapia oncologica. Le lancette sono partite e, se tutto andrà dritto, si
fermeranno nel 2013. Sulle pagine del contratto che dà il via ai lavori ci sono le firme di Dellai;
dell'assessore alla sanità, Ugo Rossi; il direttore dell'Agenzia provinciale per la protonterapia;
Renzo Leonardi; Jean Marc Andrai, presidente della Iba, la società belga capofila delle aziende che
costruiranno la struttura nella sua parte tecnologica; Enrico Carletti, procuratore generale dell'Iba e
Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani spa che realizzerà la parte edilizia. Partiamo da qui,
dal grande edificio che sorgerà alle ex caserme Bresciani, in via Al Desert. L'opera verrà realizzata
con il finanziamento di un pool di 20 banche trentine e sudtirolesi, tra le quali 10 rurali, guidate da
Mediocredito. Finanziamento di 40 milioni di euro alla Mantovani che «rientrerà» a collaudo finito,
quando la Provincia verserà alla spa il 90% del costo del intervento, oneri bancari compresi. Per la
parte tecnologica, che verrà realizzata dalla Iba, dalle banche belghe verrà un finanziamento di 80
milioni di euro. Questi i numeri di questo progetto partito otto anni fa. Una struttura pubblica «che
però - ha affermato il professor Leonardi - fino al collaudo si autofinanzia completamente e questo
mette al riparo la Provincia da sorprese. Il primo pagamento, parziale, verrà fatto tra 1178 giorni
quando verrà sottoposto alla terapia il primo paziente». La società gestirà la Protonterapia dal punto
di vista tecnico (quello clinico sarà fin dall'inizio responsabilità dell'Azienda provinciale per la
Protonterapia) dopo 15 anni passerà la mano alla Provincia. La vita della struttura di cura è prevista
di 30 anni. «Sperando - ha detto il professor Leonardi - che si possa chiudere anche prima perché
questo vorrebbe dire che si è sconfitto il cancro». Grossa operazione finanziaria per mettere in piedi
una struttura che, nel suo genere, sarà una delle più grosse d'Europa. Da poco è entrato in funzione a
Monaco un centro di protonterapia privato e tra breve partirà quello della clinica universitaria di
Essen. La Germania è il Paese che sta più investendo su questo metodo di cura. In Italia quello di
Trento sarà il primo centro clinico di grandi dimensioni che sarà in grado di assistere 800 - 1000
pazienti all'anno. I privati anticipano, ma sarà la Provincia a sostenere questa impresa enorme, nata
con la legge che istituì l'Agenzia e che, ricorda Leonardi, venne votata in consiglio all'unanimità.
Dellai ha messo la realizzazione di Protonterapia tra i punti principali del suo programma di
governo. Le banche private sono disposte a sostenere il rischio di una struttura considerata il primo
passo del nuovo ospedale. «Con questa firma - ha detto l'assessore Ugo Rossi -, è stata aperta la
strada per l'altro grande obiettivo della sanità trentina: il nuovo ospedale». Protonterapia verrà
ospitata in un edificio di due piani: al piano terra l'area riservata all'accoglienza dei pazienti; al
primo i laboratori e gli uffici; in quello interrato ci saranno le strutture tecniche per il
funzionamento della terapia che l'esperienza clinica dimostra essere particolarmente adeguata alla
cura dei tumori che aggrediscono organi vitali.
L'Adige 04 dicembre
Tesino I gruppi folk e la banda: altri li scopiazzano, ma i nostri hanno una lunga tradizione e vanno
difesi
«Tutelate i nostri costumi tipici»
TESINO - I costumi tesini devono essere tutelati. Se serve, anche con un'azione collettiva di tutela
legale. Lo chiedono ai Comuni i gruppi folk e la banda, e lo hanno ribadito il gruppo di Castello e
Pieve e la banda folk di Castello al vicesindaco di Castello Ivan Boso, all'assessore alla cultura di
Cinte Nadia Groff e al consigliere delegato di Pieve Maria Avanzo . Da qualche tempo si sta
assistendo «ad uno scopiazzamento e ad un uso improprio del tipico costume tesino. Ci sono anche
gruppi che lo indossano o che hanno intenzione a farlo - ricorda Mario Pernechele , presidente del
Centro tesino di cultura - dichiarandolo sul loro sito internet ed anche attingendo a finanziamenti
pubblici». E questo non è per niente corretto. «Il nostro costume ha una lunga tradizione, testi e
immagini che parlano chiaro circa l'esistenza e della particolarità dell'abbigliamento per le feste, in
particolare di quello femminile fin da vari secoli or sono. Si tratta di un costume caratteristico ricordano i responsabili delle associazioni folk - e unico non solo nel panorama trentino e nazionale,
ma addirittura europeo». Di fronte ad un vero e proprio dilagare di iniziative - alcune avviate anche
da gruppi trentini e della Valsugana - per promuovere costumi di chiara origine tesina, Pernechele
ha ufficialmente richiesto ai tre Comuni di Castello, Pieve e Cinte Tesino «un intervento congiunto
a supporto e a difesa di un patrimonio culturale e tradizione di assoluto valore nel panorama
nazionale ed europeo». Si vuole avviare un percorso per l'ottenimento di una certificazione che
tuteli, anche legalmente, contro una serie di comportamenti che finiscono per danneggiare un
patrimonio immateriale di grande valore e che è tipico e caratteristico di una comunità». Nessuna
polemica, è bene precisarlo, solo il forte desiderio di vedere rispettato un patrimonio culturale e
storico che in Tesino è la vera linfa per diverse associazioni. «Perché non pensare anche a un
disciplinare, come viene fatto anche per tanti altri prodotti tipici della nostra Provincia, per tutelare
non solo in nostro ma anche altri costumi tipici trentini? Perché la legge che oggi permette simili
azioni - ricordano i responsabili dei gruppi e della banda folk del Tesino - pur meritoria nelle
intenzioni, sta consentendo di saccheggiare la storia e la autentica identità del Tesino». Più chiari di
così... Il malumore che stava covando da tempo, ora tocca ai Comuni esprimersi. M. D.
L'Adige 04 dicembre
Che delusione, i gadget del Patt «made in China» Ho letto le dichiarazioni dell'assessore Rossi
che parla di «lutto per l'autonomia» ma vedendo l'etichetta dei gadget distribuiti domenica scorsa al
congresso Patt presso il PalaRotari di Mezzocorona «Made in P.R.C.» (Repubblica Popolare
Cinese) beh devo dire che una bella pugnalata al cuore trentino io l'ho sentita. Edoardo Rossi Trento
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 04 DICEMBRE
La mostra del Museo storico del Trentino, oggi inaugurazione con il presidente Lorenzo Dellai
"STORICAMENTE ABC" NELLA GALLERIE DI PIEDICASTELLO
โ€œMi fa piacere vedere, qui ed oggi, tanti ragazzi, tanti giovani. Perché è soprattutto a loro che si
rivolge uno spazio come questo. Dove fino a pochi anni fa passavano auto e camion, oggi cercano
di passare le idee. Abbiamo la necessità di imparare e di rileggere la storia della nostra comunità,
per capire chi eravamo e come siamo diventati". Ha esordito così, oggi, Lorenzo Dellai, presidente
della Provincia autonoma di Trento, all'inaugurazione del nuovo, suggestivo percorso espositivo
negli spazi della Gallerie di Piedicastello, a Trento, dove la Fondazione Museo storico del Trentino
propone "Storicamente ABC", una mostra che racconta in 6000 metri quadrati la storia del Trentino
e dei trentini nel corso dell'800 e del '900 attraverso 21 argomenti, ciascuno dei quali corrisponde ad
una lettera. "Questo è un luogo simbolo della cultura e della storia", ha continuato Dellai "visto che
a pochi metri dalla Gallerie sorge il mausoleo di Cesare Battisti, vive il Museo delle truppe alpine e
tra poco, dall'altra parte del fiume, nascerà il Museo delle scienze. Dunque è una nuova avventura
culturale quella che ci viene proposta dallo staff del Museo storico e dai molti collaboratori: vanno
tutti ringraziati per l'impegno. Tutti parte di un sistema, di un lavoro corale che è sempre all'insegna
della sobrietà". Infine, di fronte al grande murales dipinto all'interno della Galleria bianca, la
conclusione dell'intervento del presidente Dellai: "Mi piace questo murales. Racconta gli aspetti
diversi della nostra comunità. Se lo guardate bene, vedrete anche l'aquila, il nostro simbolo. Vedrete
che perde dei soldini, dei denari. In questi giorni alla nostra autonomia succede proprio questo:
abbiamo un po' di risorse in meno. Ma se guardate bene il murales vedrete anche che delle funi
cercano, inutilmente, di impedire il volo dell'aquila. Ecco la speranza: l'aquila perde magari dei
soldi e delle piume, ma alla fine vola in alto. Perché non ha paura. Certo, per volare alta deve
conoscere la rotta, deve capire quello che siamo per meglio affrontare le vie del mondo. E' quello
che dobbiamo fare noi, tutti. Conoscere, capire, imparare quella che è stata ed è la nostra
autonomia. Per volare alti". Quindi, dopo gli interventi di Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo
storico del Trentino e di Jeffrey T. Schnapp, ideatore e curatore, l'apertura della mostra che è ad
ingresso libero, dal martedì alla domenica, ore 9 - 18.
Che cosa è Storicamente ABC?
La mostra racconta la storia del Trentino e dei trentini nel corso dellโ€™800 e del โ€˜900 attraverso 21
argomenti, ciascuno dei quali corrisponde ad una lettera.
Dove
La mostra si sviluppa nei due tunnel della ex tangenziale della città al di sotto del Doss Trento.
Lโ€™entrata principale è posta a poche decine di metri dalla chiesa romanica di Santa Apollinare e
dalla piazza di Piedicastello: due grandi portoni permettono di accedere agli spazi. Gli spazi
espositivi sono allestiti nella โ€œGalleria neraโ€ e nella โ€œGalleria biancaโ€.
La Galleria nera
Nella Galleria nera si sviluppa lโ€™abbecedario, con i suoi 21 lemmi, insieme al racconto soggettivo di
testimoni e alla selezione di oggetti scelti per rappresentare il Trentino.
Storicamente ABC è un libro le cui pagine si sfogliano lungo i 300 metri della galleria. Il testo è in
due colonne: andata (direzione sud /nord) e ritorno (direzione nord/sud).
Si inizia con un viaggio in ordine alfabetico attraverso ventuno parole della storia e della cultura
trentina. Ogni lettera è un tema, e ogni tema si svela nei suoi tratti generali e particolari.
Poi ci si gira. E si percorre la seconda colonna, quella di ritorno, quella più intima. Un corridoio
stretto, dove la storia del territorio è raccontata da testimonianze personali. Qui, i grandi temi del
percorso di andata assumono il volto concreto dei testimoni: parla il Trentino.
Al centro della galleria interrompe la lettura unโ€™installazione evocativa della potenza delle centrali
idroelettriche, mentre le due estremità dei tunnel, uno rivolto a nord e lโ€™altro a sud, simboleggiano
la caratteristica del Trentino come terra di confine e di passaggio.
La Galleria bianca
La Galleria bianca è caratterizzata da una mostra introduttiva sulla โ€œinvenzione del territorioโ€, un
modo per accostarsi al Trentino e alla sua storia, e propone spazi destinati alla didattica, alla
formazione, allโ€™approfondimento. Uno spazio apposito è stato pensato per gli eventi temporanei e si
può inoltre ammirare un grande murale dedicato allโ€™autonomia trentina.
Nella Galleria bianca, si cerca di capire come, quando, grazie allโ€™opera di quali personaggi e per il
contributo di quali discipline è nato il Trentino come โ€œentitàโ€ geografico-politica-amministrativa nel
corso degli ultimi secoli. In questa parte della mostra è raccontato il Trentino descritto e il Trentino
rappresentato. Si parte dalla mappa topografica del 1570 di Giacomo Gastaldi (Nova descrittion
della Lombardia), in cui il Trentino compare per la prima volta. E si arriva fino allโ€™ortofotografia
(fotografie aeree geometricamente correte) e alle più recenti tecnologie satellitari. Oltre alle cartine
geografiche (rappresentate mediante numerose gigantografie) sono presenti 18 sagome di altrettanti
autorevoli trentini, ognuno dei quali ha contribuito alla formazione dellโ€™entità โ€œTrentinoโ€ (dal
politico Giovanni a Prato al geografo Cesare Battisti). Inoltre, sono presenti in mostra un plastico
interattivo e una lavagna interattiva. Nel plastico è proposto un filmato con una sequenza di
diapositive che illustra i cambiamenti dei confini del Trentino dal โ€˜700 allโ€™Euregio. Mentre con la
lavagna interattiva è possibile navigare in internet per visionare una seria di ortofoto del Trentino.
Book shop
Nella Galleria bianca uno spazio apposito è stato adibito a book shop, biglietteria, e luogo didattico
che può ospitare fino a 35 persone.
Le Gallerie di Piedicastello
Le Gallerie sono uno spazio principalmente dedicato alla storia. Uno spazio che vuole essere
vissuto e partecipato, dove la storia del Trentino e delle sue comunità possa essere raccontata e
rappresentata utilizzando i più diversi linguaggi, promuovendo conoscenza e provando a suscitare
curiosità. Dove si vuole allargare il nostro angolo visuale su altre storie, vicende lontane e vicine,
storie grandi e storie piccole. Lโ€™idea di riutilizzare questi due tunnel stradali è dellโ€™ottobre del 2007,
in contemporanea allโ€™apertura delle nuove gallerie che hanno liberato il quartiere di Piedicastello
dal traffico della tangenziale. Il 19 agosto del 2008 sono state aperte provvisoriamente con la mostra
โ€œI trentini e la Grande Guerraโ€, lโ€™anno dopo è proseguito il periodo di rodaggio e sono stati eseguiti
i lavori di adeguamento strutturale.
Ora sono nuovamente aperte, con lโ€™ambizione di diventare uno spazio permanente.
Questo non è un โ€˜museoโ€™, anche se Le Gallerie sono gestite dalla Fondazione Museo storico del
Trentino. Si vuole proporle come uno spazio laboratoriale dove si sperimentano nuovi approcci alla
storia e alla memoria, quindi un progetto e una proposta culturale aperta.
Parole chiave
Territorio. La Fondazione Museo storico del Trentino โ€“ costituitasi il 26 novembre 2007 โ€“ oggi
conta in veste di soci fondatori o partecipanti venticinque realtà differenti tra soggetti pubblici e
privati. Tra i suoi scopi principali, la volontà di esprimersi nelle attività di ricerca e divulgazione
della storia non soltanto sul territorio cittadino ma su tutto il territorio provinciale. Questo vuole
essere il vero valore aggiunto dalla Fondazione Museo storico del Trentino.
Rete. La Fondazione Museo storico del Trentino, nata con lโ€™idea di strutturarsi sul territorio, si pone
come obbiettivo la costruzione di una rete della storia e della memoria al fine di promuovere e
rafforzare le azioni culturali prescindendo dalla centralità della città. La sfida più importante
consiste nella costruzione di un modello il più possibile partecipativo, elastico e funzionale per la
gestione di questa rete.
Formazione. Con le Gallerie di Piedicastello, la Fondazione Museo storico del Trentino offre uno
strumento formativo per gli studenti e le attività dei docenti. Tramite gli operatori specializzati della
sezione didattica del Museo, sono possibili visite guidate e percorsi di studi sui temi della mostra.
Laboratorio e partecipazione. La mostra Storicamente ABC intende realizzare una rappresentazione
temporanea della storia del Trentino. Il percorso espositivo, infatti, è stato pensato in modo da poter
subire cambiamenti. Nella Galleria nera i singoli lemmi potranno essere sostituiti in futuro con altri,
anche mediante i suggerimenti che il singolo visitatore è invitato a lasciare. Nella Galleria bianca,
inoltre, sono stati realizzati tre moduli destinati a diverse funzioni espositive e di aggregazione per
mezzo di un allestimento con una serie di strutture a pannelli fissi e mobili che permettono di
ospitare eventi e mostre con unโ€™ampia possibilità combinatoria.
Innovazione. Le Gallerie di Piedicastello non sono un museo di storia tradizionale. Quello, aprirà
entro la fine del 2009 a Trento, in via Torre dโ€™Augusto, presso la sede del Museo storico del
Trentino. Alle Gallerie, scelte, criteri e metodi espositivi si propongono di comunicare la storia in
modo innovativo nel tentativo di avvicinare a questa disciplina il maggior numero possibile di
persone. Soprattutto in questo senso, le Gallerie di Piedicastello sono un progetto sperimentale.
L'Adige 05 dicembre
Confermando la notizia diffusa da «l'Adige» nelle settimane scorse, il consigliere Girolano
Mirante Marini (nella foto a fianco), eletto nel 2005 nelle file dell'ex Margherita, ha annunciato
ieri sera in consiglio la sua decisione di aderire al gruppo del Patt. Nell'intervento di ieri il dottor
Marini afferma di essere «fortemente convinto che il progetto lanciato dal presidente Lorenzo
Dellai a livello provinciale sia la giusta molla per rilanciare un progetto di centro che non vuole
essere alternativo al Pd ma solo un rafforzamento di quell'area di persone che non si rispecchiano
nei partiti della destra ma che vogliono essere rappresentati per il governo della città». Mirante
Marini prosegue sottolineando la totale condivisione rispetto alle recenti affermazioni del segretario
provinciale del Patt Ugo Rossi «che esprime una linea programmatica Upt-Patt che a mio avviso
potrà rappresentare per Riva del Garda, nelle prossime elezioni di maggio, una nuova direttiva di
arrivo per le future scelte amministrative». Mirante Marini è entrato per la prima volta in consiglio
comunale nel 2003, sempre eletto nelle fila della Margherita.
L'Adige 05 dicembre
Cles: Flaim ed Osele al ballottaggio da soli
CLES - Scende la prima neve, e sembra gelare ogni ipotesi di apparentamento, in previsione del
ballottaggio del 13 dicembre tra Maria Pia Flaim e Giorgio Osele . «Nessuna novità», ammette
Marcello Graiff , leader della coalizione di centrodestra esclusa dal ballottaggio. Ed è Silvano
Menapace , ex consigliere comunale e suo «aiutante» in queste elezioni, a confermare: «Non credo
sia possibile. Nessuno ci ha proposto un apparentamento. Ed è difficile che avvenga, le differenze
politiche sono pesanti. Credo ormai si vada piuttosto alla caccia del voto attraverso le persone, in
una sfida simile un elettore che porti venti voti può divenire fondamentale». «Noi lavoriamo su
progetti condivisi, che portino alle scelte migliori per Cles. Quindi massima disponibilità al dialogo
e coinvolgimento di tutti, in consiglio comunale e fuori», ripete Maria Pia Flaim. Ma un accordo
ufficiale con il centrodestra è da escludersi. «Ci siamo incontrati, ma è chiaro che le posizioni sono
differenti», conclude Flaim. Sul fronte Osele le cose non cambiano granché. «Nessuna ipotesi di
accordo, per un apparentamento, penso non sia possibile, lo darei per escluso quasi con certezza»,
afferma Salvatore Ghirardini , segretario del Patt clesiano. Una scelta peraltro «dettata» anche da
Trento, dall'Upt... «No», ribatte Ghirardini. «La decisione è stata assunta a Cles». Salvo sorprese
dell'ultima ora le due coalizioni si scontreranno con le proprie forze (il 29 novembre Flaim 1.419
voti, Osele 1.375), cercando di attingere tra gli elettori delle forze escluse (in totale 1.165 votanti) e
soprattutto tra i «non votanti», che al primo turno sono stati 1.172. G. S.
L'Adige 06 dicembre
Vincenzo Bonmassar (nella foto) è ufficialmente in pensione, dopo avere trascorso una vita nella
Uil scuola. Ma giovedì era in presidio in piazza Dante ed ha partecipato agli incontri con
l'assessorato sulla riforma. Perciò rivendica con orgoglio il ruolo dei sindacati (del suo in
particolare, la Uil) nel contrasto alla riforma. Bonmassar, una delle accuse fatte è quella di aver
abbandonato i docenti oppure che vi siete svegliati tardi. Il sindacato ha dei compiti che non sono
quelli dei partiti, quindi le iniziative devono essere assunte da chi ne ha responsabilità e i colleghi che sono giustamente preoccupati - dovrebbero indirizzare la loro protesta, se ne avessero capacità e
voglia, nei confronti dei partiti che hanno assunto questa decisione tenendo all'oscuro tutta la
cittadinanza. Quindi? Il problema è che in Trentino, in queste occasioni come in tante altre, c'è una
concentrazione di potere che è figlia del momento storico (qui come a Roma c'è una concentrazione
di potere in poche mani) e di una legge elettorale che concentra il potere nelle mani di una sola
persona. Ma ci sono comunque delle differenze di vedute che sono emerse tra voi e la cosiddetta
"base". L'assessorato all'Istruzione ha messo in piedi una serie di iniziative democraticistiche attenzione, non democratiche - istituendo gruppi di studio ai quali erano stati invitati a partecipare
tutti gli insegnanti che si fossero resi disponibili. Ma poi si è scoperto che questi gruppi non
avevano nessuna capacità tecnica di intervento e la cosa è scoppiata dopo la richiesta dei sindacati,
quando finalmente l'assessore ha reso ufficioso il quadro orario. Noi ci siamo posti
indipendentemente dalla protesta dell'ultimo minuto, il sindacato si è mosso molto prima della
contestazione: le cose vanno lette secondo cronologia. Questo è vero, ma sulla contrattazione, non
sui contenuti. No, no, no. Abbiamo avuto un incontro con l'assessore, il cui ruolo però va collocato
dentro questa vicenda della concentrazione di potere: in Trentino l'assessore non è che un esecutore
delle volontà del presidente della Giunta provinciale. Nel verbale della seduta di quell'incontro lei
dice che «la delibera ormai è stata fatta quindi è necessario concentrarsi sulla revisione
contrattuale». Maliziosamente si potrebbe pensare che avete tentato di salvare il salvabile. Questo è
vero, ma è soltanto il 50% della lettura delle cose. Accanto c'è ben altro, forse più importante. Cioè?
Che se la riforma non passa per un accordo contrattuale non si farà. Quello che sfugge all'opinione
pubblica, esagitata dalla tensione del momento, è che questa riforma deve passare da lì, sennò non
si può fare perché è tutta fondata su unità orarie di 50 minuti e questa è la chiave di volta di tutta la
questione. Questa cosa l'ho detta io, ho usato anche del turpiloquio in sede di confronto per dire che
se questa cosa non cambia la riforma si blocca: chiaro? E il fatto che la Provincia sia comunque
andata avanti senza sentire ragioni? Bisognerà che l'elettorato cambi gli eletti. Se i docenti volevano
partecipare alla manifestazione, come mai non avete dichiarato lo sciopero sapendo benissimo che
la Giunta avrebbe tirato dritto? Questo è verissimo: ma lo sciopero, credo, in quelle condizioni, non
avrebbe portato ad alcun risultato perché la Giunta sarebbe comunque andata avanti... Allora
bisogna essere chiari. Prego. Patt, Upt e Pd hanno ribadito che la riforma va avanti. Allora nessuno
può chiedere alle organizzazioni sindacali di sostituirsi a questi partiti. L'unica cosa che può fare il
sindacato è il proprio mestiere - che è esattamente, con orgoglio, quello che rivendico - e sollecitare
ad una maggiore vigilanza democratica l'elettorato. J.V.
L'Adige 06 dicembre
il caso Il consigliere del Patt Dallapiccola rivolto agli allevatori
«Venite, c'è la Provincia»
ANGELO ZAMBOTTI «Invito gli allevatori a scendere in città e fare il giro delle tre torri di Trento
Nord per conoscere tutte le iniziative provinciali di sostegno nei loro confronti». Detta così,
sembrerebbe la classica battuta fatta a qualche contadino da un valligiano che, magari sminuendo il
settore zootecnico, va sostenendo che «per gli allevatori spesso e volentieri la miglior vacca da
mungere si trova da sempre in Piazza Dante», come recita un ironico detto popolare. La notizia che
fa scalpore è invece che a pronunciare tale frase è stato il consigliere provinciale del Patt Michele
Dallapiccola a conclusione dell'incontro tenutosi venerdì sera presso il Caseificio Sociale di Fiavé
ed avente come tema le prospettive per il settore lattiero-caseario. Proprio per il fatto che
dall'incontro, all'interno del quale avrebbero dovuto intervenire anche gli assessori Mellarini e
Panizza (ufficialmente assenti per impegni di giunta), ci si aspettavano dall'europarlamentare
dell'Svp Herbert Dorfmann e dai consiglieri provinciali del Patt Mauro Ottobre ed appunto
Dallapiccola degli accenni ai progetti politici per uscire dalla difficile situazione del settore
zootecnico, le dichiarazioni del consigliere valsuganotto hanno fatto scalpore e sono andate ad
offuscare i precedenti discorsi di Ottobre e Dorfmann, ma anche del consigliere Roberto
Bombarda , che hanno ribadito ancora una volta come l'agricoltura di montagna non può certo
competere con la pianura ma deve puntare sulla qualificazione del prodotto. Per bocca del proprio
presidente Alvaro Armellini , il Comitato Iniziative Giudicarie Esteriori si è detto «esterrefatto per
la propaganda della politica del "cappello in mano", quando Mellarini ci aveva promesso di
illustrarci entro dicembre l'indirizzo da seguire». All'indomani dell'infelice esternazione di
Dallapiccola il presidente provinciale di Coldiretti Gabriele Calliari , assente venerdì, ha invece
definito l'invito del consigliere del Patt «un'uscita che si commenta da sola, visto che non è certo il
metodo della questua la strada da percorrere per risolvere problemi molto complessi che interessano
il settore zootecnico, ma non solo; certo i sostegni non li rifiuta nessuno - conclude Calliari - ma
alle spalle deve esserci un progetto valido perché a lungo andare i contributi fini a se stessi non
portano da nessuna parte».
L'Adige 06 dicembre
le polemiche Scambio di accuse tra Remondini, Zambarda (Prc), Guido Galas (Unione per Arco) e
Giuliani (Patt)
Zf Marine, tutti sapevano: ma adesso la crisi c'è davvero
In attesa di novità dal fronte sindacale e aziendale, sul caso Zf Marine, si registra una serie di prese
di posizione politiche. «Prima di tutto - scrive Maurizio Zambarda , consigliere di Prc ad Arco vorrei ringraziare l'assessora Remondini per la rapidità con la quale ha risposto all'interpellanza e
allo stesso tempo rassicurarla: non sono uso fare domande (tranne che a scuola) se conosco la
risposta. La sera del 28 ottobre ero più che soddisfatto dell'intervento dell'assessora, soprattutto
sapendo quanto impegno e dedizione lei stessa sta mettendo in questo suo incarico amministrativo.
La mia interpellanza, infatti, è arrivata ben oltre un mese da quella mia richiesta in consiglio
comunale, proprio perché non sapevo certo dei licenziamenti, non conoscevo certo la drammaticità
della situazione Zf Marine, se non il fatto che da mesi diversi operai erano costretti a rimanere a
casa a turno. Oggi i lavoratori, gli operai arcensi sanno di avere un alleato in più, la stakanovista
assessora Vilma Remondini , e lo dico senza ironia alcuna perché da quanto ci dice ha sott'occhio
l'intero territorio, dal piccolo artigiano alla grande industria: bene. Politicamente, infine, sappiamo
anche che il Patt non ha riferimenti in giunta: uscito Ottobre, né Ricci (di certo) né Remondini
(come lei stessa ha ribadito) rappresentano il partito autonomista». «Il Patt, sezione Arco - scrive
invece Luca Giuliani - è un partito che si occupa della sua gente del territorio e quindi anche del suo
tessuto imprenditoriale. Lo facciamo slegati e non condizionati da logiche nazionali. Le mie recenti
dichiarazioni sono frutto di un programma specificatamente elaborato per la nostra comunità.
Ribadisco la necessità di incentivare maggiormente aziende familiari e piccole e medie imprese ma
non significa che le società di grandi dimensioni, presenti sul territorio debbano sparire, ovviamente
su alcune realtà attualmente in difficoltà, devono essere ripensati alcuni passaggi fondamentali. È
indispensabile l'insediamento di piccole realtà industriali ad alto livello tecnologico ed a basso
impatto ambientale con centri di ricerca e sviluppi propri. Non possiamo promettere alla nostra
gente dei palliativi temporanei per lo sviluppo economico ma una definizione a lungo termini di un
progetto saldo e ben definito. L'assessore Remondini non fa capo al Patt ma al suo gruppo politico
Unione per Arco. Le responsabilità, io me le prendo sempre, e sono ben consapevole di cosa dico
anche in funzione di un progetto adeguato alla città, se lei crede di avere progetti futuri migliori per
la società ben venga, è lei l'assessore in questo momento». Infine Guido Galas , consigliere di
Unione per Arco. «È inutile - scrive - che la maggioranza chieda consigli comunali. Già in gennaio
abbiamo presentato interrogazione sul problema. Non accetto certe affermazioni né da Zambarda né
da altri anche per il mio passato, e per il lavoro che faccio attualmente: mi confronto
quotidianamente con questi drammi, ho particolare sensibilità su queste problematiche, ritengo
stupida e sterile la polemica di Zambarda, certe questioni fondamentali vanno affrontate in maniera
onesta ed unitaria e non per campagna elettorale o politica. Altro non dico se non esprimere la
massima solidarietà ai lavoratori oggi in difficoltà».
L'Adige 08 dicembre
nicola guarnieri [email protected] Con la presentazione del bilancio 2010 si chiude l'attività
della giunta Valduga. In primavera i cittadini torneranno alle urne per rinnovare i propri
rappresentanti a palazzo Pretorio. Nel 2005, il professore cancellò con un colpo di spugna
l'egemonia dei partiti. Con le sue due liste civiche si è preso il governo di Rovereto lasciando alle
segreterie un lustro di riflessione. All'epoca, d'altro canto, si usciva da un periodo di liti e baruffe in
seno alle coalizioni, tanto a sinistra che a destra. E il prossimo maggio che succederà? Sicuramente
ci sarà un affollamento di candidati e liste. Facendo i conti della serva a bocce in movimento, si può
già prevedere che gli aspiranti consiglieri saranno circa 500. Al di là di cosa farà il sindaco uscente,
vanno registrate alcune manovre di sottobosco. È il caso di Marco Zenatti, ex An e poi referente
trentino della Destra, che sta lavorando ad una lista civica assieme al consigliere del Pdl (candidato
sindaco con Forza Italia alle ultime elezioni comunali) Andrea Benoni. In questi giorni si parla di
tanti contatti, il consueto reclutamento di gente che conta (nel senso numerico del termine). La
spaccatura nel centrodestra, comunque, è già marcata. Il Popolo della Libertà ha scelto di
appoggiare l'avvocato Barbara Lorenzi che avrà pure una civica personale. La Lega Nord non ha
gradito l'annuncio e correrà con un proprio candidato. Gli eventi del 2005, evidentemente, non
hanno fatto breccia nelle strategie elettorali. Anziché fare blocco unico, infatti, ci dovrebbero essere
tre nomi della stessa coalizione che, comunque, dovranno confrontarsi pure con la destra sociale,
quella Fiamma Tricolore che ha messo in campo un uomo conosciuto e stimato che raccoglierà
parecchi consensi. Davide D'Eliseo, ex comandante della compagnia carabinieri di Rovereto, è un
avversario davvero scomodo per chi punta a governare la città. E pensare già ora agli
apparentamenti del ballottaggio è mossa assai rischiosa. Nel centrosinistra non si sta meglio. Tutto,
infatti, ruota attorno a Guglielmo Valduga. Che, per inciso, non ha affatto fretta di sciogliere le
riserve e annunciare la sua eventuale disponibilità per un secondo mandato. A rischiare di più, però,
è il Partito democratico. Il Pd, tanto alle politiche 2008 che alle provinciali, è risultato il primo
partito a Rovereto. E la dote di voti raccolta dovrebbe spingerlo al timone della coalizione. Gli
alleati storici, invece, fanno le bizze e stanno giocando la partita su due tavoli. Upt, Patt e Udc,
d'altro canto, non fanno mistero di volere Valduga come condottiero. In tal senso gli incontri
ammaliatori, da quest'estate ad oggi, sono stati decisamente tanti mentre al tavolo con il Pd gli
strateghi politici si sono seduti solo due volte. Se il sindaco uscente accettasse la corte delle sirene
sostenute dal governatore Dellai e, all'ultimo momento, decidesse di riproporsi con i centristi la
spaccatura sarebbe totale. A quel punto, infatti, il Pd sarebbe costretto a trovare un nome buono e
sperare di arrivare al secondo turno. La fedeltà ai democratici, comunque, è garantita dai Verdi,
Rifondazione e Comunisti italiani.
L'Adige 08 dicembre
«Mentre la Provincia fa il suo dovere - scrive Mauro Ottobre, consigliere del Patt - con puntuali
manovre per attutire al massimo la crisi. gli amministratori di Arco non fanno nulla per cercare
nuove forme di sostentamento. Concordo con il presidente della commissione urbanistica Roberto
Bresciani e le sue preoccupazioni nei confronti della maggioranza che in realtà è una parte che non
ha ancora capito la vera entità di ricaduta non solo per le casse comunali ma per l'economia delle
piccole e medie imprese, senza dimenticare la creazione di nuovi posti di lavoro. Maggio è vicino e
non servirà a nulla dire quello che si vuole fare quando qualcuno dirà quello che non è stato fatto.
Poiché la competenza dell'urbanistica è del sindaco Veronesi dovrà assumersene la responsabilità».
L'Adige 08 dicembre
GUIDO SMADELLI CLES - Donatella Benvenuti scioglie le riserve, e per prima, a nome del suo
gruppo, dà una indicazione di voto per il ballottaggio di domenica prossima. «Se c'è un partito che
si occupa di storia e tradizioni, questo è il Patt», afferma. «Quindi chiedo nel voto di domenica
sostegno totale a Giorgio Osele ». Questo, spiega, perché Cles è «una grande piattaforma
produttiva, un luogo di interscambio, un luogo del patto sociale tra le comunità di valle (...) e vi è
l'esigenza di un'evoluzione più compatibile con le molteplici identità e vocazioni e più sostenibile
rispetto alle risorse locali». Dopo qualche altra considerazione, la Benvenuti afferma che «è
particolarmente importante anche la nostra autonomia, quindi in favore della stabilità politica
chiedo nel voto di domenica il sostegno totale a Giorgio Osele». E sempre a nome di «Uniti per
Cles», che non è riuscito a far eleggere un elemento in consiglio comunale, lancia un invito agli
elettori: «E' importante che tutti vadano a votare». Non è questa la sola novità di giornata. Maria Pia
Flaim annuncia fin d'ora che in caso di vittoria, nella sua giunta comunale un posto è già assegnato.
E che la coalizione ha deciso di assegnarlo, in qualità di assessore esterno, a Marco Nicolodi ,
quarta posizione in termini di preferenze nel «Gruppo civico di centro per Cles», ma che anche in
caso di vittoria al ballottaggio rimarrebbe escluso dal consiglio comunale, perché del suo gruppo
risulterebbero eletti solo Luigi Pichenstein, Mario Meggio e Mario Springhetti . Va ricordato che
Marco Nicolodi è consigliere uscente (eletto nel 2005 nella «Civica Margherita»); e che da molto
tempo, seppure membro di maggioranza, era in netto contrasto rispetto all'esecutivo guidato da
Giorgio Osele. Molto da dire, Maria Pia Flaim, lo ha in merito al volantino che il suo avversario
Giorgio Osele ha fatto recapitare nelle case dei clesiani in cui, afferma la candidato sindaco «si è
voluto fare molta politica, esprimere cattivi giudizi su di me, accusare di inaffidabilità alcune
persone che mi sostengono, spaventare la gente con richiami a non meglio precisate ideologie». E le
repliche non sono molto morbide. «Si è detto che la nostra proposta di un sindaco a tempo pieno
spinge verso la politica come professione», scrive Flaim, «ma rimaniamo convinti che sia meglio un
sindaco costantemente al servizio dei cittadini piuttosto che un amministratore pubblico affannato
nel tentare, per non perdere il doppio stipendio, di conciliare due attività egualmente importanti. E
poi sarebbe divertente contare da quanti politici professionisti si è fatto accompagnare l'ex sindaco
Osele durante la campagna elettorale». Precisazioni poi sulle sue dimissioni da consigliere
comunale nel 2003: «Un preciso impegno assunto pubblicamente fin dall'inizio per dare
rappresentanza ad una lista che mi aveva sostenuto». E non è stato un ritiro dalla vita della
comunità, precisa Flaim: «sono tornata al mio lavoro ed ho continuato a lavorare nel sociale
prestando attività di volontariato in due cooperative operanti sul territorio, in un'associazione
culturale ed in favore di un'emittente radiofonica locale». Infine, affondo finale: «L'ex sindaco
Osele accusa il Gruppo civico di centro per Cles di aver consegnato il paese al commissario, ma
dimentica che è stato lui a volersi dimettere pur avendo la fiducia della maggioranza del consiglio
comunale, provocando così le elezioni anticipate». La campagna elettorale, tutto sommato pacata
nella prima fase, si accende di qualche tono.
L'Adige 08 dicembre
Bella storia di solidarietà per i trentini all'estero Proprio un anno fa, l'Unione delle Famiglie
Trentine all'Estero lanciò un appello per aiutare i discendenti di emigrati trentini, vittime della
disastrosa alluvione che aveva colpito lo Stato di Santa Catarina (Brasile). Al nostro invito
risposero, con la consueta generosità che contraddistingue i trentini, il Comune di Avio, diverse
Casse Rurali, privati, il Corpo Bandistico di Caldonazzo e il Coro Lago Rosso di Tuenno che
diedero prova di grande solidarietà. Riuscimmo così a raccogliere una somma dignitosa,
immediatamente inviata ad una famiglia contadina di origine trentina considerata dai nostri associati
brasiliani la più duramente colpita nella zona di Timbo, avendo la casa danneggiata da una colata di
fango, la strada di accesso alla casa completamente franata, il raccolto perduto, i campi invasi dal
fango. Ci commosse e colpì profondamente la risposta del capofamiglia, assolutamente determinato
a non accettare il denaro, che voleva venisse impiegato per la ricostruzione della Chiesa di San
Paolo Apostolo, anche questa travolta da una colata di argilla. La chiesa -sostenne questo fiero
trentino- rappresentava un bene collettivo, la prima costruzione sorta per volere di tutti gli emigrati
trentini che colonizzarono quelle terre nel 1875, ed il campanile- concluse - avrebbe rappresentato
per tutti i coloni un simbolo di speranza, fiducia e religiosità. Ci volle tutta la nostra forza di
persuasione per convincere il buon uomo a prendere i soldi, ma soprattutto lo convinse la promessa
che avremmo cercato ulteriori fondi per rendere possibile la ricostruzione della Chiesa. Ci
rivolgemmo alla Curia trentina, che ci accolse nella persona del Vicario Generale don Lauro Tisi, al
quale spiegammo la situazione, illustrammo il progetto ed i vari stati di avanzamento. Nel frattempo
i trentini ed il Comune di Timbo avevano già iniziato i lavori, su un terreno donato dalla Famiglia
Pasquali e molti volontari si impegnavano a turno nei lavori, ma i soldi per l'acquisto del materiale
da costruzione mancavano. Ieri, dall'Arcidiocesi di Trento, tramite il signor Luciano Oberosler,
persona di rara gentilezza, abbiamo avuto conferma del generoso contributo concesso alla
Parrocchia di Santa Teresinha di Timbo per la ricostruzione della Chiesa di San Paolo. Voglio
esprimere pubblicamente la gratitudine dell'Unione delle Famiglie Trentine all'Estero
congiuntamente a quella dei fedeli trentini di Timbo che potranno continuare a pregare nella loro
nuova chiesa, onorando l'insegnamento cristiano dei loro avi. Il contributo offerto dalla chiesa
trentina supera sensibilmente il valore economico, assumendo agli occhi degli emigrati trentini un
significato affettivo, un forte legame spirituale con la terra di origine. Rivolgo un grazie sentito
all'Arcidiocesi di Trento che dimostra di essere già entrata nello spirito dell'incontro, che si terrà tra
qualche giorno a Trento, fra i responsabili diocesani per la pastorale delle migrazioni e le
associazioni degli emigrati del Triveneto. Rina Bonvecchio - Vicepresidente dell'Unione delle
Famiglie Trentine all'Estero
L'Adige 09 dicembre
AMBIENTE Lโ€™assessore invoca chiarezza: qualcosa non torna. Il sindaco di Borgo chiede i dati alla
procura Rossi: stop alle Acciaierie
«Se rilasciano diossina nellโ€™aria, vanno chiuse»
Se le Acciaierie Valsugana di Borgo inquinano e rilasciano diossina, non si vede perché debbano
continuare a produrre. Se i rischi sono quelli, vanno chiuse. Ugo Rossi, assessore provinciale alla
Salute, non cerca scorciatoie. E dopo i ripetuti allarmi ambientali, invoca chiarezza. Non abbiamo
dati sul presunto inquinamento esterno allโ€™Acciaieria, spiega Rossi, ma qualche domanda me la
faccio. In tutta la faccenda, insiste, cโ€™è qualcosa che non torna. A Borgo, intanto, si chiedono
verifiche anche sul latte materno, mentre il sindaco chiede i dati alla procura.
Lโ€™assessore alla sanità provinciale Ugo Rossi sulla vicenda dellโ€™Acciaieria Valsugana si chiede
questo: se i dati sulla diossina sono quelli di cui parla la Procura, e quindi ci sono rischi per la
salute, perché lo stabilimento continua a produrre? A questa domanda Rossi arriva lungo un
ragionamento che parte da quello che ll dottor Marco Rigo, medico di Borgo e rappresentante
dellโ€™associazione «Medici per lโ€™ambiente», ha fatto ieri su «Lโ€™Adige». Rigo ha sollevato una
questione prima di tutto logica: se cโ€™è, come sostiene la Procura, un forte inquinamento da diossina
provocato dalle emissioni dellโ€™Acciaieria di Borgo si deve controllare anche il latte che proviene
dalla zona di Borgo. Questo perché, nei dintorni dello stabilimento, ci sono campi di erba da
foraggio e di silomais. Se la diossina cโ€™è, dice il medico, si concentra nei terreni, quindi nellโ€™erba e,
di conseguenza, la si può trovare nel latte. In base a queste constatazione allโ€™assessore alla sanità,
Ugo Rossi, abbiamo chiesto: controlli sui campi vicini allo stabilimento o sul latte ne sono stati
fatti? «No, da parte dellโ€™Appa no - ha risposto -. E questo perché le analisi che sono state fatte non
rilevavano problemi. La prassi è questa: se si registrano sforamenti di sostanza inquinanti allora si
chiede allโ€™Azienda sanitaria di fare analisi anche allโ€™esterno. Ma noi dati di questo tipo non ne
abbiamo. Però, e lo faccio come cittadino, mi pongo una domanda...» Quale, assessore? «Se
qualcuno ha in mano dati che dicono che i limiti della diossina vengono superati addirittura di tre
volte perché lo stabilimento continua a produrre? Perché, se le cose stanno così, o siamo di fronte
ad un dolo gravissimo oppure...». Spieghi meglio. «Voglio dire che o allโ€™acciaieria avevano trovato
un sistema, evidentemente doloso, di bypassare i filtri e adesso, dopo i sequestri, li hanno riattivati e
quindi hanno smesso di inquinare oppure non capisco perché, se qualcuno ha in mano dati
allarmanti, permette allโ€™azienda di produrre ancora. Insomma, voglio dire che se lโ€™inquinamento
cโ€™era prima ci sarà anche adesso, no? Quindi, o prima del sequestri era stato messo in atto un
sistema subdolo che è stato scoperto e smantellato oppure cโ€™è qualcosa che non torna». Insomma, il
ragionamento dellโ€™assessore alla sanità è questo: se la Forestale dello Stato, quindi la Procura,
hanno rilevato inquinamento da diossina la produzione si dovrebbe fermare la produzione. Anche se
dallโ€™agosto scorso è in funzione un nuovo sistema di aspirazione e il giudice La Ganga ha nominato
lโ€™ingegner Tiziano Benedetti custode giudiziario col compito di controllare le emissioni. Rimane
però il fatto, che il dottor Rigo rileva, che allโ€™esterno ci sono aree agricole dove di coltiva foraggio
per le mucche da latte. Terreni dove la diossina si può essere depositata e quindi può essere entrata
nel ciclo alimentare. «Sì però - afferma Rossi -, come dicevo, lโ€™Appa non ha in mano dati tali da
poter chiedere allโ€™Azienda un controllo sui terreni o sul latte. Tra lโ€™altro, come è avvenuto per la
vicenda del monte Zaccon, la Provincia deve chiedere lโ€™autorizzazione alla magistratura per poter
fare le analisi. Aggiungo che anche per monte Zaccon sembrava che tutto rischiasse di esplodere e
invece, anche lì, per le falde acquifere, non si sono rilevati problemi. Detto questo ritengo che un
sequestro devโ€™essere basato su qualcosa, però mi sembra ci sia un equivoco di fondo. Comunque, i
controlli sullโ€™ambiente esterno allo stabilimento, sui campi li dovrebbe chiedere chi ha in mano i
dati. Lโ€™Appa, ripeto non li ha, e quindi non può chiedere allโ€™Azienda sanitaria di intervenire».
L'Adige 09 dicembre
Ponte sullโ€™Adige a Vela, giunta in mezzo al guado
«Si vadano a vedere le colonne di camion ora che la Trentino Ricicla ha avuto la concessione per
realizzare il centro di frantumazione degli inerti. Figuriamoci quando cominceranno i lavori per
lโ€™inceneritore». Fabiano Condini, assessore comunale al commercio e portavoce del comitato della
Vela, è scettico di fronte al cambio di rotta della Provincia in merito alla viabilità a servizio di Ischia
Podetti. «In teoria - dice - i numeri possono dare ragione alla Provincia, ma bisogna considerare che
oltre ai camion cโ€™è un continuo via vai di mezzi ed operai». A suo parere lo scetticismo degli uffici
tecnici provinciali dovrebbe essere superato dalle indicazioni politiche: «Ricordo che sia il consiglio
comunale che quello provinciale hanno deliberato di chiedere la costruzione del ponte».
«Comprendo la ragione dei numeri ma - e qui lancia una stilettata diretta proprio a De Col - anche
la nuova uscita di Trento centro doveva in teoria risolvere i problemi dello svincolo. In realtà il
risultato è stato ben diverso». La sua paura è che la stessa cosa possa succedere lungo lโ€™arginale.
«Ora - insiste - ci troviamo di fronte ad un far west perché il limite di 30 allโ€™ora non viene mai
rispettato con grande rischio per le case a piano campagna di vedersi arrivare in camera chi sbaglia
una manovra». Per Condini lโ€™arginale deve tornare ad essere soltanto una ciclabile e un polmone
verde per il quartiere. Ultima considerazione: «Se si ritiene che non ci siano problemi di traffico,
perché per la parte alta (dalla polveriera alla discarica, ndr) si è progettata una galleria a due corsie e
non una unica con semaforo e senso alternato? ». Più cauto nel respingere le indicazioni della
Provincia è invece il suo collega di giunta, lโ€™assessore allโ€™ambiente e alla mobilità Michelangelo
Marchesi. Pur premettendo di non essere stato messo a conoscenza del «cambio di rotta» della
Provincia e contestando il metodo, ammette che il ragionamento di fondo dei tecnici di De Col può
essere corretto. «Personalmente non ritengo lโ€™opzione del ponte strategicamente indispensabile
anche se prendo atto che la circoscrizione e il Consiglio comunale hanno chiesto la sua
realizzazione». Auspicando che a questo punto si apra un confronto allโ€™interno della giunta
comunale e con la Provincia, conferma che «come riporta lo studio di fattibilità per lโ€™inceneritore la
stima sul passaggio giornaliero di camion è molto bassa. Credo che la posizione della Provincia sia
fondata e che possa portare ad un ripensamento». Marchesi, però, non nega stupore «per le modalità
di annunciare le cose, senza che si sia una comunicazione diretta». «Evidentemente non si stratta di
un pensiero di ieri esposto al giornale, ma il frutto di una lunga riflessione non certo improvvisata.
Forse sarebbe stato opportuno comunicarla anche a noi. Comunque è ovvio che se si pensa di
mantenere un percorso simile allโ€™attuale andrebbero attuate soluzioni viabilistiche che preservino la
Vela».
L'Adige 09 dicembre
Sezione carabinieri, 50 anni di storia
CLES - La sezione di Cles dellโ€™Associazione nazionale carabinieri ha celebrato nei giorni scorsi il
50° anniversario di fondazione. Costituita il 23 novembre del 1959, la sezione è stata guidata dal
presidente fondatore maresciallo maggiore Albani, cui è seguito il lungo periodo di presidenza del
luogotenente maresciallo maggiore Giuseppe Gabrielli, scomparso tragicamente a Livinallongo, suo
paese natale, nellโ€™agosto del 1998. Da allora la guida del gruppo è stata assunta da Germano
Lorenzoni di Romallo, tuttora presidente. La cerimonia è iniziata con una sfilata per le vie del
paese, accompagnata dal locale corpo bandistico; hanno partecipato la Polizia municipale,
carabinieri in servizio della compagnia di Cles, numerosi gruppi alpini delle valli del Noce, le
Benemerite della sezione di Cles e numerose sezioni regionali, con i rispettivi labari. È seguita la
messa celebrata dal cappellano militare padre Giorgio Valentini (colonnello), accompagnata dal
coro parrocchiale diretto da Luigi Franch, nel corso della quale è stata benedetta la corona dโ€™alloro
che a fine cerimonia è stata depositata al sacello di Fatima, dove sorge il monumento ai caduti. Qui
lโ€™ultima tappa della cerimonia ufficiale, con interventi del commissario straordinario di Cles
Giorgio Paolino, del consigliere provinciale Caterina Dominici e dellโ€™ispettore regionale dellโ€™Anc,
colonnello Tullio Latina. Alla benedizione del monumento e ad un momento di preghiera per i
caduti di tutte le guerre è seguito il rinfresco nelle sale dellโ€™oratorio. Va ricordato che alla sezione
di Cles dellโ€™Associazione nazionale carabinieri, dopo lo scioglimento della sezione di Malé e
Mezzana, fanno riferimento anche i carabinieri in congedo delle valli di Sole e di Peio.
L'Adige 09 dicembre
PERGINE - Una messa per Pruner
Domenica 13 dicembre nella chiesa arcipretale della Natività di Maria, alle 8 si celebra una messa
in ricordo di Enrico Pruner, il cofondatore del Pptt, a cura della sezione autonomista.
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 09 DICEMBRE
Presentata stamani dall'assessore Panizza la manifestazione musicale con il coro Ana e la banda
Original Tiroler Kaiserjägermusik che si terrà sabato 12 all'auditorium Santa Chiara
ALPINI E KAISERJÄGER ASSIEME PER IL CONCERTO DELLA PACE
di Marco Pontoni
Promosso dallโ€™assessorato provinciale alla Cultura e ai Rapporti europei, si terrà sabato 12 dicembre
allโ€™Auditorium Santa Chiara di Trento, con inizio ad ore 20.30, il Concerto della pace, con
protagonisti il complesso bandistico Original Tiroler Kaiserjägermusik e il coro Ana - Associazione
nazionale alpini di Trento, che eseguiranno brani della tradizione asburgica, canti degli alpini ed un
repertorio inedito di composizioni popolari per banda e coro. L'evento è stato presentato stamani
dall'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza e dal presidente dell'Ana di Trento Giuseppe
Demattè. Il biglietto dโ€™ingresso, gratuito e numerato, è in distribuzione da oggi presso i punti
informativi dell'auditorium Santa Chiara e del teatro Sociale, a orario di cassa (per chi risiede fuori
città è possibile prenotare telefonicamente al n. 0461-213834, fino a esaurimento posti).
Ana e Original Tiroler Kaiserjägermusik: lโ€™abbinamento non è casuale, così come non lo è il titolo
dato a questa serata di musica che intende unire, nel segno della pace e della fratellanza, coloro che
un tempo furono nemici e combatterono gli uni contro gli altri, indossando le divise di due diversi
eserciti, quello italiano e quello austroungarico. Riascoltando le marce militari e da parata, i canti
popolari e di guerra, avremo la possibilità di riflettere sulle vicende di un passato doloroso che oggi
riaffiora nella memoria di chi vive al di qua e la di là di un confine che ormai è stato cancellato non
solo dai trattati che hanno portato alla costituzione della nuova Europa, ma anche e soprattutto dalla
volontà di due popoli di camminare finalmente insieme.
"Questo evento, che organizziamo anche grazie al contributo della Cassa centrale di Trento, della
Cassa centrale delle Casse rurali e di Dolomiti energia - ha detto l'assessore Panizza - si inserisce
all'interno del percorso di avvicinamento al centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale. A
gennaio verrà anche allestita una mostra nella sala di rappresentanza del palazzo della Regione in
cui ricorderemo tutti i caduti della Prima guerra mondiale e lanceremo la proposta di una 'Giornata
della memoria' nella quale ogni comune sarà invitato a commemorare i propri caduti. Ciò anche a
completamento degli sforzi fatti per l'allestimento dell'archivio on-line dei caduti e dei dispersi, e
nell'attesa che venga accolta la nostra richiesta, avanzata al parlamento austriaco in occasione della
presentazione del progetto dell'Euregio, di accedere agli archivi della Grande guerra di Vienna
anche prima della scadenza dei 100 anni prevista dalla legge. Il concerto di sabato rappresenta in
questo contesto non solo un segnale di superamento delle divisioni del passato, all'interno di
un'Europa unita e pacificata, ma anche uno sprone a guardare al futuro, nel segno ad esempio di
quella Euroregione che ci stiamo impegnando a costruire, e che affonda le sue radici nella storia
comune di queste terre a cavallo del Brennero."
Di impegno dell'Ana non solo sul fronte musicale ma anche della solidarietà ha parlato invece
Dematté, che ha ricordato come "già negli anni '50 eravamo attivi sul fronte dell'Europa unita e
della promozione del dialogo transfrontaliero. Siamo oggi molto orgogliosi di partecipare a questa
manifestazione assieme alla banda dei Kaiserjäger; ciò però non significa che viviamo nel passato,
anzi, il nostro impegno sociale è ben 'piantato' nel presente." una prova di questo è data dal fatto che
nell'ambito del concerto di sabato saranno raccolte offerte - ricondicibili al progetto "Solidarte" destinate a finanziare la ricostruzione del teatro โ€œSan Filippoโ€ de Lโ€™Aquila, distrutto dal terremoto.
Scheda: il coro dell'Ana e la banda Original Tiroler Kaiserjägermusic
Die Original Tiroler Kaiserjägermusik โ€“ Per risalire alla nascita della banda musicale dei
Kaiserjäger bisogna andare all'ottobre del 1815 quando, in occasione di una visita ad Innsbruck
dellโ€™Imperatore Francesco I, si decise di costituire un complesso bandistico per rendere i dovuti
onori all'illustre ospite. La banda, divenuta famosa in tutto l'Impero, raggiunse l'apice della notorietà
verso la fine dell'800 grazie anche alla figura del maestro Karl Mühlberger, autore della celeberrima
"Kaiserjägermarsch". Con il tramonto della monarchia austro-ungarica si interruppe anche I'attività
del complesso bandistico e la Kaiserjägermusik visse per oltre cinquant'anni solo nella memoria.
Questo ricordo riprese forma nel 1971 e da allora centinaia di concerti, incisioni discografiche e
apparizioni televisive hanno caratterizzato l'attività artistica del complesso che ha ormai raggiunto
fama mondiale.
Coro A.N.A. di Trento โ€“ Eโ€™ sorto nel gennaio 1993 nell'ambito della sezione trentina
dell'Associazione Nazionale Alpini. L'idea del coro è stata sviluppata grazie alla disponibilità e al
carisma del maestro Bepi Fronza e la scommessa che ha dato vita alla formazione corale nasce
dall'esigenza di riscoprire e sviluppare il repertorio classico delle penne nere e, più in generale, della
canzone popolare cercando di valorizzare ed evidenziare il più possibile le caratteristiche di
provenienza storica e geografica dei brani. Il coro, che è ora diretto dal m° Aldo Fronza, ha
accompagnato la Sezione A.N.A. di Trento nelle principali manifestazioni alpine tra cui,
naturalmente, le adunate e i raduni a carattere nazionale.
L'Adige 10 dicembre
«Due anni di contributi per figlio»
Arriva anche in Trentino lโ€™iniziativa promossa dalle donne della Svp che, con il motto «almeno due
anni di contributi pensionistici in più per ogni figlio», si propongono di far approvare una legge
attraverso una petizione popolare. Si tratta, infatti, di una raccolta di firme volta al riconoscimento,
in termini economici, dei periodi dedicati ai figli e allโ€™assistenza di famigliari non autosufficienti.
Inoltre, lโ€™impegno delle donne di Svp ha come obiettivo quello di sensibilizzare lโ€™opinione pubblica
e il governo sul valore della famiglia e sui lavori di cura svolti dalle donne, caldeggiando delle
politiche adeguate per lโ€™incentivo della natalità e per lโ€™aiuto delle categorie più deboli. Se venisse
accettata, la proposta di legge comporterebbe un aumento delle pensioni spettanti alle donne del 4%
per ogni figlio ed implicherebbe un riconoscimento economico a quelle donne che, casalinghe, non
hanno mai versato dei contributi pensionistici. «La nostra proposta - ha spiegato lโ€™assessore
regionale Martha Stocker โ€“ rappresenta un concreto incentivo alle politiche famigliari, valorizzando
lโ€™impegno delle donne che hanno interrotto la propria attività lavorativa per prendersi cura dei
figli». Nella Provincia di Bolzano, lโ€™iniziativa ha già riscosso un discreto successo. In Trentino,
invece, la raccolta delle firme si farà grazie allโ€™adesione dellโ€™Unione femminile del Patt, che ha
annunciato la presenza di un gazebo nella fiera di S. Lucia, domenica 13 dicembre. «Ora - ha
concluso Caterina Dominici, consigliere provinciale del Patt โ€“ cercheremo di mobilitare anche gli
altri partiti, sicure che lโ€™iniziativa possa trovare un riscontro positivo al di là dello schieramento
politico». L.B.
L'Adige 10 dicembre
«Con lโ€™Euregio potremo superare la Regione»
Durnwalder rilancia la soppressione dellโ€™ente già svuotato di competenze «Nei prossimi anni
potremmo pensare ad un superamento dellโ€™ente regione o meglio ad una sua evoluzione che lo porti
a confluire in una struttura istituzionale più ampia in cui si accordino Trentino, Alto Adige e
Tirolo». Luis Durnwalder, presidente della Regione e Landeshauptmann dellโ€™Alto Adige, ieri in
consiglio regionale nella sua relazione al bilancio ha parlato in modo esplicito di una soppressione
della Regione nel momento in cui riuscirà a decollare lโ€™Euregio, lโ€™ente che dovrà dare una veste
istituzionale alla collaborazione fra Trentino, Alto Adige e Tirolo. La Svp da sempre mal sopporta la
convivenza con il Trentino sotto lโ€™ombrello della Regione e dopo essere riuscita man mano a
svuotarla di competenze ora caldeggia il progetto, condiviso da Trento, di realizzare una
collaborazione istituzionale più ampia, che comprenda anche il Tirolo austriaco, vedendo in questo
la possibilità di liberarsi della Regione Trentino Alto Adige, mentre le competenze che rimangono
come «la previdenza, la cooperazione internazionale e i giudici di pace potrebbero trovare il giusto
spazio in una dimensione extraregionale ». Per altro, Durnwalder ha sottolineato che con la staffetta
dei presidenti delle due Province alla guida della Regione, inaugurata sei anni fa, i rapporti a livello
regionale fra Trento e Bolzano, che sono sempre stati molto difficili, sono invece molto migliorati.
Nel dibattito che ne è seguito la destra tedesca ha rilanciato la necessità di sopprimere la Regione
mentre il Pdl, la Lega nord e il Pd trentino sono intervenuti a difesa dellโ€™ente, così come lโ€™Upt ne ha
sottolineato il ruolo positivo. Il presidente Durnwalder ha poi parlato anche del patto sul
federalismo fiscale firmato con il Governo di fronte alle perplessità emerse da più voci: «Da lungo
tempo ormai abbiamo cercato di trovare un accordo nellโ€™ambito del federalismo fiscale. Sono
disposto a spiegare punto per punto i vantaggi che ne trarremo. Non ci siamo visti solo una volta,
ma più volte e non abbiamo pubblicizzato questi incontri per evitare polemiche che sarebbero state
controproducenti. Complessivamente in futuro avremo più o meno lo stesso bilancio. Eโ€™ un accordo
che va a vantaggio di tutti e rappresenta un compromesso ragionevole». Giorgio Lunelli (Upt) su
questo argomento ha presentato un ordine del giorno che sarà discusso oggi, che impegna la giunta
a tenere informato il Consiglio sullโ€™attuazione di questo «importante e positivo accordo». Chissà se
lo voterà anche il Pd.
L'Adige 10 dicembre
PERGINE - Una messa per Pruner
Domenica 13 dicembre nella chiesa arcipretale della Natività di Maria, alle ore 18 si celebra una
messa in ricordo di Enrico Pruner, il cofondatore del Pptt, a cura della sezione cittadina autonomista
a lui dedicata.
L'Adige 10 dicembre
Sbagliato occuparsi ora di chi voteremo tra 4 anni Caro direttore, mancano quattro anni alla fine
della legislatura provinciale e già si hanno sintomi preoccupanti di ansie e traumi da successione,
quella ovviamente nei confronti della poltrona di presidente della Giunta. Al congresso del Patt (ma
succede anche in sedi e livelli diversi di altri partiti) si sono evocati scenari di futuri assetti e
relative alleanze per accaparrarsi lo spazio che si renderà libero. I trentini, che penso non siano tanto
ansiosi di anticipare tempi abbastanza lontani, vorrebbero credo sapere come verranno gestiti questi
prossimi quattro anni, cosa se ne farà dei prossimi quattro bilanci, come si porteranno avanti le
riforme in cantiere (scuola, sanità, ecc.), come sarà risolto il problema dellโ€™acqua, ora privatizzata,
come sarà affrontato definitivamente e non episodicamente il problema dei trasporti ferroviari e di
valle, come si intenda fronteggiare il problema immigrazione, come sia possibile far arrivare la voce
più concretamente alle sfere istituzionali talvolta sorde e lontane, e via discorrendo. Ecco, tanti
problemi che ci vorrà tutta una legislatura per risolverli, mentre i partiti cadono spesso nella
tentazione di parlare di poltrone, strategie, alleanze, accordi e dis-accordi. Preordinare oggi lโ€™assetto
politico del 2013 è unโ€™ottima occasione di discussione per unโ€™assise accademica, non è esercizio da
assemblea politica partitica che deve spiegare ai cittadini cosa si è fatto dopo essersi meritati il voto
e cosa si intende fare per mantenere fede agli impegni presi. Come cittadina oggi non mi sentirei
proprio di pensare a chi e come voterò tra quattro anni, anzi voglio certamente prendermi tutto il
tempo per valutare, giudicare, esaminare e ponderare il peso delle scelte che verranno fatte. Questi
sono lโ€™incognita e il sale, della politica, vista da questa parte, ovviamente. Rita Grisenti - Trento
Caro Panizza, per i costumi paga di tasca tua Leggo sullโ€™Adige che lโ€™assessore Panizza ha detto:
«Io sono convinto che questo milione può essere benissimo considerato un intervento che rientra
nelle misure anticrisi di questa finanziaria, visto che per realizzare i costumi storici si fanno lavorare
le aziende artigiane specializzate nella realizzazione dei costumi». Su questo argomento esprimo
una mia personale, banalissima riflessione: io, assessore Panizza, sono invece convinto che i soldi
per lโ€™acquisto di questi costumi li debbano pagare di tasca propria le persone che li vogliono
indossare e non essere «scuciti » dalle casse pubbliche. Così facendo, assessore Panizza, le aziende
artigiane specializzate nella realizzazione di questi costumi avrebbero da lavorare ugualmente (per
buona pace di tutti). Giuliano Bortolotti
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 10 DICEMBRE
Su proposta del presidente Lorenzo Dellai, è stato approvato oggi dalla giunta
MINORANZE LINGUISTICHE: APPROVATO IL PIANO DELL'INFORMAZIONE
Riguarda il periodo 2010-2012
Su proposta del presidente Lorenzo Dellai, la giunta provinciale ha oggi approvato il programma di
interventi per l'informazione in lingua minoritaria per il periodo 2010. Il provvedimento ha tra gli
obiettivi generali l'impegno a sostenere la libertà di espressione delle comunità minoritarie nella
lingua propria di ciascuna comunità, favorendo quindi l'uso della lingua di minoranza nella
consuetudine ordinaria e nella vita quotidiana individuale, famigliare e sociale, conferendole
prestigio e visibilità attraverso proprio l'informazione scritta (pagine specifiche sulla stampa locale,
periodici) oppure audiovisuale (programmi radiofonici o televisivi specifici su emittenti locali).
Il provvedimento vuole altresì conferire stabilità e continuità al servizio informativo, migliorandone
la qualità e la varietà e garantendone una più ampia diffusione nei rispettivi territori e nel territorio
provinciale. Si vuole inoltre sviluppare le competenze degli operatori e la rete delle collaborazioni,
coinvolgendo le istituzioni locali e scolastiche e tra le comunità stesse, puntando alla nascita di un
polo informativo delle minoranze linguistiche che possa costituirsi massa critica e porsi come
interlocutore di ogni nuova opportunità informativa e comunicazionale. Infine, l'obiettivo è quello
di sperimentare l'utilizzo delle nuove tecnologie (internet in primis, ma anche il digitale terrestre) e
dei nuovi media in relazione alle esigenze di uso, diffusione, "normalizzazione" e radicamento
presso le nuove generazioni della lingua minoritaria.
Il programma oggi approvato si prefigge di garantire continuità e rafforzamento alle iniziative che
sono già in essere, per consolidare come si diceva la capacità di libera espressione delle comunità e
di radicare e diffondere l'uso della lingua minoritaria nella quotidianità. Tra le iniziative oggi in atto,
ne ricordiamo alcune.
Per la comunità mòchena: la pagina quindicinale "Liaba Lait" sul quotidiano "Trentino"; il
telegiornale settimanale "Sim to en Bersntol su TCA e sul canale satellitare "Trentino TV".
Per la comunità cimbra: la pagina quindicinale "Di Sait vo Lusérn" sul quotidiano "L'Adige"; il
giornale quadrimestrale "Dar Foldjo"; il programma televisivo settimanale "Zimbar Earde" in onda
su TCA e sul canale satellitare "Trentino TV".
Per la comunità ladina: il giornale settimanale "La Usc di Ladins"; la pagina settimanale "Plata
Ladina" sul quotidiano "Trentino"; il trimestrale "Nosha Jent"; il trimestrale "Gana - La Usc dles
Ladines"; il programma televisivo settimanale "Ercaboan" trasmesso da TCA e dal canale satellitare
"Trentino TV"; il telegiornale settimanale edito e trasmesso da TCA e dal canale satellitare
"Trentino TV"; i programmi radiofonici quotidiani "Bela Ladinia" e "Joegn", i bisettimanali
"Mingol de dut e nia n dut", "El Codojel" e "Notiziar ladin"; i settimanali "La Usc di Ladins" e
"Cianton di libres" editi interamente in ladino dall'emittente radiofonica Radio Studio Record di
Canazei/Cianacei; i programmi radiofonici quotidiani "N bel bondì ladin" e settimanali "Che
metone pa anché sora fech?" editi in ladino dall'Union di Ladins de Fascia e trasmessi da Radio
Studio Record. (m.n.)
L'Adige 11 dicembre
Pianificazione, variante alla cieca
SAN MICHELE - Salta il consiglio comunale sulla variante al Piano regolatore generale: messo alle
corde dai consiglieri di minoranza, il sindaco Guido Moser si è visto costretto a sospendere la
seduta e rinviare la votazione a martedì prossimo, in un consiglio convocato dโ€™urgenza. Battaglia si
prevedeva e battaglia cโ€™è stata: lโ€™accusa principale rivolta alla maggioranza è quella di aver messo
agli atti il faldone con ben 37 modifiche al vigente Prg allโ€™ultimo momento senza dare il tempo ai
consiglieri di esaminare il piano attuativo. Ci voleva un pre-consiglio o, almeno, una conferenza dei
capigruppo: «È la prima volta che a San Michele succede ciò โ€“ ha tuonato il consigliere Franco
Callovi - e mi chiedo con quale coraggio la giunta chieda il voto di una variante che nessuno
conosce». «Il responsabile dellโ€™ufficio tecnico, al quale ci siamo rivolti, ha detto di non aver mai
visto la cartografia โ€“ ha poi aggiunto il consigliere Claudio Malpaga โ€“ spiegandoci che per
esaminare la variante ci vorrebbe parecchio tempo». Per il sindaco, però, non cโ€™è alcun problema:
«Abbiamo qui il progettista, lโ€™architetto Giancarlo Sicher, che può spiegarvi tutto ciò che volete». Il
tecnico ha quindi esposto la sua lunga relazione sulle modifiche urbanistiche, soprattutto per quel
che riguarda i due comparti di completamento edilizio; lโ€™area Mercatone Uno e lโ€™area Visentin. Ma
quando è stata aperta la discussione, la minoranza è tornata allโ€™attacco chiedendo la verifica
dellโ€™incompatibilità dei consiglieri. Evidente anche al pubblico in aula lโ€™imbarazzo tra i consiglieri
di maggioranza sotto una pioggia di accuse e critiche, scatenata dai consiglieri di opposizione. Poi il
sindaco ha tentato di tagliare la testa al toro: «Basta venire qui a vedere i disegni e chi si ritiene
incompatibile lo può dichiarare e abbandonare lโ€™aula». Tra il via vai di consiglieri al tavolo del
sindaco il primo a ritenersi incompatibile è stato lโ€™assessore Bruno Serafin, mentre il consigliere
Callovi aveva già lasciato lโ€™emiciclo contestando il metodo «da fiera» adottato dalla giunta per
affrontare un tema così delicato. E non ha risparmiato accuse, rievocando lo stesso metodo assunto
anche per la nomina del presidente dellโ€™Air, Giacomo Osella, finito poi in manette e nel quale il
sindaco nutriva grande fiducia, imponendo la sua nomina a tutto il consiglio comunale. Ha ricordato
che la vicesindaco Franca Pangrazzi, nella votazione dei Prg del passato - quando era in minoranza
- aveva preteso maggiore trasparenza dalla giunta dellโ€™ex sindaco Dario Chilovi, mentre adesso per
lei va tutto bene, pur di difendere la sua poltrona. Pesanti accuse sul metodo sono poi arrivate a
raffica dai consiglieri Claudio Malpaga, Nicola Chisté, Mauro Bragagna e Clelia Sandri, che hanno
annunciato di abbandonare lโ€™aula per protesta: «Questa amministrazione arriva sempre con le cose
già confezionate allโ€™ultimo momento e le mette in votazione pretendendo che noi le accettiamo.
Questo modo di amministrare โ€“ ha dichiarato la capogruppo Sandri - non è corretto non solo verso
il consiglio, ma anche verso tutti i cittadini di San Michele». Dopo più di unโ€™ora di vivaci
polemiche il sindaco non ha potuto fare altro che sospendere la seduta, accogliendo lโ€™emendamento
di Giuliano Pedroni per rinviare la votazione, ma concedendo solo pochissimi giorni per esaminare
la documentazione. Martedì si voterà a qualsiasi costo perché, come ha detto il sindaco, «siamo
ormai in scadenza di legislatura e tra i trenta giorni necessari per le osservazioni sia per la prima, sia
per la seconda adozione del Prg, non rimane molto tempo per lโ€™approvazione».
L'ADIGE 11 Dicembre
«Aiuti alle imprese virtuose ma vanno dati ai lavoratori»
Il Partito democratico vuole alzare dai 16 ai 18 anni il divieto di vendita e somministrazione di
alcolici in tutti i locali pubblici (bar, ristoranti, discoteche) oltre che nei supermercati, come già
previsto da un disegno di legge sul commercio dellโ€™assessore Alessandro Olivi. La proposta è
contenuta in un emendamento alla legge finanziaria โ€“ primo firmatario il capogruppo Luca Zeni
(nella foto con Mattia Civico) - che è stato depositato ieri assieme a un pacchetto di altri
emendamenti. Tra le altre modifiche alla legge finanziaria chieste dal Pd vi è pure la previsione di
aiuti alle imprese che hanno realizzato investimenti sostenuti dallโ€™ente pubblico che hanno
comportato «un rilevante consolidamento e sviluppo aziendale». La novità interessante è che il
Partito democratico prevede che questi aiuti, per una volta, non vadano al datore di lavoro ma ai
dipendenti. Così infatti si legge nellโ€™emendamento: «Gli importi da corrispondere alle imprese sono
determinati sulla base delle unità lavorative anno presenti in azienda nel primo semestre dellโ€™anno
di presentazione della domanda e sono obbligatoriamente ed equanimamente distribuiti a favore dei
dipendenti iscritti al libro unico, in proporzione allโ€™orario di lavoro adottato da ciascuno. La
violazione di questo vincolo comporta la revoca dellโ€™aiuto e lโ€™obbligo di restituzione delle somme
riscosse». Spetterà alla giunta provinciale individuare i criteri di selezione delle imprese che
possono meritare questo aiuto sulla base del «rilevante incremento del fatturato e dellโ€™importante
crescita occupazionale ottenuta mediante il progetto agevolato». A copertura di questi nuovi costi il
Pd ha indicato uno stanziamento sul 2010 di 5 milioni di euro. Sempre in tema di lavoro è stata
presentata una serie di emendamenti da parte del consigliere Bruno Dorigatti per contrastare il
lavoro precario in Provincia e nelle altre amministrazioni pubbliche. Tra le iniziative che mirano ad
aumentare la trasparenza nellโ€™azione della Provincia, il Pd ha depositato anche un emendamento che
riguarda le «esternalizzazioni» di attività svolte precedentemente dagli uffici provinciali. Si
stabilisce che la giunta provinciale invia annualmente al consiglio provinciale una relazione in cui
sono riportati dati analitici sulle esternalizzazioni quantificando le spese e i risultati ottenuti con una
valutazione dei minori oneri per la pubblica amministrazione oltre allโ€™effetto sulla qualità dei
servizi. Il Pd chiede inoltre la chiusura dellโ€™Agenzia provinciale per la protonterapia dal primo
gennaio 2010 ritenendo che quei compiti possano essere benissimo assunti direttamente
dallโ€™Azienda sanitaria con un risparmio di circa 700 mila euro lโ€™anno. Gli altri emendamenti
riguardano una norma più restrittiva per lโ€™assegnazione dei contributi per i progetti di cooperazione
internazionale e una norma, proposta da Mattio Civico, che riguarda lโ€™estensione ai sordi della
disciplina sulle pensioni di invalidità che riguarda i ciechi. Anche il Partito autonomista ha
presentato una serie di emendamenti tra cui uno del capogruppo Michele Dallapiccola, che chiede
di concedere nuovamente il contributo pubblico allโ€™Unione famiglie dei trentini emigrati, soppresso
con lโ€™ultima legge finanziaria, prorogando il termine per la fusione con la Trentini nel mondo. Lโ€™Upt
presenterà invece due ordini del giorni per modificare il regolamento sullโ€™Icef.
L'Adige 11 dicembre
La storia dellโ€™Asar in un libro di Baratter
Oggi alle ore 18 nella sala "Spazio del Libro" della Biblioteca civica Tartarotti di Rovereto, verrà
presentato il libro «Storia dellโ€™ASAR: Associazione Studi Autonomistici Regionali 1945-1948» alla
presenza dellโ€™ autore, lo storico Lorenzo Baratter. Lโ€™iniziativa è organizzata dalla Biblioteca con la
collaborazione della Regione Trentino -Alto Adige e lโ€™Associazione «Il Furore dei Libri». Ma da
ieri il segretario della sezione Patt di Rovereto, Marco Graziola, ha caldamente invitato i
simpatizzanti ad essere presenti in massa per un appuntamento che sarà «il lancio della campagna
elettorale» del partito autonomista. Per lโ€™autore, prima di essere un movimento politico lโ€™Asar fu
espressione di un sentimento popolare che diede una spinta fondamentale per porre la questione
dellโ€™Autonomia al centro del dibattito politico negli anni fra il 1945 al 1948. Nel libro, patrocinato
dalla Regione, Baratter spiega come lโ€™Asar contribuì a porre il tema dellโ€™autogoverno al centro del
dibattito locale e nazionale. I più convinti interpreti di quella aspirazione non furono i partiti
nazionali nelle loro espressioni locali, bensì centomila tra uomini e donne che diedero vita ad un
movimento originale, autonomista e territoriale. Non fu solo un movimento locale e la sua battaglia
non fu limitata al contesto regionale. Uno degli aspetti meno conosciuti, riguarda il fatto che esso fu
promotore e regista di ampie alleanze con i principali movimenti autonomisti italiani, guidando
battaglie comuni.
L'Adige 11 dicembre
Ballottaggio a Cles
Con Osele vince lโ€™idea autonomista
L'esito del voto di domenica 29 novembre per lโ€™elezione del sindaco e del consiglio comunale di
Cles, che ha sancito il ballottaggio fra Giorgio Osele e Mariapia Flaim, ha anche ribadito la
presenza di una forte anima popolare e autonomista nella comunità. La presenza di due liste che si
riconoscono nei valori a cui, da sempre, si ispira il Partito Autonomista Trentino Tirolese e la
prospettiva di veder assegnato - con il successo di Osele nel ballottaggio - un consistente numero di
seggi consiliari a esponenti di area autonomista, ha però portato qualcuno a paventare, per il
prossimo quinquennio, unโ€™amministrazione eccessivamente targata Patt. È una prospettiva che, da
esponente autonomista di lungo corso, potrei anche auspicare, ma che non risponde però alla realtà
dei fatti. Pur non tradendo la linea che da sempre caratterizza le posizioni del nostro partito, è stata
data, infatti, a entrambe le liste presentate a sostegno della candidatura di Osele, una connotazione
aperta. Esponenti «storici» del Patt, quali Salvatore Ghirardini e Franco Andreis, assieme alla
consigliere uscente Emilia Fondriest, si sono fatti da parte per favorire il ricambio e per evitare che
gli elettori potessero avere lโ€™impressione di liste bloccate intorno ai nomi di coloro che hanno fatto
la storia del partito a Cles e nella valle di Non. Per loro non ci saranno neppure incarichi «esterni»
in seno alla futura giunta, come qualche voce malevola sta insinuando. Il Patt e la lista
«Autonomisti per Cles» si sono proposti, insieme e con la lista «Cles Domani - Upt», come area
politica di raccolta moderata e di centro, e nella scelta delle candidature è stato dato spazio a
persone nuove, molte delle quali non iscritte al partito, espressione della società civile. Nelle due
liste, infatti, erano rappresentate tutte le componenti e le sensibilità presenti nella borgata e in tutte
le sue frazioni. Ne è nata, nel suo insieme, una compagine che vuole andare oltre il Patt, con uomini
e donne in grado di dialogare con le altre forze politiche senza preconcetti, liberi dal peso costituito
dai rapporti non sempre felici del passato. Dare il voto a Giorgio Osele nel ballottaggio,
riconfermando il sindaco uscente alla guida dellโ€™amministrazione comunale, non rappresenta tanto
una scelta di appartenenza partitica, ma un atto di fiducia verso un gruppo di persone politicamente
libere, che - pur ispirandosi ai principi dellโ€™autonomismo e del popolarismo cattolico - potrà
consentire alla borgata di riprendere, dopo le incertezze del recente passato, il proprio cammino e
guardare con rinnovata fiducia al futuro. Con persone che hanno dimostrato sul campo le proprie
capacità e che ogni giorno testimoniano il proprio attaccamento alla comunità e a tutte le sue
espressioni sociali e civili. Con una squadra valida e compatta, conosciuta da tutti, che entra in
Consiglio e che voglio citare per nome per dare il senso concreto della rappresentatività e delle
rispettive esperienze: Andrea Paternoster, Ruggero Mucchi, Giorgio Debiasi, Emanuele Odorizzi,
Massimiliano Girardi, Rosario Poletti, Andrea Leonardi, Giancarlo Dallago, Andrea Graiff,
Gabriele Lorenzoni, Lino Deromedi, Luca Pangrazzi.
Franco Panizza è assessore provinciale alla Cultura
L'Adige 11 dicembre
Il Patt ha valori cristiani? Allora rispetti gli immigrati A margine del Congresso del Patt al quale
ho partecipato in qualità di «presidente onorario» vorrei esprimere il mio pensiero in merito a un
argomento che mi sta molto a cuore: il problema degli immigrati. Parto da un presupposto che
riguarda nello specifico il Patt. È stato ribadito più volte durante il congresso che il Patt si ispira ai
valori alla dottrina sociale della Chiesa. Da qui ne discende che per coerenza a questi valori deve
ispirarsi nel suo programma e nei relativi pronunciamenti. Non si può a livello di principio
dichiarare una cosa e poi contraddirla nella pratica. Quindi nel nostro caso bisogna rigorosamente
verificare se quanto si va dicendo in merito a questo problema nellโ€™ambito del partito è secondo gli
insegnamenti della Chiesa. In pratica secondo i principi evangelici. Non poche volte, soprattutto in
questi tempi, la Chiesa ha ribadito che tutti gli uomini sono uguali e come tali tutti hanno diritto di
avere quanto è necessario per una vita dignitosa. Purtroppo la realtà evidenzia gravissime
discriminazioni. Concentrazione della ricchezza da una parte e povertà e miseria dallโ€™altra. Se la
realtà contraddice allโ€™uguaglianza di chi è la responsabilità? Intanto bisognerebbe dire che nessuno
è nato col diritto di essere ricco o col dovere di essere povero. Le ingiustizie sociali sono il frutto
dellโ€™egoismo umano. E chi sta bene facilmente si dimentica di chi sta male. E chi ha responsabilità
pubbliche soggette al consenso popolare è tentato nel suo agire e programmare ad assecondare
lโ€™egoismo umano giustificando così la propria politica, magari spacciandola per cristiana. In questo
modo si hanno indubbiamente dei facili consensi, più voti. Ed è quello che succede da varie parti
anche oggi nella nostra realtà. Si applica il principio machiavellico che il fine giustifica i mezzi. Se
una forza politica dice di ispirarsi ai principi e valori del cristianesimo, questo deve valere per tutti i
principi e valori, non solo per una parte. Per esempio: per la famiglia sì e per la solidarietà no. La
coerenza, anche se momentaneamente costa, a lungo termine paga. O comunque si ha la serenità di
aver agito correttamente per il vero bene degli altri. Sul problema degli immigrati bisogna
innanzitutto uscire dal proprio orticello ed avere un orizzonte più ampio, bisogna avere il coraggio
di mettersi nei panni degli altri e ragionare secondo il principio: «non fare agli altri quello che non
vorresti fosse fatto a te stesso». Fino a quando il deserto del Sahara prenderà la sua parte, e il Mar
Mediterraneo continuerà ad inghiottire esseri umani ed essere un cimitero di disperati, e lโ€™egoismo
umano respingerà i sopravvissuti, non ci sarà né pace, né giustizia, né uguaglianza. Tutti principi
questi, a parole, tanto ribaditi e decantati, ma puntualmente altrettanto disattesi, contraddetti e
calpestati nei fatti. Di fronte a problemi umani così tremendamente drammatici dobbiamo lasciarci
guidare anche dal cuore, da sentimenti di vera fraternità e solidarietà. I respingimenti non si
possono conciliare e accettare né umanamente e men che meno cristianamente. Se si vuole risolvere
il problema degli immigrati bisogna risalire alle radici, alle cause primarie che hanno determinato
questa situazione di grave disagio. Non si deve vedere nellโ€™immigrato, anche se clandestino, un
pericolo o qualcuno da sfruttare, ma piuttosto un fratello da aiutare. È lo spirito di solidarietà che ci
deve guidare nel rapporto con gli immigrati. Luigi Panizza
L'Adige 12 dicembre
Dellai: lโ€™Api per uscire da un incubo
«Oltre il bipolarismo deragliato e la guerra degli ultimi 15 anni»
Era un poโ€™ nervoso il governatore trentino Lorenzo Dellai, ieri pomeriggio a Parma, nel suo debutto
sulla scena nazionale tra i fondatori - assieme a Francesco Rutelli e Bruno Tabacci - del nuovo
partito di centro chiamato Alleanza per lโ€™Italia. A lui è toccato tenere la relazione introduttiva alla
prima assemblea del partito, dopo il saluto dellโ€™ex sindaco di Parma, Elvio Ubaldi. E per essere
sicuro di dire tutto quello che voleva e rispettare i tempi - un quarto dโ€™ora - si è presentato con un
discorso scritto, cosa che in genere evita di fare preferendo parlare a braccio. Ma lโ€™intervento, che
doveva spiegare cosโ€™è Alleanza per lโ€™Italia, è stato efficace, a giudicare dagli applausi dellโ€™affollata
assemblea che lo hanno interrotto più volte, ed è diventato più sciolto man mano che parlava. «Ci
dicono che siamo un partito di fuoriusciti - ha attaccato Dellai - ma non siamo noi dei fuoriusciti, è
la politica che è fuoriuscita dallโ€™Italia». «Noi non siamo nati per guardarci lโ€™ombelico - ha detto Alleanza per lโ€™Italia non vuole essere un piccolo partitino ancillare ad altri, ma un progetto politico
nuovo, alternativo a quanto cโ€™è oggi, rivolto a persone, movimenti, esperienze civiche, partiti
territoriali, a tutti quelli che vogliono chiudere la guerra dei 15 anni per uscire dallโ€™incubo di un
bipolarismo deragliato e bipartitismo abortito, basato sullo scontro totale di tutti su tutto». E poi
Lorenzo Dellai ha sostenuto lโ€™importanza del ritorno a una politica alta, dopo che la politica ha
offerto la sua faccia peggiore in questi anni peggio, secondo il governatore trentino, che nella prima
Repubblica. «Il lascito più drammatico di questi 15 anni - ha infatti sostenuto - non sarà né il
gossip, né il conflitto dโ€™interesse o la perdita di competitività del sistema, che pure sono cose gravi,
ma lโ€™idea sedimentata della pochezza della politica e della sua futile leggerezza. La radicalità della
nostra svolta non sta in qualche slogan ad effetto, ma nel ripristino del valore alto della politica, che
non blandisce, non coccola, non vezzeggia, non dice "ci penso io", ma si prende a cuore la
comunità, la prende per mano con autorevolezza e con dolcezza». Il presidente Dellai ha poi
indicato nel senso delle istituzioni e del bene comune i valori di fondo dellโ€™Alleanza per lโ€™Italia,
insieme alla struttura federalista che intende assumere per dare un ruolo centrale alle esperienze
territoriali come la sua Unione per il Trentino. E ha concluso: «Noi non siamo degli scontenti, ma
siamo determinati nel nostro progetto, senza nessuna anzia da prestazione».
Ieri a Parma, nel primo dei due giorni di assemblea del nuovo partito, erano molti gli esponenti
dellโ€™Upt - un centinaio di persone - seduti in sala, guidati dal segretario Marco Tanas e dal
capogruppo provinciale, Giorgio Lunelli, che in serata ha anche coordinato uno dei gruppi di lavoro
tematici organizzati per il dopo cena. Da Trento è giunta anche lโ€™assessore provinciale dellโ€™Udc, Lia
Giovanazzi Beltrami, ormai sempre più lontana dal partito di Casini e sempre più in sintonia con
lโ€™Upt. Il battesimo di Alleanza per lโ€™Italia è stato benedetto anche da un messaggio del capo dello
Stato, Giorgio Napolitano, al quale Rutelli in apertura aveva rivolto un saluto. Napolitano ha detto
di apprezzare lโ€™intento di «far uscire il paese da una contrapposizione politica esasperata
promuovendo, attraverso lโ€™aggregazione con altre forze, una più ampia partecipazione dei
cittadini». E a proposito di aggregazioni ampie, ieri Rutelli ha rilanciato il suo desiderio di aprire a
Gianfranco Fini questo nuovo movimento. «Perché no? - ha detto - ma dipende da lui». E
dโ€™altronde per spiegare lo spirito del nuovo partito che punta sulle «alleanze » stile Kadima
israeliano (Peres-Sharon), è stato trasmesso un video di tanti esempi di nemici-amici: HillaryObama, Coppi-Bartali, Totò-Aldo Fabrizi, Rabin-Arafat, Lacedelli-Compagnoni.
L'Adige 12 dicembre
Pacher e Rossi rassicurano: «Tutto in regola»
«La soglia di diossina da non superare imposta alle Acciaierie ai fini della certificazione era di 500
mcg al metro cubo, un ventesimo di quella adottata nel resto dโ€™Italia». Lโ€™assessore provinciale
allโ€™Ambiente e quello alla Sanità Ugo Rossi sono stati sentiti ieri dalla Terza Commissione
provinciale presieduta da Roberto Bombarda. Pacher ha confermato che fino allโ€™agosto scorso le
Acciaierie hanno rispettato i limiti imposti dallโ€™Appa alle emissioni inquinanti, ricordando lโ€™Aia
rilasciata allo stabilimento nellโ€™ottobre del 2007 (quella che per gli inquirenti «presenta anomalie».
Anche Ugo Rossi ha ribadito che le rilevazioni compiute per Mointe Zaccon hanno escluso
unโ€™anomala presenza di diossina: «Gli ultimi dati del registro tumori sono del 2002 ma la situazione
è stata sempre seguita e anche oggi non emergono differenze significative del distretto Bassa
Valsugana e Tesino rispetto al resto della provincia», ha affermato Rossi. Che ha poi rassicurato:
«Abbiamo comunque chiesto allโ€™Azienda sanitaria di restringere il campo di indagine a unโ€™area
prossima alle Acciaierie per acquisire in tempi brevi dati più aggiornati sullโ€™incidenza dei tumori e
la mortalità».
L'Adige 12 dicembre
«Latte austriaco in offerta Sait, sei poco intelligente»
Lโ€™autonomista Dallapiccola allโ€™attacco Giorgio Fiorini: «Ha sbagliato obiettivo»
«Avventata e poco intelligente». Così il consigliere provinciale del Patt Michele Dallapiccola,
veterinario di professione, giudica la scelta del Sait di pubblicizzare sul giornale lโ€™offerta dei propri
supermercati che in questi giorni mettono in vendita il latte austriaco a 68 centesimi al litro. «Per il
latte trentino - spiega Dallapiccola - è un momento delicato che, in questi giorni offuscati dalle
nebbie delle Acciaierie di Borgo, passa tuttavia in secondo piano. Cโ€™è fermento nel mondo della
cooperazione per la possibile fusione tra Latte Trento e Fiavé che salverebbe il caseificio
giudicariese da problemi molto più grandi. È importante che questa operazione si concluda. Sarebbe
unโ€™iniezione di fiducia collettiva che aprirebbe molte prospettive di sviluppo». «I vertici della
cooperazione - prosegue il consigliere autonomista - stanno mediando perché si vada verso la
soluzione del problema. In questa fase trovo quindi assai singolare che il Sait pubblicizzi la vendita
del latte di Salisburgo a 68 centesimi. Fra tutti gli articoli di cui è possibile promuovere le offerte, il
settore del latte e dei formaggi è il più delicato. In questo periodo bisognerebbe dimostrare
maggiore sensibilità. Lasciatemelo dire: lโ€™uscita del Sait è stata avventata e poco intelligente.
Sarebbe preferibile che la cooperazione sostenesse il settore lattiero-caseario riducendo, nei suoi
supermercati, i margini di guadagno sui prodotti trentini». Il capogruppo del Patt ricorda poi la
campagna promozionale del Consorzio dei Comuni per il latte trentino finanziata dalla Provincia
«per controbilanciare la bocciatura europea dei contributi per il trasporto del latte», «anche se precisa - per mia natura sono contrario alla politica esclusiva del sostegno pubblico: la migliore
pubblicità per i prodotti tipici trentini è la qualità degli stessi». Ma perché il latte austriaco può
essere venduto a metà prezzo rispetto a quello trentino? «Ci sono standard produttivi qualitativi risponde Dallapiccola - in base ai quali il nostro latte può essere considerato migliore e più
controllato di quello austriaco». Eppure, nel mondo tedesco in generale, è normale vedere le
mucche al pascolo mentre in Trentino è una scena sempre più rara: «A fare però la differenza risponde il veterinario - è la qualità del cibo somministrato alle vacche. Se il latte viene prodotto da
mucche che si nutrono esclusivamente al pascolo, potrà acquisire il certificato di provenienza
biologica. Ma se, per la loro cattiva qualità, le erbe del pascolo non sono nutrienti, sarà migliore il
latte munto da vacche che vivono in stalla ma sono alimentate in modo equilibrato. Lโ€™obiettivo del
prossimo futuro per gli allevatori sarà puntare sul benessere dei nostri animali. Non servirà allargare
le stalle, basterà diminuire il numero delle bestie e garantire loro maggiori comfort. Mucca felice
latte più buono è unโ€™equazione valida». Il ragionamento di Dallapiccola non piace affatto a Giorgio
Fiorini, presidente del Sait: «Ma perché questi politici, invece di prendersela sempre e soltanto con
noi che ci impegniamo a promuovere i prodotti trentini, non rompono le scatole alle altre catene
distributive che invece non li vendono?». «Questi - attacca il presidente - sono soltanto fuochi
artificiali. Vengano a controllare e confrontare e si accorgeranno che i nostri supermercati sono
quelli che mettono in vendita il maggior numero di prodotti locali. Mesi fa ci attaccarono per lo
yogurt francese che, sul nostro fatturato, incide zero. Ora la storia del latte. Voglio ricordare che il
mercato è libero. Ma queste sono minuzie. Si fermano alla pagliuzza nel nostro occhio e non
vedono la trave negli occhi degli altri. Noi facciamo un lavoro che non si vede ma rende
moltissimo».
L'Adige 12 dicembre
Fravezzi pronto a «correre» ancora
Prima assemblea pubblica per il coordinamento comunale dellโ€™Unione per il Trentino (Upt) giovedì
sera a Dro. Alla presenza del segretario provinciale Marco Tanas, del consigliere provinciale
Giorgio Lunelli e del sindaco Vittorio Fravezzi è stato il neo coordinatore comunale Luca Gelmi a
spiegare i motivi della nascita e del ruolo della formazione politica anche nel comune droato. Una
formazione politica che prosegue lโ€™esperienza della Lista Civica Margherita, e che può contare su
sei consiglierei comunali e tre rappresentanti di giunta. Dopo il saluto del presidente Tanas (che si è
detto preoccupato per gli scossoni politici che stanno attraversando il comune di Riva del Garda) è
stato Giorgio Lunelli ad illustrare gli scenari locali e nazionali nei quali lโ€™Upt si troverà ad operare
alla luce anche della nuova โ€œAlleanza per lโ€™Italiaโ€ lanciata ieri da Dellai e Rutelli nellโ€™assemblea di
Parma. Eโ€™ toccato al sindaco Vittorio Fravezzi ricordare il cammino svolto in questi cinque anni
dalla sua amministrazione cercando di coinvolgere tutte le forze della sua coalizione ed avviando un
vero patto sociale con le famiglie della comunità. Solo dopo unโ€™attenta analisi ed un accordo
programmatico con le forze che si presenteranno alle prossime elezioni comunali di maggio (in
particolare PD, Patt, Leali) Fravezzi intende sciogliere la sua riserva per una nuova candidatura alla
carica di primo cittadino, restando comunque a disposizione delle scelte che intenderà fare il
coordinamento comunale del Upt. Nel nuovo coordinamento comunale, che può contare su oltre 50
tesserati, accanto a Luca Gelmi entrano ora Cristina Chistè, Vittorio Berlanda, Mario Chemolli,
Marco Trenti, Rolando Bortolotti, Mario Scharull e Schallouf (due cittadini di origini algerine da
tempo residente a Dro).
L'Adige 12 dicembre
Flaim-Osele: gli appellidei politici
CLES - Seggi aperti domani dalle 7 alle 22 per il ballottaggio tra Giorgio Osele e Maria Pia Flaim.
Per chi dovrebbero votare i clesiani, e perché? Lo chiediamo ai vertici provinciali delle forze
politiche in campo. Iniziamo da Marco Tanas, segretario dellโ€™Upt: «Ovvio il sostegno ad Osele.
Persona capace e preparata, in grado di operare per il bene della comunità clesiana. È stato costretto
ad interrompere il mandato da forze che facevano parte della sua coalizione, ora si trova nelle
condizioni di dare stabilità al governo del paese. In campagna elettorale ha saputo mantenere stile e
toni pacati. La persona giusta, per guidare Cles». Diverso il parere di Michele Nicoletti, segretario
del Pd. «Una grande occasione, che fa seguito al lavoro svolto dal Pd con le due liste civiche che
sostengono Maria Pia Flaim. Il progetto nasce dallโ€™ascolto del territorio, metodo per noi
fondamentale, è nato un programma serio e concreto, partendo dai bisogni di Cles e dei cittadini. La
squadra esprime persone competenti, animate da un forte senso civico. Lโ€™esperienza di Maria Pia
Flaim, unita alle idee della squadra, alle persone, alle energie... Lโ€™occasione per rinnovare
lโ€™amministrazione comunale di Cles». Torniamo ad Osele con Ugo Rossi, segretario del Patt. «Il
comune ha bisogno di continuità e di una squadra seria. Chiedo agli elettori di valutare bene la
situazione: quella che proponiamo con Osele è una vera alleanza di centro. Lโ€™amministrazione
uscente ha fatto molto, per Cles, con Osele i clesiani possono sentirsi tutelati. E il candidato sindaco
ha saputo, in campagna elettorale, operare con moderazione. Per queste ragioni siamo convinti che i
cittadini lo vorranno sostenere ». Fuori dai giochi è il Pdl, della coalizione di centrodestra guidata
da Marcello Graiff. Cosa consiglia Giacomo Santini ai «suoi» elettori? «Il nostro capolista ha
deciso, assieme alla coalizione, di lasciare mani libere ai cittadini, noi ne rispettiamo la decisione.
Siamo allโ€™opposizione, non appoggiamo né lโ€™uno né lโ€™altro, ci impegneremo ad essere costruttivi.
Questo è un derby tra due coalizioni della stessa area, noi siamo solo spettatori ». Perché alle
politiche il centrodestra a Cles stravince, e alle comunali no? «Non me lo spiego», considera
Santini. «Intervengono fattori legati al territorio. Dato chi governa in Provincia, forse per senso di
opportunismo, i clesiani preferiscono un sindaco โ€œamicoโ€ dei vertici provinciali...».
L'Adige 13 dicembre
«No alla città della spesa»
Lโ€™assessore Olivi pensa a un nuovo grosso centro commerciale, una città della spesa come la
definisce lui, con valenza provinciale lungo lโ€™asse dellโ€™Adige, probabilmente a Trento? Sollecitato a
commentare questa nuova ipotesi lโ€™assessore comunale Fabiano Condini si dice inizialmente
perplesso, poi si lascia andare a considerazioni meno diplomatiche. «Sono assolutamente contrario
โ€“ ammette Condini - in quanto da scelte simili la città non ci guadagna. Omologare Trento e in
generale il Trentino ad altri posti, al Veneto o allโ€™Emilia Romagna, non paga. Noi dobbiamo avere
altri modelli che guardano alla nostra specificità. Quando si entra in un centro commerciale invece,
si potrebbe essere a Napoli come a Bologna, a Trento come a Verona». A lasciare perplesso Condini
è poi il fatto che si parla di unโ€™idea da realizzare nel Comune di Trento della quale Olivi non ha mai
discusso con nessuno di palazzo Thun. «Penso che se la Provincia ha in mente di realizzare una
struttura di questo genere sul territorio comunale sarebbe meglio parlarne prima. La notizia mi
lascia perplesso soprattutto alla luce delle critiche sui futuri centri commerciali di Lavis e Mori. Si
dice di non volerne fare più e poi subito si parla di un centro di grosse dimensioni da realizzare
vicino alla città. In ogni caso, strutture come queste, dovrebbero ricevere il consenso del Comune
soprattutto per le ricadute sulla città e sullโ€™impianto urbanistico. Condini si chiede poi, alla luce del
nuovo disegno di legge di Olivi, i poteri della Provincia e quelli del Comune. «Venerdì mi hanno
detto che la bozza del disegno è arrivata in assessorato e mi riservo di leggerla al più presto». La
scelta fatta da Olivi, stando alle dichiarazioni dellโ€™assessore sul disegno di legge che a breve sarà
discusso con le categorie, sembra quella della concentrazione. Stop a tanti piccoli (o medi) centri
commerciali, ma via libera a uno o due di grosse dimensioni. Per dare una risposta anche ai
commercianti del centro che da tempo soffrono al presenza dei grossi centri che attirano clienti,
Olivi promette anche il recupero dei centri cittadini. Nel frattempo, la giunta provinciale ha
presentato un emendamento alla legge finanziaria, che andrà in discussione in consiglio provinciale
da domani, che sospende tutte le procedure in corso per lโ€™apertura di nuove grandi strutture di
vendita finché non sarà approvata la nuova riforma del commercio e comunque non oltre il 31
dicembre dellโ€™anno prossimo. Saranno così cancellate le domande già presentate dai Comuni per
circa 20 mila metri quadri complessivi. La sospensione non vale però per le procedure nelle quali
gli enti locali hanno già individuato con variante dello strumento urbanistico le zone commerciali
destinate alle nuove grandi strutture, come nel caso di Lavis e Mori.
L'Adige 13 dicembre
Cles, Osele e i messaggi sui cellulari dei contadini Alcuni Soci del Consorzio Frutticoltori Cles
intendono segnalare un fatto accaduto in questi ultimi giorni di campagna elettorale che ha suscitato
in loro grande perplessità. Il giorno 11 dicembre in mattinata abbiamo ricevuto sul nostro cellulare
un sms in cui il candidato sindaco Giorgio Osele invitava «il mondo agricolo» a un incontro alle ore
18 presso la ex Filanda con bicchierata finale. A una verifica abbiamo accertato che il messaggio
proveniva dal cellulare di Rosario Poletti che fino a pochi giorni fa ricopriva la carica di
vicepresidente del nostro Consorzio; lo stesso si è candidato nella lista del Patt e sarà futuro
consigliere comunale nel caso di vittoria al ballottaggio di Osele. Siamo stupiti che il signor Poletti
sia a conoscenza dei nostri numeri di cellulare, che non abbiamo mai reso pubblici ma comunicato
solo ai nostri familiari, agli amici, per ragioni di lavoro e allโ€™Ufficio del Consorzio Frutticoltori
Cles. Mario Springhetti โ€“ Cles
L'Adige 14 dicembre
Sindrome Cles per il centrosinistra
Alle comunali 2010 c'è l'ombra delle guerre fratricide tra alleati
LUISA M. PATRUNO Il test di Cles non è un buon viatico per la coalizione di centrosinistra
autonomista di Lorenzo Dellai. Comunque vada, infatti, oggi sarà una sconfitta. È già una sconfitta,
visto che si è arrivati a una guerra fratricida nel ballottaggio tra Maria Pia Flaim, sostenuta dal Pd e
da un pezzo dell'ex Margherita, e Giorgio Osele, candidato del Patt e dell'Upt, mentre le forze
politiche del centrodestra non hanno avuto neppure la forza di superare il primo turno. Pur tenendo
conto del fatto che le elezioni comunali, specie nei paesi, sono condizionate da elementi personali e
d'altro genere, che spesso superano le ragioni politiche, non si può ignorare che quanto accaduto a
Cles rischia di ripetersi presto, alle elezioni del maggio 2010, anche in altre importanti
amministrazioni comunali. E proprio la debolezza del Pdl e della Lega nord, che non riescono in
molte realtà a porsi come un concorrente temibile, sta favorendo lo svilupparsi di una competizione
tutta interna al centrosinistra, con probabile sbocco nella divisione dello schieramento in più di un
comune. Paradossalmente, infatti, non avvertendo la presenza di un nemico alle porte, lo si trova fra
gli alleati in una gara alla supremazia nella coalizione che però rischia di non essere priva di
conseguenze negative. La partita più importante sarà quella di Rovereto , la seconda città del
Trentino. Qui la strada è tutta in salita per la coalizione di Dellai, perché parte dalla situazione di un
centrosinistra devastato e diviso. Così si è presentato cinque anni fa perdendo il Comune e non
sembra essere riuscito nel frattempo a costruire una riscossa, tanto che Dellai, che non è abituato a
perdere, da tempo sta lavorando su un accordo con il sindaco uscente, il centrista Guglielmo
Valduga, anche a costo di fare un patto solo tra le forze «moderate» lasciando fuori il Partito
democratico. A Rovereto dunque Upt-Patt e Pd potrebbero presentarsi con due candidati diversi al
primo turno e se Lega e Pdl correranno divisi, magari rischiano di ritrovarsi al ballottaggio, in stile
Cles, il che sancirebbe la rottura tra Pd e asse centrista. Non si capisce oggi se per Dellai e l'Upt sia
più importante assicurare all'ala centrista il maggior numero di comuni grossi, anche a costo di
rompere con il Pd a livello locale, o rafforzare la coalizione. È vero che alle comunali, anche cinque
anni fa, la Margherita (ora Upt) ha sempre privilegiato il calcolo domestico rispetto all'alleanza e
ora che il presidente Dellai è tutto proiettato su scenari politici che a suo dire dovrebbero superare il
quadro politico attuale, nulla può sorprendere. Certo non spaventano le affermazioni del
vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher, che qualche settimana fa aveva ammonito che
«scelte diverse alle comunali rispetto alla coalizione non potranno non avere conseguenze a livello
provinciale». Anche se nessuno ha interesse a rompere o a fare crescere ulteriormente la tensione,
già alta, tra gli alleati. Fatto sta che anche a Riva del Garda e Arco , oggi governate da sindaci del
Pd, la situazione non è serena. Il senatore Molinari ha già lanciato il suo vice Mosaner per Riva, ma
Dellai vuole un sindaco dell'Upt e pensa al segretario Marco Tanas. Anche qui la rottura è molto
probabile. Ad Arco si ripresenta Renato Veronesi e, allo stato, non sembrano esserci alternative
«centriste» di maggiore appeal anche se i rapporti tra Veronesi e Upt-Patt non sono stati molto
facili. C'è poi il Comune di Lavis , governato oggi dall'anomala giunta Pdl-Patt, con Upt e Pd
all'opposizione. Qui i fronti non dovrebbero mutare. Salvo sorprese.
L'Adige 14 dicembre
cles Discreta affluenza. Vittoria probabilmente di misura. Decisivi i 799 voti «non schierati» del
primo turno
Urne chiuse, scelto il sindaco
GUIDO SMADELLI CLES - Alle urne si sono recati ieri 3.593 elettori: 447 in meno rispetto al
primo turno, per una percentuale del 68,93%. Potrebbero aver votato i 2.794 elettori che avevano
scelto Flaim (1.419) o Osele (1.375); e 799 che avevano scelto liste a loro non collegate o che in
prima battuta si erano astenuti. Esito finale quanto mai incerto. La giornata è trascorsa tranquilla.
Maria Pia Flaim si reca al seggio (ex caseificio) alle 10 e 30, mentre Giorgio Osele si reca al seggio
(scuole elementari) verso le 14 e 30. Su un fronte e sull'altro, sembra prevalere la stessa
convinzione: sarà vittoria di misura. Nel pomeriggio entrambi i candidati si incrociano a Caltron,
dove la piazza è gremita per la sagra di Santa Lucia. Uno dei componenti del comitato
organizzatore estrae di tasca un biglietto, firmato da un candidato consigliere, con un pronostico:
Flaim al 43%, Osele al 57%. Tutt'attorno bimbi che ricevono regali dalla «santa», gente che
rosicchia biscotti, mangia castagne, beve tè o brulè. Il pronostico entra in quest'aria di festa,
probabilmente quel candidato pecca di ottimismo per la propria parte. In piazza, nei bar, non si parla
d'altro (in secondo piano persino le sconfitte di Milan e Juventus). Tutti - o quasi - sono convinti che
la vittoria sarà sul filo di lana. Troppe variabili. I non votanti del primo turno. Quelli che hanno
votato per le liste escluse dal consiglio o dal ballottaggio. Quelli che hanno votato per un candidato
(parenti o amici) già escluso dal consiglio comunale, e che potrebbero cambiare posizione o
starsene a casa. Con una «cappa» pesante: quello di Cles non è un voto per le comunali. Dietro c'è il
braccio di ferro tra Lorenzo Dellai ed il Pd (ne riferiamo anche in cronaca di Trento), una vittoria
significherebbe presentarsi a primavera, quando al voto si andrà in 200 e più comuni, con delle
credenziali. Per intanto, due certezze: sempre meno gente si reca alle urne; chi vince godrà di
maggioranza in consiglio, ma rappresenterà la minoranza dei cittadini.
L'Adige 15 dicembre
È costato caro, ai contribuenti trentini, il corteo storico di Innsbruck in onore di Andreas Hofer,
celebrato lo scorso settembre. Il conto, piuttosto salato, ammonta a 100 mila euro. Tanti ne ha
scuciti la giunta provinciale, con una delibera in sanatoria approvata nel corso dell'ultima riunione. I
soldi sono finiti dritti dritti nelle casse del Land Tirolo, in Austria, che ha battuto cassa. Si tratta di
un «aiutino» ai cugini austriaci, organizzatori dell'evento. E altrettanto pagherà Luis Durnwalder.
L'Euregio comincia a funzionare, almeno sul fronte della spesa. G. PASQUALINI
«Avrei voluto portare più gente, ma i tirolesi sono stati tassativi». Così un euforico Franco Panizza
commentava lo scorso 20 settembre la partecipazione trentina al «Grande corteo storico»
organizzato a Innsbruck per commemorare i duecento anni dalle battaglie sostenute dall'eroe
sudtirolese Andreas Hofer. Su 26 mila Schützen partecipanti alla sfilata nella città austriaca, soltanto
trecento, infatti, provenivano dalle diciotto compagnie di capelli piumati della nostra provincia. E la
proporzione veniva rispettata anche nella scelta di chi doveva portare la grande corona: 18 Schützen
tirolesi, 18 altoatesini e soltanto 4 trentini. Soltanto in un aspetto siamo riusciti a pareggiare i
colleghi del Sud e del Nord Tirolo: nel sostenere la spesa per l'organizzazione del corteo.
Nell'ultima seduta, su proposta del presidente Lorenzo Dellai, la giunta provinciale ha infatti
approvato una delibera con cui, in sanatoria, si è provveduto a liquidare al Land Tirolo la bella
somma di centomila euro, lo stesso importo scucito dai colleghi altoatesini. Il contributo è stato
erogato sulla base dell'articolo 4 della legge provinciale 19 del 1987 in cui si prevede che la giunta
possa «organizzare direttamente, anche con la collaborazione di altri enti ed organismi pubblici o
privati, convegni, celebrazioni, iniziative e manifestazioni su temi che rivestono particolare
rilevanza per il Trentino». Ma come si è giunti alla quantificazione all'importo? In modo molto
informale. A deciderlo sono stati LD&LD, Luis Durnwalder e Lorenzo Dellai, il 10 settembre in
occasione della conferenza stampa di presentazione del corteo storico. È stata un'intesa verbale:
centomila euro a cranio, duecento in tutto. In pratica il Trentino ha versato qualcosa come 330 euro
per ogni nostro partecipante alla sfilata. Tassativi sono stati i tirolesi nel riscuotere quanto
promesso. Il Land Tirolo ha atteso due mesi e, non vedendo arrivare i soldi, lo scorso 11 novembre
ha presentato richiesta di liquidazione. Giovedì scorso la delibera approvata in sanatoria
all'unanimità, però in assenza - e questo è un altro record - dei due assessori autonomisti Panizza e
Rossi e della responsabile alla solidarietà internazionale Lia Beltrami Giovanazzi. G.Pa.
L'Adige 15 dicembre
È vero che ieri mattina l'assessore alla cultura, Franco Panizza, era piuttosto nervoso per la
sconfitta a Cles del suo candidato sindaco, Giorgio Osele, ma ha richiamato l'attenzione nella
buvette del consiglio provinciale un battibecco che ha avuto con il consigliere provinciale Roberto
Bombarda (Verdi) sulla istituzione di una nuova Fondazione dedicata a don Lorenzo Guetti, padre
della cooperazione trentina. La proposta è stata inserita nella legge finanziaria in discussione con un
emendamento di Bombarda approvato in commissione, che prevede anche un primo finanziamento
di 50 mila euro da parte della Provincia. Lo scontro fra Panizza, che è assessore alla cooperazione, e
Bombarda è nato dal fatto che il primo ha detto esplicitamente al consigliere di non condividere
l'istituzione di una nuova fondazione che si occupa di cooperazione visto che già esiste chi lo fa.
«C'è già l'Euricse (l'Istituto di ricerca europeo sulle imprese sociali e cooperative) - ricorda Panizza
- che è stata costituita da poco dalla Federazione della Cooperazione ed è guidata dall'ex assessore
Gianluca Salvatori e poi anche il Museo storico di Trento ha una sezione che si occupa di storia
della cooperazione e dunque anche della figura di don Guetti. Insomma, non capisco che senso ha
costituirne un'altra anche perché non ho ancora capito chi dovrebbe farsene promotore: i Comuni
del Lomaso?». Roberto Bombarda, che in quanto originario del Bleggio come don Guetti, si è fatto
promotore dell'inziativa, ha replicato che Panizza interviene sulla Fondazione don Guetti, che è
stata condivisa dalla maggioranza, perché ha ricevuto una telefonata dalla Federazione della
Cooperazione, che ha espresso la sua contrarietà. Ne è seguito un battibecco. L.P.
L'Adige 15 dicembre
LUISA M. PATRUNO «Quello di Cles non è il modello su cui ci stiamo orientando». Michele
Nicoletti, segretario provinciale del Pd, è tra i vincitori delle elezioni comunali a Cles, dove l'ha
spuntata per pochi voti la sua candidata Maria Pia Flaim contro il sindaco uscente Giorgio Osele,
che era invece sostenuto da Patt e Upt. Ma visto che il successo del Partito democratico nel
capoluogo della val di Non è il risultato di una guerra tutta interna al centrosinistra autonomista, che
si è diviso in due, ecco che Nicoletti prende le distanze da quello schema, così come fanno anche i
segretari di Upt e Patt, Marco Tanas e Ugo Rossi, gli alleati perdenti, considerato che alle porte ci
sono altre importanti sfide: le elezioni comunali del 2010 e la coalizione di Lorenzo Dellai vorrebbe
evitare di ritrovarsi ancora una volta nell'antipatica situazione di Cles. L'occasione per un confronto
a caldo fra i tre segretari, insieme ai capogruppo provinciali Giorgio Lunelli (Upt), Luca Zeni (Pd) e
Michele Dallapiccola (Patt), è stata ieri sera la trasmissione di Tca «Filodiretto», condotta da
Gabriele Buselli, che aveva come tema proprio le tensioni nella coalizione di Lorenzo Dellai, che
sono emerse nelle ultime settimane a livello provinciale, e le prospettive per le elezioni comunali. Il
risultato elettorale di Cles è servito per un primo giro di punzecchiature reciproche. «Mi sento
sconfitto - ha detto Ugo Rossi - ma a Cles non c'è stata correttezza e lealtà ed è stato il Pd che ha
voluto differenziarsi». E poi Luca Zeni, con chiaro messaggio all'Upt, ha commentato: «Dicono che
il Pd è un partito di sinistra che non riesce a vincere nei territori e invece abbiamo dimostrato che
con la persona giusta riusciamo a vincere anche da soli». Marco Tanas ha invece sottolineato che:
«La soluzione trovata a Cles non era quella auspicata a livello di segreterie provinciali dei partiti
della coalizione. Auspico che adesso la priorità sia riportare al centro la politica per rafforzare la
coalizione anche a livello locale pur rispettando i territori». Anche per Rossi: «Il Patt sta lavorando
per una certa uniformità con la coalizione provinciale per responsabilità anche se non ha preso
impegni per le comunali con Dellai». Sulle elezioni comunali di Rovereto Tanas ha confermato la
volontà dell'Upt di «avviare un ragionamento anche con Valduga» e ha detto che il suo partito non
intende accettare veti sui nomi. Zeni ha replicato che questo non è «lasciare autonomia ai territori»,
visto che Upt e Pd locali stanno facendo ragionamenti diversi e ha suggerito le primarie nei casi
dove non ci sia accordo sul nome del candidato sindaco, procedura che però Tanas ha detto
chiaramente di non gradire. Giorgio Lunelli ha comunque ricordato che nelle elezioni comunali
anticipate che si sono succedute quest'anno nella maggior parte dei casi il centrosinistra autonomista
è riuscito a presentarsi unito. «Faccio presente - ha detto - che a Borgo, Pergine, Trento,
Mezzolombardo siamo riusciti a stare uniti e abbiamo perso solo a Borgo». Poi nel dibattito, si è
affrontato il tema dello scontro degli ultimi giorni tra il Pd e il presidente Dellai. E Nicoletti ha
respinto l'accusa che il suo partito stia facendo opposizione alla giunta Dellai, dicendo che chiede
invece di partecipare alle decisioni. Lunelli ha smorzato parlando di «momentanea difficoltà» e
Rossi ha rimarcato, riguardo al patto con il Governo sul federalismo fiscale che «la giunta è stata
costantemente informata da Dellai» e si è detto sorpresa della reazione del Pd. Concluso il dibattito
televisivo, comunque, i tre segretari di partito hanno concordato in incontro per cominciare a
parlarsi e provare a chiarirsi su tutto.
L'Adige 15 dicembre
Lona lases Marco Odorizzi si dimette?
La maggioranza è in difficoltà
LONA-LASES - Torna a riunirsi il consiglio comunale di Lona Lases: è fissato per venerdì alle
20.30. Ma non torna la serenità nella maggioranza guidata dal sindaco Marco Casagranda . Il
consiglio dovrà provvedere a surrogare la dimissionaria Danila Dorighi (maggioranza) con Claudio
Ciurletti e rispondere ad un'interrogazione del gruppo di minoranza «Società e Sviluppo» in merito
alla mancata presentazione in aula ed al pubblico del piano d'attuazione sovracomunale delle aree
estrattive del Monte Gorsa. In discussione anche un'interpellanza della stessa minoranza per
conoscere i motivi del ritardo accumulato nell'approvazione del piano cave sovracomunale Monte
Gorsa e del piano «Pianacci» e sullo stato dei lavori di ripristino nell'area Dossi, che ha portato al
sequestro preventivo da parte dell'autorità giudiziaria dell'area estrattiva Pianacci. Non risulta
invece tra i punti in discussione un ordine del giorno presentato venerdì sugli stessi argomenti dal
«Gruppo Misto». Una decisione che avrebbe comportato la dura reazione dei tre consiglieri
fuoriusciti della maggioranza, con le possibili dimissioni del capogruppo Marco Odorizzi (date per
certe dai consiglieri di minoranza). Se ne saprà di più solo nel corso dei lavori del consiglio di
venerdì dove non sono esclusi ulteriori colpi di scena in una amministrazione sempre più in
difficoltà, e che denuncia anche la paralesi della macchina amministrativa nella consegna delle
delibere sulla programmazione del settore porfido. D. F.
L'Adige 15 dicembre
Bassa Valsugana Depositata la lista per la Comunità di valle. Oggi l'autonomista dirà ciò che pensa
Fuori Orsingher, c'è Pompermaier
BORGO - Tutto è deciso. O quasi. Di sicuro c'è la prima lista per le prossime elezioni della nuova
Comunità di valle del prossimo 17 gennaio. È stata presentata ieri mattina da quattro sindaci: Flavio
Pacher (di Grigno, presidente del Comprensorio), Giorgio Dorigato (Castello Tesino), Carlo
Ganarin (Ronchi) e Paolina Furlan (Torcegno). Fin qui tutto bene, anche se per questa mattina
l'assessore comprensoriale Armando Orsingher ha convocato una conferenza stampa. «Solo allora,
ed in quella sede, dirò tutto quello che ho da dire», dice l'ex assessore autonomista di Borgo. Ma si
capisce che non ha gradito. Nella nuova lista «Valsugana e Tesino Insieme per la Comunità» il suo
nome non c'è. Le minoranze di Borgo hanno indicato Fabio Pompermaier , preferendo l'esponente
dell'Upt (pure lui ex assessore comunale) a quello autonomista. Una lista con dieci donne, due delle
quali indicate da Roncegno: solo Borgo ha indicato tre nominativi, grazie alla rinuncia di Ronchi
che ne ha proposto solo uno, puntando sul presidente del consiglio Edoardo Rosso e l'assessore alle
politiche sociali Mariaelena Segnana . «Alla fine siamo riusciti a mettere insieme una buona lista.
L'abbiamo definita e depositata questa mattina (ieri per chi legge, ndr) - è il commento di Flavio
Pacher - grazie alla collaborazione di tutti i sindaci che hanno aderito a questa nostra iniziativa». C'è
tempo però fino a mezzogiorno di oggi per depositare altre eventuali liste, poi entro giovedì 17
l'ufficio centrale provvederà a tutte le verifiche del caso. Il simbolo della lista è una lettera V,
contornata da 21 triangoli rappresentanti gli altrettanti comuni della valle, su uno sfondo di colore
verde. Ma ecco i candidati: Carla Brandalise e Carlo Giuseppe Molinari (Bieno), Fabio
Pompermaier, Edoardo Rosso e Mariaelena Segnana (Borgo), Lucia Buffa e Giulio Capra
(Carzano), Carlo Boso e Werner Moranduzzo (Castello Tesino), Carmelo Brendolise e Luigi Capra
(Castelnuovo), Monica Busana e Giulio Busana (Cinte Tesino), Leopoldo Fogarotto e Mario Gonzo
(Grigno), Franco Parotto e Lucia Silla (Ivano Fracena), Fiorenzo Begher e Roberto Paccher
(Novaledo), Luca Felicetti e Silvana Tomaselli (Ospedaletto), Massimo Broccato e Valterio Nervo
(Pieve Tesino), Giuliana Gilli e Daniela Lovato (Roncegno), Livio Debortoli (Ronchi), Flavio Lenzi
e Mario Mengarda (Samone), Lorenza Ropelato e Michele Sala (Scurelle), Federico Paterno e
Alberto Vesco (Spera), Laura Bassi e Andrea Tomaselli (Strigno), Maurizio Scotton e Carlo
Spagolla (Telve), Franco Rinaldi e Sergio Trentin (Telve di Sopra), Rosanna Campestrin e Cristian
Dietre (Torcegno), Renzo Sandri e Bruno Pecoraro (Villa Agnedo). L'assemblea eletta resterà in
carica fino ad ottobre, quindi nuove votazioni, parzialmente (per il 60%) a suffragio universale. M.
D.
L'Adige 15 dicembre
GUIDO SMADELLI CLES - Sono passate da poco le 8, e già in Corso Dante la notizia è giunta:
Maria Pia Flaim ha vinto, con soli 11 voti di scarto su Giorgio Osele . Davanti al municipio decine
di sostenitori di Maria Pia Flaim, con lei, sorridente, che evita fotografie e microfoni: «Il dato non è
ancora ufficiale». Vero, è ufficioso, ma ormai certo. La coalizione Flaim ha battuto quella guidata
da Giorgio Osele per soli 11 voti: 1.746 a 1.735. Per ciascuno circa 350 voti in più rispetto al primo
turno, nonostante il calo di elettori recatisi alle urne. Ammesso che le due coalizioni abbiano saputo
confermare la «raccolta» del primo turno, ognuna vanta maggiore bottino. Raccolto dove? Dato per
certo che per Flaim qualcosa è giunto da «Intesa progressista», e qualcosa per Osele è giunto da
«Uniti per Cles» dopo l'indicazione di voto dell'ex candidato sindaco Donatella Benvenuti , ago
della bilancia è stato il centrodestra. Un pacchetto di oltre 900 voti, che si sono suddivisi in tre
tronconi di uguale valenza: un terzo degli elettori è rimasto a casa, altrettanti hanno sostenuto
Giorgio Osele, i restanti 300 hanno premiato Maria Pia Flaim. «Non credo che il centrodestra
decida di votare per il centrosinistra», affermava Franco Panizza domenica sera, dopo la chiusura
delle urne. «La maggior parte di loro voterà per noi». Previsione errata, e che non teneva conto di
un particolare: il centrodestra guidato da Marcello Graiff , nel corso della campagna elettorale, non
aveva dichiarato simpatie per la coalizione Flaim, ma aveva decisamente attaccato la coalizione
Osele - ed in particolare il Patt - sostenendo la necessità di un cambiamento radicale. Quel
cambiamento, nei propositi iniziali, doveva essere la vittoria del centrodestra, che a Cles in
occasione di elezioni politiche raccoglie la maggioranza dei consensi; dopo il primo turno, con
Graiff ed alleati fuori dai giochi, un terzo dei 933 votanti ha deciso per il «cambiamento minimo»,
cioè di far tornare sullo scranno più alto Maria Pia Flaim. Mentre dinanzi al municipio candidati e
sostenitori della coalizione vincente festeggiavano, a poche decine di metri, dinanzi al Bar Centrale,
candidati della coalizione Osele commentavano quanto avvenuto. Persino con qualche sorriso, ma
la delusione tra loro era evidente. Come per Rosario Poletti di Mechel, potenziale assessore in caso
di vittoria di Osele, neppure in consiglio dopo la sconfitta. Con l'aggravante che proprio nella
frazione di Mechel si registra la maggior sorpresa: qui al primo turno Osele aveva avuto la meglio
con oltre 50 voti di margine, ridottisi a 31 al secondo turno. C'è di più. Un'ala dell'area ex socialista
ha sostenuto Graiff, per questioni di amicizia e comune militanza in passato, al primo turno. Al
secondo, con Graiff fuorigioco, dato lo «sgarbo» di Osele del 2005 (socialisti con Osele, esclusi
dalla giunta, subito usciti dalla maggioranza), hanno optato per Flaim. Da 30 anni a questa parte i
socialisti sono sempre stati determinanti per la vittoria finale. Oggi spostano pochi voti? In questa
tornata sono bastate 6 persone a decidere le sorti dello scontro finale.
Il consiglio Il ritorno di Mario Chini, consigliere negli anni '80. In aula solo due donne: un ritorno al
passato
È Mucchi l'escluso eccellente
CLES - Come ad ogni tornata elettorale, si contano degli esclusi eccellenti. Fra tutti spicca l'ex
assessore alla cultura Ruggero Mucchi , elemento emergente del Patt, che al primo turno aveva
ottenuto un consenso notevole: seppur posto per opportunità a capo della lista «Autonomisti per
Cles», quindi al di fuori della lista di partito, aveva raccolto 135 preferenze, piazzandosi al terzo
posto assoluto tra i 206 candidati in corsa. In caso di vittoria di Osele avrebbe sicuramente ottenuto
un assessorato, ma già si sapeva che, in caso contrario, sarebbe stato proprio lui a «liberare un posto
in aula» per consegnarlo al candidato sindaco. La batosta per il Patt è forte: oltre a perdere uno dei
propri uomini-simbolo, passa dai potenziali 9 consiglieri a solo due: il leader delle preferenze
Andrea Paternoster ed il riconfermato Emanuele Odorizzi . A casa anche Rosario Poletti , altro
elemento rampante del mondo autonomista, già assessore alla cultura dell'ex Comprensorio; ed il
consigliere uscente Giancarlo Dallago , sesto nella lista del Patt, che sarebbe comunque rientrato in
aula se il ballottaggio avesse avuto un diverso epilogo. Tra gli esclusi, ma già al primo turno, si
contano numerosi consiglieri uscenti: Amanda Casula, Inaki Olaizola e Francesco Tarter ex An ora
nel Pdl, Mario Stablum e Cristian Endrizzi di «Uniti per Cles», anch'essi dell'ex gruppo di An, poi
dissociatisi dallo stesso. Anche nella nuova maggioranza, pochi «rientranti»: degli uscenti, premiati
solo Luigi Pichenstein e Mario Springhetti dell'ex Civica Margherita, oggi «Gruppo civico di centro
per Cles». Ma sono molti i rientri di ex delle passate legislature: da Flavia Giuliani leader del Pd
con le sue 212 preferenze (dimessasi a metà della scorsa legislatura) a Lauro Penasa (dimessosi per
lo strappo Osele-socialisti all'inizio della stessa); da Mario Chini (all'opposizione nel Pci all'epoca
di Giacomo Dusini ) a Dario Cicolini (subentrato nel 2003 a Maria Pia Flaim). E Marco Nicolodi ,
consigliere uscente e primo non eletto della «Civica di centro), rientrerà come assessore esterno.
Scarsa la presenza femminile. Avesse vinto Osele, avrebbe dovuto ricorrere ad un assessore esterno
donna (imposto dallo Statuto comunale). Dalla coalizione Flaim ne escono solo due: la sindaco e
Flavia Giuliani. C'è una Patrizia Prantil prima non eletta di «Ascoltiamo Cles»: che sia in arrivo un
secondo assessore esterno? G. S.
I retroscena Dal bar alla strada
«Meno undici, il gelo su Cles» E in viale Dante è «fine Patt»
CLES - Al Bar Centrale sono seduti un gruppo di candidati del Patt. Uno di loro decide di porre
rimedio alla delusione: «Il gelo si è abbattuto su Cles. Meno 11...». Fuori un pallido sole, il meno 11
è riferito all'esito delle urne, non alla temperatura. Qualche sorriso spunta, c'è voglia di riprendersi
dalla botta. A rincuorare il gruppo dei presenti ci tenta Leonardo Fellin , sostenitore del
centrodestra: «Dai conti sommari che ho fatto, di cui non ho prova, i voti del centrodestra si sono
divisi in tre parti uguali: astenuti, pro Osele, pro Flaim». Rosario Poletti, Andrea Leonardi,
Salvatore Ghirardini , optano per un brindisi consolatorio. Verso mezzogiorno si vede anche
Marcello Graiff , due parole, un'intervista, una foto di rito. «La foto facciamola dove dico io»,
propone con l'abituale sorriso sornione. All'imbocco di viale Degasperi, dove su un muretto è
incastonata una targa: «Pat - Fine strada». Lì termina la sp 73. Marcello Graiff aggiunge una «t». La
scritta diventa «Patt - Fine strada»...
Qui centro-destra L'avvocato: Patt sconfitto
Graiff: «La piazza torna al popolo, io non ho fatto sconti a nessuno»
CLES - «La piazza ritorna al popolo clesiano», risponde un po' ermeticamente Marcello Graiff alla
richiesta di un commento sul successo di Maria Pia Flaim. «C'è stata una sovrapposizione
dall'esterno, io non ho fatto sconti a nessuno - sottolinea - e qui c'è una sconfitta del Patt in una delle
sue patrie, cosa che ha un qualche rilievo». Prove generali per le amministrative di primavera?
L'ipotesi non sorprende l'avvocato, vista l'importanza politica della piazza anaune: «È una lettura
possibile». Ma perché a Cles il centro-destra stravince alle elezioni politiche e alle comunali non
conta quasi più? «È in linea con quanto accade nel resto del Trentino - risponde Graiff - nelle cui
valli valgono le ragioni del rapporto personale. Il centro-destra è un sentimento, oltretutto i suoi
esponenti non vengono quasi mai da una scuola politica». Il conflitto fra Pd e Dellai? «Sì, ha
influito sulle elezioni clesiane. Ma Dellai aveva davvero perso l'aereo quando è mancato alla terza
riunione della coalizione Osele».
Autonomisti Pinter (Pd): «Il Trentino non è consegnato al centro». L'assessore: «Per noi contano
Upt e Udc»
Panizza: «Il Patt paga la coerenza»
CLES - «Caro Franco, non abbiamo nessuna intenzione di usare il nostro risultato contro il Patt, ma
non vogliamo che ci sia arroganza politica e vogliamo che si parli di questo, in primo luogo a
Lavis...». Comincia così l'immaginaria lettera che Roberto Pinter scriverebbe a Franco Panizza,
l'assessore provinciale alla cultura del Patt che a Cles non è mancato nei giorni lunghi della
campagna elettorale. Membro della segreteria del Partito democratico, ieri mattina Pinter era a Cles
a festeggiare con il neo sindaco Maria Pia Flaim , gli eletti, il segretario del circolo del Pd Dennis
Franch e vari sostenitori. Ma, oltre a Panizza, la missiva politica ha naturalmente altri destinatari,
come lo stesso Lorenzo Dellai . «La vittoria della coalizione Flaim - dichiara Pinter - significa che il
Trentino non è consegnato a quel centro al quale il Patt aspira. Anche noi siamo una parte
fondamentale e abbiamo subito rilanciato il confronto con il Patt e l'Upt. La coalizione provinciale è
un valore e noi chiediamo coerenza sul territorio. Il Patt pensava di essere autoinfluente, pensava di
poter fare da solo e, con i voti del centro-destra, di completare il quadro. La tensione nasce dal fatto
che per noi la coalizione è un valore politico, per loro un calcolo. A Lavis il Patt è con il centrodestra, ma mi auguro che adesso si ridiscuta la situazione nell'ambito del centro-sinistra. Non è che
il Patt non voglia alleanze con il Pd - esplicita Pinter - ma ci sceglie sempre come secondo
momento». Ma Franco Panizza respinge decisamente la palla in campo «democratico»: «Noi osserva - abbiamo pagato la coerenza politica di non fare l'accordo col centro-destra. Avendo liste di
partito, un'alleanza era improponibile. A Lavis era un'altra cosa, c'era un centro e l'alleanza con il
centro-destra era nata dal fatto che non ci davano il sindaco. A Cles quindi si devono assumere le
responsabilità di avere rotto l'alleanza. Il voto clesiano - argomenta Panizza allargando la visuale al
quadro provinciale - incrina i rapporti fra Patt e Pd a causa del veto, mai espresso né dichiarato, nei
confronti del Patt. Avrebbero dovuto porre le loro condizioni, invece hanno dato per assodato che
col Patt e con Osele non si facevano accordi. Legittimo, naturalmente, ma c'era il simbolo del Pd e,
comunque, Maria Pia Flaim ha vinto con i voti del centro-destra». E cosa cambia, allora, nei
rapporti con il Pd? «Quanto accaduto non aumenta la coesione né la fiducia, per me l'importante è
che abbia tenuto la coalizione politica con l'Upt e, simbolicamente, con l'Udc, ossia il quadro che a
noi interessa mantenere. Non casca il mondo ma non fa bene, e se è stata una prova di forza del Pd
ricordo che leggo qualche piccolo problema da Rovereto a Riva, Avio, Ala, Cavalese, Tione». Il
risultato? «Era sulla bocca di tutti, e del resto vincere non era facile: se la destra si candida, lo fa
contro qualcuno e attacca l'area dove può prendere voti. I nostri sono comunque rimasti intatti.
Inspiegabile - conclude Panizza - il comportamento del centro-destra». Restando fra i consiglieri
provinciali del Patt, Caterina Dominici parla di «un pareggio, nel quale vittorioso come partito è
uscito solo il Patt, che si è esposto ed ha condotto la campagna per Osele». «A Cles ci siamo anche
noi», gioisce però Dennis Franch : «Il circolo del Pd è nato a fine giugno e nel giro di due mesi ha
saputo intercettare le richieste. Un conto è chi prende i voti ed entra, un conto è il momento
partecipativo che deve proseguire per tutto l'anno». Tra le fondatrici del Pd clesiano, Maria Floretta
rimarca il messaggio: «Non possiamo considerare il Patt come nostro avversario politico, dunque
ricostruiamo una relazione. Non possiamo contrapporci, il quadro provinciale è di collaborazione
contro il centro-destra. E questo è un rapporto da ricucire nella società e nelle istituzioni». F. T.
CLES - Telefonate, conferme, attesa all'ultimo voto. Quindi il verdetto. Salvatore Ghirardini
conosce un lunedì mattina che sa di sconfitta, ma soprattutto per il Patt, di cui a Cles è segretario
politico. Cosa non ha funzionato? «Difficile dirlo. Forse qualcuno dei nostri ha preso alla leggera
questo appuntamento, e non è andato a votare. Un'elezione anomala», continua Ghirardini.
«Abbiamo avuto tre blocchi che puntavano al ballottaggio. Un centrodestra che contava su un
migliaio di voti, ed hanno scelto loro come ripartirli in questo secondo turno. Ci attendevamo di più.
Non possiamo che prendere atto della situazione, abbiamo lavorato molto, fatto tutto il possibile, la
gente ha voluto il cambiamento. Di un'altra cosa prendiamo atto: il centrodestra ha preferito
rimanere all'opposizione». La corazzata Patt, che avrebbe potuto contare 9 consiglieri, si ritrova in
aula con Andrea Paternoster e Emanuele Odorizzi . «È stata una campagna elettorale cattiva»,
afferma Ghirardini. «Con strumentalizzazioni e veleni che hanno fatto presa sulla gente». Non ha
influito lo scontro trentino Dellai-Pd? «Credo che su Cles la cosa non abbia avuto alcuna
ripercussione. Qui si è persa l'occasione di costruire un vero centro e di giungere, tra 5 anni, a nuove
aperture. Forse la gente si è anche spaventata pensando a dieci elementi del Patt in consiglio. Credo
che questo timore abbia convinto il centrodestra a votare in un certo modo». Deluso, quindi.
«Molto», conferma Ghirardini. «Abbiamo lavorato bene per 10 anni, determinanti per la crescita di
Cles, non solo a livello di opere, ma nei rapporti con la gente». Ed ora? Ci sarà un ricorso al Tar?
«Dato lo scarto minimo, è probabile, se vi saranno le condizioni. Prima però dobbiamo riunirci per
discutere, la decisione sarà presa in un secondo momento».
I giovani
Poletti e Leonardi: «Un equilibrio che era nell'aria»
CLES - Fra i sostenitori autonomisti raccolti in strada in mattinata, a pochi passi dal municipio, non
c'è grande voglia di commentare. Preferiscono che a farlo siano i candidati. E per Rosario Poletti
(34 anni) e Andrea Leonardi (37), due volti giovani del Patt che hanno dimostrato buoni risultati
personali al primo turno, il calo di affluenza alle urne nel ballottaggio Flaim-Osele era un fatto
ampiamente prevedibile come l'equilibrio della partita fino ad una manciata di voti. «Era nell'aria»,
dicono. Ma la campagna elettorale, sostengono concordi ringraziando i sostenitori, «è stata fatta con
il massimo impegno e con la massima correttezza, investendo molto nel programma e sulle persone:
se Osele fosse diventato sindaco - fanno presente - avrebbe avuto una squadra di giovani,
rinnovatissima, con tutte le categorie rappresentate». Almeno per adesso, di eventuale autocritica
non è tempo: «Non abbiamo nulla da rimproverarci - sostengono i due giovani autonomisti - certo
ci sarebbe piaciuto far parte del consiglio dove ci sarebbe stato un cambiamento forte».
L'Adige 16 dicembre
Sono previsti in Finanziaria
Per costumi e divise altri 500 mila euro
Per le divise di bande, cori e Schützen, crisi o non crisi, tagli o non tagli, qualcosa si trova sempre.
Ecco allora che l'assessore alla cultura della Provincia Franco Panizza è riuscito a destinare, nel
bilancio 2010 della Provincia, un altro mezzo milione di euro per finanziare nuovi acquisti. L.
PATRUNO
LUISA M. PATRUNO Quello per le divise di bande, cori e Schützen deve essere per l'assessore alla
cultura Franco Panizza un vero chiodo fisso. Infatti, non solo nella finanziaria 2009, che era l'anno
della manovra anticrisi, appena assunta la competenza è riuscito - dopo anni di tentativi caduti nel
vuoto - a infilare addirittura 1 milione di euro a questo scopo, ma quest'anno ha deciso di ripetersi.
Nel bilancio 2010 della Provincia sono stati infatti destinati altri 500.000 euro per «l'attuazione
delle convenzioni stipulate con le quattro federazioni per sostenere l'acquisto di costumi e divise da
parte dei gruppi culturali». Il fatto è che già nel 2009 cori, bande, gruppi folk e Scützen non erano
riusciti neppure a spenderlo tutto quel milione di euro messo a disposizione generosamente
dall'assessore alla cultura, perché non arrivarono abbastanza domande per rinnovare il guardaroba o
hanno dovuto rinunciare perché la spesa è risultata minore del minimo previsto dal regolamento o
non sono riusciti a realizzare i costumi. E dunque furono assegnati solo 750.031,32 euro di
contributi. Nel dettaglio: alla federazione cori del Trentino sono andati 250.540 euro (33%), alla
Federazione corpi bandistici 345.692 euro (46%), ai Gruppi folkloristici 39.469 euro (5%) e infine
agli Schützen 114.429 euro (15%). Non si capisce sulla base di quali sollecitazioni l'assessore alla
cultura è arrivato alla determinazione che non solo su quel capitolo di bilancio dovessero continuare
a restare le cospicue risorse avanzate, ovvero 250.000 euro, ma che questa cifra risparmiata dovesse
essere addirittura raddoppiata portandola a 500 mila euro. È stato adeguato il regolamento per
facilitare l'ammissione delle domande e potranno essere recuperate quelle escluse. Poi, perché no,
meglio avere due divise nuove che una, per potersi cambiare all'occorrenza. La Provincia paga ma il
Trentino avrà le bande, i cori e i gruppi paramilitari tirolesi più belli del mondo. Ogni volta che
viene criticato per questa sua feblesse per le divise storiche l'assessore Panizza replica: «Cori, bande
e Schützen coinvolgono 12 mila persone, e l'investimento per le divise è pari al costo di un singolo
evento o di una sola mostra importante al Mart». «L'attività di questi gruppi - dice sempre
l'assessore Panizza - è una fonte importante di promozione turistica e i raduni mobilitano sempre
molte persone. Infine, come ho precisato molte volte, per la realizzazione di queste divise vengono
impiegati sarti e artigiani locali, che sono circa una trentina». Insomma, la cultura trentina a firma
Panizza non può prescindere dalle belle divise né dal fatto che del contributo beneficia un mondo di
12 mila persone riconoscenti.
L'Adige 16 dicembre
Tarolli: «Udc-Upt e Patt alle comunali si presentino ovunque senza il Pd»
«Alle comunali il centro deve presentarsi senza Pd e anche senza Pdl al primo turno: a Cles non
abbiamo vinto perché non si è fatto sufficiente gioco di squadra, ma si è dimostrato che quest'area è
competitiva e può vincere». Ivo Tarolli, commissario provinciale dell'Udc, interviene dopo le
elezioni comunali di Cles, che hanno visto la vittoria della candidata del Pd, Maria Pia Flaim,
contro il candidato sostenuto da Upt-Udc-Patt, Giorgio Osele. L'ex senatore invita gli alleati
centristi a fare come si è fatto a Cles anche negli altri importanti comuni dove si andrà al voto nel
maggio del 2010, cioè a «presentarci senza il Pd». «È vero - prosegue Tarolli - che facciamo parte
della stessa coalizione che governa in Provincia, ma noi dobbiamo lavorare al nostro progetto
politico in queste elezioni comunali per rafforzare quest'area. E quindi al primo turno dobbiamo
presentarci ovunque da soli, senza il Partito democratico».
L'Adige 16 dicembre
«Il corteo storico degli Schützen è stata un'occasione importante per il Trentino: c'erano il
presidente e il cancelliere austriaco, ambasciatori e 150 mila persone». Per questo - sentenzia
Franco Panizza, assessore provinciale autonomista alla cultura - era giusto che anche la Provincia
di Trento mettesse mano al portafogli e finanziasse con 100 mila euro l'organizzazione dell'evento.
«Eppoi fa parte di un percorso politico, quello dell'Euregio, che è stato approvato a maggioranza
anche qui da noi». Poco importa che il Trentino abbia poco (o meglio: nulla) capitalizzato in termini
di indotto dalla tre giorni di Innsbruck. «È stata una vetrina importante nei confronti dell'Europa e
del mondo tedesco» precisa. Aggiunge poi che lui nulla sapeva dell'accordo verbale (poi
trasformato in due delibere) tra i presidenti Dellai e Durnwalder per aiutare il governo tirolese. «Io ricorda - nemmeno c'ero quando è stata fatta la delibera». «Dopodiché - aggiunge - posso capire che
all'interno dei rapporti tra territori ci sia stato questo impegno preso dal nostro presidente di dare un
contributo. La stessa cosa si fa con la Landesaustellung, la mostra interregionale d'arte che si
organizza ogni due anni, quest'anno a Fortezza». Sottolinea che per parte sua aveva un fondo da 200
mila euro per le celebrazioni del bicentenario di Andreas Hofer, «e non ho speso un euro in più».
Guai, però, dire che per gli Schützen quest'anno la Provincia ha speso troppo. «Non tiriamo fuori
queste storie, perché ci sono parecchi interventi provinciali che costano molto di più - attacca -.
Centomila euro per una cosa del genere non sono tanti se li confrontiamo con il costo per
l'organizzazione di un concerto o per la Notte di fiaba». D.B.
L'Adige 16 dicembre
Presa di posizione del coordinatore del Patt, Luca Giuliani, sulla questione della variante 10
destinata a quanto pare a slittare all'anno prossimo. «Il nostro territorio - scrive Giuliani - merita
considerazioni e valutazioni ben approfondite per poter garantire uno sviluppo sostenibile adeguato.
La gente ha bisogno di risposte e soluzioni ai problemi che giornalmente si presentano. Il Patt ha
programmi e valutazioni approfondite adeguate per la zona ed è pronto a presentarle alla gente e
alle forze politiche in campo per condividerne e valutarne gli effetti». Quindi un accenno a quello
che potrà essere lo scenario politico del 2010. Non siamo un partito che resterà sicuramente sul
campo ad aspettare interlocutori che non hanno un quadro chiaro di cosa fare per amministrare
Arco. La nostra squadra è pronta a scendere in campo e abbiamo già pronto anche l'eventuale nome
del candidato sindaco. E' ora di fare chiarezza per dare alla gente risposte alle varie problematiche
irrisolte. Le varianti al piano urbanistico meritano sicuramente attenzione e una valutazione
ponderata delle varie situazioni, ma ritengo che una coalizione debba aver già chiaro, dal
programma elettorale presentato per le elezioni, le intenzioni di sviluppo. La gente, gli operatori
economici, le imprese, attendono risposte e alternative per risolvere le varie situazioni ed è
ingiustificabile che tali risposte non ci siano».
L'Adige 16 dicembre
Borgo Escluso dalla Comunità, non è più assessore del C3: «Ora ho le mani libere»
Orsingher si dimette per lo «sgarbo»
BORGO - Armando Orsingher , del Patt, se ne va. All'indomani della sua mancata designazione
da parte del Comune di Borgo nel listone per le elezioni della Comunità di valle, si è dimesso ieri
mattina da assessore comprensoriale. «Esco dalla porta a testa alta, ma non ho nessuna intenzione di
rientrare dalla finestra. Perché è dalla stessa porta che rientrerò sulla scena politica. Quello che ho
provato - dice - è una inaspettata mancanza di fiducia nei miei confronti. Quanto successo mi ha
demoralizzato, perché credo che di scorrettezza si tratti». Niente di personale, su questo Orsingher è
chiaro. «Non ho nulla contro Fabio Pompermaier , ma è stata l'Upt a comportarsi in modo davvero
scorretto». Da vicepresidente e assessore uscente, si aspettava un diverso trattamento. «Così non è
stato. L'Upt ha rivendicato quel posto e il sindaco si è adeguato. Davvero non me lo aspettavo che
finisse così; avevo qualche dubbio in merito all'alleanza che Autonomisti, Upt e Udc stanno
portando avanti in Trentino. Ora ne sono convinto, per il Patt questa strada è sbagliata. E il
comportamento che l'Upt ha tenuto a Borgo è la classica cartina di tornasole». La scelta avrà anche
ricadute sui rapporti in seno alle minoranze in consiglio comunale. «Ora tutto cambia ed io mi sento
le mani libere. D'ora in avanti agirò in modo autonomo e senza nessun vincolo con le altre forze del
centro sinistra». È un de-profundis sull'alleanza che a marzo aveva sostenuto la candidatura a
sindaco di Claudio Voltolini . «Bisogna avere il coraggio di gestire anche le conseguenze di certe
decisioni. E quella fatta dall'Upt a Borgo ora ha portato a questo risultato. Ma sia chiaro, non ho
alcuna intenzione di diventare la quarta forza di maggioranza. Resto all'opposizione e lavorerò sul
territorio per il mondo autonomista». Il prossimo 22 dicembre, all'assemblea comprensoriale,
Orsingher non sarà in aula. La sua decisione l'ha comunicata al presidente Flavio Pacher . «E spero
- prosegue Orsingher - possa essere lui il primo presidente della nuova Comunità di Valle. È la
persona giusta per traghettare il nuovo ente verso le elezioni di ottobre». A quelle elezioni ci sarà
anche Armando Orsingher. «Sicuramente. Fin da ora mi metterò al lavoro per cercare di presentare
una lista autonomista. Mi hanno messo da parte, ma io non mollo! È una questione di dignità, sia
personale che politica. L'Upt di Borgo ha fatto una scelta, si è appiattita con la sinistra. Bene, ne
prendo atto e agisco di conseguenza». Il centro sinistra autonomista, a Borgo appartiene al passato.
M. D.
L'Adige 17 dicembre
LUISA MARIA PATRUNO Dopo una giornata convulsa di trattative, riunioni e contro riunioni, che
nel pomeriggio hanno richiesto anche la partecipazione del segretario provinciale del Pd, Michele
Nicoletti, sulla questione del rinvio della riforma della scuola, alla fine il Partito democratico e il
presidente Lorenzo Dellai sono riusciti a trovare un accordo su tutte le questioni contenute negli
emendamenti e negli ordini del giorno del Pd, su cui c'era dissenso da parte della giunta. E dunque,
sono stati confermati o modificati solo gli emendamenti su cui si è trovata la condivisione politica
di tutta la maggioranza. Lo stesso vale per l'emendamento del Patt che voleva ridare fiato
all'Unione famiglie trentine emigrate, dall'anno scorso escluse dai finanziamenti pubblici. Su
questo la giunta era nettamente contraria e il Patt lo ha trasformato in un ordine del giorno. Verso le
20, a conclusione della discussione generale sulla manovra finanziaria, e quindi allo scadere del
termine per la presentazione degli ordini del giorno, il capogruppo Luca Zeni ha tirato un sospiro di
sollievo, soddisfatto di essere riuscito a far quadrare il cerchio, anche se in una trattativa - si sa - si
ottiene qualcosa ma si deve rinunciare anche a qualcos'altro. Alla fine, è stata raggiunta una
mediazione con l'assessore alla salute Ugo Rossi sulla soppressione dell'Agenzia per la
protonterapia, per passarne le competenze all'Azienda sanitaria. Il Pd, con il suo emendamento,
voleva il passaggio all'Azienda dal primo gennaio 2010 invece che nel 2013 come previsto da una
delibera di giunta. Si sono incontrati a metà strada con una modifica dell'emendamento che prevede
la chiusura due anni prima, a fine 2011. Un altro emendamento su cui si è trovata l'intesa è quello
presentato da Bruno Dorigatti per l'assunzione dei precari della Provincia. In sostanza, si prevede
che in occasione di prossimi posti messi a concorso la metà di quelli disponibili siano riservati a chi
è già in graduatoria. È stato accolto dalla giunta anche l'emendamento di Luca Zeni per
l'innalzamento da 16 a 18 anni l'età del divieto per locali pubblici e supermercati di vendere o
somministrare alcolici. Mentre sempre Zeni a malincuore ha ritirato l'emendamento che mirava ad
assegnare contributi oltre che alle imprese anche direttamente ai lavoratori delle imprese più
produttive. Questa proposta ha trovato la contrarietà dell'assessore all'industria Alessandro Olivi
(Pd) e anche del consigliere Dorigatti, per i quali l'ente pubblico non può intervenire in una materia
che rientra nella contrattazione. Zeni sull'argomento intende comunque presentare un disegno di
legge. Alla fine su 31 emendamenti ne sono stati confermati circa la metà e la maggior parte di
quelli ritirati riguardano il personale provinciale. Il Pd ha concordato anche i 21 ordini del giorno
tra cui tre firmati dal presidente del consiglio Giovanni Kessler (Pd) in materia di appalti, i
collegamenti ferroviari con Roma e su Trentino Network. Dopo un estenuante confronto è stato
depositato dal Pd, prima firmataria Sara Ferrari, un ordine del giorno sulla riforma della scuola che,
prendendo atto delle dichiarazioni di Dellai sul rinvio della riforma trentina se lo farà la Gelmini,
prevede di utilizzare quest'anno per un aprire un «serio confronto». Il Pd, d'intesa con l'assessore
Dalmaso, e tutta la maggioranza si sono espressi invece contro l'ordine del giorno di Walter Viola,
poi respinto, che chiedeva di sospendere in ogni caso la delibera della giunta e la riforma, tranne
Bruno Dorigatti (Pd) che ha votato a favore non condividendo l'ordine del giorno troppo blando
concordato con Dellai. La discussione degli ordini del giorno proseguirà oggi.
Viola (Pdl): «Azione di governo già fiacca, riflesso di un centrosinistra logorato»
«Questa giunta e questa maggioranza si stanno faticosamente trascinando verso il traguardo del
2013, quando è appena trascorso un anno dall'inizio della legislatura, quasi per forza d'inerzia, senza
più grande coesione né passioni». Walter Viola, capogruppo del Pdl, ha concluso ieri il suo
intervento in aula nella discussione sulla finanziaria, con un attacco alla tenuta politica della
coalizione di Lorenzo Dellai. «In questo clima oltremodo fiacco - ha detto - che attesta il
logoramento politico del centrosinistra, a far notizia sono solo gli scontri, i battibecchi, e le continue
schermaglie fra i due maggiori partiti della maggioranza. Questa giunta si limita a gestire l'esistente,
ma in molti settori affiorano continuamente crepe cui è difificile porre rimedio. Credo - ha concluso
- che in questo scenario sia possibile preparare nei prossimi anni un terreno favorevole a un cambio
di coalizione in Provincia. E intanto mi appello in particolare a Upt e Patt a non arroccarsi perché i
problemi del Trentino devono essere affrontati».
L'Adige 17 dicembre
Se si dà un occhiata al sito dell'associazione «Austriaci d'Italia» si capisce che la domanda, negli
ambienti filotirolesi, o pantirolesi che dir si voglia, è questa: se le prendono tanto con gli Schützen
per i soldi che ricevono dalla Provincia per le divise; se la prendono per i 100 mila euro per la
manifestazione hoferiana di Innsbruck, ma perché nessuno guarda ai soldi che da piazza Dante
arrivano all'Ana? Appunto, quanti sono? Una cifra ce l'abbiamo a portata di mano e l'ha data il
presidente della Provincia, Lorenzo Dellai in consiglio provinciale rispondendo ad
un'interrogazione fatta da Giorgio Leonardi del Pdl. Dallai ha detto: «Dal primo gennaio del 2007 al
14 settembre del 2009 ai Nuvola sono stati assegnati 836 mila 509 euro; agli Alpini sono andati 1
milione 496 mila 535 euro; agli schützen 129 mila 629 euro». Insomma, tenuto conto che l'Ana ha
25 mila iscritti e gli Schützen 700, una certa sproporzione c'è. «Il fatto è - afferma il presidente
dell'Ana di Trento - che non è vero. Noi dalla Provincia non prendiamo un euro di contributi a
fondo perduto». Ma se Dellai ha parlato di un milione e 4 mila euro e rotti. «Quello non è un
contributo - ribatte Demattè -. Quelli sono i finanziamenti che la Provincia ci ha dato per la
ristrutturazione del rifugio Contrin in val di Fassa. I soldi li abbiamo presi sulla legge dei rifugi.
Finanziamento che abbiamo preso noi come la Sat. Noi non abbiamo mai chiesto soldi per i
cappelli, per le fanfare, per le divise. Certo, quando facciamo grosse manifestazioni, come il raduno
Triveneto, chiediamo contributi ad enti ma specifici, per l'attività. Nel caso della ricostruzione della
chiesetta di S.Zita, ad esempio, abbiamo avuto un contributo di 30 mila euro dalla Regione su una
spesa di 300 mila euro». Lei presidente ritiene giusto che vengano concessi 114 mila euro per le
divise degli Schützen? «Ma non è questione di giusto o sbagliato - afferma Demattè -. Già l'altra
legislatura la Cogo ha fatto una legge con la quale si concedono contributi per il folklore, i cori e le
bande. Gli alpini non sono folklore. E quando dico che gli Schützen invece sono folklore non
devono offendersi perché attingono a quella legge lì. Dopo di che va anche detto che la maggior
parte dei soldi non sono andati a loro, ma ai cori e alle bande. Io finché mantengo 25 mila tessere a
13 euro sono a posto». E allora la sede di Trento? «Il comune ci ha dato un rudere in concessione e
noi ci abbiamo speso 600 mila euro per rifarlo e l'abbiamo in comodato per 30 anni. E così è per
molte altre sedi che ci vengono concesse dai comuni». I soldi per i Nuvola? «La cifra è quella di cui
parla Dellai - afferma il presidente Giuliano Maffei - ma è la cifra della convenzione per la
Protezione civile che abbiamo con la Provincia». Claudio Luchini presidente della Federazione dei
corpi bandistici, a proposito dei 500 mila euro messi in bilancio per i costumi afferma: «Dopo i
notevoli sforzi rivolti a curare la qualità della formazione musicale, da tempo sosteniamo
l'importanza di qualificare i gruppi anche attraverso aspetti che ne curino l'immagine e che
consentano ad essi di fare anche promozione turistica in un Trentino, impegnato da sempre ad
esibire le proprie potenzialità anche in termini di ricaduta economica». B.Z.
L'Adige 17 dicembre
davide pivetti [email protected] Un regalo di Natale così il sindaco Valduga non se l'aspettava. Ieri
sera, in apertura del consiglio comunale, il Pd roveretano gli ha consegnato un duplice pacco dono
con tanto di biglietto d'auturi. Dentro ci sono le 1770 firme raccolte in città per chiedere più
attenzione, sicurezza e spazio per i ciclisti e le piste ciclabili. Oltre ad un libretto tutto dedicato alla
«Rivoluzione in bici». «Le firme potevano essere molte di più - diceva ieri Fabiano Lorandi,
segretario del Pd cittadino - ma abbiamo deciso di sospendere la raccolta e di consegnarle per
Natale. Sul tema la nostra posizione è chiara. Tutto quello che Valduga ha detto di non poter fare in
città per i ciclisti è in realtà perfettamente realizzabile, come hanno assicurato altri amministratori
anche di città vicine come Trento. Ma sul tema la giunta ha respinto ogni confronto, per questo
siamo passati alla raccolta firme». Il pacco è stato consegnato ieri sera prima che in consiglio si
tornasse a discutere il bilancio 2010. Documento contabile che viene bocciato dal Pd: «Così come
hanno fatto 5 circoscrizioni su 7. Il voto è negativo soprattutto perché#è un bilancio di fine
legislatura, e su questo si misura l'opera dei cinque anni valdughiani, per noi insufficienti e
l'atteggiamento della giunta, quasi di insofferenza per ogni spunto proveniente dalle circoscrizioni
come dalle opposizioni». È poi Fabrizio Gerola, capogruppo del Pd, a radiografare gli orgogliosi
numeri del bilancio: «Il consiglio comunale è stato spogliato del suo ruolo di controllo ed indirizzo
- dice - mentre sono stati enfatizzati aspetti relativi del bilancio. Si è detto dei 190 milioni di euro
investiti negli ultimi cinque anni, ma tolte le previsioni del 2010 ne restano 166, la giunta Maffei ne
seppe investire 167 durante la sua consigliatura. Allo stesso modo la cifra pro-capite non va oltre gli
874 euro, Maffei né investì 927». Numeri a parte il giudizio è negativo sia sul fronte della viabilità
che dei parcheggi: «Il piano strategico della sosta di Amr - dice Gerola - è fallito, abbiamo perso
cinque anni». Infine le prospettive per il 2010: «Valduga non è un avversario politico e non abbiamo
pregiudiziali sui nomei - conclude il segretario Lorandi - l'unica certezza è che noi faremo parte di
una maggioranza espressione del centrosinistra autonomista. La civica di Valduga, se tale sarà, può
trovare posto in questa collocazione. Ma il Pd può anche esprimere un candidato, abbiamo tre,
quattro nomi che sarebbero rappresentativi della città. Dall'Upt roveretano abbiamo avuto precise
garanzie, i contatti con l'Udc sono avviati, quelli con il Patt ormai prossimi. Noi cerchiamo un
candidato di coalizione».
L'Adige 17 dicembre
FOLGARIA - La locale sezione del Patt invita oggi la cittadinanza alla presentazione del libro del
dott. Lorenzo Baratter - storico e direttore del Centro di Documentazione di Luserna - «Storia
dell'Asar - associazione studi autonomistici regionali, 1945-1948», edizioni Egon, che si terrà
questa sera alle ore 20.30 a Folgaria presso la sala congressi della Casa della cultura in via Cesare
Battisti, 28. Interverranno all'incontro, insieme all'autore, anche l'assessore provinciale alla cultura
Franco Panizza, il presidente del Patt Walter Kaswalder. Recita la presentazione del nuovo volume
storico: «โ€ฆnonostante sia passato molto tempo, è oggi possibile attraverso questo libro, frutto di
inedite ricerche archivistiche, rievocare e recuperare lo spirito dell'asar: non solo per documentare
fatti di grande interesse ma anche per ridare forza, valore, attualità e radici storiche a una parola
carica di valori identitari, economici, sociali, politici e culturali caratteristici di questa terra:
"autonomia"».
L'Adige 17 dicembre
PERGINE - Le materne Chimelli senza più un posto disponibile e 192 richieste d'accesso ai due
nidi cittadini, in attesa di risposta da Asif, l'Azienda speciale servizi infanzia e famiglia. Alle
materna di via Montessori niente sonno pomeridiano per alcuni bambini, per carenza di spazi adatti
ai lettini. Nella sede di via Petri la stanza sonno ne accoglie invece un numero eccessivo, ma
obbligato, perché mancano alternative. E una sezione è stata trasferita al primo piano, in un luogo
per nulla agevole con ripercussioni sull'organizzazione complessiva. Entrambe le scuole fanno capo
all'Azienda comunale, come i due nidi d'infanzia cittadini, il Centro giovani di vicolo Guglielmi, la
Ludoteca e il Piano giovani di zona. È macroscopica la mancanza di risposte pubbliche ai bisogni
delle famiglie e dei loro figli più piccoli. Come se non bastasse, le tre Tagesmutter aperte sono al
completo. Asif, attiva dal settembre scorso, è una creatura comunale autonoma, diretta da Francesca
Parolari , ideata volutamente senza consiglio d'amministrazione e presidente. Referente istituzionale
dell'Azienda per statuto è Renato Tessadri , l'assessore alle politiche sociali. Il passato
amministrativo gli ha regalato alcune gatte da pelare proprio in un settore dov'è massima la
sensibilità popolare. Ha appena varato un piano programma sul futuro di Asif, per il periodo 20102012. Tessadri, cosa pensa di fare per accogliere i nuovi bambini alle materne? «Asif chiede
all'amministrazione comunale in tempi superveloci la terza materna, con un minimo di sei sezioni, e
io sostengo tale richiesta. Le Chimelli sono sovraffollate. Le due sedi, costruite per sei sezioni
ciascuna, ne ospitano tre in più con 375 ragazzini e notevoli problemi di organizzazione del
lavoro». Sono 192 le domande d'accesso ai due asili nidi, che possono accogliere in tutto solamente
129 bambini. Cosa pensa di fare? «Le nuove materne saranno modulari per far posto anche ad un
nuovo nido». Ma, per bene che vada, aprirà fra tre, quattro anni. L'attesa sarà lunga, mentre la lista è
assai rilevante già oggi. «Dal prossimo gennaio inizierà una serie di incontri per incentivare
l'apertura di Tagesmutter in centro e periferia, anche perché le tre esistenti sono piene». Ma per la
terza materna la giunta Anderle non aveva acquistato un terreno nei pressi delle medie Garbari? Che
fine ha fatto? «È vero, ma per l'ubicazione finale della nuova materna con nido attendiamo le
indicazioni dello studio affidato a due docenti universitari sulla popolazione scolastica futura, in
rapporto all'urbanizzazione della città. Poi decideremo, entro la prossima primavera». Anche la
nuova sede del Centro giovani comunale era prevista nella medesima zona. Un palazzo a tre piani
tra i frutteti, già finanziato dalla Provincia per 1,8 milioni. Pensa di realizzarlo veramente e in quel
luogo? «Non è la sua giusta collocazione. Va fatto, ma in posizione più centrale, da definire, e con
diversa mission . Saranno gli operatori ad uscire tra i giovani, non tanto questi a recarsi nel centro.
E da ex dirigente sportivo sto pensando ad organizzare iniziative assieme al volontariato». M. A.
L'Adige 17 dicembre
Mandiamo in Somalia i soldi degli Schützen Sapeste quante meravigliose cose potrebbe fare in
Somalia don Elio Sommavilla con i 500 mila euro destinati all'acquisto dei costumi e delle divise
degli Schützen! Felice Sordo
I soldi dei convegni usiamoli per fare del bene M i collego alla richiesta, poi recepita dalla giunta
provinciale, di 50 mila euro per una ipotetica Fondazione Guetti. I primi soldi, è scritto sull'articolo,
ma per fare cosa? Capisco che il consigliere provinciale Bombarda, non avendo nessun incarico di
governo provinciale, sia accontentato con delle regalie nel suo feudo elettorale. Ma qui la giunta
provinciale sbaglia ad elargire ancora denaro pubblico per commemorare la figura di don Guetti,
padre del primo esempio di Cooperazione verso i poveri. In tutti i convegni, scritti, incontri fatti
negli anni passati la figura di don Lorenzo Guetti è stata oramai classificata fra le più grandi figure
del Trentino negli anni bui della guerra e del dopo, con un valore che forse le comparsate dei vari
assessori, presidenti o consiglieri provinciali tendono a dimenticare, cioè la solidarietà del buon
prete di campagna e l'intuizione di combattere lo strozzinaggio dei potenti di allora. Sarebbe utile
che i vari e futuri interventi nel nome di don Guetti raccogliessero anche le testimonianze, il lavoro
e la creazione della prima realtà del risparmio, di chi negli anni ha portato avanti il suo progetto
purtroppo dimenticato dalla politica d'oggi e dai grandi convegni passerella svolti in varie località
del Trentino. Adoperiamo questa continua valanga di denaro per commemorazioni (questo vale
anche per i 100 mila euro del corteo del Tirolo) nei campi della povertà, dell'indigenza e nella
ricerca di nuove solidarietà. Credo che don Lorenzo Guetti nella sua grande semplicità ne sarebbe
contento. Rinaldo Caldera
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 17 DICEMBRE
Sottoscritta oggi a Roma l'intesa che assegna alla Provincia 22,5 milioni di euro
INVESTIMENTI SANITARI, ROSSI FIRMA L'ACCORDO CON IL MINISTERO
Firmato stamane a Roma dal ministro della salute Ferruccio Fazio e dallโ€™assessore provinciale alla
salute e politiche sociali Ugo Rossi il protocollo dโ€™intesa sugli investimenti in materia di sanità. In
base all'accordo, lo Stato assegnerà alla Provincia autonoma di Trento circa 22,5 milioni di euro,
che si aggiungono ai circa 4 milioni di euro di quota provinciale.
Lโ€™articolo 20 della legge 67 del 1988 ha previsto un programma pluriennale di investimenti in
materia di ristrutturazione edilizia ed ammodernamento tecnologico in sanità. La legge finanziaria
del 2007 ha stanziato 2.424.971.723,98 euro per la prosecuzione di detto programma: di questi
fondi il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha assegnato alla
Provincia autonoma di Trento la quota di 22.557.430 euro.
Per accedere al finanziamento la Provincia ha presentato al Ministero della Salute un programma di
investimenti comprendente:
1) Investimento straordinario in apparecchiature per la radioterapia nellโ€™ospedale di Trento.
2) Realizzazione di una struttura hospice per cure palliative nella zona di Trento sud.
3) Potenziamento della rete degli ambulatori pubblici per lโ€™assistenza odontoiatrica presso gli
ospedali e i distretti della Provincia.
4) Miglioramento del Sistema Informativo provinciale attraverso la realizzazione di un progetto per
la riorganizzazione dei processi dellโ€™attività ambulatoriale.
5) Realizzazione del terzo lotto dei lavori di riorganizzazione spaziale dellโ€™Ospedale S. Maria del
Carmine di Rovereto e costruzione di un parcheggio al servizio dellโ€™ospedale stesso.
Il programma è stato valutato positivamente il 30 settembre scorso dallโ€™apposito Nucleo di
valutazione del Ministero; successivamente la Giunta provinciale, con delibera del 20 novembre, ha
approvato il documento programmatico riguardante detto programma di investimenti per un
importo totale di 26.480.060 euro di cui, come detto, 22.557.430,00 euro di finanziamento statale e
3.922.630 euro di quota provinciale.
L'Adige 18 dicembre
L'assessore: «Negli anni scorsi qualcuno ha pagato al posto di altri, ora basta»
«Quando illustrammo ai sindacati la manovra finanziaria della Provincia, io e Dellai spiegammo
che non ci sarebbero state le condizioni per mantenere il blocco delle tariffe delle case di riposo e,
se non sono arteriosclerotico, la manovra venne giudicata favorevolmente dai sindacati. Abbiamo
aumentato del 3,5% i finanziamenti alle case di riposo, uno dei settori all'interno del mio
assessorato che cresce di più, riservando fondi specifici per alcune patologie specifiche. Inoltre
abbiamo stanziato 600 mila euro in un fondo di riequilibrio al quale potranno accedere le Rsa che
hanno difficoltà di bilancio. Ma il blocco delle tariffe attuato negli anni scorsi non c'è più perché, va
ricordato ai cittadini, i costi in più non pagati dagli ospiti ricadono su tutti gli altri e vengono
addebitati alla fiscalità generale. È ora che qualcuno si assuma la responsabilità di dire che il
sistema non può reggere se c'è qualcuno che paga sempre al posto di un altro: io questo coraggio ce
l'ho». Così parlò l'assessore Ugo Rossi.
L'Adige 18 dicembre
autonomia
Finanza, riscritto lo Statuto LUIGI OLIVIERI
I l disegno di legge finanziaria per il 2010, come è noto, ha riscritto la parte di Statuto di autonomia
della Regione Trentino Alto Adige che disciplina l'ordinamento finanziario. A questo punto è
sicuramente opportuno analizzare a fondo la portata della novella con una sua analisi di merito
seppur sintetica. I commi da 96 a 115 adeguano l'ordinamento finanziario della Regione e delle due
province autonome agli obiettivi di perequazione e solidarietà del cosiddetto federalismo fiscale. La
Relazione tecnica che accompagna le nuove norme determina in 1.117,5 milioni di euro per ciascun
anno, a partire dal 2010, gli effetti positivi di queste disposizioni sul saldo netto da finanziare.
Poiché però i commi 102, 103 e 104 riconoscono e determinano la corresponsione di somme
arretrate dovute dallo Stato alle due province autonome, sull'indebitamento netto il saldo positivo
del nuovo ordinamento si riduce a 500 milioni di euro. In sintesi, l'adeguamento della finanza della
Regione Trentino-Alto Adige e delle due province autonome ai principi di federalismo fiscale posti
con la legge n. 42/2009 concerne: a. modifiche alla disciplina dei tributi propri e delle
compartecipazioni ai tributi erariali della Regione e delle Province; b. nuova disciplina di tesoreria
per il riversamento delle somme rivenienti dalle compartecipazioni erariali; c. riconoscimento e
regolazione di somme spettanti alle province autonome come quote non versate sino all'esercizio
2009; d. patto di stabilità e concorso delle province autonome al conseguimento degli obiettivi di
perequazione e di solidarietà del Federalismo fiscale; e. regime tributario delle Comunità di valle.
Partiamo dalle modifiche alla disciplina dei tributi propri. Il gettito Iva. Alle province autonome
erano attribuiti, fino ad oggi, i 7/10 dell'Iva «interna», i 4/10 dell'Iva all'importazione riscossa nel
territorio regionale e un ulteriore valore massimo di 4/10 dell'Iva all'importazione come «quota
variabile», commisurata (anche) alle spese per investimenti effettuate dallo Stato negli altri territori
della Repubblica. La revisione all'esame sopprime la «quota variabile» e contestualmente eleva a
9/10 il gettito dell'Iva all'importazione, modificandone però la base di calcolo: da quota sui
versamenti effettuati nel territorio, a percentuale determinata in base ai consumi attribuiti dall'Istat
al territorio di ciascuna delle due province; resta invariata l'attribuzione dei 7/10 dell'Iva generale; e
modificata la compartecipazione Iva spettante alla Regione Trentino-Alto Adige: dai 0,5 decimi
dell'Iva all'importazione riscossa nel territorio della Regione passa ai 2/10 del gettito dell'Iva
generale, calcolata però anch'essa sulla base dei consumi finali. Accise sui prodotti energetici.
Cambia la definizione del tributo erariale, da «imposta di fabbricazione» ad «accisa», non la
sostanza, con l'attribuzione dei 9/10 sulla benzina, sugli oli da gas per autotrazione e sui gas
petroliferi liquefatti erogati negli impianti di distribuzione situati nei territori delle due province,
peraltro estesa, nella medesima misura, agli altri prodotti energetici. Autonomia tributaria. Viene
abrogata la disposizione che attribuiva alle province i 9/10 delle tasse di circolazione relativa ai
veicoli immatricolati nei rispettivi territorio e, contemporaneamente, viene definito tributo proprio
delle province la tassa automobilistica istituita con legge dalle stesse. In sostanza viene inserito
nello statuto quanto era già avvenuto di fatto. Le province autonome possono: istituire nuovi tributi
locali connessi alle materie di propria competenza; disciplinare tributi locali istituiti dallo Stato
consentendo agli enti del proprio territorio di modificare aliquote, introdurre esenzioni, detrazioni,
deduzioni, il tutto nei limiti massimi posti dalla legge dello Stato e possono prevedere diverse
modalità di riscossione del tributo, anche in deroga alla legge dello Stato; disciplinare diversamente
addizionali tributarie istituite dallo Stato per gli enti locali, rispettando finalità e limiti posti dalle
legge dello Stato; per il rispettivo territorio esse sono inoltre destinatarie delle compartecipazioni al
gettito di tributi erariali e delle addizionali che lo Stato attribuisce agli enti locali. Vengono quindi
attribuiti alle province autonome i proventi dei tributi e contributi posti sulle assicurazioni, il
contributo del 10,5% sui premi delle assicurazioni per la responsabilità civile per i danni causati
dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti e le restanti imposte sulle assicurazioni. Entrate
riscosse fuori dal territorio della Regione Trentino-Alto Adige. Viene riscritta la disciplina in base
alla quale si determina il gettito dei tributi erariali spettante alla Regione o alle Province autonome;
somme il cui presupposto di imposta si è determinato nei rispettivi territori ma che sono versate o
riscosse altrove. Indebitamento Le nuove norme modificano le disposizioni statutarie
sull'indebitamento di regione e province (art. 74 statuto) per renderle più coerenti con la disciplina
attuale. Regioni e Province possono ricorrere all'indebitamento per finanziare spese di investimento
e per una cifra non superiore alle entrate correnti. È esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti da
esse contratte. Nuova disciplina di tesoreria. Cambiano le modalità di versamento alle autonomie
delle somme corrispondenti alle quote di compartecipazione al gettito dei tributi erariali che
attualmente sono riscossi dallo Stato. Non saranno più acquisite dapprima al bilancio dello Stato per
essere poi assegnate ai capitoli di uscita, ma saranno versati direttamente all'ente destinatario dalla
«struttura di gestione» o dagli altri soggetti che le incassano. Riconoscimento e regolazione di
somme spettanti alle province autonome. Viene disciplinata la «chiusura» di partite pregresse fra lo
Stato e le Province autonome relativamente a somme che queste non hanno ricevuto per annualità di
compartecipazioni in «quota variabile» e per lo svolgimento di funzioni delegate dallo Stato. Il
comma 101 quantifica in 50 milioni di euro l'onere annuo che lo Stato deve corrispondere come
rimborso alle due province autonome per lo svolgimento dal 2003 al 2009 delle funzioni loro
delegate in materia di viabilità statale, motorizzazione civile, collocamento al lavoro, catasto e
opere idrauliche. Per le annualità future l'onere annuo è determinato nella medesima misura e sarà
erogato a partire dall'anno 2010. Patto di stabilità, perequazione e solidarietà. Le disposizioni
raccolte sotto questa voce costituiscono la disciplina di attuazione di quanto disposto dall'articolo 27
della legge sul federalismo fiscale. Viene di fatto riscritto l'articolo 79 dello Statuto. Il testo vigente
dispone già che anche alla regione a statuto speciale e alle province autonome si applicano i principi
dell'articolo 119, terzo comma, della Costituzione che sancisce il diritto alla perequazione per i
territori con minore capacità fiscale. Ma né la disciplina del coordinamento finanziario dello Stato,
né quella attuativa del federalismo fiscale modificano le prerogative statutarie. Il «sacrificio»
richiesto a Trento e Bolzano si riassume nella soppressione della quota variabile, nella soppressione
dell'imposta sostitutiva dell'Iva all'importazione, nella rinuncia - a partire dal 2010 - alla
partecipazione alla ripartizione di fondi speciali, nell'assunzione da parte delle province autonome
degli oneri relativi all'esercizio di funzioni statali, senza corrispettivo da parte dello Stato, nel
finanziamento di iniziative e progetti del Ministero dell'Economia e delle finanze relativi anche ai
territori confinanti, per un importo complessivo di 100 milioni di euro annui, a decorrere dal 2010,
per ciascuna provincia e nelle modalità di coordinamento della finanza pubblica stabilite nel patto di
stabilità. In questo caso, la regione e le province concordano con il Ministro dell'economia gli
obblighi relativi al patto di stabilità con riferimento ai saldi di bilancio da conseguire in ciascun
periodo. Regime tributario delle Comunità di valle. L'Agenzia delle entrate, nonostante la legge
qualifichi le nuove comunità di valle come ente locale, ha ritenuto che esse non possono essere
ritenute tali ai fini fiscali e che, pertanto, ad esse non si applica l'esenzione dall'Ires. La disposizione
in esame stabilisce che ad esse venga applicata l'esenzione prevista dall'articolo 74, comma 1, del
T.U.I.R. È un intervento profondo e articolato, che abbisogna di una ulteriore attività di dettaglio
che dovrà istruire nei prossimi mesi la Commissione Paritetica prevista dallo Statuto di Autonomia
per l'adozione delle norme di attuazione. È fuori discussione che si è tratta di una scommessa che si
fonda sulla durata della legislatura da un lato e dall'altro lato dalla certezza che il Governo riesca ad
emanare i decreti legislativi in attuazione della legge delega sul federalismo fiscale. Il non
verificarsi di queste due condizioni comporta che le finanze provinciali sono state
ingiustificatamente penalizzate.
L'Adige 19 dicembre
È proseguita fino a tarda notte nell'aula del Consiglio la discussione sulla legge finanziaria della
Provincia. Partita con più di un'ora di ritardo a causa delle trattative tra giunta e minoranze (si veda
a lato), la trattazione dei 70 articoli e dei relativi emendamenti ha subìto un'accelerazione nel tardo
pomeriggio, quando i due gruppi più importanti (Pdl e Lega Nord) stavano esaurendo il tempo a
loro disposizione per la discussione, ma si è soffermato a lungo in serata sull'Agenzia per la
protonterapia e il nuovo ospedale di Trento. Alle 23.20 si è conclusa l'approvazione dei 70 articoli e
sono iniziate le dichiarazioni di voto sull'intero disegno di legge. Il bottino dell'opposizione. La
giornata era iniziata con l'accordo tra Dellai e opposizione sull'approvazione di alcuni emendamenti.
Così, ad esempio, su proposta del Pdl sono stati reintrodotti i fondi di rotazione per le piccole
aziende e sono state previste condizioni di maggior favore per le famiglie che si vedono assegnare
un alloggio Itea, mentre la Lega ha ottenuto il passaggio in commissione consiliare su interventi in
tema di urbanistica e controlli fiscali maggiori sui commercianti ambulanti. Zeni nel mirino.
Nonostante avesse deciso di ritirarlo dopo la trattativa condotta dal presidente Dellai, il capogruppo
del Pd ha comunque presentato in aula il suo emendamento, che prevedeva di assegnare contributi
alle imprese più produttive ma anche ai suoi lavoratori, salvo concludere «mio malgrado ritiro
l'emendamento». Morandini (Pdl) e Civettini (Lega) lo hanno accusato di ubbidire agli ordini del
«premier locale» e di aver fatto retromarcia per timore che Dellai cacciasse dalla giunta gli assessori
del Pd: «Dellai - hanno concluso - ha domato ancora una volta i ribelli». Fondazione sulle coop.
Nonostante la contrarietà espressa dall'assessore alla cooperazione Franco Panizza, è stato
approvato all'unanimità l'emendamento del consigliere Roberto Bombarda (Verdi) di istituire una
Fondazione dedicata a don Lorenzo Guetti, padre della cooperazione trentina. Alcol vietato ai
minori. È passato anche l'emendamento presentato da Zeni con cui si eleva a 18 anni il limite d'età
per il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche. Casa, amara casa. Dibattito vivace
anche sulle modifiche alla disciplina degli interventi provinciali in materia di edilizia abitativa.
Rodolfo Borga (Pdl) ha insistito sull'introdurre l'obbligo di residenza per almeno 3 anni per
l'accesso ai contributi per l'edilizia agevolata e sull'eliminazione delle agevolazioni ai conviventi
(more uxorio) che consentirebbero ampi spazi di truffa. Entrambe le richieste sono state respinte.
Critiche al metodo sono state espresse da Franca Penasa (Lega Nord): «Qui, di fatto, si sta varando
surrettiziamente una nuova legge sull'edilizia abitativa agevolata quando per materie meno
importanti spendiamo giornate e giornate di audizioni in commissione». La terapia giusta. Il
chirurgo consigliere Claudio Eccher (Civica Divina) è intervenuto a lungo sull'Agenzia per la
protonterapia - ok all'emendamento Zeni per la chiusura della struttura a inizio 2012 - e sul nuovo
ospedale di Trento, ammonendo la giunta a non mettere in un angolo la radioterapia e invitandola a
riconsiderare l'ipotesi di costruire il Not tra Trento e Rovereto. Secca la replica del governatore: «A
noi non interessano nulla le beghe fra caste, fra medici e fisici, fra medici dentro e fuori
dall'Azienda; a noi interessa questa scommessa, simile a quella degli anni '50 quando in Trentino il
professor Valdagni promosse la bomba al cobalto per trattare i tumori. Tutte le altre preoccupazioni
relative a status, ruoli e prestigi non ci interessano. Certo, il futuro è la terapia genetica e la
Provincia sta investendo molto anche nella ricerca in questo settore. Intanto, però, dobbiamo
utilizzare le tecnologie più innovative a disposizione. Noi avevamo previsto che l'Agenzia per la
protonterapia lavorasse fino al 2013. Anticiperemo questo termine a fine 2011 sperando che questo
non comprometta l'operazione. Dio solo sa perché, con tutti i problemi che abbiamo, dobbiamo
smantellare una struttura che funziona molto bene. Quanto al nuovo ospedale, dove troviamo tra
Trento e Rovereto 20-25 ettari di terreno senza scatenare una guerra mondiale con i contadini? E chi
va a dire a Rovereto che si deve chiudere il loro ospedale?». «Senza un ampio bacino di utenza per
la protonterapia - ha replicato Eccher - ci costerà meno mandare i bambini trentini a curarsi a New
York. E quando ci sarà il nuovo ospedale, voglio vedere quanti saranno i pazienti roveretani che non
verranno a curarsi a Trento». G.Pa.
L'Adige 19 dicembre
Questo pomeriggio la sfilata folkloristica in centro
Schützen e Patt per Manica
Come tutti gli anni la sezione del Patt cittadino commemora la figura di Alfonso Manica scomparso
nel 1984. Fu tra i primi aderenti e fondatori del movimento autonomista dell'Asar, da sempre vicino
all'associazionismo culturale e folcloristico. La sezione "Remo Markt" lo ricorda con affetto con
una manifestazione in suo onore. Oggi inizio alle 16,30 con un raduno di delegazioni Schützen in
piazza Follone; da lì alle 17 parte la sfilata a cui seguirà le Messa in Santa Caterina; alle 18.15 la
sfilata per il centro storico, alle 18.30 la salva in onore di Alfonso Manica in piazza del Grano.
L'Adige 19 dicembre
Alta Valsugana «Ereditate» le spese legali
Comunità di valle, nominati i componenti delle commissioni
PERGINE - Oltre alle spese legali decise dai giudici del Tar di Trento, l'ex Comprensorio, ora
Comunità di valle, ha dovuto pagare 86 euro per interessi legali derivanti dalla vicenda di un
contributo per l'acquisto della prima abitazione negato prima e riconosciuto poi, per effetto d'una
sentenza del Tribunale amministrativo regionale di Trento. La somma è stata inclusa nei debiti fuori
bilancio con approvazione dell'assemblea comunitaria giovedì 17 dicembre. Nel 2007, l'allora
Comprensorio riconobbe il contributo chiesto da una coppia, ma poi lo revocò in quanto il rogito
per l'acquisto era avvenuto prima della domanda del contributo stesso. L'interpretazione data
dall'ente fu sconfessata dai giudici del Tar ai quali i due cittadini si erano rivolti. La sentenza a loro
favore ha prodotto la concessione del contributo mediante mutuo bancario. Tra le spese, anche gli
86 euro ora pagati dell'ente. Nella medesima serata l'assemblea ha votato i componenti di quattro
commissioni consultive. Sono Tommaso Acler, Michela Bertuzzi, Tiziana Frisanco, Alessio Scarpa,
Linda Tamanini (bollettino, comunicazione, Urp, cultura, pari opportunità); Sergio Anesi, Stefano
Dellai, Marco Eccel, Sergio Martinelli, Loris Moar e Devis Tamanini (affari istituzionali,
urbanistica, programmazione); Roberto Cappelletti, Giuliano Casagranda, Daniela Casagranda,
Mariagrazia Motter, Giancarlo Tognoli, Nunzio Zampedri (politiche sociali, sanitarie e per l'edilizia
abitativa); Silvano Corradi, Giorgio Dalmaso, Renzo Lenzi, Maria Teresa Marostica, Pio Puel,
Giovanni Dallafior (minoranze, zone svantaggiate, ambiente, energia e fonti rinnovabili, sport,
turismo, servizi pubblici sovracomunali, sviluppo della montagna).
L'Adige 19 dicembre
BORGO - «La linea politica del Patt non la detta il singolo, la decide il direttivo. In tutti questi anni
Armando Orsingher ha lavorato bene, abbiamo operato sempre in sintonia, ma la scelta di
dimettersi da assessore esterno del Comprensorio è frutto di una sua decisione personale e non del
partito». Da qualche tempo Carlo Ganarin è stato nominato presidente d'ambito per la Valsugana e
il Tesino del Patt. «La nostra linea politica è improntata al dialogo ed al confronto, in piena sintonia
con la segreteria provinciale. E oggi come in futuro lavoreremo con le forze politiche moderate e
progressiste di centro per dare vita ad una alleanza politica forte con l'Upt». Nessun distinguo,
nessun tentennamento: su questo punto il Patt è unito, dal primo fino all'ultimo iscritto. Ma su
Borgo Armando Orsingher non la pensa così. «La sua mancata nomina, prima in seno all'assemblea
del C3 e poi nel listone per la nuova Comunità di Valle è frutto di una decisione presa in seno alle
minoranze di Borgo. Noi ne prendiamo atto, ma il Patt, con i tre rappresentanti dell'Upt in consiglio,
a Borgo collaborerà ancor più rispetto al passato». La pensa così anche Claudio Voltolini . «Mi
dispiace per la scelta di Orsingher, ma in questi mesi come opposizione abbiamo sempre cercato di
condividere le scelte. Alle riunioni, però, ha partecipato poco e solo quando si doveva discutere
delle nomine in Comprensorio e nella nuova Comunità di Valle. Ma per noi non cambia nulla,
l'alleanza politica che mi ha sostenuto come candidato sindaco a marzo continuerà a lavorare, e lo
faremo anche con il Patt, al di là dei personalismi e delle prese di posizione dei singoli consiglieri».
Un'alleanza, quella tra il Patt e l'Upt, stretta sia in funzione delle elezioni di gennaio ma anche di
quelle in programma ad ottobre 2010 della nuova Comunità di Valle. «E allora saremo presenti con
una nostra lista - ricorda Ganarin - nella speranza che anche Orsingher, in quell'occasione, dia il suo
contributo per la causa autonomista e l'alleanza di governo. Quello che oggi serve alla valle è
riuscire a fare massa critica in vista delle sfide future». Fra queste ci sono le questioni legate
all'acciaieria di Borgo, alla discarica di Marter e al biocompostaggio di Campiello. «Nel caso di
Borgo si scontrano due diritti fondamentali, salute e lavoro. Alla politica spetta il compito di far sì
che il lavoro porti salute e benessere. E già nel 2005, nell'ambito dei Patti Territoriali - conclude il
sindaco di Ronchi Ganarin - avevo avanzato la proposta per una riconversione o ristrutturazione
della Acciaierie, usufruendo di tutti i finanziamenti messi a disposizione. Purtroppo, però, tutto
rimase lettera morta. Una via da ripercorrere, visto che recentemente è stata anche prospettata dal
sindaco di Borgo». M. D.
L'Adige 20 dicembre
A lta tensione nei rapporti tra la Provincia e l'ospedale San Camillo di Trento. A farla salire, una
serie di questioni da tempo irrisolte: gli arretrati che l'istituto deve ai dipendenti e i problemi
organizzativi interni. L'assessore alla salute Ugo Rossi, reduce da un incontro con sindacati e
dipendenti, usa parole dure: con la convenzione in scadenza a fine anno, se dal S. Camillo non
dovessero arrivare garanzie su quei fronti, al posto del rinnovo del rapporto annuale potrebbe
arrivare una convenzione a tempo. P. TODESCO La «questione» S. Camillo, in particolare gli
arretrati che l'istituto deve ai suoi dipendenti (pari a circa 12 mila euro a testa) e i problemi
organizzativi sorti dopo il mancato rimpiazzo di infermieri e Oss, sembra arrivato alla stretta finale
o così sperano sindacati e dipendenti dopo l'incontro di ieri mattina convocato dall'assessore Ugo
Rossi. Incontro al quale doveva partecipare anche l'amministratore Mario Bassano ma che invece ha
dato forfait a causa della forte nevicata che ha colpito la zona di Verona, da dove avrebbe dovuto
partire per raggiungere Trento. La riunione non è stata comunque inutile considerato che Rossi ha
fatto sapere che a fine anno scade la convenzione annuale della Provincia con il S. Camillo e che se
dagli amministratori dell'istituto, che è il secondo ospedale della città, non dovessero arrivare
concrete garanzie sia per quanto riguarda il pagamento degli arretrati che per l'organizzazione
interna, il rinnovo potrebbe essere in forse. O meglio, Rossi ha parlato di un congelamento del
rinnovo della convenzione annuale e della possibilità di stipulare con il S. Camillo una convenzione
a tempo. Essendo infatti impensabile interrompere il rapporto con l'ospedale di via Giovannelli
considerato che sono molte le prestazioni, le visite e gli interventi che i trentini effettuano in
convenzione lì, Rossi punta al rinnovo a scadenza ravvicinata per far capire all'amministratore
Bassano che il tempo delle promesse è finito. In ballo, poi, ci sono i dodici dipendenti del
laboratorio di analisi ai quali, già in ottobre, era stato mandato un preavviso di licenziamento. «Nel
corso di una riunione risalente a circa un mese fa l'amministratore ci aveva assicurato che entro
pochi giorni ci avrebbe fatto sapere quanti di questi dipendenti potevano essere riassorbili
nell'organico e per quanti, invece, sarebbe scattato il licenziamento. Nessuno, però, si è più fatto
vivo, nessuno ci ha fatto sapere niente e questi dipendenti passeranno un Natale terribile, senza
alcuna certezza sul loro futuro», tuona Marco Endrizzi, sindacalista della Cgil. Ora, per sentire le
proposte del S. Camillo sui tanti nodi da risolvere l'assessore Rossi ha fissato un nuovo incontro con
sindacati e l'amministratore Bassano. Sarà il 29 dicembre e a quel punto i rappresentanti del S.
Camillo, dovrebbero spiegare le loro intenzioni. Questo almeno sperano i dipendenti che da tanto,
troppo tempo, chiedono di vedersi pagati gli arretrati loro spettanti. P.T.
L'Adige 20 dicembre
Sanatoria pure per Ual e Divina
Rimborsi elettorali «ripescato» il Patt
Patt, Ual e Lista Divina avranno i rimborsi elettorali per le provinciali 2008 dai quali erano stati
esclusi per non aver presentato la domanda in modo regolare. Con una sanatoria il governo ha
riaperto i termini. Il Patt avrà 34 mila euro, la Lista Divina 17 mila, la Ual 4 mila. Alla faccia delle
regole. L. PATRUNO LUISA MARIA PATRUNO Sembra proprio impossibile per i partiti politici
riuscire a perdere i generosi finanziamenti pubblici che avvengono sotto forma di rimborsi elettorali
delle spese per le campagne elettorali. Perché anche quelli più sbadati o che non fanno neppure il
minimo sforzo richiesto - ovvero presentare la domanda entro i termini di legge o con la
documentazione in ordine - e vengono esclusi dal finanziamento, possono stare tranquilli che prima
o poi una soluzione «all'italiana» si riesce a trovare anche per loro. Ed è quello che è successo in
questi giorni con una norma infilata nel «decreto milleproroghe» del governo Berlusconi. Tra le
«milleproroghe» ve n'è infatti una che bacia i partiti pasticcioni o distratti, che hanno «perso» i
rimborsi elettorali per le elezioni che si sono svolte nel 2008. Nel caso del Trentino Alto Adige le
elezioni politiche e provinciali. Il caso più clamoroso a livello regionale, che è costato il posto di
Obmann a Elmar Pichler Rolle, è quello della Svp che, presentando in ritardo la richiesta di
rimborso per le elezioni politiche dell'aprile 2008, ha dovuto rinunciare a una cifra intorno a
1.700.000 euro , che ha rischiato di mandare il partito sull'orlo del fallimento. Ma la novità interessa
anche tre partiti trentini che sono stati esclusi dal rimborso elettorale per le elezioni provinciali del
novembre 2008 e che ora hanno la chance di recuperare complessivamente 56.371,63 euro. Si tratta
del Patt , che si era visto rifiutare il rimborso di 34.330,37 euro perché aveva presentato una
documentazione che è stata ritenuta incompleta, come ha spiegato il presidente del partito, Walter
Kaswalder; la Lista Divina presidente e poi la Ual , che invece non avevano presentato la domanda
nei termini pensando in un primo tempo di non averne diritto. Il rimborso elettorale è stato
quantificato in 17.326,79 euro per la Civica per Divina presidente e di 4.714,47 euro per l'Unione
autonomista ladina. Il 31 luglio scorso sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati i rimborsi
elettorali (solo rata 2009 che è il 40% del totale) alle forze politiche per le spese sostenute per la
campagna elettorale delle provinciali 2008. Allora si scoprì dalla Gazzetta Ufficiale che Patt, Lista
Divina e Ual erano considerate «decadute», ovvero senza diritto di partecipare alla ripartizione dei
rimborsi, che per altro non avviene sulla base delle spese effettivamente sostenute per la campagna
elettorale, ma sul numero di voti ricevuti dalla lista. I rimborsi elettorali, ha evidenziato proprio in
questi giorni la Corte dei conti, sono mediamente cinque volte più alti delle spese effettuate. E
infatti i partiti fanno affidamento su questi soldi pubblici per sostenere la loro attività politica
generale. Commenta Maurizio Fugatti, segretario Lega nord Trentino e delegato della lista Divina:
«Noi avevamo presentato la domanda in ritardo, ora la potremo ripresentare». Il decreto
«milleproroghe» infatti riapre i termini per la presentazione delle domande. Il presidente del Patt,
Walter Kasvalder, aggiunge: «Ci avevano avvertito da Roma, che fanno sempre così, delle sanatorie
per i rimborsi elettorali. Ora penso che quei soldi ci arriveranno. Comunque, per noi era lo stesso
anche se non ce li davano perché riusciamo a gestire il bilancio del partito tranquillamente. Certo,
ora potremo fare più cose, ad esempio potremo utilizzarli per il giornalino del partito e per il sito
internet».
L'Adige 20 dicembre
Credito Questa sera alle 20.30 al PalaTrento l'assemblea. I soci sono 11 mila
Cassa Rurale, ultimo passo della fusione
L'appuntamento è al Palazzetto dello Sport di Trento alle 20.30 di oggi. L'ultimo atto del processo
di fusione che ha portato alla costituzione della nuova Cassa Rurale di Trento che si espande anche
a Sopramonte. Oggi gli 11 mila soci saranno chiamati ad eleggere il presidente e il cda. Secondo il
nuovo statuto approvato dall'assemblea di fusione il 26 ottobre scorso il cda crescerà a 15 membri
compreso il presidente (eletto direttamente dall'assemblea), due in più del precedente che si era
presentato dimissionario dopo la firma dell'atto di fusione avvenuta lo scorso 18 novembre a
Palazzo Geremia. Dei 14 componenti il Consiglio di amministrazione, due consiglieri saranno
espressione di Meano, tre ciascuno delle circoscrizioni Povo/Argentario, Villazzano,
Bondone/Sardagna, e ancora tre per le rimanenti circoscrizioni di Trento. Il presidente non avrà
vincolo di territorialità. Poi il consiglio eleggerà due vicepresidenti, di cui uno vicario. Con la
nuova composizione si assicura un'adeguata rappresentatività al territorio della ex Cassa di
Sopramonte e si offre risposta alla richiesta di rappresentanza territoriale anche alla città. La Rurale
di Trento dopo la fusione ha ora 29 sportelli, 240 dipendenti e 10.923 soci. Il patrimonio ammonta a
130 milioni di euro, la raccolta complessiva è di 1,7 miliardi di euro, 1 miliardo i prestiti. Le
operazioni di accredito e registrazione inizieranno alle 19 e termineranno alle 20.30 inizio dei lavori
assembleari. Dopo le ore 20.30, i soci non potranno più registrare la loro presenza e partecipare ai
lavori.
i candidati
Il cda uscente si ricandida, unica eccezione di Tullio Grisenti. Per Meano: Alessandro Bortolotti,
Italo Stenico e Rocco Sestito. Povo-Argentario: Luciano Imperadori, Sandro Menestrina, Giovanni
Merz e Mariangela Sandri; a Villazzano Renzo Dallaserra, Luca Grassi, Bruna Marchesoni e Dario
Grisenti; Bondone-Sardagna: Romeo Agostini, Massimo Berloffa, Giulia Degasperi e Corrado
Segata; Trento: Rossana Gramegna, Franco Gozzer, Ivan De Pretis e Barbara Ciola. Collegio
Sindacale, per la carica di Pres. Wilma Sassudelli e Massimo Frizzi.
L'Adige 20 dicembre
Pomini (Cisl)
«Meno divise e più aiuti per gli anziani»
Lorenzo Pomini, segretario della Cisl, interviene sul rincaro delle rette nelle case di riposo e attacca
l'assessore Rossi e il presidente dell'Upipa Giacomelli. A dar fastidio al segretario sono le
affermazioni di Rossi quando ha ricordato che le rette alberghiere delle case di riposo, se non sono
pagate dagli ospiti, ricadono sulla fiscalità generale. Secondo Pomini «dire che non ci sono risorse
per aiutare i cittadini nelle Rsa o i loro parenti significa millantare credito, perché i soldi ci sono e si
preferisce invece utilizzarli per finanziare costumi ed addobbi vari sui quali il Patt ha costruito una
parte delle proprie fortune elettorali e una finta riscoperta delle radici, delle tradizioni e della cultura
trentina». Il sindacato ricorda a Rossi che lo scorso anno, di nera crisi economica, venne convocata
apposita riunione col presidente Dellai, Cgil, Cisl e Uil e il presidente dell'Upipa Giacomelli, per
convenire sul blocco delle tariffe. «La giunta allora fece la sua parte, questa volta, invece, il
segretario del Patt ha escluso il sindacato e si è dedicato a trattativa privata per definire i costi a
carico dei cittadini». Critiche al presidente dell'Upipa, Giacomelli al quale Pomini ricorda che «il
sindacato di categoria ha sì un ruolo di tutela salariale dei dipendenti, ma un sindacato confederale
rappresenta anche gli interessi più generali della società: in questo sta la nostra tenace difesa nel
contenimento di tariffe, rette, convenzioni, perché anche quelle ricadono nelle tasche di lavoratori e
pensionati che noi rappresentiamo».
L'Adige 20 dicembre
ALA - Il consigliere provinciale della Lega Nord, Claudio Civettini, ha presentato
un'interrogazione sul perchè sia stato tolto un crocefisso da un'aula delle scuole di Ala. Ma non era
vero, come ci ha spiegato ieri sull'Adige la dirigente scolastica. Era una «bufala», ma Civettini ne
è felice lo stesso. «Ben contenti che la mancata esposizione del Crocefisso presso una scuola di Ala
sia una bufala. Ben contenti che sia comunque definita una crociata in un tempo in cui certi laicisti
quotidianamente fanno crociate blasfeme legate sulla disgregazione dei valori e su un relativismo
sfrenato. Ben felici che, alla nostra interrogazione, che per la natura stessa chiede e non afferma,
ci sia stata una apparente e veloce risposta in diretta che negherebbe il fatto, peraltro segnalatoci
da fonti notoriamente ben informate. Ben lieti di tutto ciò - scrive Civettini - dichiarando che la
Lega continuerà nella sua proposta di ostacolare una sentenza europea aberrante, che pretende di
dettare legge a casa degli altri, insieme sa anche ringraziare chi ci ha rassicurato nel merito. Ben
lieti, di essere scherniti e quasi derisi nella presentazione della nostra richiesta di chiarimenti,
consapevoli di salvaguardare con ciò una storia millenaria, in un territorio dove si investono
milioni di euro (in parte giustamente), a difesa e valorizzazione di una tradizione appena
centenaria che vede quale suo eroe Andreas Hofer».
L'Adige 20 dicembre
Lases Si acuisce la crisi in Comune; solo un vizio di forma ritarda le dimissioni di Odorizzi
Subentra Ciurletti e la maggioranza perde pezzi
LASES - Si acuisce la crisi in seno alla maggioranza del comune Lona Lases. Con l'adesione del
nuovo consigliere Claudio Ciurletti alla lista di minoranza «Società e Sviluppo», avvenuta venerdì
sera in seguito alla surroga della dimissionaria Danila Dorighi , il gruppo guidato dal sindaco
Marco Casagranda perde un altro tassello. Il tutto mentre solo un vizio formale ha per ora
impedito e rinviato le dimissioni di Marco Odorizzi , capogruppo del «Gruppo Misto», (non sarebbe
stata depositata un'autocertificazione), anche se appare ormai definitiva la sua rottura con l'attuale
maggioranza. Non sono bastate quasi due ore di discussione e un'ampia illustrazione del
vicesindaco Ezio Casagrande per soddisfare le richieste delle minoranze sui motivi dei ritardi che
hanno sin qui impedito l'approvazione del piano cave sovracomunale del Monte Gorsa e del piano
d'attuazione dell'aree estrattive Pianacci e Dossi. Già lo scorso 20 novembre, ha spiegato il
vicesindaco, con una propria lettera il segretario e il geometra comunale erano stati invitati a
definire le delibere relative ai due atti pianificatori, già approvati dalla giunta provinciale. Una
richiesta rimasta sino ad ora inevasa impedendo di fatto la discussione in aula e l'approvazione del
consiglio, pur sussistendo un sostanziale accordo di maggioranza. Pochi gli elementi forniti da
sindaco e vicesindaco sugli accertamenti giudiziari avviati in merito al ripristino dell'area Dossi,
con il sequestro preventivo dell'area estrattiva Pianacci e l'avvio di un'indagine per abuso d'ufficio
nei confronti dei vertici dell'amministrazione. Del tutto insufficienti, a parere della minoranza,
anche le notizie fornite sulla crisi occupazionale del settore porfido e su possibili licenziamenti da
parte di ditte locali. Da qui la decisione dei sei consiglieri di «Società e Sviluppo» di abbandonare
l'aula al termine della trattazione dell'interpellanza presentata, con la necessità per il consiglio
comunale di riunirsi domani per evadere i punti rimasti all'ordine del giorno (assunzione
temporanea presso l'ufficio tecnico e servizio di trasporto intercomunale). D. F.
L'Adige 20 dicembre
Rossi: «Alberghiero e turistico a Ossana»
OSSANA - Gli studenti che frequentano i corsi Enaip di Ossana dovranno per forza recarsi a
Mezzolombardo o a Cles per completare il quinquennio? Con la scomparsa degli Istituti
professionali di Stato, e la riforma degli istituti tecnici, che porta la firma dall'assessore Dalmaso, il
pericolo c'è... Eccome! E non è passato inosservato all'assessore provinciale Ugo Rossi , solandro
doc, che si è preoccupato di difendere la convenzione che permette agli studenti dell'alberghiero di
Ossana di proseguire gli studi e conseguire la maturità tecnico-turistica in valle di Sole. «Già da
tempo ho sollevato il problema in giunta con l'assessore Dalmaso e il presidente Dellai, adesso
abbiamo convenuto di pensare ad un impegno che dia la possibilità agli studenti solandri di
completare il quarto e quinto anno nella scuola di Cusiano di Ossana - spiega Rossi - Trovare la
formula più adatta spetta ai tecnici dell'assessorato all'istruzione, ma martedì questa scelta politica
sarà confermata in giunta». Ugo Rossi, che è di Ossana, temeva che con la riforma Dalmaso questa
possibilità venisse a cadere. «Abbiamo convenuto sull'opportunità di mantenere il completamento
del corso, in quanto strategico per la valle di Sole - continua Rossi - È una scuola che funziona
bene, e prepara operatori molto richiesti nel settore. Probabilmente, con la riorganizzazione in atto,
bisognerà concordare una nuova convenzione con Cles, piuttosto che con il Martini di
Mezzolombardo. Quello che conta è che una scuola che funziona rimanga in valle di Sole. Tra
l'altro vi accedono anche molti studenti provenienti dalla val di Non, in maniera positiva, e per una
volta si può pensare di invertire il flusso».
L'Adige 20 dicembre
Cles L'esponente del Patt ringrazia lo sconfitto Osele e dice al sindaco: «Buon lavoro»
Odorizzi: «Siamo comunque il primo partito»
CLES - Grazie agli elettori: lo esprime Emanuele Odorizzi (Patt), ora consigliere di minoranza, in
una lettera aperta, cogliendo anche l'occasione per augurare buon lavoro al sindaco Maria Pia Flaim
. «Questa lettera vuole essere un sincero ringraziamento a tutti. Purtroppo abbiamo perso il
ballottaggio, ma siamo riusciti a confermarci come primo partito di Cles. Un grazie sentito ai tanti
amici che mi hanno incoraggiato, ed una riconoscenza particolare ai 60 candidati delle liste che
appoggiavano il candidato sindaco Giorgio Osele (...) e un grande grazie a Giorgio Osele, Emilia
Fondriest, Franco Andreis e Salvatore Ghirardini stimati compagni di cordata», scrive Odorizzi, che
prosegue: «Sento i 120 voti accordatimi come una grande responsabilità (...), insieme possiamo fare
tante cose per il bene della nostra cittadina anche stando all'opposizione». Segue l'invito a tutti a
partecipare: «Sarò disponibile per qualsiasi informazione o chiarimento riguardanti le varie
tematiche che saranno trattate in comune. Farò il postino tra la gente e l'amministrazione comunale,
che dovrà essere sempre aperta e disponibile come sbandierato in questo periodo».
L'Adige 20 dicembre
C arissimi Giorgio, Ruggero e Salvatore e tutti gli elettori della coalizione Osele grazie per la
bella esperienza che ci avete fatto vivere. Anche se fa male non aver ottenuto il risultato per il quale
abbiamo tanto lavorato, siamo orgogliosi di aver condotto questa campagna, guidata e sostenuta da
voi, con correttezza e lealtà. La dignità che ci contraddistingue non ci permetterebbe di essere felici
sulle poltrone comunali sapendo di aver vinto denigrando e criticando l'avversario. Preferiamo
essere qui, lontani dai riflettori, ma ancora insieme a guardarci con onestà. Vogliamo ringraziarvi
per averci coinvolti e sostenuti in questa avventura, per averci dato la fiducia, per aver condiviso
con noi i vostri ideali e per averci chiesto una mano a raggiungerli. È stata un'esperienza che ci ha
arricchito. Insieme abbiamo costruito un bellissimo spirito di gruppo, pronto alla collaborazione
senza attriti e conflitti interni. Ci siamo sentiti fieri di far parte delle liste migliori, con i candidati
più vivaci, gagliardi, e anche amanti di indimenticabili serate in compagnia! Siamo stati contenti di
dare il nostro contributo nella stesura del programma e di portarlo per le strade del nostro paese, tra
la nostra gente. Anche se il conteggio numerico dà la vittoria alla Flaim, e questo è triste, è anche
vero che 11 voti in più non possono essere considerati una vittoria, bensì un colpo di fortuna! E per
fortuna, gli elettori della coalizione Osele sono dinamici e pieni di attività; con anche una vita
privata ricca di scopi, desideri, soddisfazioni, impegni e rinunce a volte. I dodici voti mancanti li
conosciamo uno a uno tra coloro che non hanno potuto votare per forza maggiore. Con il cuore
erano con noi, e questo ci basta. Max Girardi , Autonomisti per Cles - Progetto Civitas - Patt
L'Adige 22 dicembre
Abbandonò la politica dopo la nascita del Patt
Entrò nel Pptt chiamato da Enrico Pruner È stato consigliere per quattro legislature
BRUNO ZORZI È morto ieri Guido Sembenotti, dagli anni Sessanta fino alla fine degli anni
Ottanta, uno dei protagonisti delle vicende del movimento autonomista. Consigliere regionale dal
'64 all'88 e dall'83 all'86 presidente del Consiglio regionale. Una lunga carriera politica dalla quale
si allontanò, senza far troppo rumore, com'era, del resto nel suo stile, nell'88. Commercialista (aprì
lo studio nel 1957), appartenente alla dinastia dei Sembenotti produttori e commercianti di grappa e
albergatori, si avvicinò al Pptt nei primi anni '60. Fu il suo amico e successivamente avversario
Pruner a convincerlo. E l'«Obmann» del Pptt lo volle nel partito perché l'uomo era colto e
intelligente e perché Pruner capiva che non poteva più limitarsi alle valli e alle roccaforti come
Pergine, Mezzolombardo o Mori. Serviva un contatto col mondo urbano e borghese e Sembenotti
era l'uomo giusto: radici nel mondo contadino e, al tempo stesso, con i ceti emergenti cittadini. Nel
'64 Guido Sembenotti entrò in consiglio regionale. Ombra di Pruner ne temperava la passione, il
conservatorismo legato ai valori tradizionali. Lui era più pragmatico, più realista ma i due, anche se
non condividevano tutto, rimanevano legati da una forte amicizia che poggiava, prima di tutto, sulla
stima e la simpatia personale. Con il padre politico del Pptt Sembenotti condivise anche il dolore,
quello fisico. Gennaio '68, una notte gelida, con Pruner e il dipendente del gruppo consiliare del
Pptt, Sergio Endrizzi, stava rientrando da un incontro di partito a Mezzolombardo. A Lavis,
all'altezza di quello che un tempo era il booling, lo schianto frontale con una «500» che era finita
sulla corsia opposta. Botta terribile che costò la vita ai due ragazzi di Mezzolombardo che
viaggiavano sulla piccola Fiat e lunghe sofferenze sia per Pruner, che riportò 30 fratture, che per
Sembenotti che, nello schianto, si ruppe il bacino. Lo curarono a in una prestigiosa clinica di
Firenze ma da allora rimase leggermente claudicante. Di indole moderata non vedeva di buon
occhio il movimentismo di Pruner, Bruno Zanghellini e Domenico Fedel, oppositori duri della Dc e
del suo sistema di potere. Nel '78 esplose il caso Oberosler, il contadino di Martignano che si
oppose all'esproprio dei suoi vigneti sui quali sorse un complesso Itea. Enrico Pruner fu il
protagonista di una battaglia popolare e durissima che portò il Pptt dall'8 al 13%. Ma la leadership
di Pruner, il suo conservatorismo popolare, anche la sua svolta che oggi potremmo definire
ambientalista, non piacque a l'ala del Pptt più filo Dc che si incarnava in Eugenio Binelli e nell'astro
nascente dell'autonomismo, Franco Tretter. Sembenotti scelte questa corrente che rappresentava un
modo che, allora almeno, sembrava più moderno di intendere l'autonomismo. Più portato all'intesa
di governo che alla visione barricadera di un Fedel e di un Pruner. È così Guido Sembenotti con
Tretter e Binelli fu protagonista della drammatica stagione della spaccatura del Pptt che portò alla
nascità, nell'83, della Uatt, l'Unione autonomista trentino tirolese da una parte e di Autonomia
Integrale dall'altra. Lui scelse la Uatt, lista nella quale venne eletto nel novembre dell'83.
Sembenotti attraversò i mesi duri dello scontro tra le due anime autonomiste senza disconoscere la
sua amicizia con Pruner. I toni erano durissimi; la guerra «fratricida» fra le Stelle Alpine (furibonda
la battaglia legale per il simbolo) fu combattuta senza esclusioni di colpi, senza mezze parole. Lo
scontro fu rude com'era rude il mondo autonomista di allora. Nella mischia non si buttò mai, non
era il suo carattere. Anzi, cercò di calmare gli animi anche se era convinto che la strada giusta era
quella della separazione. Nell'88 a Riva la riunificazione che lui accettò senza entusiasmo. Un
congresso che fu l'ultima tappa della carriera politica di Pruner (che morì l'anno dopo), ma anche
del suo amico - rivale che in quell'anno lasciò la politica per tornare al lavoro di commercialista.
L'uomo
L'ultimo dei fondatori della dinastia trentina
Guido Sembenotti, avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 2 gennaio. Con lui se ne va l'ultimo dei
quattro fratelli Sembenotti che, partiti dai campi di Campotrentino, si sono fatti strada. Se n'è andato
Livio che ha creato e lanciato la distilleria (la famosa grappa William); Ferruccio, il proprietario
dell'hotel Everest; Maria che ha sposato un industriale di Domodossola; Alcide che rimase legato al
mondo agricolo. Guido soffriva da anni di diabete, una malattia che lo ha progressivamente
debilitato e che gli aveva fortemente danneggiato la vista. Non poteva più leggere e questo per lui fu
un dolore in più. Perché i libri erano da sempre la sua passione. Nel 2001 morì la moglie Rita che
conobbe da ragazzo e che lo accompagnò per tutta la vita. Un colpo duro. Guido Sembenotti, dopo
la laurea in economia a Ca' Foscari, si dedico alla professione di commercialista nella quale lo ha
affiancato il figlio Andrea. A Marco, Andrea, Stefano e Paola le condoglianze dell'«Adige».
L'Adige 22 dicembre
MORI - Centrosinistra unito: la prima assemblea elettiva di Unione per il Trentino, la settimana
scorsa all'ex municipio, ha scompaginato gli equilibri delineati dal Patto di consultazione
permanente, firmato lo scorso aprile dal capogruppo in Consiglio comunale Claudio Poli con Patt,
Leali, Uniti per Mori (area Udc) e, successivamente, con Lista Giovanazzi. Una scelta che fu causa
di una frattura interna all'Upt moriana, rispetto alla quale la riconferma all'unanimità del segretario
Francesco Moscatelli, in particolare, è il segno concreto di una scelta precisa. E di un vero e proprio
dietrofront. «Centro sinistra autonomista come scelta naturale - ha detto Moscatelli nel corso di
un'assemblea alquanto affollata, dove naturalmente non mancavano il segretario provinciale Marco
Tanas e il coordinatore di valle Marco Marasca - di un elettorato che finalmente potrà trovare
rispondenza con il governo provinciale». Una scelta che ha basi ideali, ma anche concrete: è infatti
responso dei numeri come l'elettorato moriano sia posizionato sull'area di centrosinistra, dato
confermato sia dalle elezioni politiche, sia dalle più recenti provinciali. «Parto da questo dato
oggettivo - ha detto Moscatelli - per ribadire come noi dobbiamo lavorare per far sì che nella nostra
borgata non si inneschino meccanismi che portino questo elettorato alla divisione. Non è
sicuramente una scelta semplice, ma spetterà a noi riuscire a costruire una coalizione che condivida
gli stessi ideali». Un percorso tutt'altro che in discesa: se l'intesa con il locale Partiro democratico
del segretario Marcello Benedetti è buona, infatti, rimangono però due incognite. La prima ha a che
fare con le possibili conseguenze della frattura interna, visto che una parte di Upt ancora fatica a
praticare l'avvicinamento al Pd; l'altra con un'identica distanza dal Pd, quella del Patt del
vicesindaco Radam. La nuova segreteria è composta da Lina e Roberta Canali, Paola Calzà, Fausto
Cescatti ed Ezio Sartori. M. C.
L'Adige 22 dicembre
BORGO - Quanti sanno che a Borgo esiste ancora oggi un rifugio antiaereo, costruito durante la
Seconda Guerra Mondiale? Si trova proprio in pieno centro storico, in via San Francesco. «L'entrata
è stata chiusa con semplici mattoni negli anni '70 - ricorda il consigliere Armando Orsingher - per
motivi di sicurezza, si trova su una stradina che porta al convento dei Padri Francescani». Un
rifugio antiaereo che permetteva di entrare fin sotto al convento. Dopo aver recuperato una copia
del progetto dell'opera, a suo tempo realizzata, il consigliere autonomista ha presentato una mozione
al sindaco ed alla giunta. «Considerata la particolarità dell'opera e la sua centralità, chiedo di
valutare, previo sopralluogo, se esistono i presupposti per il recupero di questo manufatto, magari
coinvolgendo anche l'Associazione Storico Culturale. Avvalendosi per il suo rilievo e progettazione,
delle idee e delle risorse scolastiche presenti nei nostri istituti, perché non pensare di recuperare
quel luogo? Per farlo, credo sia necessario il coinvolgimento di tutto il consiglio comunale». M. D.
L'Adige 22 dicembre
FONDO - Inaugurato ieri anche il nuovo centro per i servizi sanitari, ricavato in un edificio di
proprietà comunale che già ospitava gli ambulatori. Un intervento di 456 mila euro, più 39 mila per
gli arredi, che garantisce spazio ad un punto prelievi, al servizio di igiene pubblica ed
infermieristico (ambulatorio e sala d'attesa), ad un ambulatorio pediatrico, a due ambulatori per i
medici di medicina generale, e spazi per guardia medica e servizio medico per turisti. Il direttore di
distretto Marino Migazzi , porgendo il saluto agli intervenuti, ha ricordato il progettista dell'opera,
architetto Alberto Dalpiaz , passando la parola poi al direttore generale dell'Azienda sanitaria
Franco Debiasi , che ha voluto ringraziare l'amministrazione comunale (che ci ha messo del suo,
ndr), ricordando che l'intevento generale deve ora essere ultimato con la sistemazione delle aree
esterne, in particolare dei parcheggi. «Quella preesistente era una struttura fatiscente», ha affermato
il sindaco Bruno Bertol . «Il comune ha ritenuto doveroso intervenire, predisponendo il progetto
iniziale, ed operando la ristrutturazione sulla parte restante dell'edificio», con cappoto termico,
sistemazione della copertura e dei piani superiori, dove trovano spazio altre realtà, tra cui la locale
sede della scuola musicale C.Eccher. Al taglio del nastro hanno presenziato diverse autorità locali e
provinciali (i consiglieri Gianfranco Zanon e Caterina Dominici ), oltre all'assessore competente
Ugo Rossi , che ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto. Il servizio infermieristico
territoriale viene svolto dalle 9 alle 9.30, dal lunedì al venerdì (recapito telefonico 0463/831217); il
punto prelievi è aperto a tutti dalle 7.30 alle 9.30 il lunedì, il venerdì esclusivamente per persone in
possesso di particolari esenzioni, previa prenotazione.
L'Adige 22 dicembre
Fiavé Il consiglio comunale approva, con una maggioranza anomala, la deroga per l'insediamento in
località Sajand
Stalla didattica, giunta spaccata
FIAVÉ - All'interno di un consiglio comunale di Fiavé insolitamente convocato in orario
pomeridiano, ovvero sabato scorso alle 14, è stata approvata dopo lungo tempo la deroga
urbanistica per la costruzione di una stalla didattica con cavalli, capre, vacche e pecore per un totale
di ventidue bovini adulti (in sigla uba) in località Sajand, nei pressi del paese di Ballino. Dopo che
la decisione era stata rinviata un mese fa, per mancanza di numero legale in aula, sabato pomeriggio
erano presenti tutti i dieci consiglieri del comune dell'altopiano, così l'attesa votazione ha fatto
registrare un risultato clamoroso, anche se in un certo senso atteso viste le premesse della vigilia. A
favore della deroga si sono espressi i consiglieri di minoranza Beniamino Bugoloni e Claudia
Calza , affiancati per l'occasione dall'assessore Manuela Berti e dai consiglieri di maggioranza
Fabrizio Cherotti e Denis Filosi . Se si aggiunge la preannunciata astensione dell'assessore Angelo
Parisi , si capisce come in questa circostanza il sindaco Nicoletta Aloisi sia rimasta con soli quattro
voti dalla sua parte, il proprio e quelli del vicesindaco Cinzia Zanini , dell'assessore Marcello
Azzolini e del consigliere Lucio Fruner . La questione stalla didattica in verità non è comunque del
tutto conclusa. Il Comune di Fiavé ha approvato come detto la deroga urbanistica, ma nelle
vicinanze di Sajand vi sono due sorgenti a servizio dei comuni di Tenno e Lomaso: è probabile che
ora i due comuni confinanti si muovano per approfondire la tematica, con la Provincia che dovrà
poi dire l'ultima decisiva parola in merito. A.Z.
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 22 DICEMBRE
Mercoledì 23 dicembre alle ore 11.00 in vuale Druso
UFFICIO EUREGIO A BOLZANO, DOMANI LA PRESENTAZIONE
L'Euroregione di Alto Adige, Trentino e Tirolo ha un nuovo indirizzo tutto suo: domani, mercoledì
23 dicembre, sarà presentato agli organi di informazione l'ufficio comune dell'Euregio insediato
nella sede dell'Accademia europea-Eurac a Bolzano. A presentare la nuova struttura congiunta
saranno i tre governatori Luis Durnwalder, Lorenzo Dellai e Günther Platter.
Nella seduta comune dello scorso ottobre a Innsbruck le tre giunte provinciali di Alto Adige,
Trentino e Tirolo avevano deliberato di potenziare il profilo politico dell'Euregio. Il primo tangibile
passo, secondo quanto concordato, è l'insediamento di un ufficio congiunto - in cui sono
rappresentate le Province di Bolzano e Trento e il Land Tirolo - che ha il compito di tradurre
concretamente gli indirizzi e i progetti di collaborazione transfrontaliera dettati dai responsabili
politici.
L'insediamento del nuovo ufficio dell'Euregio era previsto ancora entro l'anno: puntualmente i tre
governatori Luis Durnwalder, Lorenzo Dellai e Günther Platter danno seguito all'annuncio fatto
nella riunione di Innsbruck e presentano ora il nuovo ufficio dell'Euregio con il relativo personale e
la sede. La presentazione è in programma a Bolzano mercoledì 23 dicembre alle ore 11 nella sede
dell'ufficio dell'Euregio, palazzo dell'Eurac-Accademia europea, in viale Druso 1.
L'Adige 23 dicembre
Il Centro di Formazione professionale di Cusiano (vicino ad Ossana, in valle di Sole) rappresenta a
suo modo un'eccezione per quanto riguarda la questione del quinto anno aggiuntivo con maturità.
Perché nel conchiuso approvato ieri dalla giunta provinciale riunita in seduta distaccata nel Primiero
su proposta dell'assessore Marta Dalmaso è stato prevista la possibilità, per gli studenti che
frequentano l'istituto di Formazione professionale, di fare la maturità non più presso l'istituto
Martini di Mezzolombardo (come prevede la convenzione tra Provincia e Ministero dell'Istruzione)
ma presso l'istituto tecnico Pilati di Cles. A meno che la proposta delle due province autonome in
commissione Istruzione della Camera lo scorso 16 dicembre non venga approvato permettendo alla
Provincia di Trento di organizzare un quinto anno che poi conduca gli studenti della Formazione
professionale all'esame di maturità statale. Quello raggiunto in giunta - anche a causa delle pressioni
di Ugo Rossi, solandro di Ossana - è un accordo sulla conclusione del biennio post-qualifica (dopo
il terzo anno) dell'attuale percorso dell'istruzione professionale alberghiera con sede ad Ossana, che
è sezione distaccata del «Martini» di Mezzolombardo. Previsto anche il mantenimento in loco del
4° e 5° anno d'istruzione tecnica turistica. Portare quindi il quinto anno a Cles a non a
Mezzolombardo lascerà qualche amarezza in Rotaliana. Quindi, se arrivasse il via libera a livello
nazionale, la questione maturità per gli studenti della Formazione professionale di Cusiano sarebbe
risolta (come la magistrali di una volta: cioè quattro anni più uno). Quindi si farebbe la maturità a
Cles. Ma se da Roma la proposta non fosse praticabile, si proseguirà come adesso e chiedendo però
al ministero di mantenere la convenzione fatta non più con il «Martini» di Mezzolombardo ma con
Cles.
L'Adige 23 dicembre
Mezzolombardo Coscritti, Mazzoni risponde al sindaco
Uno lotta a colpi di Codice
MEZZOLOMBARDO - Il consigliere della lista Civica di Mezzo, Paolo Mazzoni , risponde al
comunicato stampa del sindaco, Annamaria Helfer , che ha voluto difendersi, dopo gli attacchi
ricevuti, successivi all'invio della lettera ai ragazzi per le scritte post cena di coscrizione. Il sindaco,
nel suo intervento, aveva attaccato Mazzoni per avere invitato i giovani a non prendere contatto con
l'ufficio tecnico per la quantificazione del danno. «Rilevo - risponde Mazzoni - che, in base a
quanto mi è stato riferito in questi giorni, un ragazzo o ragazza che ha organizzato la festa aveva
chiesto ed ottenuto l'autorizzazione verbale da parte di un componente della giunta, che in quel
momento sostituiva il sindaco, ad apporre la scritta (purché non con vernice indelebile)». Per
Mazzoni, quindi, se è «grave» - citiamo le parole della Helfer - che il consigliere di minoranza
giustifichi il gesto, altrettanto «grave» dovrebbe essere che qualcuno dell'amministrazione abbia
suggerito di usare una vernice lavabile. L'assessore è Danilo Viola del Patt che si difende. «Ho
ricevuto una telefonata da parte di uno dei ragazzi. Mi è stato chiesto se potevano fare le scritte. Io
ho sentito la polizia municipale e ho risposto loro subito che sarebbe stato meglio non farle. Poi ho
precisato che, qualora avessero deciso di realizzarle, sarebbe stato meglio utilizzare una vernice
delebile con la pioggia. Dire che io ho dato il mio ok non corrisponde al vero». Mazzoni,
comunque, difende la propria posizione e ricorda che anche alcuni rappresentati della lista civica
della Helfer, «Uniti per la comunità» hanno criticato la scelta del primo cittadino, fra questi Alberto
Frenez . Mazzoni poi, essendo stato chiamato in causa come uomo di legge, specifica che nella
lettera della Helfer viene meno il principio di personalità della responsabilità civile contenuto
nell'articolo 2043 del Codice Civile («Qualsiasi fatto doloso o colposo che cagioni ad altri un danno
ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno»). «La lettera è stata inviata a
tutte le famiglie anche a quelle dei ragazzi che non hanno partecipato alla festa» annota il
consigliere. Secondo Mazzoni poi viene meno il principio dell'ingiustizia del danno e il principio
della maggiore età e della capacità di agire (l'articolo 2 del Codice Civile prevede che «con la
maggiore età si acquista la capacità di compiere tutti gli atti per i quali non sia stabilita un'età
diversa»). «La lettera - nota il consigliere di minoranza - è stata inviata alle famiglie». Altra
questione: il Comune, non essendo responsabile della strada (di competenza della Provincia), non
può richiedere alcun danno. Il consigliere comunale conclude, specificando che il suo intervento è
stato legittimo e non offensivo verso il ruolo del sindaco. «La lettera inviata non conteneva una
quantificazione del danno ed era impersonale, inviata a tutti, senza tenere conto delle reali
responsabilità». An. Lo.
L'Adige 23 dicembre
PERGINE - Nessuna sanatoria, nessuna regolarizzazione delle «soffitte fantasma». Il no (tombale?)
nella tornata consiliare di lunedì sera, quando tre consiglieri del centro-destra ( Primo Pintarelli ,
Diego Pintarelli , Nicola Carlin di Alternativa per Pergine e con loro Mario Roat della Civica per
Pergine) hanno proposto un ordine del giorno mirato a «regolarizzare le difformità riscontrate
nell'uso delle soffitte», tanto discusse da qualche mese. Odg bocciato dalla maggioranza (17 i no),
ma non in modo compatto, viste le tre astensioni di Francesco Pergher ed Ugo Baldessari (Patt) e
di Sergio Paoli (Alternativa per Pergine). Otto i sì, tutti del centro-destra, ma Nicola Degaudenz , di
questo schieramento, è uscito dall'aula al momento della votazione. Notevole la tensione e veleni
sparsi tra le parole, conditi da avvertimenti. E non è mancato il colpo di teatro quando Primo
Pintarelli ha denunciato in aula un fatto a suo dire grave: «Un consigliere di maggioranza ha voluto
condizionare la discussione ed il voto». Ha rincarato la dose Diego Pintarelli: «Si tratta d'una
intimidazione, d'un ricatto perpetrato nei confronti d'un consigliere per condizionarne il voto». A
quel punto, la discussione è proseguita in seduta segreta escludendo i cittadini in sala. Tra loro,
alcuni responsabili del circolo locale del Pd. Da quanto s'è appreso, un consigliere di maggioranza
avrebbe intimidito un suo collega dell'opposizione ricordandogli un suo acquisto d'una soffitta di
periferia adibita a luogo abitabile, cosa non consentita dal regolamento vigente. Nomi ne sono girati
molti, ma si tratta solamente di illazioni che ieri non hanno trovato conferme certe. Sono
all'orizzonte denunce alla magistratura, sicché la vicenda verrà a galla. Ha pestato duro Mario Roat,
il capogruppo della Civica, quando ha anticipato: «Nei prossimi giorni chiederemo controlli
sull'abitazione del sindaco, degli assessori e di tutti i consiglieri». Corradi, il sindaco, per nulla
intimidito, ha ribadito il no al colpo di spugna sulle difformità. «Il Comune non può sanare, può
solo applicare le leggi, non abbiamo alcuna intenzione di perseguitare i nostri concittadini, ben
venga la possibilità di regolarizzare, ma questa possibilità non c'è». Nel corso della serata s'è anche
appreso che l'amministrazione municipale ha chiesto il parere ad uno studio legale trentino circa
l'applicazione esatta dei regolamenti collegati al Prg in tema di soffitte. Dal canto suo, Nunzio
Zampedri (consigliere Udc), geometra molto informato sulle vicende edilizie cittadine, ha attaccato
chi l'accusa di essere il fautore, anzi, l'ispiratore occulto dei controlli sulle soffitte compiuti dal
Comune, finendo per appellare i due consiglieri Pintarelli (Diego e Primo) come «la P Due » di
gelliana (ma non solo) memoria. M. A.
Pergine «È fuori luogo la proposta di sanatoria»
No secco dell'assessore Beber
PERGINE - No secco di Massimiliano Beber , l'assessore all'edilizia comunale, alla «sanatoria»
chiesta da alcuni consiglieri del centro-destra sulle «soffitte fantasma». I controlli effettuati hanno
portato alla luce soffitte dotate di impianti di riscaldamento, elettrici, videocitofonici, idricosanitari, finiture al civile ed arredi vari. Beber ha chiarito che le norme tecniche di attuazione del
Prg non considerano piano o porzione di piano quello immediatamente sottostante al tetto con
altezza media ponderale minore di 2,20 metri. Il regolamento contiene tutti gli elementi necessari
per definire una soffitta e il suo uso. «Non è vero che ci possono essere interpretazioni non
univoche, è la relazione introduttiva del Prg stesso la fonte certa, non altri documenti. È fuori luogo
la proposta di condonare eventuali situazioni difformi, per due motivi. Il primo è che si andrebbe ad
una modifica del Prg senza alcuna preventiva valutazione e visione strategica sulla Pergine del
futuro. Il secondo: si darebbe il segnale che un'amministrazione pubblica modifica le regole del
gioco vigenti solo per mettere a posto poche situazioni non perfettamente limpide, per "meterghe su
na peza"».
L'Adige 23 dicembre
BASSA VALSUGANA - Per molti sindaci, queste feste di anno arrivano a pennello. Le elezioni di
maggio sono sempre più vicine ed in tanti comuni l'incertezza regna sovrana. Come nel caso di
Torcegno, dove Paola Furlan non può più ricandidarsi. E dove, finora, nessuno ha manifestato
l'intenzione di scendere in campo. In molti sollecitano Ornella Campestrini , presidente della Pro
Loco, ma l'interessata glissa. Non se la passa meglio Dino Trentin , da 15 anni sindaco di Telve di
Sopra. In paese, però, molti puntano su Ivo Trentin come futuro primo cittadino o, in alternativa,
sull'assessore comunale alla cultura Sara Trentin . E dopo varie legislature, tra pochi mesi anche
Ronchi dovrà scegliere il successore di Carlo Ganarin . A maggio saranno due le liste in campo: la
prima, quella della maggioranza uscente, punterà su Giancarlo Colla - già assessore comunale in
passato - che dovrà vedersela con Lorenzo Trentin , vicino al centro destra, che punta a diventare il
nuovo sindaco di Ronchi. Ma grosse novità ci sono anche a Novaledo. Certa la candidatura di
Roberto Paccher : l'attuale assessore comunale leghista cercherà di raccogliere l'eredità di Ferruccio
Bastiani . Ed è ormai certo che l'esponente della Lega e «quasi» consigliere provinciale avrà come
avversario Attilio Iseppi , sul cui nome stanno lavorando sia le opposizioni di Novaledo Comunità
Futura che parte dell'attuale maggioranza. «Lo può tranquillamente scrivere. Io a maggio non ci
sarò. Dopo due mandati, credo sia giusto lasciare spazio a forze nuove»: Bruno Perozzo ha deciso.
E sarà uno dei suoi attuali assessori a guidare la lista dell'attuale forza di governo a Castelnuovo: in
pole position Lionella Denicolò , con la possibilità che anche Danilo Wolf o Vittorio Lorenzin
decidano per il grande passo. In arrivo anche una lista formata da vari giovani del paese, in attesa di
capire le intenzioni delle opposizioni guidate da Claudio Ceppinati . Tutto deciso, invece, a
Scurelle: Fulvio Ropelato si ripresenterà e le due minoranze stanno lavorando per presentare un
candidato unitario. Nessun nome, finora. Se ne parlerà dopo le feste. Anche a Carzano ci sarà la
ricandidatura di Pietro Tavernar , mentre nel vicino comune di Telve Franco Rigon non ha ancora
sciolto le riserve: «Devo pensarci, ogni decisione verrà presa assieme al mio gruppo» dice. Per
quanto riguarda le minoranze, l'autonomista Carlo Spagolla sta lavorando per presentare un volto
nuovo e riconquistare, dopo due mandati, la maggioranza in consiglio. Ad Ospedaletto sarà della
partita Ruggero Felicetti , mentre Dario Rattin non sarà il candidato sindaco a Villa Agnedo contro
Mario Sandri . «Faremo una lista, questo sì, ma non sarò io a guidarla», anticipa Rattin. Si fa invece
sempre più interessante l'agone politico a Ivano Fracena , con la concreta possibilità che ci siano tre
liste ed altrettanti candidati sindaci. E si tratta di una comunità con poco più di 300 abitanti. C'erano
stati contatti con Armando Floriani , che non può più ricandidarsi a Villa Agnedo, ora c'è anche
Franco Parotto , pronto a scendere in campo a maggio. Una vera e propria caccia al candidato. E
pure il sindaco uscente, Maurizio Pasquazzo , potrebbe essere della partita. M. D.
L'Adige 23 dicembre
CLES - Il Pd ad agosto aveva chiesto al sindaco Giorgio Osele di non dimettersi, ma di aprire un
dibattito sui problemi politici all'interno della vasta maggioranza che lo aveva eletto nel 2005, e che
comprendeva tutto il centrosinistra. Lo afferma Dennis Franch , presidente del Circolo Pd della
valle di Non, in una nota in cui spiega quanto avvenuto dopo di quel momento. Il Pd aveva deciso
di proporre come proprio candidato sindaco Flavia Giuliani , e lavorato per formare un programma
ed una lista e costruire una coalizione in grado di convincere gli elettori». Elettori sempre più
disorientati. «Prima di tutto si cercò il dialogo con il Patt, che oppose un rifiuto netto e fermo», si
legge nella nota. Quindi fu avviata la collaborazione con due liste civiche che si stavano formando e
con regole concordate si arrivò alla scelta del candidato sindaco Maria Pia Flaim (nella foto) . In
seguito, la vittoria di tappa al primo turno e quella, più importante, al ballottaggio. «Il Circolo Pd
riconosce con orgoglio e soddisfazione questo grande risultato, che appare frutto non di un nuovo
schema politico, ma della capacità di capire e interpretare ciò che accade nel proprio territorio e di
mettere in campo uomini e donne motivati e preparati con una proposta politica convincente»,
continua la nota. «Qualcuno non ha capito la voglia di cambiamento assai diffusa a Cles, benché sia
stata il motivo conduttore anche della coalizione guidata da Marcello Graiff . Chi si aspettava che al
ballottaggio gli elettori del centrodestra scegliessero il sindaco meno distante sul piano ideologico è
rimasto deluso: almeno la metà di loro ha scelto il cambiamento, cioè Maria Pia Flaim e la sua
coalizione». Questa l'analisi del voto da parte del circolo Pd locale, che conclude con un auspicio:
«Nell'ultima legislatura un consenso vicino al 70% non è bastato a Giorgio Osele a concludere il
quinquennio. Il circolo Pd augura a questa maggioranza, eletta con il 50,16%, di saper lavorare
tanto e bene nell'interesse di tutti, e di ottenere il consenso o almeno il rispetto anche di chi oggi
sente l'amaro della sconfitta».
L'Adige 23 dicembre
Con questo assessore la cultura è davvero in basso I soldi pubblici sono sempre troppi, se non
sono investiti, ma regalati. Quelli spesi dal Provincia quest'anno per finanziare il corpo degli
Schützen e le loro manifestazioni sono veramente un pugno nello stomaco. Amati dal Governatore e
blanditi dall'assessore, questi signori che hanno l'hobby di sfilare armati con le piume sul cappello
non credo rappresentino un evento culturale: non elevano lo spirito dei trentini né sono ambasciatori
di trentinità, anzi: i comandi di questo plotone tuonano in tedesco, mentre la fratellanza che
stringono è più con la Baviera, già nemico di Andreas Hofer in ricordo di cui dicono marciare, che
col Tirolo. Per l'assessore alla cultura, tuttavia, sono questi eventi di un'importanza, adeguata alla
spesa, maggiore di un concerto della Haydn o della Notte di fiaba, i quali, però, hanno sempre un
ritorno economico e di immagine. Ma certamente, con questo bravo assessore, la parola d'ordine è
«La cultura deve venire dal basso...» Più in basso di così... M. Grazia Leonard Mezzolombardo
Pensate se Cremona diventasse «Große Sahne» E gregio direttore, la stampa informa che le
norme istitutive della toponomastica italiana nella Provincia Autonoma di Bolzano, seppur
precedenti al 1970, non saranno eliminate dal decreto «Calderoli». La traduzione risalente al
ventennio non sarebbe un retaggio fascista, ma deriverebbe da motivi precedenti. A sostegno della
suddetta affermazione viene citata una carta geografica asburgica del 1838, ove località sudtirolesi
figurano in italiano. Si tratta certamente della «Carta geografica d'Italia» da M. Lapie, Atlas
universel de géographie ancienne et moderne, Parigi, Lehuby, 1938). Esiste in realtà il toponimo
paritetico «Bolzano ou Botzen». Tutti i restanti siti sono in tedesco coerentemente con la lingua
parlata. La diligenza di Tolomei, che non prevedeva né rispetto per la lingua altrui né un
bilinguismo toponomastico, ha quindi avuto completa incidenza, divulgazione e imposizione
totalitarie. Sarebbe stato doveroso per verità storica informare che, nella stessa carta, i centri abitati
del Trentino risultano in italiano, e non nella lingua ufficiale dell'Impero, nel rispetto di tutte le
realtà linguistiche locali. Lo stesso si riscontra per l'intera toponomastica del Lombardo-Veneto
(dove nessuno si sarebbe, per esempio, mai sognato di tradurre Crema con Sahne, oppure, anche
peggio, Cremona con Große Sahne!). Eva Klotz
UFFICIO STAMPA PROVINCIA 23 DICEMBRE
Ha sede a Bolzano presso l'Accademia Europea
PRESENTATO OGGI IL NUOVO UFFICIO DELL'EUREGIO
Dellai, Durnwalder e Platter hanno tenuto a battesimo stamani la nuova struttura
L'Euroregione Alto Adige, Trentino e Tirolo ha da oggi un nuovo indirizzo: è stato presentato
stamani agli organi di informazione l'ufficio comune insediato nella sede dell'Accademia europeaEurac a Bolzano. A presentare la nuova struttura congiunta i tre governatori Luis Durnwalder,
Lorenzo Dellai e Günther Platter. La Provincia autonoma di Trento ha individuato il proprio
responsabile in Elena Alberti, una lunga esperienza manageriale - soprattutto nel settore marketing e per 4 anni direttore generale di TrentinoTIS spa.
Nella seduta comune dello scorso ottobre a Innsbruck le tre giunte provinciali di Alto Adige,
Trentino e Tirolo avevano deliberato di potenziare il profilo politico dell'Euregio. Il primo tangibile
passo, secondo quanto concordato, è l'insediamento di un ufficio congiunto che ha il compito di
tradurre concretamente gli indirizzi e i progetti di collaborazione transfrontaliera dettati dai
responsabili politici. L'insediamento del nuovo ufficio dell'Euregio era previsto ancora entro l'anno:
puntualmente i tre governatori Luis Durnwalder, Lorenzo Dellai e Günther Platter hanno dato
seguito oggi all'annuncio fatto nella riunione di Innsbruck presentando il nuovo ufficio, con il
relativo personale e la sede, presso il palazzo dell'Eurac-Accademia europea, in viale Druso 1. Lo
staff dell'uffiico è composto da Birgit Oberkofler (Alto Adige), Michael Fink (Tirolo) e Elena
Alberti (Trentino). Il presidente Dellai (che il collega sudtoirolese Durnwalder ha ringraziato in
quanto "partner convinto, che non guarda solo a sud") ha sottolineato che l'istituzione del nuovo
ufficio dell'Euregio è "un passaggio importante per costruire una Regione europea con dignità
politica e istituzionale. Abbiamo realizzato tante iniziative concrete in questi anni, oggi ci sono le
condizioni per metterle tutte in rete con una sinergia delle strutture amministrative di Bolzano,
Trento e Innsbruck."Dellai ha ricordato inoltre che i progetti che saranno sviluppati dall'ufficio
dell'Euregio sono destinati "a coinvolgere le popolazioni nel loro insieme, non solo le istituzioni",
mentre il collega tirolese Günther Platter ha ribadito che "il nuovo ufficio è il modo giusto di partire
con il lavoro comune dopo le tante manifestazioni culturali che nel 2009 hanno coinvolto le tre
regioni."
"Come promesso, abbiamo attivato l'ufficio entro l'anno - ha ricordato il presidente altoatesino
Durnwalder - un segnale di concretezza del progetto e di rispetto degli impegni presi." Durnwalder
ha sottolineato come l'Italia ritardi ancora la ratifica degli specifici protocolli aggiuntivi della
Convenzione di Madrid, "e quindi abbiamo cercato un'altra strada con il GECT, il gruppo europeo
di cooperazione transfrontaliera, un nuovo strumento introdotto dall'UE nel 2006." Durnwalder ha
ricordato che nel 2009 non si è solo commemorato il bicentenario dei moti tirolesi, "ma Alto Adige,
Tirolo e Trentino hanno rilanciato la collaborazione guardando all'Europa." Con il nuovo ufficio, il
primo GECT insediato in Italia, "non si faranno miracoli, ma cose concrete sì", ha concluso il
Presidente.
Platter ha specificato invece che "l'ufficio dell'Euregio serve anche per capire come la nostra area
alpina e la nostra cooperazione possono svilupparsi nell'Europa del futuro." In tal senso ha già avuto
contatti con il commissario UE designato per la politica regionale, l'austriaco Johannes Hahn.
Alla presentazione del nuovo ufficio dell'Euregio ha partecipato anche l'assessore alla cultura,
rapporti europei e cooperazione Franco Panizza.