E. Scabini

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E. Scabini
Famiglia e famiglie:
affetti e legami
di Eugenia Scabini
RIFLETTERE OGGI SULLA FAMIGLIA E LA SUA IDENTITÀ SIGNIFICA INDIVIDUARE LE CARATTERISTICHE ESSENZIALI CHE LA RENDONO TALE - E CIOÈ PROPRIAMENTE FAMIGLIA - E CHE CI CONSENTONO SIA DI DISTINGUERLA DA TUTTO CIÒ CHE NON LO È, SIA DI RICONOSCERLA ENTRO UNA PLURALITÀ DI FORME STORICAMENTE DATE, COME VARIAZIONI SU UNO STESSO TEMA.
LA FAMIGLIA, E PIÙ PRECISAMENTE LA RELAZIONE FAMILIARE, È QUELLA SPECIFICA RELAZIONE
NON INFINITA NÉ INDEFINITA CHE LEGA INSIEME IN MODO UNICO I GENERI (IL PATTO CONIUGALE
TRA UOMO E DONNA) E LE GENERAZIONI (IL LEGAME TRA GENITORI E FIGLI E PIÙ PROFONDAMENTE IL LEGAME TRA LE STIRPI E LE GENEALOGIE PATERNA E MATERNA). LA FAMIGLIA HA PERCIÒ IL
COMPITO ARDUO E AVVENTUROSO DI COLLEGARE TALI DIFFERENZE FONDAMENTALI DELL’UMANO.
LA FAMIGLIA NASCE E VIVE SOLO SE VI È UN PATTO-LEGAME TRA UOMO E DONNA, SOCIALMENTE
RICONOSCIUTO E UN LEGAME RESPONSABILE TRA LE GENERAZIONI: ENTRAMBE QUESTE RELAZIONI INOLTRE, PERCHÉ SIANO GENERATIVE DI CAPITALE UMANO, DEVONO ALIMENTARSI COSTANTEMENTE DI QUELLA SOSTANZA ETICO-AFFETTIVA CHE LE RENDE PROPRIAMENTE UMANE.
AFFETTI E LEGAMI SONO QUINDI “L’ABBEVERATOIO DI PIETRA” A CUI SI DISSETA QUOTIDIANAMENTE LA VITA DELLE NOSTRE FAMIGLIE: COMPITO SOCIALE IMPRESCINDIBILE, PER CHIUNQUE ABBIA
A CUORE IL LORO DESTINO, SARÀ DUNQUE QUELLO DI RECUPERARE LA LOGICA GENERATIVA INSITA IN ESSE E VITALE PER LA SOCIETÀ TUTTA, PRENDENDOSI RECIPROCAMENTE CURA DELL’ALTRO
E DEL LEGAME CON LUI, DANDO VITA A UN CORPO GENERATIVO, IN GRADO A SUA VOLTA DI PRENDERSI CURA DEI FIGLI PROPRI E DELLE NUOVE GENERAZIONI. COSÌ LA GENERATIVITÀ FAMILIARE
DIVENTERÀ GENERATIVITÀ SOCIALE.
EUGENIA SCABINI È PRESIDE DELLA FACOLTÀ DI PSICOLOGIA DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO E
ORDINARIO DI PSICOLOGIA SOCIALE DELLA FAMIGLIA.
INOLTRE, DIRIGE IL CENTRO STUDI E RICERCHE SULLA FAMIGLIA DELLA STESSA UNIVERSITÀ.
Famiglia e famiglie: affetti e legami
di Eugenia Scabini
F
Forme di famiglia
Il dibattito attuale vede spesso contrapposta la famiglia tradizionale dai ruoli chiari e
rigidi, contrassegnata fortemente dal vincolo-obbligo tra coniugi e tra genitori e figli, e la famiglia moderna, dai ruoli molto flessibili, dagli ampi margini di libertà, fortemente centrata sugli
affetti e sulla possibilità di scegliere e sciogliere i legami. Mentre la prima viene rappresentata come monolitica nella sua forma, la seconda darebbe luogo ad una pluralità di forme tali
da includere tutte i tipi di convivenza (living arrangements) possibili, alla sola condizione che
gli individui siano legati da relazioni affettive reciproche.
Ma le cose stanno davvero così? Il percorso storico ci fa vedere che anche la famiglia
del passato ha conosciuto molte forme (matriarcale, patrilineare, estesa, estesa-modificata,
etc.) e del resto l’attuale confronto tra diverse culture ci mostra come varie siano nel mondo
le modalità attraverso cui si manifesta la famiglia1. Allora tutte le forme sono valide allo stesso modo? Si può pensare a una liberalizzazione e pluralizzazione potenzialmente infinita della
famiglia?
Per rispondere a questo sostanziale quesito occorre una riflessione sull’identità della
famiglia, riflessione che consenta di identificare le caratteristiche essenziali che la rendono
tale - e cioè propriamente famiglia - e che ci consentano sia di distinguerla da tutto ciò che
non è propriamente famiglia sia di riconoscerla entro una pluralità di forme storicamente date,
quasi come variazioni su uno stesso tema. Come dire che sì, sono possibili molte modalità di
attuare la famiglia, ma esse non sono infinite né indefinite perché, per essere riconosciute
come famiglia, devono rispondere di alcune caratteristiche distintive.
Cos’è la famiglia?
Ma allora che cosa è una famiglia o meglio come si qualifica la relazione familiare?
La relazione familiare è quella specifica e unica relazione che lega insieme in modo
unico i sessi o come si usa dire oggi i generi (il patto coniugale tra uomo e donna) e le generazioni (il legame tra genitori e figli e più profondamente il legame tra le stirpi e le genealogie paterna e materna). La famiglia ha perciò il compito arduo e avventuroso di collegare le
differenze fondamentali dell’umano: quelle tra generi, generazioni e stirpi2. Perciò non sono
qualificabili come familiari quelle relazioni che negano i lineamenti strutturali distintivi della
famiglia, come è il caso delle unioni omosessuali che negano la differenza di genere.
Ma non basta unire generi e generazioni per fare famiglia. La relazione familiare ha
anche sue proprie caratteristiche affettive ed etiche che la qualificano come tipicamente
umana; la famiglia è infatti chiamata a umanizzare ciò che in essa vive e da lei nasce. Come
icasticamente è detto nella Familiaris Consortio: «famiglia diventa ciò che sei». La relazione
familiare è perciò un legame specifico tra generi e generazioni che va nutrito con le qualità
etico-affettive tipiche dell’umano. La famiglia è infatti per eccellenza sia luogo degli affetti
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più profondi che delle responsabilità nei confronti dell’altro, sia esso il figlio o l’uomo o la
donna cui ci si promette. Vanno perciò considerati come pericoli per la relazione familiare sia
la compromissione della componente affettiva del legame, fatta di fiducia e speranza, che la
compromissione di quella etica fatta di rispetto, giustizia e lealtà. Quando ciò avviene in misura grave la relazione familiare vede corruzione e tragedia. Tragedia che stupisce l’uomo moderno, quasi un incomprensibile scacco dell’animo umano concepito onnipotente artefice del
proprio destino, ma che non ha stupito altri tempi e altre culture che, più sensibili agli aspetti di destino delle vicende umane, attorno alle tragedie, sempre familiari, hanno costruito
opere indimenticabili, come è stato per il mondo greco. Potremmo dire dell’insensibilità e
cecità moderna agli aspetti di vincolo e destino, come dell’incapacità opposta del mondo antico di vedere la libertà del soggetto emergente pur entro le più costrittive vicende generazionali.
La famiglia ha anche un movente-scopo specifico: generare. Generare non è riprodurre, questo è tipico del mondo animale il
cui fine è unicamente il mantenimento
La famiglia è sede di
della specie, generare è pro-creare, dar
un capitale primario
vita biologica e psichica a un essere unico
e irrepetibile, un’eccedenza, che nessuna
perché in essa le
programmazione potrà mai eliminare.
persone mettono in
L’unicità nella forma dell’esclusività è del
gioco, si scambiano,
resto anche una caratteristica della relanon qualche aspetto di
zione coniugale che considera infatti tradimento la sua violazione. Generare è
sé, come capita
“mettere al mondo” cioè consegnare alla
all’interno dei ruoli
comunità sociale un nuovo essere, una
sociali, ma sé, la
nuova persona che potrà portare avanti la
totalità di sé.
storia familiare e sociale. La famiglia è
generativa proprio in quanto produce un
bene relazionale, cioè quel capitale sociale primario senza il quale la comunità degli uomini non potrebbe vivere e progredire.
Ho detto che la famiglia è generativa perché, e nella misura in cui produce, un bene
relazionale primario. Perché lo consideriamo primario?
La famiglia è sede di un capitale primario perché in essa le persone mettono in gioco,
si scambiano, non qualche aspetto di sé, come capita all’interno dei ruoli sociali, ma sé, la
totalità di sé. Vi è un aspetto incondizionato tipico ed esclusivo della relazione familiare che
emerge emblematicamente in situazioni limite, come è il caso di un figlio con gravi deficit o
di un genitore non più padrone di sé, laddove è evidente che la relazione non si basa sulla
capacità di prestazione, ma va oltre. Tale aspetto incondizionato e rischioso è un tratto qualificante della relazione familiare (che è relazione primaria e cioè fondativa di tutte le altre relazioni) che tende e si protende come movimento ideale al dono di sé. Possiamo usare anche
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la parola, spesso abusata, di reciprocità. La relazione familiare non è basata sulla parità simmetrica (impossibile e fuorviante nel caso del rapporto genitori-figli dove è innegabile la
responsabilità dei primi sui secondi), piuttosto è condivisione o legame radicale, alla radice
del sé e perciò indissolubile, come emerge nel nocciolo duro della relazione tra le generazioni. Non si può infatti uscire dalla relazione genitoriale-filiale, non è dato di essere ex genitori o ex figli. Come sottolinea Irene Thery3, anche oggi, entro un contesto di grande contingenza e fluidità delle relazioni, il legame di filiazione rimane, invalicabile punto di resistenza, a
ricordarci dell’indissolubilità del legame familiare, del suo aspetto sorgivo, non negoziabile,
almeno dalla parte del generato. E ciascun essere umano, uomo e donna, è generato e non si
può, se non a prezzo di grave scissione mentale, dimenticare questo rimando tra generare ed
essere generati, anche se l’onnipotenza di certa tecnica può illudere e far vedere solo il lato
del generante. Ognuno porta con sé il suo marchio familiare/filiale nel bene e nel male, ognuno porta con sé il patrimonio (che etimologicamente significa un calco di matrimonio) di risorse, ma anche di deficit, della sua storia familiare. Ma va anche detto che nessuno può scegliere in quale famiglia nascere e ciò costituisce un vincolo alla presunta totale liberalizzazione delle relazioni familiari. La libertà del soggetto e la costruzione della sua identità non è
a partire da un ipotetico punto zero, ma è a partire da questo patrimonio e da questa appartenenza. Per il soggetto umano non vi è possibilità di libertà dai legami ma solo di libertà nei
Giovanni Segantini - Bildarchiv Monheim/Archivi Alinari, Firenze
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legami. Certo, la mentalità odierna che riduce la libertà alla libertà di scelta e che vede il legame come vincolo-laccio da opporre alla libertà dei sentimenti è sfidata dalla famiglia e dal suo
codice relazionale. Non affetti o legami (come spesso l’uomo contemporaneo sente) ma piuttosto affetti e legami: il legame familiare contiene in sé sia la ricchezza degli affetti che la
stringenza della responsabilità.
I rischi che la famiglia oggi corre
Comprendere, rimodellare, rinnovare il patrimonio familiare, quello che, attraverso la
coppia coniugale-genitoriale, ci arriva dalla lunga storia generazionale e dalla cultura di appartenenza, questa è l’unica strada che ha a disposizione il piccolo dell’uomo nella sua, a volte
difficile, conquista di identità. Sempre di più e sempre meglio la ricerca psicologica documenta dell’importanza delle relazioni familiari a partire addirittura dallo stadio intrauterino,
che è sede di primordiali ma già vivi “dialoghi interpersonali”, agli effetti benefici della buona
qualità delle relazioni familiari per il “benessere” complessivo (somatico e psichico) del soggetto adulto alle prese con le molteplici transizioni del ciclo di vita.
Quale l’impasse moderno al proposito? Non tanto e non certo quello di contrastare e
sottovalutare l’importanza delle relazioni familiari (anzi rispetto ad altre epoche storiche grande è la sensibilità al proposito, soprattutto per quanto riguarda il mondo relazionale del bambino) quanto quello di aver indebolito e a volte smarrito il proprium della relazione familiare.
E ciò sia a livello degli aspetti qualificanti la struttura della relazione (rispettare la differenza
di genere e di generazione) che di bilanciamento tra aspetti affettivi ed etici.
Se infatti varie sono state e sono le forme familiari, si può parlare di famiglia solo se vi
è un patto-legame tra uomo e donna, socialmente riconosciuto (è questa la funzione del testimone) e un legame responsabile tra le generazioni: entrambe queste relazioni inoltre, perché
siano generative di capitale umano, devono alimentarsi costantemente di quella sostanza
etico-affettiva che le rende propriamente umane. Tali qualità convivono sempre, in una certa
misura, con il loro opposto, l’area insana che sempre minaccia le relazioni umane e il nostro
fragile cuore. Anche l’equilibrio tra le due componenti è importante per lo sviluppo delle relazioni familiari e non sempre ciò riesce adeguatamente. Così nel corso della storia, e ancor oggi
in molti Paesi, abbiamo avuto e abbiamo situazioni in cui è fortemente investito l’aspetto normativo del legame e sottovalutato l’aspetto affettivo (vuoi nella relazione coniugale vuoi nel
rapporto con il soggetto in crescita) o situazioni, come quella tipica dell’attuale società occidentale, nella quale sono decisamente preminenti gli aspetti affettivi, intesi come espressione spontanea del sé, e relegati nello sfondo gli aspetti relativi alla responsabilità del vincolo/legame con l’altro. Nella prima condizione il rischio è di un legame costrittivo e formale e
nel secondo di un legame labile, in cui l’altro è evanescente. Il nomos senza affetto diventa
regola formale e l’affetto senza nomos, senza una direzione, diventa puro gioco sentimentale.
L’affetto, come dice la stessa etimologia, richiede necessariamente “l’altro che colpisce”,
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mentre il sentimento è fondamentalmente espressione di sé, è tutto nel soggetto che lo prova
e l’altro diviene secondario.
È questo propriamente il pericolo odierno. Ritroviamo questo rischio sia nella relazione
genitoriale che coniugale. Il figlio è oggi troppo spesso un concentrato emotivo, specchio del
bisogno del genitore, una forma della sua realizzazione, piuttosto che visto nella dimensione
del progetto, come nuova generazione che si affaccia alla storia familiare e sociale. Così la
relazione di coppia impostata sentimentalmente è spesso autocentrata e tende a viversi come
l’alba di un nuovo mondo, senza radici nelle generazioni precedenti. Il legame di coppia, investito di alte e spesso irrealistiche aspettative di intesa e non sostenuto da un adeguato impegno nel superare le prove cui è inevitabilmente sottoposto, è soggetto così a una sempre più
diffusa fragilità. La coppia con facilità tende a spezzare il patto a suo tempo stipulato, con
serie conseguenze per una armoniosa crescita delle nuove generazioni, nonché di gravi problemi sociali. È noto infatti che quando questi fenomeni avvengono su larga scala, come in
occidente, si ingenerano vistosi problemi di povertà e di disadattamento cui è difficile, se non
impossibile, porre adeguato rimedio anche
a fronte di notevoli investimenti sociali.
Così abbiamo inventato la società degli
Saranno vincenti le
individui e smarrito la società relazionale.
forme familiari capaci
Ma altra è la logica generativa che è
di vitalità interna,
insita nella famiglia, cui tutti dobbiamo la
capaci di rigenerarsi,
nostra nascita umana. È questa logica che
dobbiamo recuperare dentro le nostre
cioè di «produrre
famiglie e nella società tutta.
famiglia».
Ecco il compito: prendersi reciprocamente cura (una semantica etico-affettiva) dell’altro e del legame con lui, stringere e rinnovare nel tempo il legame-patto tra l’uomo e la donna investendolo di rispetto e di rinnovato affetto (e perché no? Anche di passione), dando vita a un corpo generativo, in grado a sua volta di prendersi cura dei figli propri e
più in generale delle nuove generazioni che si incontrano e di cui si è responsabili socialmente. Perché è così che la generatività familiare diventa generatività sociale e il codice familiare si espande e consente una caring society.
Quale futuro per la famiglia
Un ultimo interrogativo è d’obbligo per chi, oltre a tener viva la carica ideale, sa porsi
in prospettiva realistica.
Quale sarà il futuro della famiglia? Quale forma familiare sarà vincente?
Al di là di richieste chiassose e/o violente di chi pretende diritti identici a qualsiasi
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forma di convivenza, sarà la storia umana a dare il verdetto.
Come acutamente sottolinea Donati4 saranno vincenti le forme familiari capaci di vitalità interna, capaci di rigenerarsi, cioè di «produrre famiglia». In particolare ciò significa che
siano in grado di rispondere alle aspettative della società, soprattutto per quanto riguarda la
responsabilità nei confronti della crescita dei figli e la capacità di sostenere relazioni di mutuo
aiuto tra i partner e fra le generazioni.
Infine un compito sociale ineludibile sarà quello di essere in grado di reggere produttivamente il confronto con altre forme familiari, in particolare di gruppi etnici non occidentali.
Come si vede, la sfida è alta e comunque il suo nocciolo duro è dato dalla capacità di
generatività familiare e sociale.
Note e indicazioni bibliografiche
1 G. Rossi (a cura di), La famiglia in Europa, Carocci, Roma 2003.
2 V. Cigoli, E. Scabini, Relazione familiare: la prospettiva psicologica, in E. Scabini, G. Rossi (a cura di), Le parole
della famiglia, Vita e Pensiero, Milano 2006.
3 I. Thery, Couple, filiation, et parenté aujourd’hui. Le droit face aux mutation de la famille et de la vie privée, Édi-
tions Odile Jacob, Paris 1998.
4 P. Donati, Relazione familiare: la prospettiva sociologica, in E. Scabini, G. Rossi (a cura di), Le parole della famiglia,
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