tavola.p14 - Comune di Scanno
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1 Valutazione di incidenza nel Comune di Scanno per variante tecnica 2013 al PRG93 (Alleato G del DPR n. 357/97) direttiva comunitaria n. 43 del 21-05-1992 (92/43/CEE) recepita con DPR n. 357/97 sostituito dal Dlgs n. 152-2006 Il responsabile dell’area Dott. Piermassimo Tarullo pianificatore territoriale 2 3 La variante al PRG interessa due ambiti extraurba ni denominati LV7 e LV8, luoghi del paesaggio consolidati a valorizzazione mirata. In particolare la stessa prevede l’applicazione in dette zone dell’art.lo 72 della LR 18-83 e smi così come regolamentato nelle NTA. L’ambito LV7, ricomprende la zona delle “Masserie” e del “Collafrino”, è ricade nel SIC 53, Chiarano – Sparvera, mentre LV8 quella delle Prata è ricade nei SIC 52, Faggete versante NE Montagna Grande e 55, Feudo Intramonti, M. Godi e Ferroio di Scanno. 4 La presente relazione, in linea con le indicazioni del servizio Aree Protette BBAA e V.I.A. della Regione Abruzzo, ha lo scopo di illustrare l’impatto che l’intervento ha sugli habitat, sulle specie animale e su quelle vegetali presenti nei siti SIC. CARATTERISTICHE DELLE AREE S.I.C. INTERESSATE n. 52 “ faggete versante N/E Montagna Grande ” DAL FORMULARIO STANDARD NATURA 2000. area S.I.C. Il sito identificato con il codice K- IT7110052 denominato “faggete versante N/E Montagna Grande ” localizzato nel territorio del Comune di Scanno – Regione Abruzzo è posto tra quota di 1047 mt slm e quota 1937 mt slm, nella regione biogeografica “Alpina”. La tipologia di habitat presente è per l’ 85% da foreste di caducifoglie, per il 10% da praterie ande e steppe e per il 5% altri inclusi, pe r un totale di 2.150 Ha. 5 Specie presenti nel Sito segnalate nel formulario della rete Natura 2000 ed elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409 CEE sono: UCCELLI: A239 dendrocopus levoto – A321 ficedula albkollis Specie presenti nel Sito segnalate nel formulario della rete Natura 2000 ed elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43 CEE sono: MAMMIFERI :Canis lupus, Ursus arctos, Rupicapra pyrenaica ornata; Altre specie presenti di flora e fauna: consolida pubescen, lilium marta goy, felis silvestris area S.I.C. n. 53 “ Chiarano - Sparvera ” DAL FORMULARIO STANDARD NATURA 2000. Il sito identificato con il codice K- IT7110053 denominato “Chiarano - Sparvera” localizzato nel territorio del Comune di Scanno – Regione Abruzzo è posto tra quota di 1324 mt slm e quota 1998 mt slm, nella regione bio-geografica “Alpina”. La tipologia di habitat presente è per l’ 65% foreste di cadufoglie, per il 15% prate rie aride e steppe. per il 5% brughiere, boscaglie, 5% praterie alpine, 10% rocce pe r un totale di 2.510 Ha. Specie presenti nel Sito segnalate nel formulario della rete Natura 2000 ed elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409 CEE sono: UCCELLI: A103 falco peregrinus, A231 alectoris graeca, A346 pyrrhocorax pyrrhocorax Uccelli migratori abituali: A280 Monticola Saxatilis. Specie presenti nel Sito segnalate nel formulario della rete Natura 2000 ed elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43 CEE sono: 6 MAMMIFERI :Canis lupus, Ursus arctos; Anfibi e rettili: 1298 Vipera ursini; Altre specie presenti di flora e fauna: epipogium aphyllum, euphorbia gasparrini subsp. Samnitica, mercurialis ovata, lilium martagon, aubrieta columnae subsp. Columnae, felis silvestris, troglorhynchus microphthalmus, phrissotrichum osellai, omphalapion laevigatum, nemonyx lepturoides, neocoenorhinus abeillei. area S.I.C. n. 55 “ Feudo Intramonti – Monte Godi – e Ferroio di Scanno ” DAL FORMULARIO STANDARD NATURA 2000. Il sito identificato con il codice K- IT7110055 denominato “ Feudo Intramonti – Monte Godi – e Ferroio di Scanno ” localizzato nel territorio del Comune di Scanno – Regione Abruzzo è posto tra quota di 1000 mt slm e quota 2011 mt slm, nella regione bio-geografica “Alpina”. La tipologia di habitat presente è per l’ 63% foreste di cadufoglie, per il 15% prate rie aride e steppe. per il 2% brughiere, boscaglie, 5% prate rie alpine, 5% foreste di conife re, 8% habitat rocciosi, 2% centri abitati, strade . Specie presenti nel Sito segnalate nel formulario della rete Natura 2000 ed elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409 CEE sono: UCCELLI: A103 falco peregrinus, A215 bubo bubo, A412 alectoris graeca, A255 anthus campestris, A346 pyrrhocorax pyrrhocorax, A246 lullula arborea, A321 ficedula albicolus, A338 lanius collurio, A239 picoides leucotos. Uccelli migratori abituali: A280 Monticola Saxatilis. 7 Specie presenti nel Sito segnalate nel formulario della rete Natura 2000 ed elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43 CEE sono: MAMMIFERI :Canis lupus, Ursus arctos, rhinolopus ferrumequinum, rupicapra pyrenaica ornata; Anfibi e rettili: 1193 bombina variegata; Pesci: 1108 salmo macrostigma; Invertebrati: 1092 austropotamobius pallipes; Altre specie presenti di flora e fauna: euphorbia gasparrini subsp. Samnitica, secale montanum, paeonia officinalis ssp villosa, pinus nigra var. italic, polygala chamaebuxus, liparus interruptus, neoplinthus trigtaus, felis silvestris, barinotus solarii. A.1 CARATTERISTICHE DELLE TRASFORMAZIONI PREVISTE NELLA VARIANTE AL PRG 1) Tipologia e dimensioni delle opere La variante al PRG, oltre alle zone dell’ambito urbano, interessa due ambiti extraurbani con destinazione agricola. La prima zona detta delle Masserie – Collafrino, posta a circa sei Km dal capoluogo, è raggiungibile attraverso due strade interpoderali con fondo in terra battuta, ed è costituita da una valle, solcata dal torrente “Jovana”. 8 All’interno della stessa vi sono diverse costruzioni in pietra calcarea di modesta entità (ex stalle ora dismesse) costruite agli inizi del 900. All’interno della stessa al momento, operano due aziende agricole, una delle quali pratica l’agriturismo in una vecchia masseria e utilizza per il ricovero degli ovini una nuova stalla costruita negli anni 90. 9 La seconda zona denominata delle Prata, molto più vicina al capoluogo e più facilmente raggiungibile attraverso una strada comunale asfaltata che parte dalla SR 479 sannite, ed è costituita da una valle solcata dal fiume Tasso. All’interno della stessa vi sono diverse aziende agricole che praticano l’agriturismo in strutture realizzate tra gli anni 70 e il 2010. Gli interventi fin’ora eseguiti nei due ambiti, sono stati realizzati con l’art.lo 71 della LR 18-83 e smi, che prevede la realizzazione di manufatti per la conduzione del fondo agricolo nella misura di 150/10.000 mq/mq, per un massimo di mq 600 e con l’art.lo 70 della stessa legge, che prevede la realizzazione di case coloniche, con un indice di 0,03 mc/mq e per un massimo di 800 mc. Con la nuova strumentazione, si vuole consentire un miglioramento della funzionalità delle strutture esistenti, attraverso la realizzazione di manufatti di cui all’art.lo 72 della LR 18-83, per la trasformazione dei prodotti agricoli. Opere di trasformazione fisica dei luoghi e interventi di mitigazione: Al fine di tutelare i luoghi e far si che si raggiunga un giusto rapporto di equilibrio fra le nuove strutture e l’ambiente circostante, saranno previste nella fase di progettazione e di implementazione, particolari misure per la tutela dell’ambiente. Misure che saranno estese anche per la sola realizzazione di manufatti di cui agli art.li 70 e 71 della LR 1883. A tal proposito dovranno essere indicate in apposita progettazione tutti gli interventi di finitura esterna delle strutture, della sistemazione esterna del terreno, della piantumazione dei luoghi. Nella stessa dovranno essere descritti e cadenzati tutti gli interventi di ripristino ambientale che dovranno essere garantiti con apposita polizza fideiussoria. Le tavole progettuali dovranno contenere tutti i dettagli i particolari costruttivi che descrivano in modo puntuale gli interventi di ripristino di mitigazione. Tipologia delle strutture: Le nuove strutture potranno essere realizzate con un rapporto fra Sul e superficie del lotto pari a 1/10 mq/mq e per un massimo di mq 600. Le stesse dovranno essere disposte su un unico livello, ed avere una altezza massima in gronda di m. 4,50 e m. 6,00 al colmo. La pendenza della falda non potrà superare il 35%. 10 Le pareti esterne dovranno essere in pietra calcarea a faccia vista con rasatura dei giunti, ovvero con intonaco fratazzato e zoccolature sempre in pietra. Le aperture sulle facciate dovranno essere munite di imbotti in pietra calcarea squadrata e infissi color marrone testa di moro. Le gronde rivestite in legno con capitelli sempre in legno. Le coperture dovranno essere con tegole di tipo “coppi antichizzati”. Nel rispetto del rapporto di 1/10 mq/mq e fino a un massimo di mq 600, in alternativa alle tipologie sopra descritte potranno essere realizzate strutture leggere “tipo tunnel” costituite da archi singoli, pilastri verticali, in acciaio senza opere di fondazione in cemento, bullonati su picchettoni interrati, senza appendici di sorta, coperti con teli verdi in PVC, con altezza massima di colmo di m. 7,50. Tali strutture dovranno essere rimosse in caso di chiusura dell’azienda. Quest’ultima soluzione potrà essere adottata solo se verrà effettuato uno studio di mitigazione degli impatti che dovrà prevedere interventi di posa in opera di piante a pronto effetto, di rinaturalizzazione e modellazione delle aree che dovranno essere garantiti da apposita polizza. Pavimentazioni esterne e opere di deflusso delle acque piovane: Le pavimentazioni circostanti le costruzioni, da realizzarsi nella misura minima e indispensabile, dovranno essere oggetto di apposita progettazione. Le stesse dovranno garantire una idonea permeabilità delle acque piovane e realizzate con pietra calcarea o con elementi prefabbricati allettati su strato di sabbia per favorire la crescita di erba fra un elemento e l’altro. Le opere di deflusso dovranno essere realizzate con semplici modellazioni del terreno e con materiali naturali (pietra, fondo naturale, ecc…). 11 Sistemazione esterne: Dovranno essere effettuate riducendo al massimo le opere di scavo. I dislivelli di progetto non potranno superare l’altezza massima di m. 2,00. Gli stessi dovranno essere sistemati a scarpa e rifiniti a “verde”. Eventuali opere di sostegno potranno essere realizzate solo con tecniche di ingegneria naturalistica (muri verdi, biostuoie, grate, ecc…). Le terre di scavo, le rocce, dovranno essere riutilizzate per quanto possibile all’interno del lotto, per la sistemazione superficiale dell’area. Piantumazione delle aree: La realizzazione del verde dovrà essere oggetto di apposita progettazione che dovrà descrivere i tempi e le modalità di realizzazione del progetto, che dovrà essere garantito con apposita polizza fideiussoria. Tutti gli interventi e le operazioni di trasformazione dovranno garantire le emergenze naturali esistenti. In caso di realizzazione di strutture annesse ad aziende già esistenti, la progettazione dovrà indicare lo stato attuale delle sistemazioni esterne esistenti ed eventuali interventi di risanamento e/o adeguamento ambientale dell’intero lotto. 12 Tempi di realizzazione delle opere e obbiettivi: Per la realizzazione dei singoli progetti, dovranno essere previsti tempi certi che dovranno rientrare nei limiti di cui al DPR 380-2001. Le progettazioni dovranno garantire una visione globale degli interventi e indicare nel dettaglio tutte le misure adottate per garantire un elevato indice di conservazione delle caratteristiche dei luoghi. 2) Complementarietà con altri progetti Nella determinazione di incidenze significative probabili si deve considerare l’effetto congiunto con altri progetti per tener conto degli impatti cumulativi. Nel caso specifico, di norma, si è in presenza di interventi singoli, quindi esclusi dall’obbligo di valutazione ai sensi dell’art.6, paragrafo 3, della direttiva 92/43/CEE. 3) Uso di risorse naturali Come evidenziato in precedenza le scelte progettuali dovranno tener in debito conto la possibilità di utilizzo di risorse naturali e in particolar modo quelle presenti in sito. Gli scavi e i riporti saranno eseguiti tenendo conto delle compensazioni, riutilizzando le quantità di terreno precedentemente accantonate e idonee a ricreare la cotica vegetale e conformazione del suolo. 4) Produzione di rifiuti, inquiname nto e disturbi ambientali 13 Il tipo di opere previste per la sistemazione esterna delle aree e la loro realizzazione non dovranno comportare produzione di rifiuti ne di inquinanti, come già accennato in precedenza, le quantità di terreno scavate saranno riutilizzate per quanto possibile in loco. Particolare attenzione si terrà alle operazioni di cantiere minimizzando il disturbo da rumore con particolare riferimento al periodo primaverile; si eviterà che in queste aree si scelgano siti di deposito e di movimentazione materiali, anche temporaneo di cantiere. I lavori si limiteranno allo stretto necessario e saranno limitati nel tempo allo stretto necessario. I materiali di scarto inerenti la realizzazione delle strutture saranno opportunamente smaltiti attraverso ditte abilitate che rilasceranno ai singoli titolari di autorizzazione, apposita ricevuta formulata secondo le disposizioni di legge. 5) Rischio di incidenti in relazione alle sostanze e alle tecnologie utilizzate Come evidenziato in precedenza le opere progettate, le tecnologie occorrenti per realizzarle e i materiali scelti dovranno essere il risultato di una valutazione a diverse variabili tra cui una parte importante è stata dedicata alla diminuzione del rischio di qualsiasi tipo di incidenti. La scelta di utilizzare tecniche di bioingegneria e materie naturali per la sistemazione esterna dovrà essere la garanzia in tal senso; non dovrà essere previsto l’utilizzo di sostanze pericolose sia nella fase di cantiere che in quella a regime; le macchine di cantiere da utilizzarsi dovranno essere quelle usate normalmente in lavori similari e specificatamente: macchine scavatrici tradizionali; inoltre è previsto l’utilizzo di un’autobetoniera per la realizzazione delle opere in calcestruzzo. Per l’utilizzo di questi mezzi e per le lavorazioni in generale saranno adottate misure atte a scongiurare il rischio di incidenti sia per quanto riguarda l’uomo che per l’ambiente. A.2 INTERFERENZE CON IL SISTEMA AMBIENTALE 6) Interfe renze sulle componenti abiotiche Le influenze dei singoli progetti con gli habitat naturali (acqua, aria, suolo) risultano in questo caso poco significative, se non influenti. In riferimento all’impatto con la stabilità e la natura dei suoli, saranno effettuati specifici studi geologici che determineranno le scelte di progetto al fine di realiz zare interventi conformi alle strumentazioni di settore e per evitare cedimenti di sorta. In riferimento all’impatto con eventuali corpi idrici, i singoli interventi saranno realizzati nel rispetto dell’art.lo 80 della LR 18-83 e tenendo conto della presenza dei corpi idrici (fossi) presenti nell’area. Sia in corso d’opera che durante l’esercizio dell’impianto, si dovranno adottare tutte le misure per ridurre al minimo il rischio di rilascio di sostanze inquinanti nei confronti di eventuale falde idriche. L’intervento di riporto di terreno vegetale sul tracciato a prato, l’intervento di inserimento di idrosemina, i movimenti di terra ed i ripristini non influenzeranno sulla morfologia del suolo. 14 7) Interfe renza sulle componenti biotiche Le aree interessate dalla variante sono ex seminativi attualmente prati pascolo. Nel loro interno è presente una sporadica copertura vegetale di piante spontanee. Le zone limitrofe di alta quota, hanno un elevato valore di copertura forestale che trova corrispondenza con le presenze faunistiche, aventi particolare valore ai fini della conservazione della biodiversità, documentate per l’area. Tutte le specie animali presenti nell’area, per caratteristiche intrinseche della loro biologia ed ecologia, sono legate, seppure in varia misura, alla presenza di boschi maturi e ben conservati dalla elevata complessità ecologica e qualità ambientale. Per il lupo e l’orso, la cui riproduzione è documentata per tutti e tre i siti in esame e per le quali a seguire si allegano schede di approfondimento, la principale risorsa presente è costituita dalla tranquillità dei siti oltre che dalla presenza di risorse strutturali di copertura e di siti idonei per il rifugio. Le nuove strutture, previste dalla variante, quindi dovranno essere realizzate privilegiando una minimizzazione del disturbo connesso alle operazioni di cantiere in particolare nel periodo primaverile e mediante opportuni lavori di ripristino delle aree di cantiere; una particolare tutela delle superfici foresta li esistenti. SCHEDE TECNICHE DI APPROFONDIMENTO 15 CANIS LUPUS Distribuzione e status un tempo ampiamente diffuso è stato portato all’estinzione in molti Paesi europei. La specie è oggi distribuita in Europa con popolazioni relitte in Italia caratterizzate da divergenza geonitipica dalla forma europea e pertanto ascrivibili ad una sottospecie differenziata attualmente a rischio di estinzione. Ecologia e biologia: La specie è adattata a tutti gli habitat terrestri, dalla tundra alle foreste e ad ambienti montani, è legata alla presenza di copertura forestale per il rifugio. La tana è situata in ambienti rocciosi e/o in aree con densa copertura vegetazionale tra le radici degli alberi o in anfratti tra le rocce. L’attività è principalmente notturna in rapporto all’antropizzazione ed al disturbo causato dalle attività umane. L’alimentazione è varia e prede naturali del lupo sono ungulati, lagomorfi, roditori, uccelli, carcasse. Le discariche possono costituire importanti risorse alimentari utilizzate da alcune popolazioni come quelle italiane. L’organizzazione sociale è caratterizzata dalla formazione di branchi, in cui la coppia di individui “alfa” è dominante, e la cui dimensione è variabile con la dimensione delle prede (composti da un numero che raggiunge i 30 individui in Alaska, meno di 10 individui in Italia). L’home range dei branchi è anche molto variabile dai 100 ai 1000 kmq. La densità delle popolazioni varia dal valore di 1 individuo per 80 kmq registrato per l’Italia fino a valori di 1 individuo per 50-60 kmq al massimo per altre aree geografiche. Gli accoppiamenti avvengono tra febbraio ed aprile e le nascite tra marzo e maggio. La maturità sessuale è raggiunta a due anni circa ed in media vengono alla luce circa 3-7 cuccioli per cucciolata. I nuovi nati restano con i genitori fino all’età di circa un anno. URUSUS ARCTOS MARSICANUS Distribuzione e status: L’Orso bruno (Ursus arctos) ha una distribuzione oloartica ed è presente in tutto l'emisfero nord tra il 35° e il 65° paralle lo. L'areale di distribuzione attuale si estende in Europa, Asia e Nord America dalla tundra artica agli habitat desertici, dalle vaste foreste subartiche (Alaska, Canada, Siberia) ai massicci montagnosi delle regioni temperate d'America, d'Europa e d'Asia. 16 L’orso bruno era originariamente diffuso in gran parte d’Europa (escludendo le maggiori isole) ma, in epoca storica, la crescente espansione umana, la distruzione e frammentazione degli habitat idonei alla specie connessa alle modifiche nelle pratiche agricole ed alla deforestazione, oltre che la persecuzione diretta, hanno determinato una contrazione dell’areale. Oggi dispone di vasti spazi vitali soltanto nel nord della Scandinavia e nella Russia. Nell’Europa meridionale, il suo areale è frammentato tra differenti popolazioni: Spagna (50-65), Grecia (110-130), Albania (250), ex-Yugoslavia (2000), Italia (40-80), Francia (4-6), Austria (20-25). In Italia esistono tre popolazioni disgiunte: la popolazione più importante è situata nell'Appennino Centrale e comprende circa 40-50 individui rappresentati dalla sottospecie Ursus arctos marsicanus geneticamente differenziata dall’orso bruno europeo; un nucleo relittuale con meno di 5 individui sussiste nella Provincia di Trento recentemente oggetto di interventi di reiontroduzione; infine, da qualche anno, orsi provenienti dalla Slovenia stanno colonizzando un'area alpina nella provincia di Udine. Nell'Appennino Centrale, oltre all'area del parco Nazionale d'Abruzzo e della sua Zona di Protezione Esterna, il suo areale comprende: la Maiella, il sistema Velino-Sirente, gli Ernici-Simbruini, il monte Genzana, il Gran Sasso, l'Alto Molise. Ecologia e biologia: L’originaria distribuzione dell’orso bruno in Europa riflette la sua ampia adattabilità a condizioni ambientali anche molto diversificate. Anche se passa gran parte del suo tempo nel fitto dei boschi, soprattutto di latifoglie, frequenta anche praterie, zone rocciose, coltivi ed altri ambienti in funzione delle esigenze fisiologiche e comportamentali: alimentazione, rifugio, letargo, accoppiamento. La dieta onnivora dell’orso è correlata alla sua dentatura (con canini e molari sviluppati) ed a adattamenti del suo tratto digerente (fondamentalmente da carnivoro ma adattato alla digestione ed all’assorbimento di cibo vegetale). La dieta è sostanzialmente di carattere vegetariano (per oltre il 90% l’orso si ciba di erba, frutti carnosi e secchi), tuttavia non disdegna nella stagione estiva gli insetti (che ricerca attivamente, ma che rappresentano il 10% della dieta), carcasse di animali e può arrecare danni al bestiame domestico e agli apiari. La specie è caratterizzata da un basso tasso riproduttivo legata ad una tarda maturità sessuale ed a protratti cicli riproduttivi (le femmine si riproducono ad intervalli di 3-4 anni). La dimensione media della figliata è di circa 2-4 cuccioli che raggiungono l’indipendenza a circa 1,4-2,4 anni di età. Come molti carnivori l’orso è presente a basse densità ed ha ampi home range. 17 Il suo home range può variare da 10 a 300 kmq per ogni individuo, maggiori per i maschi, a seconda delle caratteristiche ambientali e soprattutto della ricchezza di risorse alimentari (home range dei maschi di 1.600 e 128 kmq rispettivamente in Svezia e Croazia ed home range di 225 e 58 kmq rispettivamente). I giovani maschi in dispersione possono compiere spostamenti in ampie aree fino a 12.000 kmq. Un fattore potenzialmente limitante per la distribuzione della specie sul territorio è la disponibilità di siti di svernamento, che devono essere localizzati in aree impervie e lontane da insediamenti e dal disturbo antropico. In tal senso anche la topografia può risultare determinante essendo pendenze accentuate generalmente associate a ridotta presenza antropica. 8) Connessioni ecologiche Gli interventi per natura, tipologia e dislocazione, non dovranno mutare in modo significativo le aree, non dovranno arrecare alcun disturbo alla flora ed alla fauna presente. Durante i lavori, ogni singolo cantiere avrà dimensioni tali da non incidere sulle varie componenti ecologiche dell’area. Nella trasformazione dell’area non è prevista la produzione di alcun tipo di rifiuto, né l’intervento potrà produrre, dalla fase di cantiere a quella di gestione, inquinamento e disturbi ambientali. Eventuali scarti di cantiere legati alla costruzione delle strutture dovranno essere smaltiti secondo le forme di legge e di conseguenza saranno acquisite le relative certificazioni. Le sostanze e le tecnologie utilizzate comunque non dovranno generare alcun rischio di incidenti. In fede Fonte: piano di sviluppo socio economico della Comunità Montana Peligna; piani di protezione civile dei Comuni di Scanno, Villalago, Anversa, Cocullo, Bugnara, Introdacqua, Pettorano redatti dalla Comunità Montana Peligna; Siti istituzionali dei Comuni della Valle del Sagittario; Siti WEB nazionali e specifici dei geologi; Siti WEB delle Riserve Naturali di Anversa e Pettorano Sul Gizio, e delle riserve naturali citate nell’elaborato; Sito WEB del PNALM; siti WEB Regione e Provincia; Siti WEB locali e del Comune di Villalago; piani regolatori dei singoli comuni della valle; studi geologici prof. Miccadei, base cartografica regionale rielaborata dall’ufficio, base cartografica provincia; Il responsabile dell’area Dott. Piermassimo Tarullo pianificatore territoriale 18