AIGA Messina

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AIGA Messina
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07.06.2013 – 14.06.2013
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Sommario
Pag. 2. RIFORME GIUSTIZIA. In preparazione un decreto legge per smaltire le 480mila cause
giacenti in appello (Il Sole24Ore – 9.6.2013)
Pag. 3. GEOGRAFIA GIUDIZIARIA. Tribunali. La corsa (pericolosa) per salvarli.
(Corriere Economia – 9.6.2013)
Pag. 5. CASSA FORENSE.
Avvocati, maxisconto sui contributi minimi
(Italia Oggi – 8.6.2013)
Pag. 6. CASSA FORENSE.
Cf, il nove settembre il rinnovo dei vertici
(Italia Oggi – 8.6.2013)
Pag. 7. ARRETRATO CIVILE. Gli avvocati cauti sul piano anti arretrato
(Il Sole 24Ore – 10.6.2013)
Pag. 8. CASSA FORENSE.
Alla Cassa quota dimezzata (Il Sole24Ore – 10.6.2013)
Pag. 9. CONDOMINIO.
Conto alla rovescia per le nuove regole del condominio
(Il Sole 24Ore – 10.6.2013)
Pag. 10. GEOGRAFIA GIUDIZIARIA. “Tribunali, scandaloso rinviare la riforma”
(Il Corriere della Sera – 11.6.2013)
Pag. 11. CARCERI.
Rinnovare il sistema delle sanzioni (La Stampa – 11.6.2013)
Pag. 12. AVVOCATI.
Tirocinio vecchio stile (Italia Oggi – 11.6.2013)
Pag. 13. GEOGRAFIA GIUDIZIARIA. Palma, riforma tribunali partirà con pochi correttivi
(Adnkronos – 12.6.2013)
Pag. 14. CARCERI.
Uno svuotacarceri (Italia Oggi – 12.6.2013)
Pag. 15. MAGISTRATI.
Responsabilità toghe, al via Ddl al Senato (Ansa – 12.6.2013)
Pag. 16. PROFESSIONI.
L‟impoverimento dei professionisti per i giovani redditi
dimezzati (Il Corriere della Sera – 14.6.2013)
Pag. 17. Agenda del Presidente
Pag. 18. Eventi delle Sezioni
A cura di: Avv. Alberto Vermiglio / Avv. Fleur Casanova / Avv. Mariella Sottile
Ufficio Stampa AIGA
Associazione Italiana Giovani Avvocati
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IL SOLE 24 ORE
IN PREPARAZIONE UN DECRETO LEGGE PER SMALTIRE LE 480MILA CAUSE
GIACENTI IN APPELLO
Dom. 9 - Un pacchetto di mischia di 400 giudici per aggredire il moloch di (almeno) 200mila
cause. Il ministero della Giustizia stringe i tempi sul versante della giustizia civile. E lo fa
affrontando le magagne di quello che è da tempo l'ufficio giudiziario in maggiore sofferenza, le
Corti d'appello. Qui stazionano circa 480mila procedimenti in attesa di definizione, 200mila dei
quali hanno già superato il limite fissato dalla legge Pinto e quindi necessitano di un intervento
immediato. Per questo è in fase di elaborazione un decreto legge che potrebbe essere già
presentato tra meno di una settimana, venerdì prossimo, in Consiglio dei ministri. Il cardine
dell'intervento è rappresentato dal reclutamento di 400 giudici ausiliari con lo status di magistrato
onorario, a termine, con il compito di abbassare anno per anno, lo stock di controversie arretrate
davanti ai giudici di secondo grado. Secondo le simulazioni che stanno alla base del progetto
della Giustizia, in 4 anni l'emergenza attuale potrebbe rientrare e permettere alle Corti d'appello
di tornare a fissare la trattazione dei processi in tempi almeno ragionevoli. La task force dovrebbe
essere ingaggiata con riferimento in particolare ai magistrati in pensione, ai docenti universitari,
agli avvocati. Per evitare contestazioni sul livello di preparazione degli ausiliari, che potrebbero
trovarsi a dovere affrontare anche cause di una certa complessità, lo schema di articolato che sta
prendendo forma in queste ore prevede che vengano inseriti nei collegi giudicanti delle Corti
d'appello stesse. In sostanza, ogni collegio sarebbe così costituito da due magistrati togati e da un
giudice ausiliario; a quest'ultimo sarebbe però affidato il ruolo di relatore della sentenza. Sciolto
in questo modo il nodo della competenza, si pone però quello della remunerazione. Ogni
pronuncia che definisce la causa dovrebbe essere retribuita con una cifra che, al momento, è stata
individuata in 200 euro. L'obiettivo è quello di rendere vincolante la definizione, per giudice
ausiliario, di circa 100 controversie all'anno. Al ministero si è fiduciosi sul fatto che i fondi
necessari per finanziare tutta l'operazione – che avrebbe il pregio di andare nella direzione chiesta
dall'Europa di una giustizia civile più efficiente e con tempi più brevi – potrebbero essere reperiti
senza dovere fare ricorso a (ulteriori) aumenti del contributo unificato. Del resto, il peso del Fisco
sulla giustizia è andato via via aumentando negli ultimi due anni e altri incrementi vedrebbero
l'avvocatura osteggiare un intervento per il quale serve invece la sua collaborazione.
Nel decreto dovrebbe poi trovare anche posto un altro intervento sollecitato sia dalla magistratura
sia dall'avvocatura: la costituzione di un ufficio del processo a supporto dell'attività del giudice.
Già oggi è previsto un coinvolgimento del mondo forense e dell'università attraverso la stipula di
convenzioni, come avvenuto per esempio nel tribunale di Milano, ma il progetto del ministero
della Giustizia renderebbe istituzionale la soluzione. Prevedrebbe infatti la possibilità di svolgere
18 mesi di tirocinio al fianco di un magistrato con il compito di coadiuvarlo nella trattazione del
fascicolo sino a renderlo "maturo" per la definizione. Il tirocinio così svolto avrebbe una validità
di 12 mesi per lo svolgimento della pratica forense e verrebbe poi valutato in maniera
preferenziale per il concorso di accesso in magistratura. Anche in questo caso la bussola è quella
di una riduzione dei tempi di decisione dei processi, in questo caso attraverso un alleggerimento
dei carichi di lavoro dei magistrati per concentrare le attività delle toghe sui punti della
controversia maggiormente suscettibili di approfondimento giuridico. L'ipotesi di fare ricorso a
un decreto legge da approvare definitivamente entro l'estate è favorita in fondo dalla sostanziale
neutralità della materia e delle soluzioni rispetto alla maggioranza che sostiene il Governo. A
differenza delle tensioni che caratterizzano la gran parte delle misure penali, un intervento di
riduzione dell'emergenza civile dovrebbe trovare l'appoggio sia del Pd sia del Pdl.
Giovanni Negri
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CORRIERE ECONOMIA
TRIBUNALI. LA CORSA (PERICOLOSA) PER SALVARLI
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di Sergio Rizzo
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C‟è chi, come la parlamentare democratica Rosanna Filippin, rigetta i sospetti di voler affossare
tutto, spiegando che è necessario «salvaguardare sei tribunali nazionali» che sarebbero soppressi
da una riforma frettolosa e pasticciata: fra questi anche quello di Bassano del Grappa, la sua città.
E non, tiene a precisare, per orgoglio personale o localismi d`altro tempo. Ma perché, è convinta,
la chiusura «costerebbe più quattrini di quanti ne farebbe risparmiare».
C`è invece chi sostiene l`esatto contrario, come i giudici di Magistratura democratica, corrente
certo non ostile al Pd. La presidente del tribunale di Massa Carrara Cristina Failla, per esempio,
argomenta che rinviando tutto di un anno, come chiedono molti parlamentari di quasi tutti gli
schieramenti, si continuerebbe inutilmente a pagare l`affitto della sede giudiziaria di Pontremoli.
Mentre il magistrato della procura di Sanremo, Marco Zocco, paventa un «disastro
organizzativo».
Chi ha ragione? Di certo c`è che la legislatura, anziché con un colpo di acceleratore, parte sul
fronte della giustizia con un colpo di freno che preoccupa anche il nuovo Guardasigilli Anna
Maria Cancellieri. «Uno stop o un differimento improvviso, a ridosso dell`entrata in vigore della
riforma finirebbe per provocare il caos negli uffici giudiziari e il disorientamento dei cittadini»,
ha dichiarato. Ricordando come la legge contempli la possibilità di «disposizioni integrative e
correttive», concedendo per questo due anni di tempo. Ma non il rinvio della partenza.
La storia. La riforma di cui si parla è quella prevista dalla legge approvata a fine 2011 che ha
stabilito la chiusura e l`accorpamento di 31 tribunali, 220 sezioni distaccate e ben 667 uffici del
giudice di pace. Con risparmi considerevoli. Già arrivarci non è stato facile: la battaglia
parlamentare è stata aspra, e si è conclusa con il salvataggio di alcuni uffici. E` il caso dei giudici
di pace di Portoferraio sull`isola d`Elba, e poi quelli delle isole di Pantelleria, Capri, Ischia, La
Maddalena, Lipari e Procida. Non è bastato. Da Orvieto a Bassano del Grappa, come abbiamo
visto, fioccano le lamentele. Mentre nelle stanze del ministero della Giustizia i tecnici si
affannano a spiegare che una nave così imponente, una volta messa in movimento, si può fermare
solamente affondandola.
Gli effetti. Per prima cosa, il personale. In previsione dell`entrata in vigore della riforma, fissata
per il 13 settembre prossimo, sono state già approvate le relative piante organiche. Il Consiglio
superiore della magistratura ha cessato di coprire i vuoti che si sono creati negli uffici giudiziari
soppressi già a partire dal momento in cui i decreti sono stati approvati, il 13 settembre 2012.
Senta contare i magistrati che hanno chiesto e ottenuto il trasferimento dalle sedi che devono
essere chiuse. Idem per gli altri dipendenti. C`è poi il problema delle udienze. Siccome i processi
in calendario dopo il 13 settembre del 2013 devono svolgersi nelle sedi cui gli uffici giudiziari
soppressi sono stati accorpati, ecco che gran parte delle udienze sono state già fissate. Per non
parlare delle citazioni, dei rinvii a giudizi e altro. Inevitabilmente un rinvio comporterebbe la
necessità di mandare migliaia di nuove notificazioni, con tutti i possibili disguidi del caso.
Compreso l`allungamento abnorme dei tempi dei procedimenti (dei quali già ora non possiamo
andare fieri) e addirittura il «rischio altissimo», denuncia sempre Magistratura democratica, «di
prescrizioni di massa». Ancora. Dal settembre dello scorso anno sono già partite istruzioni
ministeriali che insieme alle delibere del Consiglio superiore della magistratura relative agli
organici hanno già di fatto svuotato di funzioni le sedi distaccate in procinto di essere soppresse.
Ancora più caotici potrebbero essere gli effetti del rinvio, sostengono gli esperti del ministero
della Giustizia, sugli uffici dei giudici di pace, per cui sono siate già istruite circa 200 istanze di
salvataggio avanzate dagli enti locali disposti ad accollarsene il costo. Proprio i costi rischiano di
essere il problema più rilevante. Perché l`approvazione della riforma ha già determinato tagli
consistenti alla dotazione finanziaria del ministero della Giustizia, che in caso di un rinvio
bisognerebbe ripristinare. Ma con quali soldi? Tanto più considerando che il personale
amministrativo, ormai ridotto a meno di 37 mila unità, ha ben 7 mila posti vacanti.
Sul piano internazionale, poi, tutto questo non renderebbe certo più smagliante l`immagine di un
Paese messo ripetutamente sotto accusa proprio per le gravi carenze della sua giustizia. Non è un
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caso che fra le raccomandazioni di Bruxelles recapitateci contestualmente alla chiusura della
procedura d`infrazione per deficit eccessivo ci sia anche questo capitolo.
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ITALIA OGGI
CASSA FORENSE: LE REGOLE PER CHI GUADAGNA MENO DI 10 MILA
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AVVOCATI, MAXISCONTO SUI CONTRIBUTI MINIMI
Sab. 8 - Aliquota soggettiva minima ridotta a metà per i primi cinque anni di iscrizione
«indipendentemente dall'età», mentre il dimezzamento di quella integrativa è esteso «a un
ulteriore quinquennio». E a chi non supera la soglia reddituale di 10 mila 300 euro è concesso per
un decennio di pagare il 50% del contributo soggettivo minimo obbligatorio. È pronto il
regolamento con cui la cassa forense attua l'art. 21 commi 8-9 della legge 247/2012 che,
modificando l'ordinamento professionale degli avvocati, impone la contestuale iscrizione agli albi
e all'istituto. E il suo «debutto» avverrà il 15 giugno, quando sarà posto al vaglio degli ordini e
degli organismi di rappresentanza della categoria. Fra i punti salienti del testo, anticipati il mese
scorso durante la Giornata della previdenza (si veda ItaliaOggi del 17/05/2013) vi è l'opportunità,
per iscritti agli albi una volta inseriti nelle liste della cassa di giovarsi, «su base volontaria», della
retrodatazione dell'iscrizione all'ente «per gli anni di appartenenza all'elenco dei praticanti
abilitati al patrocinio sostitutivo»; in via transitoria, invece, per coloro che alla data del 2 febbraio
2013 erano già presenti nell'albo, la retrodatazione può essere allungata «anche ai primi tre anni
di iscrizione all'albo».
Agevolazioni previste poi per i legali che, al momento della registrazione, abbiano compiuto il
40° anno d'età, beneficiari del «pagamento di una speciale contribuzione pari al doppio dei
contributi minimi, soggettivo ed integrativo, dell'anno di presentazione della domanda per
ciascun anno a partire da quello del compimento del 39° anno di età, fino a quello anteriore alla
decorrenza di iscrizione, entrambi inclusi».
Simona D'Alessio
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ITALIA OGGI
CF, IL NOVE SETTEMBRE IL RINNOVO DEI VERTICI
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Sab. 8 - Elezioni per il rinnovo dei vertici di cassa forense il 9 settembre. E non a novembre,
come l'ente previdenziale aveva deciso, ricevendo il semaforo rosso del ministero del welfare che
reclama lo svolgimento della tornata in questo mese, quando scadrà il mandato del comitato dei
delegati (si veda ItaliaOggi di ieri). Alberto Bagnoli, presidente dell'istituto, inviata una
comunicazione ufficiale ai consigli degli ordini, afferma che «la data del 18 novembre era stata
scelta non certo per procrastinare il confronto elettorale all'interno dell'avvocatura, ma per
cercare di risolvere tempestivamente», entro l'anno di tempo assegnato dalla riforma
professionale (legge 247/2012) la questione del regolamento di attuazione previsto dalla
normativa che, ricorda, sancisce il principio della coincidenza tra iscrizione all'albo e alla cassa,
«un principio che ci ha imposto di individuare le opportune modalità per inserire nel sistema
quasi 60 mila avvocati» che fino ad oggi non figurano negli elenchi, a causa dei «redditi troppo
bassi». Un problema che, incalza, «pur prendendo atto delle ragioni tecniche esposte dal
ministero» e «prontamente recepite», rimane sul tavolo, poiché le nuove regole rischiano «di
subire ritardi legati ai tempi procedurali» del voto.
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IL SOLE 24 ORE
GLI AVVOCATI CAUTI SUL PIANO ANTI ARRETRATO
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All'avvocatura piace l'idea della task force con l'ambiziosa mission di affrontare il "mostro"
rappresentato dalle 480mila cause arretrate. Anche se c'è chi teme che si ripetano i fallimenti del
passato.
«Troviamo positiva la proposta anticipata dalla stampa (si veda «Il Sole 24 Ore» del 9 giugno) di
una task force con 400 ausiliari nelle Corti di appello - spiega il presidente dell'Organismo
unitario dell'avvocatura Nicola Marino – lo stesso vale per l'attenzione ai requisiti di qualità e il
coinvolgimento dei giovani avvocati nell'ufficio del giudice. Ci auguriamo solo che non sia,
come in passato, un meccanismo di rottamazione dei diritti dei cittadini, che ci sia, inoltre, la
necessaria copertura economica senza ulteriori aumenti del contributo unificato. Deve essere il
primo tassello di un processo più ampio di modernizzazione del sistema giustizia con il
coinvolgimento dell'avvocatura, non una scorciatoia figlia dell'emergenza».
Più o meno sulla stessa linea il presidente dell'Associazione avvocati italiani Maurizio de Tilla,
che ritiene il reclutamento straordinario la strada giusta anche per anticipare i tempi delle
decisioni nel secondo grado. Il presidente dell'Anai chiede però che si tratti di ausiliari,
selezionati indipendenti ed adeguatamente retribuiti. Non si lascia poi sfuggire l'occasione per
ricordare al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, l'opportunità di prorogare di almeno
un anno la geografia giudiziaria.
Richiesta a cui non si associa il presidente dei civilisti Renzo Menoni che, in controtendenza con
il resto dell'avvocatura, appoggia la riforma. Le sue perplessità le riserva tutte al progetto di
smaltimento dell'arretrato civile. «Sono vent'anni che si fanno interventi urgenti annunciati come
risolutivi e si finisce per peggiorare la situazione - spiega il presidente dell'Unione camere civili
italiane - avevamo chiesto l'istituzione di una Commissione ristretta composta da avvocati e
magistrati, ma sembra in arrivo l'ennesimo intervento dall'alto». Per Menoni i punti deboli del
progetto sono le scarse risorse finanziarie e l'assenza di adeguati riconoscimenti ai "cavalieri" che
tentano l'impresa. «Quando non hai soldi devi dare delle motivazioni forti - afferma Menoni – i
magistrati che si vorrebbero arruolare hanno, buon per loro, ottime pensioni, non so quanti sono
disposti a smaltire una pratica per 200 euro. Lo stesso discorso vale per i professori universitari».
Diverso potrebbe essere per gli avvocati, una folla di 250mila professionisti. «Se si punta ad
avere avvocati di buon livello è necessario pensare a loro non come delle ruote di scorta sostiene il numero uno dei civilisti - se non si possono dare soldi bisogna dare incarichi di
prestigio. Sarebbe ragionevole cercare soluzioni condivise, altrimenti sarà un altro buco
nell'acqua».
Al presidente dei giovani avvocati, Dario Greco, piace l'idea di supportare l'ufficio del
giudice. Di più se dietro compenso. «Abbiamo sempre pensato che l'ufficio del giudice
potrebbe essere un'opportunità non solo per i tirocinanti ma anche per gli avvocati neo
abilitati - chiarisce il presidente dell'Aiga - se il ministero si impegna può pensare anche a
delle borse di studio o a uno "stipendio" da pagare con i fondi europei. Da Bruxelles non
prendiamo solo i rimproveri per i ritardi, cerchiamo di usufruire anche dei finanziamenti
previsti per le best practices».
Il presidente dell'Associazione nazionale avvocati, Ester Perifano, fa i suoi conti e decide che si
può fare di più. «Sulla base di quello che si legge con 400 giudici per smaltire metà dell'arretrato
ci vorranno 6 anni. Se si impiegassero 800 giudici il tempo sarebbe ridotto e tre anni lasciando
immutata la spesa. Poi – conclude Perifano - direi di fare molta attenzione alle incompatibilità».
Patrizia Maciocchi
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IL SOLE 24 ORE
PREVIDENZA. LE AGEVOLAZIONI PER I LEGALI SOTTO I 10MILA EURO DI REDDITO
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ALLA CASSA QUOTA DIMEZZATA
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La Cassa forense taglia di un ulteriore 50% il contributo minimo previsto per l'iscrizione di chi
non raggiunge i 10 mila 300 euro l'anno. Il beneficio, messo nero su bianco in una bozza di
Regolamento, dura 10 anni con la possibilità di integrare il versamento per evitare che si dimezzi
anche il riconoscimento dei mesi di iscrizione: 6 anziché 12. «Se nessuno si mette di traverso spiega il presidente della Cassa forense Alberto Bagnoli - il Regolamento dovrebbe essere
approvato entro l'estate. Poi tocca al ministero». La bozza sarà presentata 15 giugno in
un'assemblea aperta a Ordini, Oua e Cnf.
Il Regolamento è destinato a spianare la strada dell'iscrizione ai 56 mila avvocati rimasti fuori
dalla Cassa, prima della riforma, perché sotto il reddito di 10 mila euro.
Un passo che preoccupava, oltre all'avvocatura timorosa per la tenuta dei conti, anche i diretti
interessati, spaventati dai nuovi oneri. Questi ultimi sono però rassicurati, come promesso (si
veda «Il Sole 24 Ore» del 31 maggio) la Cassa ha previsto delle agevolazioni ad hoc.
«Il documento ci convince – spiega il presidente dei giovani avvocati Dario Greco –, perché
viene incontro alle nostre esigenze e ci concede la possibilità di recuperare». Resta da risolvere
il problema voto. L'Aiga non accetta la decisione di tagliare fuori i 56 mila dalla prossima
tornata elettorale di settembre. Il presidente della Cassa comprende le ragioni del disagio e si
augura, sul punto un intervento chiarificatore del ministero.
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IL SOLE 24 ORE
CONTO ALLA ROVESCIA PER LE NUOVE REGOLE DEL CONDOMINIO
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Deleghe, quorum e amministratore: primi effetti già da martedì 18 giugno. Sono serviti sei mesi
per farla entrare in vigore, ma il 18 giugno la riforma del condominio entrerà subito nel vivo.
Sono tante le novità in partenza martedì della prossima settimana, destinate a rivoluzionare i
rapporti tra amministratori e condomini fin dal primo giorno. A partire dalle modifiche al Codice
civile che investiranno le assemblee condominiali.
Gli amministratori, intanto, dovranno fare attenzione alle regole per la convocazione: la nuova
versione del Codice civile impone l'avviso con raccomandata, Pec, fax o consegna a mano. E chi
continuerà a utilizzare l'avviso "a voce" rischia seriamente di incappare nei ricorsi avviati dai
condòmini dissenzienti o assenti.
Le assemblee del 18 giugno saranno poi le prime a dover tenere conto dei nuovi limiti alle
deleghe.
Che dovranno per forza essere date in forma scritta (addio, quindi, alle telefonate dell'ultimo
minuto agli assenti) e non potranno più essere affidate all'amministratore, per nessun tipo di
votazione.
Inoltre, negli edifici in cui i condòmini sono più di venti, ogni delegato non potrà rappresentare
più di un quinto dei comproprietari e del valore dell'edificio (vale a dire 200 millesimi). Una
norma che potrebbe complicare parecchio le cose negli edifici più grandi, con effetti paradossali
dove un unico soggetto possiede più di 200 millesimi.
Sempre in assemblea, diventerà un po' più semplice far passare le decisioni "ordinarie". Finora,
infatti, è stato necessario raccogliere i voti di un terzo dei partecipanti al condominio che
rappresentino almeno un terzo del valore dell'edificio, espresso in millesimi. Ma dal 18 giugno –
fermo restando il limite di un terzo del valore – basterà il voto favorevole della maggioranza dei
presenti. Questo dovrebbe semplificare il raggiungimento del quorum soprattutto nei grandi
palazzi dove la partecipazione è tradizionalmente scarsa e ci sono alcuni proprietari che
possiedono diversi alloggi (anche se per la validità della seduta dovranno comunque esserci
almeno un terzo dei condòmini).
Dall'entrata in vigore della riforma, poi, la nomina dell'amministratore sarà nulla senza
accettazione, un passaggio che prima non era richiesto e al quale dovrà accompagnarsi la
presentazione da parte del professionista del proprio compenso analitico. L'obiettivo è aumentare
la trasparenza e la concorrenza, ma per questo i preventivi dovrebbero essere presentati prima
della deliberazione e – soprattutto – strutturati secondo voci confrontabili, cosa che spesso non
avviene.
Al momento dell'incarico, l'assemblea potrà anche pretendere che l'amministratore sia assicurato:
in pratica, la nomina potrà essere subordinata alla presentazione ai condòmini di una polizza
individuale di responsabilità civile per gli atti compiuti nell'esercizio del mandato. E i massimali
dovranno essere adeguati se nel corso del suo mandato l'assemblea delibererà dei lavori
straordinari.
Cristiano Dell'Oste Valentina Maglione
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IL CORRIERE DELLA SERA
«TRIBUNALI, SCANDALOSO RINVIARE LA RIFORMA»
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Interviene Napolitano, ma la commissione Giustizia non si ferma
Iter veloce per il ddl costituzionale: prima approvazione entro luglio
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ROMA - Le parole di Giorgio Napolitano scuotono la politica e la magistratura. Il Presidente
parla di «scandalo» di fronte a chi vorrebbe rimettere in discussione la riforma dei tribunali. Ed è
un monito per la commissione Giustizia del Senato che intende rivedere il progetto. Ma,
rivolgendosi ai giovani magistrati tirocinanti ricevuti al Quirinale, Napolitano è altrettanto severo
sul loro lavoro: «Indipendenza, imparzialità ed equilibrio nell`amministrare la giustizia sono più
che mai indispensabili in un contesto di persistenti tensioni e difficili equilibri sul piano sia
politico sia istituzionale». Auspicando poi che il Csm «non sia solo un organo di mera difesa, ma
di autogoverno». Come dire, dal Colle è arrivato un altro richiamo alle toghe e al plenum di
Palazzo dei Marescialli, di cui il capo dello Stato è presidente. Nella stessa cornice poi
l`attenzione si è spostata sulla Consulta: «Il Paese ha oggi grande bisogno di punti di solido
riferimento nella capacità di vigilanza e di intervento della magistratura... ciò vale anche
pensando all`indispensabile, effettivo e conseguente riconoscimento del ruolo del giudice delle
leggi, di quella Corte costituzionale che è anche chiamata ad arbitrare i conflitti di attribuzione
tra poteri dello Stato».
Poi il capo dello Stato ha rivolto la sua attenzione al Parlamento: «Sarebbe inammissibile e
scandaloso voler rimettere in qualsiasi modo in questione per ciechi particolarismi anche politici
la già deliberata revisione delle circoscrizioni giudiziarie».
Parole che hanno innescato reazioni di segno opposto.
Sulla riforma che taglia decine di tribunali e centinaia di uffici del giudice di pace, e che andrà a
regime a settembre, la commissione Giustizia del Senato ha risposto rilanciando una nuova
proposta al governo: «Se il ministro Cancellieri è favorevole a varare un decreto legislativo
correttivo, che contenga anche un rinvio di 3 o 4 mesi dell`entrata in vigore della riforma, la
nostra proposta di legge sulla proroga di un anno può essere accantonata», ha detto Giacomo
Caliendo (Pdl). Sono sulla stessa linea la Lega, il socialista Enrico Buemi, Felice Casson del Pd e
Mario Giarrusso del M5S: così oggi, all`unanimità, la commissione potrebbe varare una mozione
per impegnare il governo a «correggere e ritardare la messa a regime» della riforma. La
Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, che ieri ha incontrato Napolitano, ha convocato per il 18
giugno i capigruppo della maggioranza ma da via Arenula fanno già sapere che «i margini di
manovra sono stretti».
Sulle riforme - che Napolitano ieri ha definito «ineludibili» - invece governo e Parlamento ora
corrono. Il ministro Dario Franceschini ha stimato che entro luglio il ddl costituzionale del
governo dovrebbe esser approvato in prima lettura, sia alla Camera sia al Senato. Qui il
provvedimento (numero 813, relatore Anna Finocchiaro) inizia il suo iter in commissione già
domani. E anche il ministro Gaetano Quagliariello fissa un nuovo timing per il Pdl: «Quattro
mesi per fare le riforme altrimenti ce ne andiamo».
Dino Martirano
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LA STAMPA
RINNOVARE IL SISTEMA DELLE SANZIONI
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Carlo Federico Grosso
Anna Maria Cancellieri, appena insediata al Ministero della Giustizia, aveva dichiarato che il
problema carcerario sarebbe stato al centro della sua attenzione. E` stata di parola. Nel corso di
una sua audizione al Senato ha annunciato, qualche giorno fa, un decreto legge per limitare gli
ingressi e favorire le uscite di chi sta scontando l`ultima parte della pena, l`apertura a breve di
nuove strutture per un totale di 4000 posti, la riapertura (se possibile) di alcune strutture in
disuso. E in prospettiva, modifiche alle leggi (già programmate dal ministro Severino) in tema di
misure alternative alla detenzione e di depenalizzazione dei reati bagatellari in grado di renderle
ancora più incisive.
Benissimo. Non vi è dubbio che il problema del sovraffollamento delle carceri sia ineludibile: per
una ragione di elementare rispetto dei principi costituzionali di umanità e di funzione rieducativa
delle pene, e per evitare che l`Italia continui ad essere incalzata dalla giurisdizione europea sul
terreno della violazione dei diritti fondamentali della persona. E` d`altronde evidente che strutture
carcerarie pensate per contenere 45.000 detenuti, e che sono costrette ad ospitarne quali 66.000,
non sono in grado di assicurare condizioni civili di convivenza alla popolazione ristretta e la
piena realizzazione (nonostante gli sforzi di talune amministrazioni penitenziarie) di principi
cardine della «rieducazione» quali il lavoro e l`istruzione. L`obiettivo delle misure programmate
dal Ministero è, evidentemente, raggiungere (attraverso un contemporaneo doppio intervento: sul
terreno della riduzione delle «occasioni» di carcerizzazione e sull`aumento del numero dei posticarcere) un rapporto più equo fra capienza degli istituti penitenziari e popolazione concretamente
detenuta.
L`interrogativo è tuttavia ancora una volta, oggi come ieri, se esse siano davvero in grado di
conseguire il risultato prefisso. In ogni caso, da qualche parte bisogna pur cominciare.
Questo precisato, mi siano consentite alcune parole volte a giustificare comunque la parte delle
misure ipotizzate dal ministero che mirano a diminuire la popolazione carceraria attraverso una
più ampia utilizzazione di pene non detentive o, addirittura, di sanzioni non penali
(depenalizzazione).
Qui non si tratta, semplicemente, di migliorare le condizioni della vita carceraria, ma di dare
corpo nel nostro Paese ad un sistema sanzionatorio profondamente rinnovato, aderente ai più
recenti orientamenti della scienza penalistica e della politica criminale: nel quale la sanzione
penale costituisca l`estrema ratio di protezione giuridica, ed all`interno del sistema penale il
carcere costituisca a sua volta l`estrema ratio di sanzione, da impiegare soltanto quando non siano
utilmente utilizzabili sanzioni diverse. Naturalmente, la detenzione carceraria dovrà continuare a
colpire i reati più gravi o i delinquenti pericolosi; ma quando il delinquente non desta allarme
sociale ed il reato non è particolarmente grave, bene potrà il carcere essere sostituito da
detenzioni domiciliari, da interdizioni da uffici o attività, da lavori di pubblica utilità, da pesanti
pene pecuniarie.
Ritornando al problema carcerario, ho comunque qualche dubbio che le misure ipotizzate dal
Ministro, pur in sé apprezzabili, siano davvero in grado di fronteggiare adeguatamente, e
soprattutto in tempi rapidi, il problema del sovraffollamento. Ed allora, ancora una volta, si
propone, prepotente, il tema della amnistia e dell`indulto, l`unico strumento che sarebbe davvero
in grado di garantire, a breve, assieme ai provvedimento programmati, una (sia pure temporanea)
forte diminuzione della popolazione carceraria. Ma avrà il coraggio, il Parlamento, di farsi
finalmente carico di questa difficile «questione»?
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ITALIA OGGI
TIROCINIO VECCHIO STILE
Nuovo modello soltanto da gennaio 2015
Nuovo tirocinio forense a regime dal 1° gennaio 2015. Le novità previste dalla riforma forense,
fatta eccezione per la durata della pratica ridotta a 18 mesi, non sono infatti applicabili per i due
anni successivi dall'entrata in vigore della legge n. 247/2012. Lo ha chiarito il Consiglio
nazionale forense in un parere inviato ai presidenti dei Consigli dell'ordine tramite la circolare n.
11-C-2013 del 7 giugno scorso. La Commissione consultiva del Cnf ha adottato anche un
secondo parere sul giuramento del praticante abilitato alla luce della nuova disciplina.
Il nuovo tirocinio. L'Unione lombarda degli ordini forensi ha formulato una serie di quesiti tutti
riconducibili al tema dell'applicabilità immediata o meno delle disposizioni sul tirocinio per
l'accesso alla professione forense contenute nella legge n. 247/2012, e in particolare all'art. 48. La
risposta del Cnf, formulata nel parere n. 32/2013, è nel senso dell'inapplicabilità nell'immediato
della disciplina, salvo la norma sulla durata del tirocinio. «La conclusione», si legge nel parere,
«è autorizzata dalla stessa formulazione dell'art. 48 della legge in commento secondo il quale fino
al secondo anno successivo alla sua entrata in vigore «(_) l'accesso all'esame di abilitazione
all'esercizio della professione di avvocato resta disciplinato dalle disposizioni vigenti alla data di
entrata in vigore della presente legge, fatta salva la riduzione a diciotto mesi del periodo di
tirocinio». Le nuove norme, tra l'altro, richiedono «una concretizzazione contenutistica di stampo
attuativo cui deve provvedere il ministro competente ai sensi dell'art. 41, comma 13 che prevede
l'adozione di un decreto ministeriale per la regolamentazione degli aspetti lì precisamente
indicati».
L'Unione ha formulato poi un quesito in relazione all'obbligo di iscrizione nel registro dei
praticanti di coloro che frequentano le scuole di specializzazione per le professioni legali. La
Commissione del Cnf richiama quindi il parere n. 27/2010 «nel quale si è preso atto
dell'orientamento consolidato della giurisprudenza amministrativa che, a fronte del diploma di
specializzazione, non ritiene necessaria la maturazione di un effettivo biennio di iscrizione nel
registro dei praticanti. Si ritiene pertanto», conclude la Commissione, «che il diploma di
specializzazione valga a sostituire un anno di tirocinio a prescindere dalla contestualità, o meno,
della frequenza della scuola rispetto all'iscrizione nel registro dei praticanti».
Il giuramento. Riguardo all'istituto del giuramento del praticante abilitato al patrocinio (previsto
dal rdl n. 1578/1933) a seguito dell'entrata in vigore della riforma dell'ordinamento forense, che
non contiene espresse disposizioni in merito, la Commissione afferma che, dall'entrata a regime
della disciplina, «sembra preferibile una soluzione interpretativa basata sull'applicazione
analogica al praticante abilitato della disciplina dell'impegno solenne prevista per l'avvocato».
Quindi, a partire dal 1° gennaio 2015, «si ritiene che anche il praticante abilitato debba assumere
l'impegno solenne innanzi al Coa al pari dell'avvocato».
Gabriele Ventura
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ADNKRONOS
PALMA, RIFORMA TRIBUNALI PARTIRÀ CON POCHI CORRETTIVI
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Se Cancellieri promuove riunione del 18/6 sa che sono necessari
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Roma, 12 giu. (Adnkronos) - "La riforma dei tribunali deve partire: condivido in pieno le parole
del ministro Cancellieri e del Presidente Napolitano". Lo dice Francesco Nitto Palma, presidente
della commissione Giustizia del Senato, dove l'invito del Guardasigilli ai capigruppo di
maggioranza e ai presidenti delle commissioni per un tavolo il prossimo 18 giugno ha prodotto la
messa in stand by di un documento che i capigruppo stavano preparando con i puntini sulle 'i'
contro la riforma delle circoscrizioni.
"Nel promuovere la riunione -ha aggiunto Palma- il ministro rileva la necessita' di piccoli
interventi correttivi rispetto al decreto legislativo e credo che responsabilita' della politica sia
quella di proporre al ministro i correttivi per far decollare la riforma il 13 settembre prossimo".
Senza alcuna proroga, dunque, come invece rischiava di profilarsi in caso di stallo
nell'interlocuzione con il Guardasigilli. Nitto Palma ricorda che "siccome la riforma delle
circoscrizioni giudiziarie e' stata fatta dal governo Berlusconi, con il sottoscritto ministro della
Giustizia, e' chiaro che io e il Pdl non possiamo che sostenere la partenza della riforma, con i
pochi correttivi assolutamente necessari".
(Red/Ct/Adnkronos)
12-GIU-13 16:05
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ITALIA OGGI
In dirittura il decreto del ministro della giustizia
UNO SVUOTACARCERI
Obiettivo: a casa 4 mila detenuti
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Porte del carcere pronte ad aprirsi per chi, in custodia cautelare, deve estinguere una condanna
inferiore ai tre anni. Decurtazione (ulteriore) dello sconto di pena per la liberazione anticipata:
scende da 45 a 60 giorni per ogni semestre di permanenza dietro le sbarre. E, per specifiche
categorie di detenuti non pericolosi, nonché per i tossicodipendenti che non si siano macchiati di
gravi reati, via libera all'assegnazione «a titolo volontario all'esecuzione di progetti di pubblica
utilità». È pronto il decreto, che approderà nel Consiglio dei ministri della fine di questa
settimana, con cui il Guardasigilli Annamaria Cancellieri intende sulla linea del suo predecessore
Paola Severino (che aveva già stilato dei capitoli) alleviare il dramma del sovraffollamento nelle
prigioni italiane: al 15 maggio, infatti, il totale dei reclusi è di 65 mila 891, di cui circa 23 mila
stranieri e 18 mila 821 in eccesso rispetto alla capienza regolamentare in 206 strutture. E la Corte
europea dei diritti dell'uomo ha recentemente condannato il nostro paese (dando un anno di
tempo per risolvere il fenomeno), sottolineando la violazione dei diritti dei carcerati, trattenuti in
spazi particolarmente angusti (si veda anche ItaliaOggi del 28/5/2013). Il testo si prefigge di
diminuire la popolazione carceraria di 3.500-4.000 unità, secondo le prime stime (quindi, gli
effetti, considerata la mole di detenuti, non sarebbero ad oggi pienamente risolutivi del
problema), e punta ad alleggerire progressivamente la liberazione anticipata per coloro che
daranno prova di volere partecipare ad un processo rieducativo: la riduzione del periodo, infatti,
aumenta da 45 a 60 giorni per ogni sei mesi trascorsi in carcere. C'è, poi, la facoltà di
«congelare» l'esecuzione della pena nei casi di detenzione domiciliare, in cui la pena non
oltrepassi i 4 anni, così come si allarga il perimetro che comprende la possibilità di destinare il
lavoro dei carcerati a opere utili alla collettività, prevedendo che specifiche categorie di detenuti
non pericolosi possano cimentarsi in attività in base a «programmi aggiornati con frequenza
semestrale e trasmessi al magistrato di sorveglianza».
Infine, quando la pena residua da scontare, computando le detrazioni per buona condotta, non
superi i 3 anni, o i 6 per i reati commessi da persone dipendenti dalla droga, il pm è tenuto a
trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza, affinché provveda «senza ritardo con ordinanza»
alla riduzione della pena; stesso meccanismo, si legge nel provvedimento dei tecnici di via
Arenula, riguardo alla custodia cautelare, per la quale si stabilisce che il pm debba trasmettere gli
atti al magistrato di sorveglianza «per la decisione sulla liberazione anticipata».
Simona D'Alessio
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RESPONSABILITÀ TOGHE, AL VIA DDL AL SENATO
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(ANSA) - ROMA, 12 GIU - Comincia l'iter del ddl sulla responsabilita' disciplinare dei
magistrati.
In Commissione Giustizia del Senato il relatore Felice Casson (Pd) ha svolto nel pomeriggio la
sua relazione. Il provvedimento, spiega il parlamentare, punta a colmare una vuoto legislativo
relativo alla sanzione delle esternazioni delle toghe ''che risultino palesemente in contrasto con
idoveri di imparzialita', terzieta' e indipendenza richiesti per il credibile esercizio delle funzioni
giurisdizionali''.
Questa lacuna, si legge nella relazione, verrebbe colmata ''con una significativa riscrittura
dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 109 del 2006''. ''La nuova formulazione – si spiega –
intende allinearsi alle indicazioni espresse in materia dal Presidente della Repubblica, eliminando
dal testo originario 'spazi di discrezionalita'' che avrebbero potuto condizionare indebitamente la
liberta' di manifestazione del pensiero da parte dei magistrati''.
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Agenda del Presidente
GIUGNO 2013
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07.06.2013
Convocazione assemblea OUA 7-8 giugno 2013 – LEGNANO MENFI (AG),
Hotel Menfi Beach Resort
14.06.2013
“Azioni di contrasto alle infiltrazioni della „ndrangheta nella P.A. e nei circuiti
economici locali” – REGGIO CALABRIA
15.06.2013
Incontro con le componenti dell‟Avvocatura – ROMA, Cassa Forense, Via Ennio
Quirino Visconti, 6
19.06.2013
XXXII Congresso Nazionale Forense di Venezia – seconda convocazione
comitato organizzatore – ROMA, CNF
19.06.2013
Presentazione Rapporto OCSE sulla Giustizia Civile – ROMA, Senato della
Repubblica
28.06.2013
Consiglio Direttivo Nazionale di Salerno – SALERNO, Circolo Cannottieri Irno
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Eventi delle Sezioni
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GIUGNO
01.06.2013
Il sistema della previdenza forense – ROSSANO
04.06.2013
“Telematica e Giustizia o Giustizia Telematica” – PALERMO
05.06.2013
Incontro di studio Fondazione AIGA – FIRENZE
06.06.2013
Corso per delegati alle vendite e custodi giudiziari – TRANI
14.06.2013
“Azioni di contrasto alle infiltrazioni della „ndrangheta nella P.A. e nei circuiti
economici locali” – REGGIO CALABRIA
14.06.2013
Corso di perfezionamento in diritto minorile e di famiglia – LECCE
14.06.2013
Il danno biologico di lieve entità – CASSINO
14.06.2013
I giovani sfidano la crisi: imprenditori e professionisti a confronto – NOLA
18.06.2013
Globalizzazione delle professioni: esperienze a confronto – ROMA
25.06.2013
Contratti on line e tutela del consumatore – MANTOVA
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