La notte (non) ci fa paura

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La notte (non) ci fa paura
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La notte (non) ci fa paura
Storie liberatorie, di scoperta e stupore
Lorenzo Luatti
APRILE 2014
Esperto di letteratura per l’infanzia e ricercatore Oxfam Italia
94
Il buio è una delle grandi paure
dei piccoli. Il buio (e la notte) nasconde, cancella, rende invisibile,
cioè inesistente il quotidiano rassicurante. Il tema è ovviamente
assai esplorato dagli albi illustrati attraverso storie semplici e lievi
per consentire ai bambini di affrontare questa paura con serenità, coraggio, scoperta. Essa può
assumere forme diverse: la piccola Talla, nell’albo Piccolo buio
(il castoro, p. 36) di Cristina Petit,
di stanza in stanza, insegue nella
notte le piccole luci colorate che
brillano nel buio e crede di vedere il mostro, il lupo nero, il fantasma, lo squalo… In questa sorta
di caccia notturna Talla trova da
sola il coraggio di guardare, e in
questo modo mostra a tutti i piccoli lettori che è possibile farlo.
Anche il protagonista di Sciocco
Billy (Donzelli, p. 24) di Anthony
Browne non riesce più a dormire.
Billy è un bambino pensieroso
e i suoi sono brutti pensieri,
che lo inseguono di notte e
gli impediscono di dormire
tranquillo. Gli basta poggiare la
testa sul cuscino e subito un esercito di cappelli o di scarpe sbuca
minaccioso dal buio della sua
stanza. Papà e mamma tentano
invano di rassicurarlo, ma solo
la nonna riesce a dargli un utile
suggerimento: basta raccontare
i propri cattivi pensieri a piccoli
pupazzi di legno, e saranno loro a
pensarli per te. Finalmente Billy
può di nuovo dormire tranquillo.
Finché un giorno un nuovo pensiero si affaccia nella sua mente:
come potranno dormire i pupazzetti con tutti quei brutti pensieri
che lui ha raccontato loro? Per
fortuna Billy è un bimbo pieno
di risorse e trova una soluzione
perfetta. Ancora Browne è l’autore di Nel bosco (Kalandraka,
p. 26), ove si narra una vicenda
semplice sulla falsariga di Cappuccetto Rosso in cui si intrecciano mille altri riferimenti fiabeschi, ottenuti attraverso raffinate
allusioni e velati riferimenti. Un
bimbo si sveglia di notte per un
rumore improvviso, poi al mattino proprio quando tutto sembrerebbe tranquillo scopre che il
posto di papà è vuoto, lui non c’è
e la mamma sembra non sapere
quando tornerà. Quando poi gli
viene chiesto di portare un cestino alla nonna malata, badando
bene a non passare dal bosco, il
bimbo decide di far proprio quella strada, di percorrerla nonostante sia sconosciuta e pericolosa. A
ogni giro di pagina cresce la tensione, il silenzio e l’attesa: grandi
e piccoli lettori riprenderanno
fiato dopo un catartico sospiro di
sollievo finale. La scoperta della
notte da parte di una bimba è raccontato con grande maestria e raffinatissima sensibilità dall’autrice
giapponese Komako Sakai nel suo
Anna si sveglia (Babalibri, p. 40).
Anna è una bimba di pochi anni,
alla quale accade, nel cuore della
notte, d’improvviso di svegliarsi:
dopo aver lasciato la cameretta,
una volta che la vista si è abituata
all’oscurità, ecco che Anna scopre
un paesaggio casalingo nuovo e
interessante e, accompagnata dal
gatto Ciro, si avventura con un
pizzico di coraggio per le stanze.
Sono lo sguardo e i gesti di Anna
a creare la meraviglia e a rendere il senso della scoperta e della
conquista.
Il concetto della temporalità intesa come processo di cambiamento e di sviluppo del vissuto è al
centro del nuovo albo poetico di
Laurent Moreau, Dopo (orecchio
acerbo, p. 44). Una dopo l’altra
si susseguono le stagioni, e un
ragazzo s’interroga sul “dopo”,
facendoci partecipi delle sue sensazioni, delle sue emozioni. Ecco
una delle questioni più urgenti
da risolvere per un bambino: riempire ogni volta il dopo con una
nuova possibilità esperienziale,
che colmi positivamente il timore
del vuoto e dell’irreversibilità dei
processi. E infine segnaliamo due
storie spassose per i più piccoli:
La carota gigante (Kite, p. 32)
di Satoe Tone, dove sei coniglietti cicciottini e a forma di goccia
trovano in un campo un carotone
e discutono sull’uso migliore da
farne e Rimbalzi (Cosimo Panini, p. 48) di Cécile Boye, il quale
mette in scena, con semplicissimi
espedienti cartotecnici che ricorrono solo a un particolare taglio
della pagina, il gioco di un cane
con la sua pallina e tutte le avventure e le disavventure che a causa
di questa accadono.
La casa delle meraviglie. La Emme Edizioni di Roselllina Archinto
(Topipittori, Milano, 2013, p. 200, euro 34,00) a cura di Loredana Farina in collaborazione con altri studiosi, rende omaggio a un progetto
editoriale innovativo che ha rivoluzionato il panorama italiano della
letteratura per l’infanzia. A essere approfondita, per la prima volta, è
la storia della “Emme”, la casa editrice fondata da Rosellina Archinto
nel 1966, e che fin dal debutto si fece notare per la varietà del catalogo, la qualità delle collane e dei titoli proposti e la modernità delle
scelte stilistiche. Negli anni ha pubblicato i lavori dei pesi massimi
del campo dell’editoria per ragazzi sia italiani che stranieri che ebbero
(e hanno) grande diffusione nelle scuole dell’infanzia: Leo Lionni, Bruno Munari, Eric Carle, Iela Mari,
Anthony Browne, Jean De Brunhoff, Jean Jacques Loup, Mitsumasa Anno, Bob Gill, Aoi Huber-Kono e
ovviamente, Maurice Sendak e Tomi Ungerer. Un libro atteso da anni, un pezzo della nostra storia.