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DOCUMENTI
VENICE
FORUM
22/23 GIUGNO 2006
“A new reason for Europe”
Our ancestors’objective
“No more wars among us”
has been accomplished.
Now, what’s next?
Il “Venice Forum”, iniziativa congiunta del Gruppo UniCredit,
Comune di Venezia, Fondazione 2000 e della rivista
internazionale di cultura, politica ed economia east, nasce come
Forum permanente di dibattito europeo, animato da qualificati
rappresentanti del mondo politico-istituzionale, economico e
accademico.
Nell’unanime riconoscimento della necessità di procedere con
nuova forza e concretezza nel processo d’integrazione europeo,
l’obiettivo principale dell’iniziativa è riuscire a stimolare
attraverso il dibattito, l’identificazione di idee innovative che
possano contribuire a tale comune obiettivo.
Il Forum permanente si articolerà, per questo, su due
dimensioni: una “virtuale1”, in grado di avvicinare i cittadini
europei alle istituzioni europee, e una “reale” attraverso
l’organizzazione di un convegno che avrà cadenza annuale e
quale importante sede Venezia, storico crocevia dei rapporti con
l’Oriente e sintesi di culture diverse.
Il primo convegno “Una nuova motivazione per l’Europa” è
stato organizzato il 22 e 23 giugno 2006 nella storica cornice di
Palazzo Ducale.
1. www.eastonline.it
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tutte le immagini ©Ferruccio Torboli
PANEL 1.
“La costruzione
europea dopo la
crisi attuale”
Prendendo le mosse dallo stallo istituzionale che ha colpito
l’Unione Europea in seguito alle mancate ratifiche francesi e
olandesi del Trattato costituzionale, e che anima il dibattito nei
singoli Paesi e in seno alle istituzioni comunitarie, il convegno si
è articolato su tre panel:
“La costruzione europea dopo la crisi attuale”, moderato
dall’ambasciatore Renato Ruggiero, hanno partecipato in
qualità di relatori: Francesco Giavazzi, Laurent Fabius, Thomas
Mirow, l’Ambasciatore Sergio Romano e il ministro degli Esteri
Massimo D’Alema.
“L’Europa e i cittadini europei”, moderato da Vittorio Borelli,
hanno partecipato in qualità di relatori: André Sapir, Maurizio
Ferrera, Aldo Bonomi, Khaled Fouad Allam, Giovanni Moro,
Gad Lerner e il sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
“L’Europa domani”, moderato da Franco Locatelli, hanno
partecipato in qualità di relatori: Alessandro Profumo, Massimo
Calearo, Manfred Bischoff e Wojciech Kostrzewa. Conclusioni
affidate al vice presidente della Commissione Europea Franco
Frattini.
Nel quadro generale tracciato dall’ambasciatore Renato Ruggiero è stato evidenziato come la crisi che oggi colpisce l’Unione Europea sia diversa da
quelle passate. Per la prima volta,
infatti, come dimostra la mancata ratifica del Trattato costituzionale in
Francia e Olanda, il processo d’integrazione europea ha visto mancare il
sostegno popolare, e quale che ne sia
il motivo, fino a oggi, non si è ancora
riusciti a dare al problema una valida
soluzione.
Sulle motivazioni e gli strumenti
necessari per uscire dalla crisi sono
state espresse diverse opinioni.
Il professor Giavazzi a questo fine ha
sostenuto come, per capire a fondo la
crisi attuale, si debba tenere in considerazione la contrapposizione tra
Paesi “dirigisti” e Paesi “liberisti” che
si concretizza nel contrasto tra il protezionismo e la visione esclusiva
dell’Unione Europea come libero mercato, con qualche autorità centrale e
poche politiche comuni (euro).
Secondo questa visione, è un errore o
meglio un’illusione pensare di porre
obiettivi identici a Paesi molto diversi,
non solo nella struttura economica,
ma anche nelle tradizioni e nelle politiche sociali. Per uscire dalla crisi,
quindi, occorrerà abbandonare quella
che il professor Giavazzi chiama “la
retorica del coordinamento” che bene
viene rappresentata dall’Agenda di
Lisbona, dal Patto di Stabilità e
Crescita e dai falliti tentativi di elaborare una politica estera e di difesa
comune.
Parzialmente discorde Laurent Fabius
che ha invece sottolineato come l’errore non sia stato porre obiettivi comuni a Paesi tanto diversi quanto, piuttosto, l’incapacità dei singoli governi di
condividere i mezzi, anche finanziari,
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necessari per raggiungere gli stessi
obiettivi comuni.
Risulta inoltre necessario tenere in
considerazione il disagio che la popolazione europea sta evidenziando, cercando di coinvolgerla maggiormente
nel processo d’integrazione europea,
attraverso tutte le forze sociali della
società civile e tenendo ben presente
che la popolazione, oggi, non è contraria all’Unione Europea quanto alla
direzione da questa perseguita.
Occorre poi recuperare l’errore di
“allargare” l’Unione Europea prima di
riformarne il funzionamento, cominciando a dare risposte europee a grandi temi che preoccupano la stessa
popolazione: politica energetica e
creazione di campioni europei, anche
tenendo in considerazione lo scenario
più realistico: adottare queste politiche comuni attraverso la decisione
dell’eurogruppo senza aspettare quei
Paesi
che,
pur
appartenendo
all’Unione Europea, non sono ancora
pronti a compiere determinati progressi.
È stato infine rilevata la necessità –
riaffermata, tra gli altri, da Adrian
Severin – di dare oggi all’UE nuove
fondamenta a cominciare da un’unica
politica economica che preveda il
coordinamento e l’integrazione economica e fiscale, unico modo per colmare le disparità insite nel processo
di allargamento e rispondere concretamente al processo di globalizzazione.
Al di là delle diverse motivazioni che
possono essere date della fase di stallo istituzionale che sta attraversando
l’Unione Europea e al di là delle
diverse opinioni espresse su quale sia
il futuro dell’Unione, tutti sono però
d’accordo
con
l’ambasciatore
Ruggiero, sulla necessità di trasformare la crisi attuale in un’importante
occasione di rilancio del processo
d’integrazione europeo, sia che lo si
configuri come una maggiore integrazione economica, come un rispetto
delle diversità di ogni Paese, o ancora come una profonda ristrutturazione
della governance europea e delle sue
regole.
In qualsiasi modo lo si intenda rima-
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Massimo Cacciari
ne quindi fondamentale procedere al
completamento dell’Unione per il
quale sussiste la principale motivazione: la necessità di farlo.
Nessun Paese che oggi compone l’UE
sarà, infatti, singolarmente in grado
di fronteggiare l’avanzata economica
e sociale di superpotenze come Cina e
India, di dare risposte e salvaguardare i propri valori davanti a problemi di
livello mondiale, come il terrorismo
internazionale o il controllo dei flussi
migratori, e di continuare a giocare
un ruolo da protagonista nel prossimo
futuro, se non all’interno dell’UE.
Renato Ruggiero
neato come il fondamento dei rapporti tra UE e USA sia oggi riscontrabile
nei comuni valori alla base delle due
società: democrazia, giustizia e libero
commercio.
La partnership dovrebbe quindi avere
come obiettivo la difesa e la diffusione di questi valori nel resto del
mondo e in particolare nelle economie emergenti.
Rimangono, inoltre, molti gli ambiti
in cui politiche coordinate tra le due
aree possono giovare a entrambi:
sicurezza internazionale, efficienza
energetica e difesa della proprietà
intellettuale; senza contare l’imporÈ poi apparso fondamentale analizza- tanza economica che l’Unione
re, in uno scenario geopolitico multi- Europea riveste per gli USA e vicepolare e globalizzato in cui le inter- versa.
connessioni nelle società e nelle eco- Di opinione completamente diversa
nomie dei singoli Stati sono ormai chi, come l’ambasciatore Sergio
sempre più determinanti, i rapporti Romano, vede invece nelle politiche
che oggi legano Stati Uniti e Unione attuate dagli Stati Uniti negli ultimi
Europea.
anni il perseguimento d’interessi
Nel corso del dibattito sono emerse completamente diversi da quelli che
posizioni fortemente contrastanti.
dovrebbero essere gli interessi euroSe, infatti, da una parte è stato una- pei e nella partnership transatlantica
nimemente riconosciuto il supera- la presenza di forti contrasti.
mento del primo motivo alla base Diventa quindi in questo contesto
della partnership transatlantica, la indispensabile la creazione di un’UE
comune difesa contro il regime sovie- più unita, in grado non solo di rappretico, dall’altra, sono stati espressi sentare un partner forte per gli Stati
pareri fortemente discordanti sulla Uniti, ma anche di sviluppare politinecessità attuale di continuare la che e relazioni alternative a quelle
partnership.
statunitensi.
L’opinione più diffusa è quella espo- Del resto un mondo in cui “una” sola
sta da Thomas Mirow che ha sottoli- potenza può applicare la sua volontà
PANEL 2.
“L’ Europa
e i cittadini
europei”
Laurent Fabius
Alessandro Profumo
in maniera unilaterale rischia
di
avere delle ripercussioni negative sul
piano della pace, sul piano economico e sul piano ecologico.
tante individuare una leadership
europea forte e coraggiosa, in grado di
portare avanti progetti che prevedano
sacrifici per i singoli Paesi, ma in vista
d’importanti successi.
Tutto questo dovrebbe cominciare
simbolicamente, come già rilevato
dall’ambasciatore Renato Ruggiero,
cogliendo l’occasione del 50° anniversario del Trattato di Roma per un
impegno solenne di ogni governo –
una sorta di Dichiarazione d’Intenti –
a dare nuovo slancio al completamento della costruzione europea.
Se è vero, infatti, che la prima motivazione per l’Unione – Mai più una
guerra tra di noi – è stata soddisfatta,
la nuova motivazione – continuare a
svolgere un ruolo da protagonista nei
futuri assetti geopolitici mondialirichiede un’UE ancora più unita.
La conclusione di questa prima giornata di lavori è stata affidata al ministro degli Esteri Massimo D’Alema che,
in linea con quanto prevalentemente
emerso nel corso del dibattito, ha
affermato la necessità di uscire dalla
crisi dell’UE attraverso l’attuazione di
politiche in grado di rispondere al
disagio della popolazione manifestato
attraverso il “no” alla ratifica del
Trattato costituzionale.
Tuttavia, per fare questo occorre,
secondo il ministro, un rafforzamento
delle Istituzioni Europee – ivi inclusa
la BCE – e della dimensione politica
europea (l’Unione Europea intesa unicamente come Mercato Unico non
potrebbe mai funzionare); istituzioni
come quelle attuali, senza potere e
capacità di decisione non possono
essere in grado, infatti, di attuare
quelle politiche in tema di sicurezza,
innovazione, lavoro e crescita, oggi
indispensabili per recuperare l’ormai
ridotto consenso popolare.
Temi in cui l’UE ha bisogno di creare
cooperazioni rafforzate – come l’euro –
che anche con diversi formati siano in
grado di far avanzare l’UE e “completino”, senza mai sostituirle, istituzioni
europee più forti.
Per realizzare questo sarà però impor-
Il secondo giorno di lavori è stato aperto
dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari
il quale, introducendo il Panel “L’Europa
e i cittadini europei”, ha evidenziato
come la necessità di resistere all’avanzata delle economie emergenti, e più in
generale alla competizione globale, non
siano motivazioni sufficienti ad attivare
un movimento d’opinione pubblica a
sostegno della costruzione dell’unità
europea.
Per raggiungere questa finalità occorre
invece un dialogo continuo con i cittadini che li rassicuri e li convinca che un’UE
più unita implicherà, in futuro, una maggiore sicurezza, un maggiore benessere e
più servizi.
Riuscire a favorire tutto questo, a partire da un Welfare State pubblicamente
garantito, potrebbe anche entrare in
contrasto con un’unità economica finalizzata esclusivamente alla competizione globale.
Secondo l’economista André Sapir, infatti, il nostro sistema economico e sociale,
di grande successo fino alla metà degli
anni ’70, è ormai completamente inadeguato a fronteggiare l’attuale fase del
processo di globalizzazione.
A supporto di quanto affermato dal sindaco Cacciari, Sapir ha sottolineato
come nelle scelte che l’Europa prenderà
in futuro occorrerà considerare tre elementi: la globalizzazione, il cambiamento tecnologico e l’invecchiamento della
popolazione perché l’euro, l’allargamento
e il mercato unico non sono visti dai cittadini come risposte sufficienti al processo di globalizzazione e se non saranno affiancate da un adeguato cambiamento nello Stato Sociale diventeranno –
come già sta avvenendo – non la soluzione al problema bensì parte di esso.
Più della metà dei cittadini europei oggi,
infatti, si dichiara preoccupato che il processo d’integrazione europea, nel conte-
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sto più generale della globalizzazione e
dell’internazionalizzazione, porti a un’erosione dei benefici sociali, alla perdita
dell’occupazione e alla perdita della
sicurezza.
Per questo si rende necessaria una seria
riflessione sulla necessità di riformare lo
Stato Sociale europeo, la cui ultima iniziativa seria risale ormai all’Agenda di
Hampton Court elaborata durante la presidenza britannica.
Nell’analisi condotta da Sapir, al di là di
una serie di valori basilari comuni, tra i
singoli modelli di Stato Sociale europei,
esistono, al momento, molte differenze
che misurate in termini di equità2 (minore tasso di povertà) ed efficienza3
(minore livello di disoccupazione), danno
origine a quattro prevalenti modelli
sociali europei:
■ Modello Scandinavo4: alta efficienza,
alta equità e flessibilità.
■ Modello Mediterraneo: bassa efficienza e bassa equità.
■ Modello Anglosassone: alta efficienza,
bassa equità e flessibilità.
■ Modello Continentale5: bassa efficienza ma alta equità.
Sulla necessità di creare un unico sistema sociale europeo sono state espresse
diverse opinioni che sinteticamente possono essere riassunte in:
– coloro che ritengono impossibile esportare un unico modello sociale – fosse
anche quello nordico – negli altri Paesi
europei viste le differenze sia nella struttura economica che in quella sociale.
– Coloro che ritengono invece, che i
diversi modelli sociali europei, per resistere alla globalizzazione debbano convergere – e secondo i più ottimisti lo
stanno già facendo – verso caratteristiche comuni.
– Coloro che come Sapir ritengono che
fondamentale non sia la creazione di un
unico Stato Sociale europeo, quanto la
sostituzione dei sistemi completamente
inefficienti. Se, infatti, si vuole fronteggiare l’attuale fase del processo di globalizzazione occorrono modelli più efficienti e flessibili, dove la flessibilità non
implica necessariamente una minore
equità, come dimostra il caso dei Paesi
nordici, quanto una maggiore possibilità
di riuscire a rispondere ai cambiamenti
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Massimo D’Alema
Andrè Sapir
generati dalla globalizzazione.
Anche sulle politiche sociali che dovrebbero essere amministrate in modo unitario dall’UE sono state rilevate diverse
posizioni.
Se infatti, quasi unanimemente, si ritiene che sarà possibile, nonché auspicabile, avere in futuro un’unica politica europea in tema di Ricerca, Innovazione
Istruzione e più in generale di potenziamento del capitale umano, molte più
perplessità sussistono quando si pensa
alla creazione di ammortizzatori sociali
europei. Decisione che sarebbe probabilmente non approvata dai cittadini divenendo, quindi, controproducente per la
stessa idea di Europa.
Aldo Bonomi e Khaled Fouad Allam hanno
poi esteso la discussione alle libertà e
alle pluridentità presenti nell’Unione
Europea.
Condividendo l’opinione espressa precedentemente dal professor Vaciago,
Bonomi ha evidenziato come la politica
dell’UE dovrà riuscire a costruire
l’Unione nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze esistenti tra i singoli
Paesi.
Alcune differenze, infatti, non sempre
sono riconducibili a un unico modello: è
questo il caso dei diversi sistemi di capitalismo europeo, delle politiche sull’immigrazione e dello stesso Stato Sociale.
È un dovere quindi della Politica tenerne
conto e riuscire ad armonizzarle in una
comune visione europea.
Khaled Fouad Allam ha invece evidenzia-
to come l’UE debba ancora tenere in
considerazione, anche in prospettiva di
un futuro modello sociale europeo, concetti come quello dell’identità europea e
dell’immigrazione, ancora non affrontati
sufficientemente dall’Unione.
In particolare, il concetto d’identità europea non può prescindere dalla considerazione dei futuri allargamenti europei,
come quello ai Paesi del Mediterraneo,
così come le politiche dell’immigrazione,
al momento fortemente restrittive, non
possono non tenere conto dei cambiamenti demografici che si stanno completando e che nei prossimi anni vedranno
una sempre maggiore emigrazione verso i
Paesi dell’UE.
Alla luce di tutto questo l’UE deve
cominciare a riflettere, nell’ottica di un
futuro sistema sociale europeo, sulle
politiche di coesione socio-culturale,
anche come lotta alle discriminazioni,
tenendo in considerazione che le forti
minoranze etniche presenti ormai in ogni
Stato europeo saranno in un prossimo
futuro parte integrante della stessa idea
di Europa.
Per analizzare i rapporti tra cittadini
europei e istituzioni è stata poi stimolata
una riflessione anche sul fenomeno organizzativo, in corso di sviluppo, chiamato
“Attivismo Civico”.
Davanti a una crisi europea che, come
rilevato, ha la sua prima manifestazione
in una riduzione del consenso popolare,
diventa fondamentale infatti riflettere
sulla volontà dei cittadini di partecipare
PANEL 3.
“L’Europa
domani”
Aldo Bonomi
Khaled Fouad Allam
al policy making organizzandosi in forme
autonome, diverse da partiti e sindacati.
Giovanni Moro, sociologo e presidente di
Fondaca, ha sottolineato come il fenomeno dell’attivismo civico sia oggi quasi
esclusivamente un fenomeno nazionale
(solo 400 Organizzazioni di Cittadini a
Bruxelles contro le circa 1.000 in Italia).
Manca ancora da parte dell’UE un
approccio strategico a queste organizzazioni; non si considera, infatti, come
queste non svolgano esclusivamente
un’attività di consulenza quanto, piuttosto, siano in grado di generare e diffondere informazioni, educazione, comunicazione pubblica e verifica di attuazione
delle politiche.
Andrebbe quindi considerato come le
organizzazioni di cittadini potrebbero
concretamente contribuire alla costruzione di una sfera pubblica europea tenendo in considerazione, soprattutto, che
negli indici di fiducia dei cittadini ricoprono sempre le prime posizioni.
Continuare a coinvolgerle, a livello europeo, solo per la possibile ma non obbligatoria consultazione – come previsto dal
Regolamento sulla Consultazione della
Commissione Europea – a cui poi non
viene quasi mai dato seguito, come nel
caso del Trattato costituzionale europeo,
vuol dire, per l’UE, precludersi la possibilità di sfruttare un importante strumento per avvicinare i cittadini alle Istituzioni
europee.
Anche il giornalista Gad Lerner ha affermato con forza come un’UE costruita
senza i cittadini non possa durare a
lungo.
Proprio per questo occorre colmare la
distanza tra élite politica e cittadini,
rispondendo alle principali paure della
popolazione: la paura che l’élite politica
europea porti a una tecnocrazia in grado
di assumere politiche incontrollabili con
riflessi sui singoli Stati nazionali, e la
paura del flusso d’immigrazione che dal
processo d’integrazione europeo potrebbe generarsi.
Nessuna democrazia, tanto meno quella
europea, deve infatti ridurre la partecipazione dei cittadini al semplice esercizio
del diritto di voto; occorre, invece, una
maggiore attenzione e un maggiore coinvolgimento dei cittadini affinché questi
arrivino a condividere le fasi del processo d’integrazione europea e perché non
si generino fenomeni di populismo antipolitico.
In completo contrasto con questa visione
chi, invece, come Innocenzo Cipolletta,
ritiene che solo attraverso il “dirigismo”
l’Europa possa, almeno in questo
momento, attuare quelle decisioni e
quelle riforme necessarie oggi per rilanciare il processo europeo.
2 Differenze dovute principalmente, secondo Sapir, ai
diversi sistemi scolastici secondari.
3 Differenze dovute principalmente, secondo Sapir, alle
diverse legislazioni in tema di lavoro.
4 Paesi scandinavi più Olanda e Austria.
5 Lussemburgo, Francia, Belgio e Germania.
Dopo aver riflettuto sul processo d’integrazione europeo e sui rapporti tra
cittadini europei e istituzioni, l’ultima
parte del convegno ha cercato di analizzare, prima ancora di riflettere su
quale futuro sarà possibile per questa
Unione, il ruolo che in tutto questo
riveste il mondo degli affari.
Oggi, infatti, per la prima volta, a fronte di un’Europa caratterizzata da una
fase di forte stallo istituzionale, c’è
invece un business europeo protagonista di un forte attivismo che si traduce
nelle operazioni “cross-border” avvenute.
Di conseguenza, oggi la vera forza trainante del processo di unità e integrazione europea potrebbe essere, per la
prima volta, l’Economia e non la
Politica.
Il tema è stata affrontato sia da un
punto di vista profondamente europeo,
sia in base all’esperienza del business
italiano e dei Paesi protagonisti del
recente allargamento dell’UE.
In realtà, come rilevato da Alessandro
Profumo, esiste un “primato della politica” che in nessun caso può venir
meno.
Senza un contesto politico che renda
funzionanti le stesse istituzioni, infatti, anche il mondo degli affari si trova
in forte difficoltà.
Nessuna grande operazione “cross border”, tanto meno quella realizzata
dalla stessa UniCredit, sarebbe mai
potuta avvenire senza la creazione
dell’Unione Europea e della moneta
unica.
Come sottolineato da Massimo Calearo,
presidente degli industriali di Vicenza,
questo è tanto più vero quanto più
viene rapportato al mondo economico
italiano fatto di piccole e medie imprese che per continuare a sopravvivere
hanno bisogno di un forte processo di
cambiamento.
L’Unione Europea, il Mercato Unico e
l’euro si rivelano infatti fondamentali
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Giovanni Moro
Gad Lerner
Lapo Pistelli
per stimolare le imprese a mettersi in
rete e avviare quel processo d’internazionalizzazione delle PMI italiane
ormai divenuto imprescindibile.
Come è vero , quindi, che la politica
aiuta il business, è vero però anche il
contrario, perché riuscire a creare
grandi operatori economici, sfruttando
mercati interni più ampi ed economie
di scala, crea condizioni più vantaggiose per gli stessi cittadini.
Se chi fa business si assumesse la
responsabilità di fare capire ai cittadini l’importanza anche economica di
un’Unione Europea più unita, molti
problemi che la politica incontra quando si parla di processo d’integrazione
europeo probabilmente potrebbero
essere risolti.
Il ruolo del business diventa ancora
più fondamentale nella “Nuova
Europa” e in tutti quei Paesi recentemente coinvolti nel processo di allargamento europeo in cui, mentre il
mondo degli affari è già da tempo sulla
strada di una profonda integrazione
europea, le istituzioni ancora no.
È quindi importante che sia proprio il
business a esercitare, in questi Paesi,
quelle pressioni necessarie affinché
anche la politica e la società civile
diventino parte attiva di una più
profonda integrazione europea.
Anche Manfred Bischoff, presidente di
EADS, ha sottolineato l’impossibilità
che Politica ed Economia, proprio in
quanto finalizzate a obiettivi diversi,
possano mai essere considerate sostitutive l’una dell’altra quanto, piuttosto, profondamente funzionali tra loro.
Se, infatti, le istituzioni europee non
riusciranno a creare un ambiente dove
è possibile per le imprese fare profitto
ed evitare le complicazioni e le lungaggini nazionali, il business dovrà
spostarsi su altri mercati e l’UE non
potrà più garantire la qualità di vita
che oggi assicura ai propri cittadini,
con forti ripercussioni sulla fiducia nel
processo d’integrazione.
Le istituzioni dovrebbero quindi, anche
sotto la spinta delle ultime fusioni realizzate, adeguarsi alla nascita di
imprese non più solamente nazionali.
Dovrebbero cambiare alcune norme
per regolare soggetti ormai operanti in
più Paesi europei (come testimonia il
caso UniCredit), e pur potendo mantenere in un’ottica federalista i sistemi
nazionali, è necessario che vengano
emanati dalle istituzioni centrali europee nuovi regolamenti finalizzati al
coordinamento delle singole istituzioni
nazionali.
Conclusioni
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Nel complesso il convegno ha cercato di
analizzare la fase di crisi che attualmente vive l’Unione Europea nelle sue
componenti politiche, economiche e
civili, per cercare di identificare la strada più adatta a rilanciare il processo
d’integrazione.
Le visioni emerse sono state diverse e
per alcuni aspetti anche contrastanti.
Infatti, pur nel comune riconoscimento
della necessità di sconfiggere quello
che il vice presidente Frattini ha chiamato “euro-pessimismo”, le strategie
individuate sono risultate numerose e
differenti.
Dall’opinione più estrema, espressa da
Alain Lecourieux, di rifondare completamente l’Unione Europea e l’idea di
democrazia che vi è alla base, alla
necessità di continuare l’integrazione
europea esclusivamente sul piano economico, da sempre caratterizzato da
grandi successi, dalla CECA all’euro.
Tuttavia, l’idea che è emersa con più
forza è stata quella di rilanciare il processo d’integrazione partendo da un
rafforzamento della dimensione politica
e dallo sviluppo di importanti politiche
comuni, come quelle su Energia,
Immigrazione, Sicurezza, Ricerca e
Innovazione, e di riflessioni globali sui
prossimi allargamenti, in primis verso il
Mediterraneo, e sul ruolo che l’UE deve
svolgere nello scenario internazionale.
Programme
Thursday, 22 June
Palazzo Ducale – Sala dello Scrutinio, Piazza San Marco, 1
2.45pm
Arrival of participants: Welcome Coffee
3.15 – 3.25pm
Welcome addresses by Massimo Cacciari, Mayor of Venice
Dieter Rampl, Chairman of UniCredit Group
3.25 – 3.45pm
Introductory remarks by Renato Ruggiero Ambassador, Chairman of
UniCredit International Advisory Board, Vice-Chairman of European
Investment Banking Citigroup, who chairs the meeting
Maurizio Ferrera
Fondamentale in tutto questo sarà
però, a meno che non si accolga una
visione maggiormente “dirigista”, recuperare il consenso della popolazione
coinvolgendola, anche attraverso le
organizzazioni dei cittadini, nel processo d’integrazione europea. Occorre dare
ai cittadini risposte e risultati concreti,
facendo loro capire quanto la creazione
di un’UE politicamente più unita sia
fondamentale anche dal punto di vista
economico.
Nell’analisi dello stallo istituzionale
che oggi ha colpito l’Unione è importante sottolineare, però, anche i fondamentali risultati raggiunti e il superamento delle grandi sfide che l’Europa
ha dovuto affrontare: riunificazione
delle due Germanie, la moneta unica e
l’Allargamento.
Non bisogna quindi mai dimenticare,
come il presidente Cardoso ha evidenziato al termine del Convegno, che,
nonostante le attuali difficoltà, l’UE
rappresenta l’esempio storico di unione
politica ed economica dell’ultimo secolo.
Un’unione che, anche se con modalità
e contenuti differenti, tutti si augurano
possa ulteriormente rafforzarsi.
PANEL 1: THE EUROPEAN CONSTRUCTION AFTER THE PRESENT CRISIS
“European integration of globalism and localism: compete to survive”
3.45 – 4.05pm
Francesco Giavazzi, Professor of Economics, Bocconi University, Italy
4.05 – 4.15pm
Respondent: Laurent Fabius, Member of the National Assembly, France
4.15 - 4.30pm
Coffee Break
“Partnership between Europe and the US in a changing geopolitical scenario”
4.30 – 4.50pm
Thomas Mirow, State Secretary in the Federal Ministry of Finance, Germany
4.50 – 5.05pm
Respondent: Sergio Romano, Ambassador, Historian, Opinionist, Italy
5.05 – 6.35pm
Debate among participants
C. Bielecki, M. Dassù, J. Mecinger
Kick-off:
CLOSING REMARKS
“A new reason for Europe”
6.35 – 7.05pm
Massimo D’Alema, Minister for Foreign Affairs, Italy
Transfer to Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia at 8.30pm
Buffet-Dinner and concert of Goran Bregovic: 9.30 pm
Friday, 23 June - Sala dello Scrutinio
8.15 –8.30am
Welcome Coffee
8.30 – 8.45am
Introductory remarks by Massimo Cacciari, Mayor of Venice
who chairs the meeting
a cura di Francesca Nenci
Languages: Italian, English and French
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PANEL 2: EUROPE AND THE EUROPEANS
Participants
“The European Welfare Models”
8.45 - 9.05am
André Sapir, Professor of Economics, ECARES, Université libre de
Bruxelles, Belgium
9.05 – 9.15am
Respondent: Maurizio Ferrera Professor of Social and Work
Sciences, Italy
“Civil rights, Identity and multiple cultures”
9.15 – 9.35am
Aldo Bonomi, Sociologist, Director of AASTER, Italy
9.35 – 9.45am
Respondent: Khaled Fouad Allam, Member of the Parliament, Italy
“The public interest organizations in Europe”
9.45 – 10.05am Giovanni Moro, Political sociologist, President of Fondaca, Italy
10.05 – 10.15am Respondent: Gad Lerner, Journalist, Italy
10.15 – 10.30am Coffee Break
10.30 – 11.45am Debate among participants
Kick-off:
I. Cipolletta, F. Onida, F. Botta
12.15 – 12.30pm Closing remarks by Massimo Cacciari
12.30 – 2.15pm Lunch
PANEL 3: EUROPE TOMORROW
2.15 – 3.30pm
Roundtable
“Is business more advanced than Institutions?”
Moderator:
Panelists:
Franco Locatelli, Columnist of the Italian newspaper
“Il Sole 24 Ore”, Italy
Alessandro Profumo, CEO UniCredit Group, Italy
Massimo Calearo, President of Industrial Association Vicenza, Italy
Manfred Bischoff, Chairman of EADS, Germany
Wojciech Kostrzewa, President and CEO of ITI Group,
Member of the Executive Committee, Poland
“What outcome from the present crisis of Europe” ?
3.30 – 3.50pm
Franco Frattini, Vice-President of the European Commission, Italy
3.50 – 4.00pm
Respondent: Alain Lecourieux, Member of the Scientific Council,
ATTAC, France
4.00 – 4.45pm
Debate among participants
Kick-off:
L. Pistelli, A. Calabrò, A. Marzano
188
Khaled Fouad ALLAM, Member of the
Parliament, Sociologist, Italy
Giuliano AMATO, Minister of the Interior,
former Deputy Chairman of the
European Convention, Italy
Laszlo AKAR, CEO of GKI Economic
research Institute Hungary
Boris BEGOVIC, Economist, Serbia
Franco BELLEI, Vice - President
UniCredit Group, Italy
Jan BIELECKI, Former Prime Minister,
Poland
Manfred BISCHOFF, Chairman of EADS
(European Aeronautic Defence and
Space Co.), Germany
Aldo BONOMI, Sociologist, Director of
AASTER, Italy
Vittorio BORELLI, Editor of east review
(Europe and Asia STrategies), Italy
Giuseppe BORGIOLI, American Consul in
Milan, USA
Francesco BOTTA, Professor of Economic
Policy, University of Bari, Italy
Goran BREGOVIC, Musician and
Composer, Serbia
Massimo CACCIARI, Mayor of Venice;
Italy
Antonio CALABRO’, Director of Apcom,
Italy
Massimo CALEARO, President of
Industrial Association, Vicenza, Italy
Fernando Henrique CARDOSO, Former
President of the Federative Republic of
Brazil, Brazil
Duna CEM, Ambassador, Political columnist, Member of the Board of Tusiad,
Turkey
Innocenzo CIPOLLETTA, Chairman of UBS
Corporate Finance, Italy
Fabrizio CORICELLI, Professor of
Economics, University of Siena, Italy
Massimo D’ALEMA, Minister for Foreign
Affairs, Italy
Alessandro DALAI, President of Baldini
Castoldi Dalai, Publishing House, Italy
Marta DASSU’, Director General,
International Programs Editor, Aspenia,
Aspen Institute, Italy
Pier Virgilio DASTOLI, Director of the
Italian Representative Institution for EU
Commission, Italy
Piero DELLA VALENTINA, President of
Confindustria, Friuli Venezia Giulia, Italy
Vladimir DLOUHY, Former Minister of
Finance and former Minister of Industry
and Trade, Czech Republic
Laurent FABIUS, Member of the National
Assembly, France
Maurizio FERRERA, Professor of Social
and Work Sciences, University of Milan,
Italy
Franco FRATTINI, Vice-President of the
European Commission, Italy
Ron FREEMAN, Former Vice President
EBRD, UK
Francesco GIAVAZZI, Professor of
Economics, Bocconi University, Italy
Paolo GUERRIERI, Professor of Economics
of the European Integration, Vice
President of the Institute for Foreign
Affairs (IAI), Italy
Erich HAMPEL, Deputy General Manager
of Unicredit Group, Austria
Henning KAGERMANN, CEO of SAP AG,
Germany
Ibrahim KAMEL, Chairman of the
Egyptian European Council, Egypt
Wojciech KOSTRZEWA, President and
CEO of ITI Group, Poland
Alain LECOURIEUX, Member of the
Scientific Council, ATTAC, France
Gad LERNER, Journalist, Italy
Franco LOCATELLI, Columnist of the
Italian newspaper “Il Sole 24 Ore”, Italy
Franjo LUKOVIC, CEO of Zagrebacka
Banka – UniCredit Group, Croatia
Daniele MARINI, Director of North – East
Foundation, Italy
Antonio MARZANO, Former Minister of
Industry, Chairman of CNEL, Italy
Edoardo MASSAGLIA, Head of Corporate
Identity Division, UniCredit Group, Italy
Joze MECINGER, Former Prime Minister,
Slovenia
Cesare MERLINI, Executive Vice
President of the Council for the United
States and Italy, Italy
Thomas MIROW, State Secretary of the
Federal Ministry of Finance, Germany
Andrea MONETA, Deputy General
Manager of Unicredit Group, Italy
Giovanni MORO, Political sociologist and
President of the Active Citizenship
Foundation, Italy
Ferdinando NELLI FEROCI, Head of
Cabinet Ministry for Foreign Affairs,
Italy
Fabrizio ONIDA, Professor of International
Economics, Bocconi University, Italy
Moni OVADIA, Singer, musician, author,
theatre actor and director, Italy
Quentin PEEL, International Affairs Editor
of the Financial Times, UK
Gerardo PELOSI, Journalist of “Il Sole 24
Ore”, Italy
Lapo PISTELLI, Responsible of Foreign
Affairs “Margherita”, Member of
European Parliament, Itlay
Ivo PROKOPIEV Businessman and editor,
Bulgaria
Alessandro PROFUMO, CEO of UniCredit
Group, Italy
Rachid Mohammed RACHID, Minister of
Foreign Trade and Industry, Egypt
Dieter RAMPL, Chairman of UniCredit
Group, Germany
Sergio ROMANO, Ambassador, Historian,
Opinionist, Italy
Renato RUGGIERO, Ambassador, Chairman
of UniCredit International Advisory Board,
Vice-Chairman of European Investment
Banking Citigroup, Italy
Enzo RULLANI, Professor of Business
Strategies, Ca’ Foscari University, Italy
Roberto SANTANIELLO, Director of the
Regional Representative Institution for EU
Commission, Italy
André SAPIR, Professor of Economics, ECARES, Université Libre de Bruxelles,
Belgium
Giuseppe SCOGNAMIGLIO, Head of
Institutional and International Relations Unicredit Group, Italy
Adrian SEVERIN, Observer Socialist Group
in the European Parliament, Romania
Marko SKREB, Former Governor of Croatian
Central Bank, IMF expert,Croatia
Andrea TOMAT, President “Fondazione
Nord Est”, President of “Unindustria
Treviso”, Italy
Tiziano TREU, Former Minister of Labour,
National Responsible for Labour –
Margherita, Senator, Italy
Giacomo VACIAGO, Professor of Economic
Policy, Università Cattolica di Milano, Italy
Karel VAN MIERT, Former European
Competition Commissioner UE, Belgium
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