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DOCUMENTI VENICE FORUM 22/23 GIUGNO 2006 “A new reason for Europe” Our ancestors’objective “No more wars among us” has been accomplished. Now, what’s next? Il “Venice Forum”, iniziativa congiunta del Gruppo UniCredit, Comune di Venezia, Fondazione 2000 e della rivista internazionale di cultura, politica ed economia east, nasce come Forum permanente di dibattito europeo, animato da qualificati rappresentanti del mondo politico-istituzionale, economico e accademico. Nell’unanime riconoscimento della necessità di procedere con nuova forza e concretezza nel processo d’integrazione europeo, l’obiettivo principale dell’iniziativa è riuscire a stimolare attraverso il dibattito, l’identificazione di idee innovative che possano contribuire a tale comune obiettivo. Il Forum permanente si articolerà, per questo, su due dimensioni: una “virtuale1”, in grado di avvicinare i cittadini europei alle istituzioni europee, e una “reale” attraverso l’organizzazione di un convegno che avrà cadenza annuale e quale importante sede Venezia, storico crocevia dei rapporti con l’Oriente e sintesi di culture diverse. Il primo convegno “Una nuova motivazione per l’Europa” è stato organizzato il 22 e 23 giugno 2006 nella storica cornice di Palazzo Ducale. 1. www.eastonline.it 180 tutte le immagini ©Ferruccio Torboli PANEL 1. “La costruzione europea dopo la crisi attuale” Prendendo le mosse dallo stallo istituzionale che ha colpito l’Unione Europea in seguito alle mancate ratifiche francesi e olandesi del Trattato costituzionale, e che anima il dibattito nei singoli Paesi e in seno alle istituzioni comunitarie, il convegno si è articolato su tre panel: “La costruzione europea dopo la crisi attuale”, moderato dall’ambasciatore Renato Ruggiero, hanno partecipato in qualità di relatori: Francesco Giavazzi, Laurent Fabius, Thomas Mirow, l’Ambasciatore Sergio Romano e il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. “L’Europa e i cittadini europei”, moderato da Vittorio Borelli, hanno partecipato in qualità di relatori: André Sapir, Maurizio Ferrera, Aldo Bonomi, Khaled Fouad Allam, Giovanni Moro, Gad Lerner e il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. “L’Europa domani”, moderato da Franco Locatelli, hanno partecipato in qualità di relatori: Alessandro Profumo, Massimo Calearo, Manfred Bischoff e Wojciech Kostrzewa. Conclusioni affidate al vice presidente della Commissione Europea Franco Frattini. Nel quadro generale tracciato dall’ambasciatore Renato Ruggiero è stato evidenziato come la crisi che oggi colpisce l’Unione Europea sia diversa da quelle passate. Per la prima volta, infatti, come dimostra la mancata ratifica del Trattato costituzionale in Francia e Olanda, il processo d’integrazione europea ha visto mancare il sostegno popolare, e quale che ne sia il motivo, fino a oggi, non si è ancora riusciti a dare al problema una valida soluzione. Sulle motivazioni e gli strumenti necessari per uscire dalla crisi sono state espresse diverse opinioni. Il professor Giavazzi a questo fine ha sostenuto come, per capire a fondo la crisi attuale, si debba tenere in considerazione la contrapposizione tra Paesi “dirigisti” e Paesi “liberisti” che si concretizza nel contrasto tra il protezionismo e la visione esclusiva dell’Unione Europea come libero mercato, con qualche autorità centrale e poche politiche comuni (euro). Secondo questa visione, è un errore o meglio un’illusione pensare di porre obiettivi identici a Paesi molto diversi, non solo nella struttura economica, ma anche nelle tradizioni e nelle politiche sociali. Per uscire dalla crisi, quindi, occorrerà abbandonare quella che il professor Giavazzi chiama “la retorica del coordinamento” che bene viene rappresentata dall’Agenda di Lisbona, dal Patto di Stabilità e Crescita e dai falliti tentativi di elaborare una politica estera e di difesa comune. Parzialmente discorde Laurent Fabius che ha invece sottolineato come l’errore non sia stato porre obiettivi comuni a Paesi tanto diversi quanto, piuttosto, l’incapacità dei singoli governi di condividere i mezzi, anche finanziari, 181 necessari per raggiungere gli stessi obiettivi comuni. Risulta inoltre necessario tenere in considerazione il disagio che la popolazione europea sta evidenziando, cercando di coinvolgerla maggiormente nel processo d’integrazione europea, attraverso tutte le forze sociali della società civile e tenendo ben presente che la popolazione, oggi, non è contraria all’Unione Europea quanto alla direzione da questa perseguita. Occorre poi recuperare l’errore di “allargare” l’Unione Europea prima di riformarne il funzionamento, cominciando a dare risposte europee a grandi temi che preoccupano la stessa popolazione: politica energetica e creazione di campioni europei, anche tenendo in considerazione lo scenario più realistico: adottare queste politiche comuni attraverso la decisione dell’eurogruppo senza aspettare quei Paesi che, pur appartenendo all’Unione Europea, non sono ancora pronti a compiere determinati progressi. È stato infine rilevata la necessità – riaffermata, tra gli altri, da Adrian Severin – di dare oggi all’UE nuove fondamenta a cominciare da un’unica politica economica che preveda il coordinamento e l’integrazione economica e fiscale, unico modo per colmare le disparità insite nel processo di allargamento e rispondere concretamente al processo di globalizzazione. Al di là delle diverse motivazioni che possono essere date della fase di stallo istituzionale che sta attraversando l’Unione Europea e al di là delle diverse opinioni espresse su quale sia il futuro dell’Unione, tutti sono però d’accordo con l’ambasciatore Ruggiero, sulla necessità di trasformare la crisi attuale in un’importante occasione di rilancio del processo d’integrazione europeo, sia che lo si configuri come una maggiore integrazione economica, come un rispetto delle diversità di ogni Paese, o ancora come una profonda ristrutturazione della governance europea e delle sue regole. In qualsiasi modo lo si intenda rima- 182 Massimo Cacciari ne quindi fondamentale procedere al completamento dell’Unione per il quale sussiste la principale motivazione: la necessità di farlo. Nessun Paese che oggi compone l’UE sarà, infatti, singolarmente in grado di fronteggiare l’avanzata economica e sociale di superpotenze come Cina e India, di dare risposte e salvaguardare i propri valori davanti a problemi di livello mondiale, come il terrorismo internazionale o il controllo dei flussi migratori, e di continuare a giocare un ruolo da protagonista nel prossimo futuro, se non all’interno dell’UE. Renato Ruggiero neato come il fondamento dei rapporti tra UE e USA sia oggi riscontrabile nei comuni valori alla base delle due società: democrazia, giustizia e libero commercio. La partnership dovrebbe quindi avere come obiettivo la difesa e la diffusione di questi valori nel resto del mondo e in particolare nelle economie emergenti. Rimangono, inoltre, molti gli ambiti in cui politiche coordinate tra le due aree possono giovare a entrambi: sicurezza internazionale, efficienza energetica e difesa della proprietà intellettuale; senza contare l’imporÈ poi apparso fondamentale analizza- tanza economica che l’Unione re, in uno scenario geopolitico multi- Europea riveste per gli USA e vicepolare e globalizzato in cui le inter- versa. connessioni nelle società e nelle eco- Di opinione completamente diversa nomie dei singoli Stati sono ormai chi, come l’ambasciatore Sergio sempre più determinanti, i rapporti Romano, vede invece nelle politiche che oggi legano Stati Uniti e Unione attuate dagli Stati Uniti negli ultimi Europea. anni il perseguimento d’interessi Nel corso del dibattito sono emerse completamente diversi da quelli che posizioni fortemente contrastanti. dovrebbero essere gli interessi euroSe, infatti, da una parte è stato una- pei e nella partnership transatlantica nimemente riconosciuto il supera- la presenza di forti contrasti. mento del primo motivo alla base Diventa quindi in questo contesto della partnership transatlantica, la indispensabile la creazione di un’UE comune difesa contro il regime sovie- più unita, in grado non solo di rappretico, dall’altra, sono stati espressi sentare un partner forte per gli Stati pareri fortemente discordanti sulla Uniti, ma anche di sviluppare politinecessità attuale di continuare la che e relazioni alternative a quelle partnership. statunitensi. L’opinione più diffusa è quella espo- Del resto un mondo in cui “una” sola sta da Thomas Mirow che ha sottoli- potenza può applicare la sua volontà PANEL 2. “L’ Europa e i cittadini europei” Laurent Fabius Alessandro Profumo in maniera unilaterale rischia di avere delle ripercussioni negative sul piano della pace, sul piano economico e sul piano ecologico. tante individuare una leadership europea forte e coraggiosa, in grado di portare avanti progetti che prevedano sacrifici per i singoli Paesi, ma in vista d’importanti successi. Tutto questo dovrebbe cominciare simbolicamente, come già rilevato dall’ambasciatore Renato Ruggiero, cogliendo l’occasione del 50° anniversario del Trattato di Roma per un impegno solenne di ogni governo – una sorta di Dichiarazione d’Intenti – a dare nuovo slancio al completamento della costruzione europea. Se è vero, infatti, che la prima motivazione per l’Unione – Mai più una guerra tra di noi – è stata soddisfatta, la nuova motivazione – continuare a svolgere un ruolo da protagonista nei futuri assetti geopolitici mondialirichiede un’UE ancora più unita. La conclusione di questa prima giornata di lavori è stata affidata al ministro degli Esteri Massimo D’Alema che, in linea con quanto prevalentemente emerso nel corso del dibattito, ha affermato la necessità di uscire dalla crisi dell’UE attraverso l’attuazione di politiche in grado di rispondere al disagio della popolazione manifestato attraverso il “no” alla ratifica del Trattato costituzionale. Tuttavia, per fare questo occorre, secondo il ministro, un rafforzamento delle Istituzioni Europee – ivi inclusa la BCE – e della dimensione politica europea (l’Unione Europea intesa unicamente come Mercato Unico non potrebbe mai funzionare); istituzioni come quelle attuali, senza potere e capacità di decisione non possono essere in grado, infatti, di attuare quelle politiche in tema di sicurezza, innovazione, lavoro e crescita, oggi indispensabili per recuperare l’ormai ridotto consenso popolare. Temi in cui l’UE ha bisogno di creare cooperazioni rafforzate – come l’euro – che anche con diversi formati siano in grado di far avanzare l’UE e “completino”, senza mai sostituirle, istituzioni europee più forti. Per realizzare questo sarà però impor- Il secondo giorno di lavori è stato aperto dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari il quale, introducendo il Panel “L’Europa e i cittadini europei”, ha evidenziato come la necessità di resistere all’avanzata delle economie emergenti, e più in generale alla competizione globale, non siano motivazioni sufficienti ad attivare un movimento d’opinione pubblica a sostegno della costruzione dell’unità europea. Per raggiungere questa finalità occorre invece un dialogo continuo con i cittadini che li rassicuri e li convinca che un’UE più unita implicherà, in futuro, una maggiore sicurezza, un maggiore benessere e più servizi. Riuscire a favorire tutto questo, a partire da un Welfare State pubblicamente garantito, potrebbe anche entrare in contrasto con un’unità economica finalizzata esclusivamente alla competizione globale. Secondo l’economista André Sapir, infatti, il nostro sistema economico e sociale, di grande successo fino alla metà degli anni ’70, è ormai completamente inadeguato a fronteggiare l’attuale fase del processo di globalizzazione. A supporto di quanto affermato dal sindaco Cacciari, Sapir ha sottolineato come nelle scelte che l’Europa prenderà in futuro occorrerà considerare tre elementi: la globalizzazione, il cambiamento tecnologico e l’invecchiamento della popolazione perché l’euro, l’allargamento e il mercato unico non sono visti dai cittadini come risposte sufficienti al processo di globalizzazione e se non saranno affiancate da un adeguato cambiamento nello Stato Sociale diventeranno – come già sta avvenendo – non la soluzione al problema bensì parte di esso. Più della metà dei cittadini europei oggi, infatti, si dichiara preoccupato che il processo d’integrazione europea, nel conte- 183 sto più generale della globalizzazione e dell’internazionalizzazione, porti a un’erosione dei benefici sociali, alla perdita dell’occupazione e alla perdita della sicurezza. Per questo si rende necessaria una seria riflessione sulla necessità di riformare lo Stato Sociale europeo, la cui ultima iniziativa seria risale ormai all’Agenda di Hampton Court elaborata durante la presidenza britannica. Nell’analisi condotta da Sapir, al di là di una serie di valori basilari comuni, tra i singoli modelli di Stato Sociale europei, esistono, al momento, molte differenze che misurate in termini di equità2 (minore tasso di povertà) ed efficienza3 (minore livello di disoccupazione), danno origine a quattro prevalenti modelli sociali europei: ■ Modello Scandinavo4: alta efficienza, alta equità e flessibilità. ■ Modello Mediterraneo: bassa efficienza e bassa equità. ■ Modello Anglosassone: alta efficienza, bassa equità e flessibilità. ■ Modello Continentale5: bassa efficienza ma alta equità. Sulla necessità di creare un unico sistema sociale europeo sono state espresse diverse opinioni che sinteticamente possono essere riassunte in: – coloro che ritengono impossibile esportare un unico modello sociale – fosse anche quello nordico – negli altri Paesi europei viste le differenze sia nella struttura economica che in quella sociale. – Coloro che ritengono invece, che i diversi modelli sociali europei, per resistere alla globalizzazione debbano convergere – e secondo i più ottimisti lo stanno già facendo – verso caratteristiche comuni. – Coloro che come Sapir ritengono che fondamentale non sia la creazione di un unico Stato Sociale europeo, quanto la sostituzione dei sistemi completamente inefficienti. Se, infatti, si vuole fronteggiare l’attuale fase del processo di globalizzazione occorrono modelli più efficienti e flessibili, dove la flessibilità non implica necessariamente una minore equità, come dimostra il caso dei Paesi nordici, quanto una maggiore possibilità di riuscire a rispondere ai cambiamenti 184 Massimo D’Alema Andrè Sapir generati dalla globalizzazione. Anche sulle politiche sociali che dovrebbero essere amministrate in modo unitario dall’UE sono state rilevate diverse posizioni. Se infatti, quasi unanimemente, si ritiene che sarà possibile, nonché auspicabile, avere in futuro un’unica politica europea in tema di Ricerca, Innovazione Istruzione e più in generale di potenziamento del capitale umano, molte più perplessità sussistono quando si pensa alla creazione di ammortizzatori sociali europei. Decisione che sarebbe probabilmente non approvata dai cittadini divenendo, quindi, controproducente per la stessa idea di Europa. Aldo Bonomi e Khaled Fouad Allam hanno poi esteso la discussione alle libertà e alle pluridentità presenti nell’Unione Europea. Condividendo l’opinione espressa precedentemente dal professor Vaciago, Bonomi ha evidenziato come la politica dell’UE dovrà riuscire a costruire l’Unione nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze esistenti tra i singoli Paesi. Alcune differenze, infatti, non sempre sono riconducibili a un unico modello: è questo il caso dei diversi sistemi di capitalismo europeo, delle politiche sull’immigrazione e dello stesso Stato Sociale. È un dovere quindi della Politica tenerne conto e riuscire ad armonizzarle in una comune visione europea. Khaled Fouad Allam ha invece evidenzia- to come l’UE debba ancora tenere in considerazione, anche in prospettiva di un futuro modello sociale europeo, concetti come quello dell’identità europea e dell’immigrazione, ancora non affrontati sufficientemente dall’Unione. In particolare, il concetto d’identità europea non può prescindere dalla considerazione dei futuri allargamenti europei, come quello ai Paesi del Mediterraneo, così come le politiche dell’immigrazione, al momento fortemente restrittive, non possono non tenere conto dei cambiamenti demografici che si stanno completando e che nei prossimi anni vedranno una sempre maggiore emigrazione verso i Paesi dell’UE. Alla luce di tutto questo l’UE deve cominciare a riflettere, nell’ottica di un futuro sistema sociale europeo, sulle politiche di coesione socio-culturale, anche come lotta alle discriminazioni, tenendo in considerazione che le forti minoranze etniche presenti ormai in ogni Stato europeo saranno in un prossimo futuro parte integrante della stessa idea di Europa. Per analizzare i rapporti tra cittadini europei e istituzioni è stata poi stimolata una riflessione anche sul fenomeno organizzativo, in corso di sviluppo, chiamato “Attivismo Civico”. Davanti a una crisi europea che, come rilevato, ha la sua prima manifestazione in una riduzione del consenso popolare, diventa fondamentale infatti riflettere sulla volontà dei cittadini di partecipare PANEL 3. “L’Europa domani” Aldo Bonomi Khaled Fouad Allam al policy making organizzandosi in forme autonome, diverse da partiti e sindacati. Giovanni Moro, sociologo e presidente di Fondaca, ha sottolineato come il fenomeno dell’attivismo civico sia oggi quasi esclusivamente un fenomeno nazionale (solo 400 Organizzazioni di Cittadini a Bruxelles contro le circa 1.000 in Italia). Manca ancora da parte dell’UE un approccio strategico a queste organizzazioni; non si considera, infatti, come queste non svolgano esclusivamente un’attività di consulenza quanto, piuttosto, siano in grado di generare e diffondere informazioni, educazione, comunicazione pubblica e verifica di attuazione delle politiche. Andrebbe quindi considerato come le organizzazioni di cittadini potrebbero concretamente contribuire alla costruzione di una sfera pubblica europea tenendo in considerazione, soprattutto, che negli indici di fiducia dei cittadini ricoprono sempre le prime posizioni. Continuare a coinvolgerle, a livello europeo, solo per la possibile ma non obbligatoria consultazione – come previsto dal Regolamento sulla Consultazione della Commissione Europea – a cui poi non viene quasi mai dato seguito, come nel caso del Trattato costituzionale europeo, vuol dire, per l’UE, precludersi la possibilità di sfruttare un importante strumento per avvicinare i cittadini alle Istituzioni europee. Anche il giornalista Gad Lerner ha affermato con forza come un’UE costruita senza i cittadini non possa durare a lungo. Proprio per questo occorre colmare la distanza tra élite politica e cittadini, rispondendo alle principali paure della popolazione: la paura che l’élite politica europea porti a una tecnocrazia in grado di assumere politiche incontrollabili con riflessi sui singoli Stati nazionali, e la paura del flusso d’immigrazione che dal processo d’integrazione europeo potrebbe generarsi. Nessuna democrazia, tanto meno quella europea, deve infatti ridurre la partecipazione dei cittadini al semplice esercizio del diritto di voto; occorre, invece, una maggiore attenzione e un maggiore coinvolgimento dei cittadini affinché questi arrivino a condividere le fasi del processo d’integrazione europea e perché non si generino fenomeni di populismo antipolitico. In completo contrasto con questa visione chi, invece, come Innocenzo Cipolletta, ritiene che solo attraverso il “dirigismo” l’Europa possa, almeno in questo momento, attuare quelle decisioni e quelle riforme necessarie oggi per rilanciare il processo europeo. 2 Differenze dovute principalmente, secondo Sapir, ai diversi sistemi scolastici secondari. 3 Differenze dovute principalmente, secondo Sapir, alle diverse legislazioni in tema di lavoro. 4 Paesi scandinavi più Olanda e Austria. 5 Lussemburgo, Francia, Belgio e Germania. Dopo aver riflettuto sul processo d’integrazione europeo e sui rapporti tra cittadini europei e istituzioni, l’ultima parte del convegno ha cercato di analizzare, prima ancora di riflettere su quale futuro sarà possibile per questa Unione, il ruolo che in tutto questo riveste il mondo degli affari. Oggi, infatti, per la prima volta, a fronte di un’Europa caratterizzata da una fase di forte stallo istituzionale, c’è invece un business europeo protagonista di un forte attivismo che si traduce nelle operazioni “cross-border” avvenute. Di conseguenza, oggi la vera forza trainante del processo di unità e integrazione europea potrebbe essere, per la prima volta, l’Economia e non la Politica. Il tema è stata affrontato sia da un punto di vista profondamente europeo, sia in base all’esperienza del business italiano e dei Paesi protagonisti del recente allargamento dell’UE. In realtà, come rilevato da Alessandro Profumo, esiste un “primato della politica” che in nessun caso può venir meno. Senza un contesto politico che renda funzionanti le stesse istituzioni, infatti, anche il mondo degli affari si trova in forte difficoltà. Nessuna grande operazione “cross border”, tanto meno quella realizzata dalla stessa UniCredit, sarebbe mai potuta avvenire senza la creazione dell’Unione Europea e della moneta unica. Come sottolineato da Massimo Calearo, presidente degli industriali di Vicenza, questo è tanto più vero quanto più viene rapportato al mondo economico italiano fatto di piccole e medie imprese che per continuare a sopravvivere hanno bisogno di un forte processo di cambiamento. L’Unione Europea, il Mercato Unico e l’euro si rivelano infatti fondamentali 185 Giovanni Moro Gad Lerner Lapo Pistelli per stimolare le imprese a mettersi in rete e avviare quel processo d’internazionalizzazione delle PMI italiane ormai divenuto imprescindibile. Come è vero , quindi, che la politica aiuta il business, è vero però anche il contrario, perché riuscire a creare grandi operatori economici, sfruttando mercati interni più ampi ed economie di scala, crea condizioni più vantaggiose per gli stessi cittadini. Se chi fa business si assumesse la responsabilità di fare capire ai cittadini l’importanza anche economica di un’Unione Europea più unita, molti problemi che la politica incontra quando si parla di processo d’integrazione europeo probabilmente potrebbero essere risolti. Il ruolo del business diventa ancora più fondamentale nella “Nuova Europa” e in tutti quei Paesi recentemente coinvolti nel processo di allargamento europeo in cui, mentre il mondo degli affari è già da tempo sulla strada di una profonda integrazione europea, le istituzioni ancora no. È quindi importante che sia proprio il business a esercitare, in questi Paesi, quelle pressioni necessarie affinché anche la politica e la società civile diventino parte attiva di una più profonda integrazione europea. Anche Manfred Bischoff, presidente di EADS, ha sottolineato l’impossibilità che Politica ed Economia, proprio in quanto finalizzate a obiettivi diversi, possano mai essere considerate sostitutive l’una dell’altra quanto, piuttosto, profondamente funzionali tra loro. Se, infatti, le istituzioni europee non riusciranno a creare un ambiente dove è possibile per le imprese fare profitto ed evitare le complicazioni e le lungaggini nazionali, il business dovrà spostarsi su altri mercati e l’UE non potrà più garantire la qualità di vita che oggi assicura ai propri cittadini, con forti ripercussioni sulla fiducia nel processo d’integrazione. Le istituzioni dovrebbero quindi, anche sotto la spinta delle ultime fusioni realizzate, adeguarsi alla nascita di imprese non più solamente nazionali. Dovrebbero cambiare alcune norme per regolare soggetti ormai operanti in più Paesi europei (come testimonia il caso UniCredit), e pur potendo mantenere in un’ottica federalista i sistemi nazionali, è necessario che vengano emanati dalle istituzioni centrali europee nuovi regolamenti finalizzati al coordinamento delle singole istituzioni nazionali. Conclusioni 186 Nel complesso il convegno ha cercato di analizzare la fase di crisi che attualmente vive l’Unione Europea nelle sue componenti politiche, economiche e civili, per cercare di identificare la strada più adatta a rilanciare il processo d’integrazione. Le visioni emerse sono state diverse e per alcuni aspetti anche contrastanti. Infatti, pur nel comune riconoscimento della necessità di sconfiggere quello che il vice presidente Frattini ha chiamato “euro-pessimismo”, le strategie individuate sono risultate numerose e differenti. Dall’opinione più estrema, espressa da Alain Lecourieux, di rifondare completamente l’Unione Europea e l’idea di democrazia che vi è alla base, alla necessità di continuare l’integrazione europea esclusivamente sul piano economico, da sempre caratterizzato da grandi successi, dalla CECA all’euro. Tuttavia, l’idea che è emersa con più forza è stata quella di rilanciare il processo d’integrazione partendo da un rafforzamento della dimensione politica e dallo sviluppo di importanti politiche comuni, come quelle su Energia, Immigrazione, Sicurezza, Ricerca e Innovazione, e di riflessioni globali sui prossimi allargamenti, in primis verso il Mediterraneo, e sul ruolo che l’UE deve svolgere nello scenario internazionale. Programme Thursday, 22 June Palazzo Ducale – Sala dello Scrutinio, Piazza San Marco, 1 2.45pm Arrival of participants: Welcome Coffee 3.15 – 3.25pm Welcome addresses by Massimo Cacciari, Mayor of Venice Dieter Rampl, Chairman of UniCredit Group 3.25 – 3.45pm Introductory remarks by Renato Ruggiero Ambassador, Chairman of UniCredit International Advisory Board, Vice-Chairman of European Investment Banking Citigroup, who chairs the meeting Maurizio Ferrera Fondamentale in tutto questo sarà però, a meno che non si accolga una visione maggiormente “dirigista”, recuperare il consenso della popolazione coinvolgendola, anche attraverso le organizzazioni dei cittadini, nel processo d’integrazione europea. Occorre dare ai cittadini risposte e risultati concreti, facendo loro capire quanto la creazione di un’UE politicamente più unita sia fondamentale anche dal punto di vista economico. Nell’analisi dello stallo istituzionale che oggi ha colpito l’Unione è importante sottolineare, però, anche i fondamentali risultati raggiunti e il superamento delle grandi sfide che l’Europa ha dovuto affrontare: riunificazione delle due Germanie, la moneta unica e l’Allargamento. Non bisogna quindi mai dimenticare, come il presidente Cardoso ha evidenziato al termine del Convegno, che, nonostante le attuali difficoltà, l’UE rappresenta l’esempio storico di unione politica ed economica dell’ultimo secolo. Un’unione che, anche se con modalità e contenuti differenti, tutti si augurano possa ulteriormente rafforzarsi. PANEL 1: THE EUROPEAN CONSTRUCTION AFTER THE PRESENT CRISIS “European integration of globalism and localism: compete to survive” 3.45 – 4.05pm Francesco Giavazzi, Professor of Economics, Bocconi University, Italy 4.05 – 4.15pm Respondent: Laurent Fabius, Member of the National Assembly, France 4.15 - 4.30pm Coffee Break “Partnership between Europe and the US in a changing geopolitical scenario” 4.30 – 4.50pm Thomas Mirow, State Secretary in the Federal Ministry of Finance, Germany 4.50 – 5.05pm Respondent: Sergio Romano, Ambassador, Historian, Opinionist, Italy 5.05 – 6.35pm Debate among participants C. Bielecki, M. Dassù, J. Mecinger Kick-off: CLOSING REMARKS “A new reason for Europe” 6.35 – 7.05pm Massimo D’Alema, Minister for Foreign Affairs, Italy Transfer to Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia at 8.30pm Buffet-Dinner and concert of Goran Bregovic: 9.30 pm Friday, 23 June - Sala dello Scrutinio 8.15 –8.30am Welcome Coffee 8.30 – 8.45am Introductory remarks by Massimo Cacciari, Mayor of Venice who chairs the meeting a cura di Francesca Nenci Languages: Italian, English and French 187 PANEL 2: EUROPE AND THE EUROPEANS Participants “The European Welfare Models” 8.45 - 9.05am André Sapir, Professor of Economics, ECARES, Université libre de Bruxelles, Belgium 9.05 – 9.15am Respondent: Maurizio Ferrera Professor of Social and Work Sciences, Italy “Civil rights, Identity and multiple cultures” 9.15 – 9.35am Aldo Bonomi, Sociologist, Director of AASTER, Italy 9.35 – 9.45am Respondent: Khaled Fouad Allam, Member of the Parliament, Italy “The public interest organizations in Europe” 9.45 – 10.05am Giovanni Moro, Political sociologist, President of Fondaca, Italy 10.05 – 10.15am Respondent: Gad Lerner, Journalist, Italy 10.15 – 10.30am Coffee Break 10.30 – 11.45am Debate among participants Kick-off: I. Cipolletta, F. Onida, F. Botta 12.15 – 12.30pm Closing remarks by Massimo Cacciari 12.30 – 2.15pm Lunch PANEL 3: EUROPE TOMORROW 2.15 – 3.30pm Roundtable “Is business more advanced than Institutions?” Moderator: Panelists: Franco Locatelli, Columnist of the Italian newspaper “Il Sole 24 Ore”, Italy Alessandro Profumo, CEO UniCredit Group, Italy Massimo Calearo, President of Industrial Association Vicenza, Italy Manfred Bischoff, Chairman of EADS, Germany Wojciech Kostrzewa, President and CEO of ITI Group, Member of the Executive Committee, Poland “What outcome from the present crisis of Europe” ? 3.30 – 3.50pm Franco Frattini, Vice-President of the European Commission, Italy 3.50 – 4.00pm Respondent: Alain Lecourieux, Member of the Scientific Council, ATTAC, France 4.00 – 4.45pm Debate among participants Kick-off: L. Pistelli, A. Calabrò, A. Marzano 188 Khaled Fouad ALLAM, Member of the Parliament, Sociologist, Italy Giuliano AMATO, Minister of the Interior, former Deputy Chairman of the European Convention, Italy Laszlo AKAR, CEO of GKI Economic research Institute Hungary Boris BEGOVIC, Economist, Serbia Franco BELLEI, Vice - President UniCredit Group, Italy Jan BIELECKI, Former Prime Minister, Poland Manfred BISCHOFF, Chairman of EADS (European Aeronautic Defence and Space Co.), Germany Aldo BONOMI, Sociologist, Director of AASTER, Italy Vittorio BORELLI, Editor of east review (Europe and Asia STrategies), Italy Giuseppe BORGIOLI, American Consul in Milan, USA Francesco BOTTA, Professor of Economic Policy, University of Bari, Italy Goran BREGOVIC, Musician and Composer, Serbia Massimo CACCIARI, Mayor of Venice; Italy Antonio CALABRO’, Director of Apcom, Italy Massimo CALEARO, President of Industrial Association, Vicenza, Italy Fernando Henrique CARDOSO, Former President of the Federative Republic of Brazil, Brazil Duna CEM, Ambassador, Political columnist, Member of the Board of Tusiad, Turkey Innocenzo CIPOLLETTA, Chairman of UBS Corporate Finance, Italy Fabrizio CORICELLI, Professor of Economics, University of Siena, Italy Massimo D’ALEMA, Minister for Foreign Affairs, Italy Alessandro DALAI, President of Baldini Castoldi Dalai, Publishing House, Italy Marta DASSU’, Director General, International Programs Editor, Aspenia, Aspen Institute, Italy Pier Virgilio DASTOLI, Director of the Italian Representative Institution for EU Commission, Italy Piero DELLA VALENTINA, President of Confindustria, Friuli Venezia Giulia, Italy Vladimir DLOUHY, Former Minister of Finance and former Minister of Industry and Trade, Czech Republic Laurent FABIUS, Member of the National Assembly, France Maurizio FERRERA, Professor of Social and Work Sciences, University of Milan, Italy Franco FRATTINI, Vice-President of the European Commission, Italy Ron FREEMAN, Former Vice President EBRD, UK Francesco GIAVAZZI, Professor of Economics, Bocconi University, Italy Paolo GUERRIERI, Professor of Economics of the European Integration, Vice President of the Institute for Foreign Affairs (IAI), Italy Erich HAMPEL, Deputy General Manager of Unicredit Group, Austria Henning KAGERMANN, CEO of SAP AG, Germany Ibrahim KAMEL, Chairman of the Egyptian European Council, Egypt Wojciech KOSTRZEWA, President and CEO of ITI Group, Poland Alain LECOURIEUX, Member of the Scientific Council, ATTAC, France Gad LERNER, Journalist, Italy Franco LOCATELLI, Columnist of the Italian newspaper “Il Sole 24 Ore”, Italy Franjo LUKOVIC, CEO of Zagrebacka Banka – UniCredit Group, Croatia Daniele MARINI, Director of North – East Foundation, Italy Antonio MARZANO, Former Minister of Industry, Chairman of CNEL, Italy Edoardo MASSAGLIA, Head of Corporate Identity Division, UniCredit Group, Italy Joze MECINGER, Former Prime Minister, Slovenia Cesare MERLINI, Executive Vice President of the Council for the United States and Italy, Italy Thomas MIROW, State Secretary of the Federal Ministry of Finance, Germany Andrea MONETA, Deputy General Manager of Unicredit Group, Italy Giovanni MORO, Political sociologist and President of the Active Citizenship Foundation, Italy Ferdinando NELLI FEROCI, Head of Cabinet Ministry for Foreign Affairs, Italy Fabrizio ONIDA, Professor of International Economics, Bocconi University, Italy Moni OVADIA, Singer, musician, author, theatre actor and director, Italy Quentin PEEL, International Affairs Editor of the Financial Times, UK Gerardo PELOSI, Journalist of “Il Sole 24 Ore”, Italy Lapo PISTELLI, Responsible of Foreign Affairs “Margherita”, Member of European Parliament, Itlay Ivo PROKOPIEV Businessman and editor, Bulgaria Alessandro PROFUMO, CEO of UniCredit Group, Italy Rachid Mohammed RACHID, Minister of Foreign Trade and Industry, Egypt Dieter RAMPL, Chairman of UniCredit Group, Germany Sergio ROMANO, Ambassador, Historian, Opinionist, Italy Renato RUGGIERO, Ambassador, Chairman of UniCredit International Advisory Board, Vice-Chairman of European Investment Banking Citigroup, Italy Enzo RULLANI, Professor of Business Strategies, Ca’ Foscari University, Italy Roberto SANTANIELLO, Director of the Regional Representative Institution for EU Commission, Italy André SAPIR, Professor of Economics, ECARES, Université Libre de Bruxelles, Belgium Giuseppe SCOGNAMIGLIO, Head of Institutional and International Relations Unicredit Group, Italy Adrian SEVERIN, Observer Socialist Group in the European Parliament, Romania Marko SKREB, Former Governor of Croatian Central Bank, IMF expert,Croatia Andrea TOMAT, President “Fondazione Nord Est”, President of “Unindustria Treviso”, Italy Tiziano TREU, Former Minister of Labour, National Responsible for Labour – Margherita, Senator, Italy Giacomo VACIAGO, Professor of Economic Policy, Università Cattolica di Milano, Italy Karel VAN MIERT, Former European Competition Commissioner UE, Belgium 189