Cristiano e Isabella dicono: non c`è speranza nel sesso.

Transcript

Cristiano e Isabella dicono: non c`è speranza nel sesso.
Roma. IL MESSAGGERO. Venerdì 14 Febbraio 1969.
UN ORIGINALE SPETTACOLO ALLE MUSE
Cristiano e Isabella dicono: non c’è speranza nel sesso.
Siamo bombardati a tappeto dal sesso. Dai giornali umoristici alle cattedre di sociologia, dai
manifesti cinematografici ai chioschi delle stazioni, l’assedio si stringe sempre più. E il
bello è questo: una delle astuzie della Società del Consumo è che proprio nel momento in
cui essa ci propone un argomento con l’apparente intenzione di dominarlo, accade invece
che esso ci domini integralmente; proprio quando si cerca di prenderlo in giro o farci dello
spirito, è al contrario il bersaglio che spara a zero su di noi. E’ una specie di sortilegio nel
quale tutti siamo presi senza accorgercene. L’unico modo di rompere il sortilegio è il
distacco che possono darci l’ironia autentica e la satira vera. Ma chi ha testa e muscoli per
questo genere di esercizio? E soprattutto, chi ha il coraggio di tirar giù dagli altari gli
onnipotenti idoli della Religione del Sesso e mostrare che spesso la gente ha la smania
di parlare delle cose piuttosto che di farle? Due giovani attori, Isabella Del Bianco e
Cristiano Censi, vengono a dirci per la seconda volta che questo è possibile, e che il
posto migliore per questo genere di esercizio è il palcoscenico di un teatro.
L’anno scorso riuscirono a tirar fuori un gustoso spettacolo dai fumetti di Feiffer;
quest’anno i si sono messi a lavorare in proprio, cucendo insieme col titolo Sono bella… ho
un gran naso! una serie di rapide scene dalle quali piano piano viene fuori un mosaico nel
quale campeggia la immagine della Coppia Moderna, dei suoi « tic », delle sue manie e
soprattutto degli infiniti modi in cui ci si può mistificare a vicenda, attraverso le idee
ricevute, il linguaggio massificato, la melensaggine collettiva, e quel nuovo tipo di tabù che
consiste nell’ostinarsi a demolire dei tabù immaginari. Dal primo incontro all’ultimo litigio,
dall’amore sofisticato a quello dei piccoli annunei economici, dalle inibizioni parossistiche
fino agli sfrenamenti a freddo, la collana di scene compone un inaudito campionario di
illusioni, deformazioni, automistificazioni grottesche. E quando si è arrivati in fondo al
campionario, si tira un gran respiro di sollievo, come dopo una scoperta che si credeva
impossibile: abbiamo scoperto che il sesso può anche essere grottesco, e che il dèmone può
essere esorcizzato a patto di trattarlo con un pizzico di buona cattiveria.
Le scene di Cristiano, che utilizzano largamente materiale di cronaca (un materiale
sterminato, dove la realtà supera ogni immaginazione), adottano un linguaggio ellittico,
abbreviato, con frasi spezzate a metà, sottintesi che non hanno bisogno quasi mai di
ricorrere al grassoccio. Qualche volta questo linguaggio adopera con troppa insistenza la
strizzata d’occhio, il cenno d’intesa, e qualche volta si ha l’impressione di ripassare due
volte nello stesso luogo. Ma dove le scene segnano il passo subentra la bravura dei due
attori, che è quella bravura tutta teatrale consistente nell’affidare ogni cosa alla
parola, alla espressione, al gesto. Le scene sono raccordate da brevi scatti di
immobilità, o da un effetto di luce; non c’è un momento di sospensione, e si va avanti
con questa recitazione nervosa e allusiva fino alla fine. Basterebbe questo esercizio di
intelligenza e di finezza per spiegare il successo che Isabella e Cristiano hanno mietuto
l’altra sera alle Muse, nei loro costumi da clowns che danno fin da principio la chiave
dello spettacolo. Non è facile descrivere tutto ciò che fanno, e come lo fanno. Per
farsene una idea non c’è che un modo: andarli a vedere.
Renzo Tian