Pmi, la crisi non è del tutto alle spalle

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Pmi, la crisi non è del tutto alle spalle
Pmi, la crisi non è del tutto alle spalle
Una indagine internazionale, svolta su più di 1.750 piccole e medie imprese, dimostra come ancora
non si possa parlare di vera e propria ripresa. Molte imprese non potrebbero sopravvivere ad
un’altra recessione
a cura di Giancarlo Attolini, Consigliere CNDCEC con delega agli Affari Internazionali
Sono stati due anni impegnativi per le piccole imprese in tutto il mondo, ma ancora non si può parlare di vera e propria
ripresa. Un numero preoccupante di piccole imprese ritiene di non disporre di liquidità sufficiente a sopravvivere ad un’altra
recessione economica: questo il risultato di uno studio di Forbes Insights svolto in collaborazione con l’Association of
Chartered Certified Accountants (ACCA), la Certified General Accountants Association of Canada (CGA-Canada) e il
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC).
Lo studio si basa su una ricerca svolta su più di 1.750 piccole e medie imprese (Pmi) aventi sede in Canada, Cina, Italia,
Regno Unito, Singapore e Sud Africa, di cui 30% micro imprese con meno di 10 dipendenti. Il Cndcec ha collaborato allo
sviluppo del progetto scientifico, nonché all’elaborazione dell’indagine, e ha successivamente curato la traduzione in italiano
del report. Dall’indagine emerge che, mentre la maggior parte delle Pmi intervistate ritiene che sia ormai passato il momento
peggiore della recessione, un numero sorprendentemente elevato di imprese - tra il 31% ed il 54% nei singoli Paesi, e pari a
circa il 45% in Italia, incluse quelle che hanno sperimentato elevati tassi di crescita e sono quindi state interessate in misura
minore dalla crisi globale - afferma di non disporre di liquidità sufficiente a sopravvivere ad un’altra crisi finanziaria.
Le Pmi coinvolte nell’indagine affermano che la recessione le ha indotte a migliorarsi e che assumono ora solo rischi che sono
in grado di gestire. Le imprese in espansione, prevalentemente nelle economie maggiormente dinamiche e non in Italia,
stanno, inoltre, affrontando una concorrenza più dura e costi crescenti, che ne comprimono i margini di profitto.
Secondo gli intervistati, sembra che i finanziatori, nel destinare i propri fondi, privilegino le Pmi di dimensioni maggiori e le
grandi società piuttosto che le micro e piccole imprese. Si rileva, anche, che il credito non è utilizzato per finanziare il capitale
circolante ma piuttosto per aumentare la capacità produttiva e tende sempre più a essere garantito dai beni personali o
dell’impresa, mentre l’investimento nel capitale delle imprese è destinato alle acquisizioni e al finanziamento dell’espansione
dell’impresa a livello locale ed internazionale. Poiché gli intermediari finanziari sono ormai poco propensi a finanziare il
capitale circolante, ad assumere il rischio di credito dei clienti o a rifinanziare il debito, le aspettative delle Pmi si sono
spostate sugli azionisti e sul credito di fornitura. Lo studio rileva che le imprese che si avvalgono maggiormente dei consulenti
professionali o degli esperti hanno avuto una migliore performance: la consulenza professionale ha conferito alle Pmi, che
hanno saputo metterla a frutto, maggiore fiducia nelle proprie possibilità di sopravvivenza, riducendo le necessità di
finanziamenti in situazioni di emergenza e facilitando l’accesso al credito. Da qui le diverse raccomandazioni:
 nel definire piani di sviluppo e politiche di gestione del rischio, le Pmi devono tenere conto di fattori quali gli
aumenti dei tassi di interesse, la volatilità dei tassi di cambio e l’inflazione;
 i governi possono aiutare a ridurre l’incertezza impegnandosi seriamente e in tempi brevi sul versante fiscale e della
spesa pubblica, sulla politica monetaria e la relativa regolamentazione;
 i governi dovrebbero dedicarsi al rafforzamento dei sistemi di garanzie al credito per le Pmi, per offrire delle
soluzioni laddove non sia possibile fornire sufficienti garanzie;
 un maggior numero di imprese dovrebbe sfruttare meglio le opportunità di finanziamento offerte dai rapporti di
fornitura: i clienti di maggiori dimensioni offrono già opportunità di finanziamento ai propri piccoli fornitori
attraverso l’anticipo delle proprie fatture con società di factoring, mentre i governi, solitamente i clienti più solvibili
delle Pmi, dovrebbero valutare l’offerta di modalità di finanziamento simili per i propri fornitori;
 i consulenti d’impresa e le agenzie pubbliche per lo sviluppo delle imprese devono dare la priorità a migliorare la
capacità delle Pmi di accedere al credito e agli investimenti, dando informazioni chiare sulle esigenze informative
dei finanziatori e proponendo altre fonti di finanziamento, quali ad esempio i business angels;
 i finanziatori devono specificare con chiarezza i criteri adottati per la concessione di prestiti o investimenti, nonché
valutare la necessità di garanzie personali o su titoli in modo flessibile, caso per caso;
 le imprese dovrebbero fare uso delle informazioni finanziarie e sul credito relative ai propri clienti e assicurarsi a
loro volta che le proprie informazioni finanziarie siano a disposizione dei potenziali partner commerciali;
 i governi dovrebbero riconoscere l’importanza cruciale del credito di fornitura quale componente rilevante del
mercato finanziario, assicurando che le informazioni sul credito siano ampiamente disponibili e che i creditori
possano ricorrere a strumenti efficaci per far valere i loro diritti (in Italia, per recuperare il credito per vie legali,
occorrono circa 1.210 giorni, un dato che ci colloca al 157° posto nella classifica stilata dalla Banca Mondiale in
“Doing Business 2011” );
 i consulenti d’impresa e le agenzie pubbliche per lo sviluppo delle imprese dovrebbero individuare le Pmi
sottocapitalizzate, e spronarle con forza a prendere provvedimenti, se necessario;
 i finanziatori dovrebbero riconoscere, nei loro contatti con le Pmi, il valore della consulenza professionale e
considerare di invitare le imprese che non hanno ottenuto ciò che richiedevano a rivolgersi a professionisti per una
consulenza.
Il Cndcec ha, proprio in questa prospettiva, presentato all’ultimo Congresso Nazionale di Napoli dell’ottobre 2010, il progetto
“La certificazione della capacità di credito” e il conseguente protocollo “Banche-imprese: ABI - Commercialisti Unioncamere insieme per l’accesso al credito delle imprese”. I professionisti possono avere un ruolo fondamentale nel quadro
dell’attuale crisi finanziaria, fornendo alle Pmi un valido supporto nell’effettuare scelte di finanziamento e nel business
planning. Per sopravvivere alla crisi si sono rivelate decisive una buona pianificazione delle risorse finanziarie e la capacità di
garantire l’accesso al capitale di terzi. Lo studio indica che le modalità di finanziamento devono cambiare, in base alle
necessità delle imprese e alla loro collocazione geografica. Per le micro e le piccole imprese, che costituiscono i clienti
principali di moltissimi professionisti, è stato estremamente difficile ottenere finanziamenti durante la stretta creditizia: le
competenze e la consulenza dei professionisti possono fornire a queste imprese un supporto adeguato per l’accesso al
finanziamento e per la gestione dei propri flussi di cassa.
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L’indagine “Small and Medium-Sized Enterprises: Rebuilding a Foundation for Post-Recovery Growth” (“Piccole e Medie
Imprese: ricostruire le premesse per una nuova crescita”) pubblicata da Forbes, corredata delle 6 schede paese (Canada, Cina,
Italia, Regno Unito, Singapore e Sud Africa) è consultabile gratuitamente, nelle versioni inglese e italiana, su
www.commercialisti.it seguendo il percorso: area istituzionale, area internazionale, pubblicazioni ed eventi.
ACCA
ACCA (Association of Chartered Certified Accountants) è un organismo globale che riunisce i professionisti contabili. Mira
ad offrire qualifiche professionali finalizzate ad un proficuo inserimento lavorativo nei settori contabilità, finanza e
management. Sostiene 140.000 membri e 404.000 tirocinanti in 170 paesi, aiutandoli a sviluppare il loro percorso
professionale nelle materie contabili ed aziendali, con le competenze effettivamente richieste dai datori di lavoro. Opera
mediante un network internazionale di oltre 80 uffici e centri e più di 8.000 “Approved Employers” (iniziativa rivolta a
“certificare” i datori di lavoro) che forniscono elevati livelli di sviluppo e formazione del loro staff. Si dedica inoltre a
promuovere lo sviluppo della regolamentazione nell'ambito della contabilità, conducendo anche ricerche che contribuiscono
alla crescita della reputazione e dell’immagine della professione.
CGA-CANADA
Istituita nel 1908, l’Associazione dei professionisti contabili del Canada (Certified General Accountants Association of
Canada) riunisce 75.000 commercialisti e tirocinanti in Canada ed in altri 90 paesi. Professionisti in contabilità e gestione
finanziaria, i commercialisti canadesi sono attivi nell’industria, nella finanza, nelle pubbliche amministrazioni e nella libera
professione. CGACanada definisce i requisiti per ottenere la qualifica professionale e i principi cui i professionisti devono
attenersi nell'esplicazione delle loro attività; offre inoltre formazione professionale continua, conduce attività di ricerca e
rappresenta gli associati a livello nazionale ed internazionale.