PDF Button - Amici di Ponte Carrega

Transcript

PDF Button - Amici di Ponte Carrega
Via Madre di Dio | 1
Il proposito di questo documento video di Samantha Woods sulla demolizione dell’intero quartiere di Via Madre di Dio a
Genova,e quindi della costruzione di nuovi edifici, è quello di far sì che la la cittadinanza, le persone, possano farsi una idea
propria delle motivazioni che portano le amministrazioni pubbliche a compiere determinate scelte anziché altre; sopratutto
far sì che, proprio la cittadinanza ,osservi sempre più da vicino simili fenomeni più che mai attuali, si interroghi, ed
interroghino i responsabili, cercando di valutarne insieme rischi e benefici.
Il documento video, caricato da Ghett Up Tv sul forum: http://forum.ghettuptv.net/node/82
Se si osserva “La forma della città” di Pasolini (https://www.youtube.com/watch?v=btJ-EoJxwr4) si può notare come egli
mette in paragone la forma di una città antica, ormai “naturalizzata”, con una città moderna, di stampo fascista, costruita ad
hoc per l’uomo moderno. Pasolini valorizza e vuole salvaguardare in entrambe i casi la popolarità, cioè il popolo come
“artista” nel costruire un antico borgo e il popolo nei suoi usi e costumi, rimasto nella sua genuinità e umiltà nonostante
l’architettura fu pensata per un altro “tipo di uomo” Nel corso di alcune ricerche ho scoperto un “piccolo mondo” ormai
andato perduto, il primo borgo di Genova e nucleo da cui si sviluppò il famoso centro storico genovese, Via Madre di Dio.
I palazzi, le case, le botteghe, le trattorie sono state costruite dal popolo per il popolo. Si creò dunque un centro di scambi,
dialogo e cultura. Nei vicoli del quartiere riecheggiavano canti popolari, i bambini giocavano liberi e le donne lavavano i
panni comunitariamente nel trogolo.
Via madre di Dio negli anni della grande guerra fu colpita dalle bombe, del resto come tanti altri luoghi, lasciando “scarni”
alcuni edifici, ma questo non impedì ai cittadini di continuare a vivere nelle proprie abitazioni adiacenti; nonostante ciò per il
volere di pochi e per cause ufficialmente non identificabili, è stato distrutto un intero quartiere portando via con sé tradizioni
usi e costumi. Proteste e resistenze da parte della comunità non sono servite poiché il parere di essi stessi non è stato
ascoltato.
Ciò che più sconcerne è che nel medesimo lasso di tempo in cui è stato abbattuto un intero quartiere medievale, la
coscienza del patrimonio culturale era già viva nelle persone, tant’è vero che nel 1974 fu istituito il ministero dei beni
culturali da Giovanni Spadolini.
Oggi al posto di Via Madre di Dio troviamo i giardini di Baltimora, un praticello incorniciato da nuovi palazzoni
dell’architettura brutalista e nascosti in questa zona si posso trovare alcune tracce di un ipotetico passato. E. Turri ne “Il
paesaggio e il silenzio” asserisce che: “Quando negli anni ’60 del 900 s’imposero le trasformazioni indotte dal miracolo
economico, non furono molte le voci che, in Italia, si sollevarono per lamentare le offese patite del paesaggio (…) Ed è in
quel periodo della storia Italiana che il nostro paesaggio comincia a morire. Si intende per morte una storia di trasformazioni
così profonde che è venuto meno, per alcune generazioni, il riferimento a scenari di vita, a immagini e testimonianze nel
territorio che si ponevano come elementi di identità e la cui perdita ha provocato perciò stesso una sorta di straniamento, di
disorientamento”.
Quando Turri scrive di alcune generazioni a cui manca uno scenario di vita che testimonia il passato di un territorio, io posso
affermare che la mia generazione, e quelle successive, subiscono inconsciamente questo stato di straniamento, poiché io ho
scoperto quasi per caso l’estrapolamento del nucleo della mia città. Se è vero che l’identificazione e l’orientamento sono
aspetti primari dello stare al mondo, credo che spetta a noi il recupero di un ricordo collettivo da mandare avanti per poi
poterci orientare e progredire in una società consapevole (testo di Samantha Woods).
Per concludere vorremmo sottolineare come sia forte il legame del nostro quartiere con Via Madre di Dio: quando nel 1970 il
quartiere del centro storico fu raso al suolo i suoi abitanti furono dispersi per gli atri quartieri cittadini, tra i quali Piazza
Adriatico e Via Mogadiscio. Memori di quello scempio, il Manifesto della nostra associazione si è intitolato “No ad un’altra via
Madre di Dio” (http://www.amicidipontecarrega.it/manifesto/)
www.amicidipontecarrega.it | 1
Via Madre di Dio | 2
un stralcio del video di Samantha Woods proiettato sulle memorie di Via Madre di Dio su Ponte Carrega
www.amicidipontecarrega.it | 2