Regno Unito - Banca dati Italia Lavoro
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SCHEDA PAESE: REGNO UNITO Cenni storici ed economici Il Regno Unito è composto da Inghilterra, Galles, Scozia (che insieme costituiscono la Gran Bretagna) e Irlanda del Nord, con una superficie complessiva di 242.910 Km2. Nel 2000 la popolazione era di 58.057.300, 50 milioni circa dei quali residenti in Inghilterra. Il tasso di incremento annuo della popolazione è sempre stato elevato a partire dal XVII secolo e fino all’800, soprattutto grazie allo sviluppo portato dalla rivoluzione industriale. Tuttavia, come nella maggior parte dei paesi europei, anche nel Regno Unito il tasso di natalità è andato progressivamente calando e se non fosse per l’immigrazione avrebbe addirittura un saldo negativo: nel periodo tra il 1995 e il 2000 la crescita è stata pari allo 0,4%. L’aspettativa di vita è di 77,5 anni, mentre le condizioni economiche, socio-sanitarie e culturali (alto tasso di scolarizzazione) ne fanno uno dei paesi più sviluppati del mondo. Il paese presenta tuttavia disparità notevoli, a partire proprio dalla distribuzione della popolazione, concentrata nelle zone pianeggianti e intorno alle principali aree urbane, frutto del fenomeno di inurbamento avvenuto durante l’industrializzazione e lo sfruttamento delle ricchezze minerarie. Contesto L’espansione economica, legata in gran parte alla colonizzazione, del XVIII e XIX secolo ha portato la Gran Bretagna ad emergere come potenza mondiale. Anche se questa posizione è definitivamente tramontata, il paese rimane una tra le principali realtà del mondo occidentale e capitalistico. Per quanto riguarda gli sviluppi più recenti, negli anni ’80 i governi conservatori hanno operato una serie di privatizzazioni nei confronti della quasi totalità delle aziende di stato (estrazione del carbone e petrolio, centrali nucleari, gas, trasporti, servizi portuali, telecomunicazioni, ecc.) e sono intervenuti nella riduzione della pressione fiscale. Inoltre l’assenza degli aiuti di stato ha accelerato la crisi di alcuni settori, come quello dell’industria pesante, marcando ulteriormente la trasformazione verso un’economia votata al terziario. Per altri versi sono state ridotte le prestazioni sociali e sanitarie, e la disoccupazione è salita oltre il 10%, con tre milioni di disoccupati, soprattutto concentrati nelle aree industriali dove avvenivano le principali ristrutturazioni. L’alta disoccupazione giovanile insieme ai bassi salari hanno caratterizzato il mercato del lavoro fino a metà degli anni ’90. Le elezioni politiche del 1997 hanno portato al governo i Laburisti, sotto la guida di Tony Blair, che nel 2001 ha vinto nuovamente ed è attualmente al terzo mandato, dopo le ultime elezioni politiche del maggio 2005. Per quanto riguarda l’andamento dell’economia, dal 2000 ad oggi la crescita del PIL è stata mediamente del 2,7% annuo, con una punta nel 2004 pari a 3,1%, superiore a quello degli altri principali paesi europei. L’inflazione è al minimo degli ultimi tre decenni, si è registrato un aumento netto delle retribuzioni, mentre la disoccupazione è al minimo storico dagli anni ’70, pari al 4,9% a marzo 2006, e il tasso di occupazione è superiore al 74%, uno dei più alti dell’Unione Europea, superiore comunque anche all’obiettivo di Lisbona. Il New Labour ha fatto della combinazione tra mercato e giustizia sociale la pietra angolare delle proprie politiche economiche. A differenza di quella che era stata la caratteristica dei governi laburisti dagli anni ’60 in poi, improntati al “tax and spend”, ovvero alla imposizione fiscale per operare spesa pubblica, il buon funzionamento del mercato, la sua efficienza e competitività, vengono salutati come la ricetta che può aiutare l’economia a diventare competitiva in un mondo globalizzato, per accrescere le risorse da indirizzare verso l’azione pubblica e consentire allo Stato di operare una redistribuzione attraverso politiche sociali verso coloro che ne hanno più bisogno. Politiche del lavoro La formula neo-laburista per le politiche del lavoro rispecchia questa impostazione, per cui la riforma del welfare diventa una delle priorità del governo per favorire l’uscita da quella che era definita la “trappola del welfare”, poiché consentiva ai disoccupati di rimanere per anni in condizioni di dipendenza dai benefit pubblici, senza alcuno stimolo a rientrare nel mercato del lavoro. L’ispirazione della formula del “welfare to work”, ovvero la combinazione di incentivi al lavoro e misure attive di accompagnamento al lavoro, proviene dall’esperienza americana sotto la presidenza Clinton, e fonda la sua essenza nel principio di condizionalità e nell’obiettivo di inclusione sociale. Il lavoro acquista la centralità nel progetto neolaburista per portare quante più famiglie possibili fuori dalla trappola della povertà. Nel 1997 viene impostato il primo della serie dei programmi “New Deal” (nuovo patto) per la lotta alla disoccupazione giovanile, incentrato sul collegamento tra la concessione di un sussidio pubblico e l’impegno del giovane ad accettare offerte di formazione o di lavoro, anche temporaneo e attraverso incentivi alle imprese. Questa prima fase del New Deal è stata finanziata attraverso una tassa straordinaria sui profitti delle imprese privatizzate durante gli anni ’80. Il programma, realizzato con il supporto dei Servizi Pubblici per l'Impiego attraverso un’assistenza personalizzata per il miglioramento dell’occupabilità dei disoccupati, ha mostrato risultati soddisfacenti già dopo i primi due anni: i 170.000 giovani che facevano ricorso al sussidio nel maggio 1997 erano scesi a 52.000 nel febbraio 2000, e in particolare tra i disoccupati registrati da più di un anno, il numero si era ridotto nello stesso periodo da 85.500 a 7.200. La razionalizzazione dell’uso dei benefit ha consentito di liberare risorse anche per altri obiettivi sociali, per esempio l’aumento dei trasferimenti alle famiglie, e per migliorare l’offerta di servizi pubblici di qualità. La Gran Bretagna è infatti storicamente caratterizzata da ampi divari, evidenziati anche da alcuni record negativi rispetto agli altri paesi europei, per esempio la povertà infantile e dei pensionati. Pertanto gli interventi pubblici si sono concentrati verso le fasce più deboli della popolazione. Sono aumentati i trasferimenti finanziari a favore della scuola in misura del 6% annuo tra il 2002 e il 2005, e del 7,3% annuo verso la sanità, ma è stata operata anche un riforma dei criteri di funzionamento di quei servizi. Proprio nel campo della sanità, per esempio il bilancio è passato da 34 miliardi di sterline nel 1997 a 69 miliardi nel 2004, e a questo aumento di risorse è corrisposto un calo dei pazienti in lista d’attesa di oltre 6 mesi per un intervento da 260.000 a 70.000; e ancora il casi trattati in pronto soccorso entro 4 ore sono passati dal 77% al 95%. Nel caso della povertà infantile nel 1997 la Gran Bretagna aveva il tasso maggiore nell’Unione Europea, con un terzo di bambini poveri di tutta Europa nati in questo paese, mentre nel 2005 la povertà infantile era ridotta di un quarto. Gli interventi operati per ridurre questo fenomeno vanno dall’aumento dei trasferimenti finanziari alle famiglie a basso reddito a una riforma delle detrazioni per le famiglie con figli a carico, dall’aumento degli incentivi per il lavoro (specie per le madri sole) al supporto per le spese di assistenza ai figli piccoli (asili nido, baby sitter, ecc.), fino ad istituire per ogni neonato la dotazione di un fondo finanziario indicizzato, con la facoltà per i genitori di incrementarlo con contributi volontari detassati, che i figli potranno utilizzare al compimento del diciottesimo anno per continuare gli studi, avviare un’attività economica o comprare casa. Il mercato del lavoro Il Regno Unito alla fine del 2005 registrava oltre 28 milioni di occupati, con un tasso di popolazione attiva del 74,5%, uno dei più alti in Europa. Dal 1997 al 2004 l’occupazione è cresciuta in quasi tutte le regioni, e particolarmente in quelle che avevano i maggiori tassi di disoccupazione. Nello stesso periodo è diminuita la disoccupazione di circa 600.000 unità, raggiungendo il livello più basso negli ultimi 30 anni per il Regno Unito, pari al 4,9% a marzo 2006. Secondo i dati ILO nel 1997 nel Regno Unito c’erano 2,1 milioni di disoccupati, con 1,6 milioni di persone richiedenti il sussidio di disoccupazione (c.d. Jobseeker’s Allowance – JSA). Un elemento significativo per il miglioramento dei principali indicatori del mercato del lavoro britannico è da ricondurre ad una strategia complessiva messa in atto dal governo a partire dal 1997, i cui punti principali prevedevano: Stabilità macroeconomica Mercato del lavoro flessibile con standard minimi per l’occupazione Un insieme di politiche fiscali e di incentivi per rendere il lavoro conveniente rispetto al sussidio (la cosiddetta formula “make work pay”) Politiche di formazione e di istruzione finalizzate alla creazione di una forza lavoro adattabile, flessibile e produttiva Politiche attive del lavoro per prevenire la disoccupazione di lunga durata e l’inattività della popolazione in età lavorativa (creazione di Jobcentre Plus e avvio dei programmi New Deal). La stabilità macroeconomica, dal 1997 ad oggi, contribuito al conseguimento di alti livelli di occupazione paese, tuttavia il governo stesso riconosce che questa sola non è sufficiente, ma rappresenta piuttosto piattaforma su cui basare le politiche del lavoro. ha nel da la L’altro elemento che caratterizza il mercato del lavoro britannico, anche rispetto ad altri paesi della vecchia Europa, è il grado di flessibilità e di diversità al suo interno. Infatti il Regno Unito ha una grande parte della forza lavoro impegnata a lavorare tra le 30 e le 50 ore settimanali, con un picco di circa il 10% occupato per 40 ore settimanali, a differenza di Germania con oltre il 30% impegnato per 41 ore e Francia dove il 30% circa lavora per 35 ore settimanali, mentre in Danimarca quasi il 50% lavora per 37 ore, con bassissima varianza rispetto ad altre modalità di ore lavorate. La formula del “make work pay” analizza la condizione di dipendenza da sostegni economici pubblici per persone in età lavorativa, che sfociano in molti casi in una vera e propria trappola della disoccupazione e della povertà. Gli incentivi a entrare nel mercato del lavoro, specie per le famiglie a basso reddito (in cui entrambi i partner sono disoccupati), sono stati elaborati con l’obiettivo specifico di rendere più vantaggioso lavorare invece di permanere nello stato di disoccupazione. A tale fine sono state varate le riforme della tassazione sul reddito e della contribuzione al Servizio Nazionale di Assicurazione (National Insurance Contributions). Inoltre sono stati introdotti il salario minimo (National Minimum Wage) e una serie di esenzioni fiscali come incentivi al lavoro per le famiglie a basso reddito. Uno dei principali elementi di questa strategia complessiva per l’aumento dell’occupazione è rappresentato dai programmi di politica attiva, in particolare dall’avvio nel 1997 del programma New Deal, un articolato sistema misure di welfare combinato con misure attive studiate per specifici target group: giovani, disabili, over 50, genitori single, ecc. A partire dal 2001, l’offerta di servizi fa capo all’agenzia unica per la gestione delle misure attive e passive, Jobcentre Plus, derivante dalla fusione della struttura dei Servizi Pubblici per l’Impiego (implementazione di misure attive) e le agenzie per il welfare (amministrazione e pagamento dei sussidi). Le caratteristiche principali del programma come è impostato attualmente prevedono: − l’offerta di servizi personalizzati secondo le esigenze individuali; − l’impegno a seguire il programma concordato per coloro che percepiscono il sussidio di disoccupazione (Jobseeker’s Allowance) o il supporto al reddito (Income Support), pena la perdita dei benefit (c.d. “principio di condizionalità”); − supporto per l’attivazione al lavoro per quelle categorie di persone che percepiscono altre forme di sostegno economico (p.e. genitori single); − favorire l’incrocio domanda/offerta di lavoro anche per coloro che desiderano cambiare, in un’ottica di prevenzione alla disoccupazione Il programma New Deal ha contribuito all’inserimento lavorativo di circa un milione di persone dal 1997 al 2004, così divisi per target (Fonte DWP): 493.000 giovani tra 18 e 24 anni (una riduzione di circa il 50% dei disoccupati di lunga durata di questa categoria) 178.000 persone con più di 25 anni (una riduzione del 75% dei disoccupati di lunga durata di questa categoria) 110.000 lavoratori con più di 50 anni (con un aumento del tasso di attività degli ultra cinquantenni dal 64,7% del 1997 al 70% del 2003) 261.000 genitori single (prevalentemente madri) sono entrati nel mondo del lavoro attraverso il New Deal (pari ad un aumento dell’8% in questa categoria di percettori di sussidio) 30.000 disabili o invalidi a vario titolo inseriti al lavoro Nonostante significativi miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda la riduzione della disoccupazione di lunga durata e della dipendenza dal welfare, oltre che dei tempi di ricerca di lavoro, il mercato del lavoro britannico è tuttavia caratterizzato da ampie sacche di disoccupazione. Queste sono sia localizzate in aree geografiche specifiche, principalmente quelle che hanno subito i principali processi di de-industrializzazione, sia concentrate per gruppi di popolazione. Nei documenti programmatici del DWP, che illustrano il piano strategico 2006-2010, sono stati evidenziati i principali gruppi di disoccupati che incontrano ostacoli di vario tipo all’entrata nel mondo del lavoro, come i lavoratori con qualifiche basse e gli appartenenti a minoranze etniche, ma viene anche sottolineato che attualmente il tasso di inattività è superiore a quello di disoccupazione. L’inattività riguarda soprattutto coloro che incontrano problemi sociali di varia natura, per cui anche il rischio di emarginazione sociale tout court è alto, come i genitori soli (tendenzialmente madri), i c.d. percettori di sussidio di invalidità per malattia o disabilità (Incapacity Benefit). Quest’ultima categoria comprende una vasta fetta di popolazione inattiva, per la quale spesso il sussidio costituisce l’unica fonte di reddito per l’intero nucleo famigliare. Infatti, mentre da una parte il numero di individui che non lavorano è relativamente basso, dall’altra parte è alto il numero di famiglie in cui nessuno dei partner lavora, incidendo così notevolmente anche sul tasso di povertà infantile del Regno Unito. Questo rappresenta uno dei problemi strutturali a cui il governo britannico sta cercando di porre rimedio, attraverso diversi strumenti, sia finanziari che di politiche del lavoro e di assistenza all’infanzia. Infine in alcuni settori economici si riscontra il problema della scarsità di personale altamente qualificato: nel 2005 il numero delle vacancies inevase è stato di circa 600.000 unità. Gli obiettivi strategici – esposti nel piano strategico 20062010 e nel Libro Verde a cura del DWP – riguardano dunque: a) l’obiettivo di lungo termine di aumentare il tasso di attività all’80%; b) la riduzione di un milione di percettori di Incapacity Benefit; c) l’inserimento al lavoro di un milione di lavoratori anziani e di 300.000 genitori single. Il monitoraggio dei programmi attuati e i risultati ottenuti hanno dimostrato che la diminuzione della spesa per sussidi non ha inciso se non in minima parte sui genitori soli e sui percettori di Incapacity Benefit, anche perché si sono allungati i tempi di dipendenza dal sussidio. Parallelamente all’introduzione e allo sviluppo del New Deal per coloro che ricevono il sussidio di disoccupazione, il Governo ha esteso il concetto di diritti e responsabilità anche a coloro che ricevono altri tipi di benefit con l’introduzione di un colloquio di orientamento professionale obbligatorio (work focused interviews). Le principali politiche da mettere in atto prevedono la riforma dell’Incapacity Benefit, per promuovere attraverso la rete dei PA di Jobcentre Plus informazioni sui programmi New Deal e favorire il rientro al lavoro di persone con problemi di salute e disabili, escludendo quelli più gravi, attraverso incentivi fiscali al lavoro e attività retribuite, o parzialmente sovvenzionate, tali da rappresentare una soluzione economicamente più vantaggiosa rispetto al mero sussidio. Per quanto riguarda i genitori single, verranno rivisti gli incentivi per promuovere l’inserimento lavorativo, così come per i lavoratori anziani si interverrà con l’aumento del bonus per coloro che decideranno di rimanere al lavoro oltre l’età della pensione statale, ma anche introducendo nel quadro legislativo misure che tengano conto delle differenze di età e promuovendo la diversità di età presso le imprese. Infine il Governo dovrà rivedere la normativa sul cumulo dei redditi, per creare condizioni che consentano ai lavoratori anziani di mantenere l’occupazione e percepire la pensione da lavoro. Ruolo delle parti sociali nell’organizzazione del mercato del lavoro Per quanto riguarda le associazioni sindacali il loro ruolo in un mercato del lavoro molto flessibile e liberalizzato è marginale in termini non solo di contrattazione collettiva ma anche di definizione delle politiche. Tuttavia questa situazione (che si è accentuata negli anni ’80 con i governi conservatori) sta mutando. Il NAP del 2002 fa esplicito riferimento ad un ruolo dei sindacati e dei datori di lavoro, anche se l’accento è posto sulle strategie che possano aumentare la produttività del sistema industriale. Le associazioni datoriali sono più presenti nella definizione delle politiche e degli standard poiché negli ultimi anni la domanda è sempre stata in crescita e le imprese si affidano molto al sistema pubblico dell’impiego (per le qualifiche medio basse soprattutto). Le parti sociali intervengono soprattutto nella definizione delle linee di sviluppo dell’economia locale a livello di tavolo di contrattazione con le Agenzie di Sviluppo Regionale. Esiste una commissione tripartita nazionale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro nella quale le parti sociali sono fortemente coinvolte e che lavora in modo trasversale a tutti i settori dell’economia, ma non ha funzioni in materia di politiche attive del lavoro. Decentramento amministrativo Nel Regno Unito vi sono 12 amministrazioni Regionali: Galles, Scozia, Irlanda del Nord con grado di autonomia elevato, e altre 9 regioni che sono deputate a erogare i servizi senza autonomia di indirizzo specifico sulle politiche del lavoro: North West, South West, London, East of England, West Midlands, North East, Yorkshire & Humberside, South East, East Midlands. Fino a metà degli anni ‘90 nel Regno Unito esistevano due modelli di servizio: A) in Inghilterra fuori dalle principali aree urbane i servizi erano erogati da due livelli di Consigli: 1) I Consigli di Contea relativi ad una popolazione compresa tra 500.000 – 1.500.000 abitanti 2) I Consigli Distrettuali, relativi ad una popolazione di circa 100.000 abitanti – ogni Consiglio di Contea era composto da 4 a 14 Consigli Distrettuali. Livelli amministrativi di governo e di Le competenze erano così suddivise tra i due livelli: decentramento Consigli Competenze Consigli di Contea Distrettuali Condivise - Istruzione Servizi Sociali Trasporto Pianificazione Strategica Protezione Antincendio Protezione dei Consumatori Smaltimento dei Rifiuti Proprietà terriere Biblioteche - Pianificazione locale - Alloggi - Autostrade locali - Regolamenta zione edilizia - Salute ambientale - Raccolta dei rifiuti - Cultura e Attività ricreative B) A seguito di una parziale riorganizzazione nel 1986, le competenze sulle materie sopra illustrate erano attribuite (e lo sono tuttora) ad un unico Consiglio nelle principali aree metropolitane: Londra, West Midlands (l’area intorno alla città di Birmingham), Greater Manchester, Merseyside (l’area intorno alla città di Liverpool), South Yorkshire (l’area intorno alla città di Sheffield), West Yorkshire (l’area intorno alla città di Leeds) and Tyne & Wear (l’area intorno alla città di Newcastle-upon-Tyne). Questi Consigli hanno una denominazione diversa: London Borough Councils per la città di Londra e Metropolitan District Councils per le altre aree metropolitane. Per evitare sovrapposizione di responsabilità e scarso coordinamento, alcune funzioni, come quelle di polizia, trasporti pubblici e vigili del fuoco, vengono esercitate da organismi congiunti, in cui vengono rappresentate tutte le autorità locali. In Galles e Scozia il modello era pressoché lo stesso, ma è stato modificato in maniera omogenea a seguito della riforma amministrativa del 1995-98. La Riforma del 1995-1998 Poiché l’offerta dei servizi a due livelli era considerata inefficiente e disordinata, il Governo centrale ha varato una riforma tra il 1995 e il 1998, che prevedeva essenzialmente l’abolizione delle competenze al livello dei Consigli di Contea, con il conseguente trasferimento delle funzioni ai Consigli Distrettuali, e in alcuni casi si è proceduto alla fusione di piccoli Distretti in aree più ampie. Per quanto riguarda la Scozia e il Galles questo è avvenuto secondo quanto programmato. Invece in Inghilterra si è sviluppato un processo di consultazione a livello locale, che ha portato in alcune aree alla implementazione del nuovo modello basato su un unico livello di attribuzione di competenze, mentre questo è stato rifiutato in altre dove si è optato per l’attribuzione di competenze separate. Nelle aree in cui sono stati introdotti i consigli “unitari” questi vengono chiamati “Autorità Unitarie”, appunto, come nel caso di Avon, Berkshire, Cleveland e Humberside. Alcune funzioni sono esercitate congiuntamente da organismi ad hoc, come già avviene nel caso delle aree metropolitane. A seguito della riorganizzazione risultano attualmente in Inghilterra 34 Consigli di Contea, 238 Consigli di Distretto, con competenze separate. Il processo di definizione delle competenze amministrative è tuttavia ancora in atto, con la creazione di nuovi consigli e distretti, frutto di accorpamenti e divisioni. Inoltre per l’area di Londra vi sono 32 autorità unitarie che fanno capo ai London Boroughs Councils, 36 Distretti Metropolitani (Metropolitan Districts), e 46 Autorità Unitarie che sono competenti su tutte le materie prima elencate. In Scozia sono state create 32 Autorità Unitarie e 22 nel Galles. L’Irlanda del Nord ha invece mantenuto solo la struttura dei Consigli Distrettuali (26). A livello centrale il coordinamento con le autorità locali, la responsabilità delle materie devolute al governo locale e il relativo supporto finanziario, spettano all’Ufficio del Vice Primo Ministro, per quanto riguarda l’Inghilterra, Office of the Deputy Prime Minister; in Scozia spetta all’Esecutivo Scozzese, Scottish Executive; in Galles al Gruppo per il Governo Locale dell’Assemblea, Welsh Assembly Local Government Group; nell’Irlanda del Nord spetta all’Esecutivo dell’Irlanda del Nord, Northern Ireland Executive: Department of the Environment . Decentramento in materia di lavoro Per quanto riguarda il tema del lavoro, il sistema rimane centralizzato, sotto la guida del Dipartimento del Lavoro e delle Pensioni (DWP) che si avvale delle diverse agenzie esecutive per realizzare politiche del lavoro e programmi su tutto il territorio. Il Department of Work and Pensions assomma le funzioni di governo per la definizione delle misure sia passive che attive. Per l’esecuzione delle politiche e l’implementazione dei programmi che riguardano il mercato del lavoro il DWP si avvale della propria agenzia JobCentre Plus, creata nel 2001 dalla fusione dei Servizi Pubblici per l'Impiego (employment services) con le agenzie per il welfare, con il compito specifico di gestire a livello nazionale il pagamento dei benefit a le azioni di accompagnamento al lavoro, ovvero gestione di misure attive e passive secondo la logica del Competenze decentrate “one-stop-shop”. in materia di impiego La struttura di Jobcentre Plus si è andata sviluppando in modo progressivo, anche per quanto riguarda la logistica, ed entro luglio 2006 sarà composta da 850 “job centre”. È dislocata su tutto il territorio nazionale in maniera capillare, con funzioni sia di erogazione di sussidi che di misure attive per l’impiego, in particolare la gestione dei programmi nazionali New Deal. Le competenze non sono state trasferite a livello locale in materia di impiego: storicamente nel Regno Unito questa impostazione è giustificata dal fatto che in un Paese relativamente omogeneo il modello centralizzato ha offerto vantaggi in termini di integrazione (attenuando le poche differenze) e di governance (il sistema centrale risponde dell’andamento del servizio). Tuttavia JobCentre Plus possiede una sfera di relativa autonomia in ambito regionale e di distretto nella definizione di interventi focalizzati sulle priorità territoriali, come il privilegiare un target group nei programmi New Deal se questo rappresenta un elemento strutturale nella disoccupazione locale. Ugualmente la definizione dei partenariati a livello locale e la scelta di erogare i programmi anche attraverso bandi per fornitura di servizi privati è effettuata su valutazioni rispondenti alle necessità del territorio. I Programmi New Deal Il supporto all’inserimento lavorativo prevede che durante i primi sei mesi di iscrizione al servizio per l’impiego il disoccupato non abbia accesso a programmi personalizzati, in quanto si ritiene che molte persone siano in grado di rientrare da sole nel mondo del lavoro. Questa impostazione è confortata dai dati quantitativi: il 58% dei disoccupati trova lavoro entro tre mesi, il 21% entro sei mesi e oltre il 90% entro un anno (Fonte: DWP, 2005). In questa fase, pertanto, la presa in carico del disoccupato da parte del servizio per l’impiego è blanda, e consiste principalmente nell’offerta di un sussidio, di informazioni sui posti di lavoro vacanti e nell’inserimento in banca dati del profilo del disoccupato per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Spesso questo per i più occupabili è sufficiente a far maturare un incontro con la domanda e a favorire l’inserimento lavorativo. Questa impostazione è stata mantenuta negli anni, con l’intento di non accrescere l’intervento dei servizi pubblici in Programmi nazionali di fase iniziale della disoccupazione per limitare l’uso di risorse finanziarie in attività non specialistiche, e di investire Politiche Attive del maggiormente in un servizio specifico da offrire solo alle lavoro persone con difficoltà maggiori. Anche la disposizione degli spazi nella struttura dei centri per l’impiego segue questa impostazione: l’entrata di ciascun centro prevede un’area self-service, con bacheche per annunci, PC collegati alla banca dati di JCP e collegamento a Internet per la ricerca di lavoro. Molti centri mettono a disposizione anche il telefono per coloro che desiderano rispondere subito all’annuncio. I programmi principali afferenti alle politiche attive del lavoro, a supporto di fasce deboli, fanno riferimento allo schema del New Deal avviato dal Governo laburista nel 1997 e diventato operativo nel 1998. Nei primi cinque anni il programma è stato finanziato con i proventi di una tassa “una tantum” a carico dei grandi enti pubblici privatizzati (prevalentemente nel settore gas, energia, acqua, telecomunicazioni), che avevano realizzato vasti profitti negli anni Ottanta. Il programma era stato ideato per ovviare agli elevati tassi di disoccupazione giovanile (18-24 anni), che rappresentavano uno dei principali problemi strutturali del mercato del lavoro britannico negli anni Novanta. In un secondo tempo altre categorie di disoccupati, particolarmente in aree che hanno subito grandi ristrutturazioni industriali e hanno prodotto disoccupazione di lunga durata, specialmente per i lavoratori più anziani, sono stati inclusi nel programma New Deal, dove per ciascun gruppo sono state individuate misure attive diversificate. I singoli programmi sono attualmente focalizzati su diversi gruppi svantaggiati nel mercato del lavoro britannico. A prescindere dalle differenze del programma per ciascun target, l’impostazione di base è di legare strettamente il sostegno del welfare con l’impegno del disoccupato nella ricerca di un lavoro, anche con il supporto degli operatori dei servizi per l'impiego. Il disoccupato per essere inserito in un programma New Deal deve sottoscrivere un accordo con JobCentre Plus (il c.d. Jobseeker’s Agreement - JA), attraverso cui si impegna a seguire un percorso individuale, che è stato definito con l’aiuto di un consulente personale (Personal Adviser), e che è finalizzato all’inserimento lavorativo nel minor tempo possibile. Per tutto il periodo in cui il disoccupato è inserito nel programma percepisce un sussidio di disoccupazione (Jobseeker’s Allowance – JSA) a patto che dimostri periodicamente di eseguire il piano concordato. In questa logica di diritti e responsabilità, che è alla base della politica di welfare to work del Regno Unito, il personal adviser di JCP ha la facoltà di sospendere o annullare del tutto il pagamento del sussidio a chi non rispetta l’accordo. La presa in carico del disoccupato all’interno del programma New Deal comporta la sua uscita dalle liste di disoccupazione per il periodo di durata del percorso. Periodicamente il disoccupato è tenuto ad incontrare il suo consulente personale, che segue il processo di ricerca di lavoro e le azioni concordate con il cliente, segnala eventuali informazioni utili e i posti vacanti, e accerta se il cliente ha fatto tutti i passi previsti dal programma per confermare la sua permanenza nel programma New Deal e il diritto al pagamento dell’indennità. I programmi New Deal attivi all’inizio del 2006 sono i seguenti : NEW NEW NEW NEW DEAL DEAL DEAL DEAL PER PER PER PER I GIOVANI (18-24 anni); ULTRA 25ENNI ULTRA 50ENNI I DISABILI NEW DEAL PER GENITORI SOLI NEW DEAL PER I PARTNER (di disoccupati) Questi programmi, così come le misure aggiuntive a cui si è accennato, comprendono la verifica delle competenze di base, ricerca attiva del lavoro, preparazione a colloqui, tirocini, formazione professionale, e prevedono la messa a punto di un progetto professionale. Per l’erogazione di servizi specifici, il Personal Adviser conta sull’apporto di strutture esterne convenzionate, attivando a seconda della necessità, servizi per il bilancio delle competenze (il sistema di qualifiche è omogeneo su tutto il territorio sulla base del sistema nazionale delle qualifiche – NVQ, National Vocational Qualifications), l’erogazione di formazione professionale, di tirocini, l’acquisizione di competenze di base per chi ha problemi di alfabetizzazione e di calcolo numerico, servizi per i disabili, etc. I Personal Adviser sono di solito specializzati per categorie di utenti, giovani, donne, disabili, e sono competenti sia riguardo alle problematiche specifiche all’inserimento lavorativo del gruppo di cui si occupano, sia in merito alle misure di welfare previste per essi. Pertanto diventano a tutti gli effetti dei consulenti in grado di supportare coloro che ricorrono all’aiuto di JCP anche nella valutazione della propria situazione economica, dei vantaggi fiscali, come dell’offerta di altri servizi in rete, per esempio asili nido per le madri sole, ecc., tutti elementi che concorrono a definire il piano di azione con il cliente, e l’effettivo vantaggio a entrare nel mondo del lavoro anziché sostenersi con i sussidi. Caratteristiche specifiche dei programmi NEW DEAL NEW DEAL PER GIOVANI 18-24 anni (New Deal for Young People - NDYP) Si tratta del primo programma New Deal avviato nel 1997 e ha mantenuto pressoché le stesse caratteristiche.. L’inserimento in questo programma è obbligatorio per i giovani tra 18 e 24 anni che abbiano già percepito l’indennità di disoccupazione (JSA) per almeno 6 mesi. Per alcune categorie di giovani particolarmente svantaggiati l’accesso al programma può essere attivato anche prima dello scadere dei sei mesi, poiché si ritiene che abbiano meno possibilità di trovare lavoro senza un supporto specifico. Le categorie definite “particolarmente svantaggiate” dall’aprile 2004 comprendono: • • • ragazzi detenuti appartenenti a minoranze etniche senza dimora • • • • • tossicodipendenti o alcolisti ragazzi sottoposti a cure permanenti (disabili psichici o fisici) ex militari analfabeti e semi-analfabeti genitori soli, disabili, e ragazzi con persone a carico percettori di JSA (al posto di altri benefit) In alcune circostanze eccezionali, i Personal Adviser hanno la facoltà di inserire anticipatamente nel programma NDYP anche altre categorie di persone, se ritengono che ciò rappresenti la migliore soluzione per il cliente. Il programma si attua in tre fasi: 1. la prima - “Gateway” - inizia con un intenso supporto nella ricerca di lavoro per quattro mesi. Durante questo periodo i clienti hanno colloqui regolari con i propri PA, per definire le proprie competenze, obiettivi, e modalità per raggiungerli. Il PA concorda con il giovane il piano di azione e lo sostiene durante questo periodo attraverso la stesura del CV, la preparazione al colloquio di lavoro, l’identificazione delle opportunità di lavoro, oppure la partecipazione a brevi corsi di formazione, etc. In casi speciali di dipendenza da droghe ed alcool, è offerto anche un supporto specialistico per affrontare difficoltà specifiche. Infine il PA deve sostenere il giovane a prepararsi ad accettare una delle “Opzioni” previste dal programma dopo il quarto mese di partecipazione. In questa fase il giovane percepisce il sussidio di disoccupazione (JSA). 2. se il giovane non ha trovato lavoro al termine del Gateway, si attiva la seconda fase – quella delle “Opzioni” - che il giovane è obbligato ad accettare per un periodo normalmente di 13 settimane, scegliendo fra quelle proposte: • Ulteriore rafforzamento di capacità di relazione, di comunicazione, lavoro di gruppo, etc. • Istruzione e formazione a tempo pieno – massimo per 52 settimane • Attività di volontariato • Attività nella task force ambientale (manutenzione di verde pubblico, generalmente) • Lavoro sovvenzionato In questo ultimo caso, a discrezione del PA, può trattarsi di un periodo di prova in azienda, per la durata massima di sei mesi per una posizione rispondente agli obiettivi di inserimento concordati, il cui costo viene sostenuto in parte da JCP. Nel periodo corrispondente alla durata di una delle opzioni scelte, i clienti giovani ricevono oltre al sussidio di disoccupazione una ulteriore indennità settimanale, a seconda dell’opzione scelta. Per quanto riguarda la fase delle “Opzioni”, i Distretti di JCP hanno una certa discrezionalità nello stabilire la durata e le opzioni specifiche previste dal NDYP. Nella terza fase, quella di accompagnamento (“follow through”), i Personal Adviser continuano ad offrire il proprio supporto ai giovani che partecipano al programma, e li seguono anche nel primo periodo di inserimento lavorativo, se hanno trovato lavoro, oppure durante le attività previste dalle opzioni disponibili, e se ancora non hanno trovato lavoro in questo periodo, possono supportarli nella ricerca di lavoro, di contatti con le aziende, o nella rimotivazione, per un periodo fino a 26 settimane dopo il termine dell’opzione. NEW DEAL PER ULTRA 25ENNI (New Deal 25 Plus) Questo programma riporta le caratteristiche del NDYP, salvo che l’accesso è obbligatorio per i disoccupati tra 25 e 59 anni che abbiano già percepito l’indennità di disoccupazione (JSA) per almeno 18 mesi (inizialmente diventava obbligatorio dopo due anni). Come per il NDYP, New Deal 25 plus (ND25 plus) prevede l’aiuto di un Personal Adviser per un periodo di 4 mesi (Gateway), e per coloro che non riescono a trovare lavoro in questo intervallo di tempo diventa obbligatorio un periodo di attività (quindi dopo 22 mesi di disoccupazione), anche nel settore del volontariato. NEW DEAL PER ULTRA 50ENNI (New Deal 50 Plus) Il New Deal 50Plus è stato introdotto nell’aprile del 2000, come parte della stessa strategia di “welfare to work”, con l’obiettivo di inserire al lavoro una parte di popolazione inattiva, tra cui anche una parte di percettori di sussidio di invalidità, per cattive condizioni di salute, o perché già in pensione (occupational pensioners), il cui numero era peraltro in aumento costante. Il Governo ha avviato contemporaneamente una campagna di comunicazione denominata “Agepositive”, con l’obiettivo di combattere la discriminazione sul posto di lavoro per motivi di età, e promuovere presso le imprese i vantaggi della “diversità” di età. È stato prodotto un “Codice di Condotta sulla Diversità per Età nel Lavoro”, che ha rappresentato la base del dialogo con le imprese. Informazioni specifiche sulle modalità di conduzione della campagna sono reperibili sul sito: www.agepositive.gov.uk. Per quanto riguarda le caratteristiche del programma ND50Plus, questo si svolge su base volontaria e offre l’assistenza per rientrare nel mercato del lavoro a: persone di 50 anni e oltre che sono disoccupati o percettori di un sussidio di disoccupazione da almeno 26 settimane; persone di 50 anni e oltre che non possono lavorare a causa di disabilità o malattie di lungo periodo (oppure coloro che comunque dipendono dal sussidio di invalidità, c.d. “Incapacity Benefit”) i partner dipendenti di persone che percepiscono un sussidio. Le persone inserite nel programma ricevono il supporto di un Personal Adviser per l’orientamento, la definizione di un piano per l’inserimento lavorativo, la ricerca di lavoro. Per il partecipante al programma che decida di intraprendere un’attività, sia autonoma (auto-impiego) che dipendente, sono previsti benefici fiscali come incentivo al lavoro (c.d. Working Tax Credit), pertanto il PA elabora con il cliente un piano di azione che lo aiuti a valutare la convenienza dell’integrazione del reddito da lavoro con l’eventuale pensione o altri sussidi percepiti. Poiché in numerosi casi la riqualificazione professionale è una condizione essenziale per far restare i lavoratori anziani nel mercato del lavoro, ai partecipanti del ND50Plus viene offerto un sostegno finanziario per corsi di formazione professionale e per la formazione continua, fino a 1.500 sterline (circa 2200 Euro) per i primi due anni di rientro al lavoro (di cui 300 sterline da spendere in formazione permanente). I risultati ottenuti dal programma dal momento della sua introduzione (nel 2000) riguardano oltre 100.000 inserimenti al lavoro di ultracinquantenni. In particolare alcuni studi condotti dimostrano che il programma si è rivelato più efficace per i cinquantenni che per i sessantenni, e per coloro che ricevono dei benefit “attivi”, come formazione o tirocini. Oltre la metà di coloro che hanno trovato lavoro con ND50Plus erano ancora occupati dopo 2 anni da quando avevano iniziato il programma, mentre non minore importanza va attribuita all’elemento psicologico: quasi tutti i partecipanti hanno dichiarato di avere un maggiore livello di autostima dopo aver ricominciato a lavorare. NEW DEAL PER DISABILI (New Deal Disabled People - NDDP) A seguito di alcuni progetti pilota, nel 2001 è stato avviato il programma New Deal per Disabili (NDDP). L’assistenza per l’inserimento al lavoro di persone disabili e con problemi di salute viene offerta attraverso una rete di fornitori specializzati, sia privati che associazioni di volontariato, c.d. “Job Brokers”. Il ruolo dei consulenti di JobCentre Plus per l’inserimento lavorativo dei disabili (Disability Employment Adviser - DEA) è di fornire informazioni sul programma e indirizzare il cliente alle strutture convenzionate localmente per il sostegno all’inserimento lavorativo, l’eventuale formazione aggiuntiva specialistica, riabilitazione se la disabilità è frutto di un incidente, etc. I DEA svolgono il ruolo che i Personal Adviser hanno per i clienti degli altri programmi New Deal, essendo specificamente formati a identificare le principali barriere al lavoro del proprio cliente e ad elaborare il piano più adeguato per l’inserimento al lavoro. I DEA di JobCentre Plus tengono costantemente i rapporti con le organizzazioni e le società private o le associazioni di volontariato che svolgono l’effettivo inserimento e accompagnamento al lavoro dei disabili. Da quando è stato introdotto a livello nazionale nel 2001 al 2004, il programma NDDP ha registrato circa 80.000 partecipanti, con un risultato di circa 30.000 persone inserite al lavoro. Uno degli scopi del programma è anche di offrire supporto alle imprese per favorire l’inserimento e l’inclusione del lavoratore nel posto di lavoro, oltre a fornire un ulteriore supporto finanziario per effettuare piccole modifiche strutturali in azienda, atte a favorire l’inserimento della persona disabile o invalida, qualora queste vengano ritenute opportune dai consulenti e dal DEA di JobCentre Plus. Il ruolo del DEA è stato valutato in diversi studi condotti sull’efficacia del programma NDDP, sia in ambito locale che nazionale. I migliori risultati in termini di sostenibilità del posto di lavoro e di inclusione nel posto di lavoro sono stati ottenuti nei casi in cui era stata effettuata una corretta analisi dei bisogni e delle aspirazioni del cliente. WORKSTEP In parallelo al programma NDDP, per i disabili è stato attivato a partire dal 2001 un altro programma, WORKSTEP, con lo scopo di aiutare le persone con gravi disabilità a risolvere esigenze specifiche per favorire l’inserimento nel posto di lavoro. Il programma è organizzato da Jobcentre Plus e gestito da più di 200 autorità locali, organismi di volontariato, organizzazioni del settore privato. Questo programma si rivolge ai disabili che rientrano nella definizione del Discrimination Act del 1995, incontrano maggiori difficoltà nel trovare e mantenere un lavoro, e che invece, con il giusto sostegno potrebbero lavorare più efficientemente o migliorare nell’ambito del loro lavoro. Attualmente circa 25.650 persone hanno beneficiato del programma per quanto riguarda la ricerca di occupazione sia nel mercato del lavoro aperto (inteso comunque come inserimento lavorativo assistito) o in fabbriche o attività produttive protette (c.d supported factories). In realtà, storicamente questo tipo di supporto esiste da circa 60 anni nel Regno Unito, e Workstep ha sostituito quello che veniva chiamato “programma di occupazione assistita” (Supported Employment Programme). Nella sua versione storica il programma offriva un supporto ai clienti con bisogni particolarmente complessi a definire un piano di azione per l’inserimento lavorativo che potesse superare i vari ostacoli che la persona incontra. Oltre a questa funzione principale, complementare appunto al servizio offerto dai Disability Employment Adviser di JobCentre Plus, Workstep dovrebbe sviluppare una maggiore sensibilità al problema dell’inserimento lavorativo dei disabili presso le aziende e fare un’attività di mainstreaming. Gli obiettivi del Programma Workstep sono pertanto di consentire di svolgere un’attività a persone che altrimenti non sarebbero in grado di ottenere e mantenere un posto di lavoro, e di sostenere lo sviluppo professionale dei lavoratori partecipanti al programma, sia che riescano a progredire fino a svolgere mansioni in maniera autonoma oppure che non ci riescano (e quindi abbiano costantemente bisogno di un sostegno, anche con integrazione al reddito). Il consulente specializzato incontra il cliente e insieme concordano un piano di inserimento lavorativo che prevede almeno 16 ore lavorative a settimana, delineando appunto i passi da compiere progressivamente per arrivare a questo risultato (Workstep significa “passi per il lavoro”). Proprio a causa delle più complesse inabilità che il cliente presenta rispetto a coloro che ottengono il sostegno del DEA nel programma New Deal, il piano d’azione è generalmente più dettagliato e prevede l’integrazione fra diverse componenti e strutture. Una volta identificato il potenziale lavoro, in base alle funzioni che il cliente è in grado di svolgere, il piano di azione viene solitamente dettagliato per prevedere le iniziative da prendere per rendere il cliente capace di svolgere quel lavoro per un periodo di tempo sufficiente a renderlo autonomo e uscire dal sussidio. Nel periodo in cui il cliente è inserito nel programma Workstep sono previsti almeno due incontri all’anno tra il referente di JobCentre Plus, la società (associazione o altro) che gestisce il programma Workstep per conto di JCP, il cliente stesso e l’impresa, per verificare l’andamento del percorso individuale ed evidenziare progressi o aggiustamenti necessari a raggiungere l’obiettivo stabilito. I consulenti che gestiscono il programma Workstep sono operatori esterni a JobCentre Plus, appartenenti ad associazioni di volontariato o privati, generalmente con una competenza specifica nella disabilità, a cui i programmi vengono assegnati in base a gare di appalto. La riforma del programma Workstep ha introdotto anche una serie di modifiche che riguardano il rapporto con i fornitori esterni del servizio. Sono stati introdotti nuovi criteri di eleggibilità, indicatori di qualità, un nuovo regime di finanziamento che prevede il pagamento di una quota fissa, pari a circa il 70-80% dell’ammontare previsto per ciascun cliente seguito dal fornitore, e una quota variabile (il restante 30-20%) pagabile in base a risultati specifici ottenuti con l’inserimento lavorativo del cliente, legati quindi al miglioramento individuale e alla sostenibilità del posto di lavoro. Inoltre il programma Workstep aggiornato include la raccomandazione di curare la definizione di nuovi profili professionali legati alle disabilità e introduce l’obbligo per i nuovi clienti del programma di definire piani di sviluppo individuali, come tutti gli altri clienti dei programmi New Deal. NEW DEAL PER GENITORI SOLI (New Deal Lone Parents - NDLP) Il programma New Deal per Genitori Soli (NLDP) prevede l’adesione su base volontaria di uomini e donne soli con figli a carico (fino al compimento del 16° anno di età del figlio minore), che non lavorano o che lavorano meno di 16 ore a settimana. Gli obiettivi sono di aiutare i genitori soli (prevalentemente si tratta di madri) a migliorare le proprie condizioni di vita e dei propri figli passando dall’inattività al lavoro o aumentando il reddito passando ad una durata delle ore lavorate superiore alle 16 settimanali. Sono state condotte alcune ricerche su famiglie monoparentali che hanno dimostrato che i genitori soli spesso sono disponibili al lavoro, ma hanno bisogno di un supporto per raggiungere questo scopo. Trattandosi di un programma su base volontaria, JobCentre Plus promuove delle iniziative per avvicinare i clienti inattivi e propone loro di effettuare dei colloqui di orientamento professionale. Recentemente, nel 2005, l’intervista di orientamento è diventata obbligatoria per accedere al programma, poiché è risultato che coloro che avevano avuto un incontro con un Personal Adviser erano rimasti più a lungo nel programma e comunque la maggior parte di questi avevano trovato lavoro più facilmente. Il ruolo del Personal Adviser anche in questo caso si è rivelato importante per la conoscenza e l’analisi del caso, per la continuità del rapporto. Il PA deve supportare il cliente informandolo sulle opportunità di lavoro, sulla combinazione dei vari benefit messi a disposizione di coloro che entrano nel programma NDLP, e che possono essere mantenuti anche dopo che hanno trovato lavoro, per esempio il Childcare Subsidy (per l’assistenza ai bambini in età pre-scolare). Inoltre JCP offre informazioni sugli asili e sull’assistenza all’infanzia disponibile a livello locale, per facilitare la conciliazione dei tempi di lavoro e l’esigenza di cura dei genitori soli. Il PA ha a disposizione un fondo discrezionale (fino a 100 sterline per cliente) da poter spendere per aiutare i clienti nella ricerca di lavoro, per esempio il rimborso delle spese di viaggio e l’assistenza ai bambini piccoli (asili nido convenzionati o baby sitter) per consentire al cliente di effettuare colloqui di lavoro, purché le spese siano convalidate da giustificativi. Per la gestione di questo programma il raccordo tra il personale di JobCentre Plus e gli ispettori dei servizi di previdenza (Gateway Interventions Officers) è elevato, poiché sono stati riscontrati molti casi di frode, soprattutto fra genitori soli che percepiscono un’indennità per i figli a carico ma in realtà vivono in coppia e contano anche sul reddito del partner. Una difficoltà ancora parzialmente da risolvere consiste nello sviluppare maggiormente il raccordo con i servizi di cura dell’infanzia presenti a livello locale. A questo scopo nel 2003 sono stati introdotti in tutte le sedi distrettuali di JobCentre Plus i c.d. “Manager per il partenariato di assistenza all’infanzia” (Childcare Partnership Managers - CPMs). Tuttavia non sempre l’ostacolo principale al lavoro è l’esigenza di cura dei figli, spesso manca l’autostima o la determinazione a migliorare le proprie competenze. I dati registrati nel 2003 dimostrano che il programma ha iniziato a produrre effetti positivi, portando il tasso di partecipazione al lavoro dei genitori soli al 53,4% dal 45,6% del 1997. Tuttavia l’obiettivo del Governo è di portare almeno il 70% dei genitori single a lavorare entro il 2010. Nel 2003 quasi metà dei partecipanti al programma NDLP trovano un lavoro, complessivamente circa 260.000 persone su un totale di 485.000 che si sono iscritti dal 1998, anno di avvio del NDLP. Le valutazioni sull’efficacia del programma evidenziano come il dato positivo sia che coloro che hanno preso parte al programma hanno aumentato la propria occupabilità in maniera significativa. La figura del Personal Adviser viene considerata molto importante, per l’elevato livello di flessibilità e capacità di ritagliare sulle esigenze del cliente il piano di inserimento lavorativo, optando fra le varie opportunità che il programma offre e sostenendo la persona in tutte le fasi del percorso. Questo target risulta prioritario sia per il successo delle politiche attive di welfare to work sulle quali il Governo britannico ha investito molto, ma anche per la lotta alla povertà infantile, che rimane una preoccupazione relativamente forte. Più fattori dovranno concorrere a migliorare il programma NDLP, la cui durata è stata prorogata proprio perché il target è prioritario, come evidenziato nel piano strategico 20062010 che si pone l’obiettivo di inserire al lavoro altri 300.000 genitori single. Uno degli elementi da rafforzare è rappresentato innanzitutto dal coordinamento con altri servizi e l’introduzione di nuovi strumenti per migliorare l’efficacia del servizio, come: l’obbligo del colloquio di orientamento al lavoro (Work-Focused Interview) con un Personal Adviser; l’introduzione dei Childcare Partnership Managers; l’inclusione dei genitori single nei programmi “Employment Zones” (vedi oltre), per lavorare su gruppi di persone e non solo su percorsi individuali; la partecipazione dei genitori single ai piani di formazione e di preparazione al lavoro organizzati da servizi preposti a questo compito; un servizio di mentoring ai genitori single che hanno molteplici ostacoli al lavoro, supportandoli di più dal punto di vista psicologico; l’uso del Childcare Subsidy, uno strumento introdotto recentemente per supportare i costi dell’assistenza ai figli piccoli per coloro che lavorano meno di 16 ore alla settimana, promuovendo così l’uso esteso del part-time; pagamento di un bonus per la formazione di 15,00 sterline a settimana per promuovere la partecipazione a corsi di formazione per i genitori single. NEW DEAL PER I PARTNER (NDP) Il Programma New Deal per i Partner (NDP) è stato avviato nel 1999, ed è rivolto ai partner di persone disoccupate che percepiscono un sussidio di disoccupazione (JSA) e, a partire dal 2001, l’accesso al programma è stato esteso ai partner di coloro che percepiscono anche altre forme di benefit: • Jobseeker’s Allowance • Income Support • Incapacity Benefit • Carer’s Allowance • Severe Disablement Benefit • Pension Credit Nell’aprile 2004 il Governo ha deciso di estendere il sostegno all’inserimento lavorativo anche ai partners disoccupati di “genitori single”, mentre prima venivano considerati semplicemente adulti dipendenti. Anche per loro è previsto un colloquio di orientamento professionale obbligatorio (work-focused interview - WFI) dopo 6 mesi di sussidio e il rilancio del New Deal for Partners in base al cambiamento di prospettiva del governo. Fino al marzo 2004, ci sono stati 11.310 colloqui iniziali e 1.870 inserimenti lavorativi. Alcune ricerche qualitative (Thomas e Saunders, 2002) hanno dimostrato che la maggioranza di chi ha partecipato al programma ha raggiunto dei risultati positivi. ALTRI PROGETTI E SPERIMENTAZIONI PATHWAYS TO WORK (Percorsi per il Lavoro) Pathways to Work è un programma sperimentale per il collocamento di persone che percepiscono l’Incapacity Benefit - IB). Sulla base di studi condotti è stato dimostrato che la maggior parte delle persone che ricevono dei benefit hanno poche possibilità di abbandonarli anche solo dopo pochi mesi. Dopo un anno di permanenza nel welfare le possibilità di rientrare al lavoro nei 5 anni successivi sono del 20%. La durata media della permanenza nel welfare una volta superato il primo anno senza lavorare è di circa 8-9 anni e oltre. Tuttavia la maggior parte di queste persone hanno il desiderio di lavorare e hanno anche le capacità per farlo. Uno dei dati che avvalora questa tesi è rappresentato dal fatto che il 75% dei richiedenti il benefit accusa dolori alla schiena, depressione o problemi circolatori non gravi. Anche dal punto di vista medico le statistiche dimostrano che svolgere un’attività è un modo per risolvere anche i problemi di salute nel lungo periodo. Peraltro quasi il 40% dei richiedenti dichiara di non ritenere che le proprie condizioni di salute rappresentino un vero e proprio ostacolo per rientrare al lavoro. Infine gli ostacoli al lavoro più frequentemente denunciati dai percettori di IB risultano essere la bassa autostima, l’inadeguatezza delle competenze, mancanza di incentivi economici o la discriminazione sul posto di lavoro, piuttosto che vere e proprie patologie che impediscono una normale funzionalità al lavoro. Il Department of Work and Pensions ha pertanto deciso di avviare, a partire da ottobre 2003, sette progetti pilota in alcune aree del Paese dove il numero delle richieste di IB e di disabili era particolarmente alto, come Gateshead e South Tyneside nella Regione di Nord-Est. Uno degli elementi essenziali della sperimentazione, condotta da Jobcentre Plus, è che le persone reagiscono in maniera più positiva quando si parla delle loro capacità, piuttosto che delle inabilità. Per i Personal Adviser di Jobcentre Plus è stato più facile introdurre il tema del lavoro una volta affrontato il bilancio delle competenze in termini di funzioni che i clienti possono svolgere piuttosto che definire la disabilità/invalidità. Pathways to Work rappresenta un modello integrato tra specialisti del lavoro (Jobcentre Plus) ed esperti sanitari (National Health Service) per offrire un supporto a gruppi di persone con problemi di salute durante la prima fase di richiesta del benefit. Jobcentre Plus ha formato un gruppo di Personal Adviser con competenze specialistiche aggiuntive rispetto a quelli che si occupano di altri gruppi di clienti, affinché possano comprendere meglio le difficoltà e gli ostacoli per rientrare al lavoro che hanno questi clienti. Il compito del NHS è stato di creare dei programmi specifici per il superamento dei problemi di salute maggiormente riscontrati da questo gruppo: problemi psichici, muscolari e di struttura ossea e cardio-vascolari. Sono stati ideati dei brevi programmi di “riabilitazione” per aiutare innanzitutto le persone con problemi di depressione, respiratori o cardiaci e con dolori alla schiena a comprendere quale impatto ha sul lavoro la loro (mutata) condizione rispetto all’insorgere della malattia. Lo scopo è di consentire a queste persone di affrontare la prospettiva di rientro al lavoro o di un periodo di formazione con maggiore sicurezza e serenità. In seconda analisi il supporto dei servizi pubblici serve ad aiutare il cliente a formulare un piano di azione basato sulla compatibilità con la propria condizione, in modo da avviare prima possibile un’attiva ricerca di lavoro. Il programma prevede anche incentivi finanziari per coloro che riprendono a lavorare, in modo da rendere il lavoro economicamente più vantaggioso del welfare. EMPLOYMENT ZONES (Bacini di Impiego) Nella sua politica di welfare e di misure per ridurre la disoccupazione il Governo ha avviato nella primavera del 2000 un programma sperimentale di sviluppo occupazionale denominato “Employment Zones – Ezs” (Bacini di Impiego). L’approccio del programma EZs rappresenta una rottura rispetto al tradizionale metodo di assistenza dei programmi New Deal, poiché si basa sull’integrazione con piani di sviluppo locale e su partenariati strategici forti. Inizialmente sono state identificate 15 aree in cui sperimentare il programma, caratterizzate da alti livelli di disoccupazione di lunga durata, e l’intervento si è basato sul supporto mirato ai bisogni degli individui, ricostruzione dell’autostima ma anche alla soluzione di problemi e ostacoli finanziari che rappresentano una barriera al lavoro. Rispetto ai programmi New Deal, questi progetti pilota consentono maggiore flessibilità nel decidere il tipo di aiuto più appropriato, e maggiore autonomia nell’utilizzo dei fondi. Peraltro la realizzazione dei progetti si è svolta con partenariati locali pubblici e privati piuttosto ampi, con la mediazione di Jobcentre Plus che ha messo a bando l’erogazione dei servizi principali. Dal loro inizio i EZs hanno raggiunto buoni risultati, riportando al lavoro circa 46.000 persone. Working Neighbourhoods Questa sperimentazione – denominata “Working Neighbourhoods” (Quartieri al Lavoro) – è stata impostata nel 2003 sulla scia dei risultati dei progetti pilota Employment Zones, con lo scopo principale di promuovere la partecipazione al lavoro in aree a forte disagio sociale e con alti tassi di disoccupazione. Le zone di sperimentazione corrispondono infatti a quelle che precedentemente erano identificate per i progetti Employment Zones. Principalmente sono stati coinvolti nel programma gli enti locali e JobCentre Plus a livello distrettuale per la costruzione di partenariati strategici: sono state identificate 12 aree pilota, localizzate in diversi distretti del paese, in cui la percentuale di popolazione che percepisce un sussidio rispetto al totale della popolazione attiva è maggiore rispetto alla media del paese (ogni area ha circa 2000 persone in età lavorativa che percepiscono sussidi a vario titolo). Le sperimentazioni, che sono state avviate nell’aprile 2004 e sono terminate a marzo 2006, sono finanziate dal Fondo per la Modernizzazione e lo Sviluppo dell’Occupazione. Una prima serie di interventi mira a verificare l’efficacia di un approccio intensivo in aree con livelli di disoccupazione maggiori alla media, attraverso azioni che già sono utilizzate per promuovere l’inserimento al lavoro di categorie svantaggiate (la metodologia utilizzata per i programmi New Deal con la forte personalizzazione dei servizi di accompagnamento al lavoro), e che contano sulla specializzazione degli operatori nell’affrontare le problematiche dei clienti target. In particolare le sperimentazioni hanno lo scopo di verificare l’efficacia di un intervento massiccio in termini di supporto per: • favorire a gruppi particolarmente svantaggiati l’accesso ai programmi New Deal for Young People e New Deal 25Plus (New Deal per giovani tra 18 e 24 anni e per persone con più di 25 anni) entro tre mesi da quando fanno domanda per il sussidio di disoccupazione; • aumentare le interviste per l’inserimento lavorativo per i genitori soli (solitamente donne sole con figli a carico) e per i partner di percettori di sussidio; • assicurare l’offerta di opportunità di lavoro adeguato e la riduzione degli ostacoli al lavoro per i nuovi richiedenti il c.d. “Incapacity Benefit” (assegno di invalidità per motivi di salute); • stanziare un finanziamento ad hoc per ciascuna area pilota, più discrezionale e flessibile, ad uso dei Personal Adviser per aiutarli ad affrontare le più complesse problematiche che ostacolano l’accesso al mercato del lavoro per i residenti delle aree pilota. Oltre a ciò il programma “Working Neighbourhoods” intende affrontare in una logica integrata le difficoltà, anche culturali, di un approccio verso il mondo del lavoro che porta con sé un’abitudine a vivere di sussidi, a non attivarsi per cercare lavoro, a una disistima verso se stessi e scarsa fiducia nelle proprie capacità professionali. Organizzazione dei Servizi Pubblici per l'Impiego Nel 2001 il Department for Work and Pensions ha unificato le Agenzie del Welfare (responsabili dell’erogazione dei sussidi) con i Servizi Pubblici per l'Impiego (responsabili delle misure attive) in Jobcentre Plus, una struttura che assomma entrambe le funzioni, e che ha progressivamente operato un accorpamento dei rispettivi uffici sul territorio nella rete dei centri per l’impiego. Appena creata Jobcentre Plus aveva circa 125.000 dipendenti, a marzo 2006 ne aveva circa 74.000, e l’obiettivo del Governo è di portare il numero dei dipendenti a circa 65.000 entro il 2008. I costi di gestione dell’Agenzia si aggirano intorno ai 3,5 miliardi di sterline all’anno (fonte: Jobcentre Plus, 2006). Dall’agenzia nazionale, il cui quartier generale si trova a Londra, dipendono le sedi regionali per l’Inghilterra e le tre sedi più autonome di Galles, Scozia e Irlanda del Nord, oltre agli uffici distrettuali. La struttura dei centri si è sviluppata attraverso passaggi graduali e non è ancora definitiva, sia per la razionalizzazione della rete unificata degli uffici del welfare e Sistema dei Servizi per dei servizi per l’impiego, sia per rendere il servizio più l’impiego rispondente alle esigenze dei clienti. I Jobcentre, intesi come centri per l’impiego, sono passati da circa 1600 del 2002 a 850, previsti per la fine di luglio 2006. Questo perché da una parte è stata completata la fusione dei vecchi uffici e dall’altra dal 2005 è stata avviata una ristrutturazione del servizio di welfare, che sarà maggiormente centralizzato e dovrà operare attraverso il maggiore uso dei call centre e dei sistemi informativi, lasciando così risorse aggiuntive per l’assistenza personalizzata dei Personal Adviser ai clienti più “svantaggiati”, che si recheranno al centro per l’impiego per un contatto diretto con gli operatori specializzati. Le strutture territoriali non sono dotate di autonomia ma sono piuttosto agenzie di gestione ed erogazione di servizi. Le modalità di intervento dei centri per l’impiego sono omogenee su tutto il territorio nazionale, sia per quanto riguarda gli standard di erogazione del servizio, sia per la tipologia dei programmi attivi, riconducibili alla serie dei New Deal per target. Strumentazione e Sistema Informativo Anche per quanto riguarda la strumentazione in dotazione, il layout degli centri, le banche dati informatiche e il rapporto con i fornitori esterni dei servizi, Jobcentre Plus opera in maniera pressoché uniforme su tutto il territorio nazionale. Tutta la strumentazione è messa a disposizione dal livello centrale per la standardizzazione del servizio erogato. La modulistica (dall’iscrizione alla banca dati, alle brochure informative sui singoli programmi e benefit, alla definizione del piano di azione professionale) è ideata e diffusa dal livello centrale. L’autonomia degli operatori nella gestione delle pratiche è minima, poiché i passaggi sono controllati da operazioni rese obbligatorie (rilevazione del fabbisogno, imputazione dati, inserimento in progetti, monitoraggio, rapporto con fornitori). Inoltre la struttura centrale mette a disposizione degli operatori nell’area intranet un supporto molto articolato con tutte le risposte alle possibili domande sulle procedure e qualsiasi supporto di modulistica, moduli per la formazione a distanza e l’accesso alla complessa normativa che regola l’erogazione dei sussidi. A tale scopo esistono a livello centrale divisioni apposite preposte alla definizione e realizzazione della strumentazione per le singole aree operative, come l’uso del sistema informativo (labour market system), i singoli programmi New Deal e altri programmi attivi, servizi alle imprese, relazioni esterne, relazioni interne, etc. Il Sistema informativo Il servizio di incrocio domanda offerta è basato su una classificazione delle competenze (SOC) uniforme e nazionale, ed è finalizzato alla registrazione degli utenti e delle vacancies. Il Labour Market System (LMS) è un sistema a maschere in cui dal lato dell’offerta vengono registrate tutte le caratteristiche del disoccupato, la sua storia professionale e formativa, la presenza all’interno di progetti specifici, il percepimento di sussidi, i vincoli, le disponibilità, gli interessi, il numero di previdenza sociale, etc. Dal lato della domanda uffici centralizzati ma dislocati sul territorio (call centre) registrano le job vacancies delle imprese (evidenziando durata, salario, impegno settimanale richiesto, caratteristiche del lavoro offerto e del lavoratore richiesto). Questo call-centre (denominato Employers’ Direct) permette la registrazione in tempo reale della disponibilità del posto di lavoro che viene inserita nel sistema, a cui il disoccupato può accedere direttamente tramite Internet da casa o tramite l’uso degli schermi interattivi posti solitamente in un’area self-service dei centri per l’impiego. I fornitori convenzionati (centri di formazione, partner dei servizi dell’impiego) ne hanno accesso diretto e dunque gli enti accreditati solitamente non utilizzano banche dati parallele. Tuttavia il privato non convenzionato e il sistema del collocamento privato possono ovviamente avere proprie banche dati. Il sistema informativo gestisce circa 13.000 vacancies al giorno, 5 milioni di richieste di sussidio all’anno e l’incrocio domanda/offerta con oltre 1,2 milioni di inserimenti lavorativi all’anno (fonte: Jobcentre Plus, 2006). Il rapporto tra servizi pubblici e privati Una delle principali politiche del Governo neolaburista sin dal 1997 prevedeva il rafforzamento del legame fra il diritto del disoccupato al sussidio e la responsabilità individuale di fare quanto possibile per avvicinarsi al mondo del lavoro. Il compito principale dei Servizi Pubblici per l'Impiego era di controllare che ciò avvenisse, tanto che le due strutture sono state unite nel 2001 per razionalizzare l’intervento. Tuttavia Jobcentre Plus non può garantire da sola l’erogazione di tutti i servizi, specialmente di quelli che richiedono maggiori specializzazioni, per raggiungere l’obiettivo di un reinserimento del disoccupato nel mercato del lavoro nel più breve tempo possibile. Si è reso pertanto indispensabile il ricorso a una rete di fornitori privati per molti servizi: dalla stesura del CV, alla ricerca attiva, alla preparazione al colloquio, alla formazione di base, alla formazione professionale specifica o generica, all’informatica di base. Il rapporto fra servizi pubblici e privati è regolato da convenzioni onerose in cui i privati ricevono il pagamento solo se raggiungono determinati obiettivi, che vengono di volta in volta stabiliti sia in termini quantitativi (per esempio numero di inserimenti lavorativi) che qualitativi (per esempio miglioramento dell’occupabilità del cliente misurabile sulla base di indicatori prestabiliti). Le rete dei fornitori privati è molto capillare a livello locale e può comprendere anche strutture molto piccole. I capitolati e i costi di ogni tipo di intervento sono dettagliati a livello centrale ma vengono rivisti a livello distrettuale (per esempio nell’area di Londra in cui i costi sono più alti.) I diversi soggetti lavorano spesso in concorrenza e la rete è garantita e organizzata da Jocentre Plus per le tematiche e le relazioni che riguardano il mercato del lavoro. Nel 2005/2006 sono state messe a fuoco alcune relazioni di partenariato strategico, che dovrebbero essere attivate a partire dal 2007: per quanto riguarda il livello nazionale Jobcentre Plus opera in maniera coordinata con i Learning and Skills Councils (LSC) per le tematiche relative alla formazione professionale e con il National Employer Panel per le tematiche e gli accordi con le imprese. A livello regionale la politica di partenariato prevede che ciascun territorio sviluppi rapporti privilegiati con le sedi regionali dei LSC per elaborare dei piani integrati per la formazione professionale, con le Agenzie di Sviluppo Regionale per integrare le tematiche dell’occupazione nei piani di sviluppo locale e per lavorare insieme sulla definizione dei profili professionali più richiesti. Inoltre viene considerato prioritario che ciascun distretto individui e rafforzi relazioni strategiche a livello territoriale, sia con il pubblico (ad esempio gli enti locali) che con il privato e il volontariato. Un'altra area in cui la collaborazione dovrebbe essere strutturata in maniera più organica è il servizio di orientamento ai giovani fino a 17 anni. Attualmente viene erogato da un’agenzia governativa denominata Connexions presente su tutto il territorio nazionale. Poiché entrambe sono agenzie governative sarebbe auspicabile una collaborazione più stretta, specie per quanto riguarda il tema delle competenze e l’analisi dei bisogni professionali del territorio. Partenariato pubblico-privato Non è comunque immaginabile che i Servizi Pubblici per l'Impiego possano da soli affrontare le tematiche di mercati del lavoro che diventano sempre più complessi e che richiedono risposte più sofisticate. Devono cercare un rapporto sempre più stretto e di confronto con altre realtà del territorio in una logica di partenariato. In alcuni casi il partenariato potrebbe non produrre benefici immediati, ma sarà necessario attendere tempi più lunghi se la cooperazione punta alla soluzione di problemi strutturali dell’economia e del mercato del lavoro locale. Più propriamente si tratterà di sviluppare il lavoro in partenariato su due piani: quello strategico e quello operativo. Il primo comporta la cooperazione nell’analisi di problemi e di opportunità, una condivisione di obiettivi di lungo termine, e una programmazione congiunta. Il partenariato operativo risponde essenzialmente all’esigenza di offrire dei servizi necessari a livello locale, per cui i partner trovano la comune convenienza a lavorare insieme in quanto ognuno realizza il proprio obiettivo. Attualmente molti dei soggetti che fanno parte della rete hanno accesso alla strumentazione comune di Jobcentre Plus, in particolare accedono all’intranet aziendale per quanto riguarda sia i posti di lavoro disponibili che le schede dei disoccupati per l’incrocio domanda e offerta. L’accorpamento fra il servizio di sicurezza sociale (che erogava i sussidi) e i servizi per l’impiego ha di fatto costruito un unico percorso del dossier del disoccupato, la cui storia è interamente riportata in banca dati (Labour Market System). Per quanto riguarda il Regno Unito, si può affermare che i servizi pubblici siano particolarmente efficienti nell’inserimento al lavoro dei disoccupati e dei lavoratori con qualifiche basse e medio-basse, mentre le società di ricerca e selezione private operano prevalentemente con profili medioalti e personale qualificato. Per quanto riguarda i servizi diversi dal collocamento, questi vengono in larga misura offerti da operatori privati, anche senza fini di lucro: per esempio i servizi per i disabili sono quasi interamente affidati ad agenzie esterne, specializzate a volte nella soluzione di problemi specificatamente collegati ad un tipo di disabilità. Un’altra tipologia di intervento in cui il ricorso a partenariati pubblico-privati allargati è massiccio si ha nel caso di ristrutturazioni aziendali o settoriali che comportano licenziamenti su vasta scala. Lo strumento utilizzato è quello del Rapid Response Service (Servizio a Risposta Rapida), introdotto da JCP a partire dall’aprile 2002. Questo strumento viene aggiunto nel processo di ricollocamento di lavoratori in esubero, che prevede normalmente il supporto dei consulenti di Jobcentre Plus nella ricerca di lavoro e nell’analisi dei sussidi più appropriati per i lavoratori che perdono il posto. Quando la crisi di un’azienda o in generale di un intero settore hanno un impatto significativo sull’economia locale, ma le sole forze locali non sono sufficienti per fornire una soluzione adeguata, si attiva il Rapid Response Service (RRS). Innanzitutto vengono attivati nuovi finanziamenti per promuovere un’analisi individuale delle competenze possedute dai lavoratori licenziati e dei loro bisogni formativi per soddisfare la domanda locale, al fine di promuovere il ricollocamento dei disoccupati. Qualora non fosse disponibile la formazione professionale specifica per la riqualificazione, si possono finanziare corsi di formazioni ad hoc attraverso il RRS. Servizi alle imprese La policy di JCP nei confronti delle imprese si è andata sempre più orientando verso l’attenzione ai bisogni delle imprese, riducendo via via la tendenza generalmente riscontrabile nei Servizi Pubblici per l'Impiego di considerare propri clienti i disoccupati e le persone in cerca di lavoro. Seguendo l’approccio di servizio personalizzato, nell’offerta di supporto alla mediazione di lavoro JCP solitamente non fornisce una semplice lista di vacancies e una lista di candidati potenziali alle imprese, bensì opera nel mercato del lavoro locale come uno degli attori principali, grazie alla conoscenza del mercato del lavoro e dell’economia locale, allo scopo di contribuire allo sviluppo del mercato stesso. In linea di principio i rapporti con le imprese sono definiti nella convenzione firmata tra l’impresa e JCP, il c.d. Employers’ Charter (Patto di Servizio) nel quale sono espressi i criteri basilari e standardizzati del servizio che JCP si appresta a fornire alle imprese, non solo al momento dell’individuazione dei candidati ma anche nelle fasi successive, inerenti la valutazione del candidato e altri servizi di utilità all’azienda. L’impiego dei patti di servizio, quale risultato di un accordo nazionale, ha portato ad una “standardizzazione” della gestione delle vacancies e allo sviluppo, all’interno dei Servizi Pubblici per l'Impiego, di un sistema di account manager professionali quali referenti dedicati alle aziende, e perfino ad un’azienda specifica in caso di grandi imprese. Ciò ha consentito lo sviluppo di una modalità di lavoro condivisa con il partner-azienda, e quindi la creazione di efficaci canali di comunicazione tra servizi per l’impiego e imprese. Infine, ha contribuito a focalizzare l’offerta dei servizi in base agli obiettivi da raggiungere e colmare il gap di competenze, per migliorare l’efficacia dell’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Accanto al servizio di consulenza, sono identificabili due macroaree di servizi messi a disposizioni da JCP per le imprese: Servizi relativi alla comunicazione delle vacancies: Employer Direct Online Programmi e iniziative di tipo settoriale e personalizzato per le imprese di qualsiasi dimensione Employer Direct Online E’ il servizio di JCP finalizzato a garantire la massima diffusione della pubblicazione di una posizione lavorativa vacante di un’azienda nel minor tempo possibile in tutti i siti web inglesi attinenti il lavoro. Inoltre la vacancy pubblicata viene notificata all’impresa tramite fax, e-mail o via posta entro due ore dalla ricezione. L’azienda può far pubblicare la propria vacancy telefonicamente usufruendo di un consulente, Employer Direct Adviser, che ascolta e prende nota dei requisiti richiesti dall’azienda per la vacancy da pubblicare (livello di salario, orario lavorativo, esperienze e qualifiche richieste, e altre possibili richieste); consiglia sui possibili ulteriori requisiti o servizi da mettere a disposizione; concorda il numero dei candidati che il datore di lavoro vuole personalmente selezionare ed infine spiega come e dove l’annuncio può essere pubblicato (Jobpoints, Jobfairs, sito EURES). Connessi al servizio Employers’ Direct Online, vi sono altri servizi realizzati da JCP o in via di attivazione: Jobseeker’s Direct: È un sistema telefonico di incrocio domanda /offerta Overseas Vacancies: è un team all’interno di JCP specializzato nelle assunzioni internazionali Rete EURES Job Warehouse: il servizio entrerà in funzione a partire dall’estate del 2006, e consentirà ai selezionatori di aziende che gestiscono grandi numeri di candidature, e che solitamente preferiscono gestirle in proprio, di collegarsi direttamente con il portale delle candidature di JCP, avendo in tal modo diretto accesso ad una vasta gamma di candidati con una sola transazione tramite l’uso di un sistema informatico speciale che permette la condivisione delle informazioni in modo facile e veloce. Questo servizio nasce nell’ottica di modernizzare i servizi di gestione delle candidature. Programmi ed iniziative per le imprese I servizi alle imprese di JCP si articolano essenzialmente in quattro tipologie di intervento: A) Le iniziative settoriali; B) I referenti per le imprese (account manager) C) Il Rapid Response Service, task force per gli interventi in caso di crisi aziendale e/o settoriale D) Il servizio di accompagnamento all’inserimento lavorativo (Altercare) A. Iniziative settoriali Sector Relationship Managers. In ambito nazionale JCP ha creato numerosi Managers per le relazioni settoriali il cui compito è quello di capire le necessità occupazionali per determinati settori chiave dell’economia inglese (a fine 2005 sono 40 i settori individuati, soprattutto in ambito industriale). Work Trial. Periodo di prova in azienda, offerto a coloro che partecipano ai programmi New Deal, che dà la possibilità al datore di lavoro di provare i possibili candidati per un periodo massimo di 15 giorni, e al lavoratore di rendersi conto del tipo di lavoro e di ambiente di lavoro che gli viene proposto. La prova non comporta alcun obbligo per le due parti. Il candidato in prova non riceve alcun salario durante il Work Trial ma continua a percepire il sussidio di disoccupazione. New Deal for Employers per facilitare il passaggio dal welfare al lavoro per quei lavoratori con basse qualifiche, sono offerti incentivi alle imprese che assumono questi lavoratori. Disability Services for Employers. E’ un servizio che prevede la consulenza ed il supporto ai datori di lavoro che intendono assumere e formare lavoratori con disabilità fisiche tramite il Disability Employment Adviser . Vacancy Service Manager. L’operatore si occupa delle richieste di personale da parte delle aziende ed effettua la pre-selezione di candidati su loro incarico. Il processo generalmente prevede le seguenti fasi: L’operatore contatta le persone in cerca di lavoro in base alla vacancy dell’azienda, assicurando la più ampia gamma possibile di candidature vicine alle richieste dell’azienda Fa circolare gli avvisi di vacancies entro 11 minuti dalla ricezione della richiesta grazie ai mezzi tecnologici di cui dispone. Il sito viene visitato da quasi mezzo milione di persone alla settimana. La vacancy può essere comunicata anche tramite servizio telefonico che tratta più di 120.000 chiamate alla settimana. Lo scopo di JCP è quello di assicurare che il maggior numero di candidati possibili visualizzi la vacancy pubblicata. E’ anche possibile pubblicare le vacancies all’estero. Provvede al contatto locale lavorando in partenariato con le imprese ed i candidati del posto Fornisce aiuto e consulenza specifici sui tirocini, sui livelli di salario, sulle pari opportunità, e sull’impiego di personale con disabilità o provenienti dall’estero. Viene lasciata la scelta all’impresa sulla modalità di selezione: l’azienda può decidere di affidare a JCP la selezione e valutare solo i candidati ideali oppure di valutare tutte le candidature Mette a disposizione dell’azienda i propri uffici locali, i propri strumenti e il supporto amministrativo per aiutare a svolgere i colloqui di selezione. Infine assiste le aziende e i candidati per la realizzazione di un periodo di prova fino a 15 giorni (Work Trial). B. la figura dell’ Account Manager nazionale, locale e per le PMI E’ un servizio di aiuto mirato di JCP, che mette a disposizione delle imprese un referente (Account Manager) capace di offrire un “pacchetto” personalizzato inerente la gestione e selezione delle candidature, quindi più efficace poiché il più vicino possibile alle esigenze reali dei propri clienti. A partire dal 2004-2005 è stata data sempre più attenzione a questa figura, fino ad arrivare a una relativa specializzazione e differenziazione del profilo professionale, in base alla grandezza dell’azienda: il National Account Manager, quale referente per tutto il territorio nazionale di grandi imprese che gestiscono numeri elevati di candidature ed operano a livello nazionale; e l’ Account Manager locale che opera per le aziende presenti in un determinato territorio. Questa strategia è stata elaborata da JCP insieme alle aziende, e adottata sulla base di un accordo nazionale con il National Employment Panel, un comitato nazionale composto da 25 CEO provenienti da imprese grandi e piccole, pubbliche e private, rappresentanti dei principali settori produttivi del paese. Il partenariato tra NEP e JCP ha contribuito all’avvio di un serie di iniziative per promuovere la conoscenza delle esigenze delle imprese, sia nel mercato locale che nazionale: Attraverso le commissioni di settore del NEP le imprese sono coinvolte direttamente nella progettazione e nella realizzazione dei programmi locali per l’occupazione e la formazione, che offrono così ai distretti di JCP un supporto per rispondere in maniera efficace alle esigenze del mercato del lavoro locale. All’interno del NEP è stato creato un team specifico per le PMI (Panel’s SME Board) per aumentare l’attenzione di JCP ai bisogni delle PMI. Il consiglio direttivo si pone dunque due priorità particolari: aumentare l’efficacia dei programmi di welfare-towork aiutando i disoccupati a trovare e conservare un lavoro nelle PMI; ed aumentare la conoscenza, l’uso e la qualità dei servizi forniti da JCP nei confronti delle PMI. Anche per le PMI, il NEP ha recentemente chiesto l’introduzione della figura dell’ Account Manager per le PMI, ma l’opportunità di questa figura è ancora in fase di valutazione. C. Rapid Response Service è uno strumento che si attiva nel processo di ricollocamento di lavoratori in esubero, che prevede normalmente il supporto dei consulenti di JCP nella ricerca di lavoro e nell’analisi dei sussidi più appropriati per i lavoratori che perdono il posto, causa crisi di un’azienda o in generale di un intero settore con un impatto significativo sull’economia locale. Innanzitutto vengono attivati nuovi finanziamenti per promuovere un’analisi individuale delle competenze possedute dai lavoratori licenziati e dei loro bisogni formativi per soddisfare la domanda locale, al fine di promuovere il ricollocamento dei disoccupati. Qualora non fosse disponibile la formazione professionale specifica per la riqualificazione, si possono finanziare corsi di formazioni ad hoc attraverso il RRS. Attraverso questo servizio si può finanziare anche un’azione specifica che possa contribuire in maniera determinante a risolvere problematiche del caso. In alcuni casi si può valutare di introdurre uno sportello interno all’azienda in crisi, per svolgere tutte queste operazioni di accompagnamento al ricollocamento. Nella costituzione della task force solitamente JCP ricorre a un partenariato allargato, con alcune realtà significative a livello locale ma anche regionale, quali l’Agenzia di Sviluppo Regionale, il Learning & Skills Council (enti pubblici per la formazione), Business Link (associazioni datoriali), sindacati e gli enti locali. Ad agosto 2005 erano stati attivati 382 progetti attraverso il RRS, e oltre 100 sono in corso. Oltre 477 aziende sono state supportate attraverso questo strumento, per un totale di 128.000 lavoratori in esubero. Di questi 32.000 hanno usufruito dei servizi messi a disposizione e 13.600 (pari al 43,5%) sono ancora al lavoro (fonte JCP, marzo 2006). D. Aftercare E’ il servizio di follow-up che si attiva dopo l’assunzione di un candidato, con la finalità di continuare a supportare l’azienda per altre necessità ma anche di valutare la scelta del candidato. Organizzazione delle Risorse umane e formazione La formazione del personale di Jobcentreplus viene programmata e gestita ttraverso il Learning Development Training Office (LDTO), parte dell’ufficio Risorse Umane di Jobcentre Plus. La struttura regionale redige un piano trimestrale di formazione per il personale, partendo dalle esigenze espresse dai singoli centri, da quelli distrettuali o da esigenze che partono dalla struttura a livello centrale (per esempio se vi sono stati cambiamenti del sistema informatico adottati a livello nazionale si fanno corsi di aggiornamento per tutti gli operatori). I responsabili di ciascun centro per l’impiego ricevono periodicamente un piano contenente l’offerta formativa promossa dalla struttura centrale o regionale o distrettuale e chiedono di far partecipare il proprio personale, a seconda delle esigenze della struttura. L’offerta formativa quindi è periodica e trasversale a tutti i settori (rapporti con imprese e utenti, rapporti con fornitori, adempimenti amministrativi, informatica, frodi, etc.) e in genere è erogata a livello distrettuale e permette al personale di accedervi senza grandi spostamenti dalla propria sede di lavoro. La formazione iniziale di base è invece erogata periodicamente a livello centrale ed è residenziale per periodi medio lunghi (un mese). Gli uffici hanno la sede centrale a Sheffield, dove si trovano anche gli uffici di sviluppo di nuovi prodotti informativi e formativi. Presso il LDTO di Sheffield si tengono corsi residenziali sia per i dipendenti di Jobcentre Plus sia per tutto il Dipartimento Lavoro e Pensioni (DWP), soprattutto su temi trasversali sul mercato del lavoro. Nonostante le priorità dei piani formativi annuali vengano stabilite a livello centrale, e la formazione di base del personale in ingresso sia standardizzata per garantire omogeneità di erogazione del servizio a livello nazionale, i distretti hanno relativa autonomia di organizzare corsi che rispondano a esigenze che possono emergere a livello locale. L’elaborazione dei programmi dipende anche dall’analisi dei risultati del monitoraggio delle attività formative dell’anno precedente, analisi che viene svolta dall’ufficio statistico della sezione Risorse umane. In ognuno degli 11 distretti c’è un ufficio decentrato che si occupa di redigere i piani formativi locali. I docenti per i corsi standard in genere sono personale dello staff centrale, molto spesso su corsi specifici sia a livello centrale che locale possono essere contrattualizzati docenti esterni. La struttura assicura un buon mix fra programmi standardizzati e capacità di assicurare corsi richiesti da esigenze specifiche, soprattutto a livello manageriale o locale. L’attenzione all’utilizzo di strumentazione di Jobcentre Plus e alle priorità individuate è comunque elevata. Piattaforma FAD Molti dei corsi proposti comportano una parte di FAD la cui erogazione e manutenzione è facilitata da un sistema intranet molto articolato accessibile solo con login e password rilasciate ai dipendenti di Jobcentre Plus: vi si trovano anche manuali, leggi, programmi, organigrammi, budget, contratti, mediateca, centro risorse, consulenze normativa , studi di casi. Il monitoraggio dei corsi, il loro gradimento in termini quantitativi e di partecipazione numerica è costantemente monitorato sia attraverso somministrazione di questionari sia attraverso somministrazione di test in entrata e uscita. A questo aspetto del monitoraggio Jobcentre Plus dedica una centralità molto elevata in tutti i settori (rapporti con disoccupati, aziende, fornitori) anche sostenendo un’ingente spesa per rapporti redatti da società terze, in modo da poter intervenire in maniera puntuale per correggere e reindirizzare programmi e modalità operative. Sistema di qualità di Jobcentre Plus Sono definite cinque aree di intervento operativo per Jobcentre Plus, su cui tra l’altro vengono misurate anche le performance del personale: 1. 2. 3. 4. 5. Inserimento lavorativo Frode e errore del valore monetario (MVFE) Servizio clienti Rapporti con le imprese Modalità di erogazione dei servizi A partire dal 2005, in sette uffici distrettuali di Job Centre Plus si sta sperimentando un nuovo sistema di misurazione delle performance degli operatori ai fini di promuovere un nuovo sistema premiante per il personale. Per il periodo 2005/06 i target rimangono pertanto invariati, in attesa dei risultati della sperimentazione. Per rientrare nella definizione di “inserimento lavorativo” l’avvio al lavoro di un cliente di Jobcentre Plus deve soddisfare i requisiti indicati nella “Guida 2005/2006 per la definizione dell’inserimento lavorativo e dello status di occupazione” (Job Entry Definitions and Employment Status Guide 2005/06). Non tutte le azioni di accompagnamento possono essere registrate come “inserimento lavorativo”. Ai fini della valutazione delle performance, un inserimento lavorativo determina un certo punteggio a seconda dello status in cui si trova il cliente: le condizioni in cui versa il cliente rappresentano una vera e propria scala di priorità, definita per livelli gerarchici. Per esempio se a trovare lavoro tramite l’assistenza di Jobcentre Plus è un “genitore solo” oppure un percettore di Incapacity Benefit, ovvero appartenenti a categorie di clienti prioritari per l’Agenzia, all’operatore vengono riconosciuti 12 punti, fino ad arrivare ad un punto solo per l’inserimento lavorativo di un cliente già occupato che ha utilizzato la struttura di JCP per cambiare lavoro. I punti sono conferiti sulla base dello status del cliente al momento in cui si rivolge al servizio di collocamento o al fornitore esterno di servizi, come risulta dal Registro Clienti del Sistema del Mercato del Lavoro - LMS (il sistema nazionale informativo del lavoro). Un punteggio supplementare viene riconosciuto anche nel caso in cui i clienti siano residenti in aree geografiche considerate degradate, o se si tratta di un disoccupato che riceve il Jobseeker’s Allowance sovvenzionato. (JSA) che accetta un lavoro Riforma del sistema di pagamento del welfare La creazione di Centri per l’Assegnazione dei Benefit (Benefit Processing Centres) rappresenta uno dei cambiamenti inseriti a partire dal 2005 per migliorare l’erogazione dei servizi di Jobcentre Plus. Questa riforma dei processi per l’erogazione dei sussidi è applicata a livello nazionale, con l’obiettivo di: • • • • • • Ridurre il divario di performance nel trattamento dei sussidi; Aumentare la coerenza del sistema; Determinare economie di scala in aree di back-office attraverso la diminuzione delle posizioni di supporto; Stabilire un rapporto coerente ed efficiente tra manager, supervisori, gestori dei sussidi, e razionalizzare la dimensione delle strutture con alti coefficienti; Aumentare la flessibilità per gestire alti e bassi del lavoro; Aumentare l’efficienza del 40% entro il 2008 attraverso il miglioramento nella funzionalità dei sistemi informativi. La gestione centralizzata del sistema dei sussidi, che comprende il sostegno al reddito (Income Support), il sussidio di invalidità (Incapacity Benefit), l’indennità di disoccupazione (Jobseeker's Allowance) e il Fondo Sociale (Social Fund), è considerato non solo come un modo più efficiente di erogare i sussidi ma anche come base verso una maggiore standardizzazione ed automatizzazione. Ciò faciliterà maggiore specializzazione e funzionalità dello staff, secondo quanto indicato da studi effettuati preliminarmente, che prevedono miglioramenti delle performance fino al 20% proprio attraverso una maggiore specializzazione dei servizi. La creazione di Centri più grandi permette una più semplice gestione dei benefit e anche una più facile diffusione di buone pratiche. Per quanto riguarda i rapporti interni, questa riforma migliorerà i percorsi di carriera del personale e la formazione. Questi fattori contribuiscono ad abbassare l’assenteismo dello staff e ad aumentare la permanenza dello stesso nell’organizzazione. I principali beneficiari di questa ristrutturazione sono i clienti di Jobcentre Plus, persone e imprese, e il personale di Jobcentre Plus. Il vantaggio maggiore lo avranno i clienti che riceveranno un servizio più coerente, sia nell’avvio e nella gestione delle procedure per l’assistenza del welfare, sia per la più ampia scelta delle modalità di accesso al welfare. Il personale avrà a disposizione uffici studiati per essere funzionali a questa nuova modalità operativa, strumenti operativi più efficienti, soprattutto sfruttando le nuove potenzialità dell’IT per migliorare l’offerta di servizi. Questa riforma risponde ad un disegno più ampio del Governo di creare una cultura del lavoro che sostituisca quella della dipendenza dal welfare, secondo il principio di dare lavoro a coloro che possono e offrire supporto a coloro che non possono lavorare. La decisione di centralizzare il processo di gestione dei sussidi come elemento chiave del modello operativo di JCP è stata adottata sulla base di vari elementi di contesto: - La politica generale del Governo, definita in diversi interventi sul Bilancio da parte del Cancelliere dello Scacchiere fin dall’aprile 2004; i documenti di revisione della spesa pubblica, i rapporti Gershon e Lyons; - I piani di attuazione del Programma di Modernizzazione del DWP, che includono il completamento della ristrutturazione di Jobcentre Plus, l’attuazione progressiva del Programma di Controllo (Watch Programme1) e l’introduzione dei centri strategici di contatto (Strategic Contact Centres2); - L’esigenza di massimizzare l’uso delle strutture del DWP e delle altre risorse. Inoltre con questa politica si intende rispondere ad obiettivi più ampi come la riduzione della povertà infantile, l’aumento generale del tasso di occupazione e la riduzione della disoccupazione, aumentare le possibilità dei gruppi svantaggiati di entrare nel mercato del lavoro, sostenere la spinta verso la modernizzazione del sistema del welfare, e lottare contro le frodi. Questa riforma dovrebbe consentire infine la sostenibilità del sistema, affinché possa funzionare con mezzi propri tramite la riduzione degli sprechi e dell’uso inefficiente delle risorse. Una volta completato questo processo di ristrutturazione dell’offerta dei servizi, JCP aumenterà l’offerta di servizi personalizzati per coloro che ne hanno bisogno per rientrare Maggiore ricorso a funzioni automatizzate e all’uso di sistemi informativi più efficaci che consentiranno di migliorare l’offerta di servizi al cliente finale, che potrà accedere ad una parte dei servizi senza doversi recare ai centri per l’impiego, ad esempio potrà prenotare per telefono o via Internet un appuntamento per la compilazione della richiesta di sussidi o completare la domanda di benefit tramite il call centre 2 Si tratta di call centre centralizzati per l’offerta di alcuni servizi, come la ricezione delle vacancies da parte delle imprese e la prenotazione di un appuntamento con il Personal Adviser di Jobcentre Plus per una assistenza personalizzata. 1 al lavoro, con il focus su quelle categorie svantaggiate che rappresentano i gruppi prioritari per il mercato del lavoro britannico (genitori soli, lavoratori anziani, percettori di Incapacity Benefit). Sul piano delle politiche passive, l’obiettivo primario è di consentire un più facile accesso al welfare a coloro che non possono lavorare e ridurre i margini di errore e l’abuso del ricorso al welfare. Le agenzie che dipendono dal Department of Work and Pensions sono le seguenti: Jobcentre Plus Offre servizi per l’impiego alla popolazione in età lavorativa, sia attraverso misure passive con l’erogazione di sussidi e indennità, sia attraverso misure attive con il sostegno all’inserimento lavorativo dei disoccupati e delle persone in cerca di lavoro. Offre inoltre il servizio alle imprese pubblicando le vacancies e supportandole nella ricerca di personale. Indirizzo web: www.jobcentreplus.gov.uk The Pension Service Agenzie tecniche strumentali Questo Servizio è destinato a più di 11 milioni di pensionati, per il pagamento delle pensioni, anche in partenariato con altre organizzazioni. Inoltre offre servizio di consulenza alle persone che vogliono programmare il proprio pensionamento. Indirizzo web: www.thepensionservice.gov.uk Child Support Agency L’agenzia ha il compito di gestire il sistema di supporto all’infanzia. In particolare si occupa della valutazione e dell’erogazione del c.d. “Child Support Maintenance”, un supporto finanziario per i bambini di genitori separati senza un adeguato sostegno economico. Indirizzo web: www.csa.gov.uk Disability and Carers Service Inizialmente si trattava di un Dipartimento del Ministero del Lavoro e dal 2004 è diventata un’Agenzia Esecutiva, con il compito di supportare i disabili e le persone che svolgono attività di cura, a prescindere dal fatto che siano occupati o meno. L’Agenzia è responsabile per l’erogazione dei seguenti benefit: a) Attendance Allowance (indennità di presenza) b) Disability Living Allowance (indennità per gli alloggi per disabili) c) Carer's Allowance (assegno di accompagnamento) Indirizzo web: www.dwp.gov.uk/dcs/ The Health and Safety Commission and Health and Safety Executive E’ responsabile della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Indirizzo web: www.hse.gov.uk The Rent Service E’ responsabile della stima dei canoni di affitto per l’erogazione di contributi per gli alloggi, offre consulenza agli affittuari e ai proprietari, e inoltre svolge ruolo consultivo su questi temi sia nel settore pubblico che privato. Indirizzo web: www.therentservice.gov.uk Appeals Service E’ composto da due organi distinti: uno è composto da tribunali indipendenti che esaminano le istanze di appello contro le decisioni prese dal DWP e dalle sue agenzie. Il secondo apparato è esterno al Dipartimento ed è competente per le procedure di gestione dei tribunali. Indirizzo web: www.appeals-service.gov.uk