R F I D
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dossier RFID Interno di un supermercato: cos'hanno in comune una maglietta, un profumo e una bottiglia di latte? Oggi un’etichetta di carta con un codice a barre, domani un’etichetta intelligente per l’identificazione in radiofrequenza. Tecnologia innovativa con grandi possibilità d’impatto sui processi produttivi e di logistica, la RFID si candida a rivoluzionare l’organizzazione delle attività manifatturiere e commerciali come Internet e l’e-mail hanno cambiato le comunicazioni A cura della redazione di Computerworld Italia Pagina 1 di 18 RIVOLUZIONARE LOGISTICA E PROCESSI PRODUTTIVI Se gli anni Novanta sono stati il periodo delle comunicazioni ‘sempre e ovunque’, grazie all’invenzione del World Wide Web e alla diffusione dei cellulari, gli esperti pensano che l’attuale decennio si caratterizzerà per l’impatto delle comunicazioni automatiche tra macchinari. La nuova tendenza, destinata a rivoluzionare i processi produttivi e di logistica, ha la sua prima manifestazione evidente nelle etichette intelligenti, o ‘smart label’, in grado di archiviare informazioni e scambiarle via etere con gli appositi rilevatori. L’etichetta intelligente, del peso di pochi grammi grazie alla miniaturizzazione di chip e antenna, rivelerà in tempo reale non solo la posizione dell’oggetto a cui è attaccata, ma anche altre informazioni a scelta dell’utente. Dai badge personali ai pallet in magazzino, fino alle singole confezioni di prodotto, ogni oggetto potrà fornire informazioni in tempo reale sulla propria condizione. Se un primo, chiaro lato positivo dell’innovazione sarà la riduzione degli sprechi, sul fronte negativo vi è il timore che le informazioni raccolte vadano a finire in un qualche enorme archivio dal quale si possa poi, in qualsiasi momento, ricostruire l’intera storia di singole persone. Problemi di privacy che le associazioni di consumatori hanno evidenziato in modo così veemente da spingere varie multinazionali, pioniere nell’RFID, a mettere in secondo piano o addirittura sospendere – almeno ufficialmente – le proprie sperimentazioni con le etichette intelligenti. La rivoluzione della radiofrequenza ha anche altri freni, più concreti perché di origine tecnica, legati all’inadeguatezza degli attuali macchinari aziendali, elettrodomestici, veicoli e abitazioni. La stessa tecnologia RFID non è ancora veramente uno standard: il consorzio che se ne sta occupando, EPC Global, ha ancora molto da lavorare. Ci vorranno anni prima che le specifiche siano complete, le aziende abbiano aggiornato i macchinari e i consumatori abbiano acquistato elettrodomestici e veicoli pronti a sfruttare la radiofrequenza. Ma per quanto riguarda le aziende, è chiaro che chi investe ora avrà in futuro un vantaggio competitivo, come avvenne con il Web nel 1991. Il dossier fa luce sulla situazione spiegando innanzitutto cos’è la RFID dal punto di vista tecnico. Per chiarirne gli usi pratici presentiamo il caso di Metro, azienda europea che, insieme con Tesco e Carrefour, è tra i principali autori di sperimentazioni nel Vecchio Continente (in Italia si è parlato di sperimentazioni da parte di Benetton e Prada). Negli Stati Uniti, invece, attualmente i due progetti più importanti sono quelli di Wal-Mart e del ministero della Difesa. Il traffico di informazioni da e verso le etichette intelligenti è utile solo se i dati vengono poi effettivamente sfruttati dai sistemi informativi aziendali: per ottimizzare la produzione, l’uso degli spazi, gli approvvigionamenti e via dicendo. Il dossier si sofferma perciò sulle problematiche di integrazione tra RFID e i classici gestionali, quali gli ERP. Non essendo ancora standardizzata tecnologicamente, l’identificazione in radiofrequenza è destinata a evolversi nei prossimi anni, introducendo nuove funzionalità e possibilità d’uso. L’ultima parte del dossier analizza proprio questi scenari, con il contributo di operatori ed esperti del settore. Pagina 2 di 18 Concetti di base 1) Che cosa significa RFID? Dall'utilizzo della tecnologia radio e dalla funzione di identificazione automatica è nato l'acronimo inglese RFID: Radio Frequency IDentification. Un transponder RFID è un ricetrasmettitore che invia un segnale radio in risposta a un comando ricevuto da una stazione remota. L'evoluzione della tecnologia elettronica ha permesso di realizzare transponder sempre più piccoli e i relativi consumi elettrici sono diventati sempre più bassi. Di conseguenza, è stato possibile realizzare transponder che possono essere alimentati dalle stesse onde elettromagnetiche emesse da un trasmettitore e quindi non necessitano di batterie a bordo. Questa ultima innovazione ha permesso di ridurre enormemente il costo dei tag RFID, ovvero delle cosiddette 'etichette intelligenti'. 2) Che differenza c'è tra un transponder RFID e un codice a barre? La funzionalità fondamentale del codice a barre è la capacità di far acquisire automaticamente a un computer un informazione scritta su una etichetta: in questo modo l'acquisizione del dato è veloce, sicura e poco costosa rispetto a un'operazione tradizionale che richiede l'introduzione manuale dei dati. Le stesse funzioni possono essere realizzate da un transponder RFID che però può fornire prestazioni superiori: maggiore quantità d'informazioni e possibilità di lettura/scrittura senza la necessità di visibilità ottica. Ma la tecnologia RFID può fornire anche prestazioni uniche: univocità d'identificazione, sicurezza all'accesso e lettura in parallelo di più transponder 3) Quali sono i principali campi d'applicazione dei sistemi RFID? I sistemi RFID possono essere utilizzati per identificare persone o cose. L'identificazione delle persone è legata allo sviluppo sempre più crescente di varie tipologie di applicazioni e di servizi: trasporti, pagamenti, sicurezza e altro ancora. Invece, l'applicazione dei transponder sugli oggetti si differenzia in due categorie: transponder su contenitori e transponder su prodotti finiti. Le applicazioni del sistema RFID su contenitori e pallet sono oggi in grande crescita come dimostrano i progetti in corso presso le più grandi catene di distribuzione al mondo come Wal-Mart, Marks & Spencer, Metro e altri ancora. Le applicazioni su prodotti finiti sono invece ancora molto scarse. 4) Quali sono i problemi aperti per l'accettazione delle nuove tecnologie RFID? I problemi posti dalle tecnologie RFID sono diversi a seconda del campo d'applicazione. Il problema della privacy tocca esclusivamente tutte le applicazioni RFID nei servizi e nei prodotti finiti. Le leggi attuali sono più che sufficienti a garantire il rispetto della privacy, ma la percezione pubblica non è ancora così razionale. Il problema del costo dei transponder tocca invece esclusivamente le applicazioni sui prodotti finiti: il costo è ancora troppo elevato e i consumatori finali percepiscono scarsi vantaggi da questo tipo di impiego delle soluzioni RFID. Pagina 3 di 18 LA TECNOLOGIA RFID I transponder, ossia i dispositivi che interrogati emettono un codice identificativo o altri dati utili, fanno ormai parte della realtà di tutti i giorni: sono impiegati nei sistemi di sicurezza a bordo degli aerei, come nei sistemi di pagamento autostradale o antifurto. La novità è che la tecnologia elettronica permette oggi di realizzare transponder a radiofrequenza sottili come un'etichetta (detti per l'appunto 'tag') e di bassissimo costo, adatti a una molteplicità di nuove applicazioni. Si tratta dei tag RFID (Radio Frequency IDentification), che permettono di estendere enormemente le capacità di controllo e di tracciamento di merci o altri beni all’interno di una catena produttiva o logistica. Permettono anche di rendere sicuri i sistemi di pagamento con carta di credito, o addirittura di identificare i singoli biglietti di banca (è questo un progetto in fase di valutazione da parte dell'Unione Europea). Problemi di privacy permettendo, i nuovi tag possono rimpiazzare o anche affiancare, nella grande distribuzione, i tradizionali sistemi di etichettatura basati sul codice a barre. Rispetto a questi, i tag RFID hanno il vantaggio di poter essere letti in blocco a distanze elevate dal sistema di lettura, e non si alterano diventando rapidamente illeggibili. Un tag digitale Le promesse del’ID digitale contiene molti più dati di un codice a barre, e quindi - Riduzione degli stock permettere di identificare ogni singola unità di merce, - Informazioni in tempo reale al punto vendita - Elevata rotazione degli inventari anziché soltanto la sua classe. Uno spazio aggiuntivo di - Inventario di materiali grezzi o prodotti finiti memoria permette di registrare direttamente - Controllo su ammanchi, obsolescenza, ritorni nell’etichetta informazioni aggiuntive, quali la - Controllo anticontraffazione provenienza del bene, i passaggi di produzione, gli - Automazione delle procedure di rilascio, raccolta, ricezione o uscita delle merci interventi manutentivi, le istruzioni d’uso e di smaltimento. Essendo inalterabile, l’etichetta può accompagnare il bene dalla produzione fino al riciclaggio. La tecnologia Dal punto di vista strutturale, un tag RFID o transponder è costituito da un circuito digitale appositamente progettato (realizzato da costruttori quali Texas Instruments, Philips e altri su piastrine di silicio di dimensioni inferiori al millimetro quadrato). E' fissato su un supporto sul quale è realizzata un’antenna, accordata sulla frequenza di 15,56 MHz, banda usabile a corto raggio in tutto il mondo per questo scopo. I tag RFID sono dispositivi passivi, ossia privi di una propria fonte d’alimentazione. Per questo sono semplici da miniaturizzare. L’antenna svolge il duplice compito di raccogliere il segnale a radiofrequenza emesso da un dispositivo trasmittente esterno, collegato al sistema di lettura (da cui il chip ricava la poca energia necessaria al funzionamento), e ritrasmettere le informazioni. Le antenne possono essere realizzate su vari supporti e con varie tecnologie. Le dimensioni del chip e la possibilità di realizzare antenne su film flessibili fa sì che si possano realizzare tag sotto forma di etichette adesive stampabili: soluzione che ben si presta a integrare i tradizionali sistemi d’identificazione, basati su descrizioni a vista o codici a barre. Sia per applicazioni usa e getta, sia nei casi in cui il tag venga riciclato. La norma ISO/IEC 15693 definisce con precisione le diverse funzionalità che un tag standard RFID deve avere. A cominciare dalla frequenza operativa (15,56 MHz) e potenza utilizzabili nelle antenne di lettura. La potenza è fissata a 1 Watt, simile a quella accettata per i cellulari. Va detto che nelle applicazioni sono in genere sufficienti potenze nell’ordine del centinaio di milliwatt, sufficienti a leggere i tag quando si trovano a poche decine di centimetri. Distanze maggiori, alcuni metri, si possono raggiungere con antenne di grandi dimensioni e maggior potenza. Pagina 4 di 18 Dal punto di vista funzionale, un tag RFID realizza tre compiti: contenere un codice univoco non modificabile (un ID da 64 o 96 bit, determinato in fase di produzione e diverso per ogni chip), un’area di memoria utilizzabile in lettura/scrittura secondo varie modalità, e un sistema di trasmissione completo di un meccanismo anticollisione. Il codice del tag consente d’identificare un oggetto che deve essere tracciato nelle fasi di produzione, associando a esso, tramite un database, tutte le informazioni di cui è necessario disporre. I tag possono contenere informazioni grazie a un’area interna di memoria di uno o più KB organizzata in blocchi, che può essere abilitata in lettura o lettura/scrittura, quindi contenere informazioni incrementali raccolte, per esempio, nel ciclo di produzione di un bene. Negli Stati Uniti, dove l’uso delle reti informatiche è molto diffuso come tramite tra gli operatori della supply chain, il codice d’identificazione è spesso l’unico elemento richiesto dalle applicazioni. Le informazioni di produzione sono scambiate direttamente tra i sistemi in rete. La memoria serve invece ai contesti complessi, dove la presenza di un gran numero di operatori rende conveniente la possibilità di accedere immediatamente a un'ampia gamma di informazioni contenute nel tag. L’anticollisione è una capacità molto importante, prevista dalla normativa ISO, che permette di leggere insieme, con una stessa antenna, un gran numero di transponder RFID contemporaneamente. E' perciò possibile consultare insieme i tag delle merci contenute in uno scatolone, oppure sullo scaffale di un magazzino. Le etichette del futuro La possibilità di gestire in tempo reale beni diversi nelle attività di produzione, logistica e distribuzione (privacy permettendo) ha un potenziale elevatissimo per recuperare efficienza e ridurre i costi delle aziende. È questo il motivo che rende significativo EPC Network, un insieme di specifiche sulle quali sta lavorando il consorzio EPC Global. E' questo un gruppo di ricerca nato nel maggio dello scorso anno, con il nome di Auto-ID Center, dalla collaborazione tra l’Uniform Code Council (UCC) e l’EAN International, due enti coinvolti nella standardizzazione delle tecnologie d’identificazione, sotto l’egida del prestigioso Massachusetts Institute of Technology. L’iniziativa ha il sostegno dei maggiori produttori e rivenditori mondiali di beni di consumo, quali Colgate-Palmolive, GlaxoSmithKline, Kraft, Nestle, PepsiCo e Wal-Mart. Mira a facilitare l’applicazione su larga scala delle tecnologie per l’identificazione digitale basate sui tag a radiofrequenza RFID. EPC Network definisce le modalità operative dei tag, dei sistemi per la lettura dei dati come delle altre componenti in gioco. Tra queste l’EPC (electronic product code), un codice diverso per ogni tag per tracciare le singole merci. I tradizionali codici a barre si limitano invece a identificare le categorie. Lo standard prevede un codice a 96 bit, sufficiente per catalogare un numero di prodotti pari a 8 seguito da 28 zeri. Previsto anche un database, Savant nel linguaggio di AutoID, nel quale ogni codice è associato con le informazioni di prodotto. Come le caratteristiche, il produttore e il prezzo. Altri aspetti riguardano un servizio per l’identificazione in rete (Object Name Service), e un linguaggio di markup per le query sui tag. Il lavoro dell’AutoID ha grande importanza anche nell'ottica di sfruttare la capacità, unica dei tag a radiofrequenza, d’inventariare in tempo reale grandi quantità di merci. Gli standard che l’Auto-ID Center dovrebbe rilasciare nel corso dei prossimi mesi forniranno le basi per l’integrazione dell’identificazione digitale nelle soluzioni software di gestione della logistica, della produzione e del commercio al dettaglio. Tra i fornitori di software che supportano questo lavoro figura Microsoft, tra coloro che hanno avviato sperimentazioni sul campo ci sono Wal-Mart, la britannica Tesco e le italiane Prada e Benetton. RFID, GRANDE INTERESSE DAI RIVENDITORI ITALIANI Una ricerca condotta nei principali Paesi europei evidenzia, per i principali operatori italiani, valori ampiamente al di sopra della media La tecnologia per l'identificazione in radiofrequenza (RFID) potrebbe essere un punto di svolta per l'informatica in Italia. Secondo una ricerca a livello europeo commissionata da Printronix, fornitore di Pagina 5 di 18 soluzioni di stampa multitecnologiche per le aziende (tra cui strumenti per creare etichette intelligenti), l'Italia vanta un tasso di interesse per questa tecnologia ben al di sopra della media dell'Unione. E' vero che l'interesse non significa nulla di concreto finché non si traduce in ordini d'acquisto, ma è comunque significativo che ben il 38% degli intervistati italiani dichiari di ricevere più della metà delle scatole e pallet dell'attività quotidiana già dotati di etichette RFID. La media europea si ferma al 25%. La ricerca, svolta dalla società specializzata Vanson Bourne, ha coinvolto i maggiori rivenditori in Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna, ovvero i Paesi attualmente più popolosi dell'Unione Europea e quindi con i mercati potenzialmente più vasti. I dati della ricerca evidenziano che il 57% degli intervistati italiani sta valutando o pianifica sperimentazioni della tecnologia RFID entro quest'anno. La media europea si ferma al 41%. Un altro dato significativo riguarda le aspettative di diffusione nei prossimi anni: ben il 52% dei rivenditori italiani, contro il 39% della media europea, ritiene che entro il 2006 i colli dotati di etichette RFID supereranno la metà di quelli ricevuti. Un rivenditore su tre è ancora più fiducioso e arriva a ritenere che entro dieci anni tutti i fornitori useranno le etichette RFID (in questo caso la media degli altri Paesi è solo del 14%). Prevedibilmente, il maggior vantaggio della RFID secondo i rivenditori italiani è la riduzione degli sprechi e delle perdite di merce: lo dice il 43% degli intervistati, riferendosi alla possibilità, offerta dalle etichette elettroniche, di tracciare con precisione gli spostamenti della merce e monitorarne la condizione, aspetto fondamentale nel caso dei beni deperibili. Il 29% degli intervistati ritiene che il principale vantaggio dell'introduzione dell'RFID sia la riduzione dell'intervento umano, un altro 29% ipotizza una più rapida rotazione del magazzino. Il maggior ostacolo ai progetti dei rivenditori italiani in ambito RFID è rappresentato dai costi di adeguamento alla nuova tecnologia, che solo il 37% ritiene non penalizzanti. Seguono gli standard di radiofrequenza e la sicurezza dei dati, considerati ininfluenti solo da un intervistato su due. L'acquisizione del necessario knowhow preoccupa meno, dato che la percentuale di rivenditori che non lo ritengono un ostacolo (57%) risulta più elevata. Anche in queste rilevazioni le aziende italiane evidenziano un tasso di fiducia nella nuova tecnologia superiore alla media europea. Privacy: un problema reale? Volendo affrontare il punto del delicato rapporto tra tecnologia RFID e consumatori è inevitabile toccare l'argomento privacy che, come si ricorderà, è stata la ragione principale che ha causato l'anno scorso lo stop dell'esperienza Benetton negli Stati Uniti. Su questo punto Luigi Battezzati, del Politecnico di Milano, è convinto che attualmente ci sia molta irrazionalità: "La mia opinione è che sia un falso problema. Primo perché le leggi per tutelare la privacy esistono già e basterebbe applicare quelle. Secondo: l'accesso alle transazioni è comunque regolamentato dalla legge e se una entità detiene determinati dati, l'accesso a questi oggi può essere concesso solo all'autorità investigativa su mandato dell'autorità giudiziaria". Il terzo aspetto riguarda la correlazione delle informazioni, tenendo però ben presente una cosa: "Già oggi un qualsiasi merchant potrebbe 'illegalmente' correlare i dati degli acquisti dei suoi clienti con i pagamenti realizzati tramite carte di credito; l'RFID potrebbe forse facilitare un po' questa correlazione, ma anche così sarebbe un processo molto lungo e macchinoso e probabilmente anche diseconomico". Siamo sicuri che queste considerazioni non risolvono in toto i problemi, ma pensiamo invece che possano essere un punto di partenza realistico sul quale immaginare protezioni e tutele future per tutti i consumatori. "A questo proposito si possono già immaginare sistemi di attuazione diversi: all'utente che al momento acquista un bene dotato di etichette RFID potrebbe essere data la possibilità di inibire la funzionalità del transponder attraverso una password; oppure, come si chiede l'autorizzazione al trattamento dei dati personali, anche in questo caso il merchant può domandare una sorta di autorizzazione. Se questa viene data tutto bene, se invece viene negata l'impiegato del negozio può togliere il transponder dal prodotto o tagliarlo con una forbice sotto gli occhi del cliente", spiega Battezzati. A questo punto però lo sforzo del merchant o del produttore di integrare un transponder su ogni prodotto rischia di essere completamente vanificato: "Torniamo al punto di partenza - ribadisce Battezzati -: il consumatore che non vede vantaggi diretti e tangibili dal trovare un'etichetta RFID su un bene tende a rifiutare a priori questa soluzione". Infatti il consumatore non ha problemi di privacy a utilizzare una carta RFID per pagare la benzina negli Stati Uniti o l'autostrada in Canada e in Europa, e questo "perché - spiega Battezzati - fruisce di un reale servizio, mentre è più restio ad accettare le etichette intelligenti sui beni di consumo o sui capi d'abbigliamento non avendo ancora frigoriferi e lavatrici 'intelligenti', o altre funzioni comunque utili, in grado di utilizzarle". Pagina 6 di 18 SISTEMI ERP E RFID, MATRIMONIO IN VISTA Nonostante diversi operatori prendano tempo, è sempre più estesa l'offerta di soluzioni integrate di Giuseppe Goglio L'argomento è di quelli che raccolgono grande interesse nell'ambito sia delle aziende utenti sia da parte delle software house e dei produttori di hardware. Le necessità di progettare e realizzare soluzioni relativamente nuove e verificare sul campo l'effettiva portata della tecnologia, fa sì che sul tema RFID le posizioni siano ancora variegate. Se da una parte esistono diverse realtà della domanda che hanno intravisto importanti opportunità e interessanti benefici, e quindi non hanno esitato a cimentarsi in importanti progetti, dall'altra la maggioranza degli sviluppatori non intende farsi carico degli oneri di studio e messa a punto di una tecnologia che, oggi, nella pratica è spesso ancora a un livello sperimentale. La constatazione più importante è comunque che nessuna software house attiva nel mondo ERP ha ritenuto opportuno rimanere completamente immobile. Anche i più prudenti tra gli operatori infatti, dedicano comunque risorse allo studio dell'integrazione RFID con gli attuali sistemi gestionali e ai nuovi possibili sviluppi. Chi è già all'opera Tra coloro che oggi si dimostrano tra i più convinti sostenitori della tecnologia RFID in ambito ERP c'è Axioma. La società ha infatti al suo attivo diversi casi di installazioni realizzate presso alcuni clienti, grazie alle quali ha già avuto la possibilità di ricavare importanti indicazioni riguardo le ripercussioni positive sull'organizzazione interna: "Tendenze quali la globalizzazione e la frammentazione delle richieste dei clienti hanno posto l'accento sulla riorganizzazione delle attività di logistica e distribuzione - afferma Paolo Furini, direttore marketing di Axioma -. Un aiuto notevole nello snellimento dei processi è arrivato dall'identificazione automatica a radiofrequenza e noi abbiamo realizzato numerosi progetti in questa direzione". A titolo di esempio, viene illustrato come Axioma, grazie a una nuova pianificazione incentrata sull'introduzione di RFID, abbia consentito a Bialetti Industrie di offrire un migliore servizio alla propria clientela e raggiungere un incremento di fatturato pari al 20%, a fronte di costi di processo invariati (vedi riquadro). Un'altra azienda già ampiamente coinvolta nell'implementazione di soluzioni RFID è SSA Global: "È un tema molto dibattuto da noi - dichiara Emilio Magni, marketing director south & east Europe della società -. Presso diversi nostri clienti è già possibile valutare una soluzione RFID funzionante e integrata con il nostro sistema ERP". Laserline, Nuova Bianchi e Sitem sono solo alcune delle organizzazioni dove risultano già operativi i collegamenti automatici del contenuto della spedizione al pallet e al singolo codice a barre, utilizzando un comune PDA. L'integrazione con le infrastrutture esistenti sembra uno dei timori principali di chi manifesta invece maggiore prudenza. D'altra parte, il coraggio di muoversi prima di altri, in casi di sperimentazioni positive, porta a innegabili vantaggi, che possono rivelarsi determinanti nel momento in cui crescerà la concorrenza: "I risultati che abbiamo raggiunto creano un grande valore per i nostri clienti - aggiunge Bialetti: una sferzata al fatturato Il progetto realizzato da Axioma per riorganizzare il sistema informativo di Bialetti Industrie, introducendo la tecnologia RFID, ha consentito un aumento di 20% del fatturato, mantenendo invariati i costi di processo. Per la gestione degli attuali 18.000 posti pallet del magazzino di 15.000 mq situato a Coccaglio, si è scelto di puntare sulle etichette leggibili in radiofrequenza. La gestione in entrata della merce, sia da produzione interna sia da terzista, è effettuata mediante terminali portatili che identificano il prodotto e contemporaneamente forniscono all'operatore la posizione dove stoccare. Per la movimentazione interna, il programma gestisce le operazioni di inventario, indica i casi di manutenzione e segnala agli operatori su carrello non solo le operazioni di reintegro celle di prelievo a terra, ma anche le operazioni di prelievo pallet completo da stock per evasione ordine. E con la validazione picking, la spedizione della merce è sottoposta ad accurato controllo della coincidenza tra materiale spedito e materiale prelevato. Pagina 7 di 18 Emilio Magni -, in quanto si trovano in una posizione di vantaggio competitivo rispetto alla loro concorrenza e pongono noi nella condizione di offrire al mercato una soluzione totalmente nuova, ma al tempo stesso provata e sicura". Tra i colossi del mondo ERP, SAP ha già approntato da tempo una strategia in ambito RFID, che l'ha portata a giocare un ruolo di primo piano nei recenti progetti realizzati per Procter & Gamble e Metro. Attualmente, l'impegno principale riguarda l'integrazione delle funzionalità dei software di CRM e di SCM con le applicazioni RFID: "Con la nostra soluzione pacchettizzata, intendiamo unire il mondo virtuale dei dati con il mondo reale dei prodotti dotati di etichette RFID - afferma Luca Muzio, product marketing di SAP -, consentendo alle aziende di implementare il processo rappresentato dall'acquisizione dei dati in tempo reale, dalla loro conversione in informazioni precise e aggiornate e dall'automazione di tutte le transazioni e le attività associate". In altri casi, la strada battuta è quella dell'accordo strategico. Forte della sua esperienza sugli strumenti di gestione dei dati, Oracle ha individuato in Intermec il partner ideale per coprire la fase di acquisizione e formulare in questo modo un'offerta completa. Particolare attenzione, in questo caso, è stata dedicata alla gestione degli errori, diventata più delicata per effetto dell'operazione di lettura condotta in automatico: "La gestione degli errori e delle eccezioni rappresenta un punto di attenzione da considerare nello sviluppo di una soluzione - spiega Tiziana Valzelli, product marketing manager di Oracle -: quando all'operazione non è associato direttamente un utente, è necessario pensare a come generare un allarme per reindirizzare il materiale in un'area di correzione". Anche Microsoft ha già messo a punto una precisa strategia in materia RFID, che oggi si è concretizzata in due iniziative. La prima è lo sviluppo di Starter Retailer, ovvero un insieme di servizi e strumenti pensati per semplificare l'implementazione di nuovi sistemi di controllo e tracciamento delle merci utilizzando le etichette in radiofrequenza. La seconda è un progetto pilota in corso di realizzazione presso un produttore danese di snack (KiMs) che prevede l'estensione dell'utilizzo della soluzione applicativa Axapta nelle aree della collaborazione tra partner commerciali e nella gestione dei magazzini automatizzati. Chi si muove con prudenza Più prudente invece, l'atteggiamento della maggior parte dei fornitori di soluzioni ERP, che preferiscono analizzare la situazione al proprio interno, in modo da 'calare' sul mercato dell'industria la propria soluzione al momento opportuno. "Stiamo iniziando a esplorare applicazioni nei settori dove sembra migliore il rapporto costi/benefici, ovvero distribuzione e largo consumo - spiega Roberto Battaglioli, industry manager manufacturing di Formula -. Il nostro ruolo non è quello di enabler; a portare questa tecnologia in azienda sono i vendor di sistemi SCE (supply chain execution, ndr) e una volta resi operativi i tag, per noi si aprirebbero scenari interessanti". Questa scelta di procedere con maggiore cautela, mirata a dilazionare il grosso degli investimenti in un secondo momento, non significa però una totale inattività. In diversi casi, la strada scelta è quella della ricerca interna, piuttosto che l'analisi del mercato per individuare le aree più promettenti. "Ci siamo curati di attivare un laboratorio che sta sperimentando l'utilizzo dell'RFID applicato alle funzioni di avanzamento della produzione e alla gestione del picking/packing", spiega Fabio Vennettilli, direttore generale di CATA Gruppo Byte. "Stiamo valutando dei progetti di implementazione nel settore della movimentazione merci, basati su RFID - riprende Valerio Pagnoni, responsabile sviluppo progetti di ESA Software -, perché riteniamo che in determinati settori dove c'è un'elevata velocità di movimentazione, come per esempio quello alimentare, RFID diventerà una delle tecnologie di punta". Chi è in dirittura di arrivo A metà strada, si trovano invece aziende attualmente impegnate nell'arricchire i software ERP di nuove funzionalità in grado di gestire la nuova modalità di acquisizione dati e la relativa integrazione all'interno del gestionale. "I marcatori RFID rappresentano sicuramente un nuovo argomento forte nel futuro prossimo della logistica - afferma Luca Reginato, channel manager di Adonix -. Sicuramente giudichiamo la tecnologia uno dei maggiori elementi di interesse e di traino del mercato nel prossimo futuro". Pagina 8 di 18 Anche PeopleSoft, pur non avendo casi pratici da analizzare, si dice ormai pronta a introdurre il supporto delle funzionalità RFID in occasione del prossimo aggiornamento software. Scontato l'interesse per la tematica, l'interesse è rivolto in prevalenza alle attività di raccolta dati e alla trasformazione da manuale ad automatica dei processi collegati alla rilevazione RFID: "Abbiamo da tempo costituito al nostro interno un team di specialisti allo scopo di allineare tecnologia, applicazioni e gestione dei processi alle nuove tendenze - precisa Stefano Pizzigalli, technical pre-sale di PeopleSoft -. Non sono oggi la mancanza di standard, costi e affidabilità della tecnologia a frenare le aziende, quanto proprio la trasformazione della fase di acquisizione dei dati". LA STORIA E GLI OBIETTIVI DI UN PROGETTO CONCRETO Tra le prime grandi realtà europee a sperimentarla ufficialmente, ora Metro vuole usare da novembre RFID con un centinaio di fornitori. Ne parliamo con il responsabile del progetto di Ruggero Vota È stata tra le prime realtà europee del retail a uscire allo scoperto già nel 2003 annunciando una sperimentazione in campo RFID nell'ambito dell'iniziativa Future Store. Inoltre ha da poco fatto sapere che sta lavorando a un'importante implementazione della stessa per quanto riguarda la sua supply chain. Si tratta dell'importante operatore commerciale Metro, che dal prossimo novembre obbligherà i suoi primi cento fornitori a contrassegnare con tag RFID i pallet e i contenitori di tutte le spedizioni inviate a 10 magazzini e a 250 negozi della sua catena tedesca. In un momento in cui si sente molto parlare di RFID nell'ambito delle organizzazioni logistiche, ci sembra giusto confrontarci con un operatore che da tempo sta lavorando su questa tecnologia per capire come sono stati risolti, o si pensa di risolvere, i problemi che possono nascere in progetti particolarmente innovativi come questo. I partner dell’iniziativa Di seguito le aziende che nell'ambito del progetto 'Future Store Initiative' di Metro hanno collaborato con l'azienda nel fornire prodotti, soluzioni e servizi per supportare l'implementazione della tecnologia RFID (maggiori informazioni si possono trovare in www.future-store.org). - Business: Procter&Gamble, Nestlé, Gillette, Kraft Foods - Software: SAP, OATS Systems - Servizi: Avery Dennison, CHEP, DHL, Kurt Salomon Associates, Loyalty Partner - Tecnologia: IBM (ha svolto il ruolo di 'general system integrator' per le soluzioni RFID di Metro), Intel, Intermec, Philips, FEIG Electronic, Liebherr, Symbol Abbiamo quindi rivolto alcune domande a Gerd Wolfram, responsabile del progetto Future Store Initiative e della sperimentazione RFID, che nella società di servizi informatici interni del Gruppo Metro (MGI) si occupa anche delle strategie e degli acquisti IT. Alla realizzazione di questo articolo hanno prestato la loro collaborazione Luigi Battezzati, docente del Politecnico di Milano tra i promotori dell'Osservatorio RFID dell'ateneo milanese, e Marco Vantellini di IBM Global Services EMEA. Quali sono le motivazioni di business che vi hanno portato a sperimentare le tecnologie RFID nella vostra organizzazione logistica? Abbiamo iniziato a lavorare su RFID circa quattro anni fa quando abbiamo deciso di partecipare all'AutoID Center del MIT di Boston. Oggi pensiamo che la tecnologia RFID sia pronta per essere implementata nella nostra supply chain e a questo risultato siamo arrivati dopo un'intensa e prolungata attività di testing e di prove molto approfondite. I benefici di business che immaginiamo nella nostra supply chain sono: la riduzione del lavoro manuale, la possibilità di ottenere un significativo miglioramento nelle attività di controllo e di gestione dell'inventario e, nel contempo, una conoscenza precisa dell'informazione relativa alla Pagina 9 di 18 localizzazione di ogni singolo bene; infine pensiamo di poter realizzare una sensibile riduzione del rischio di 'out of stock'. Avete costruito l'architettura di gestione dati RFID in modo totalmente indipendente dai diversi standard tecnologici implementati sul campo? Siamo membri della comunità EPC Global e cerchiamo di seguire gli standard e le specifiche che verranno rese standard da questa organizzazione. Non tratteremo altre soluzioni RFID diverse da queste e non siamo quindi completamente indipendenti. A oggi però, quando non riusciamo a risolvere i nostri problemi con soluzioni standard, scegliamo da noi la strada migliore per superare le difficoltà, nella consapevolezza però che in futuro adotteremo la soluzione indicata da EPC Global. Prevedete l'utilizzo di diverse tecnologie RFID? Nella nostra attività di testing abbiamo guardato a tutte le soluzioni. Oggi che ci muoviamo in un'ottica più realizzativa il nostro sforzo è quello di riuscire a integrarle tutte in un un'unica architettura operativa. Che tipologie di codici avete integrato nelle etichette RFID nella vostra sperimentazione sui prodotti? Abbiamo provato a etichettare quattro tipologie di beni diversi: confezioni singole di DVD e CD, singoli flaconi di shampoo, le confezioni di un certo brand di formaggio e le lamette da barba. Tale etichettatura è stata realizzata in accordo con quattro nostri partner commerciali che aderiscono anch'essi a EPC Global. In queste etichette abbiamo inserito il codice EAN del bar code, un numero di serie e, nel caso del formaggio, la data di scadenza. In che settori della supply chain prevedete di implementare l'RFID? Su tutta la supply chain: dai magazzini dei fornitori ai nostri punti vendita finali, ma solo su pallet e su contenitori, non sui singoli prodotti. Come pensate di far coesistere le tag RFID con i tradizionali codici a barre? Sicuramente ci troveremo a dover gestire pallet e contenitori di fornitori al di fuori dei cento a cui chiederemo di adeguarsi al nuovo sistema RFID entro novembre 2004. Il codice RFID quindi ingloberà per intero il codice EAN del bar code e avremo un sistema di lettura unico in grado di riconoscere sia il bar code che il codice RFID. Tale sistema si relazionerà con una sola applicazione di gestione e non due separate: abbiamo puntato a ottenere un sistema di gestione dei dati RFID in grado di gestire anche i bar code. Come avete risolto la problematica del trasferimento dati relativo alle transazioni RFID verso i sistemi informativi aziendali? Con una soluzione middleware molto orientata alla problematica della raccolta dati da lettori RFID installati in magazzini e negozi. Questa soluzione raccoglie i dati di campo per inviarli ai diversi sistemi ERP di backoffice a intervalli regolari o su richiesta del responsabile di magazzino o di negozio. È una soluzione che lavora in una logica di 'near real time'. Il ruolo dell'integratore Lo sviluppo della catena tecnologica dell'RFID è complesso, essendo essa formata da una serie di tecnologie fornite da diversi produttori, che devono essere efficacemente integrate in una soluzione end-to-end; fanno infatti parte della catena i costruttori di chip RFID, i produttori di tag e reader, i fornitori di sistemi di lettura e relativo middleware, gli sviluppatori di software applicativo e di integrazione, i fornitori di infrastruttura IT. Assume quindi fondamentale importanza la figura dell'integratore di sistema RFID. È necessario inoltre considerare che la realizzazione di una soluzione RFID comporta una trasformazione significativa dei processi aziendali. Nel valutarne l'introduzione in azienda, è importante comprendere i processi di business e la loro eleggibilità all'utilizzo dell'RFID; calcolare attentamente il ritorno degli investimenti per avere riscontro dei benefici derivanti dalle nuove soluzioni; valutare l'impatto del cambiamento rispetto ai processi attuali; garantire l'integrazione trasparente nei sistemi e-business esistenti. Occorre cioè un partner tecnologico in grado di supportare l'azienda in tutte le fasi sopraindicate, in grado di fornire servizi di consulenza per il disegno o il ridisegno dei processi e per sviluppare il relativo business case, servizi di networking e installazione dei diversi componenti della soluzione, tecnologia middleware e hardware di sistema, nonché il fondamentale collante dei servizi di system integration. IBM è coinvolta in numerosi altri progetti significativi; tra essi Tesco nel mondo del retail, per la gestione della supply chain tra un centro di distribuzione e i suoi negozi; Philips Semiconductors, per lo sviluppo di una soluzione di tracciabilità durante le fasi di produzione e di distribuzione, nonché il recente accordo con Vanderlande per la gestione dei bagagli nel nuovo Terminal 5 di Heathrow. - Marco Vantellini, IBM Global Services EMEA Come pensate di governare l'inondazione di Pagina 10 di 18 dati RFID che verranno generati dal campo? La soluzione middleware implementata ha delle funzionalità in grado di capire quali dati devono essere inviati così come sono ai sistemi ERP, quali dati devono prima essere elaborati localmente o sintetizzati, per poi inviare ai sistemi solo i risultati di queste attività, e quali dati invece non sono significativi per i sistemi gestionali e quindi non devono essere inviati. Pensate che un'architettura di questo tipo vi porterà a investire in nuove risorse IT come sistemi di storage, database, capacità di elaborazione e di trasmissione? In questo periodo stiamo proprio verificando se ci troveremo a dover affrontare degli investimenti aggiuntivi sull'infrastruttura IT e in che misura questi si renderanno eventualmente necessari. Tecnologia propulsiva del business SAP è, insieme a Metro e Intel, cofondatore del Future Store Initiative e partner primario del consorzio di progetto. Abbiamo fornito tutti i componenti software RFID che collegano a basso livello le interfacce dei lettori RFID con le applicazioni interessate. Per questo progetto SAP ha fornito anche soluzioni per il monitoraggio e la gestione tramite RFID del flusso logistico e sistemi che fanno leva sulle soluzioni per la gestione degli eventi legata alla movimentazione dei beni. Sono inoltre basati su nostri applicativi i sistemi di business intelligence, così come la tecnologia per la creazione di un portale dedicato ai dipendenti. Fin dall'inizio, uno dei principali obiettivi è stato quello di dimostrare la fattibilità di processi gestionali innovativi all'interno di ambienti commerciali reali. Il Future Store è un chiaro esempio di come la tecnologia agisca da potente propulsore del business a tutto vantaggio di produttori, retailer e clienti. SAP ha condotto approfonditi studi nel settore RFID fin dal 1998 e oggi è uno dei principali sviluppatori impegnati in questa tecnologia, oltre che nella promozione della definizione di standard dedicati in accordo con le linee guida stabilite da EPC Global. SAP è stato il primo operatore del software enterprise a sponsorizzare l'Auto-ID Center, il predecessore di EPC Global. Da marzo 2003 siamo attivamente impegnati a collaborare nell'ambito del proprio RFID Customer Council con oltre una sessantina di aziende operanti nei settori retail, farmaceutico e dei prodotti consumer. Le attività svolte da questo organismo ci hanno permesso di definire e sviluppare la nuova soluzione RFID pacchettizzata identificando le priorità e i requisiti gestionali prioritari degli utenti finali e mettendo a fuoco i processi gestionali RFID in grado di alimentare il ROI degli investimenti RFID delle aziende. Nel futuro prevedete un collegamento anche con i sistemi CRM? No. Per quanto riguarda l'architettura informatica dei negozi, pensate di dover implementare delle particolari modifiche per gestire l'RFID? Non molto: sarà necessario installare in ogni negozio un server che utilizzerà localmente una parte della soluzione middleware a cui accennavo prima. Per quanto riguarda il pagamento da parte del singolo cliente, con l'RFID avete previsto la possibilità dell'auto-checking (ovvero il pagamento automatico senza l'ausilio di un operatore, ndr)? Quando tutti i prodotti che si potranno acquistare in un negozio Metro saranno etichettati con un tag RFID la cosa potrà essere presa in considerazione. Quanto avete investito fino a oggi, e quanto pensate di dover investire in futuro, nei vostri progetti RFID? Non posso dare questa informazione. Dopo il traguardo che intendete raggiungere il prossimo novembre, quale sarà il vostro prossimo obiettivo? Il passo successivo al primo rilascio del prossimo - Luca Muzio, SAP Italia novembre è previsto per gennaio 2006. Prevediamo per quella data di rendere operativa su RFID tutta la nostra organizzazione logistica in Germania. Il progetto comunque coinvolgerà sempre i nostri principali fornitori e riguarderà ancora l'etichettatura di pallet e di contenitori e non di singoli prodotti. Quando sarete pronti a mettere, e a gestire, tag RFID sui singoli prodotti? Tra dieci anni a partire da oggi. Pagina 11 di 18 CON LA PRODUZIONE INDUSTRIALE UN INCONTRO POSSIBILE L'utilizzo dell'identificazione a radio frequenza nella supply chain. Tra vantaggi e pericoli nascosti di Ruggero Vota RFID e manufacturing, un binomio che sta diventando sempre più concreto. Se il 2003 è stato l'anno in cui alcune aziende utenti e organizzazioni pubbliche di una certa levatura (da Benetton a Unilever, da Merloni a Wal-Mart, da Mark & Spencer al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti) hanno riscoperto la valenza della vecchia tecnologia di identificazione a radio frequenza (RFID), complice il fatto che il costo delle etichette intelligenti (gergalmente tag o transponder) è di fatti crollato a poche decine di centesimi di euro per unità, il 2004 si è aperto con un forte interessamento verso l'RFID da parte di molteplici attori dell'offerta IT. È vero, tutta questa attività da parte di fornitori IT di primo piano non significa che l'RFID sia già diventata la nuova killer application in grado di rivoluzionare in poco tempo la produzione di beni, la distribuzione dei prodotti, il modo di consumare e di usufruire di determinati servizi da parte dei singoli individui. Non è iniziata oggi una corsa a cui chi decide di non partecipare ora rimane tagliato fuori per sempre; ma certo questa nuova realtà bisogna iniziare a conoscerla più da vicino senza trascurare un aspetto, che è per noi fondamentale: come i sistemi informativi aziendali devono essere ripensati e magari rivisitati proprio per gestire al meglio l'arrivo di una tecnologia che promette di aumentare di molte volte il livello di complessità nella gestione dei dati di 'campo'. Per fare questo, abbiamo scelto di confrontarci con Luigi Battezzati, docente del Politecnico di Milano recentemente tra i promotori del neonato Osservatorio RFID dello stesso ateneo. Autore del primo libro pubblicato in Italia sulla tematica (‘RFID - Identificazione automatica a radiofrequenza’, ed. Hoepli, 22,00 euro) scritto insieme a Jean-Louis Hygounet, direttore ricerca e sviluppo di Lab-Id. Quale può essere dunque l'impatto dell'RFID nelle supply chain aziendali? Nella supply chain è un dato ormai quasi oggettivo che ci sono due aspetti fondamentali da vedere ben distinti: la parte business-to-business e la parte che vede più coinvolto il consumatore finale. Nell'ambito più industriale, sia sui processi interni di un produttore, sia sulle relazioni che un operatore può avere con i suoi partner, quali sono oggi i vantaggi che emergono dall'introduzione dell'RFID? In una relazione B2B che vede coinvolti, per esempio, un costruttore manifatturiero e un distributore del suo prodotto, senz'altro le applicazioni più importanti delle tecnologie RFID riguardano tutta la gestione dei flussi fisici, soprattutto per tutto quanto riguarda i contenitori e i mezzi di trasporto riutilizzabili. Oggi la gestione del contenitore - che può essere un pallet che trasporta delle merci dall'azienda A all'azienda B, o un basket in cui sono riposti i pezzi che devono essere lavorati lungo tutto un determinato processo produttivo - è il tema che permette di cogliere la maggior parte dei benefici senza le implicazioni di impatto sociale, vedi privacy, che hanno per esempio bloccato il progetto Benetton negli USA. Che tipo di utilizzo si può pensare in questi ambiti per RFID? Oggi è molto diffusa l'idea di utilizzare le etichette a radio frequenza passive come semplice sostituzione del codice a barre. Tale prospettiva non è di difficile realizzazione anche per quanto riguarda la gestione dal punto di vista dell'impatto sui sistemi informativi. Un utilizzo minimo dell'RFID non porta però quei benefici in efficienza e in riorganizzazione della supply chain che invece sono immaginabili con l'utilizzo dei tag con memoria, in grado di memorizzare un certo quantitativo di dati: la vera rivoluzione dell'RFID sta in questo. In che senso? Associare a un contenitore o a un prodotto un'etichetta RFID che può contenere delle informazioni, inserite in automatico durante diversi processi di lavorazione, è come far accompagnare un bene da un foglio elettronico contenente le più svariate informazioni: quelle relative alla qualità, le distinte di lavorazione, l'ora in cui su quel determinato prodotto è iniziato un determinato processo produttivo e quando questo si è Pagina 12 di 18 concluso, la temperatura a cui è avvenuta una tale lavorazione... come si vede le informazioni da memorizzare possono essere le più varie e sono a libera discrezione di ogni singola azienda. Questa capacità abilita due cose: la possibilità di costruire l'automazione di processo su base locale e distribuita senza che questa sia necessariamente tutta governata dal centro; ma anche la possibilità di affrontare con molta semplicità problemi di integrazione tra sistemi informativi diversi. Ci spiega con un esempio questo ultimo caso? Oggi si sente parlare molto del fatto che operatori che lavorano su una stessa filiera dovrebbero integrarsi tra loro, o comunque scambiare dati di comune interesse, in modo molto efficiente a livello di sistemi informativi. Questa cosa incontra prima di tutto degli ostacoli culturali molto forti e poi non è così semplice anche per una ragione di costi. Con i tag RFID in grado di memorizzare un certo quantitativo di dati, tutte le informazioni necessarie che devono intercorrere per esempio tra un capofiliera e un suo terzista possono tranquillamente viaggiare insieme al pezzo che deve essere lavorato, basta che tali informazioni siano riconoscibili da entrambe. In questo caso i due sistemi informativi possono continuare a procedere in modo autonomo: ogni azienda riesce a gestire le informazioni che arrivano nel miglior modo che crede possibile, senza problemi di interconnessione con altri. Cosa vuol dire abilitare un'automazione di processo locale e distribuita? Vuol dire implementare dei nuovi processi di automazione che nascono e si realizzano sulla base di uno scambio locale di informazioni senza l'interrogazione continua con sistemi remoti. La cosa implica molti benefici sotto diversi aspetti: il quantitativo di informazioni trattabili su base locale sarà molto più ampio di quello di adesso; c'è una maggiore affidabilità: si sente meno la necessità di duplicare le informazioni e quindi i database, meno problemi di allineamento delle informazioni; la sicurezza delle informazioni sui tag è intrinsecamente molto più elevata di un qualsiasi dato che viaggia in rete, magari su Internet. Questo vuol dire creare delle isole dove il trattamento dell'informazione rimane severamente confinato al loro interno? Certo che no. Ma se aumenta il quantitativo di informazione disponibile nel luogo dove avviene il processo, bisogna anche pensare che queste non debbano necessariamente transitare tutte dal centro, perché il volume dati da trattare esploderebbe. Ciò non toglie che si possa pensare di utilizzare la disponibilità ad accogliere più informazioni nei tag RFID per migliorare i processi di automazione stessi. Per quanto riguarda il rapporto con i sistemi informativi è certamente utile che dal processo di automazione locale si ricavino dei dati di sintesi per un sistema dipartimentale che presidia tutte le lavorazioni di un determinato processo o addirittura per il sistema centrale. La cosa però deve essere studiata bene e non si può pensare di utilizzare in automatico dei sistemi di filtraggio che difficilmente funzionano bene quando vengono messi alla prova dei fatti, visto che sono stati progettati 'ex ante'. La cosa inopportuna che si può pensare dell'RFID è che questo sia un facilitatore per l'implementazione del tempo reale; anzi se si parte con questa idea è più facile che l'RFID si trasformi in un 'complicatore', proprio per il problema dei più alti volumi dati da gestire. In definitiva quali sono i vantaggi dell'RFID negli ambienti di produzione? Disporre di una architettura e di una memorizzazione distribuite penso sia un grosso vantaggio, soprattutto se si hanno nella supply chain aziendale degli oggetti riutilizzabili; tra l'altro aggiungere al costo di un pallet un euro per un'etichetta RFID riscrivibile non sposta di molto il costo complessivo di questo 'contenitore'. Con RFID quando un prodotto entra in un processo, per esempio di produzione, l'etichetta può marcare certi dati così come quando ne esce; il tag quindi porta con sé la storia di ogni singolo processo. I benefici che iniziano a essere verificati anche sul campo dai primi pionieri (per esempio Boeing) quindi sono: migliore tracciamento, migliore attribuzione dei costi per lavorazioni di singoli prodotti e migliore sincronizzazione degli arrivi di materiali sulle linee di produzione e in tutti i processi distributivi. Pagina 13 di 18 VERISIGN GESTIRÀ IL 'GRANDE ELENCO’ Oltre a certificati digitali e servizi di DNS, l'azienda si occuperà anche dei dati dei sistemi RFID VeriSign contribuisce a un notevole passo avanti nello sviluppo dei tag intelligenti a radiofrequenza già ben noti con l'acronimo di RFID. È dei giorni scorsi, infatti, la notizia che l'azienda americana si è aggiudicata il contratto per gestire una delle componenti chiave previste dal consorzio di standardizzazione EPC Global, nato per favorire la diffusione di tecnologie e strumenti RFID. In base al contratto stipulato, VeriSign avrà il compito di disegnare, testare e rendere operativo l'Object Naming Service (ONS), un registro globale che permetterà di collegare gli ID dei tag, applicati a lotti di produzione o a singole merci, alle informazioni che li descrivono. Lo standard EPC assegna a ogni tag un codice univoco, assimilabile in un certo senso alla targa di una autovettura o al codice fiscale di una persona. Il codice viene memorizzato nel tag, e quando l'oggetto entra nel campo di copertura di un lettore, trasmette il proprio codice EPC consentendo la lettura dei dati. Ciò che l'Object Naming Service permetterà di fare in futuro sarà tracciare completamente le merci all'interno della supply chain. Object Naming Service, dunque, è una componente chiave per lo sviluppo dello standard EPC Network, iniziativa in parte pubblica e in parte privata coordinata dall'EPC Global (ex Auto-ID Center) ospitato presso il Massachusetts Institute of Technology, e per la stessa diffusione della tecnologia. La rete 'globale' consentirà alle aziende utenti di RFID di fare a meno delle connessioni dedicate punto-punto per identificare le merci. Dal punto di vista tecnologico, l'Object Naming Service dovrebbe operare in modo molto simile agli attuali servizi di DNS, che si occupano di tradurre in tempo reale i nomi di dominio alfanumerici dei siti Web nei corrispondenti indirizzi IP. Questa operazione, invisibile all'utente, permette di raggiungere un sito digitando nel browser un indirizzo virtuale (uniform resource locator o URL) sufficientemente facile da ricordare. Altrimenti bisognerebbe digitare la serie di 4 codici compresi tra 1 e 255 che costituiscono un indirizzo IP. VeriSign vanta una lunga esperienza nella gestione dei servizi DNS, e attualmente gestisce i DNS primari per i domìni Internet terminanti in .com e .net, ovvero i più usati. E' dunque un candidato naturale alla gestione dei nuovi servizi, che saranno offerti a pagamento alle aziende interessate. Attorno all'ONS, inoltre, VeriSign progetta di offrire servizi complementari rivolti alle aziende interessate a utilizzare in outsourcing applicazioni basate sull'EPC. Tuttavia, almeno per quest'ultima iniziativa, il business è ancora tutto da valutare. ETICHETTE RFID, NON SOLO UN’ALTERNATIVA AL CODICE A BARRE La tecnologia, pronta per le nuove applicazioni, è stata protagonista all'OMAT+VoiceCom di Giuseppe Goglio L'edizione 2004 di OMAT+VoiceCom, la mostra convegno dedicata alle soluzioni per l'ufficio digitale, oltre ai temi ormai 'tradizionali' della sicurezza e della mobilità, ha segnato l'ingresso su ampia scala della tecnologia RFID nel mondo business. Dopo il gran parlare degli ultimi tempi, diversi fornitori hanno ormai acquisito un bagaglio di esperienza tale da presentare al pubblico un'offerta versatile e attraente sotto il profilo economico. Pagina 14 di 18 A testimonianza del forte interesse per le soluzioni RFID, la risposta del pubblico ai tre convegni che nel corso delle altrettante giornate dell'evento hanno consentito di analizzare e discutere tutti i risvolti dell'argomento. Il segnale più interessante è quello che forse può essere interpretato come un passo decisivo nell'evoluzione della tecnologia. Non si parla più infatti di grosse aziende alla ricerca dei partner tecnologici per la realizzazione di progetti dedicati, ma è ormai realtà la presenza di un'offerta di soluzioni pronte per la distribuzione sul mercato. Se dal lato utente l'interesse per l'argomento cresce di giorno in giorno, sul fronte dell'offerta traspare ormai una buona conoscenza delle tematiche e del percorso ottimale per un'azienda interessata all'identificazione in radiofrequenza. "Il nostro compito principale è quello di aiutare le aziende a valutare i costi e i benefici e decidere di conseguenza se intraprendere la strada di una soluzione RFID", afferma Angelo Vernocchi, country manager di Identec Solutions. Come accade spesso in situazioni del genere, uno degli argomenti attualmente più discussi è la relazione tra RFID e codici a barre, la tecnologia emergente e quella in uso da anni. Nonostante sia diffusa l'opinione secondo la quale le etichette 'intelligenti' segneranno la fine dei tradizionali bar code, al momento la realtà appare leggermente diversa. Per adesso si tratta ancora di soluzioni complementari, con in comune praticamente solo la capacità di contenere informazioni in formato digitale. Mentre il codice a barre resta infatti niente più che un veicolo per le informazioni a prezzo estremamente ridotto, un'etichetta RFID apre le porte a una serie di nuove applicazioni e ottimizzazioni dei processi. "La vera rivoluzione RFID è la capacità di comunicare, trasmettere e ricevere - spiega Vernocchi -. Si apre un dialogo tra ciò che è fisso e ciò che è mobile, vale a dire i transponder". Le modifiche apportate nella modalità di acquisizione dei dati, non più gestita da un operatore, implicano una riorganizzazione dei processi aziendali che inevitabilmente si ripercuotono sull'infrastruttura IT, che deve essere in grado di raccogliere e gestire l'imponente mole di dati provenienti dai dispositivi di lettura. Sotto il profilo economico, infine, che è uno degli aspetti in genere ritenuti a vantaggio dei codici a barre, la tecnologia RFID si presenta comunque competitiva. Se i costi delle singole etichette sono ampiamente inferiori per i codici a barre, l'investimento richiesto dai relativi hardware di sistema risulta minore nell'implementazione dei tag a radiofrequenza. Ecco dove RFID è la regola Nonostante la tecnologia RFID sia un argomento di pubblico dominio relativamente recente, sono numerosi i progetti attivi già da diversi anni. Le problematiche di tracciabilità di componenti e prodotti finiti hanno infatti da tempo evidenziato i benefici prospettati dalla tecnologia. Nello stabilimento principale della Volkswagen, la gestione RFID della movimentazione dei 'moduli' con i materiali all'interno dell'impianto ha portato a risparmi medi del 20%, con un periodo di otto mesi per il ROI. In Finlandia, Tetrapak ha già avviato da tempo l'utilizzo delle etichette per gli imballaggi di nuova generazione, mentre l'inserimento di tag all'interno delle forme di Grana Padano offre garanzie agli acquirenti nel momento in cui scelgono le forme da acquistare. COSA DOBBIAMO ASPETTARCI La diffusione delle etichette intelligenti in pochi anni potrebbe diventare molto pervasiva. E non solo negli ambienti industriali di Ruggero Vota L'identificazione tramite radiofrequenza, lungi dall'essere definibile come una nuova tecnologia, essendo nata nella Seconda Guerra mondiale, è tornata a essere, in questi ultimi tempi un argomento di attualità grazie alla forte riduzione dei costi di produzione delle etichette RFID. Pagina 15 di 18 Spesso indicate anche con il termine inglese transponder, queste etichette sono in grado di contenere un quantitativo significativo di informazioni che possono essere lette da appositi lettori mobili o installati in luoghi fissi ben determinati. Particolarmente innovativa rispetto ad altri sistemi di identificazione più tradizionali, come il codice a barre, è una certa tipologia di etichette RFID, che si caratterizzano per il fatto di essere riscrivibili e quindi di poter registrare una serie di eventi in successione e, una volta portato a termine un determinato processo, essere completamente riutilizzabili. Nel corso del 2003 si è spesso parlato degli studi, delle ricerche e delle sperimentazioni in tema RFID che molte realtà hanno tuttora in corso. Con questo speciale intendiamo fare un ulteriore passo avanti andando a conoscere, per esempio, come è stata condotta la sperimentazione e che risultati vuole ottenere un operatore come Metro dall'utilizzo dell'RFID in tutta la sua supply chain. Inoltre riteniamo sia interessante iniziare a dibattere su un tema non certo di poco conto, ovvero quale sia il modo migliore per integrare le informazioni provenienti dai sistemi RFID con i sistemi gestionali aziendali. Per iniziare, cerchiamo di capire, con l'aiuto di un esperto, in quali realtà le etichette RFID potranno essere realisticamente utilizzabili nei prossimi anni, cercando anche di comprendere come l'RFID potrebbe non solo rivoluzionare le organizzazioni aziendali e inter-aziendali, ma anche la vita quotidiana delle persone e i complessi sistemi sociali. Distribuzione e logistica di produzione Sul versante delle relazioni business-to-business in cui sono coinvolti, per esempio, un costruttore manifatturiero e un distributore del suo prodotto, oggi le applicazioni più importanti delle tecnologie RFID riguardano tutta la gestione dei flussi fisici, soprattutto per quanto riguarda contenitori e mezzi di trasporto riutilizzabili. L'integrazione di un'etichetta RFID riscrivibile nei pallet che trasportano le merci dall'azienda A all'azienda B, ma anche in un contenitore in cui sono riposti i pezzi che devono essere lavorati lungo un determinato processo produttivo, è oggi l'ambito in cui è possibile cogliere la maggior parte dei benefici della tecnologia RFID. I transponder riscrivibili possono essere utilizzati, per esempio, per tenere traccia dell'ora di invio e dell'ora di arrivo di un certo quantitativo di merce, delle caratteristiche ambientali in cui si sono svolte determinate lavorazioni e dell'effettivo consumo di risorse. Le filiere agroalimentari Un ambito in cui probabilmente nei prossimi anni si potrebbe assistere a una rapida diffusione delle tecnologie RFID sono le filiere agroalimentari. Il regolamento CE 178/2002 sulla Sicurezza Alimentare indica infatti nel 1° gennaio 2005 la data entro cui dovrà essere attuato in tutti i Paesi dell'Unione Europea il sistema di 'rintracciabilità'. Tale sistema è così definito dallo stesso regolamento: "La possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione". In sintesi, alimenti e mangimi dovranno essere adeguatamente etichettati o identificati per agevolarne la rintracciabilità, mediante documentazioni e informazioni pertinenti. Per implementare sistemi di rintracciabilità di questo tipo è stato studiato e sviluppato nell'ambito del tradizionale codice a barre lo standard UCC/EAN 128, ma molte realtà anche in Italia stanno oggi sperimentando l'utilizzo di transponder RFID riscrivibili, che vengono visti come strumenti più flessibili e versatili e che consentono una gestione più rapida. Produzione Nelle aziende manifatturiere il tema della contabilità per attività sta diventando sempre più importante. L'utilizzo di etichette RFID riscrivibili che accompagnano i pezzi nelle loro molteplici fasi di lavorazione consentirebbe di corredare questi con informazioni relative, per esempio, alla distinta base e alla distinta di lavorazione, ma soprattutto permetterebbe di conoscere con esattezza il costo di realizzazione di ogni singolo manufatto. Negli ambienti di produzione, le etichette intelligenti possono essere utilizzate anche per Pagina 16 di 18 ottenere un miglior tracciamento dei prodotti e una migliore sincronizzazione di tutte le attività a monte delle linee di lavorazione. In alcuni settori caratterizzati dalla produzione di processo a lotti, molto attenti al problema della qualità, come per esempio nella produzione farmaceutica, le etichette RFID potrebbero essere utilizzate per registrare tutti i dati relativi alle caratteristiche ambientali e temporali in cui sono state svolte le lavorazioni più critiche. Robotica, manutenzione e PDM/PLM L'utilizzo di transponder RFID sui contenitori o direttamente sui pezzi che devono essere lavorati potrebbe facilitare notevolmente la fase di riconoscimento da parte di robot di movimentazione o di produzione dotati di appositi lettori RFID. Si potrebbero così eliminare i complessi e costosi sistemi di visualizzazione, ma anche la necessità che per essere riconosciuto, e quindi lavorato, ogni pezzo debba essere posizionato in modo molto preciso. In definitiva la possibilità di realizzare robot più semplici e meno costosi potrebbe estendere l'utilizzo di questi sistemi al di là degli stretti ambiti in cui oggi vengono utilizzati. Infine, etichette RFID che accompagnano macchine utensili o manufatti di una certa complessità possono raccogliere i dati relativi alle manutenzioni ordinarie e straordinarie effettuate, ma anche tutte le informazioni concernenti il ciclo di vita di ogni singolo prodotto. RFID per consumatori, utenti e cittadini Se fino a ora abbiamo parlato dell'utilizzo di tecnologie RFID in ambiti strettamente industriali, non è certo da sottovalutare l'aspetto relativo all'utilizzo delle etichette intelligenti nella vita quotidiana delle singole persone. "Oggi alcuni produttori di beni particolari sono portatori di una visione molto suggestiva che intende abbinare i transponder RFID a determinate tipologie di prodotti e questo per una svariata serie di motivi, tra cui anche il CRM - afferma Luigi Battezzati, dell'Osservatorio RFID del Politecnico di Milano -. Attualmente però non è percepibile quale può essere il vantaggio per il consumatore finale di trovare un transponder sul prodotto che acquista e quindi è naturalmente portato a rifiutarlo". Un atteggiamento di chiusura che si può verificare anche nel caso l'integrazione dell'etichetta su un bene si realizzi senza un aggravio di costi per il consumatore, cosa ipotizzabile per beni di lusso o comunque di fascia alta dove il margine può tranquillamente sopportare il costo aggiuntivo di un euro per l'etichetta RFID, ma che si concretizza ancora di più se il consumatore si troverà invece a dover pagare per questo costo aggiuntivo: "L'introduzione dell'innovazione è critica per le aziende e tanto più per le organizzazioni sociali", conferma Battezzati. Molto più semplicemente, le tecnologie RFID potrebbero invece trovare un largo campo di utilizzo, e anche con una certa rapidità, nell'ambito dei servizi e particolarmente partendo dai trasporti: "La metropolitana di Tokio già oggi prevede l'accesso attraverso gate RFID e gli utenti passano senza doversi fermare per vidimare il biglietto", racconta Battezzati. Un'esperienza utile che può essere trasposta in qualsiasi grande città con complessi sistemi di trasporto pubblico, che però può andare ben oltre: "Grazie alle carte prepagate che gli italiani conoscono bene - spiega Battezzati - si può immaginare di realizzare con transponder RFID non solo delle 'carte trasporti' per gli abbonati o i semplici utenti della metropolitana, ma delle 'carte città': un'unica tessera prepagata che possa servire per accedere alla metropolitana o ai musei cittadini, quando l'utente passa da appositi gate attrezzati paga automaticamente, e che possa essere utilizzata anche per il pagamento del taxi, dei parcheggi custoditi e altre cose ancora". Altri campi di utilizzo ipotizzabili riguardano l'identificazione delle persone: "Non si tratta solo di pensare a una carta d'identità basata su etichette RFID, ma per esempio di una scheda che possa contenere anche dati sanitari essenziali di ogni persona, come per esempio il gruppo sanguigno e le allergie - ipotizza Battezzati -. In caso di incidente grave, per esempio, se ogni persona portasse in tasca una etichetta RFID con questi dati, l'equipe medica che arriva sul posto potrebbe leggere a distanza queste informazioni molto utili per capire in anticipo che tipo di paziente si troveranno a dover curare". In ultimo, non manca la possibilità di utilizzare la tecnologia RFID a supporto di persone con handicap visivi o semplicemente ipovedenti, qualche milione nel nostro Paese. "Esistono già le prime tesi universitarie in merito - racconta Battezzati - possiamo immaginarci una persona con difficoltà visive al supermercato che non riesce a leggere bene i prezzi e le caratteristiche essenziali dei prodotti che vuole acquistare. Se queste Pagina 17 di 18 informazioni fossero a disposizione in transponder RFID di scaffale, queste potrebbero magari essere lette da un telefonino che attraverso una sintesi vocale molto semplice ed essenziale comunica le informazioni necessarie alla persona in difficoltà". Non stiamo parlando di cose avveniristiche, la società Lab-Id ha infatti già sviluppato un lettore RFID che può essere integrato nei cellulari Nokia, mentre non esistono grandi problemi tecnologici a trasformare velocemente informazioni elettroniche di ridotte dimensioni in una sintesi vocale di poche parole. Un utilizzo così pervasivo aiuterebbe gli utenti a prendere confidenza, e a capire bene i vantaggi, della tecnologia RFID; un credito che potrebbe essere ben speso in futuro per rendere accettabile l'integrazione delle etichette RFID sui prodotti finali anche per scopi legati alle attività di CRM, di merchant e di produzione. Glossario Tag: Elemento elettronico le cui componenti fondamentali sono un chip per l’elaborazione dei dati, e un’antenna per la trasmissione senza fili. Permette di ottenere informazioni aggiornate in tempo reale sullo stato dell’oggetto al quale è attaccato, ad esempio per mezzo di un’etichetta. Dato che il chip accetta informazioni in scrittura, è possibile stratificare al suo interno l’intera storia dell’oggetto. Transponder: E’ un sistema costituito da un ricevitore e da un trasmettitore di segnali, integrati da un amplificatore degli stessi. Linguaggio di markup: E’ un insieme di convenzioni che permettono a un programma interprete di capire come trattare le diverse parti di un testo. I comandi, inseriti nel testo stesso, prendono il nome di ‘tag’ (ma senza nulla a che vedere con i tag per la radiofrequenza). Ogni programma compatibile con un linguaggio di markup sa come interpretare il set di comandi che costituiscono il linguaggio stesso. PDM (product data management): E’ l’insieme dei processi di gestione delle informazioni relative ai prodotti. In tal modo è possibile ottenere specifiche, cercare parti all’interno di un archivio, comunicare le specifiche a terzi e, attraverso la modifica dei dati, intervenire sui processi produttivi. PLM (product lifecycle management): E’ l’insieme delle attività di gestione del ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione alla dismissione. Comprende non solo comunicazione e modifica dei dati, ma anche l’aggiornamento di tempi, modi e quantità dei processi produttivi e logistici che lo riguardano. Middleware: Software che permette ad applicazioni eterogenee di scambiare dati pure in mancanza del supporto reciproco. In genere il middleware è usato da personale tecnico, non dagli utenti finali, per i quali sono invece studiate le applicazioni. Rispetto al middleware l’applicazione si caratterizza per l’attitudine a eseguire compiti specifici (scrittura testi, inserimento dati etc). Nel caso del middleware, invece, per sottolinearne la genericità d’uso si parla spesso di ‘piattaforma’. Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione dossier del sito www.sanpaoloimprese.com Documento pubblicato su licenza di IDG Communications Italia – Copyright IDG Communications Italia Fonte: Computerworld Italia, settimanale di informatica per le aziende italiane – IDG Communications Italia Pagina 18 di 18