Dal padre Giorgio alla figlia Tania, in casa Cagnotto i tuffi sono una

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Dal padre Giorgio alla figlia Tania, in casa Cagnotto i tuffi sono una
[PADRI E FIGLI]
DI ELISA CHIARI
UNA DINASTIA SUL TRAMPOLINO
Dal padre Giorgio alla figlia Tania, in casa
Cagnotto i tuffi sono una questione di eredità
“
Io ci ho provato»,
sorride Giorgio,
«a tenerla lontana
dal suo destino,
l’ho portata a sciare,
a giocare a tennis:
niente. Girava sempre
là, attorno alla vasca
”
COPPIA D’ASSI
Giorgio e Tania Cagnotto
a bordo vasca durante
una competizione
I
l tuffo nei fumetti fa sempre splash. Ma
è il suono di un tuffo sbagliato. In quello giusto non si “cade” in acqua, ma ci
si entra verticali, affilati come fusi, impattando il minimo sulla superficie dell’acqua. Anche perché più ampia è la superficie, più doloroso è l’impatto: ogni schiaffo all’acqua torna
al mittente decuplicato. E ogni schizzo sollevato è uno spruzzo di punto che se ne va dalla
classifica e addio medaglie.
Tania e Giorgio Cagnotto hanno queste
sensazioni impresse dentro da sempre. Anche
se da quando le vivono assieme hanno punti
di vista diversi. Tania guarda l’acqua dall’alto,
Giorgio guarda lei e gli altri di sotto in su. Lei
si tuffa, lui la allena, ma sa tutto di
come si sta là in cima. C’è passato quando sua figlia non
era ancora nemmeno un
pensiero e lui e Klaus Dibiasi guardavano il resto del
mondo dall’alto di trampolini e piattaforme:
altezze fisiche (la
piattaforma è a
10 metri dal
l’acqua, i trampolini sono a 1 e a 3) e altitudini
metaforiche: negli anni ’70 si spartivano il bottino dei tuffi mondiali, fiori nel deserto di una
disciplina che in Italia ha da sempre pochi
adepti. E però sorprendenti risultati.
A bordo vasca Tania e Giorgio stanno insieme da sempre, da quando Tania a due anni fece (quella volta sì) splash nella vasca dei pesci
rossi: «Io ci ho provato», sorride Giorgio, «a
tenerla lontana dal suo destino, l’ho portata a
sciare, a giocare a tennis: niente. Girava sempre là, attorno alla vasca», dove si allenavano
suo padre e sua madre Carmen Casteiner,
campionessa italiana più volte anche lei.
«È stato bravo papà a far sì che non sentissi
l’ingombro del cognome; quando ho capito
davvero che cos’erano stati lui e Klaus per i tuffi italiani, avevo già fatto abbastanza esperienza da non sentirmi più schiacciata».
Confrontarsi oggi non avrebbe senso: Tania è la migliore tuffatrice europea (tre ori
su tre gare a Torino ad aprile) suo padre si
sta prendendo da tecnico soddisfazioni con
lei. «Tecnicamente lei è più forte di me in assoluto, mi batterebbe mille volte: fa tuffi con tre
giri e mezzo in volo, ai miei tempi gli uomini
“
”
In volo non c’è tempo
di pensare. A volte
si percepisce dalle
sensazioni che il tuffo
sta riuscendo bene,
molto dipende da come
si parte, moltissimo da
come si entra in acqua
LA CAMPIONESSA E IL COMMISSARIO
씰TANIA ha 24 anni, è alta 1,60 per 54 kg e gareggia per il
Gruppo Nautico Fiamme Gialle - Bolzano Nuoto. Ha vinto due
bronzi mondiali (trampolino 3 metri), 5 ori e 2 bronzi europei
(distribuiti fra trampolino 1 m e 3 m, sincro e piattaforma).
씰 GIORGIO ha 61 anni, ha disputato cinque olimpiadi (1964-1980)
vincendo 2 argenti e 2 bronzi (fra trampolino e piattaforma). Ha vinto 1
bronzo mondiale, 1 oro, 2 argenti e 2 bronzi europei (fra trampolino e
piattaforma). Oggi è commissario tecnico della Nazionale di tuffi.
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IN VOLO
A sinistra, Tania
esegue un carpiato
alle scorse Olimpiadi
di Pechino 2008
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[PADRI E FIGLI]
Tutti in famiglia hanno un “feeling” particolare
con i tuffi. Compreso il fidanzato di Tania
TRIS D’ORO
A destra: le tre
medaglie conquistate
ai recenti campionati
Europei di Torino
“
”
In vasca avere
un padre allenatore
è una garanzia.
Mi ha sempre
fatto sentire sicura
SUCCESSI SINCRONIZZATI
Tania (a destra nella foto)
festeggia con Francesca Dallapè
la recente vittoria agli Europei
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facevano il doppio e mezzo. Sono cambiate
tante cose: un tempo si cercava la bellezza
del gesto, ora si tende a esasperare la difficoltà tecnica».
Tania ha dimostrato di sapersi anche superare, rimontando spesso le avversarie all’ultimo tuffo. Un tuffo è tutta la vita in qualche secondo: «In volo non c’è tempo di pensare. A volte si percepisce dalle sensazioni che il
tuffo sta riuscendo bene, molto dipende da come si parte, soprattutto nel trampolino, moltissimo da come si entra in acqua. È lì che uno
schizzo rovina tutto. Con gli errori serve lucidità, se sbagli in gara sei conscia di aver compromesso qualcosa, ma è importante non dimenticare che anche le avversarie possono
sbagliare. Per questo lascio per ultimo il
tuffo in cui mi sento più sicura:
se qualcosa è andato storto pri-
ma, mi permette di recuperare». Tania non può ricordare
che quell’istinto agonistico
che la fa rendere al massimo
sotto pressione era già stato di
suo padre: «La conosco quella sensazione, io tendevo a una certa spacconaggine», racconta Giorgio divertito, «se sbagliavo mi scattava dentro voglia di rivalsa, invece di abbattermi provavo a dimostrare a me
stesso che non ero ancora morto».
Si somigliano anche nella struttura fisica:
non troppo alti, superesplosivi, pronti a dare
battaglia fino alla fine, anche quando fra loro
e il primo posto ci sono avversari inavvicinabili: lui, il rivale Klaus Dibiasi l’aveva in casa, lei
ha le sue agli altri capi del mondo: Canada,
Australia e soprattutto Cina, così lei ha la soddisfazione di fare razzia nelle gare europee,
Giorgio invece avrebbe avuto Dibiasi di mezzo anche in un’ipotetica stracittadina a Bolzano. «Papà però ha vinto medaglie olimpiche
che io ancora non ho, solo allora potrò dire di
averlo raggiunto: il difficile è far capire alla
gente della strada che tra un Europeo e un
Mondiale c’è tanta differenza». Lo dice ridendo e si capisce che per lei non è un assillo:
«Non è una gara a distanza la nostra. Andiamo d’accordo, in vasca si cerca di scindere i
ruoli anche se capita che il rapporto padre-figlia venga fuori a tradimento. Ho il mio appartamento vicino a quello di mamma e papà e i nostri rapporti sono ottimi. La giusta
vicinanza e la giusta distanza. In vasca avere
un padre allenatore è una garanzia. Mi ha sempre fatto sentire sicura: non potevo temere
che mi avrebbe fatto rischiare un tuffo per un
successo suo, non dico che un altro allenatore
lo farebbe, ma in questo caso anche il
minimo dubbio è scongiurato».
Rischio, del resto, è una parola
che a Giorgio non è mai piaciuta:
«Non amavo la piattaforma, il baratro di 10 metri sotto non mi piaceva, la
facevo solo perché rendevo bene, come
succede ai buoni trampolinisti. Anche Tania l’ha dimostrato, lei aveva già da piccola il
coraggio di sua madre. Ha lasciato la piattaforma solo da poco, solo perché a questo livello più nessuno ormai fa due specialità: il trampolino è più tecnico, richiede una preparazione diversa».
In compenso si è adattata benissimo al sincro, specialità recente in cui due tuffatori fanno lo stesso tuffo con l’obiettivo di arrivare in
acqua perfettamente sincroni, un lavoro che si
prepara partendo soli a costruire il tuffo, per
poi unirsi, come pianisti che studiano a memoria a tavolino separate le due mani e poi le uniscono: «Ho avuto compagne diverse, ha sempre funzionato con Francesca Dallapè fino all’oro europeo, sarà che siamo molto legate anche fuori, l’affiatamento è tutto».
Impossibile non chiedere a Giorgio come
sarebbe stato, se l’avessero inventato per tempo, un sincro Cagnotto-Dibiasi: «Saremmo
stati assortiti malissimo: lui alto e biondo, io
piccolo e nero. Non è solo questione di occhio che vuole la sua parte, ma anche di strutture fisiche diverse che non aiutano la sincronia: pesi diversi significano una risposta diversa della tavola».
C’è in questa risposta lo spirito di un mondo piccolo che ha attraversato gli anni senza
patire i mali di molti sport di nicchia: i tuffatori, a differenza di altri, sono autoironici e affiatati: «È vero», conferma Giorgio, «quando
penso che sarebbe ora di andare in pensione,
mi dico anche che pochi hanno avuto la fortuna di vivere in un mondo in cui si sta bene.
Credo dipenda dalla disciplina: ti insegna
l’umiltà di capire subito che anche un campione cade facilmente; credo stia qui il segreto
della “normalità” ».
E sarà pure un caso, ma Tania ha un fidanzato tuffatore con cui capirsi al volo e un
gruppo di amiche che con i tuffi non c’entrano niente: un modo di ritagliarsi spazi di
giovinezza qualunque, sapendo che la vita
non finirà a filo di una lingua di metallo sospesa sull’acqua. Nemmeno se la dinastia dei Ca왎
gnotto dovesse un giorno continuare.