Toni Capuozzo, Blog, 14 ottobre 2010

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Toni Capuozzo, Blog, 14 ottobre 2010
Unos de los 33
da Redazione Blog di Toni Capuozzo
Sto seguendo le dirette delle tv americane sul recupero dei trentatré minatori cileni. Lo faccio dopo
essere stato una settimana laggiù, ma senza rimpianti. Le cose si vedono meglio sullo schermo,
anche se mancano la notte fredda, la nebbia del mattino, la polvere del giorno del deserto di
Atacama. Mi pare di conoscerli, quando escono, anche quando devo andare a vedere il squadernino
su cui ho incollato le foto di ciascuno, e poche note biografiche, una Spoon River dei resuscitati.
Provo ogni volta ad immaginare la prima boccata d’aria fresca, e le prime parole. Tra quelli risaliti
finora il più chiassoso è stato Mario Sepulveda. Quando avevo appreso la sua storia, di ex dirigente
sindacale, avevo pensato che una storia del genere non sarebbe potuta avvenire in Italia: quale
dirigente sindacale ridiscende in miniera ? Sapevo che faceva una settimana di lavoro e una di
riposo, e andava e veniva da Santiago, ottocento chilometri più a sud. Nei video dal rifugio era
quello che parlava di più, e sua mogli aveva detto: è così, parla sempre molto, ovunque vada”. Lo
ha fatto anche all’uscita alla luce, urlando sin dagli ultimi metri della capsula (che fa rimbombare le
voci: è larga 54 centimetri, il tunnel è largo 60) la sua gioia. E, fuori, è stato come se avesse segnato
un goal, ed è stata sua la prima intervista, ha detto che si è sentito come tra il diavolo e Dio, e alla
fine è stata la mano di Dio ad afferrarlo. Ma ha detto anche che non vuole che i 33 siano trattati da
star, siamo minatori, e saremo minatori. Escono uno dopo l’altro, a intervalli di un’ora, come in un
parto faticoso, e , protetti da un paravento dipinto con i colori della bandiera cilena, sanno che ci si
aspetta qualcosa da loro. Qualcuno ride sotto gli occhiali e il casco, mentre lo svestono dalla tuta
verde che li veste per il viaggio. Jimmy Sanchez, il più giovane, ha già una figlia, ha una giovane
moglie carina, ma da sotto aveva detto di aver nostalgia dei piatti della mamma: è ancora un
bambino, con l’acne dell’adolescenza. E’ salito il più vecchio di tutti, Mario Gomez, ed ha pregato.
Voleva andare in pensione a novembre, ce la farà. E’ uscito Osman Araya, che aveva fatto il
bracciante stagionale, prima di scegliere la miniera, ed era noto perché, in un manipolo di proletari
duri, gli si era incrinata la voce, mentre parlava con la moglie in un collegamento video. Ma adesso
si è saputo che il telefono, per i più semplici e frequenti collegamenti audio, era stato messo in un
angolo, in una galleria discosta, perché ognuno potesse piangere senza essere visto dagli altri. Già le
gallerie: i minatori potevano muoversi – e il punto di risalita è infatti a -628 metri, mentre il rifugio
è a -700 – e avevano usato le gallerie attorno per scopi diversi. Una era diventata la latrina, un’altra
la palestra per tenersi in forma per l’ora x, la terza era la galleria fumatori. Sì, perché dopo qualche
giorno in cui le palomas – i colombi viaggiatori, involucri affusolati in cui scendevano lettere e
cibo, medicine e tutto il resto- avevano recapitato loro pastiglie di nicotina da masticare, erano
riusciti infine a ottenere sigarette vere, aria viziata più aria viziata meno. Non hanno ottenuto,
invece, alla vigilia, il Pisco con cui avrebbero voluto brindare alla risalita. Chi è che aspetto con più
curiosità ? Franklin Lobos, il calciatore, perché conosco la sua storia e mi piace la sua faccia. In
chiusura di carriera, segnò il primo goal della storia di un club di Copiapò, poi fallito e scomparso,
ma rimasto nella memoria della cittadina. Fecero un voto, alla vigilia della partita decisiva per la
promozione, alla fine del campionato. Vinsero, e andarono vestiti com’erano a uno di quei santuari
che sorgono ai bordi delle strade, in Cile, seguiti da centinaia di tifosi impazziti di gioia. Credo
fosse il 5 agosto del 1980, oppure 1981. Quel 5 di agosto del maledetto incidente, andando verso la
miniera Francklin Lobos, autista, è ripassato come ogni giorno, davanti a quel santuario, con molti
chili in più addosso, molti capelli in meno, e un’avventura di cui non sapeva davanti.
da Il Foglio di oggi
14 ottobre 2010