Hasselblad CFV 39 Dorso Digitale

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Hasselblad CFV 39 Dorso Digitale
Hasselblad CFV 39 Dorso Digitale
Scritto da OD Lab
Questo mese abbiamo provato il dorso digitale Hasselblad CFV-39 (in attesa della nuovissima
H4D). Presentato al pubblico nel 2009 ha suscitato subito molto interesse tra gli amanti del
marchio svedese: oggi, con il firmware aggiornato e un sensore potente da trentanove
megapixel, continua a rivelarsi molto valido e a mantenere viva l'emozione di usare un corpo
Hasselblad da controllare manualmente, il fascino della fotografia pensata non instintiva.
A delimitarne l'uso e la facile possibilità di averlo, diciamolo subito, è il prezzo d'acquisto di
quasi diecimila Euro, una cifretta che non tutti, oggi come oggi, sono disposti a spendere
facilmente, soprattutto per utilizzare un corpo macchina il cui ultimo sviluppo risale a oltre un
decennio fa. Eppure, il CFV-39 vanta un nutrito gruppo di ammiratori e utilizzatori. Mark Turrini,
amico e fotografo italo-americano che vive in Arizona, ad esempio è uno di quelli che l'ha
acquistato appena è apparso sul mercato e lo utilizza, a sentire lui "quasi tutti i giorni. Quello
che mi piace è fotografare con la mia Hassy (nomignolo che i fotografi danno alle loro
Hasselblad, ndr
), una 503 CW di cui vado molto
fiero. La uso in studio ma ti assicuro che scatto molto anche in esterno. Una volta che conosci
la macchina la puoi utilizzare con semplicità ovunque: con il dorso digitale è praticamente
rinata, è come se avessi comprato un corpo macchina completamente nuovo. Il CFV-39 è così
versatile e potente che non potrei più farne a meno. È ovvio che non puoi usare questo sistema
come useresti un corpo macchina di quelli moderni, come Nikon o Canon di fascia alta per
intenderci, ma non è nemmeno questo il fine con cui un professionista si avvicina a
Hasselblad".
Non c'è che dire, quello è il parere di un ammiratore; ma, dal nostro punto di vista, ha ancora
senso fare un investimento del genere? Come sempre dipende da alcuni fattori, e uno di questi
è il corredo di cui si dispone. Se nella borsa avete un paio di corpi Hasselblad (delle serie 500,
501 o 503, tanto per citarne alcuni) con un discreto numero di lenti allora la spesa può avere
senso. In questo modo, semplicemente montando il CFV al posto del caricatore della pellicola
avrete tra le mani un corpo che conoscete molto bene ma con una serie di marce in più, la
prima di tutte la possibilità di scattare in digitale con la qualità tipica del mezzo formato. C'è chi
sostiene invece la linea di rottura col passato, ritenendo che i corpi meccanici abbiano fatto il
loro tempo e che, se si vuole continuare a lavorare con Hasselblad, allora è possibile passare al
digitale acquistando il nuovo sistema H4D 40, evolutissimo, decisamente potente e aperto al
futuro, praticamente spendendo poco di più. "Hai ragione – mi dice ancora Mark – ma è un'altra
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cosa. I nuovi sistemi sono magnifici ma hanno anche corpi più grandi, difficili, almeno per me,
da usare all'aperto. Sto considerandone l'acquisto perché in studio, rispetto ai corpi meccanici,
hanno così tante possibilità che rendono il lavoro più semplice, a volte più intrigante ma non per
questo abbandonerò il mio sistema ibrido attuale".
Il dorso digitale CFV-39 non è comunque una novità assoluta: già nel 2007 Hasselblad aveva
presentato la versione CFV capace di scattare foto quadrate (4080 x 4080 pixel) con "soli"
16MP, rilasciandone nel 2008 una versione aggiornata, CFV II, sempre con la stessa
risoluzione ma con caratteristiche di controllo più evolute, proprio per dare la possibilità a tutti i
possessori di corpi della serie V di entrare nel mondo digitale, con la sola esclusione dei corpi
prodotti prima del 1957. Il dorso, dicevamo, si presenta come un normale caricatore di pellicola,
stesse finiture nere e cromate, dimensioni e forma della parte originale in dotazione con il corpo
macchina. Sul lato dove c'era l'indicatore della pellicola si trova un motivo uguale tanto che, una
volta montato, se spento, non si distingue da un sistema completamente analogico. Per
utilizzarlo è necessario ovviamente inserire la batteria ricaricabile che ne smaschera l'origine
digitale, modificando la silouhette dell'intero sistema. Basta inoltre ruotarlo per rendersi conto
del gioiello che si tiene tra le mani: un ampio display OLED da 2,5" si impone all'attenzione,
rivelando la natura digitale dell'oggetto.
Il sensore è ampio e potente, tanto che i suoi trentanove milioni di pixel sono in grado di
acquisire immagini da 5412 x 7212 pixel o addirittura di scattare immagini quadrate, da 5412 x
5412 pixel, utilizzando "solo" 29 milioni di pixel: da quando il sistema V esiste, cioè dal 1949, il
formato quadrato delle immagini ne è stato praticamente un sinonimo. La velocità di operazione
non è uno dei punti di forza del sistema ma molto è dovuto alla lentezza meccanica del corpo
macchina: a ogni scatto si deve ricaricare, riposizionando lo specchio proprio come si faceva
lavorando in pellicola. Con l'introduzione del CFV-39 e il suo potente software, è stata resa
disponibile anche la funzione di correzione digitale per molti obiettivi Zeiss dedicati al sistema V.
Ora è possibile correggere completamente oltre alla distorsione anche l'aberrazione cromatica
e la vignettatura: per farlo è necessario inserire i dati relativi al tipo di ottica utilizzata, il
diaframma e la distanza di messa a fuoco che si stanno impiegando, e a tutto il resto ci penserà
il software fornito a corredo. Con le macchine di una certa età, magari con i modelli delle prime
serie 500, non è semplicissimo fare degli scatti utili, soprattutto all'inizio se non si conosce il
corpo e il funzionamento delle ottiche in modo preciso. Col tempo e la pratica anche con corpi e
ottiche davvero datati si ottengono immagini di elevata qualità, come si conviene a questo tipo
di sistemi. L'elenco completo delle ottiche supportate dal CFV-39 è il seguente: CF/CFE 40
FlE, CFE 40 iF, CFi 50 FlE, CFi/CFE 80, CFI/CFE 120, CFI 150, CFE/CFE 180, CFI 250, CFE
250 SA e CFE 350 SA; quello dei corpi macchina utilizzabili invece è questo: 500 C/CM 501
C/CM 503 CX/CXI/CW, SWC / SWC/M, 903 SWC, 905 SWC, 202 FA /203 FE/205 TCC/205
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FCC, 555 ELD, 503 CW + Winder CW, 500 EL/ELM, 500/553 ELX, 2000 FC/FCM, 2003 FCW,
201 F/203 FE, 205 TCC/FCC, Arcbody e Flexbody.
Il formato dei file prodotti è, ovviamente, un RAW proprietario chiamato 3F, facilmente
trasformabile in Tiff oppure in un negativo digitale, il formato DNG di Adobe: tutti i maggiori
software di gestione, a partire dall'ottimo Phocus di Hasselblad passando per Aperture e
Lightroom 3, sono in grado di gestire le immagini in maniera nativa. Per quanto riguarda
Phocus, giunto ora alla versione 2.5, come già annunciato da od circa un mese fa, oltre a
gestire i file e i dorsi digitali di Hasselblad è ora in grado di leggere e lavorare su tutti i file e i
corpi prodotti dalle maggiori case mondiali, Nikon e Canon in testa. Le dimensioni delle
immagini scattate a piena risoluzione con il CFV-39 raggiungono facilmente i 50MB così che
per poter lavorare con tranquillità servirà almeno una scheda Compact Flash da 8GB su cui
sarà possibile salvare fino a 160 scatti. Potrebbe bastare anche una scheda da 4GB, ma
assolutamente dimenticatevi quelle di capacità inferiore perché risulterebbe troppo frustrante
doverle sostituire dopo solo alcuni scatti.
L'estensione ISO disponibile va da 50 a 800, grazie all'ultima release di firmware, mentre prima
si fermava a 400: in ogni caso una gamma tipica di corpi che hanno il loro utilizzo
principalmente in studio dove le luci sono controllate e si preferisce lavorare a valori ISO
contenuti; il tempo massimo di posa consentito è di 32 secondi. È sempre bene ricordare che il
sensore utilizzato da questo tipo di sistemi è grande almeno il doppio di un sensore full frame
35mm, quindi capace di ottime prestazioni anche a livello di acquisizione delle immagini nei loro
particolari più dettagliati, grazie anche ai pixel di 6,8µ di dimensione.
Attraverso l'uso con il software Phocus, che permette anche di scattare direttamente dal
computer una volta che il dorso è collegato attraverso la sua porta FireWire 800, è possibile
utilizzare la funzione di rimozione del Moiré, che viene applicata direttamente a livello del file
RAW lasciando la qualità dell'immagine inalterata ed evitando pesanti lavori di postproduzione
in un secondo tempo.
Il dorso digitale CFV-39 pesa 530 grammi e ha un costo di listino di 11.988,00 Euro
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comprensivo dell'Iva di legge; in Italia è distribuito da Aproma.
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