La Chiave di Sara - itcg galilei di avigliana

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La Chiave di Sara - itcg galilei di avigliana
La Chiave di Sara
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Sinossi:
Parigi, oggi.
Julia Jarmond, giornalista americana che vive in Francia da 20 anni, sta facendo un’inchiesta sui dolorosi fatti del Vél’d’Hiv, o Vélodrome d’Hiver, il luogo in
cui vennero concentrati migliaia di ebrei parigini prima di essere deportati nei campi di concentramento.
Lavorando alla ricostruzione degli avvenimenti si imbatte nella tragica storia di Sara, una donna che aveva 10 anni nel lugli o del 1942, e ciò che, per Julia,
era solo materiale per un articolo, diventa una questione personale, qualcosa che potr ebbe essere legato ad un mistero della sua famiglia.
A 60 anni di distanza è possibile che due destini si incrocino portando alla luce un segreto che sconvolgerà per sempre la vita di Julia e dei suoi cari?
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Genere:drammatico
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Regia:Gilles Paquet-Brenner
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Titolo Originale:Elle s'appelait Sarah
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Distribuzione:Lucky Red
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Produzione:Hugo Productions, Studio 37, TF1, France 2 Cinéma
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Data di uscita al cinema:13 gennaio 2012
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Durata:1h 51'
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Sceneggiatura:Serge Joncour e Gilles Paquet-Brenner
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Direttore della Fotografia:Pascal Ridao
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Montaggio:Hervé Schneid
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Scenografia:
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Costumi:
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Attori:Kristin Scott Thomas, Mèlusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy, Dominique
Frot
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Destinatari:Scuole Secondarie di II grado
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Approfondimenti:
LA STORIA: 16 LUGLIO 1942
Il rastrellamento del Velodromo d’Inverno, spesso chiamato Vel’d’Hiv, è il più grande arresto di massa degli ebrei che ha avuto luogo in Francia durante la
Seconda Guerra Mondiale. Nel luglio 1942 l’esercito nazista organizzò l’operazione in codice Vento di Primavera con la finalità di ridurre la popolazione
ebraica nella Francia occupata. Il regime di Vichy mobilitò la polizia francese per partecipare all’operazione: più di 9.000 poliziotti e gendarmi rastrellarono
gli Ebrei. Il 17 luglio alla fine della giornata il numero degli arrestati tra Parigi e la banlieue è stato di 13.152 tra uomini, donne e bambini. Nel 1995 il
presidente francese Jacques Chirac ha chiesto scusa per il ruolo complice che i poliziotti e i funzionari francesi hanno avuto nel raid del luglio del 1942.
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Luglio 1942. Cosa succedeva in Europa? E cosa in Italia?
Qual era la situazione storica in atto in Francia nel momento in cui ebbe luogo il rastrellamento di Vel’d’Hiv?
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A cosa si allude quando si parla di Governo di Vichy?
Chi era Philippe Pétain?
DISCORSO DEL PRESIDENTE JACQUES CHIRAC IN OCCASIONE DELLA COMMEMORAZIONE DEL VEL’ D’HIV.
Nel 1995, l’allora presidente francese Jacques Chirac ha chiesto scusa per il ruolo collaborazionista di poliziotti e funzionari francesi in occasione del
rastrellamento.
Lo riportiamo qui in parte.
"Quelle ore buie macchieranno per sempre la nostra storia e sono un insulto al nostro passato e delle nostre tradizioni. Sì, la follia criminale
dell'occupazione è stata assecondata dai alcuni Francesi, dallo Stato francese.
Sono passati 53 anni, il 16 luglio 1492, 4500 poliziotti e gendarmi francesi sotto l’autorità dei propri capi hanno risposto alle esigenze dei nazisti.
Quel giorno nella capitale e nella periferia parigina più di 10000 uomini, donne e bambini sono stati arrestati nelle loro case al mattino pres to e riuniti nelle
stazioni di polizia.
(...)
La Francia, patria dell'Illuminismo e dei diritti umani, terra di accoglienza e di as ilo, la Francia, quel giorno, ha compiuto l'irreparabile. Mancando alla sua
parola, ha consegnato i suoi protetti ai loro carnefici".
UNA DOMANDA A GILLES PAQUET-BRENNER, IL REGISTA DEL FILM
Come è nato il desiderio di portare sullo schermo «Elle s’appelait Sarah» («La chiave di Sara»), il libro di Tatiana de Rosnay?
(…) Avevo voglia di tornare ad un cinema più profondo. Così mi sono imbattuto nel libro di Tatiana de Rosnay. L’ho letteralmente divorato per il suo
intreccio avvincente che, oltre a raccontare il rastrellamento del Vél’d’Hiv e i campi di concentramento del Loiret, li riesamina attraverso uno sguardo
contemporaneo: dopo aver scoperto un segreto di famiglia, una giornalista americana che vive in Francia conoscerà meglio la s toria del suo paese di
adozione mentre la sua vita resterà sconvolta da qualcosa che all’inizio sembrava non riguardarla.
La storia esplora anche zone d’ombra di cui si è sempre parlato poco, come il comportamento dei testimoni dell’epoca, dei quali collaborazionisti e
partigiani costituivano solo una piccola parte. La maggioranza delle persone semplicemente faceva finta di non vedere, cercando così di salvarsi la pelle;
come la famiglia Tezac, che in linea di massima non ha fatto niente di male eppure si sente colpevole; o c ome i Dufaure, eroi quasi loro malgrado. Il libro
rifugge da schemi manichei: ci sono i fatti e anche le conseguenze sulle generazioni future, e si è lontani dalle semplificazioni alle quali siamo abituati.
UNA CURIOSITÀ
L’uomo col violino che ha l’anello contente veleno per decidere quando morire è il saluto del regista a suo nonno, musicista ebreo-tedesco che ha vissuto in
Francia la sua vita, è stato denunciato dai francesi ed è morto all'inizio della sua deportazione.
DAL LIBRO AL FILM:
Una dedica da Tatiana de Rosnay, l’autrice del libro.
Il passaggio dal romanzo al film è sempre molto delicato. Lo sceneggiatore può scegliere di rispettare le intenzioni di un libro, ispirarsi ad esso
elaborandone una nuova versione, oppure scegliere di fare una trasposizione fedele. Ma quali sono le preoccupazioni dell’autore del libro?
La dedica di Tatiana de Rosnay, l’autrice del libro, mette in luce delle osservazioni su quelli che sono i principali dubbi, timori e soddisfazioni di chi il libro lo
ha scritto…
« E’ difficile per uno scrittore accettare la visione che un regista può avere del suo libro. Ma avevo deciso di fidarmi di G illes Paquet-Brenner fin dal
principio. C’era qualcosa di appassionante e di appassionato in lui mentre mi spiegava la «sua» visione della «mia» Sara. E c’era Serge Joncour, l’amico
fidato, il romanziere di talento, e sapevo che questa nuova Sara sarebbe rinata attraverso il suo sguardo.
Ho letto la sceneggiatura. L’ho amata. Bisogna dire che per noi scrittori una sceneggiatura è sempre troppo asciutta: nessuna descrizione, nessuna
sfumatura. Bisogna aggiungervi la recitazione degli attori. E io non ero in grado di farlo. Ma ho constatato che Serge e Gill es avevano rispettato il mio libro,
non avevano cambiato nulla di essenziale.
Poi l’avventura delle riprese. L’indimenticabile incontro con Mélusine Mayance, Sara. La rivedo ancora, che viene verso di me, la stella gialla sul petto, il
volto piccolo e appuntito, i grandi occhi chiari. La mia Sara! Un momento intenso e quasi irreale. Poi Kristin Scott Thomas nei panni di Julia Jarmond.
Faccio la comparsa in una scena in cui c’è lei, e anche lì, momenti magici impressi per sempre nella mia memoria.
Poi è arrivato il giorno in cui ho visto il film per la prima volta, con Serge. Sono preoccupata. Ho paura di restare delusa. Ho paura di non riconoscere la
«mia» Sara. I primi dieci minuti mi sfuggono completamente. Faccio fatica a non pensare al libro. Mi faccio forza. E allora sprofondo nel film. E mi innamoro
del film. E alla fine, durante l’ultima scena, un’incredibile ondata di emozione mi sommerge, e mi metto a piangere. Sì, mi m etto a piangere.
(…)
Gilles Paquet-Brenner è riuscito a trasmettere l’emozione che avevo cercato di condividere con i miei lettori scrivendo questo libro. Il ritratto di una donna
che scoperchia un vaso di Pandora. L’immagine straziante di una ragazzina dalla vita spezzata. Un uomo che non sapeva niente di sua madre. Un tabù
abbattuto sessant’anni dopo uno degli avvenimenti più oscuri della nostra storia.
Gliene sono grata.
Tatiana de Rosnay »
IL TEMPO DEL IL RACCONTO NEL CINEMA: FLASHBACK E FLASHFORWARD
Raccontando un episodio della vostra vita vi sarà capitato di allontanarvi da quello che stavate raccontando per aggiungere d ei dettagli dal passato oppure
per anticipare qualcosa atto a rendere più comprensibile il racconto o semplicemente per attirare l’ attenzione di chi ascolta.
Queste dinamiche sono in realtà delle figure retoriche e hanno dei nomi ben precisi. Nel primo caso si parla infatti di analessi (dal greco análēpsis,
prendere nuovamente), nel secondo di prolessi (dal greco prolèpsis, anticipazione).
Per il racconto cinematografico, e più in generale per quello narrativo, queste figure rappresentano delle importanti risorse.
Il racconto si articola infatti lungo gli assi spazio e tempo. Se lo spazio corrisponde a quello che prende forma sullo schermo, il tempo ne indica il presente,
mostra cioè qualcosa nel momento in cui avviene.
Una delle proprietà legate all’asse temporale è l’ordine, che si esprime attraverso il flashback (analessi) o il flashforward (prolessi), entrambi
rappresentazione audiovisiva di un salto avanti o indietro.
Più precisamente, in un testo, quando l'autore vuole spiegare qualcosa avvenuto in tempo passato rispetto a quello che sta raccontando, sceglie di
interrompere la narrazione nel tempo presente e di retrocedere nel passato, narrando così eventi passati come se stesse narrando eventi al presente. E in
questo caso si parla di flashback.
Come avviene nel film La chiave di Sara, spesso, i flashback sono utilizzati per narrare fatti accaduti prima dell’inizio del la sequenza di eventi che
corrisponde alla storia primaria. La loro funzione principale è quella di colmare le lacune presenti nelle informazioni che s i hanno su alcuni fatti cruciali: ad
esempio, un flashback sulle origini di un personaggio mostra allo spettatore gli elementi-chiave che hanno contribuito al suo sviluppo durante gli anni della
crescita.
Solitamente, questa tecnica è utilizzata per creare suspense in una storia, o per sviluppare al meglio un personaggio, fornendo allo spettatore maggiori
informazioni sul suo background. A seconda del momento temporale che si sceglie di raccontare, vi sono due tipi di flashback: quello interno, che descrive
un momento precedente all’interno del periodo narrato (ad esempio, se la storia racconta gli anni che vanno dal 2001 al 2011, e si è arrivati al 2010, il
flashback potrebbe riguardare il 2005); e quella esterna, che invece narra un evento che comincia e termina prima dell’inizio della storia primaria (nel caso
dell’esempio, potrebbe trattarsi del 1999).
Rispetto alla letteratura, in cui è facile segnalare la presenza del flashback, il cinema presenta maggiori difficoltà, perché per segnalare il salto temporale
non usa le parole ma le immagini. Fin dalle sue origini il cinema ha lavorato per creare un propr io codice linguistico, un vero e proprio alfabeto in grado di
stabilire una serie di strategie specifiche e ricorrenti, destinate a rendere il flashback riconoscibile dallo spettatore, senza disorientarlo. Ad esempio l’utilizzo
di movimenti di macchina che si avvicinano al personaggio mentre ricorda, spesso seguiti da una dissolvenza che introduce le immagini del flashback; i
margini sfumati dell’inquadratura; la fotografia seppiata o in bianco e nero, in contrasto con i colori naturali del resto della pellicola. Anche la musica può
essere lo strumento scelto per sottolineare questa variazione.
Rispetto a quanto appena detto provate a fare un’analisi del film alla luce dell’uso che fa del flashback. Potete iniziare rispondendo a delle semplici
domande:
A che tipo di esigenza vi sembra rispondere l’uso del flashback nel film?
Considerando quanto avete letto rispetto al flashback e al flashforward, cosa ha utilizzato il regista nel film che avete app ena visto?
Quali scelte tecniche ha fatto il regista per introdurre i salti temporali dal presente al passato e viceversa?
Raccogliete degli esempi di flashback associato a film o serie TV che avete visto recentemente.
Provate a scrivere un breve racconto su un fatto attuale (un aneddoto della vostra famiglia, una notizia letta sul giornale o vista in televisione, ecc…) per il
quale sia successo di ricorrere a un flashback o a un flashforward per rendere più comprensibile o completo il racconto.
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Spunti di Riflessione
di Federica Pacifici
1.
La chiave di Sara, il film che avete appena visto, si presta a diversi percorsi di riflessione. Alcuni di carattere storico, altri di natura umana, sociale e
comportamentale. Quali sono le vostre riflessioni in merito?
2.
Il regista parla di zone d'ombra della Storia, riferendosi a collaborazionisti e ai semplici testimoni che rimasero nell’ombr a all’epoca dei fatti. Considerate tali
persone più o meno colpevoli rispetto a quelli che commisero gli eccidi?
3.
Julia, la protagonista, in un certo momento del film, chiede ai suoi colleghi della redazione cosa avrebbero fatto se fossero stati presenti nel 1942, a Parigi
al Vèlodrome d’Hiver. Voi, cosa avreste fatto?
4.
Vi sarà capitato di dare un consiglio a un amico senza aver realmente vissuto quello di cui si sta parlando. Oppure di essere certi di sapere come
comportarsi di fronte a varie situazioni. Potrebbe trattarsi di semplice buonsenso, ma il film che avete appena visto vi most ra come altre emozioni entrino in
gioco, ad esempio, la paura di subire una violenza o di essere denunciati. Siete d’accordo? Commentate.
5.
Provate a spiegare la differenza tra immaginare di essere in una situazione e doverla realmente affrontare. Quali sentimenti sono protagonisti di una
fantasia e quali altri di una situazione reale? Trovate esempi pratici nella vostra esperienza.
6.
Julia, americana d’origine ma ormai cittadina di Parigi da più di venti anni, indaga su un fatto relativo alla storia della Francia, sconosciuto ai più, in
particolare alle nuove generazioni. Quali sono le motivazioni che spingono Julia a voler capire meglio la storia del suo paese d’adozione?
7.
Perché è importante la Storia? A cosa serve il “ricordo”?
8.
Alla luce delle società multietniche in cui viviamo, pensate sia importante conoscere la storia di un paese che ci ospita o quella della nazione da cui
provengono le persone che ospitiamo all’interno del nostro paese?
9.
Conoscere le abitudini di altre culture può aiutare l’integrazione e l’interazione tra persone apparentemente diverse per colore di pelle, credo religioso e
abitudini culturali? Oppure sono altri gli elementi risolutivi? Ad esempio la fiducia, il dialogo, il perseguimento di obiett ivi comuni?
10.
Il mondo di Julia e quello di Sara sono rappresentati in modo molto diverso. Da una parte il caos dell’occupazione e dall’altra il comfort, legato al
benessere. Perché il regista ha fatto questo tipo di scelta? Pensate sia stata una scelta casuale o voleva suggerire sensazioni ben precise? Quali?
11.
Il film, oltre a indagare la Storia, si apre ad un altro tipo di riflessione: la ricerca della verità. Tutti i personaggi, infatti, incrociano, loro malgrado, le v erità
nascoste a volte dalla storia, altre volte dalle famiglie, oppure dalle madri e dai padri ai propri figli. Perché si sceglie di nascondere la verità ? Questa scelta
può avere un valore positivo o nulla può giustificare un’omissione?
12.
Nel film che avete appena visto, la scelta di celare una verità genera diverse conseguenze sui vari personaggi. Provate ad el encarle e scegliete quella in
cui vi identificate di più.
13.
Nella vostra esperienza diretta vi è capitato di essere custodi di un segreto e, una volta viste le conseguenze, esservene pentiti?
14.
Sara riesce a sopravvivere al rastrellamento del Vel’d’Hiv e a ricostuire la sua vita, ma solo in apparenza: la sua ultima scelta si rivela infatti estrema e
definitiva. Perché Sara decide di comportarsi in quel modo?
15.
Provate a immaginare come si fa a ricominciare dopo aver perso gli affetti, la posizione sociale, il lavoro, la casa. In altr e parole dopo aver perso tutto.
16.
Conoscete storie di uomini e donne che sono riusciti a ricostruire la propria vita a seguito di un’esperienza sconvolgente nel bene o nel male?
17.
Dopo una lunga ricerca, finalmente, Julia rintraccia William, il figlio di Sara. Lui non conosce la vera storia di sua madre e la sua reazione di fronte al
racconto di Julia è forte e violenta. Perché inizialmente reagisce così?
18.
Passa un lungo periodo prima che i due si incontrino di nuovo. Cosa è cambiato nelle loro vite? E soprattutto, come cambia la visione delle cose per
William?
19.
“La chiave di Sara“ s’inserisce tra i titoli che raccontano l’Olocausto, ma in modo origianale. Piuttosto che indugiare sulla vita nei campi di concentramento,
il film segue infatti Sara, una bambina di 10 anni, nella sua fuga e nel suo disperato tentativo di tornare a Parigi, dove ha lasciato il suo fratellino minore.
Cosa pensate di questa scelta narrativa?
20.
Credete che raccontare il dramma delle persecuzione degli ebrei attraverso un punto di vista diverso, come avviene in questo film, mantenga viva la forza
del racconto o la indebolisca?
21.
Il film si conclude con un messaggio di calore e speranza. Julia, infatti, sceglie di essere madre e indipendente da un uomo che non condivideva i suoi
desideri, William si abbandona alla verità e ricostruisce il suo passato e, insieme a questo, i suoi affetti più autentici. In conclusione, quale sensazione e
quali impressioni vi ha lasciato la visione del film “La chiave di Sara“?
22.
Pensate ai film che avete visto sul tema dell’Olocausto. Qual è il vostro preferito e per quali ragioni?
23.
Quali sono le caratteristiche dell’opera letteraria e quali quelle dell’opera cinematografica? Trovate ci sia una differenza tra leggere un libro e guardare un
film? Se sì, quale?
24.
Quali sono gli elementi principali di un romanzo?
25.
Quali sono gli elementi principali di un film?
26.
Perchè quando da un libro è tratto un film, vengono eliminati molti fatti narrati nel testo scritto?
27.
Fate un elenco dei titoli di film, tratti da libri che vi vengono in mente e, nella vostra ricerca vi renderete conto che molti film che avete visto hanno preso
spunto da un’opera letteraria. Quanto, secondo voi, la letteratura può influire sul cinema?
28.
Nel cinema qual è la differenza tra un soggetto originale e uno non originale?
29.
Che differenza c’è tra un soggetto e una sceneggiatura?
Per visionare il trailler:
http://youtu.be/XPy9vnVEnug