Soldi falsi nel “mobile magico” per imbrogliare l`ex campione

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Soldi falsi nel “mobile magico” per imbrogliare l`ex campione
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giovedì 18 giugno 2015
CRONACA
TO
IL FATTO I carabinieri hanno arrestato tre nomadi di strada dell’Aeroporto
Soldi falsi nel “mobile magico”
per imbrogliare l’ex campione
Claudio Neve
Ô Il metodo utilizzato dai truffatori, un mobiletto con il doppio fondo, non è di sicuro una
novità ma continua a mietere
vittime. E questa volta a cascarci non è stata una persona qualunque ma Bernard Casoni, 53
anni, ex difensore dell’Olympique Marsiglia che sconfisse il
Milan nella finale di Champions League del 1993 e che era
in campo anche nella famosa
partita del 1991, quando i rossoneri abbandonarono il campo
per un guasto all’impianto di
illuminazione.
L’ex calciatore francese è finito
nella rete tessuta da tre nomadi
di strada dell’Aeroporto che lo
hanno contattato perché interessati a comprare il suo appartamento di Ville-di-Pietrabugno, in Corsica. Un alloggio che
Casoni aveva messo in vendita
per 400mila euro ma che naturalmente i tre nomadi non hanno mai avuto davvero intenzione di acquistare. Il loro obiettivo era infatti quello di attirare
in trappola Casoni con la classica truffa del “rip-deal”.
Venditore e acquirenti si sono
accordati per un versamento di
15mila euro in contanti, che sarebbe dovuto avvenire in un noto hotel della periferia torinese.
Quello stesso albergo però era
da tempo sotto sorveglianza dei
carabinieri della compagnia Oltredora, proprio perché ai militari erano arrivate delle segnalazioni sulle “strane” attività di
un gruppo di nomadi che aveva
più volte affittato una sala dove
SEQUESTRATO
I carabinieri sono riusciti
a sequestrare, oltre ai
soldi falsi, anche il mobiletto utilizzato dai nomadi per mettere a segno
la loro truffa. E’ sufficiente che un uomo di
piccola statura vi si nasconda all’interno, sostituendo i soldi veri che
vengono messi in un cassetto con doppio fondo,
con quelli finti che vengono poi consegnati
all’ignara vittima
avvenivano incontri con persone sempre differenti. I militari
hanno così messo sotto sorveglianza la struttura fino a quando, domenica scorsa, non hanno visto Casoni incontrarsi con
una delle persone sospettate. I
due si sono poi recati nella sala
affittata dai nomadi, che si era-
no presentati come degli svizzeri, erano ben vestiti e parlavano benissimo il francese. Qui i
truffatori avevano allestito un
piccolo mobiletto con un doppio fondo e un complice nascosto all’interno. L’accordo era infatti di consegnare al calciatore
un acconto di 15mila euro: «Ti
diamo 30mila euro in banconote da 200 euro e tu ci dai 15mila
euro in banconote di piccolo
taglio».
Il calciatore ingenuamente è caduto nella trappola: i truffatori
prima gli hanno mostrato dei
soldi veri, poi il complice nel
mobiletto li ha sostituiti con
quelli falsi che sono stati consegnati alla vittima. Dopo lo
scambio i militari sono intervenuti, arrestando Valteri Djordjevic, 25 anni, e Antony Stojanovic, 19 anni. Il terzo truffatore,
Tomislav Djordjevic, 23 anni,
approfittando della confusione
al momento del fermo dei mili-
tari, è riuscito a fuggire con i
soldi di Casoni e la sua macchina ma è stato poi arrestato nelle
ore successive.
Le indagini ora proseguono, in
quanto il sospetto dei carabinieri è che i tre possano aver
compiuto molte altre truffe dello stesso tipo.
BERNARD CASONI, DALLA CHAMPIONS LEAGUE AL VIDEOTON
«Non smetteva un attimo di parlare e dal cassetto sono sbucate le mazzette»
Come allenatore in patria Bernard Casoni non ha
avuto lo stesso successo che da giocatore (sul
campo può vantare due scudetti, una Champions
League e 30 presenze nella nazionale francese),
tanto che dopo le esperienze al Marsiglia, al Cannes e al Valenciennes, è stato costretto a “migrare” sulla panchina del Videoton, nella serie A ungherese. Forse anche per questo l’ex difensore ha
deciso di mettere in vendita il proprio appartamento in Corsica: «Sono stato contattato via Internet ha raccontato ai carabinieri della stazione Falchera - e poi al telefono, abbiamo discusso del prezzo
e di come poteva avvenire la transazione».
I due si accordano per 400mila euro. «Si è presentato come uno svizzero - ricorda Casoni - e mi ha
detto di chiamarsi Edoard Bhene. Mi ha spiegato di
avere la possibilità di eseguire una parte della
transizione in contanti al fine di non aggravare i
costi del contratto». Il truffatore si presenta bene
ed è preparato, tanto da trarre in inganno anche un
professionista francese: «Il mio notaio si mise in
contatto con loro - spiega l’ex difensore - per capire quali documenti servivano per il passaggio di
proprietà».
Casoni e lo “svizzero” si incontrano a Torino. Una
volta in hotel scatta la trappola. «Siamo entrati
nella stanza e lui non ha mai smesso di parlarmi.
Era in piedi di fianco a un mobile con due cassetti
che continuava ad aprire e chiudere. Mentre mi
dava i soldi continuava a parlare così mi ha distratto, tanto che non mi ricordo più da quale cassetto
ha preso le banconote». Tre mazzette di soldi - falsi
- che Casoni ha poi consegnato alla moglie. Solo
quando sono intervenuti i carabinieri ha capito di
essere vittima di una truffa.
[cla.ne.]
IL CASO Fermata a Mirafiori, ma si nutrono dubbi sulla sua vera identità
La zingarella con 15 nomi falsi
in manette dopo il furto in casa
Ô Presa con le mani nel sacco,
la giovane rom si è presentata
con l’ennesimo nome falso.
Benché ancora adolescente,
non ha ancora compiuto 15
anni, la ragazzina era già stata
fermata altre 14 volte e in ogni
occasione aveva fornito alias
diversi, tant’è che ancora oggi
la polizia nutre non pochi
dubbi sulla sua reale identità.
L’ultimo colpo qualche giorno
fa insieme ad altre tre complici, tutte minorenni, in pieno
giorno in un appartamento
del quartiere di Mirafiori.
Le giovani zingare sono state
notate proprio dalla vittima
del furto, una donna straniera
che stava rincasando e che ha
visto due di loro uscire dal suo
alloggio.
La donna ha chiesto aiuto e
sono intervenuti tre condomini che sono riusciti a bloccare
le ladre. E’ stata chiamata la
polizia che ha fermato anche
le complici in strada che fungevano da palo. Queste ultime, però, sono state denunciate a piede libero, mentre le
altre, trovate con la refurtiva
nascosta sotto le gonne, sono
state arrestate.
Le zingare sono state portate
negli uffici delle volanti in via
Veglia e solo i controlli effettuati sui loro nomi hanno evidenziato i numerosi alias utilizzati dalla ragazzina che, almeno apparentemente, sembrava essere la capo banda.
Secondo quanto è stato accertato, tutte e quattro vivrebbero
nel campo nomadi di Mirafiori e sarebbero sospettate di essere le autrici di numerosi furti che sono stati perpetrati nel
quartiere nelle ultime settimane.
[m.bar.]
POLIZIA PENITENZIARIA
In Parlamento le proteste degli agenti
La protesta della polizia penitenziaria è approdata
anche in Parlamento. Il deputato leghista Stefano
Allasia ha infatti presentato una interrogazione al
ministro della Giustizia nella quale vengono riportate
in maniera accurata le condizioni in cui sono costretti
a lavorare gli agenti nel carcere di Torino e che da
tempo vengono denunciate dai sindacati, in particolare dall’Osapp.
Al centro dell’attenzione soprattutto le condizioni
della mensa del personale in cui ci sarebbero «gravi
carenze igienico-sanitarie - si legge nell’interrogazione - che si sostanziano, a titolo esemplificativo,
nel fatto che il personale che distribuisce frutta,
posate e acqua non indosserebbe mai i guanti. I
cucchiai non sono confezionati e verrebbero forniti
da quelle stesse mani (senza guanti) che avrebbero
prima toccato imballaggi e bottigliette». Non solo. «I
piatti pronti di affettati vari, formaggi e verdure sarebbero esposti, per tutto l’orario di apertura della
mensa, senza alcuna protezione e copertura e non
contenuti in luogo refrigerato».
I problemi però non riguardano solo la mensa. «Anche il vestiario e l’equipaggiamento in dotazione continua il deputato leghista - risultano carenti in
quanto il personale incontra non poche difficoltà per
vestirsi e spesso ricorre a negozi di fortuna per
approvvigionarsi di capi simili all’uniforme ordinaria».