Ar.Pe.Pe. Buon Consiglio 2007 Food sett 2016
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Ar.Pe.Pe. Buon Consiglio 2007 Food sett 2016
Food24 Grappolo d’oro: le eccellenze della Valtellina enoica di Mauro Giacomo Bertolli 17 September 2016 Si è conclusa la scorsa domenica la 33° edizione del Grappolo d’Oro, manifestazione che si tiene da sempre a Chiuro (SO) e che rappresenta un’interessante vetrina di vino e tradizioni valtellinesi, grazie ad un ricchissimo programma che prevede spettacoli, camminate, degustazioni, convegni, dibattiti e momenti di puro divertimento, come la spettacolare corsa delle botti. All’interno della manifestazione si è tenuta la quarta edizione del Concorso Enologico “Il Grappolo d’Oro”, in cui si confrontavano alla cieca 18 vini di diverse annate delle tipologie Valtellina Superiore DOCG e sottozone (Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella). Valtellina e vino è un binomio che spesso viene definito “eroico”, per la viticoltura realizzata su superfici vitate strappate metro dopo metro con fatica alla montagna, realizzando terrazzamenti, per una lunghezza di quasi 2.500 km, con muretti a secco. Fatiche fatte per poter coltivare il Nebbiolo di montagna, qui chiamato Chiavennasca, fatiche, valori e paesaggi protagonisti del film di Ermanno Olmi “Rupi del vino”. Ogni anno partecipo volentieri al Concorso Enologico in veste di giudice principalmente per 2 motivi: in primo luogo è l’occasione per fare una “fotografia” dello stato dei vini valtellinesi, ed in secondo luogo per la formula del Concorso, originale ed innovativa. Mi spiego meglio: vi sono 5 diverse Commissioni, ognuna rappresentativa di una categoria: i sommelier AIS, gli assaggiatori ONAV, la stampa, gli enologi/viticoltori e i consumatori/ristoratori. Ognuna delle commissioni, degustando alla cieca, premia un vino. Per l’assegnazione del premio principale, il Grappolo d’Oro, si forma una Commissione finale mista, composta da 2 membri di ognuna delle precedenti commissioni, che riassaggia e vota, sempre alla cieca, solo i vini che hanno ottenuto i punteggi più alti. Veniamo ai risultati del Concorso: quest’anno è stato un trionfo assoluto per l’azienda Ar.Pe.Pe di Sondrio: il suo Grumello “Buon consiglio”, annata 2007, ha vinto non solo il premio assoluto ma anche il premio di ben tre Commissioni: ONAV, stampa ed enologi/viticoltori. La Commissione AIS ha premiato il Sassella “Le Barbarine 2009” dell’azienda agricola La Castellina della Fondazione Fojanini, mentre la Commissione consumatori/ristoratori ha premiato la”Riserva del Fondatore”, Valtellina Superiore del 2001 della casa vinicola Balgera. Prima di raccontare la storia delle aziende vincitrici e i loro vini, voglio fare un paio di considerazioni finali sui vini in concorso, prendendo anche spunto dalle parole di Tiziano Maffezzini, sindaco di Chiuro, che ha parlato del valore del Concorso non tanto come gara di viticoltori, ma come “… un momento di confronto e un punto di riferimento per capire a che punto è la produzione”. La prima considerazione riguarda il livello medio dei vini presentati, su cui si poteva riscontrare una qualità media garantita: qualsiasi bottiglia un consumatore decida di acquistare, non c’è il rischio di rimanere delusi. La seconda riguarda le eccellenze riscontrate: su 18 vini in gara, almeno 6-7 erano di eccellenza assoluta. Due segnali importanti che testimoniano quanta strada abbia fatto il vino valtellinese negli ultimi anni, e soprattutto come questa tendenza si confermi e si rafforzi di anno in anno. Andiamo ora a conoscere i vincitori del concorso. Ar.Pe.Pe. – Sondrio (AO) Alla conduzione dell’azienda, fondata nel 1984 da Arturo Pellizzatti Perego, prematuramente scomparso nel 2004, vi sono i figli Isabella, Emanuele e Guido. La famiglia Pelizzatti – il secondo cognome, Perego, materno, è stato aggiunto da Arturo – è legata a doppio filo alla storia del vino valtellinese: Giovanni Pellizzatti, ad esempio, produceva vino e lo vendeva in Svizzera già nel 1860. Il papà di Arturo, Guido, aveva dedicato la vita all’espansione dell’azienda di famiglia, portando i terreni vitati fino a 50 ettari di proprietà e costruendo una nuova cantina, ricavata nelle rocce del Grumello, inaugurata con la vendemmia del 1961. I problemi sono nati alla morte di Guido, nel 1973, con l’insorgere di insanabili contrasti familiari legati all’eredità: l’unica soluzione è stata vendere tutto, compreso il marchio Pellizzatti, a Winefood, gruppo a capitale svizzero-americano. Arturo per un certo periodo continua a seguire quelli che erano i suoi vigneti alle dipendenze di Winefood, ma la cosa non funziona e se ne va. Il richiamo delle vigne è però troppo forte: Arturo decide così di mettere assieme un po’ di vigneti, rientra in possesso della cantina realizzata sotto i vigneti del Grumello, in zona “Buon Consiglio”, e fonda Ar.Pe.Pe. Può così essere nuovamente protagonista, realizzando Nebbioli da lungo invecchiamento seguendo la tradizione per cercare di esaltare al massimo il terroir. E’ indubbio che Arturo ha rappresentato una delle figure di riferimento dell’enologia valtellinese, ed ha tracciato un percorso che i suoi figli stanno cercando di seguire con impegno: in primo luogo Emanuele, che si occupa dei vigneti e della cantina, poi Isabella per la parte commerciale ed infine Guido, che segue la comunicazione. Di grande fascino i nuovi locali per l’accoglienza, in cui si respira, come in tutta l’azienda, grande rispetto per l’ambiente ed una tensione emotiva verso l'”impatto zero”. L’azienda ha 13 ettari di vigneti, di età media superiore ai cinquant’anni, con i più vecchi di anche più di ottant’anni. Si cerca di preservare il più possibile le viti vecchie, non estirpando, proprio perchè sono in grado di esaltare la complessità del Nebbiolo. La produzione è di circa 80.000 bottiglie all’anno divise su 9 etichette. Prossimi ad uscire 2 nuovi vini, saranno presentati in anteprima entro fine anno: una nuova riserva di Grumello ed una nuova riserva di Inferno. Parliamo del Buon Consiglio 2007, che ha vinto il Grappolo d’Oro 2016 e ben tre su 5 dei premi di Commissione Valtellina Superiore Grumello Riserva DOCG Buon Consiglio 2007 Vincitore del “Grappolo d’Oro 2016″ e dei premi delle Commissioni ONAV, stampa ed enologi/viticoltori. È ottenuto da uve Nebbiolo – in Valtellina si chiama Chiavennasca – in purezza. Il nome indica dove sono i vigneti, ed è un omaggio alla Madonna del Buon Consiglio. La vendemmia, manuale in cassette, è stata il primo di ottobre. La vinificazione è tini di legno da 50 hl, a cui seguono 4 anni di affinamento in tini e botti di legno, un anno in acciaio e almeno 3 anni in bottiglia: è in commercio da fine 2015. Le bottiglie prodotte, circa 12.000, hanno una gradazione del 13,5 %. Si presenta di color granato, luminoso e vivace. I profumi sono ampi e complessi, petali di viola e violetta appassiti accompagnano decise note di frutta rossa e nera in confettura, tra cui una convincente marasca, seguiti da spezie dolci, pepe nero ed un gradevolissimo tamarindo. Cuoio e un’appena accennata terra bruciata completano il bouquet, in cui stavo colpevolmente dimenticando una leggera striatura agrumata, forse di scorza d’arancia. Al sorso coniuga freschezza e morbidezza, sorretti da corpo e struttura, con una delicata trama tannica. Piacevolezza e persistenza chiudono l’assaggio. …………………..