Politica della memoria

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Politica della memoria
« Politica della memoria » – la memoria nazionale
Che cos’è la politica della memoria?
La memoria collettiva nazionale si definisce attraverso la raccolta di informazioni ritenute degne di essere
collezionate, siano esse di natura digitale, analogica, scritta, sonora, visiva o multimediale o in forma di
oggetti. In primo luogo si pensa ai documenti conservati in luoghi destinati principalmente a tale scopo
(biblioteche, archivi e musei). Non vanno però dimenticati anche altri documenti, quali i titoli giuridici
(registro fondiario), i rapporti giuridici (registro di commercio), le costruzioni, le opere musicali, le
registrazioni radiofoniche e televisive, i brevetti e le disposizioni. In sintesi, tutte le informazioni che
documentano la vita politica, economica, scientifica e culturale del nostro Paese sono degne di essere
collezionate. La politica della memoria dovrebbe permettere di risolvere tutte le questioni concernenti la
gestione di questa memoria nazionale. Su incarico del Dipartimento federale dell’interno (DFI), l’Ufficio
federale della cultura (UFC) sta elaborando il progetto Politica della memoria, il cui fine è la definizione di
una politica volta a preservare la memoria nazionale. Si tratta di stabilire i criteri e le responsabilità per la
raccolta di informazioni da conservare e tenere a disposizione a lungo termine in tutti i settori d’attività
della Confederazione. Per gli organi federali e le istituzioni direttamente finanziate dalla Confederazione
che hanno il mandato di collezionare e salvaguardare informazioni a lungo termine, la politica della
memoria deve rispondere ai seguenti interrogativi:
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in futuro, quale istituzione dovrà collezionare, conservare a lungo termine (ossia senza limiti
temporali) e rendere accessibili quali documenti e oggetti?
quali sono, in particolare, i requisiti in materia di repertoriazione e di tecniche di conservazione delle
informazioni raccolte?
su quali basi legali deve poggiare questa politica?
sono necessarie nuove competenze e strutture?
Necessità di una politica nazionale della memoria
La situazione attuale può essere caratterizzata come segue:
a) gli archivi procedono ovunque in modo scoordinato alla digitalizzazione delle proprie collezioni;
b) non sono stabiliti standard per la digitalizzazione, la repertoriazione, la garanzia della validità dei
link e l’interconnessione tra siti Internet;
c) diversi problemi relativi all’accessibilità e all’archiviazione a lungo termine restano ancora da
trattare;
d) la digitalizzazione, la messa a disposizione, la creazione di link e l’interconnessione tra siti
Internet non tengono conto delle esigenze della futura ricerca umanistica;
e) non sono ancora stati trattati gli importanti problemi relativi alla documentazione degli
avvenimenti contemporanei (manca una politica della memoria con un fondamento scientifico e
una legittimazione politica).
La situazione di musei, biblioteche e archivi, resa problematica dall’accelerazione delle arti e dalla
crescita della marea di dati, costituisce la base di partenza per riflettere, da più angolazioni, sul futuro
della conservazione dei beni culturali, sulla memoria-autodocumentazione e sulla storia dell’utilizzo dei
supporti d’archiviazione dati.
La memoria nazionale/collettiva è un elemento costitutivo della nostra identità e di quella delle
generazioni future. Solo grazie ad essa è possibile collocarsi nel passato e nel futuro.
La memoria nazionale rappresenta dunque anche una fonte d’ispirazione per l’avvenire. Una politica
nazionale della memoria dovrebbe permettere di evitare ripetizioni e lacune nella raccolta di informazioni,
di migliorare il coordinamento e di ripartire in modo più efficace delle risorse. La mancanza di una tale
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politica rappresenta un problema pubblico, poiché mette in pericolo la sopravvivenza culturale,
economica e sociale di una società.
Sebbene i politici siano d’accordo sulla necessità di una politica della memoria in Svizzera, finora non si
assiste ad un dibattito pubblico in merito. I dibattiti sono dominati da altri ambiti della politica, tra cui i
trasporti, le finanze e gli affari sociali. La politica culturale, invece, non è oggetto di controversie e la
politica della memoria, che ne è una componente, è pressoché inesistente a livello pubblico, con
conseguenze, come detto, non irrilevanti.
La memoria nazionale oggi
La salvaguardia del patrimonio culturale nazionale, attualmente disciplinata in modo decentralizzato e
non vincolante, è operata da istituzioni quali la Biblioteca nazionale svizzera (BN), la Cineteca svizzera o
la Fonoteca nazionale. Vi sono tuttavia alcune lacune. Ad esempio, nessuna istituzione si occupa
espressamente della raccolta di video, e-mail e documenti Internet. Perlopiù ci si preoccupa di
conservare i documenti scritti dell’alta cultura, mentre si trascurano i beni culturali frutto del pensiero e
dell’agire quotidiani, come le costruzioni industriali, le macchine di produzione e i loro prodotti di massa,
che pure appartengono al patrimonio culturale di una società. D’altro canto vi è invece la tendenza a
raccogliere di tutto. È pertanto necessario definire criteri per decidere se un bene culturale sia degno di
essere collezionato e per ripartire le risorse.
Un ulteriore problema è il rapido mutamento dei sistemi operativi, dei programmi e dei formati diffusi sul
mercato. Gli apparecchi odierni non permettono più di leggere documenti creati con sistemi superati.
Affinché restino accessibili attualmente si ricorre a un procedimento laborioso e costoso: tramite un
“processo di migrazione”, le pubblicazioni elettroniche memorizzate su un sistema di archiviazione dati
“estinto” sono trasferite su uno ancora “vivo” diffuso sul mercato. Chi debba archiviare quali documenti
digitali in modo tale da poterli utilizzare durevolmente è una questione complessa, che può essere risolta
solo tramite uno sforzo collettivo e la cooperazione di tutte le parti in causa. Questi non sono unicamente
le istituzioni che raccolgono i documenti, ma anche i ricercatori che li realizzano, le case editrici, che
hanno un interesse economico alla loro diffusione, e l’opinione pubblica democratica, che ha diritto ad
informazioni il più possibile ampie e affidabili.
A livello europeo è già in atto una capillare politica della memoria. Stando al comunicato stampa della
Commissione europea del 3 marzo 2006, entro il 2010 la Biblioteca digitale europea dovrebbe rendere
accessibili almeno 6 milioni di libri, documenti ed altre opere culturali tramite Internet. A tale scopo, la
Commissione intende cofinanziare la creazione di una rete di centri di digitalizzazione e stabilire un
quadro vincolante per la questione dei diritti d’autore. La digitalizzazione delle collezioni dovrà essere
finanziata dai singoli Stati. Sul piano tecnico, la Biblioteca digitale europea si baserà su The European
Library (www.theeuropeanlibrary.com), un portale che permette di consultare contemporaneamente i
cataloghi di numerose biblioteche nazionali europee e di accedere pure alle loro collezioni di documenti
digitalizzati. La BN è tra i membri fondatori di The Europan Library e parteciperà anche alla realizzazione
della Biblioteca digitale europea. I documenti messi a disposizione dalla Svizzera saranno stabiliti
d’intesa con gli interlocutori europei e svizzeri (in particolare le biblioteche cantonali ed universitarie).
Evoluzione del processo di elaborazione di una politica nazionale della memoria
La riflessione relativa alla salvaguardia del patrimonio nazionale è iniziata allorché la Commissione della
BN e l’opinione pubblica hanno constatato una situazione insoddisfacente nell’ambito della politica della
memoria e si è chiesto allo Stato di trovare soluzioni ai problemi esistenti.
Il punto di partenza dei lavori sono stati la discussione della Commissione della BN del 1 dicembre 2000
e le proposte che ne sono scaturite, presentate all’allora consigliera federale Ruth Dreifuss il 30 maggio
2001. Sempre nel 2001, Ruth Dreifuss ha incaricato l’UFC di mettere a punto un progetto che
coinvolgesse le varie parti in causa dell’Amministrazione federale e di presentare uno studio di fattibilità.
L’allora direttore della BN, Jean-Frédéric Jauslin, è stato incaricato della direzione del progetto, cui hanno
partecipato l’UFC, l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), il Politecnico federale (PF), l’Archivio
federale (AF), l’Associazione Memoriav e la presidente della Commissione della Biblioteca nazionale
svizzera.
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Su incarico della BN, il prof. Peter Knoepfel e Mirta Olgiati dell’idheap hanno redatto uno studio intitolato
Politique de la mémoire nationale – Etudes de base (www.idheap.ch/ [email protected]). Gli
autori hanno definito una politica della memoria e analizzato varie istituzioni impegnate nella raccolta e
nella conservazione del patrimonio nazionale (BN, AF, Cineteca svizzera e Fonoteca nazionale).
Nel 2002 il gruppo di lavoro della Confederazione1 ha approvato lo studio e ne ha tenuto conto
nell’elaborazione di una politica nazionale della memoria. Sulla base del suo precedente lavoro, Mirta
Olgiati sta redigendo una tesi di dottorato sulla politica della memoria. Il relativo progetto è stato
sottoposto all’approvazione della commissione di ricerca dell’idheap alla fine del 2005. La tesi è un’opera
a sé stante, che analizza i materiali empirici dello studio principale da una determinata prospettiva
traendone conclusioni teoriche e pratiche.
Nel giugno del 2002, il gruppo di lavoro, con l’appoggio di un ulteriore gruppo di specialisti2, ha avanzato
nel suo rapporto la proposta di creare un’istanza con funzioni regolative. Il nuovo organo avrebbe lo
statuto di agenzia indipendente, analogamente alle commissioni federali delle banche, delle
comunicazioni o della concorrenza. L’ex consigliera federale Ruth Dreifuss, che si è occupata della
pratica verso la fine del suo mandato (nel 2002), ritenendo necessario affrontare rapidamente la
questione della creazione di un nuovo assetto istituzionale ha affidato al gruppo di lavoro il compito di
definirlo.
Dopo la partenza di Ruth Dreifuss, un incarto contenente informazioni sugli sviluppi nel settore della
politica della memoria è stato sottoposto all’approvazione del nuovo capo del DFI Pascal Couchepin. Per
motivi finanziari, questi non lo ha potuto approvare incondizionatamente. A tutt’oggi resta purtroppo
impensabile ottenere gli ingenti importi necessari allo svolgimento dei lavori. La Segreteria generale del
DFI ha tuttavia comunicato che è possibile proseguirli, a condizione che i costi siano assunti dai
partecipanti. Nonostante le modeste risorse a disposizione, è stato possibile fare alcuni progressi in
questo settore. Nel corso del 2004, un’assistente del Prof. P. Knoepfel dell’idheap ha presentato proposte
concrete per la costituzione di una memoria nazionale. All’UFC, sotto la direzione del prof. Hans-Peter
Frei sono state elaborate inoltre direttive e norme per la raccolta di informazioni. Dopo essere stato
nominato direttore dell’UFC nell’aprile del 2005, Jean-Frédéric Jauslin non ha più potuto mantenere la
funzione di capo del gruppo di lavoro, che è quindi stata affidata a Marc Wehrlin, direttore supplente
dell’UFC.
Fino alla metà del 2005 sono falliti diversi tentativi di promuovere la politica della memoria tramite fondi
della Confederazione o del Fondo nazionale svizzero. Da colloqui svolti con Jean-Frédéric Jauslin,
direttore dell’UFC, e con Kurt Deggeler, direttore di Memoriav, è nata l’idea di perseguire l’obiettivo
d’interesse generale di una politica svizzera della memoria attraverso una public private partnership
(PPP) e di costituire un soggetto giuridico in grado di raggiungere tale obiettivo per mezzo di un’alleanza
a lungo termine tra importanti parti in causa. Lo studio fondamentale Public Private Partnership in der
Schweiz3, elaborato da otto partner, rileva un notevole potenziale per quanto riguarda la realizzazione di
progetti e soluzioni sulla base di PPP nel settore della politica culturale. In seguito
PricewaterhouseCoopers ha presentato una proposta concernente una PPP per la politica della memoria
Svizzera. I nuclei tematici sono tra l’altro la promozione di una presa di coscienza della prestazione
economica della politica della memoria e la costituzione di competenze e risorse all’interno delle
istituzioni pubbliche e tra istituzioni pubbliche e private. L’auspicata politica della memoria si estende
dunque ben oltre l’ambito della politica culturale. Essa acquista infatti una notevole importanza
economica, dal momento che comprende attività di memorizzazione economicamente rilevanti.
1
Capoprogetto: Jean-Frédéric Jauslin (direttore della BN), David Streiff (direttore dell’UFC), Christoph Graf (direttore dell’AF),
Martin Dummermuth (direttore dell’UFCOM), Stephan Bieri (vicepresidente del consiglio dei PF), Kurt Deggeler (direttore di
Memoriav), Rosemarie Simmen (commissione della BN), consulente esterno: Peter Knoepfel (idheap)
2
Marie-Christine Doffey (BN), Ch. Pfersich (Rete delle biblioteche dell’Amministrazione federale – ALEXANDRIA), Annemarie
Huber (Cancelleria federale), P.-E. Zinsli (Segreteria di Stato per l'educazione e la ricerca), Hervé Dumont (Cineteca svizzera), Pio
Pellizzari (Fonoteca nazionale), Peter Pfrunder (Istituto svizzero. per la conservazione della fotografia), Marc Savary (SRG-SSR
Idée suisse), Peter Tschopp (Institut Universitaire des Hautes études internationales de Genève), Hansjoerg Heusser (Istituto
svizzero di studi d’arte)
3
Studio fondamentale pubblicato nel giugno del 2005 dalla casa editrice Schulthess; capitolo II.5.3 (p. 118 segg.). Partner:
direzione delle costruzioni del Cantone di Zurigo, Credit Suisse, Amministrazione federale delle finanze, dipartimento delle finanze
della Città di Zurigo, PricewaterhouseCoopers, Società Svizzera degli Impresari Costruttori, Segretariato di Stato dell’economia
(seco), UBS (http://www.pwcglobal.com/ch/ger/ins-sol/publ/public/ppp_ch.html)
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Nel novembre del 2005, l’UFC ha inoltre incaricato l’idheap di realizzare entro il novembre del 2007 un
secondo studio, che dovrà analizzare la prassi di archiviazione degli organi federali che raccolgono
documenti di natura legale, ad esempio i dati delle assicurazioni sociali, del registro fondiario o del
registro di commercio.
Le attività di ricerca scientifica sono solo una parte dei compiti da svolgere. Un altro compito spetta alla
Confederazione, che deve chiedersi come intende delimitare il campo d’azione della politica della
memoria. Dove è necessario intervenire e dove si possono ottenere i risultati migliori? Per rispondere a
queste domande è stato creato un gruppo centrale, composto dal direttore supplente dell’UFC, Marc
Wehrlin, dal direttore dell’AF, Andreas Kellerhals, dalla direttrice della BN, Marie-Christine Doffey, e dal
direttore di Memoriav, Kurt Deggeller. I primi risultati sono attesi per la fine del 2006.
Contributo delle università a favore della politica nazionale della memoria
Anche le istituzioni universitarie hanno riconosciuto il problema della salvaguardia del patrimonio
nazionale. A seguito di un concorso indetto nel 2003 dal National Centre of Competence in Research
(NCCR) per le scienze umanistiche e sociali, sotto la guida dell’Università di Berna è stato elaborato un
progetto di ricerca, inerente a un deposito nazionale della memoria, intitolato The Culture Repository:
Dynamic Archives for the Mediation of Cultural Heritage. Il progetto di ricerca si occupa di questioni
relative alla conservazione, classificazione e selezione, repertoriazione, digitalizzazione, utilizzazione e
accessibilità dei documenti. In particolare sono trattati i tre temi seguenti:
1. lo sviluppo di standard di digitalizzazione che tengano conto della natura dei documenti d’archivio
(oggetti, immagini, testi) e della volontà di archiviarli a lungo termine e repertoriarli all’interno di
una rete di ricerca;
2. lo sviluppo di nuovi strumenti per la ricerca umanistica e lo studio delle prospettive di ricerca;
3. l’analisi dei modelli teorici relativi agli archivi culturali e lo sviluppo di una politica della memoria
per gli archivi svizzeri.
Il progetto di ricerca è stato inoltrato il 31 agosto 2004 al Fondo nazionale svizzero per la ricerca
scientifica (FNS). Con decisione del 18 novembre 2004, il Consiglio nazionale della ricerca del FNS ha
respinto il progetto, non raccomandandone la realizzazione al DFI. In seguito il responsabile della ricerca,
prof. O. Bätschmann dell’Istituto di storia dell’arte dell’Università di Berna, ha impugnato tale decisione. Il
ricorso è stato tuttavia respinto.
Volendo realizzare un progetto che prevede lo studio delle immagini storiche della Svizzera nel world
wide web, nel febbraio del 2005 Peter Haber del Seminario di storia dell’Università di Basilea, si è
interessato alla documentazione elaborata dall’UFC sulla politica nazionale della memoria.
Prospettive
L’attuale clima politico, con i conseguenti risparmi, rende purtroppo impossibile una prosecuzione del
progetto nei tempi previsti. È tuttavia indispensabile proseguire le riflessioni per evitare che tra qualche
anno si debba constatare la perdita di numerosi documenti che sarebbero stati di grande importanza per
la costituzione di una memoria nazionale. Sarebbe un errore non agire subito. Per questa ragione,
l’elaborazione di una politica nazionale della memoria deve assolutamente continuare nonostante le
difficoltà finanziarie.
31 marzo 2006
Contatto:
Marc Wehrlin
Tel. 031 322 92 62
marc.wehrlin@ bak.admin.ch
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