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psicologia a cura della dott.ssa Valeria Marchiello - Psicologa Educare alla disciplina Quando il suo comportamento viene regolamentato da altri, il bambino non è spinto ad imparare a controllarsi: lo riterrà superfluo poiché già lo fanno gli altri per lui. La stragrande maggioranza dei genitori si preoccupa di dare ai propri figli una buona educazione, desiderano, cioè, indirizzarli a essere disciplinati nelle loro azioni, a renderli bambini responsabili e capaci di autocontrollo e soprattutto... ubbidienti! Spesso si è tentati a credere che esistano delle strategie, dei metodi che insegnano ai figli a sviluppare la disciplina. Ma siamo davvero sicuri che la disciplina si può imporre o inculcare a forza nelle persone? La risposta, ovviamente, è negativa: per diventare persone “disciplinate” il modo migliore, probabilmente l’unico, è seguire l’esempio di qualcuno che si ammira piuttosto che essere istruiti verbalmente, ancor peggio con minacce o con assurde punizioni corporali. Il motivo è semplice: quando si ammira una persona, in maniera del tutto naturale, siamo motivati a seguire il suo esempio, a plasmarci “a sua immagine e somiglianza”, in poche parole a identificarci con lui; questo è ancor più vero quando ci si sente ricambiati, quando cioè l’ammirazione è reciproca. A questo punto è facile capire cosa accade nel bambino… quanto più è piccolo tanto più questi ammira i suoi genitori. Egli crede nella loro perfezione, sono per lui le persone in assoluto più importanti, di conseguenza in modo del tutto spontaneo formerà la sua personalità in base alle caratteristiche della madre e del padre. Nonostante il bambino ammiri i suoi genitori, li ami, sentendosi ricambiato, e desideri essere come loro, non sempre è facile conquistare l’autodisciplina. L’impresa è ardua poiché spesso i genitori, a loro volta, mancano di autodisciplina ed in più molti genitori adottano sistemi che provocano la loro resistenza piuttosto che suscitare in loro il piacere d’imparare. L’acquisizione dell’autodisciplina è un processo continuo che procede molto lentamente; esso è fatto di piccoli passi avanti e di frequenti passi indietro, pertanto non bisogna aver fretta; ad avere pazienza a volte basta riportarci con la mente alla nostra infanzia e ricordare le lotte che abbiamo dovuto combattere con noi stessi, a tutte le volte che siamo stati indisciplinati pensando a quanta fatica ci è costata essere disciplinati e a quante volte ci siamo sentiti violentati e prevaricati quando i nostri genitori ci obbligavano ad assumere un comportamento contro la nostra volontà e come ci offendeva il fatto che i nostri genitori non fossero pazienti e comprensivi. I bambini si formano attraverso le loro reazioni ai nostri confronti: più ci amano e più ci imitano e interiorizzano i nostri valori, non solo quelli che professiamo coscientemente ma anche quelli di cui non si è consapevoli e che tuttavia influenzano il nostro modo di agire. L’influenza dei genitori sui figli è maggiore quando i primi agiscono in modo spontaneo senza preoccuparsi di fare effetto, ed ancora ogni volta che un genitore predica principi che non sa mettere in pratica, la lezione cade nel vuoto, nel senso che non viene estesa e generalizzata al di là del caso specifico. Nell’educazione, i risultati migliori si ottengono né con le prediche né col calcolo ma vivendo secondo i propri principi perché è sulla loro base che ci viene di agire spontaneamente. I genitori devono aver ben chiaro un concetto: i propri figli hanno bisogno di modelli e non di critiche, mentre i genitori tendenzialmente sono più pronti a fare prediche ed a criticare piuttosto che fidarsi della propria efficacia come modelli per i figli. Forse con le ramanzine e i castighi si otterranno risultati più vistosi ma a confronto con quello che si può ottenere con l’esempio, gli effetti sono di breve durata. Se un bambino ubbidisce sterilmente ad un richiamo in realtà non ha imparato nulla di utile perché così facendo non abbiamo incoraggiato la formazione di una personalità autonoma. alutare 33