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SUBLIMAZIONI IMMAGINATIVE
Tarocchi Fantastici
di Marisa Zattini
«Il Tarocco è un camaleonte. […]
Ciascun Arcano, essendo uno specchio
e una verità di per sé, si tramuta
in quello che tu ci vedi dentro»
(Alejandro Jodorowsky)
Prima parte
Disegnati da artisti del ’900, a partire da
Salvador Dalì, realizzati come scultureabitazione da Niki de Saint Phalle,
conosciuti dalla fine del ’300, molto diffusi
nel ’400, cantati da poeti quali Matteo
Maria Boiardo, Luigi Pulci, François
Rabelais, affrescati sulle pareti del
milanese Palazzo Borromeo, si giocavano
alle corti estensi e viscontee, servivano per
svagarsi e per divinare.
Prima del ’500 erano definiti ludus
triomphorum, gioco dei trionfi, ovvero
marce trionfali per la presenza di figure
allegoriche importanti e di personaggi
potenti: Imperatore, Imperatrice, Papa,
Papessa. La loro origine è incerta, forse
bohémienne o egiziana o islamica.
Sono collegati al Sufismo e alla Cabala.
Secondo recenti ricerche, il Tarocco
divinatorio sarebbe posteriore a quello
del gioco, in quanto si sarebbe diffuso
a partire dal ’700. Fanno parte
dell’iconografia di tutti i tempi ed hanno
giocato un ruolo importante per tutto
il ’900. Ancor oggi vengono usati nella
cartomanzia e nella sofrologia [sofrologia
deriva dal greco “sôs”, armonia e
“phrem” spirito, cioè studio delle
alterazioni degli stati di coscienza
dell’uomo, ottenute con mezzi psicologici,
fisici ecc.].
Oltre le profondità di noi stessi,
l’importante, oggi come sempre,
è saper ritrovare la “bellezza dell’essere”,
comunque l’essere sia, come diceva
Simone Weill (1909-1943). Martin
Marisa Zattini - Sublimazini immaginative - Tarocchi Fantastici
Heidegger (1889-1976) ha scritto che
l’essenza dell’uomo ha la forma di una
domanda. Allora i Tarocchi, nell’arte
divinatoria e combinatoria, possono essere
intesi come una “possibilità
di interrogarsi”, cioé una forma
di specchio riflettente, per meglio
comprendere ed interpretare il nostro
presente.
«Divinare è immaginare nel modo giusto.
Tutto il segreto della divinazione consiste
nell’educazione dell’immaginazione, che
deve essere disciplinata, per poter essere
usata razionalmente» ha scritto Oswald
Wirth, nel 1924/1925.
«Nella visione occidentale dei Tarocchi
si dava forse più spazio a ipotetiche
“influenze spirituali”, che col tempo
si sono andate sviluppando in una
concezione maggiormente “psicologica”
come quella ripresa dal Wirth», così
ha scritto recentemente in un articolo
Giacomo Bottinelli mettendo a confronto
e in relazione I King e I Tarocchi.
In entrambe le concezioni è arcaico
e ingenuo oggi affermare che la
divinazione predica il futuro, ma pare più
logico parlare di una «interpretazione del
presente, con le sue eventuali e possibili
evoluzioni. Del resto, anche nello sviluppo
della mentalità occidentale, la nozione
di Fato si è andata in molti casi perdendo;
questo in ambienti scientifici accade
almeno da quando emerse la casualità del
comportamento delle particelle in fisica
quantistica» (G. Bottinelli). L’idea che
ci possa essere un futuro già deciso
e “scritto”, quindi un avvenire
predestinato, non può coesistere con
il concetto di “libero arbitrio” che
caratterizza le scelte e la costruzione
architettonica della vita di ogni uomo.
Così come l’idea che si possa gettare uno
sguardo oltre le barriere del tempo
presente appartiene solo all’ambito della
superstizione. Questo Terzo Millennio
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