Libano, militare italiano confessa: nessuna protezione contro l`uranio

Transcript

Libano, militare italiano confessa: nessuna protezione contro l`uranio
GIOVEDÌ 18 GENNAIO 2007
Libano, militare italiano confessa: nessuna protezione contro l'uranio
“Nessun equipaggiamento particolare da utilizzare in eventuali contatti con zone o veicoli
contaminati dall'uranio impoverito”. E' la testimonianza di un caporale dell'Esercito della
brigata “Pozzuolo del Friuli”, l'unità italiana che guida la missione Leonte in Libano, raccolta
dall'inchiesta di GrNews.it.
“Abbiamo in dotazione la maschera anti-NBC, modello M90, da utilizzare in caso di presenza
di sostanze chimiche. Tute ad hoc, occhiali, maschere particolari o altro non ne abbiamo
mai utilizzate onestamente” ha poi precisato il militare che opera a Tibnin, sede del
quartier generale italiano.
“Noi operiamo in un raggio di 35 chilometri dalla nostra base – ha spiegato a GrNews.it sinceramente non sappiamo se esiste questo problema dell'uranio impoverito. Abbiamo,
come immagino voi, appreso la notizia della possibile contaminazione della zona di Khiam
qualche tempo fa. Ma di queste cose, per la verità, non se ne parla tanto.”
Sulla questione, già lo scorso 14 novembre, il Cocer, Consiglio Centrale di rappresentanza
dell'Esercito, con una delibera approvata all'unanimità, chiedeva lumi allo Stato Maggiore sui
reali rischi ai quali i nostri militari erano esposti dopo i primi campanelli d'allarme. A
distanza di due mesi non è giunta ancora nessuna risposta ufficiale. >> La delibera del
Cocer Esercito
“In tutti questi casi – ha commentato Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa
della Camera – deve valere il principio di precauzione per i nostri militari. E' assurdo
aspettare che la diplomazia israeliana ci dia le mappe delle bombe che ha disseminato in
Libano per prendere provvedimenti. Intanto noi siamo sul posto e nessuno può escludere con
certezza che non siamo esposti a rischi”.
“Fino a qualche mese fa - ha ricordato Accame - gli israeliani hanno negato di aver utilizzato
armi non convenzionali, poi è saltata fuori la notizia delle tracce di radioattività riscontrate
in due siti a sud del paese arabo.”
“E' necessario che il Ministero della Difesa faccia chiarezza sulla vicenda, per non ritrovarci
tra qualche anno a dover fare la conta di malati e morti sospetti, come sta accadendo oggi
con le missioni degli anni scorsi. Già abbiamo avuto l'esperienza dell'allora ministro
Mattarella che negò, in un question time alla Camera, l'utilizzo dell'uranio impoverito in
Bosnia, salvo poi dover ammettere che erano stati sparati oltre 10.000 proiettili all'uranio”
ha concluso l'ex parlamentare.
Intanto Marco Saba, già fondatore dell'Osservatorio Etico Ambientale e ricercatore operativo
sulla materia, conferma, citando la relazione di una Ong inglese, la “The Low Level
Radiation Campaign” di cui fanno parte ex membri delle forze speciali britanniche, la
presenza di uranio riscontrata nel filtro d'aria di un'ambulanza della Croce Rossa
internazionale utilizzata nei mesi scorsi nella zona di Beirut. La notizia, ripresa oggi
dall'inchiesta di Rainews24, è stata pubblicata sul portale della Ong circa 20 giorni fa.
>> IL SITO DELLA "THE LOW LEVEL RADIATION CAMPAIGN"
Francesco PALESE
DOMENICA 14 GENNAIO 2007
A Roma protestano i familiari delle vittime
Proteste dei familiari dei caduti appartenenti alle forze armate questa mattina a Roma,
presso la Stele del “Milite ignorato” a villa Glori. Grandissima delusione e amarezza per le
tantissime persone "abbandonate" dallo Stato. Critiche per tutti, dal Ministero della Difesa,
ai rappresentanti della maggioranza e del Governo, fino alle rappresentanze militari che
nulla hanno fatto per sbloccare gli indennizzi non corrisposti ad oltre 10.000 infortunati e
morti appartenenti alle forze armate. Vi proponiamo la lettera sfogo del presidente
dell'Ana-Vafaf Falco Accame.
UN INCONTRO DI PROTESTA PRESSO LA STELE DEL “MILITE IGNORATO”
L’APPELLO AL CAPO DELLO STATO
Dopo tante riunioni davanti a Palazzo Chigi risoltesi senza alcun intervento del Governo,
l’Ana-Vafaf ha deciso di riunirsi a debita distanza dai luoghi delle istituzioni, che non hanno
saputo rispondere in alcun modo alle richieste di tanta povera gente, familiari di militari
vittime di gravi infortuni o deceduti.
Da 15 anni, cioè dal 91 esiste una legge anti-costituzionale che impedisce il risarcimento al
personale volontario per via di un errore di trascrizione effettuato presso la Camera dei
Deputati che ha escluso gli aventi diritto volontari dai risarcimenti a partire dal 1° gennaio
69. L’Associazione si è rivolta al Presidente della Camera dei Deputati e al Presidente del
Senato perché l’errore, che non esisteva nella Legge 308/81, venisse corretto
reintroducendo la componente dei volontari che oggi è la sola componente delle Forze
Armate (dopo che non esiste più la leva).
E quindi la Legge non ha più senso, è come la panchina di Tolstoi riverniciata e con un
piantone di guardia, che decenni dopo la pitturazione, era ancor lì di guardia. Una grande
incuria da parte delle istituzioni militari che da 15 anni avrebbero dovuto farsi parte
dirigente per tutelare i militari volontari e le loro famiglie e nulla hanno fatto.
E gravissima è l’incuria del COCER delle Forze Armate. Questo vale naturalmente anche per i
militari volontari gravemente infortunati e deceduti per l’uranio impoverito e quindi per le
loro famiglie.
Proprio di ieri l’ennesima segnalazione di un caso di un militare con gravi disturbi di tipo
neurologico a Martina Franca, in Puglia. L’Associazione ha rivolto un appello al Capo dello
Stato, che è anche Capo delle Forze Armate, affinché intervenga per la correzione
dell’errore nelle Leggi 280/91 e 308/81 con una sua richiesta al Parlamento, visto che tutti i
tentativi finora fatti sono stati inutili e non si vogliono riconoscere i diritti che una legge
aveva chiaramente stabilito per i cittadini nell’ambito militare e dei corpi militarmente
ordinati (Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Carceraria, Corpo Forestale, Corpo dei
Vigili del Fuoco).
Nei casi che si sono verificati presso il poligono di Salto di Quirra in Sardegna il Governo ha
posto il segreto sulle operazioni che vi sono state effettuate da ditte civili negli ultimi 20
anni in modo che non si possa sapere quali armi all’uranio vi sono state usate.
Per quanto riguarda l’uranio impoverito la vastità del fenomeno in Italia è dovuta al fatto
che per 6 anni non sono state adottate le norme di precauzione e il personale è rimasto
completamente esposto.
Gli Stati Uniti hanno adottato le norme il 14 ottobre 93, noi le abbiamo adottate il 22
novembre 99 e le responsabilità di questi ritardi non sono mai state accertate, nemmeno
dalla Commissione d’Inchiesta Senatoriale. Anche molti civili sono stati colpiti nei Balcani,
come ad esempio il prof. Giovanni Caselli inviato dalla stessa Presidenza del Consiglio nei
Balcani e come lui tanti altri a cui l’Ana-Vafaf invia un riconoscente pensiero di solidarietà
in questo giorno dedicato alla memoria mentre invita il Presidente del Consiglio, On. Prodi,
che sostiene di preoccuparsi prioritariamente dei più deboli, di tener presente che esistono
anche i “più debolissimi” completamente trascurati dallo Stato.
Per quanto ancora riguarda l’uranio impoverito, come hanno dimostrato i recenti casi in
Puglia e in Basilicata in questi giorni, è indubitabile che esista un alto legame di probabilità
tra l’uranio e gli effetti causati in simili condizioni, una sola cosa è certa ed è quella che,
appunto, non è stata rispettata.
Che quando non esiste la certezza che NON vi siano dei pericoli debbano essere adottate LE
MISURE DI PROTEZIONE e su questo anche il Governo non può continuare come gli struzzi a
nascondere la testa sotto la sabbia.
La corona di fiori che oggi abbiamo deposto deve servire di monito in primo luogo al Ministro
della Difesa agli altri ministeri interessati a cui fanno capo i corpi militarmente ordinati a
non trascurare i loro dipendenti nella vita e nella morte.
Ma oggi non abbiamo nemmeno dimenticato le popolazioni civili colpite da uranio impoverito
nei luoghi dove sono state impiegate armi all’uranio. Per queste popolazioni non possono
essere adottate misure di protezione.
Il Governo italiano che sembra volersi battere per l’abolizione della pena di morte dovrebbe
battersi per l’abolizione delle armi all’uranio che sono ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA per
l’uomo, gli animali e l’ambiente! Ma l’indifferenza sembra essere totale!
GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2007
La nostra inchiesta su Nuova Spazio Radio
Gli ultimi casi di possibili contaminazioni da uranio impoverito, la nuova commissione
parlamentare di inchiesta che stenta a partire, le testimonianze ed i particolari forniti da
GrNews.it sono stati al centro del programma “Ho scelto la radio” ideato da Rita Marcucci e
condotto in studio da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia sulle frequenze dell'emittente laziale
Nuova Spazio Radio (88.150 FM) diretta da Ezio Luzzi, voce storica di Radio Rai.
>>> QUI PER ASCOLTARE LO SPECIALE
MARTEDÌ 9 GENNAIO 2007
La nostra inchiesta sui media. E la Menapace si sfoga
Ha suscitato particolare attenzione sui media l'inchiesta in corso sugli ultimi casi di possibile
contaminazione da uranio impoverito realizzata da GrNews.it con la preziosissima
collaborazione di Falco Accame. Le notizie relative agli ultimi casi hanno trovato spazio
oltre che su tutte le agenzie di stampa sui quotidiani nazionali come L’Avvenire, Il
Manifesto, Liberazione, La Padania, Il Giorno- Il Resto del Carlino – La Nazione, Corriere.it,
Repubblica.it, e su una miriade di siti web. Oltre al Tg regionale della Rai pugliese e
all'emittente Tele Norba hanno seguito il caso i colleghi del Quotidiano di Lecce e delle
emittenti televisive locali come L’ATV, ma la notizia è apparsa anche sull’edizione di Bari di
Repubblica e sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
>>> Le agenzie di stampa
Intanto pubblichiamo la "lettera sfogo" inviataci dalla parlamentare di Rifondazione e futura
Presidente della Commissione di inchiesta sull'uranio impoverito Lidia Menapace.
"ALCUNE FORZE POLITICHE NON VOGLIONO LA COMMISSIONE D'INCHIESTA"
Con grande senso di impotenza e di vergogna Le dico che sono stata relatrice in Senato per
l'istituzione della commissione parlamentare d'inchiesta sull' uranio impoverito e mi pare che
siamo riusciti a fare un testo decente, che include anche ricerche sulle polveri sottili e i
danni che hanno colpito oltre ai militari anche la popolazione civile nelle persone dei
lavoratori nei poligoni di tiro o chi abita in vicinanza di installazioni o stoccaggio o uso ecc.
Ma nonostante le pressioni e le insistenze, la commissione d'inchiesta non è ancora in
condizioni di partire, perchè alcune forze politiche non hanno ancora indicato i loro
rappresentanti.
Sono molto sconcertata da un simile comportamento che configura ormai quasi una forma di
sabotaggio o di ostruzionismo.Alla ripresa dei lavori presenterò una richiesta tesa a
sbloccare finalmente la cosa.
Lidia Menapace
LUNEDÌ 8 GENNAIO 2007
Nuovo caso sospetto a Potenza. Sodano e Menapace: nuova commissione
accerti responsabilità
“E' Carmine Pastore, 32 anni, di Potenza l'ultimo caso di possibile contaminazione da uranio
impoverito in Italia. Pastore era nella Brigata Garibaldi, undicesimo reggimento artiglieri di
Teramo, impegnata in Bosnia, a Sarajevo dove ha trascorso 4 mesi in missione. Al ritorno gli
è stata diagnosticata una patologia neurologica demielinizzante con la quale sta
combattendo e per la quale non riesce ad ottenere il riconoscimento della causa di
servizio”.
A dare la notizia è l'ex presidente della Commissione Difesa della Camera Falco Accame
attraverso il sito GrNews.it, che sta conducendo in questi giorni un'inchiesta sui casi emersi
negli ultimi mesi. Dall'agente di Polizia di Roma, operante a Fiumicino, al quale è stato
diagnosticato un linfoma di Hodkin ai due malati di leucemia della provincia di Lecce
segnalati nei giorni scorsi, una crocerossina ed un tenente colonnello dell'Esercito impegnati
nei Balcani.
Sempre sul sito GrNews.it un ex caporalmaggiore dell'Esercito denuncia “la totale assenza di
protezione per i militari impegnati in Kosovo ben 11 mesi dopo l'emanazione delle norme di
protezione da parte della Forza Multilaterale KFOR, un tempo troppo lungo da giustificarsi
con l'assenza dei rifornimenti di maschere tute e occhiali necessari per proteggersi dalle
polveri sottili sprigionate dai proiettili all'uranio impoverito”.
Falco Accame, intanto ha scritto ai presidenti di Camera e Senato, chiedendo che “venga
corretto l'errore che blocca per tutti questi casi la speciale elargizione prevista dalla legge
280/91”, un risarcimento di circa 25mila euro a favore degli ammalati, diverse centinaia
secondo l'Anavafaf, associazione da lui stesso presieduta, e dei familiari dei deceduti, che
ammontano a 48 in tutta Italia.
Ma per Accame occorre anche che “la nuova Commissione parlamentare di inchiesta si
occupi delle responsabilità sulla non tempestiva adozione delle misure di protezione,
adottate dalle nostre forze armate, e non sempre correttamente, con oltre sei anni di
ritardo rispetto agli americani”. “Tutto questo – conclude Accame - mentre dal Libano
rimbalza la notizia sulla possibile contaminazione della zona meridionale dove sono
impegnate le nostre truppe, vorremmo sapere dal Ministro Parisi se siano state adottate le
opportune misure di sicurezza per i nostri ragazzi”.
“A questo punto la nuova commissione di inchiesta sull'uranio impoverito è urgente. Il
presidente del Senato Marini ha garantito che dopo la pausa natalizia si sarebbe proceduto
con la nomina del nuovo presidente che sarà Lidia Menapace, sul cui nome c'è l'accordo di
tutta l'Unione.”
Lo ha detto Tommaso Sodano esponente di Rifondazione Comunista e presidente della
Commissione Ambiente del Senato, ai nostri microfoni aggiungendo che “la nuova
commissione dovrà avere anche gli strumenti necessari per l'accertamento delle
responsabilità circa la mancata adozione delle misure di protezione per i nostri soldati
impegnati all'estero. Eventuali paure dei vertici militari su questo aspetto sarebbero
incomprensibili.”
Sulla vicenda interviene anche la deputata dei verdi, Tana de Zulueta, a sostegno
dell’appello lanciato dall’Anavafaf che in una lettera aperta ai presidenti della Camera e del
Senato chiede di rimediare all’errore di trascrizione della legge 280/91 che ha escluso i
volontari tra gli aventi diritto agli indennizzi.
“La denuncia di Falco Accame di un nuovo caso di presunta contaminazione da uranio
impoverito ai danni di un ex militare di 32 anni impiegato in Bosnia – spiega la parlamentare
- e le testimonianze raccolte dall’inchiesta di GrNews.it ripropongono con urgenza la
necessità che il Governo porti avanti gli impegni presi. Nonostante infatti il lavoro della
Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito della scorsa legislatura i nostri militari
volontari non hanno ricevuto alcun risarcimento né è mai stato fatto un censimento per
verificare quanti di loro si siano ammalati in seguito alle missioni”.
Reazioni anche dalla Basilicata, dove il consigliere e coordinatore regionale di Alleanza
Nazionale Egidio Digilio dice che ''e' necessario garantire la massima assistenza sotto ogni
forma e in ogni modo all'ex militare di Potenza e alla sua famiglia dopo che si e' ammalato a
seguito della missione italiana in Bosnia - dice il coordinatore e consigliere regionale di
Alleanza nazionale, - Al di la' di quanto deve fare il Governo italiano, che solleciteremo
attraverso i nostri parlamentari anche la Regione ha il dovere di far sentire la solidarieta' al
giovane lucano che ha svolto una funzione di servizio allo Stato pagandone le piu' gravi
conseguenze di salute''.
''Seguiremo la vicenda con il massimo interesse e impegno - conclude l'esponente di An perche' l'ex militare non puo' certamente essere abbandonato a se stesso e rappresenta per
la Regione, al di la' di ogni formalismo e retorica, un'occasione concreta per onorare i valori
della Patria e dei suoi servitori''.
Francesco PALESE
DOMENICA 7 GENNAIO 2007
Quei militari italiani mandati in Kosovo allo sbaraglio
“L’uranio impoverito? Mai sentito parlare, né dai superiori, né se ne parlava tra di noi”. A
dichiararlo a GrNews.it è un ex caporalmaggiore dell’Esercito, originario di Lecce,
impegnato nella missione KFOR in Kosovo, precisamente a Pec, centro ad una quarantina di
chilometri ad ovest di Pristina, dal maggio del 2000 all’ottobre dello stesso anno.
“Quando eravamo già sul posto – ricorda l’ex volontario in ferma breve – abbiamo effettuato
dei briefing nei quali ci dicevano di non toccare le bombe semiesplose con le quali
eventualmente ci saremmo trovati a contatto, ma nulla di più. Per quanto riguarda le
protezioni avevamo solo l’obbligo di portare al seguito la maschera NBC (che non protegge
dalle polveri sottili ndr) da indossare in caso di attacchi chimici.”
Date e luoghi sono importanti, perché, secondo dati forniti dalla Nato, in tutta la regione
kosovara furono esplosi 31.000 proiettili all’uranio impoverito, ma questo, per i nostri
militari, era un tabù.
Eppure, pochi mesi prima, il 22 novembre del 1999 il colonnello Osvaldo Bizzari dell’Esercito
Italiano aveva firmato le norme emanate dalla Forza Multilaterale che prevedevano l’utilizzo
di tute, maschere e occhiali per proteggersi dalle polveri sottili dell’uranio impoverito. Le
stessa norme che gli americani avevano adottato in Somalia a partire dal 14 Ottobre del
1993. Nelle disposizioni si dichiarava inoltre che "inalazioni di polveri insolubili di uranio
impoverito sono associate nel tempo con effetti negativi sulla salute quali il tumore e
disfunzioni nei neonati".
Dopo quasi un anno di distanza quindi quelle norme restarono solo sulla carta. Un tempo
troppo lungo da giustificarsi con l’assenza di rifornimenti. Perchè non furono adottate?
Francesco PALESE
Le responsabilità della politica...e lo sfogo di un familiare
Gli ultimi casi di possibili contaminazioni da uranio impoverito, segnalati da GrNews.it, che
si riferiscono alla crocerossina e al tenente colonnello della provincia di Lecce, oltre alla
testimonianza di un ex militare impegnato in Kosovo, hanno riaperto sul tema un dibattito
destinato a proseguire a lungo, visto che sono in arrivo altre segnalazioni di casi analoghi
che non esiteremo a denunciare nei prossimi giorni.
Questo testimonia che la politica e una parte del mondo militare hanno archiviato troppo
presto il problema, sul quale non è stata fatta la dovuta chiarezza. Solo l'11 maggio del 2005
l'allora Ministro della Difesa Antonio Martino - sulla falsariga dei risultati della commissione
parlamentare - aveva escluso senza mezzi termini ogni pericolosità della sostanza,
smentendo di fatto la stessa Difesa che il 6 dicembre del 1999 inviava una circolare dello
Stato Maggiore sui provvedimenti cautelativi da adottare in Kosovo.
Dal primo caso segnalato in Italia, quello relativo al maresciallo Marco Mandolini impegnato
in Somalia sono passati 14 anni, oltre 350 interrogazioni, interpellanze, mozioni
parlamentari. Sull'argomento sono stati scritti tre libri tra cui quello del nostro amico e
insostituibile collaboratore Falco Accame, principale esperto della materia in Italia.("Uranio
impoverito: la verità" edizioni Malatempora, Roma, 2006)
"Anche dell'amianto - scive Accame nel libro - si disse per anni che era assolutamente
innocuo", poi si giunse tra innumerevoli difficoltà alla verità, la stessa che ancora manca
sulla vicenda uranio in cui entrano in gioco troppi interessi e precise responsabilità sui circa
52 decessi e oltre 400 casi di malattia. Molti ritengono che la sede adatta per fare
finalmente luce sarà la nuova Commissione parlamentare. Staremo a vedere, intanto i casi si
susseguono e gli interrogativi aumentano.
Un coinvolgimento dell’opinione pubblica in queste dinamiche è essenziale, e per farlo
occorre che i media prestino la necessaria attenzione e si dimostrino liberi di poter
affrontare il problema senza condizionamenti esterni. Siamo di fronte ad un argomento che
paradassalmente rischia di perdere notiziabilità proprio quando i casi e le segnalzioni
aumentano.
La nostra ultima segnalazione ha trovato spazio oltre che su tutte le agenzie di stampa sui
quotidiani nazionali come L’Avvenire, Il Manifesto, Liberazione, La Padania, Il Giorno- Il
Resto del Carlino – La Nazione, Corriere.it, e sui media della Puglia, dove da alcuni giorni
rimbalzano interventi e particolari sull’accaduto. Oltre al Tg regionale della Rai stanno
seguendo il caso con particolare attenzione i colleghi del Quotidiano di Lecce e delle
emittenti televisive locali come L’ATV, ma la notizia è apparsa anche sull’edizione di Bari di
Repubblica e sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
Francesco PALESE
Pubblichiamo una delle numerose mail giunte alla redazione in questi giorni. E' quella scritta
da Massimiliano Garofalo, fratello di Alessandro, morto 14 anni fa a Mantova.
14 ANNI DI SILENZIO SULLA MORTE DI MIO FRATELLO
Volevo segnalarle la vicenda di mio fratello Alessandro, morto nel 1993, in seguito al
possibile utilizzo di uranio impoverito.Su internet digitando "garofolo alessandro uranio" è
possibile rintracciare le due interrogazioni parlamentari su mio fratello, una dell'onorevole
Ballaman e una del senatore Malabarba.Sono passati sei anni dalla prima interrogazione e
cinque anni da un servizio della RAI su mio fratello...da allora il buio, non ho più saputo
nulla, un silenzio assordante non solo dai militari ma anche da chi mi dovrebbe tutelare
(politica,giornalisti,...).Glielo segnalo...perchè a mio parere la vicenda di mio fratello è
segnata da molte ingiustizie.
Garofolo Massimiliano
Mantova
GIOVEDÌ 4 GENNAIO 2007
Due nuovi casi in Puglia. Il silenzio della Difesa
Una crocerossina e un tenente colonnello dell'Esercito residenti in provincia di Lecce sono
ammalati per probabile contaminazione da uranio impoverito. Lo rende noto al sito
GrNews.it Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera e attuale
presidente dell'Anavafaf (associazione delle vittime appartenenti alle forze armate).
“Abbiamo appreso la notizia – dice Accame – di questi due nuovi casi, che confermano la
Puglia insieme alla Sardegna tra le regioni più colpite, come sempre per pura casualità.
Sempre in Puglia il 6 ottobre 2005 morì il militare Alberto Di Raimondo dopo i casi di
malattia o morte di Calcagni, Pilloni, Di Giacobbe, Antonaci, Maramarco, D'Alicandro, La
Monaca.”
“Ciò che ci preoccupa – polemizza l'ex parlamentare - è che di tutti questi casi, ovviamente
noti al Ministero della Difesa attraverso i vari distretti e comandi, si è avuta notizia solo
accidentalmente, pur essendo lo stesso ministero obbligato a fornire annualmente alle
commissioni parlamentari competenti l'elenco degli infortunati indicandone le cause
presunte o certe. Fino ad oggi nessun caso di contaminazione da uranio impoverito è stato
segnalato, il timore è quindi che quanto si conosce del fenomeno sia solo la punta di un
Iceberg.”
“Su tutta la vicenda dell'uranio impoverito – conclude Accame - speriamo che almeno
l'esposto presentato nei mesi scorsi alla Procura della Repubblica di Bari da parte di un
sindacato contribuisca a rompere il segreto che da troppi anni impedisce una valutazione
realistica del fenomeno.”
Secondo le ultime indiscrezioni alle due vittime sarebbe stato diagnosticato un linfoma di
Hodgkin in seguito ad una permanenza di alcuni mesi in Kosovo nel 1999. Le condizioni della
giovane appartenente alla Croce Rossa sarebbero gravi.
Come sempre succede in questi casi si è assistito al silenzio da parte degli organi della
Difesa che non hanno nè commentato nè smentito la denuncia, tutto mentre i ragazzi
"reduci" dalle missioni all'Estero continuano ad ammalarsi e a morire nell'indifferenza
generale. In molti casi addirittura sono stati negati gli indennizzi previsti dalle leggi dello
Stato ai familiari dei caduti.
Non c'è dubbio che la questione "uranio impoverito" rappresenta un tema dal quale chi ha
delle precise responsabilità, in relazione alla mancata adozione delle misure di sicurezza,
preferisce sfuggire. Cosa dire poi dell'imbarazzante "cancellatura" dell'ultima ora delle
vittime dell'uranio dai beneficiari di un fondo annuale di 5 milioni di euro nell'ultima legge
finanziaria? Sarebbe stato come ammettere l'esistenza e la gravità del problema, di cui non
si deve parlare.
Francesco PALESE