Progetto di allestimento: Renzo Piano con Franco Origoni

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Progetto di allestimento: Renzo Piano con Franco Origoni
Pezzo per pezzo
Ho conosciuto Franco Albini nel Settembre 1960, nel suo studio di Via XX Settembre, a Milano.
Io ero un giovane studente con un’esperienza di due anni all’Università di Firenze, dalla quale
mi ero appena trasferito al Politecnico.
La sua segreteria mi chiese gentilmente di tornare tre o quattro volte e alla fine incontrai Albini:
gli spiegai che avevo lasciato Firenze perchè era una città troppo perfetta e che volevo lavorare
nel suo studio, ed a Milano, città manifestamente meno perfetta.
E così fu.
Per la verità, più che lavorare grattavo i fogli e bricolavo dalla mattina alla sera.
Albini mi fece smontare e rimontare più volte un televisore della Brionvega, disegnai uno per
uno 50.000 blocchetti di granito della Rinascente di Roma, e imparai tutto quello che si può
imparare a quell’età sulla pazienza e sulla precisione.
Lavorandogli vicino, presi da lui quello che probabilmente avevo già dentro: i suoi silenzi, la sua
testardaggine artigianale, e il suo gusto di provare e riprovare.
E questo per ricordare i fatti.
Poi ho passato la vita a rimuginarci sopra, senza farci caso.
Ed allora ho capito che con Franco Albini avevo per la prima volta avvicinato un’architettura
fatti di pezzi e frammenti che volano senza mai toccar terra.
Per questo le scale di Albini non toccano il pavimento, per questo i suoi cavi disegnano lo spazio,
per questo tutto, nella sua opera, è in equilibrio più o meno stabile.
E’ un modo di vedere lo cose che ho ritrovato altrove: nella musica con Luciano Berio (“Points
on the curve to find”), in pittura con Bob Rauschenberg e in letteratura con Italo Calvino (il suo
giovane Barone Rampante visse la sua intera esistenza senza mai più toccare terra).
I cavi tesi, le linee di Albini che misurano lo spazio, le sue arcane geometrie, la sua attrazione
per il giunto, l’articolazione, tutti quei punti in cui le linee e i piani si incontrano, sono la cifra
del suo fare poetico.
Ed è questa l’esperienza più preziosa che Franco Albini mi ha lasciato.
Renzo Piano