Franco Albini, Franca Helg, ordinamento di C. Marcenaro Galleria di

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Franco Albini, Franca Helg, ordinamento di C. Marcenaro Galleria di
Franco Albini, Franca Helg,
ordinamento di C. Marcenaro
Galleria di Palazzo Rosso,
Genova, 1952-1962.
Palazzo Rosso, edificato tra il 1671 e il 1677, fu donato
alla fine del XIX° secolo alla città di Genova dalla
duchessa di Galliera, unitamente a ricche collezioni
d’arte.
Nel 1952 Franco Albini, insieme a Franca Helg iniziano
i lavori di restauro e allestimento del museo che si
concluderanno con l’ordinamento delle sale curato,
come in Palazzo Bianco, da Caterina Marcenaro,
responsabile dei musei della città ligure.
La continuità e le trasparenze dell’architettura barocca
vengono ripristinate eliminando i tramezzi, frutto di
interventi successivi che occludevano i porticati e le
logge, sostituendoli con grande vetrate di cristallo.
Nell’ala ovest viene costruita una nuova scala
ottagonale sostenuta da tiranti metallici, che si pone
come segno rappresentativo dell’intervento albiniano
e sintesi della sua poetica architettonica. Oggi la
medesima scala non appare più aerea e trasparente in
quanto, le norme di sicurezza, hanno imposto una serie
di interventi che, seppur reversibili, inficiano l’originale
leggerezza della visione di Albini.
Un ulteriore punto forza impresso all’opera
di riammodernamento è la scelta cromatica
dell’allestimento. Al secondo piano nobile il pavimento è
in feltro rosso, il colore naturale del legno e dei metalli
utilizzati per giunti e tiranti si accompagnano al nero
dei montanti per i dipinti che scendono dall’alto delle
volte. L’impianto di illuminazione all’avanguardia,
dove proiettori sospesi su bracci metallici si muovono
scorrendo dimostrando una versatilità tecnica in
ragione di una chiara inclinazione alla elasticità
d’esposizione di opere diverse.
Nella soffitta di Palazzo Rosso colloca l’appartamento
progettato per Caterina Marcenaro, che integra
mirabilmente, nello spazio abitabile, oggetti e arredi di
grande valore artistico e decorativo.
La rivista Zodiac, nel 1957, Giuseppe Samonà pubblica
un saggio dedicato all’architettura di Franco Albini
dove si legge, in relazione alle vicende dei musei
genovesi, “accidentalità è illuminante per la continuità
del lavoro di questo grande architetto italiano di oggi,
perché ne rende i valori ancora più operanti e concreti,
in quanto fa vedere come Albini abbia capacità liriche
straordinarie, ma le esprima in poesia eccezionale
solo in quei rari temi che giustificano un eccezionale
abbandono al puro fantasticare”
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